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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(XIII-XIV Camera e 9a-14a Senato)
2.
Giovedì 15 marzo 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

Audizione del Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi, Maria Damanaki, sulla riforma della politica comune della pesca (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato):

Russo Paolo, Presidente ... 3 4 8 14 17
Andria Alfonso, Vicepresidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica ... 4 12
Agostini Luciano (PD) ... 8
Callegari Corrado (LNP) ... 9
Damanaki Maria, Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi ... 4 15
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 11
Gottardo Isidoro (PdL) ... 10
Soliani Albertina (PD) ... 14

ERRATA CORRIGE ... 18
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONI RIUNITE
XIII (AGRICOLTURA) - XIV (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
9a (AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE) - 14a (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 15 marzo 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi, Maria Damanaki, sulla riforma della politica comune della pesca.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato, l'audizione del Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi, signora Maria Damanaki, sulla riforma della politica comune della pesca.
Desidero vivamente ringraziare il Commissario per aver accolto il nostro invito. In linea generale, riteniamo infatti di estrema importanza, soprattutto dopo il Trattato di Lisbona, intensificare i rapporti tra le istituzioni europee e quelle nazionali, al fine di creare il dialogo e il coordinamento indispensabili nella definizione delle politiche dell'Unione.
L'incontro odierno in Commissioni riunite XIII e XIV della Camera dei deputati e 9a e 14a del Senato della Repubblica rappresenta un'utile occasione per fare il punto sul processo di riforma della politica comune della pesca, che il Parlamento italiano considera di fondamentale importanza per il futuro della pesca e dell'acquacoltura in Italia e in Europa, anche nella prospettiva del nuovo quadro finanziario dell'Unione europea.
Nel merito nella nuova politica comune della pesca, il Commissario Maria Damanaki ha già avuto modo di conoscere le questioni che per il nostro Paese rivestono carattere di maggiore criticità, da ultimo, nell'incontro interparlamentare - al quale ho personalmente partecipato lo scorso 28 febbraio a Bruxelles insieme alla senatrice Castiglione - con le Commissioni competenti in materia di pesca dei Parlamenti nazionali.
Nel ribadire la condivisione degli obiettivi che la Commissione europea intende perseguire attraverso la riforma in esame e nell'esprimere apprezzamento per lo sforzo compiuto, desidero sottolineare con spirito costruttivo e di leale collaborazione che le proposte di riforma, in molti aspetti, appaiono più idonee a soddisfare le esigenze e le peculiarità dell'area nordeuropea ed adattabili solo parzialmente alla dimensione mediterranea, in particolare dell'Italia, caratterizzata da realtà locali interessate da problematiche e specificità proprie, quale la pesca artigianale.
In particolare, mi riferisco al delicato tema delle concessioni di pesca trasferibili e al rischio che esse si concentrino in poche aziende o che diventino strumento di speculazioni finanziarie, a fronte dell'assenza di una valutazione


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sugli effetti reali in termini di riduzione dello sforzo di pesca; all'applicazione del divieto dei rigetti, che produrrà inevitabili ricadute onerose per le piccole e medie imprese e per le organizzazioni di produttori, per la loro gestione, senza che vi sia una chiarezza, sul piano scientifico, degli effetti che il divieto potrebbe produrre sugli stock; alla regionalizzazione e alla necessità di tener conto delle specificità locali nel governo degli stock ittici, come pure di definire procedure chiare e idonee a definire gli ambiti di responsabilità dei diversi livelli istituzionali; al problema del disarmo e dell'arresto temporaneo dell'attività di pesca e della cessazione degli aiuti pubblici ad essi destinati; alla necessità di definire politiche integrate per lo sviluppo, che tengano conto della sostenibilità sociale ed economica del settore e delle comunità costiere interessate, oltre che della sostenibilità ambientale.
Vorrei richiamare infine l'attenzione sull'esigenza, che l'Italia avverte in misura molto sensibile, di efficaci strumenti che possano salvaguardare e incentivare la capacità di stare sul mercato e di competere in condizioni adeguate, anche alla luce delle liberalizzazioni degli scambi commerciali di prodotti della pesca con Paesi terzi, tutelando sia i consumatori e i pescatori, sia naturalmente il mare e la produttività futura delle risorse ittiche.
Ricordando che dopo l'intervento del Commissario Damanaki potranno intervenire i colleghi parlamentari, do ora la parola ai colleghi presidenti che desiderino intervenire.

ALFONSO ANDRIA, Vicepresidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica. Grazie, presidente. Il mio non è un intervento, ma semplicemente un saluto da parte della Commissione agricoltura del Senato in assenza del suo presidente, Paolo Scarpa Bonazza Buora, impedito per una temporanea indisposizione.
Rivolgo un saluto particolare e un benvenuto al Commissario Damanaki e mi riservo di prendere la parola nel corso del dibattito, all'esito delle indicazioni che emergeranno dall'audizione del Commissario. Grazie.

PRESIDENTE. Do la parola al Commissario Damanaki per lo svolgimento della relazione.

MARIA DAMANAKI, Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi. Onorevoli presidenti, onorevoli senatori, onorevoli deputati, sono davvero grata per avere avuto oggi l'opportunità di incontrarvi e parlare di come portare avanti la riforma della pesca.
Come ha detto il presidente Russo, abbiamo bisogno di una cooperazione, nel quadro del nostro Trattato di Lisbona. Ecco perché ho già invitato a Bruxelles i presidenti delle Commissioni competenti di tutti i Parlamenti nazionali, per discutere insieme di queste proposte. Sto cercando di incontrare tutti i Parlamenti nazionali europei e ovviamente anche il Parlamento europeo, proprio per ricevere da loro input su come raggiungere i nostri obiettivi comuni.
Sono davvero lieta di essere qui. Credo non occorra sottolineare che, nell'approccio al mar Mediterraneo, l'Italia ha un'importanza fondamentale e non ci potrebbe essere alcuna ambizione sulla pesca sostenibile senza l'Italia e gli italiani, il cui ruolo è essenziale. Per noi la cooperazione con questo ramo del Parlamento, con il Parlamento nella sua interezza e col Governo italiano sono fondamentali per i nostri obiettivi. Vorrei ringraziare il Governo italiano, nella persona del Ministro Catania, per la cooperazione, perché con lui abbiamo già lavorato per portare avanti questa riforma.
Ho letto anche il parere del Senato, menzionato anche dal presidente Russo, quindi so che, se siamo d'accordo sugli obiettivi, non sempre lo siamo sulle modalità per raggiungerli: descriverei così la situazione attuale.
Il nostro obiettivo comune è la sostenibilità. Concordiamo sul fatto che, in generale per il Mediterraneo, abbiamo bisogno di una sostenibilità ambientale,


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economica e sociale. Ho visto questo obiettivo specificato anche nel vostro parere. Per conseguire l'obiettivo della sostenibilità ambientale dobbiamo portare i nostri stock, entro il 2015, al rendimento massimo sostenibile e dobbiamo eliminare i rigetti in mare.
Il vostro parere sottolinea la necessità di una sostenibilità economica e sociale, esattamente quello che vorrei sottolineare con voi. Solo ripristinando i nostri stock ittici, saremo in grado di offrire ai nostri pescatori catture e redditi adeguati. Ho prove concrete di questo e ne vorrei parlare con voi oggi. Negli ultimi due anni, da quando ho assunto il mio incarico - vorrei condividere con voi il mio percorso personale - ho cercato di fare in modo che il maggior numero possibile di stock ittici diventasse sano.
Ancora durante le varie riunioni periodiche del mese di dicembre le posizioni dei Governi in merito sono state abbastanza negative, ma già adesso, dopo due anni, alcuni stock hanno raggiunto un livello di sostenibilità. Che cosa è successo? Mi riferisco al mare del Nord, ovviamente, ma è comunque accaduto: quest'anno i nostri pescatori di quell'area riceveranno dai 135 ai 150 milioni di euro in più, perché gli stock sono sani, i pescatori riescono a pescare meglio, hanno contingenti più alti, pescano pesci più grandi, che sono cresciuti perché vivono in condizioni migliori e si riproducono meglio. C'è quindi un guadagno per entrambe le parti. Credo che questa sia una prova che lo stesso potrebbe accadere anche nel Mediterraneo: se ci siamo riusciti nel Mare del nord, possiamo farlo anche nel nostro mare.
Ho cifre interessanti da sottoporvi e presentarvi. La New economics foundation (NEF) ha condotto uno studio completo sulla pesca dimostrando che, se raggiungessimo il rendimento massimo sostenibile, avremmo un incremento del reddito dei pescatori dal 25 al 30 per cento, ed entro il 2022 avremmo 80.000 posti di lavoro in più. Questi sono fatti, non sono mie idee personali, quindi se ci muoviamo in direzione della sostenibilità nel mare, allora avremo stock più sani e quindi prosperità maggiore per i nostri pescatori. Ciò significa però dare loro dei finanziamenti, nel periodo di transizione, per avviare questi cambiamenti. Anche di questo vorrei parlare con voi.
Lo faccio passando al tema della sostenibilità sociale, che anche voi avete sottolineato. Posso dirvi, proprio perché dispongo delle cifre e posso quindi fare dei confronti, che l'industria italiana dispone di un know-how formidabile: siete tra i Paesi migliori in Europa per know-how. Dobbiamo dare maggiore potere ai pescatori, per consentire loro di gestire quotidianamente la loro attività; essi meritano un sostegno appropriato nel passaggio a pratiche sostenibili e per commercializzare in maniera adeguata i loro prodotti.
Il Senato vorrebbe più flessibilità sugli obiettivi relativi al rendimento massimo sostenibile nel Mediterraneo. Sono qui per parlarne con voi, ma se vogliamo livelli sostenibili per tutti gli stock, dobbiamo fissare una scadenza dei termini. Possiamo parlare di questa scadenza, ma ne abbiamo bisogno comunque, questo è il punto.
Vorrei congratularmi con l'Italia per l'ottimo lavoro svolto all'interno della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo e nel settore della cooperazione scientifica. Abbiamo registrato progressi, dall'ultimo incontro, e abbiamo già assunto insieme diverse misure, quindi possiamo continuare. Sono soddisfatta anche del sostegno dato dal Senato alla proposta di dar vita all'Organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura (OCM). Siamo poi sulla stessa linea anche per quanto riguarda l'etichettatura.
Vorrei citare l'esempio della una società italiana Mareblu, il cui amministratore delegato si è impegnato recentemente a comprare solo tonno in scatola da fonti sostenibili. Anche questo è un esempio positivo di quanto sta accadendo in tutta Europa, ed è uno dei modi che possiamo seguire per andare avanti.
Parliamo ora dei rigetti in mare. Il Senato dice che il divieto è troppo forte, che nel Mediterraneo non funzionerà, e


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chiede una maggiore attenzione alla selettività. Sono totalmente d'accordo con voi: credo che sia fondamentale avere una eliminazione graduale dei rigetti, e questo è possibile. Al momento sono in corso, in tutta Europa, circa settanta iniziative antirigetto, avviate o dai pescatori, che vogliono adottare modalità di pesca più selettive, o da dettaglianti europei. In Europa abbiamo grandi dettaglianti in Germania, nei Paesi Bassi, in Gran Bretagna, nei Paesi scandinavi che stanno depennando dalle loro scorte alcune specie i cui stock siano in pericolo, siano minacciati o laddove vengano utilizzate tecniche di pesca non selettive. È nell'interesse dei nostri stessi pescatori che dobbiamo continuare in questa direzione, perché se le cose non cambiano, tra qualche anno essi non saranno più in grado di vendere i loro prodotti.
Quel che vorrei proporre non è un divieto improvviso, ma graduale, che dobbiamo impegnarci a portare avanti, giungendo progressivamente - ma in maniera definitiva - ad estenderlo alle varie specie, a partire da quelle pelagiche, nel 2014, fino ad arrivare agli stock demersali del Mediterraneo nel 2016. Possiamo discutere anche di un approccio diverso a seconda delle singole specie.
Sto chiedendo ai pescatori di adottare metodi più selettivi in cambio di un aiuto finanziario, che viene assegnato attraverso l'attuale Fondo europeo per la pesca (FEP). Vogliamo dar loro anche incentivi, in modo tale che, se cooperano, allora aumenteremo i contingenti e forniremo loro anche un sostegno finanziario. Questo è un modo per portare avanti la questione. Continueremo poi le nostre consultazioni con i Governi, in modo graduale, per vedere come arrivare all'obiettivo.
Il nostro primo obiettivo è una maggiore selettività. Sono d'accordo con voi, non dobbiamo portare tutto il pesce a bordo per poi sbarcare tutto il pesce catturato e gettarne una parte sulla terraferma; occorre che i pescatori abbiano a disposizione strumenti più selettivi, ed è per consentire loro di dotarsi di tali strumenti selettivi che noi vogliamo dare loro denaro (fino all'80 per cento in più).
Assegneremo denaro ai progetti per nuove attrezzature. Ad esempio, ora stiamo dando notevoli finanziamenti a un progetto di ricerca dei Paesi Bassi nel Canale della Manica, relativo a una nuova attrezzatura per la pesca.
Vorrei sottolineare in maniera franca - e su questo vorrei la vostra cooperazione - che dobbiamo decidere che non cattureremo più pesci sotto taglia. Si tratta di una pratica mediterranea davvero sbagliata - non voglio essere fraintesa, io stessa sono greca e so che queste cose accadono - una pratica che non esiste nei mari del Nord.
A noi piace mangiare il pesce piccolo. Ma si può davvero andare avanti così? Pensiamo al novellame (gli esemplari giovani): se lo lasciamo nel mare, allora potrà crescere e questo sarà vantaggioso per gli stessi pescatori, che l'anno dopo saranno in grado di catturare quegli stessi esemplari cresciuti. Si tratta di un cambiamento che farebbe guadagnare tutti. Proprio perché gli stock si stanno esaurendo, bisogna cambiare l'approccio nei confronti del novellame e smettere di consumarlo sulle nostre tavole: è contro ogni etica. So bene che i nostri pescatori dicono che loro non ne catturano e che secondo i ristoratori delle taverne greche i pesci piccoli serviti ai loro clienti vengono dall'Africa, ma non è vero. Almeno per quanto riguarda la parte pescata nelle nostre acque, questa pratica si deve fermare.
Incontrerò le ONG e le associazioni dei pescatori, ma ho bisogno del vostro sostegno, dei parlamentari e del Governo italiano. Abbiamo bisogno di una campagna di sensibilizzazione: non possiamo riuscire da soli a motivare i cittadini ad abbandonare queste cattive abitudini e convincere i pescatori a non pescare gli esemplari giovani. Questo è il problema da risolvere. Il mio obiettivo è portare a livelli minimi le catture accidentali, il che potrebbe essere una soluzione contro l'impoverimento degli stock.
Per raggiungere l'obiettivo, abbiamo creato un nuovo Fondo europeo affari


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marittimi e pesca (FEAMP). Abbiamo a disposizione ingenti risorse, composte dal denaro dei contribuenti europei e noi vogliamo fornire ai nostri pescatori un notevole aiuto affinché possano adeguarsi alla nuova situazione.
Ho creato questo nuovo fondo proprio per l'attività della pesca e per i pescatori, ai quali esso fornirà anche consulenza professionale sulle strategie di mercato e sostegno per idee innovative. I pescatori avranno inoltre delle ulteriori compensazioni laddove raccoglieranno dati biologici o socioeconomici. Dopo il 2013 ogni pescatore che collaborerà con noi, riceverà da Bruxelles un sostegno supplementare al reddito per avere raccolto dati, il che consentirà un migliore controllo anche ai Governi.
Un aspetto importante, anche per l'Italia, è che, grazie a queste misure, ci sarà un cofinanziamento del 50 per cento per le flotte, mentre i pescatori artigianali riceveranno un sostegno pari al 75 per cento del costo del progetto, che credo sia molto e consenta loro di adeguarsi alla nuova situazione. Poi raddoppieremo e forse daremo maggiori risorse anche ai progetti di acquacoltura, molto importanti per l'Italia. Per dare più spazio all'acquacoltura e per concedere nuove licenze ai nuovi arrivati dobbiamo ovviamente lavorare con il Governo nazionale. Abbiamo però bisogno anche di incentivare il settore e di creare migliaia di posti di lavoro, perché al momento noi importiamo dal 75 all'80 per cento di tutti i prodotti dell'acquacoltura che mangiamo. Mi riferisco ai prodotti che arrivano dalla Cina, dal Vietnam, dalla Malesia, quindi da Paesi molto lontani, senza che nemmeno possiamo essere certi delle condizioni in cui tutti questi prodotti vengono coltivati e commercializzati. Aiutateci quindi a sostenere e rilanciare il settore dell'acquacoltura, perché questo creerà nuovi posti di lavoro. Noi abbiamo le risorse finanziarie, ma ci servono nuove licenze e nuovi progetti da finanziare.
Vorrei concludere sottolineando una cosa molto importante. Credo che l'Italia disponga di una tradizione molto buona, nel campo dell'innovazione, il che rappresenta un vantaggio per il vostro Paese. Su questo si concentra la riforma. Noi abbiamo bisogno di idee innovative, perché la nostra flotta è vecchia e i nostri battelli sono ormai obsoleti; abbiamo bisogno di nuove idee da parte vostra, e in questo senso siete un Paese molto innovativo.
L'anno scorso ho visto il film Terraferma - non so se lo conoscete - di cui mi ha colpito molto quanto dice il vostro attore, Beppe Fiorello, che nel film recita la parte del figlio di un vecchio pescatore. A un certo punto, il giovane chiede al padre perché stiano perdendo tempo con la pesca, considerato che non c'è più pesce nel mare, e gli propone di trasformare la loro barca in modo da usarla per portare in giro i turisti, intorno all'isola.
Non voglio proporre di trasformare tutte le imbarcazioni, ma di destinare il denaro anche al turismo marittimo. Se durante il periodo di deposizione delle uova i nostri pescatori utilizzassero quest'idea, lanciando questo tipo di progetti per migliorare la loro situazione, potrebbero disporre di un reddito ulteriore. Possiamo fare in modo che i pescatori non si limitino solo a pescare, ma si occupino anche della trasformazione, dell'acquacoltura, della cucina del pesce, dell'etichettatura, della vendita e del «pescaturismo». Proprio perché non riusciamo a pescare di più ma anzi dobbiamo pescare di meno, dobbiamo allora ricavare di più dal pesce che riusciamo a pescare.
Il pesce è una fonte proteica estremamente buona e importante, quindi possiamo e dobbiamo continuare insieme a discutere di questi temi.
Voglio concludere, per non sottrarvi altro tempo. Credo che abbiamo bisogno di un nuovo tipo di approccio. Per questo discuterò della possibilità di sviluppare strategie nella regione adriatico-ionica e in regioni particolari anche con i rappresentanti del vostro Ministero degli esteri e del vostro Ministero dello sviluppo economico. Dovremo lavorare con il vostro Governo su questo. Capisco che a Bruxelles non si può


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decidere tutto e sono qui per collaborare con voi, anche se, in ultima analisi, della nostra riforma abbiamo bisogno.
Spero che insieme troveremo un accordo e che potremo continuare a collaborare.

PRESIDENTE. Di questo sono certo.
Invito i colleghi che desiderano intervenire a farne richiesta alla presidenza e a tentare di formulare domande più che svolgere commenti.
Do la parola ai deputati e ai senatori che intendano porre domande o formulare osservazioni.

LUCIANO AGOSTINI. Vorrei intanto ringraziare il Commissario Damanaki, anche a nome del Gruppo del Partito democratico della XIII Commissione della Camera, per questa ottima possibilità di confronto e per la sua disponibilità a un'interlocuzione con il Parlamento italiano.
Come è noto, in Italia il settore della pesca - che pure vanta una tradizione molto antica e numeri importanti, anche sotto il profilo dell'occupazione e della trasformazione del prodotto - attraversa una crisi profonda, non legata solo alla contingenza dell'attuale situazione economica, bensì strutturale poiché dura oramai da molto tempo.
Sono d'accordo, in linea di massima, con la sua esposizione, soprattutto su quanto ha detto circa gli obiettivi da raggiungere che abbiamo in comune. Questo è vero, la crisi del settore può essere superata solo raggiungendo gli obiettivi a cui faceva riferimento lei: sostenibilità e ripristino degli stock ittici.
Tuttavia, mi pare importante sottolineare per prima cosa che non si può applicare la stessa ricetta in tutta Europa. Per raggiungere quegli obiettivi bisogna ovviamente trovare delle ricette che colgano la specificità del Mediterraneo, e in particolare anche il raccordo con i Paesi dell'Africa settentrionale, anche in virtù della nuova fase politica che vi si è aperta. Possiamo cogliere l'occasione per avviare una politica frontaliera che aiuti, garantendo le specificità, a raggiungere degli obiettivi particolari per il Mediterraneo.
Sempre ragionando sugli obiettivi comuni, penso che sia necessario il periodo di transizione a cui lei ha accennato, ma ritengo anche che per raggiungere tali obiettivi lo spazio di tempo che lei ha prospettato (2014-2016) sia eccessivamente breve. Anzitutto perché, se vogliamo ripristinare gli stock ittici, lo sforzo di pesca deve necessariamente diminuire, ma ciò per il mare Mediterraneo non può avvenire rapidamente, né con le quote - com'è evidente trattandosi di più specie a basso quantitativo - né con le concessioni trasferibili, materia nella quale non ci possiamo muovere troppo rapidamente. Da questo punto di vista, penso che dobbiamo ragionare meglio, per allungare il tempo della transizione oppure trovare delle forme che ci consentano di diminuire lo sforzo di pesca. Non escluderei nemmeno di procrastinare il periodo della demolizione, non essendoci oggi più la possibilità di attuarla. Mi domando se non sarebbe possibile allungare questo periodo, prevedendo anche il phasing out a cui lei faceva riferimento.
Anche per il bando dei rigetti sarà necessario un periodo di transizione, considerando che nel nostro Paese - dove c'è una crisi di struttura nel settore - questo aspetto non ha un'implicazione negativa solo a bordo, ma soprattutto nei porti, per la mancanza di infrastrutture a terra. Per riuscire a bandire i rigetti, dovremo quindi arrivare a rinnovare le infrastrutture dei nostri porti, sapendo che vi è una proliferazione dei punti di sbarco e che quindi dovremo assolutamente cercare di organizzare e ottimizzare il livello delle nostre infrastrutture, in maniera da renderle più adeguate.
Siamo ovviamente d'accordo sul dare un maggiore spazio all'acquacoltura, all'ittiturismo eccetera. Penso infatti che i pescatori potranno essere utili, anche dal punto di vista ambientale, nell'organizzazione della multifunzionalità.
Mi pare importante la riconferma dei fondi a disposizione per il settore della pesca che lei ci ha sottolineato. Bisognerà


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procedere anche attraverso un'interlocuzione con gli altri Stati membri e con le regioni, perché in Italia il potere esclusivo sulla pesca è in mano a queste ultime, anche se il mare e l'ambiente sono materia concorrente.
Dovremo cercare di finalizzare bene i finanziamenti, indirizzandoli a quegli obiettivi che lei ci ha sottoposto e che noi condividiamo, ma prevedendo un periodo più lungo per raggiungerli e una politica più specifica per il Mediterraneo.

CORRADO CALLEGARI. Ringrazio anch'io il Commissario europeo della sua preziosa presenza. Ho ascoltato con molta attenzione la sua relazione e ho trovato conferma del fatto che le politiche fatte negli ultimi anni nell'ambito della pesca erano orientate - ed è inequivocabile - a tenere conto più delle problematiche dei Paesi con una pesca di tipo atlantico che di quelli con una pesca mediterranea. Lo dimostra anche il fatto che lei abbia citato ed elogiato alcuni Paesi del nord - in particolare, i Paesi Bassi - i cui pescatori avranno più fondi in quanto hanno raggiunto determinati obiettivi. Per altro verso, benché lei ci dica che la pesca nel Mediterraneo è tra le migliori in circolazione, noi non solo non riusciamo a emergere, ma con le ultime normative vedremo anche aumentare i problemi.
Le chiedo, quindi, se non ritiene che il processo decisionale alla base della politica comune della pesca che si sta definendo sia eccessivamente centralizzato, considerate le peculiarità dei bacini marini che caratterizzano il territorio dell'Unione europea. Se è vero infatti che i molti stock ittici in comune richiedono un approccio a livello comunitario indispensabile e una corretta gestione e preservazione, per noi è altrettanto vero che Bruxelles non è il luogo adatto a stabilire la larghezza delle maglie delle reti o altri elementi di dettaglio che mal si prestano ad una generalizzata applicazione alle diverse realtà dell'Unione europea.
Condivido il passaggio del suo discorso relativo agli obiettivi che dobbiamo fissare - e quelli che si stanno prefissando a livello europeo per la preservazione degli stock ittici sono sicuramente degli obiettivi giusti - ma non sarebbe forse meglio che ad ogni Stato membro venisse lasciata la possibilità di gestire il raggiungimento di questi obiettivi? Indubbiamente la pesca mediterranea è infatti completamente diversa da quella praticata nei Paesi nordici.
Gli argomenti che vengono citati e che verranno probabilmente ripetuti anche durante questa audizione sono ormai classici. Penso, ad esempio, al divieto dei rigetti, che però è da noi qualcosa di diverso che in altri Paesi. Noi abbiamo una pesca diversa, peschiamo differenti tipologie di pesce, quindi abbiamo una pratica di pesca mista, assolutamente non paragonabile a quella dei Paesi nordici. Abbiamo anche una flotta e una tipologia di barche completamente diverse, come lei ha giustamente evidenziato.
Rispetto al pacchetto di misure al vaglio, come mi pare sia stato già segnalato dal collega Agostini, c'è anche il problema del calendario che si sta approntando per arrivare agli obiettivi del divieto dei rigetti, che ci sembra molto ambizioso ma anche molto irrealistico.
Ci sarebbe poi il discorso delle concessioni di pesca trasferibili, affrontando il quale ripeteremmo però probabilmente le stesse cose che da mesi stiamo dicendo, riguardanti la nostra realtà, completamente diversa, e il pericolo - come ha segnalato anche il presidente Russo - di doverci confrontare con qualcuno che, magari anche da fuori, è in grado di impadronirsi di tutta la gestione della pesca del nostro Paese.
Le vorrei segnalare un'altra questione, relativa alla cooperazione internazionale, che può magari essere comune agli altri Paesi del Mediterraneo aderenti all'Unione europea. Da poco anche la Croazia, avendo superato tutti i passaggi formali, ha aderito all'Unione europea, di cui diverrà membro effettivo il 1o luglio 2013. Sappiamo che nelle disposizioni del Trattato di adesione c'è una deroga, fino al 2014, all'obbligo di rispettare i criteri del fermo biologico della pesca, quello stesso che a noi - parlo del mare Adriatico - ha


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creato dei problemi l'anno scorso e li creerà anche quest'anno. Se è vero infatti che noi, per il rispetto del ripopolamento, effettuiamo il fermo biologico, è vero anche che farlo non serve a niente, se dall'altra sponda dell'Adriatico la Croazia continua a pescare (anzi pesca di più, per venire poi a vendere il pesce sui mercati italiani) perché non è ancora membro effettivo dell'Unione europea.
Ho già chiesto in Parlamento con un ordine del giorno, ma lo chiedo anche a lei, se non sia il caso che la Croazia - visto che ha assunto una serie di impegni per entrare nell'Unione europea e che, già dal 2013, avrà diritto di parteciparvi come osservatore attivo - al fine di perseguire l'obiettivo del ripopolamento del mare Adriatico, rispetti il fermo biologico da subito.
Vorrei rivolgerle ancora alcune domande. Nell'assegnazione delle risorse del nuovo FEAMP per il periodo 2014/2020, si applicheranno i criteri di condizionalità macroeconomica? Che cosa pensa a riguardo? Cosa pensa della rigidità del sistema delle prescrizioni, così definito? Infine, l'accorpamento in un unico strumento della gestione degli affari marittimi e della pesca non va a svantaggio della stessa filiera della pesca? Grazie.

ISIDORO GOTTARDO. Nella mia mente - ovviamente non faccio richiami a nessuno - ho ben presente che il Commissario europeo è greco e che, quindi, conosce perfettamente le peculiarità del Mediterraneo, almeno quanto noi. Mi esento quindi dallo spiegare gli aspetti particolari della pesca in tale mare che credo conosca meglio di quelli del nord.
Credo che vi siano alcuni aspetti preliminari da tenere in considerazione, a cui anche il Commissario ha accennato. Anzitutto, il pesce è un alimento fondamentale, di cui il continente europeo ha accresciuto notevolmente il consumo. Visto che parliamo di etichettatura e di qualità di ciò che ci viene somministrato, non può allora esserci indifferente sapere che non dipendiamo dal pesce pescato nei vari mari del mondo, di cui non conosciamo né la qualità, né tanto meno le caratteristiche.
Condivido quindi perfettamente la sottolineatura del Commissario sull'importanza di ristabilire uno stock perché, al di là dell'aspetto economico e del numero degli addetti che lavorano in questo comparto, l'alimento pesce per noi è fondamentale e, da qui, il richiamo anche al tema dell'acquacoltura. Si tratta di poter sapere se un alimento fondamentale di questo tipo possa essere prodotto nel contesto europeo.
La mia seconda considerazione riguarda la crisi economica intervenuta. Chiaramente lo scenario è profondamente cambiato rispetto a due anni e mezzo fa. Credo che nel nostro Paese, tanto per essere molto chiari, il caro del gasolio rischi, prima ancora dello stock, di mettere fuori gioco - riducendone il numero - gli addetti della pesca. Se non troveremo il modo di risolvere questa questione, ci penserà la crisi ad assottigliare il numero di addetti e, quindi, ad aiutare il recupero dello stock.
Una terza questione concerne l'integrazione delle attività di pesca, turismo e trasporto. Si tratta di un aspetto fondamentale. Nel nostro Paese e in quasi tutti i Paesi mediterranei abbiamo delle realtà fatte di piccole località da scoprire, di insularità eccetera, dove rispetto al turismo la presenza del piccolo pescatore è fondamentale.
Le chiedo se, quando parlate del numero di addetti del settore della pesca, non sia forse più importante, invece di citare il numero degli occupati, fare riferimento al numero delle piccole imprese artigiane, perché il tema vero è far sopravvivere la piccola impresa familiare di pesca, che è una caratteristica fondamentale della nostra economia turistica.
Le propongo un'ulteriore riflessione. Non dobbiamo dimenticarci - credo che lei lo sappia bene - che l'età media degli addetti delle imprese di questo settore è molto avanzata e che quindi, quando poniamo il tema della riconversione, anche


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parziale, dell'uso dei pescherecci, dobbiamo parlare anche del tema della formazione, questione fondamentale.
Concludo con una battuta. Credo che la crisi sulle nostre tavole aiuterà molto a praticare il non rigetto in mare. Infatti, soprattutto negli ultimi anni, il nostro palato è divenuto raffinato rispetto al pesce, ma probabilmente la crisi aiuterà il disegno della Commissione europea rispetto all'obiettivo del rigetto in mare.
Lei ha detto bene, siamo d'accordo sugli obiettivi, ma il tema è come conseguirli. La mia impressione è che per conseguirli ci sia bisogno, di una maggiore flessibilità e di una migliore applicazione del principio di sussidiarietà rispetto ai singoli Paesi.
Commissario, se lei riuscisse a far comprendere questo a Bruxelles, io credo che, da questo punto di vista, renderebbe un buon servizio anche all'Europa, non solo alla pesca. Qualche collega ha forse esagerato, riferendosi alle dimensioni delle reti, ma l'Europa che tanto decanta il principio di sussidiarietà, a volte ha poi davvero la pretesa di conoscere le caratteristiche degli Stati membri meglio di come le conoscono essi stessi. Grazie.

ANITA DI GIUSEPPE. Rivolgo un saluto particolare a un Commissario donna dell'Europa, perché mi fa molto piacere vedere una donna ricoprire questo ruolo.
Ieri abbiamo svolto l'audizione di rappresentanti delle associazioni italiane di categoria. I punti che preoccupano maggiormente le nostre marinerie sono due: il caro-gasolio, al quale dedicherò poi qualche parola in più, e la concorrenza, da un lato, dei Paesi che condividono con noi il mare Adriatico (quindi la Croazia, l'Albania, il Montenegro) e, dall'altro, dei Paesi con cui condividiamo proprio il Mare nostrum, il Mediterraneo (come il Marocco e la Tunisia).
Voglio informarla che la nostra Commissione ha già approvato una risoluzione unitaria, che ha impegnato il Governo italiano proprio su argomenti determinanti per la sopravvivenza del nostro settore ittico, quali il caro-carburante, l'applicazione di alcune norme europee e soprattutto la tracciabilità del pesce di importazione.
Ho letto che l'Unione europea è, per capacità di pesca, la seconda potenza al mondo dopo la Cina, con una flotta di 91.000 pescherecci, e in questo settore ha quindi un ruolo rilevante.
Nella sua relazione, lei ci ha fatto capire di essere consapevole che la difficoltà maggiore va sicuramente individuata nel conciliare le esigenze del mercato con le esigenze di tutela del mare e delle sue risorse. È però importante capire che il pescatore non vuole distruggere il mare con la sua attività, perché facendolo andrebbe contro la sua fonte di reddito. Certo è che bisognerebbe educare i pescatori, ma a questo riguardo sottolineerò qualcosa in seguito.
Il problema è quindi sociale, perché bisogna salvaguardare il lavoro, e ambientale, perché c'è comunque da preservare il mare. Questa visione della protezione dell'ambiente marino non può interessare soltanto le nostre marinerie, ma deve interessare anche tutte le altre, chiaramente anche con la lotta alla pesca illegale. Signor Commissario, le nostre marinerie lamentano proprio questo, perché sono soggette a fermo biologico e a tagli del pescato, insomma a regole ferme a cui l'Italia fa particolarmente attenzione.
La mia prima domanda, quindi, è come si muoverà e come si sta muovendo in tal senso l'Europa? Inoltre, quali misure intende adottare, per quanto riguarda questo fenomeno? È infatti evidente che l'Europa debba promuovere pratiche adeguate alla conservazione degli stock ittici, ma lo deve fare tenendo presente l'intero panorama della pesca a livello europeo o anche - perché no? - a livello mondiale, visto e considerato che siamo la seconda o la terza potenza al mondo. Credo che questo sia importante.
Per quanto riguarda invece le caratteristiche specifiche dei nostri mari, non ritiene - anche se forse adesso si potrebbe pensare che io voglia portare avanti soltanto le richieste dei nostri pescatori - che


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sia opportuno lasciar fare un po' di più alle regioni, pur sempre rimanendo nelle regole dell'Unione europea?
Il collega Callegari ha parlato di maglie strette o larghe ma, a parte ciò, ci sono davvero problematiche che solo la regione può affrontare, ripeto, rimanendo nelle regole dell'Unione europea.
L'ultima questione è quella dei carburanti. Certo, c'è un minimo, sono d'accordo con lei; magari non sono tanto d'accordo quando afferma che si può ridurre il consumo del gasolio, perché d'altronde una barca si muove solo con quel carburante. L'Europa non potrebbe fare qualcosa anche in tal senso? Il costo del gasolio è infatti il padre di tutti i mali della pesca: credo che sia così per tutti, Commissario.
Vorrei parlare di stock e di quote ittiche, ma tremo soltanto a sentir parlare di quote, perché in Italia abbiamo avuto un'esperienza molto negativa con le quote latte, quindi non mi permetto di farlo.
Commissario, lei dice che l'Europa ha bisogno del sostegno del nostro Paese per poter salvaguardare il mare e, quindi, anche il reddito dei pescatori, e che ci sono molti obiettivi comuni. Io penso che, se si vogliono raggiungere questi obiettivi comuni, i mezzi e gli strumenti per farlo si possano trovare e condividere; e che se l'Europa ha bisogno dell'Italia, i pescatori italiani hanno molto bisogno dell'Europa. Grazie.

ALFONSO ANDRIA, Vicepresidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica. Signora Commissario, anche noi, dal Senato, abbiamo seguito con grande attenzione, come ha voluto cortesemente sottolineare, sia la proposta di regolamento della politica comune della pesca, sia quella relativa all'organizzazione comune del mercato (OCM) per la pesca e l'acquacoltura. Abbiamo anche partecipato - lo ricordava il presidente Russo in apertura di seduta - all'incontro interparlamentare che si è recentemente svolto a Bruxelles, attraverso la presenza della collega Castiglione, in rappresentanza appunto della 9a Commissione del Senato, mentre il presidente Russo era presente in prima persona per la XIII Commissione della Camera. Parliamo quindi di una materia che trattiamo costantemente e che occupa la nostra riflessione.
Come i colleghi della Camera dei deputati, anche noi abbiamo svolto recentemente, nella seduta dell'altro ieri, un'audizione delle rappresentanze degli operatori della pesca costiera. Il settore della pesca nel nostro Paese è attraversato, in lungo e in largo, da una crisi profonda, esplosa anche di recente attraverso manifestazioni di protesta talvolta anche piuttosto vibrate che noi tuttavia, nel dovere che abbiamo di intercettare il malessere e di apprestare le risposte possibili, abbiamo cercato di contenere e frenare. Ciò non significa però che il problema non esiste, perché c'è, sia per la piccola pesca artigianale, come è stato più volte ricordato, sia per la pesca costiera, sia ancora per la flotta tonniera.
Ci sono tante implicazioni che naturalmente l'esiguità del tempo a disposizione non mi consente di trattare ma, come hanno già fatto tanti altri colleghi, vorrei esprimere apprezzamento per l'approccio che il Commissario europeo alla pesca ha mostrato oggi, intervenendo in questa audizione, che anche noi riteniamo un momento assai significativo e importante. Questo genere di confronti e di consultazioni, nei Parlamenti nazionali come nelle istituzioni europee, è sicuramente di grande giovamento.
Vi ha fatto cenno il collega Gottardo, ma anch'io non ho mancato di apprezzare dentro di me, mentre ascoltavo la sua relazione, questo suo approccio molto compiuto che - ferma restando naturalmente l'assoluta terzietà come elemento assolutamente inderogabile per un Commissario europeo - attinge anche all'esperienza di una persona che, per estrazione territoriale, proviene da un Paese che affaccia sul Mediterraneo e che quindi conosce a fondo non soltanto i problemi, le complessità e le criticità, ma anche le grandi potenzialità della pesca in questo mare.


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Questa è la ragione per la quale noi, compatibilmente con quanto previsto dal regolamento, chiediamo una maggiore flessibilità: proprio perché in quest'area, dove il problema è più delicato, il conseguimento dell'obiettivo è più difficile. Deve essere comunque raggiunto un equilibrio tra sfruttamento, da una parte, e salvaguardia degli stock ittici, dall'altra. Questa è la vera sfida che abbiamo dinanzi a noi, e che naturalmente confidiamo di vincere, anche se si tratta di trovare un equilibrio tra esigenze apparentemente in conflitto tra loro. Ciò capita molto spesso, del resto, in tutto ciò che riguarda l'ambiente, per cui trovare gli esatti punti di equilibrio richiede sempre, presidente Russo, un esercizio molto difficile. Penso ad esempio alle questioni venatorie, in cui concorrono le esigenze rappresentate dal mondo della caccia, quelle dell'ambientalismo, quelle della preservazione dell'agricoltura.
Qualche esperienza positiva sperimentata sui territori ci insegna che, quando c'è una decisa volontà politica, tesa ad accorciare le distanze, non è poi così impossibile raggiungere un punto di sintesi più avanzato, che contemperi le differenti esigenze.
L'appello che intendo rivolgere al Commissario - approfittando della sua presenza qui e nuovamente ringraziandola, a nome di tutti i colleghi e del presidente della 9a Commissione del Senato - è proprio quello di voler dedicare, per quanto possibile, un supplemento di impegno alla ricerca di questo delicato punto di equilibrio che - lo ripeto - rappresenta una sfida particolare dinanzi a noi. Aggiungo soltanto qualche annotazione nel merito.
Ho già detto - dunque, non mi soffermerò oltre - dei problemi della pesca mediterranea, anche rispetto alla necessità di raggiungere entro il 2015 i parametri del rendimento massimo sostenibile che sono stati fissati. Questo rappresenta sì, certamente, un obbligo sancito in occasione del Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, tuttavia il nuovo criterio determinerà delle difficoltà particolari di applicazione proprio per la pesca nel Mediterraneo.
C'è il rischio di una definizione troppo ambiziosa di quel rendimento massimo sostenibile per gruppi di specie. A nostro giudizio, ad oggi, essa non è formulata perfettamente nella proposta di regolamento della politica comune della pesca (PCP), la quale, nel migliore dei casi, può determinare il raggiungimento di un soddisfacente livello di sostenibilità per una singola specie, non per tutte. In questo senso, l'Italia apprezzerebbe molto uno sguardo un po' più attento, un po' più profondo, anche per la specificità della situazione in cui versa la pesca nel nostro Paese.
Sul tema dei rigetti, che è stato più volte e variamente trattato, mi soffermo solamente per dire che - qui parlo a titolo individuale - mi convince molto l'apertura manifestata dalla signora Commissario rispetto alla possibilità di dotare i pescatori di attrezzi più selettivi, naturalmente attraverso risorse più adeguate di cui ci ha riferito la disponibilità. Questa modernizzazione degli strumenti di lavoro è sicuramente da salutare come uno degli antidoti che rispondono a diverse difficoltà, oltre a individuare una delle modalità attraverso cui raggiungere il delicato punto di equilibrio a cui si è più volte fatto riferimento.
Ancora, noi abbiamo espresso qui una forte contrarietà all'introduzione, nel Mediterraneo, delle concessioni di pesca trasferibili. Considerando la specificità e la vulnerabilità socioeconomica della pesca italiana, questa opzione comporterebbe difficoltà applicative che andrebbero ben oltre gli evocati rischi di concentrazione delle concessioni. Insomma, per dirla in breve, c'è una fortissima preoccupazione non soltanto che i gruppi economicamente più cospicui e più dotati possano accreditarsi, facendo man bassa dei piccoli operatori, ma anche che possano poi farsi strada poteri diversi. Naturalmente, il mio riferimento è alla malavita organizzata, che purtroppo è da sempre presente in alcune realtà, non soltanto italiane e non


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soltanto del Mezzogiorno. Questo va evitato in tutti i modi e i mezzi di contrasto ci sono, basta solo attivarli.
Concordo - e forse su questo noi dovremmo fare di più, come Parlamento nazionale, come istituzioni italiane, presidente Russo, presidente Pescante, presidente Boldi e colleghi - sulla necessità di creare una maggiore rete di sensibilizzazione, anche attraverso l'attività parlamentare, oltre che attraverso l'iniziativa del Governo, per esempio sul tema del prelievo del novellame, che bene ha fatto la signora Commissario a stigmatizzare e a evidenziare, con un riferimento che credo tutti quanti noi abbiamo sicuramente apprezzato.
Per quanto riguarda, infine, il quadro economico in cui si colloca la pesca e, più in generale, l'economia globale, si rende necessario non interrompere il sostegno pubblico al settore per il suo accompagnamento verso quegli ambiziosi programmi e quei sicuramente significativi obiettivi che sono contenuti nella proposta di riforma della politica comune della pesca. E, dal momento che vi si è fatto più volte cenno, da questo punto di vista le chiedo un chiarimento, signora Commissario, in ordine al quantum del finanziamento per il fermo temporaneo della pesca.
Credo che, rispetto alle questioni dell'acquacoltura e della sua incentivazione sia sicuramente apprezzabile la sua intenzione, tanto più quando ci manifesta una disponibilità di risorse con la possibilità di essere impiegate dal Governo italiano e dal nostro Paese. Abbiamo provato dall'interno del Parlamento a incrementare un po' le risorse per il programma annuale - parlo del nostro programma nazionale di pesca ed acquacoltura - ma ovviamente è stata semplicemente una goccia nel mare. Vorremmo che le risorse messe a disposizione dei Paesi membri venissero evidenziate, proprio per venire incontro a quelle problematiche così presenti nel mondo della pesca italiana e in altre marinerie.
Vorrei fare un ultimo accenno - e poi veramente concludo - ai problemi relativi all'elevato prezzo del carburante, di cui mi sembra abbiano già parlato alcuni colleghi, che è un'altra delle questioni di grande criticità che affliggono il settore. Già da solo, quel problema giustificherebbe un adeguato sostegno per l'acquisto di nuovi motori a basso consumo.
Da parte nostra c'è tutta la volontà di concorrere, in Italia, con tutto quello che possiamo fare all'interno delle Commissioni e delle Aule parlamentari, ad un cambio di marcia, ad un'inversione di tendenza, tenendo conto però di alcune specificità che vanno assolutamente evidenziate e che rappresentano, anche dal punto di vista sociale, un segno di identità forte, non soltanto nel nostro Paese, e un sostegno alle piccole economie locali, mancando il quale certamente si determinerebbe una strozzatura, un collasso che a tutti i costi vorremmo cercare di evitare.

ALBERTINA SOLIANI. Farò una sottolineatura brevissima. Dal suo discorso, signora Commissario, mi pare di aver capito che c'è un'attenzione anche europea per il futuro del settore.
L'Italia è oggi molto impegnata ad aprire strade ai giovani, in tutti i campi, ma si fa molta fatica perché siamo una società vecchia. Le chiedo se sia possibile prevedere degli incentivi per l'organizzazione, da parte di giovani, di imprese o attività nel settore della pesca.

PRESIDENTE. Intanto, Commissario, vorrei precisare un elemento. Il dato certo è che siamo d'accordo sulle finalità. Lei lo ha ribadito con tanta puntualità, a me piace cogliere questo elemento. Accanto a questo, mi consenta però di sottolineare anche la preoccupazione che emerge dagli interventi dei colleghi - benché sia vero e naturale che servono regole comuni e che non potrebbe essere diversamente - circa il rischio di omologare comportamenti, culture e storie ad un solo e unico modello produttivo e commerciale.
Vorremmo essere aiutati, con lei, dalla ricerca, ma siamo preoccupati dal fatto che possa essere avviato un treno straordinariamente veloce senza che la ricerca stessa riesca a stare al passo, non essendo


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capace di incidere sulle scelte che si vanno assumendo. Insomma, è l'idea di un'Europa unita, ma non monotona o monocorde, che su questa specifica materia valorizzi anzi le diversità, le eccellenze, con regole che esaltino le diverse storie. In questo senso, credo vi sia apprezzamento per il lavoro che lei utilmente sta facendo.
Do ora la parola per la replica al Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi, Maria Damanaki.

MARIA DAMANAKI, Commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi. Grazie, signor presidente e grazie a tutti voi per i vostri contributi. Avete toccato tutti i punti, quindi avete davvero lavorato sodo. Non mi sarà possibile rispondere su tutto in così breve tempo, ma vorrei comunque chiarire alcuni dei punti principali.
Tutti voi avete parlato - a partire da lei, signor presidente, e da chi l'ha preceduta: il senatore Andria, l'onorevole Callegari e altri parlamentari - della necessità di un equilibrio tra approcci regionali e regole generali, una grande sfida che ci attende. Anche l'onorevole Gottardo ha parlato della sussidiarietà. Come facciamo ad avere una politica generale, con regole, e poi lasciare spazio di manovra alle regioni e agli Stati membri? Proprio per questo la nuova politica si limiterà soltanto al quadro, ed è il punto che vorrei sottolineare e che vorrei si affermasse. Quel che ci serve sono obiettivi e una metodologia generale. Quel che vorrei davvero è che gli Stati membri e i consigli regionali, con un approccio legato ai bacini marittimi, potessero discutere, dibattere e decidere. Si tratta di un modello molto buono - facile a dirsi! -, anche se chiaramente è difficile giungere all'obiettivo finale, perché esistono ostacoli giuridici molto consistenti.
Sarò franca su questo: il Trattato di Lisbona dell'Unione europea dispone molto chiaramente che la politica della pesca sia di competenza esclusiva dell'Unione europea. È quindi la Commissione europea a dover decidere delle maglie delle reti per la pesca o delle loro dimensioni, come diceva l'onorevole Callegari: è vero, dobbiamo farlo perché il Trattato ci impone di farlo e l'intero settore della pesca vi è soggetto. Noi abbiamo interpretato e tradotto questa norma generica in modo molto rigoroso.
Il mio obiettivo è quello di cambiare questo stato di cose e quindi lascerò a Bruxelles, al Consiglio europeo, al Parlamento europeo e alla Commissione, il compito di stabilire soltanto gli obiettivi. Parliamo in termini molto più semplici: decideremo della mortalità dei pesci e quale sarà la sostenibilità degli stock. Saranno poi gli Stati membri a dover raggiungere, per conto proprio, questi obiettivi. Ai sensi della nuova politica comune della pesca ci sarà quindi un maggiore margine di manovra per gli Stati. Magari non avverrà in maniera soddisfacente per tutti, forse nemmeno per voi che, chiaramente, vorrete di più. Quel che posso promettere è che il margine sarà maggiore rispetto a quello attuale, questo è chiaro. Cito un esempio pratico. Per il Mediterraneo la mortalità ammessa per questa e quella specie, sarà a un certo livello per ogni stock. Gli Stati membri intorno al Mediterraneo siederanno poi insieme ad un tavolo e, se riusciranno a trovare un accordo sulle misure tecniche per raggiungere quell'obiettivo, io sarò obbligata ad essere d'accordo con loro. Mi si dirà che quella è la soluzione giuridica che è stata trovata per raggiungere l'obiettivo del Trattato, quindi con una maggiore competenza su base regionale, lasciata agli Stati membri. Se, per esempio, l'Italia, la Croazia, la Slovenia e la Grecia non riusciranno a trovare un accordo su quel che dovrà accadere nel mar Adriatico e Ionio, allora subentreremo noi, ma lasceremo la prima iniziativa agli Stati membri. Si tratta dell'idea di regionalizzazione prevista dalle nuove disposizioni, un grande cambiamento.
Questo mi spinge sicuramente a ringraziarvi perché, come potrete immaginare - il presidente Russo lo può confermare - stiamo cambiando il nostro atteggiamento. Questi dibattiti non sono privi di utilità.


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Noi stiamo raccogliendo pareri e consigli e questo processo di consultazione non è superfluo, perché anzi stiamo comprendendo in modo più concreto le specificità dei vari bacini marittimi e ci stiamo muovendo, stiamo cambiando.
Nel Mediterraneo ci sono delle specificità, come hanno detto molti di voi, ma dobbiamo rispettare anche le regole comuni, le quali prevedono per esempio che c'è bisogno di stock sani. Proprio perché anch'io sono della regione del Mediterraneo, posso dire che, se la pesca eccessiva nel nostro mare è del 25 per cento più alta rispetto a quella di altre regioni, non dobbiamo esserne orgogliosi. Noi abbiamo un overfishing fino al 75 per cento, mentre in alcune zone dei mari del nord si raggiunge un livello del 50 per cento. Ripeto, non dovremmo esserne orgogliosi. Se parliamo di specificità, allora dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Una nostra specificità è che su questo ci stiamo comportando peggio di altri Stati membri.
Apprezzo sicuramente quello che è stato detto dal vicepresidente Andria sui tempi, ma occorre tradurre in maniera diversa le cose da fare, perché dobbiamo sbrigarci. Lo dico proprio per spiegarvi quanto sia difficile arrivare ad un giusto equilibrio, per trovare il quale vorrei ribadire che io stessa voglio collaborare. Dobbiamo però essere sicuri di assumere misure concrete che vadano nella direzione giusta, per raggiungere i livelli di rendimento massimo sostenibile per la grande maggioranza degli stock, compresa la maggior parte di quelli commerciali.
Per quanto riguarda il calendario da seguire, di cui ha parlato l'onorevole Agostini, ne dovremo parlare con il Ministero e con gli altri Governi, ma abbiamo bisogno di stabilire una scadenza sui cui impegnarci, perché non basta dire che vogliamo raggiungere un obiettivo quando sarà possibile, o che prima o poi ci arriveremo. Abbiamo bisogno di scadenze certe e quando le avremo, allora potremo discutere. Sono d'accordo con voi, abbiamo bisogno di un periodo di transizione, come avete detto in tanti, e lo avremo.
Un altro dei punti sollevati - dall'onorevole Callegari, dal vicepresidente Andria e dall'onorevole Gottardo - concerne l'approccio regionale all'interno degli Stati membri. Oggi ne ho parlato col vostro ministro, che vorrebbe vedere attuato il divieto dei rigetti in mare in modo graduale e in considerazione delle differenze regionali. Possiamo farcela, noi possiamo concedere la flessibilità agli Stati membri affinché possano agire come vogliono. Si possono destinare alcuni stock ad alcune regioni specifiche.
È chiaro che, al di fuori del sistema, sarà possibile accettare la presenza delle imbarcazioni artigianali, ma dobbiamo comunque rispettare le regole. Per questo vorrei fosse chiaro che occorre rispettare il quadro generale. Tutte le imbarcazioni dovranno adeguarsi al divieto dei rigetti, ma le imbarcazioni della flotta artigianale potranno essere esentate dalle concessioni. Se volete inserirle nel sistema, possiamo accettare tutte le imbarcazioni artigianali, cioè l'80 per cento della vostra flotta, delle vostre imbarcazioni. Non sarà una catastrofe, come alcuni pensano. Esiste quindi un margine ampio di flessibilità.
Per quanto riguarda le strategie regionali, avete parlato dei problemi con i vostri vicini. Il Mediterraneo rappresenta un caso speciale, perché molti Paesi vicini che vi si affacciano non fanno parte dell'Unione europea. Sapete qual è la situazione: è arrivata la primavera araba, ma nonostante tutto abbiamo avuto grandi difficoltà, di cui tutti siamo consapevoli. Abbiamo bisogno di condizioni di parità, che possiamo ottenere solo attraverso un migliore controllo perché non c'è altro modo possibile.
Sono particolarmente lieta di dire che, a partire da quest'anno, la Commissione europea avrà un nuovo strumento giuridico che le consentirà - e questo sarà fondamentale - di fermare le importazioni da Paesi che non praticano la pesca sostenibile. Stiamo discutendo della possibilità di attivare questo strumento cominciando con l'Islanda, nel mare del Nord. Gli strumenti ci sono, quindi, e se


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possiamo dimostrare che altri Paesi pescano in modo non sostenibile, che non collaborano con noi, allora possiamo spingerli a pagare per questo, il che sarà molto doloroso.
È stato detto che l'Unione europea è la seconda potenza al mondo per la pesca. Posso dire invece che siamo i primi consumatori al mondo di prodotti ittici, di cui consumiamo il maggior quantitativo; è quindi chiaro che, se li chiameremo a negoziare, quei Paesi dovranno adeguarsi. Abbiamo però bisogno di controllo e di attuazione per le nostre marinerie.
Quanto al caro del gasolio, anche noi siamo chiaramente preoccupati per il futuro, ma credo di essere forse più ottimista di voi, in questo senso. Adesso c'è sicuramente un rincaro, che però non durerà per sempre, se saremo in grado di gestire la nostra crisi economica europea - la Commissione europea apprezza moltissimo le misure adottate dal Governo italiano, che so sta facendo moltissimo - in maniera più efficace.
Dobbiamo certamente tenere il passo e fare un po' di più, sono d'accordo. Adesso si parla della possibilità di stanziare più risorse per nuovi motori meno inquinanti. Ma questo potrebbe comportare il pericolo di un eccesso di capacità, di motori sempre più potenti e di un crescente numero di navi, creando quindi un'eccessiva capacità di pescare e compromettendo la possibilità di avere pesce a sufficienza in futuro. Le cose quindi non sono facili come sembra.
Per quanto riguarda le imprese familiari e la pesca artigianale, vogliamo sicuramente aiutare questo comparto.
L'ingresso della Croazia nell'Unione europea segnerà chiaramente l'inizio di una nuova fase, ma nell'ambito dei negoziati per l'adesione abbiamo già adottato le nostre misure e il capitolo della pesca è stato uno dei più difficili. Non crediate quindi che la Croazia possa fare quel che vuole. Noi siamo qui, li inviteremo a rientrare nel quadro della strategia. Quindi, se volete ulteriori informazioni, potete rivolgervi a me e sarò lieta di darvele.
Mi avete poi chiesto delle opportunità da offrire ai giovani. Per quanto riguarda l'acquacoltura, noi stanzieremo fondi a cui potranno accedere soltanto i nuovi soggetti giovani che entreranno nel settore. Per quanto riguarda il settore della pesca, non ho ancora delle risposte concrete, ma stiamo svolgendo riflessioni e cercando di elaborare soluzioni, perché crediamo che sia davvero molto importante.
Vorrei chiudere con un riferimento al denaro, che è sempre rilevante. Si chiedeva quanto sia il denaro a disposizione. Il nostro fondo avrà per il prossimo anno - spero - una dotazione migliore, di 6,5 miliardi di euro, quindi più di un miliardo di euro all'anno, per tutta l'Europa. L'Italia ha già avuto in passato tra i 60 e i 70 milioni all'anno e speriamo di poter aumentare questa cifra, ma abbiamo bisogno di cooperare in maniera positiva col vostro Governo.
Credo davvero che possiamo andare oltre e proseguire ancora lungo questa strada, per arrivare a risultati migliori, ma a condizione di perseguire la riforma. Possiamo dare più risorse al comparto, se vuole adeguarsi. Credo che dobbiamo lavorare ancora molto su questa strada. Questa non è la fine del nostro dibattito, che dovremo continuare ancora per giungere a soluzioni più pratiche e concrete.
Grazie per la vostra ospitalità e per avermi invitato qui ad avere con voi questo scambio. Spero che potremo lavorare insieme anche in futuro.

PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario Damanaki, a nome mio, della collega Boldi, del collega Pescante, del collega Andria e di tutti i colleghi che hanno partecipato ai lavori di queste Commissioni congiunte.
Volevo dirle, signora Commissario, che lei è stata apprezzata nella sua sensibilità di merito ed ancor più nella sua disponibilità ad un confronto così franco con i Parlamenti nazionali. Non vi sarà mai alcuna riforma che non sia partecipata, pur nelle criticità, dai livelli istituzionali territoriali e dalle rappresentanze di settore.


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Credo che abbiamo aggiunto un altro piccolo mattone, ma forse importante, nella costruzione di una nuova pesca europea. Sono certo che ella saprà cogliere le sollecitazioni che da questa audizione le sono venute. Grazie davvero.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,35.

ERRATA CORRIGE

Nel Resoconto stenografico della seduta del 18 novembre 2011, n.1, delle Commissioni riunite XIII (Agricoltura) - XIV (Politiche dell'Unione europea) della Camera dei deputati e 9a (Agricoltura e produzione agroalimentare) - 14a (Politiche dell'Unione europea) del Senato della Repubblica, a pagina 1, nell'intestazione la parola «ALIMENTARE» si intende sostituita dalla seguente: «AGROALIMENTARE»; a pagina 1, prima colonna, sesta riga, il numero «143» si intende sostituito dal seguente: «127-ter»; a pagina 3, prima colonna, diciottesima riga, il numero «143» si intende sostituito dal seguente: «127-ter».

XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea)

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