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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XII
11.
Mercoledì 28 gennaio 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 3

Comunicazioni del Governo sulle conseguenze sulla salute dei cittadini derivanti dall'inquinamento della Valle del Sacco:

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 3 5 8
Carella Renzo (PD) ... 7
Fazio Ferruccio, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali ... 3
Moffa Silvano (PdL) ... 5
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE XII
AFFARI SOCIALI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 28 gennaio 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE PALUMBO

La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Comunicazioni del Governo sulle conseguenze sulla salute dei cittadini derivanti dall'inquinamento della Valle del Sacco.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, le comunicazioni del Governo sulle conseguenze sulla salute dei cittadini derivanti dall'inquinamento della Valle del Sacco.
Do la parola al sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Ferruccio Fazio.

FERRUCCIO FAZIO, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor presidente, onorevoli deputati, l'emergenza ambientale del territorio all'interno del bacino del fiume Sacco, che scorre attraverso le province di Roma e Frosinone, è dovuta alla presenza di isomeri dell'esaclorocicloesano - una sostanza organica clorurata persistente - i quali hanno contaminato l'argine fluviale.
La contaminazione dell'area è riconducibile ad attività industriali che, in parte, risalgono ai primi del Novecento. È un'area di circa mille ettari destinata alla produzione di sostanze chimiche, insetticidi, organoclorurati, esplosivi, carrozze ferroviarie, motori di lancio e allo smaltimento abusivo dei rifiuti industriali stessi.
Lo stato di emergenza per la valle del Sacco è stato riconosciuto con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nel marzo 2005, a seguito dei risultati analitici che hanno evidenziato elevati livelli del sopraddetto beta-esaclorocicloesano (β-HCH) in campioni di latte crudo di un'azienda agricola della zona e tale stato di emergenza è stato prorogato fino al mese di ottobre 2009.
Il sito interessato comprende nove comuni: Colleferro, Segni, e Gavignano, nella provincia di Roma, Paliano, Anagni, Fermentino, Sgurgola, Morolo e Supino, nella provincia di Frosinone. Il sito nel dicembre 2005 è stato inoltre inserito tra i Siti di Interesse Nazionale (S.I.N.) da bonificare.
Nell'ambito del Programma strategico «Ambiente e salute» afferente la ricerca finalizzata 2006 da parte del Ministero della salute è stato inserito, tra altri 43 siti di interesse nazionale per le bonifiche, il sito della valle del fiume Sacco, che ha costituito l'oggetto di uno studio sullo stato di salute delle popolazioni residenti attraverso analisi dei dati di mortalità (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli e insediamenti esposti a Rischi da inquinamento - Sentieri).
L'assessorato all'ambiente della regione Lazio, inoltre, ha approvato il progetto «Salute della popolazione nell'area della Valle del Sacco» gestito e coordinato dal dipartimento di epidemiologia della ASL RME, diretta dal dottor Perucci, con ap


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porto fornito dalla ASL Roma G, dall'ASL Frosinone e dall'Istituto superiore di sanità, per valutare lo stato della salute della popolazione in rapporto alle esposizioni ambientali.
La relazione tecnica conclusiva è datata 30 settembre 2008. Risulta che i risultati dello studio, le previste azioni di informazione rivolte alla popolazione concernenti il livello di contaminazione del territorio e i controlli di biomonitoraggio, siano stati già riferiti alla commissione sanità della regione Lazio.
Per quanto riguarda la catena alimentare si comunica che, al verificarsi dell'evento, è stata avviata l'indagine epidemiologica, a cura dell'Istituto zooprofilattico della regione, che ha dimostrato l'associazione causale tra somministrazione di foraggi e/o alimenti prodotti lungo il fiume e i livelli non conformi nel latte e nelle carni. Immediatamente è stato predisposto il Piano straordinario di sorveglianza delle aziende bovine, bufaline e ovine da latte e da carne dell'area interessata. L'iniziativa ha consentito di individuare gli allevamenti con produzioni non conformi e l'area da sottoporre a monitoraggio. I provvedimenti di sanità pubblica veterinaria hanno garantito l'esclusione totale dalla filiera produttiva di latte e carni provenienti dalle aziende non conformi.
Dal punto di vista della tutela della salute dei cittadini è rilevante segnalare che tutti i campioni di latte (sia per la distribuzione che per la vendita al dettaglio) hanno dato costantemente esito negativo. Per quanto riguarda le carni (bovine e suine) è stato disposto che gli animali delle aziende delle aree a rischio vengano inviati al macello e le carcasse sottoposte a sequestro cautelativo fino a esito favorevole, o altrimenti distrutte.
I dati sanitari sono riportati in un allegato che io qui fornisco e che è disponibile per consultazione.
In conclusione, il complesso industriale ha causato nel tempo inquinamento dell'aria, i lavoratori sono stati esposti a sostanze tossiche in ambiente di lavoro, in particolare prodotti chimici ed amianto, le persone che hanno risieduto lungo il fiume hanno assorbito ed accumulato nel tempo pesticidi organo-clorurati soprattutto tramite la via alimentare.
I lavoratori che hanno prestato servizio agli impianti chimici e alle carrozze ferroviarie presentano un aumento della frequenza di alcune forme tumorali (tumore della vescica e della pleura) in rapporto con la attività lavorativa svolta.
L'area dei tre comuni di Colleferro, Segni e Gavignano presenta nel suo complesso un quadro di mortalità e morbosità peggiore del resto del Lazio.
Il quadro di mortalità e di morbosità dei residenti nell'area di Colleferro, quando paragonato a quello delle aree dei comuni vicini, mostra valori più elevati per le patologie cardiovascolari e respiratorie in possibile rapporto con la contaminazione cronica ambientale. Si conferma un eccesso di tumori della pleura per la pregressa esposizione ad amianto.
L'estesa indagine di biomonitoraggio ha dimostrato una contaminazione umana di carattere cronico da beta-esaclorocicloesano (β-HCH). Sono interessati i residenti in prossimità del fiume che presentano valori significativamente più elevati del resto della popolazione. I livelli di contaminazione sono in rapporto all'uso dell'acqua dei pozzi locali e al consumo di prodotti alimentari locali. Tuttavia, non si osservano ad oggi anche per questa popolazione gravi alterazioni dello stato di salute, anche se segnali modesti di eccesso per alcune patologie compaiono, sono di controversa interpretazione data la bassa numerosità della popolazione.
Il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, considerata la molteplicità dei potenziali effetti tossici del beta-esaclorocicloesano (alterazione delle funzioni epatiche, renali, endocrine, neurologiche, immunitarie e della riproduzione) e delle possibili proprietà cancerogene e, fermo restando che continuerà a fornire il necessario supporto tecnico, raccomanda un programma di biomonitoraggio e di sorveglianza sanitaria di tutte le persone residenti nelle aree critiche, da effettuarsi da parte della regione. Auspica inoltre che il competente Ministero dell'ambiente


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riesca in tempi rapidi a completare la procedura relativa alla bonifica del sito in questione.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Fazio.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SILVANO MOFFA. Signor sottosegretario, la ringrazio per aver aderito alla richiesta del collega Carella circa la necessità di riferire sullo stato della situazione sanitaria e ambientale della Valle del Sacco, con particolare riferimento all'analisi epidemiologica coordinata dal professor Perucci e, sostanzialmente, condotta anche con l'ausilio dell'Istituto superiore della sanità.
Lei ha ricordato, nella sua relazione, la particolarità di questa area e l'emergenza che la riguarda, che non data da oggi, ma da diversi anni. Essa è, infatti, connessa alle prime lavorazioni che furono effettuate in quella località - in particolare a Colleferro, dove c'era un'industria chimica - quando purtroppo non c'era un quadro normativo certo che consentisse lo smaltimento adeguato degli scarti della produzione chimica.
D'altronde, l'uso dello stesso β-HCH, che è al centro di un approfondimento anche scientifico volto a capire esattamente la correlazione di questa molecola con l'incremento delle patologie tumorali e il livello di effettiva dannosità che essa può avere sulle persone, è stato di fatto vietato dalla comunità scientifica internazionale soltanto nel 2001. Voglio ricordare che a Colleferro si è realizzato sostanzialmente il DDT, che veniva usato prevalentemente come antiparassitario e in particolare come anticrittogamico.
Ho letto che, ultimamente, persino la Commissione europea sta indirizzando la sua attenzione su ulteriori fitofarmaci e antiparassitari per aumentare la gamma dei divieti in questo campo. Stiamo parlando, quindi, di un problema sul quale anche la comunità scientifica, in qualche misura, continua ad interrogarsi, per comprendere esattamente il danno che questo prodotto può aver provocato soprattutto sulle persone.
Sta di fatto, però, che stiamo vivendo, in quell'area, una situazione effettivamente drammatica. Sappiamo di aziende zootecniche costrette alla chiusura e di capi di bestiame abbattuti.
Debbo dire che, a suo tempo, sono stati finanziati interventi ancor prima che l'emergenza esplodesse con l'individuazione della presenza di questa molecola nel latte dei bovini; interventi che dovevano portare, in qualche modo, alla bonifica dell'area.
È una storia infinita, che non sto qui a raccontare. Essa comprende anche delle vicende giudiziarie, nelle quali, però, non è mai stata individuata una effettiva responsabilità e tutto ha finito per essere rimandato alla famosa legge che obbligava le regioni a predisporre piani di bonifica.
Soltanto adesso siamo arrivati ad una fase di effettivo avvio della bonifica, almeno per quanto riguarda alcune aree specifiche - le cosiddette «Arpa 1» e «Arpa 2» - dove sono stati individuati residui tossici. Di fatto, oggi sappiamo esattamente che quell'area industriale deve essere bonificata e siamo in presenza di un investimento che, negli ultimi tempi, ha raggiunto i 30 milioni di euro, tra risorse del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e della regione Lazio. Tuttavia, per produrre una attività di bonifica complessiva sono necessarie risorse ancora più consistenti. Credo, inoltre, che l'attenzione del Governo debba essere rivolta anche al lavoro che su quell'area è stato fatto nel corso degli anni. Sono stato sindaco per tre mandati e so benissimo quanto è stato difficile convincere anche i proprietari di quell'area, in particolare la FIAT (prima BPD), ad intervenire nella bonifica con finanziamenti consistenti.
Finora, infatti, la parte privata, che è sostanzialmente responsabile dell'inquinamento - seppure non nelle vesti delle attuali proprietà, ma le cui radici affondano nel passato - è intervenuta con 4,5


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milioni di euro. Siamo, quindi, ancora lontani dalla cifra necessaria per agire complessivamente.
Da un lato, dunque, c'è la necessità di un'attenzione da parte del Governo; so che nei prossimi giorni verrà a battere cassa anche il presidente della regione Lazio. Credo che sia opportuno, sotto questo aspetto, valutare un piano complessivo per capire come intervenire.
D'altro canto, è necessario anche tener conto del fatto che, nel corso degli anni, soprattutto da quando le industrie chimiche e le altre attività industriali che caratterizzavano quel territorio sono venute meno, si è avviata una riconversione e si è impostato un processo, in particolare nel comune di Colleferro, di individuazione di interventi, in campo industriale, assolutamente compatibili dal punto di vista ambientale. Si sta realizzando un sistema logistico integrato e si stanno sviluppando altre attività.
C'è, però, la forte preoccupazione che deriva da una gestione non corretta dell'informazione, sotto il profilo dell'impatto sanitario. Questa non dipende, evidentemente, da responsabilità del Governo, ma pure si è verificata. Il recente incontro con il professor Perucci è servito, in qualche modo, anche a dare una dimensione corretta del fenomeno. La tentazione di alzare il livello di allarme non deve prevalere sulla capacità di dare un'informazione corretta a persone, soprattutto di età avanzata, che sono state colpite da questo problema, perché lavoravano in quella fabbrica. Non possiamo far passare la notizia che quest'area sia sostanzialmente da evacuare, perché tutti quelli che vi abitano sono malati.
Temo fortissimamente - apro e chiudo una breve parentesi - che anche l'indagine epidemiologica, se non correttamente condotta, possa portare ad una produzione di dati eccessiva rispetto a quello che serve ai fini di un intervento corretto di bonifica del territorio, ma anche per la creazione delle condizioni per un rilancio produttivo di quel territorio. Non dimentichiamo, infatti, che in quell'area stiamo soffrendo anche di una crisi industriale. Mi riferisco specificatamente a Colleferro, ma il ragionamento è valido anche per le aree fino ai confini di Frosinone, dove il fiume Sacco scorre per poi confluire nel Liri-Garigliano.
La raccomandazione che rivolgo al Governo, dunque, è di duplice natura. In primo luogo, occorre mantenere, come è stato fatto finora e anche in passato - prima che ci fosse lo stesso commissariamento, dunque parliamo del 2003, del 2004 e del 2005 - la massima attenzione circa la salvaguardia della salute del territorio e le risorse da orientare. Non a caso, lei, signor sottosegretario, ha ricordato che Colleferro fa parte dei 53 siti nazionali che, in base alla cosiddetta «legge Seveso», debbono essere monitorati e salvaguardati.
In secondo luogo, mi appello formalmente alla sua cortesia circa la possibilità di coinvolgere organismi di livello scientifico adeguato. Penso all'ENEA e al CNR - tra l'altro, prima del commissariamento, in qualità di sindaco affidai proprio all'ENEA l'incarico di condurre un'indagine approfondita - ai fini di conoscere esattamente il livello di dannosità di questa molecola. Si consideri che ancora oggi, a livello scientifico internazionale e in base anche alla stessa relazione dell'indagine epidemiologica, in Italia abbiamo analisi relative al β-HCH soltanto in alcune grandi città, come Roma e Napoli. Tali analisi evidenziano, tra l'altro, in alcuni casi, soprattutto riguardanti donne e, di conseguenza, la produzione di latte materno, una presenza di questa molecola in quantità addirittura superiore a quella che è stata osservata nella circostanza di Colleferro.
Credo che sia necessario, dal punto di vista sanitario e scientifico, elevare il livello di attenzione rispetto a questo elemento antiparassitario che ha la caratteristica di non essere biodegradabile in tempi brevi e, quindi, residua nel letto del fiume, per cui ulteriori danni possono derivare da inondazioni o, comunque, sversamenti.
Voglio, inoltre, aggiungere che trovo confortante il lavoro che sta portando


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avanti il commissario per l'emergenza, dal momento che è stata bloccata la sorgente inquinante; grazie a questo, oggi si parla di salute, ma anche di come ripulire il fiume e di come mettere in sicurezza quel tratto che lambisce anche alcune aziende che in questo momento soffrono terribilmente della crisi indotta da questa emergenza. Grazie ancora per il suo contributo.

RENZO CARELLA. Ringrazio il Governo e il sottosegretario Fazio dell'informativa odierna, che fa seguito a un importante incontro svoltosi sabato pomeriggio nell'aula del consiglio comunale di Colleferro, durante il quale i dati dell'indagine testé richiamata ci sono stati illustrati dal professor Perucci e dall'équipe che con lui ha collaborato per sottoporre un campione di popolazione a questa indagine. Tale campione ha riguardato all'incirca 300 persone, soprattutto dei comuni di Colleferro, Segni e Gavignano. Ebbene, circa il 51 per cento di questa popolazione risulta contaminato da beta-esaclorocicloesano in misura superiore ai livelli registrati precedentemente in altri campioni. Tutto ciò ha prodotto allarme e preoccupazione.
Per riprendere quello che diceva l'onorevole Moffa, i quotidiani spesso compongono articoli attraverso notizie raccolte qua e là che, una volta pubblicate, creano nella popolazione un allarme e una preoccupazione che vanno ben al di là del problema. Ora, sebbene nessuno voglia sottovalutarlo, il problema deve essere affrontato per quello che è, mentre un'informazione che rende difficoltoso comprendere quello che sta realmente accadendo non favorisce la collaborazione necessaria da parte della popolazione.
Noi vorremmo che da parte del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e degli organismi scientifici che ad esso fanno capo ci fosse un pronunciamento rispetto alla conoscenza dei possibili rischi e, soprattutto, della dimensione del problema e degli effetti che esso può determinare sulla salute dei cittadini.
La seconda questione riguarda un ampliamento di questa indagine. La popolazione che lei ha citato e che vive nei comuni vicini al fiume Sacco è di circa 60 mila abitanti. Trecento persone, quindi, sono poche per capire quale irradiazione ha avuto il fenomeno. Certo, si tratta di una contaminazione che trae origine dal deposito di circa ottant'anni di attività industriale. La BPD nasce nel 1915 e la gran parte delle produzioni che generavano questo tipo di scorie sono cessate negli anni Ottanta. Ci sono stati, dunque, circa settant'anni di produzione industriale durante i quali esse non sono mai state smaltite correttamente, ma venivano semplicemente interrate.
La bonifica dei siti «Arpa 1» e «Arpa 2», dove si trova la gran parte dei fusti, inizierà nei prossimi giorni. Già questa mattina i giornali e parte della popolazione contestavano questa bonifica, perché i residui industriali dovrebbero essere allocati in parte in una discarica da realizzarsi all'interno dell'area dell'ex BPD e, in parte, quelli più pericolosi, smaltiti in Germania, dove esistono discariche attrezzate appositamente per questo tipo di contaminanti e dove una legislazione ancora più permissiva consente di farlo. Credo che, se possibile, le scorie debbano essere allontanate del tutto dall'area dell'ex BPD.
In secondo luogo, ritengo sia opportuno estendere l'indagine a tutta l'area industriale, che è di circa 1.100 ettari. Dalle testimonianze dei lavoratori di quell'azienda, infatti, sappiamo che ogni reparto e ogni settore aziendale aveva la sua piccola discarica nella quale venivano allocati i residui industriali. Occorre garantire le risorse; a ottobre scade il decreto che istituisce lo stato di emergenza, ma non credo che entro quel termine saremo in grado di terminare la bonifica. Bisogna, quindi, reiterare lo stato di emergenza e reperire le risorse necessarie per completare la bonifica.
Un'altra azione necessaria, come dicevo, è quella di estendere l'analisi a un campione più ampio di popolazione, al di là di quanti volontariamente desiderano sottoporsi ad analisi per conoscere il proprio stato di salute.


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Inoltre, occorre una presenza visibile, a Colleferro, dello Stato, del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e di tutti gli organismi scientifici, che devono lavorare a stretto contatto con la ASL e con la regione Lazio. Credo che in questo momento ce ne sia bisogno. La gente vuole essere rassicurata e non subissata da trasmissioni televisive o da notizie di organi di stampa che scrivono, magari, a seconda delle ragioni, chi per creare reti di vendita e chi per allarmare la popolazione e tenere sempre alta l'attenzione.
Signor sottosegretario, la ringrazio per questa informativa e mi dichiaro soddisfatto per la consapevolezza che il Governo dimostra di avere intorno a questa vicenda. Mi auguro che ci sia continuità di attenzione, che ci siano le risorse necessarie e, soprattutto, che ci sia un'attenzione sanitaria, che è quella che più preoccupa i cittadini e tutti noi che su quel territorio viviamo.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Fazio e tutti gli intervenuti.
Dichiaro concluse le comunicazioni del Governo.

La seduta termina alle 15,30.

XII Commissione (Affari sociali)

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