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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIV
1.
Mercoledì 16 luglio 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Pescante Mario, Presidente ... 2

Audizione del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Pescante Mario, Presidente ... 2 3 8
Giachetti Roberto (PD) ... 8
Ronchi Andrea, Ministro per le politiche europee ... 2 3
Stanca Lucio (PdL) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XIV
POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 16 luglio 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO PESCANTE

La seduta comincia alle 14,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulle linee programmatiche.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, sulle linee programmatiche.
Prima di darle la parola, signor Ministro, vorrei ringraziarla. Non le nascondo che ci sono state alcune difficoltà di comunicazione tra gli uffici della nostra Commissione e i suoi, dovute all'avvio della legislatura, che tuttavia sono state largamente compensate dalla sua disponibilità. Ho anche rivendicato la nostra quantomeno ventennale amicizia e l'appartenenza allo stesso Circolo canottieri (ove io pratico sport e il Ministro pubbliche relazioni!).
Si trattava solo di un problema di rapporti tra i nostri uffici, anche perché lei è il nostro Ministro e noi la sua Commissione di riferimento, per cui abbiamo un obiettivo comune: quello di valorizzare il ruolo del Dicastero. In un contesto in cui ogni materia ha sempre una Commissione competente, spesso noi ci siamo però ridotti - è un retaggio del passato, di cui nessuno ha colpa - a svolgere una funzione quasi notarile.
Ora intendiamo, invece, dare un impulso alla nostra Commissione in stretto collegamento e in intesa con lei. Consideriamo dunque molto importante questo incontro.
A causa dei lavori dell'Assemblea, iniziamo questa audizione con cinquantacinque minuti di ritardo, tanto da indurmi a chiedere ai colleghi della Commissione di ritoccare gli orari delle nostre sedute. In passato, infatti, l'orario delle 13,30 era probabilmente basato su problemi di dieta dei componenti della Commissione, mentre nessuno di noi sembra avere questi problemi, tranne forse l'onorevole Pini, che però è un rugbista! Battute a parte, ritengo doveroso rivedere l'orario dei nostri lavori. Oggi, signor Ministro, lei ci ha pazientemente atteso per un'ora e, poiché questo ha comportato qualche scompenso nei successivi incontri in un momento così delicato, le chiedo di indicare il metodo di lavoro da seguire, visto che abbiamo anche individuato una data per il successivo incontro.
Ringrazio ancora il Ministro Ronchi, cui do ora la parola.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Innanzitutto ringrazio il presidente Pescante e, oserei dire, l'amico Mario, con il quale ho una frequentazione ventennale. Mi scuso per il ritardo con cui siamo giunti a questo nostro incontro, cui tengo in modo particolare, dovuto all'avvio della legislatura e agli impegni all'estero.
Prima di iniziare, poiché alle 15 si svolgerà il Country Team del Patto di Lisbona a Palazzo Chigi, impegno che è stato fissato quarantotto ore fa e al quale


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non posso disertare, proporrei di limitarmi oggi a una breve esposizione del mio mandato. Abbiamo peraltro già stabilito di incontrarci martedì 29 con più tempo a disposizione. Credo quindi di poter svolgere questa breve illustrazione, di cui stralcerò alcune parti, per avviare questo dialogo, rimandando poi al 29 il seguito dell'audizione con il tempo necessario per gli approfondimenti.

PRESIDENTE. A che ora?

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Alle 14. Mi scuso anticipatamente, ma non posso certamente eludere l'appuntamento delle 15.
Signor presidente, onorevoli colleghi, nella presentazione delle linee programmatiche di questo Dicastero mi atterrò a illustrare quei punti della delega, conferiti dal Presidente del Consiglio, che ritengo abbiano una maggiore rilevanza. Come ho già fatto con i colleghi del Senato, in questo primo incontro mi preme innanzitutto definire con voi una metodologia della nostra collaborazione futura, che, compatibilmente con tutti i nostri impegni, auspico assidua e improntata a una reciproca disponibilità, al dialogo e all'ascolto, in cui mi impegnerò.
Il mio auspicio è che, in nome della difesa degli interessi dell'Italia, in sede europea si possano e si debbano mitigare gli eccessi di appartenenza e la naturale contrapposizione politica tra maggioranza e opposizione. Mi auguro che si possa instaurare un clima costruttivo.
Purtroppo, le ultime settimane sono state segnate da una pesante battuta d'arresto nel lavoro della costruzione della Casa comune europea. Il risultato del referendum irlandese, con la bocciatura del Trattato di Lisbona, ha infatti mostrato l'esistenza di un gravissimo problema di immagine e di sostanza, che le istituzioni europee si trovano a scontare.
Come autorevolmente affermato ieri dal Presidente della Camera, è intenzione del Governo approvare prima delle vacanze il Trattato di Lisbona, impegno siglato all'unanimità in Consiglio dei Ministri. C'è la volontà comune di dare un segnale forte all'Europa approvando il Trattato di Lisbona prima della pausa estiva. Questo impegno deve essere condiviso da tutti.
Come efficacemente evidenziato, il «no» dell'Irlanda ha rivelato un profondo malessere che riguarda tutti i Paesi europei, e che definisco come una mancanza di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e delle risposte che l'UE tende a dare ogni giorno.
È evidente come l'Europa sconti una difficoltà di comunicazione. Se da una parte la classe politica comprende agevolmente il processo e l'architettura dell'integrazione europea, il corpo elettorale sembra invece essere lontano, talvolta ostile. Esso tende a identificare l'Unione come una sorta di Moloch, di totem burocratico, freddo, lontano e assente, impegnato a produrre vincoli esclusivi, lacci e norme che, invece di semplificare, complicano la vita quotidiana.
Di fronte a questa crisi, considero necessario agire senza alcuna timidezza. Esaurite le grandi sfide iniziali della pace, dell'apertura delle frontiere interne e della moneta unica, oggi bisogna scoprire, andare a costruire, a disegnare e a prefiggere un nuovo grande obiettivo: ascoltare e dare voce ai cittadini, capirne le reali esigenze e la volontà.
In questo senso, ritengo che il ruolo e l'attenzione dei Parlamenti nazionali verso l'Europa debbano essere fondamentali, come sottolineato dallo stesso Presidente della Commissione, Barroso, intervenuto ieri presso le Commissioni esteri e politiche dell'Unione europea congiunte di Camera e Senato, gesto di attenzione verso il Parlamento italiano per il quale desidero ringraziarlo. Il presidente Barroso ha chiesto ai Governi nazionali di essere «attivi e propositivi», e all'Italia di «far pervenire i suoi pareri, le sue proposte e le sue critiche», ma anche di far conoscere le opportunità che essere appartenenti all'Unione europea può offrire a tutti i cittadini.
Prendendo spunto da questo invito, considero doveroso impegnarci al massimo nello svolgere quel ruolo di cerniera tra le


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istituzioni e i cittadini delle circoscrizioni nelle quali siamo stati eletti, che può risultare prezioso in questo momento così delicato. Il Dipartimento che ho l'onore di guidare è ovviamente disponibile per tutte le forme di collaborazione che si intenderà intraprendere.
Per quanto riguarda ancora il Trattato di Lisbona, la scorsa settimana, durante il mio viaggio a Strasburgo e l'incontro amichevole con il Presidente Pöttering (e con gli europarlamentari italiani), ho voluto rassicurarlo sulla volontà dell'Italia di completare e di ratificare il Trattato di Lisbona prima della pausa estiva. Ieri il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi lo ha ribadito ancora una volta al Presidente Barroso.
Siamo quindi pronti a fare la nostra parte e a puntare con forza sul principio della costruzione dell'Europa a 27 Stati membri, nella consapevolezza della necessità di farle cambiare il passo per evitare che essa sia condannata a franare e a implodere.
Un punto è chiaro. Con il voto irlandese è stata sconfitta non l'Europa, ma una certa idea di Europa, che appare fredda, burocratica, assente e lontana, che definisco senza anima. È quindi doveroso ripartire per ricercare un nuovo modello di government continentale. Per riavvicinare i cittadini all'Europa, è necessario riaffermare le radici e i valori comuni, prefiggendosi obiettivi che le popolazioni del vecchio continente possano sentire proprie sulla loro pelle.
Il semestre di Presidenza francese rappresenta un'occasione molto importante per interpretare al meglio questo bisogno. Lo dimostra, ad esempio, il Patto per l'immigrazione e l'asilo che pone le basi per governare i flussi migratori, attraverso una politica non più intergovernativa, ma pienamente e doverosamente comunitaria. Sono convinto che questo passaggio contribuirà a far capire all'esterno che l'Unione europea è intenzionata a gestire davvero e non demagogicamente il fenomeno dell'immigrazione, tenendo fermo l'imperativo di un binomio, legalità e solidarietà, che l'Italia ha interpretato con le norme iscritte nel pacchetto sicurezza.
È questo il giusto approccio da cui ripartire. L'Unione deve accantonare certe eccessive rigidità, che hanno contribuito ad allontanare i cittadini dalle istituzioni, e soprattutto tornare ad avere un'anima, ovvero il coraggio di diffondere anche controcorrente idee-guida valoriali.
Credo che, in una prospettiva di lungo termine, tornare a perseguire l'ipotesi di nominare il Presidente del Consiglio europeo o la Commissione attraverso un sistema di elezione diretta da parte dei cittadini, al fine di portare avanti una sola voce in materie delicate come quelle della politica estera e della difesa, non rappresenti un'eresia.
Soltanto la via democratica in prospettiva può garantire la vera identità dell'Europa. Questa è la mia convinzione e la bussola che umilmente guiderà l'azione del Governo e il mio personale impegno di fronte all'enorme responsabilità che spetta non soltanto ai Governi, ma a tutto il Parlamento e ai cittadini.
Per quanto concerne l'attività del mio Dicastero, tra gli obiettivi prioritari come Ministro intendo perseguire quello di rafforzare l'azione di coordinamento interno, al fine di definire una strategia negoziale in grado di tutelare gli interessi nazionali. Ciò richiederà il coinvolgimento non soltanto delle amministrazioni locali e centrali, ma anche dei rappresentanti del mondo produttivo, che chiede a gran voce di essere ascoltato.
La scorsa settimana, a Strasburgo, ho incontrato tutto il mondo produttivo, dalla Confindustria alla Confcommercio, alle grandi aziende che, a gran voce, chiedono di essere coinvolte, sostenute e di far parte di questo processo di costruzione anche a difesa dei nostri interessi. Sin dall'inizio del mio mandato, ho avviato tutti i necessari contatti con le parti imprenditoriali, le parti sociali e i nostri europarlamentari a Strasburgo, che ho incontrato la scorsa settimana.
La definizione di una posizione comune appare indispensabile perché l'Italia possa presentarsi in Europa con una sola voce;


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una strategia unica capace di massimizzare le nostre possibilità di riscuotere successo. Tale azione di coordinamento, che ha la sua sede naturale nel Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE), deve essere attuata in maniera sistematica e non sporadica, coinvolgendo anche i nostri parlamentari.
In linea con le priorità indicate dalla Presidenza francese, dovremo sicuramente intensificare la nostra azione sul dossier immigrazione e su quello dell'energia e cambiamenti climatici, nonché sul tema connesso alla riduzione dell'emissione di CO2 per le automobili.
Dovremo continuare a seguire il dossier del mercato interno dell'energia, dedicare grande attenzione a temi concreti e specifici, quali la creazione e la regolamentazione del brevetto comunitario, tema caro alla nostra industria, nonché la competitività dell'industria europea della difesa. Analoga attenzione dobbiamo continuare a rivolgere alla problematica del made in.
Infine sarà necessario proseguire con maggiore intensità la riflessione sulla revisione delle prospettive finanziarie 2013-2020. Un esempio di buon funzionamento della nostra attività di coordinamento è rappresentato dall'attuazione della strategia di Lisbona per la crescita e per l'occupazione. In qualità di coordinatore nazionale, cercherò di favorire l'impegno e l'azione sinergica tra le tante amministrazioni coinvolte nell'attuazione degli obiettivi definiti dalla stessa strategia in termini di competitività del nostro sistema produttivo e soprattutto di crescita dell'occupazione.
In queste ore la gravissima crisi economica americana sta per piombare sulle nostre spalle, per cui ritengo necessario abbandonare l'antitesi tra maggioranza e opposizione, perché purtroppo bruttissimi venti di recessione economica stanno soffiando e certamente non si prepara un buon futuro.
Siamo di fronte a importanti appuntamenti. Scade il primo ciclo di programmazione 2005-2008, inizia quello 2008-2011. Dovremo quindi presentare a ottobre il nuovo programma triennale, unitamente al rapporto annuale sull'attuazione. In previsione di ciò, incontrerò tra breve una delegazione della Commissione.
Il prossimo Piano nazionale di riforma al quale stiamo lavorando con tutte le amministrazioni interessate dovrà essere basato su uno spirito di profonda continuità. Le priorità nazionali definite nel 2005 restano la base sulla quale costruire, tenendo conto di tutti gli sviluppi susseguitisi.
La strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione è un importante strumento di coordinamento delle politiche economiche e allo stesso tempo una occasione da non perdere per la modernizzazione della nostra Italia.
Le raccomandazioni rivolte dall'Unione europea all'Italia toccano le aree in cui riteniamo doveroso agire in fretta: le liberalizzazioni, il sistema formativo, le infrastrutture, la ricerca e i crescenti divari dei livelli d'occupazione, aree sulle quali si rileva un'assoluta convergenza dell'indicazione dell'Europa e dell'impegno del Governo.
È funzionale al coordinamento un insieme di strumenti di valutazione delle riforme, che è in via di definizione e sul quale l'Italia ha un ruolo di guida.
In questa complessa attività sono fondamentali il coinvolgimento e l'appoggio del Parlamento. È mia intenzione favorire la partecipazione sempre più attiva, che rafforzerà i rapporti tra Parlamento e cittadini, e garantire solidità alla nostra stessa posizione negoziale.
Per garantire una continuità all'azione di recepimento del diritto europeo da parte dell'Italia, il Governo ha provveduto immediatamente al riesame del disegno di legge comunitaria del 2008, che era già stato approvato in via definitiva dal precedente Governo e presentato alle Camere. Il provvedimento è stato integrato con ulteriori disposizioni e gli allegati sono stati completati con l'inserimento di altre direttive, che dovranno essere recepite.
L'attuale formulazione del disegno di legge contiene la delega per il recepimento di ben 35 direttive, oltre che per due decisioni quadro adottate nell'ambito della cooperazione di polizia e di quella giudiziaria in materia penale.


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Con la legge comunitaria del 2008 sarà conferita, tra l'altro, la delega al Governo per il recepimento della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi del mercato interno, di cui tratterò più avanti. Al riguardo, dovranno anche essere predisposti specifici e chiari criteri di delega, utili per l'elaborazione di una normativa di recepimento che possa coniugare l'esigenza di uniformità della regolamentazione con le varie competenze regionali.
Prosegue dunque il recepimento delle direttive europee in attuazione delle deleghe già conferite al Governo con la legge comunitaria del 2007.
Anche il recepimento delle direttive comunitarie in via amministrativa da parte delle singole amministrazioni prosegue a buoni ritmi. Questa attività è rilevante al fine del conseguimento dell'obiettivo fissato dalla Commissione europea per il 2009, con riferimento al deficit di trasposizione delle direttive comunitarie relative al mercato interno, che dovrà scendere fino all'1 per cento. Come risulta dai dati resi noti il 9 luglio scorso, questo deficit si attesta all'1,2 per cento, vicino alla media degli Stati europei; è il miglior risultato dal 1997, anno in cui fu introdotta questa rilevazione.
Il Governo ha dunque iniziato una riflessione sull'azione da intraprendere per garantire alla legge comunitaria annuale tempi più brevi e più certi per l'approvazione. In quest'ottica, auspico che il Parlamento voglia considerare l'opportunità di rivedere i regolamenti nella parte che disciplina l'esame congiunto del disegno di legge e della relazione annuale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
Ritengo, ma è una mia proposta, che potrebbe essere considerata la possibilità di riservare alla legge comunitaria un'apposita sessione parlamentare, al pari di quanto già avviene per la legge finanziaria. Al contempo il Governo intende valutare nuove soluzioni sistematiche, intese al rapido ed efficiente adeguamento dell'ordinamento interno a quello comunitario. Tra le ipotesi da approfondire non posso escludere una modifica della Costituzione intesa a prevedere, come già avviene in altre Nazioni, una sorta di delega permanente al Governo, che riguardi almeno il recepimento delle direttive che lasciano soltanto uno spazio molto ridotto alla discrezionalità degli Stati membri nella fase di attuazione. In questo caso, la nuova previsione costituzionale dovrebbe confermare il passaggio del provvedimento predisposto dal Governo alle specifiche Commissioni parlamentari, al cui parere dovrà essere ovviamente riconosciuta una maggiore vincolatività.
Il recepimento della direttiva «servizi» rappresenta la sintesi di politiche che il programma del nostro Governo ritiene fondamentali per il rilancio e la crescita della nostra economia. Si tratta di ottenere una semplificazione delle procedure e una più radicale liberalizzazione, con un'importante attenzione alla qualità dei servizi e alla tutela del cittadino, nonché di spingere per una forte modernizzazione e una completa digitalizzazione della pubblica amministrazione.
La direttiva servizi è pertanto uno dei tasselli centrali per la crescita della nostra economia, dell'occupazione e soprattutto per lo sviluppo della competitività. Il complesso degli adempimenti previsti dalla direttiva costituisce un insieme ragionato di strumenti, grazie ai quali l'Unione intende rendere il sistema dei servizi meno frammentato e più competitivo.
L'obiettivo europeo dunque è un'opportunità molto importante, che dobbiamo saper cogliere con un recepimento corretto e coordinato con i diversi soggetti istituzionali, le parti sociali e quelle produttive.
In questa prospettiva, appena insediatomi, ho cominciato a coinvolgere subito le regioni e le organizzazioni professionali nell'esame delle normative vigenti, soprattutto regionali, nonché nell'elaborazione dei criteri di recepimento, così da realizzare il principio della leale collaborazione e del rispetto delle competenze costituzionali in ogni livello di decisione.
Tra le priorità del mio mandato, un posto fondamentale e cruciale è riservato alla gestione del precontenzioso, tema su cui la situazione è migliorata rispetto agli anni passati.


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Il numero delle procedure di infrazione aperte nei confronti dell'Italia è notevolmente diminuito. Con le ultime decisioni prese dalla Commissione nello scorso giugno, il numero si è attestato a livelli fino a poco tempo fa impensabili; siamo infatti scesi a 176 procedure, cifra che scenderà molto grazie alla recente conversione in legge da parte del Parlamento del cosiddetto «decreto salva-infrazioni».
Nonostante questo miglioramento, però, rimaniamo in testa purtroppo a questa negativa classifica dei Paesi con il più alto numero di procedure aperte. Dobbiamo intensificare l'impegno e, nonostante i tagli di bilancio, stiamo rafforzando il settore del Dipartimento che sta lavorando alacremente a questo impegno e che desidero ringraziare.
Per questo ho voluto confermare tout court la struttura di missione che è stata appositamente creata, rafforzandone ulteriormente l'azione in vista di un ambizioso traguardo: evitare di essere i primi in questa brutta classifica.
Si tratta quindi non di migliorare una classifica, ma di far fronte all'indubbia accelerazione impressa dalla Commissione e dalla Corte di giustizia delle Comunità europee nella trattazione dei casi di inadempimento del diritto comunitario. Soprattutto nella procedura che segue a una prima sentenza di condanna della Corte - la cosiddetta procedura 228, dall'articolo del Trattato che la prevede - la Commissione ha ormai imposto cadenze temporali suscettibili di portare nel giro di un anno a un nuovo processo in Corte e quindi, in caso di condanna, a pesanti sanzioni pecuniarie nei confronti dello Stato.
Per far fronte a questa accelerazione delle procedure, chiederemo un impegno comune di tutte le amministrazioni locali interessate. Purtroppo non tutti da questo orecchio ci sentono. Quando, poi, la soluzione di una procedura richiede un intervento legislativo è ovvio che ci deve essere il contributo da parte delle Camere.
Lo strumento della legge comunitaria non si è dimostrato uno strumento sufficiente a portare a rapida soluzione le procedure di infrazione, e probabilmente anche una sua velocizzazione dei tempi di approvazione non risolverà questi problemi.
Questo spiega perché sarà probabilmente necessario anche in questa legislatura fare ricorso, come previsto dall'articolo 10 della legge n. 11 del 2005, a disegni di legge ad hoc, sui quali chiedere al Parlamento la trattazione d'urgenza, o addirittura a decreti-legge tipo il recente «salva-infrazioni».
Veniamo alla nostra presenza nelle istituzioni europee, tasto dolente ma che potrà portare grossi risultati alla nostra Italia, laddove contare di più significa soprattutto esserci, come ci chiedono imprese, parti sociali, mondo dell'industria e mondo dell'agricoltura. Tutti ci chiedono di essere più forti, più presenti, più vicini.
In un'Unione allargata a 27 Stati membri non basta più professare, praticare o dire che siamo europeisti e essere annoverati tra i padri fondatori. Le istituzioni dell'Unione allargata devono comprendere una presenza adeguata di funzionari di nazionalità italiana, in qualità, quantità, livello e opportuna distribuzione settoriale fra le varie politiche, affinché la realtà, le esigenze e le istanze dell'Italia possano essere meglio recepite, valorizzate, seguite, sin dalla fase ascendente della concezione delle politiche europee nonché nell'istruzione dei singoli dossier, troppo spesso abbandonati e non seguiti dai nostri funzionari.
Questo Governo intende dunque intensificare l'azione di monitoraggio e sostegno della presenza italiana nelle istituzioni europee. Come Ministro per le politiche europee, intendo creare frequenti occasioni per un contatto con i funzionari apicali a Bruxelles, nonché con i giovani più promettenti che seguono politiche di specifico interesse italiano. Sono preparati e devono soltanto essere accompagnati, guidati, sostenuti.
Mi impegno inoltre a seguire attivamente anche la presenza di esperti nazionali e distaccati presso le istituzioni europee, ben cosciente dell'investimento che essi rappresentano per l'ammodernamento


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e la migliore efficienza e incisività dell'amministrazione italiana in linea con il programma di questo Governo.
Nello stesso modo, saremo attenti a una adeguata presenza italiana nelle agenzie europee, stimolando il coordinamento con i diversi Ministeri competenti per identificare per tempo le candidature specialistiche, qualitativamente ineccepibili, da proporre e sostenere.
Nella politica del Governo sarà centrale la formazione europea, linguistica e professionale della pubblica amministrazione, che dovrà riguardare innanzitutto il sistema scolastico e quello dell'università. In questa direzione, il Dipartimento, dopo aver varato nel 2007 un accordo di formazione e di ricerca con il Ministero della pubblica istruzione, intensificherà questa attività di collaborazione.
Mi impegno dunque a riferire regolarmente alla Commissione l'iter dei lavori del mio Dicastero e mi auguro di potermi avvalere della vostra collaborazione. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministro, per la relazione svolta, che verrà posta in distribuzione.
Devo ringraziarla anche perché, avendo letto il suo intervento al Senato, ho potuto notare che il documento di oggi è arricchito da aggiornamenti, che rispondono già a qualche quesito. Personalmente, infatti, per quanto riguarda la legge comunitaria, le avrei chiesto come rendere questo passo interessante. Si parla spesso di comunicazione tra l'Europa e la gente, ma i Parlamenti nazionali devono dare un contributo a questa comunicazione.
Avendo anticipato la risposta al quesito che intendevo porre, le auguro di avere successo in questo tentativo. Non ho condiviso molto il discorso comparativo con la legge finanziaria. Mi auguro che il dibattito sia ...

ROBERTO GIACHETTI. Ma il Ministro si riferiva ai tempi.

PRESIDENTE. Se non altro per non avere 3 mila emendamenti e magari dover finire con un voto di fiducia! So che il Ministro ha i minuti contati ....

LUCIO STANCA. Presidente, poiché il 29 luglio non potrò essere presente, vorrei fare un brevissimo flash.

PRESIDENTE. Onorevole Stanca, potremo eventualmente concordare l'orario di svolgimento del seguito dell'audizione. Del resto, lei è stato tra i più presenti!
Ringrazio il Ministro per questo avvio che mi sembra sia stato buono. La luna di miele tra eletti ed elettori dura cento giorni e anche in questa sede c'è un buon clima. Come ben espresso nelle premesse, le questioni sono tecniche e devono essere affrontate con questo spirito.
La Commissione, inoltre, si compone di persone di particolare esperienza, quali il Presidente Buttiglione, l'onorevole Stanca, il vicepresidente Pini, che mi ha dato un formidabile aiuto quando sono mancato per le Olimpiadi di Pechino, l'amico Stucchi, il vicepresidente Farinone e, last but not least, l'onorevole Gozi, che per molti anni ha svolto l'attività professionale a Bruxelles prima con Prodi e poi con Barroso.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,50.

XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea)

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