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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XII
22.
Giovedì 31 maggio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 2

Audizione del Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, sulle linee programmatiche del Governo in materia di politiche per la famiglia e per la gioventù e di politiche antidroga (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 2 8
Riccardi Andrea, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione ... 2
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE XII
AFFARI SOCIALI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 31 maggio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE PALUMBO

La seduta comincia alle 13,50.

Sulla pubblicità dei lavori

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, sulle linee programmatiche del Governo in materia di politiche per la famiglia e per la gioventù e di politiche antidroga.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, sulle linee programmatiche del Governo in materia di politiche per la famiglia e per la gioventù e di politiche antidroga.
Do la parola al Ministro Riccardi per lo svolgimento della relazione.

ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio dell'invito che mi consente di proseguire il confronto con il Parlamento sui temi attribuiti alla mia responsabilità di governo.
Qualche giorno fa, celebrando la giornata internazionale della famiglia, proprio alla Camera dei deputati, alla presenza del Presidente Fini, ho avuto modo di sottolineare il valore della famiglia e delle relazioni familiari. In tale occasione ho presentato il Rapporto biennale 2011-2012 sulla condizione familiare, elaborato dall'Osservatorio nazionale sulla famiglia presso il Dipartimento della famiglia.
Tale rapporto delinea lo scenario generale dei mutamenti in corso, coglie e sottolinea le nuove sfide poste dai cambiamenti demografici e sociali e suggerisce un programma di interventi concreti per realizzare efficaci politiche familiari. È certamente un documento interessante sul quale aprire un confronto tra esponenti delle istituzioni esperti, che ci porti a riflettere sulla realtà della famiglia. Difatti, la famiglia non è un fatto privato, bensì una risorsa vitale per la società in un mondo di donne e di uomini che vivono spesso in modo stressante, in un mondo - come dice Todorov - di spaesati, senza orientamento.
In una società in cui molte reti politiche, sociali, culturali e sindacali si sono rotte, la famiglia è una delle ultime risorse. Sono convinto che all'interno dell'attuale crisi economica ci sia una crisi più profonda. La madre della crisi è, infatti, la rottura del tessuto umano e relazionale, che coinvolge la famiglia come realtà comunitaria di relazioni, ma, allo stesso tempo, scarica sulla famiglia tutti quei pesi che le altre reti non sono in grado di sostenere. Ci troviamo, quindi, di fronte a una famiglia infragilita e aggravata di pesi.
Secondo l'espressione del professor Donati, direttore dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia e curatore del Rapporto, lo specchio di tale crisi è la morfogenesi della famiglia: la natalità è sempre più bassa,


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aumenta il numero degli individui senza famiglia e di quelli che pesano sulla famiglia. Stiamo vivendo, insomma, una mutazione antropologica, nella quale la famiglia è interpellata in maniera profonda.
Dal recente rapporto annuale dell'Istat 2012, emerge la trasformazione della famiglia, non più modello prevalente neanche nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 40 per cento, contro il 52,8 di vent'anni fa; il numero dei componenti della famiglia diminuisce; raddoppiano le nuove forme familiari: tra single, single con figli, convivenze e nuclei allargati siamo a 7 milioni su un totale di 24 milioni; scende il numero delle coppie sposate con figli, il 33 per cento nel 2010-2011, contro il 45 del 1993; i matrimoni sono in diminuzione, circa 217.000 nel 2010, mentre nel 1992 erano più di 300.000.
Nonostante i cambiamenti, la famiglia, però, non è in declino. Vorrei dire quasi che la famiglia è più sollecitata e costituisce una delle ossature portanti della società italiana. Sono convinto che, senza famiglia e senza una cultura istituzionale e sociale della famiglia, si viva peggio nell'attuale fase economica.
Viviamo un momento in cui mancano le reti. Pensiamo ai giovani in cerca di lavoro. Secondo il citato rapporto, 4 su 10 restano a casa con i genitori finché non trovano occupazione. Non sono tra quelli che indulgono o insistono troppo nel fare lezione ai giovani, chiedendo loro di allontanarsi dalla famiglia. Questo, infatti, non è il primo problema. Il vero problema dei giovani è il lavoro.
Si parla spesso - e sempre in senso negativo - di familismo italiano. Mi chiedo cosa sarebbe di tanti giovani se non avessero la rete della famiglia. Analogo discorso può essere fatto per gli anziani. La combinazione tra aumento della sopravvivenza e persistenza della bassa fecondità ha reso l'Italia uno dei Paesi con il livello più alto di invecchiamento. Siamo, peraltro, nell'anno dell'invecchiamento attivo che io curo perché rientra nelle mie competenze. Sono convinto che la nostra cultura sociale non è ancora in grado di cogliere il significato di una società con più vecchi e accoglierla.
In Italia, rispetto alla media europea, siamo indietro per quanto riguarda il sostegno alle famiglie. Penso ai servizi alla prima infanzia, alla conciliazione con il lavoro, al sostegno alla maternità e paternità, alla politica per le famiglie con anziani e malati. Viceversa, il sistema Italia si caratterizza per l'esistenza di una sussidiarietà alla rovescia, poiché sono le famiglie che compensano la mancanza di welfare. Insomma, possiamo dire - forse in modo un po' brutale - che la famiglia è il maggiore ammortizzatore sociale, su cui investiamo, però, molto poco.
L'obiettivo che mi sono prefissato è cercare di rendere meno periferica la famiglia rispetto all'azione di governo, promuovendo politiche efficaci. Penso a una politica che promuova la sinergia di tutte le parti sociali (imprese, sindacati, associazionismo) con le istituzioni dei vari livelli di governo; a una politica attenta alle esigenze dei cittadini, che corrisponda a un'idea di Stato la cui funzione essenziale è la tutela dei diritti delle famiglie, degli individui e delle forze sociali. Con questo sentimento, in accordo con il presidente dell'ANCI, Graziano Delrio, ho promosso l'iniziativa di contenere i costi dei prodotti per l'infanzia, utilizzando come stimolo al mercato farmaceutico la realtà delle farmacie comunali. In pratica, abbiamo chiesto alla rete delle farmacie comunali di abbassare i prezzi dei prodotti per la prima infanzia. Ci troviamo, infatti, davanti alla circostanza per cui molti genitori sono costretti ad acquistare i prodotti per la prima infanzia all'estero, organizzandosi per andarli a comprare in Slovenia o in Svizzera. Ebbene, questo eccesso di prezzo è un fatto assurdo che grava sulla famiglia.
A breve porterò in Consiglio dei Ministri, per l'approvazione definitiva, il Piano nazionale per famiglia, sul quale ho acquisito l'intesa in sede di Conferenza unificata.


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Il Piano costituisce il quadro conoscitivo, promozionale e orientativo degli interventi relativi all'attuazione dei diritti delle famiglie. È stato predisposto da un comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, un organo misto composto dai rappresentanti della società civile e delle istituzioni. Sulla bozza di piano, frutto del lavoro svolto anche nel corso del precedente Governo e che è approdato a me nella fase finale, vi è stato un ampio confronto che ha tenuto conto anche delle indicazioni scaturite nel corso della Conferenza nazionale sulla famiglia, tenutasi a Milano nel 2010. Il costruttivo e serrato confronto con regioni ed enti locali, nonché il mutamento dello scenario istituzionale ed economico nel frattempo intervenuto, hanno contribuito a migliorare il testo.
Mi fa piacere di poter dire che - lo sottolineo - per la prima volta nel nostro Paese viene adottato uno strumento contenente linee di indirizzo omogenee in materia di politica familiare. È un piano che afferma la cittadinanza sociale della famiglia attraverso una strategia di medio termine, che vuole superare interventi frammentari e disorganici.
Passando ai princìpi fondamentali del Piano, il primo è la cittadinanza sociale della famiglia, cioè la famiglia intesa come soggetto di diritti propri. Il secondo è la sussidiarietà, per cui gli interventi devono essere realizzati non sostituendo, bensì potenziando le capacità della famiglia. Vi è, poi, la solidarietà, cioè una concezione della famiglia non come monade isolata, ma come soggetto nel tessuto della rete sociale.
Fin qui, si tratta di parole. Credo che siano importanti anche le parole orientative, ma per dare un segnale concreto di supporto all'approvazione del Piano nazionale per la famiglia mi sono impegnato, in un periodo di forti ristrettezze economiche, per reperire risorse destinate in favore della famiglia. Già sono stati stanziati 117 milioni di euro per finanziare due linee prioritarie del Piano, ovvero la realizzazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia e gli interventi di assistenza domiciliare integrata per gli anziani, nonché ulteriori attività a favore della famiglia, come le sezioni primavera, cioè le classi ponte tra il nido e la scuola materna. Quindi, siamo intervenuti sui due punti di vulnerabilità della famiglia, che sono l'infanzia e la terza età.
Pochi giorni fa, con il Ministro Barca, ho avuto la possibilità di reperire nuove e più cospicue risorse. Si tratta di 845 milioni di euro di fondi europei per il Mezzogiorno da destinare a favore delle componenti fragili dell'universo familiare, nelle stesse direttrici che ho appena annunziato. Si tratta - ripeto - di fondi dell'Unione europea specificatamente per il Mezzogiorno.
Per quanto riguarda le altre attività in corso da parte delle strutture che fanno capo alla mia responsabilità di governo, faccio presente che siamo impegnati nell'attività di monitoraggio delle azioni contenute nel terzo Piano nazionale d'azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dell'infanzia e dell'adolescenza, che è lo strumento di applicazione, anzi di implementazione della Convenzione dell'ONU sui diritti del fanciullo in Italia. Tale piano ha l'obiettivo di conferire priorità ai programmi riferiti ai minori e rafforzare la cooperazione per lo sviluppo dell'infanzia.
Ho anche l'obbligo di ricordare altre iniziative in corso. La prima è l'attuazione della proroga del Fondo di credito per i nuovi nati per il periodo 2012-2014. Si tratta di un fondo che consente, alle famiglie con bambini nati o adottati nel periodo di riferimento, l'accesso a finanziamenti fino a 5.000 euro a tassi agevolati da restituire entro cinque anni. Considerato il successo dell'iniziativa dal 2009 al 2011, ne è stata disposta la proroga. Il regolamento attuativo è alla firma del Ministero dell'economia.
La seconda iniziativa che vorrei illustrare è l'anno dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. Ho promosso un bando «premio invecchiamento attivo» e sono previsti 6 milioni di euro per finanziare progetti di promozione dell'invecchiamento attivo.


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La terza iniziativa, in collaborazione con la provincia autonoma di Trento, è il primo festival nazionale della famiglia, che si svolgerà a Riva del Garda, per approfondire le tematiche connesse alla famiglia.
Con riferimento alle problematiche della conciliazione tra la vita lavorativa e quella familiare - tema fondamentale - segnalo che nel circuito governativo ho formulato alcuni emendamenti concernenti i congedi parentali volti a rivedere l'attuale disciplina. Sono proposte che riguardano la sospensione del congedo di maternità in caso di ricovero del bambino presso strutture ospedaliere; l'estensione della possibilità per i genitori naturali e adottivi di usufruire del congedo parentale anche per la cura dei figli adolescenti; l'introduzione del congedo ai nonni, in alternativa ai genitori che non hanno un posto lavorativo che consente tale congedo; la possibilità per il lavoratore di chiedere l'integrazione della retribuzione del periodo di congedo, con restituzione in rate mensili; la priorità nel riconoscimento del lavoro a tempo parziale per la cura dei figli minori e, infine, la previsione dell'indennità di paternità per i padri lavoratori autonomi e imprenditori agricoli, che oggi sono esclusi dalla platea dei beneficiari.
Confido sul fatto che tali proposte, sulle quale ho già registrato un ampio consenso, siano al più presto valutate positivamente ai fini dell'inserimento in uno dei provvedimenti in corso di approvazione in Parlamento.
Con riferimento alle politiche per la famiglia, concludo con un breve, ma doveroso accenno alla CAI (Commissione adozione internazionale) che è l'autorità centrale, ai sensi della Convenzione dell'Aja del 1993, in materia di tutela dei minori e di cooperazione in materia di adozione internazionale.
Come sapete, l'Italia si è sempre distinta per l'elevato numero di adozioni, che negli ultimi due anni hanno superato la soglia di 4.000 unità, nonostante la flessione, in taluni casi rilevante, delle adozioni internazionali realizzate in altri Paesi d'accoglienza. Per esempio, nel 2011 negli Stati Uniti si registra un calo del 59 per cento delle adozioni internazionali rispetto al 2004. Tuttavia, debbo dire che in Italia l'istituto dell'adozione internazionale passa una fase delicata, come due recenti ricerche mettono in luce. Infatti, secondo il Rapporto del coordinamento sulle adozioni internazionali e la ricerca Cergas-Bocconi sui costi dei servizi erogati dagli enti, si registra l'aumento dell'età media dei bambini che entrano nel Paese, che è di oltre 6 anni nel 2010. Inoltre, più del 15 per cento del totale dei bambini - con punte del 40 per cento per i bambini dell'est europeo - presentano bisogni speciali o particolari. Si evidenziano, infine, i costi crescenti a carico degli enti e delle famiglie adottive, che spesso impongono alle famiglie di rinunciare all'adozione, anche nel quadro di questa crisi economica.
La normativa italiana prevede l'obbligo, per le coppie impegnate nel percorso di adozione, di affidare l'incarico a enti autorizzati dalla CAI, che svolgono un'attività di supporto e stabiliscono relazioni con i Paesi di origine dei minori. Attualmente gli enti iscritti all'albo sono 65 e questo impegna molto l'attività di vigilanza della CAI.
Nella mia veste di Ministro per la cooperazione internazionale, sottolineo che l'adozione internazionale è un tassello importante, anche se così specifico, della politica estera volta allo sviluppo delle relazioni di cooperazione tra Paesi. Essa è anche un passo avanti nel processo di integrazione per quello che riguarda la famiglia.
Infine, in merito alle politiche per i giovani, desidero richiamare il discorso di insediamento del Governo, nel quale il Presidente del Consiglio dei Ministri ha messo in evidenza la centralità dei giovani nell'ambito del programma di governo. In quella sede, il Presidente del Consiglio ha sottolineato la necessità di intervenire con provvedimenti volti a rendere meno ingessata l'economia, a facilitare la nascita di nuove imprese, a migliorare l'efficienza dei servizi offerti dalle amministrazioni e soprattutto


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a favorire - questo è il problema maggiore - l'accesso dei giovani al mondo del lavoro.
Per questo, sono state inserite nell'azione di governo misure che valorizzano le capacità individuali. Pochi giorni fa si è tenuto il Forum dei giovani e in quella sede il Presidente Monti ha ribadito il suo messaggio ai giovani. Nella consapevolezza che i giovani siano una risorsa del Paese, il Governo ha scelto di ripartire da loro, con un investimento di fiducia. Si è deciso di agire concretamente per favorire la partecipazione delle giovani generazioni alla vita collettiva e si intende fornire a tutti le stesse opportunità di partenza, indipendentemente da censo, età, sesso.
Oggi c'è il grande problema di riscoprire la dignità di ogni lavoro; subordinato, autonomo, manuale o intellettuale, ogni lavoro è strumento di ingresso nella società e di contributo alla società stessa.
Il Dipartimento della gioventù svolge un programma di lavoro volto all'attuazione di misure idonee a diffondere quella che si può chiamare una «cultura dell'attenzione» in favore dei giovani. Il progetto, denominato «Diritto al futuro», è un insieme di azioni per le quali vi è lo stanziamento complessivo di 216 milioni di euro che, grazie al cofinanziamento privato, diventano 300 milioni.
Sono stati, inoltre, costituiti fondi attraverso i quali si intende dare sostegno ai giovani e aiutarli a superare le difficoltà strutturali e sistemiche. Il primo è il Fondo precari, di 51 milioni, che ha come obiettivo la stabilizzazione di 10.000 potenziali posti di lavoro, prevedendo che un giovane precario disoccupato con meno di 35 anni porti in dote un bonus di 5.000 euro all'azienda. Con un accordo di collaborazione, sono stati messi a disposizione dell'INPS i 51 milioni di euro stanziati ed è stata istituita la banca dati per l'occupazione dei giovani, cui possono iscriversi i giovani genitori di figli minori in cerca di occupazione stabile. È prevista anche l'erogazione di un incentivo di 5.000 euro a favore di imprese, privati o cooperative che provvedano ad assumere a tempo indeterminato le persone iscritte a tale banca dati.
Il secondo è il Fondo prima casa. Sono 50 milioni di euro stanziati per l'accesso al credito agevolato per l'acquisto della prima casa da parte dei giovani. I destinatari sono le coppie giovani e i nuclei familiari monogenitoriali, con figli minori, il cui reddito non superi i 35.000 euro. In questo modo è possibile concedere circa 10.000 mutui a giovani precari. L'obiettivo è offrire garanzie bancarie e permettere l'acquisto della prima casa per giovani al di sotto dei 35 anni.
Il terzo è il Fondo Mecenati. Sono 100 milioni di euro destinati per l'impresa giovanile, per il talento e per l'innovazione tecnologica. Confluiscono in questo fondo 60 milioni di euro di privati che decidono di investire in proprio sulle capacità e sul talento dei giovani under 35. Con il cofinanziamento pubblico al 40 per cento si intende sostenere il rischio assunto dai soggetti privati con le iniziative intraprese. L'obiettivo è stabilire un'alleanza tra istituzioni e nuovi mecenati, con lo scopo di liberare nuove giovani energie in ogni campo del made in Italy, in particolare promuovere l'avvio di nuove imprese con specifico riguardo all'ecoinnovazione, all'innovazione tecnologica, al recupero delle arti, dei mestieri tradizionali, della responsabilità sociale d'impresa, della promozione dell'identità italiana ed europea. Si intende anche sostenere lo sviluppo del talento dei giovani nel campo della cultura, della musica, del cinema, del teatro, della moda e del design. Il Fondo Mecenati ha la finalità di stimolare i privati a investire sulle eccellenze dei giovani.
Il quarto è il fondo «Diamogli futuro», di 19 milioni di euro, per finanziare prestiti garantiti agli studenti meritevoli che intendano proseguire gli studi iscrivendosi all'università, frequentando specializzazioni post-lauream o approfondendo la conoscenza di una lingua. Tale fondo garanzia, che si attiva presso gli istituti di credito, prevede erogazioni a cadenza annuale tra i 3.000 e i 5.000 euro, per un massimo di 25.000. La restituzione dei


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finanziamenti inizia 30 mesi dopo l'erogazione dell'ultima rata. Lo scopo è mettere in moto l'ascensore sociale e consentire ai giovani privi di mezzi economici di scommettere su sé stessi.
Segnalo, inoltre, il Progetto «Campus mentis», realizzato in collaborazione con università e centri di ricerca pubblici e privati sul territorio nazionale. I campus sono finalizzati a fare incontrare domanda e offerta di lavoro, a orientare i giovani nelle scelte di lavoro e a impartire formazione sulle modalità più efficaci di candidatura.
Infine, abbiamo il progetto «OstHello», frutto di collaborazione con gli alberghi italiani. Attraverso il circuito degli ostelli per la gioventù italiani, sono gratuitamente a disposizione per i giovani laboratori e strutture presso i quali verificare le proprie attitudini artistiche. Il numero dei giovani coinvolti è stato tale da rendere necessario un ampliamento del progetto.
Aggiungo che tutte le misure che compongono il progetto «Diritto al futuro» sono già operative e in gran parte realizzate.
La strategia elaborata dalla Commissione europea per il rilancio dell'economia comunitaria del prossimo decennio, Europa 2020, ha previsto cinque assi di intervento: occupazione, ricerca e sviluppo e innovazione, cambiamenti climatici ed energia, istruzione, povertà ed emarginazione.
Dotarsi di capitale umano specializzato e caratterizzato da competenze professionali eccellenti costituisce un requisito basilare per il nostro sistema produttivo.
Nell'ambito della riprogrammazione dei fondi comunitari per lo sviluppo del sud, in adesione alle indicazioni del Consiglio europeo, con la fase 2 del Piano azione e coesione, ho scelto di puntare ancora sui giovani. Sono previsti interventi a favore dei giovani per 220 milioni di euro mirati alla crescita, all'autoimpiego, all'imprenditorialità giovanile, alle iniziative per l'apprendistato e soprattutto alla lotta alla condizione dei NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero dei «senza studio e senza lavoro».
Consentitemi di approfittare ancora della vostra attenzione per dire qualcosa in merito al fenomeno delle tossicodipendenze, richiamando il ruolo della prevenzione.
Le azioni di prevenzione, soprattutto tra i giovani, devono essere mantenute in forma permanente per ridurre il consumo delle sostanze stupefacenti, l'abuso alcolico e lo sviluppo di altre forme di dipendenza, senza, però, trascurare il coinvolgimento attivo della scuola e della famiglia. L'attività di prevenzione deve essere attuata a partire dall'età scolare, attraverso la trasmissione di regole e di stili di vita che escludano l'uso delle sostanze stupefacenti, l'abuso alcolico, il tabagismo e il consumo dei farmaci non prescritti.
Le sostanze stupefacenti, se assunte da giovani, possono interferire con i processi di maturazione celebrare e con lo sviluppo di funzioni neurocognitive, quali la memorizzazione, la motivazione, l'attenzione e la capacità di apprendimento. L'uso di sostanze può portare le persone vulnerabili a sviluppare forme di dipendenza, perciò occorre continuare a promuovere e mantenere campagne sulla prevenzione.
Non si deve dimenticare, inoltre, che il recupero della persona con problemi di dipendenza è possibile. Un processo di cambiamento è sostenibile. Tutti i trattamenti della dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol devono essere orientati - come crediamo - al recupero della persona tossicodipendente, che è il risultato di processi terapeutici e riabilitativi che non sono rinunciabili. Anche in questo caso, si tratta di promuovere un contesto di relazioni positive e percorsi attuabili. In ogni caso, credo sia necessario un approccio integrato nei confronti della dipendenza e dei comportamenti compulsivi, come il gambling patologico, in quanto tutte le varie forme spesso presentano percorsi evolutivi contemporanei.
Debbo aggiungere che il Dipartimento per la lotta alla tossicodipendenza sta studiando un problema molto delicato, ovvero il rapporto tra carcere e tossicodipendenza.


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Infine, tra poco sarà completata la relazione annuale al Parlamento sull'uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze, che fa riferimento al 2011. La relazione contiene i dati sul fenomeno e gli interventi, ma anche le strategie posti in essere da tutte le amministrazioni coinvolte nell'attività di prevenzione, cura, riabilitazione e contrasto del fenomeno.
Signor presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio dell'attenzione. Sarò lieto di rispondere ai vostri interventi in occasione della replica e di avviare con voi una proficua collaborazione.

PRESIDENTE. Signor Ministro, siamo noi a ringraziarla della completa relazione, che ha messo in luce tanti aspetti di cui questa Commissione si è occupata nel tempo e che i commissari hanno curato con grande attenzione e consapevolezza.
Oggi, purtroppo, i tempi per la discussione sono ristretti. Propongo, pertanto, questo programma di massima: oggi abbiamo svolto la relazione programmatica del Ministro, che i colleghi potranno leggere e di cui potranno prendere visione più compiutamente. Successivamente, inviteremo il Ministro per porgli eventuali domande e per ascoltare la sua replica.
Ringrazio nuovamente il Ministro Riccardi per la relazione svolta e rinvio il seguito della audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 14,25.

XII Commissione (Affari sociali)

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