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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(I, IV e XI)
1.
Mercoledì 7 novembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Moffa Silvano, Presidente ... 3

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, sull'armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico per il personale del comparto difesa e sicurezza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Moffa Silvano, Presidente ... 3 5 7 10 14 15
Ascierto Filippo (PdL) ... 5
Bosi Francesco (UdCpTP) ... 9 10
Cazzola Giuliano (PdL) ... 12
Cirielli Edmondo (PdL), Presidente della IV Commissione ... 11
Di Biagio Aldo (FLpTP) ... 9
Fedriga Massimiliano (LNP) ... 10
Fiano Emanuele (PD) ... 13
Fornero Elsa, Ministro del lavoro e delle politiche sociali ... 3 8 14
Paladini Giovanni (IdV) ... 7 8
Rosato Ettore (PD) ... 13
Villecco Calipari Rosa Maria (PD) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI), IV (DIFESA) E XI (LAVORO)

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 7 novembre 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XI COMMISSIONE SILVANO MOFFA

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, sull'armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico per il personale del comparto difesa e sicurezza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, sull'armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico per il personale del comparto difesa e sicurezza.
Nel salutare i presidenti e i componenti delle Commissioni I e IV, ringrazio il Ministro per la sua disponibilità e le cedo subito la parola.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio il presidente Moffa, i presidenti e tutti i membri delle Commissioni.
Nell'ambito della riforma complessiva del sistema pensionistico operata dal decreto «salva-Italia», l'intervento sui regimi e le gestioni pensionistiche per cui sono previste regole diverse da quelle vigenti nell'assicurazione generale obbligatoria è stato demandato a un apposito regolamento con cui «assicurare un processo di incremento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento» e « adottare le relative misure di armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico tenendo conto delle obiettive peculiarità ed esigenze dei settori di attività nonché dei rispettivi ordinamenti».
Nel rispetto di tali principi e criteri fissati dal legislatore, d'intesa con il MEF sono state inserite, nell'ambito dell'unico schema di regolamento di armonizzazione - comprendente anche le disposizioni riferite alle altre categorie di lavoratori iscritti a diverse gestioni dell'INPS e dell'ex ENPALS cui l'ordinamento previdenziale ha parimenti riconosciuto, per comprensibili e oggettive ragioni, accessi anticipati rispetto alle previsioni generali - i nuovi e più elevati requisiti di accesso in coerenza con il generale processo di riforma previdenziale riferiti al personale del comparto difesa e sicurezza, vigili del fuoco e soccorso pubblico.
Con riferimento a tale ultimo personale, giova ricordare che l'ultimo intervento di armonizzazione a regime pensionistico generale è stato effettuato con il decreto legislativo 30 aprile 1997 di attuazione della delega contenuta nella legge n. 335 del 1995, la cosiddetta «riforma Dini». I successivi provvedimenti di riforma che hanno interessato il sistema previdenziale non hanno, invece, toccato il settore in questione, al quale, pertanto, non sono stati applicati i seguenti interventi (legge n. 243 dell'agosto 2004, la cosiddetta «legge Maroni», legge n. 247


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del 2007, legge Damiano, decreto-legge n. 78 del 2009; decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98).
Hanno, invece, trovato applicazione le disposizioni inserite nel decreto-legge n. 78 del 2010 riguardanti sia l'applicazione del criterio di decorrenza della pensione differito di un anno - la cosiddetta «finestra mobile» - sia il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di accesso alla pensione, che sarà applicato, al pari degli altri lavoratori, a decorrere dal 1o gennaio 2013 con le modalità definite dal decreto 6 dicembre 2011 adottato in attuazione del predetto decreto-legge n. 78 del 2010.
Essendo questo il vigente quadro normativo di riferimento da cui partire per adottare le misure volte ad assicurare un processo di incremento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento, l'intervento ipotizzato - presentato all'esame del Consiglio dei ministri il 26 ottobre scorso all'esito della complessa e articolata istruttoria svolta, che ha coinvolto anche le altre amministrazioni interessate attraverso incontri a livello tecnico tra le competenti strutture, un confronto a livello politico tra i diversi ministri interessati e un confronto con le rappresentanze sindacali - rappresenta, a mio avviso, il punto di convergenza più equilibrato tra le irrinunciabili esigenze di riforma sottese al complessivo disegno di riassetto del sistema pensionistico e la necessità di salvaguardare le diverse specificità e le obiettive peculiarità connesse alle delicate funzioni istituzionali svolte dai settori interessati.
Il provvedimento, a nostro avviso, tiene inoltre conto della mozione unitaria approvata dal Parlamento il 24 maggio scorso.
A proposito di specificità, e al pari di quanto operato per le altre categorie di lavoratori a cui l'ordinamento previdenziale ha riconosciuto requisiti di accesso anticipati rispetto al regime generale, anche le misure predisposte per il personale del comparto difesa e sicurezza, dei vigili del fuoco e del soccorso pubblico incidono sui requisiti minimi di accesso prevedendone la riparametrazione coerente (e, pertanto, equa) con la riforma per gli altri lavoratori, anche in considerazione degli incrementi connessi alle aspettative di vita già previsti dalla vigente riforma (agendo, quindi, sui riflessi pensionistici di taluni istituti).
In sintesi, lo schema di regolamento prevede, a decorrere dal 2018 per il personale di truppa, i marescialli e i sergenti - oggi pensionabili a 60 anni - l'accesso alla pensione di vecchiaia a 62 anni, ferma restando l'applicazione degli incrementi per speranza di vita. Per il resto del personale è previsto, a regime dal 2018, l'accesso alla pensione con un'età dai 63 anni ai 66 anni e 7 mesi, ferma restando l'applicazione degli incrementi per speranza di vita. Al riguardo, è stata accolta la richiesta di applicare anche ai sergenti e ai marescialli, il requisito per il pensionamento di vecchiaia a regime a 62 anni (come per il personale di truppa) anziché a 63, come previsto in precedenza.
Quanto al pensionamento anticipato, esso è consentito con 42 anni e 3 mesi di contribuzione, in luogo degli attuali 40 1 (quindi 41), con applicazione di penalizzazioni progressive per età a regime inferiore a 59 anni. In particolare, si prevede che sulla quota retributiva di trattamento relativa alle anzianità contributive maturate antecedentemente al 1o gennaio 2012 è applicata una riduzione percentuale pari a 1 punto per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 58 anni fino al 31 dicembre 2018, e rispetto all'età di 59 a decorrere dal 1o gennaio 2019. Tale percentuale è elevata a 2 punti percentuali per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai due anni.
Inoltre, è previsto il mantenimento del canale di pensionamento con il sistema delle quote, che salgono - peraltro progressivamente - fino a quota 99 a decorrere dal 2019 (ossia 59 anni di età e almeno 40 anni di contribuzione), a cui si aggiunge l'incremento per l'aumento della speranza di vita.
Lo schema di regolamento presentato all'esame del Consiglio dei ministri prevedeva anche una specifica disposizione in materia di maggiorazioni del periodo di


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servizio - tali maggiorazioni incidono direttamente sui requisiti di accesso al sistema pensionistico quali elementi costitutivi che concorrono a configurare il requisito contributivo utile a tale fine - disponendone la limitazione a regime a complessivi 2 anni e 6 mesi, fermo restando il riconoscimento di un periodo eccedente nel caso in cui l'aumento sia già stato maturato antecedentemente all'entrata in vigore del regolamento.
Nel suddetto schema di regolamento (per trasparenza, specifico che mi riferisco ancora a quello presentato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministro dell'economia e delle finanze, poi modificato, come ovvio, nel corso del Consiglio dei ministri) erano stati previsti due interventi concernenti (non in via diretta) l'istituto dell'ausiliaria per il personale militare e il moltiplicatore per il personale delle Forze di polizia a ordinamento civile e del comparto dei vigili del fuoco per evitare che dall'intervento di armonizzazione derivassero paradossali effetti distorsivi di maggiore spesa pensionistica e di accentuazione delle differenze con il regime generale, come evidenziato nel corso dell'istruttoria tecnica dai competenti uffici del MEF.
Si sono così limitati gli effetti previdenziali (pertanto, non si trattava di un intervento sugli istituti ma sugli effetti pensionistici in merito all'accesso) degli stessi istituti con riferimento ai requisiti in vigore alla data del 31 dicembre 2012.
In particolare, con riferimento all'ausiliaria, a fronte delle obiezioni circa l'attinenza dell'intervento proposto nell'ambito del regolamento, si è valutato che, essendo il trattamento pensionistico rideterminato al termine del periodo di ausiliaria, tale momento riveste vera e propria natura di requisito di accesso al definitivo trattamento pensionistico, senza dimenticare le finalità di contenimento della spesa proprie del decreto «salva-Italia», che hanno condotto al forte inasprimento dei requisiti per tutti gli altri lavoratori.
Vi è, quindi, una specifica esigenza di equità, pur nel pieno riconoscimento della specificità delle funzioni svolte dalle Forze armate e di Polizia; tuttavia, sia le disposizioni in materia di maggiorazioni del periodo di servizio sia quelle relative all'ausiliaria e al moltiplicatore non sono state contemplate nel provvedimento licenziato dal Consiglio dei ministri: si è deciso di eliminare queste due disposizioni dal regolamento e lasciare quelle di cui vi ho già parlato.
Il provvedimento è ora trasmesso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Parlamento e al Consiglio di Stato per l'acquisizione dei relativi pareri.
Voglio aggiungere che partiamo da una norma che chiede l'armonizzazione con un riconoscimento pieno della specificità; la norma generale era stata ispirata a un criterio di sostenibilità finanziaria ma anche di equità tra le generazioni e dentro le generazioni. Ciò che abbiamo proposto per il comparto sicurezza va esattamente in quella direzione: vi è una questione di equità e una questione di armonizzazione nel pieno riconoscimento, come ho già detto, dell'importanza del ruolo svolto da tali categorie di lavoratori e nel pieno rispetto delle specificità del loro lavoro.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Ministro, dovrei quasi ringraziarla perché sembra che stia facendo un piacere alle Forze dell'ordine e alle Forze armate parlando di armonizzazione, di equità e di Italia da salvare.
Stiamo distruggendo un concetto portante nella sicurezza del Paese, ossia quello di avere delle Forze dell'ordine giovani e capaci. Oggi stiamo discutendo di un elemento cruciale, più per la sicurezza degli italiani che per le Forze dell'ordine, perché se con la spending review tagliamo l'80 per cento degli arruolamenti ma, contemporaneamente, con il «mirabile» disegno che lei ha tracciato tratteniamo maggiormente il personale in servizio, nei prossimi anni avremo non solo meno personale giovane nelle Forze dell'ordine ma anche un invecchiamento incredibile.


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Prima di entrare nello specifico, le chiederei di essere coerente: domani si prenda come scorta qualche cinquantanovenne che ancora lavora nel nucleo scorte e vedrà la differenza (non professionale ma puramente fisica); in tal modo, capirà cosa significa avere delle Forze dell'ordine di età avanzata.
Premesso questo, la legge che lei ha più volte menzionato stabilisce, riconoscendone la specificità, che le Forze dell'ordine vengano poste in un quadro e in un concetto diverso nell'ambito del pubblico impiego. Si tratta di una battaglia che in questi anni abbiamo sostenuto nelle aule del Parlamento e nelle varie Commissioni: diversità di trattamento non significa che lei può parlarci di armonizzazione e di equità, se oggi penalizziamo con un sistema contributivo che matura negli ultimi anni.
Ha parlato di quota 99 con 40 anni di contribuzione effettiva: fate voi il conto di quanti anni dovrà avere chi oggi entra nelle Forze dell'ordine a 24 anni per maturare quota 99 per cento con 40 anni di contribuzione; con il limite fissato a 62 anni, rimarrà in servizio fino all'ultimo giorno pur di maturare il massimo del trattamento pensionistico.
Quando si parla di «salva-Italia» si deve pensare alla sicurezza degli italiani e poi ai trattamenti economici e di quiescenza, che sono fondamentali: mi chiedo come possa un cinquantacinquenne (considerando chi parla, ad esempio) affrontare le manifestazioni di piazza, il crimine organizzato, la criminalità diffusa, le problematiche negli stadi e le scorte alle personalità in un'età non più giovanile e senza l'esuberanza fisica adatta a rendere tali indispensabili servizi.
Diminuiamo gli accessi ma pretendiamo, con la spending review, di lasciare immutate l'attività e la qualità operativa (praticamente un miracolo, se con l'80 per cento di accessi in meno dobbiamo mantenere invariati gli standard); per giunta, aumentiamo l'età di coloro che devono svolgere tale attività. Mi creda, Ministro, senza malizia o mancanza di educazione, non occorrevano i professori per il disastro che volete compiere al cospetto di un'esigenza reale delle Forze dell'ordine.
Nessun sindacato né COCER (Consiglio centrale di rappresentanza) si è espresso in modo favorevole a questa azione, e più volte il Parlamento si è espresso in modo unanime nel dire che vanno tenuti in considerazione i sacrifici, le peculiarità e le attività che svolgono Forze dell'ordine e Forze armate, oggi impegnate in scenari di lotta al terrorismo internazionale.
Ciò che voi state facendo, anche se proviene da atti parlamentari e governativi come il «salva-Italia», stride con le necessità reali; pertanto, la esorto, se ancora fosse possibile, a rivedere la sua posizione, a non penalizzare gli uomini in divisa, a rispettare la peculiarità e il sacrificio della loro attività e a fare in modo che non vi sia alcun cambiamento, non per un aspetto corporativo o di difesa di un privilegio - perché ciò che una legge prevede, ossia la specificità non è affatto tale - ma perché le Forze dell'ordine sono soggette a un rischio e a un disagio che non sono pari a quelli di nessun altro.
L'ultimo appartenente alle Forze dell'ordine che è stato «ammazzato» (un carabiniere di quartiere, per non citare il militare morto in Afghanistan) aveva un'età superiore alla media di qualsiasi carabiniere o poliziotto in servizio nelle strade fino a qualche anno fa, prima che il turnover desse tali deleteri effetti. Superati i 30-35 anni, non si ha più la reattività necessaria a tutelare l'ordine pubblico e a fronteggiare il crimine; la maggiore reattività fisica richiesta non può consentirci di pensare che queste categorie possano essere trattate sullo stesso piano degli archivisti e degli impiegati (con tutto il rispetto verso i ministeri, compreso il suo).
In virtù della specificità, al riguardo delle Forze dell'ordine chiedo di compiere qualche passo in avanti, non indietro, come invece vuole fare lei, insieme con il Ministro dell'economia e delle finanze. Spero che terrà in alta considerazione tutto ciò.


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PRESIDENTE. Abbiamo un'ora di tempo per l'audizione, che, in quanto tale, prevede che si pongano domande al Ministro sulla base della relazione che ha presentato. Avremo, poi, ampio spazio per tutte le valutazioni politiche che riterrete opportune.
Poiché sono già iscritti a parlare nove onorevoli e devo innanzitutto garantire che tutti i gruppi possano farlo, raccomando la sintesi.

GIOVANNI PALADINI. Cercherò di essere breve nel rivolgere alcune domande al Ministro.
Purtroppo, nel preannunciato schema di regolamento del Consiglio dei ministri (e, comunque, dei ministeri) vi è ben poca armonizzazione; già è stato un errore prevedere un'armonizzazione del sistema previdenziale delle Forze dell'ordine attraverso un decreto o regolamento (contrariamente a quanto succede ovunque), ovvero al di fuori del Parlamento, luogo in cui sono presenti le forze politiche che portano avanti gli interessi generali. Dovete sapere, infatti, che la disciplina delle Forze dell'ordine, a differenza degli altri dipendenti pubblici, richiede un intervento della legge anche per un semplice passaggio di livello; questo caso, pertanto, rappresenta l'unico in cui ciò non è accaduto, perché è stato adottato un decreto unilaterale al quale la Commissione può dare un parere non vincolante. Inoltre, anche l'accordo con i sindacati non mi sembra abbia avuto un esito esemplare.
Per arrivare alle mie domande, signor Ministro, alle quali la prego di rispondere anche attraverso un principio politico che oggi valutiamo, le ho sentito parlare di requisiti minimi, sostenibilità ed equità. Credo che, in tema di processo di armonizzazione dei requisiti minimi, le Forze dell'ordine non possano essere trattate al pari di tutti gli altri dipendenti della pubblica amministrazione, per ciò che ha detto il collega - ex carabiniere e oggi parlamentare - a proposito di quanto è avvenuto nel mondo delle Forze dell'ordine: faccio riferimento alla sicurezza di un uomo lasciato solo, dal momento che, con il turnover e il 20 per cento di personale in meno, invece di prestare servizio in due lo si fa da soli. Peraltro, in molte realtà si tratta addirittura del carabiniere di quartiere, che deve dimostrare un'efficienza specifica nel momento in cui si presenta, senza un'arma adeguata e il necessario sostegno, a un conflitto delinquenziale, attraverso percorsi di sicurezza del personale che vanno messi in discussione.
Il primo tema che vorrei sottoporle riguarda, appunto, la sicurezza del personale - non solo dei cittadini - perché esso non può operare in tali condizioni. A questo punto, lei potrebbe chiedermi cosa c'entri questo con il sistema pensionistico; in realtà, esiste un collegamento, considerato l'abbassamento del turnover al 20 per cento del personale in ingresso, valutata altresì la specificità di cui lei ha parlato quando ha citato l'ausiliaria: potete dare tutta l'ausiliaria che volete, ma bloccando i contributi con una norma specifica, chi va in ausiliaria non prende una lira; dunque che problema c'è? Potete espanderla anche a 150 anni, tanto non prendono una lira!
Lo stesso vale per quello che lei ha riferito sulle retribuzioni per i livelli e gli avanzamenti: sono stati bloccati! Quindi a un colonnello che diventa generale, a un maresciallo che diventa ispettore o a un ispettore che diventa funzionario non interessa, perché comunque non prende una lira; possiamo anche promuoverli tutti!
Inoltre, lei sostiene di aver spostato i requisiti al 2018; cerco di capirla, perché vuole equiparare il processo dei requisiti minimi a quello di tutti gli altri lavoratori secondo un sistema che riguarda esclusivamente l'anzianità, ma lei riesce a immaginare un uomo di 62 o 63 anni che va a tutelare l'ordine pubblico allo stadio, in guerra in Afghanistan o in servizi operativi essenziali? Se, per lei, svolge lo stesso tipo di servizio di chi è in ufficio a 62, 65 e anche 66 anni, allora, per un problema del Paese, lo porti anche a 70 o 75, come i direttori generali delle ASL, che non hanno limite (lo hanno persino i cardinali, ma abbiamo detto che si può diventare


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direttori generali ASL anche a 95 o 100 anni, e ben vengano, per carità di Dio!).
Se lei sostiene l'equità e il processo di armonizzazione dei requisiti legati alla specificità, non può dire a una persona che ha già maturato l'anzianità al 2012 di andare in pensione nel 2018, altrimenti viene penalizzato. Signor Ministro, ha dimenticato di dire che le Forze dell'ordine hanno un'agevolazione di un anno per ogni cinque anni di servizio, che viene dato come requisito essenziale: se i suoi operatori totalizzano 35 anni, gliene vengono riconosciuti 40. Oggi, però, non c'è più neanche questo problema perché, non essendo supportati a livello economico, quei 5 anni che gli date non li troveranno nella pensione.
Forse lo ha dimenticato, ma sa che nel 1995 è stata varata una riforma che ha diviso il sistema pensionistico di tutti i dipendenti in tre comparti, ossia sistema contributivo, sistema retributivo e sistema misto? Dopo il 1995, per personale delle Forze dell'ordine, che non rientra nel retributivo (cioè in quello basato sull'ultima retribuzione), è stato previsto l'adeguamento al sistema contributivo e al sistema misto, pertanto sarebbero dovuti partire i fondi pensione. Ora lei dispone una norma che stabilisce che tale personale andrà in pensione dal 2018 in poi perché non beneficia della pensione all'85 per cento; non essendo mai partiti i fondi pensione, la sua pensione non è superiore al 61,4 per cento, per cui, sottraendo altri 7 punti, se non fa partire i fondi pensione, il personale delle Forze dell'ordine andrà in pensione al 50, al 49 e al 48 per cento.
Non so se vi scrivono il «compitino», perché mi sembra che non siate preparati quando venite in audizione davanti a parlamentari o a soggetti che nella vita non avranno fatto tutti i professori, ma hanno lavorato nella pubblica amministrazione e in altri ruoli. Il tema dei fondi pensione è importante ma il signor Ministro non ha...

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Non compete al Ministero del lavoro.

GIOVANNI PALADINI. Come non compete! È interministeriale. Signor Ministro, se - come le ho già detto - quando viene qua si fa scrivere il compitino, poi non dica così, perché fa un'altra brutta figura e domani compare nuovamente su tutti i giornali e i telegiornali del mondo. Se non la conosce, le spiego io la questione dei fondi pensione che dovevano partire nel 1995; sono qui apposta per permettermi di spiegarle, al fine di avere una risposta da lei su un tema che non ha neanche menzionato, ma che non è da poco. Le Forze dell'ordine sono divise in due settori, quelli prima del 1995 e quelli dopo il 1995; si sta parlando di un'obiettiva peculiarità ma, soprattutto, si sta parlando di questo. Se non ne parlo ora, non so quando farlo; non si tratta di essere faziosi.
Quello che voglio sapere è cosa intendete fare con l'armonizzazione e, siccome si tratta di un decreto interministeriale, lei non può risponderci che non è venuta in questa sede anche a nome degli altri due ministri. Il decreto riguarda l'armonizzazione di personale che rientra nella competenza di più ministeri, pertanto è chiaro che anche gli altri fanno capo al provvedimento di armonizzazione.
Oggi abbiamo sentito che penalizzeremo fino al 7 per cento tutto il personale dopo il 1995 (infatti, chi va in pensione con il retributivo non ha questo problema), che non solo è stato danneggiato dalla mancata partenza dei fondi pensione, che non sono mai partiti, ma si vedrà anche togliere gli anni della contribuzione.
Prima di concludere, vorrei chiederle anche dei concorsi. Non si preoccupi, signor Ministro, non avrete il problema di mandare il personale in pensione perché dovete ancora assumere i vincitori del concorso della Polizia del 1993 e del 1996. Lo hanno superato quando avevano 30 anni e, poiché ne sono già trascorsi 17, ora ne hanno 47; di questo passo risolvete il problema, perché arriveranno ai 55 anni e andranno direttamente in pensione senza aver mai svolto un solo giorno di lavoro.


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Vi pregherei di assumere il personale nel giro di 20 anni, perché anche questo riguarda il sistema pensionistico; altrimenti, siamo veramente al ridicolo.

ALDO DI BIAGIO. Cercherò di essere propositivo: gentile Ministro, la ringrazio per averci illustrato il punto del tanto atteso decreto di armonizzazione, che certamente non ci lascia sereni in quanto il principio stesso di «armonizzazione» dei requisiti di accesso al sistema pensionistico per i lavoratori di un comparto delicato e complesso come quello della difesa e sicurezza non risulta, a nostro parere, strettamente necessario.
L'idea stessa di procedere alla collocazione di questa particolare categoria entro i parametri di rimodulazione dei requisiti di accesso pensionistico tende a sottovalutare il lavoro e il ruolo svolto da tali operatori, che vengono posti allo stesso livello di quei lavoratori - anche se della pubblica amministrazione - sottoposti a livelli di usura e di pericolo diametralmente opposti. Si rischia, così, di far emergere uno scollamento tra azione governativa e realtà dei fatti, che le associazioni di categoria stanno denunciando ostinatamente da mesi e che noi abbiamo deciso di superare.
Pur muovendoci nei limiti dettati dai regolamenti parlamentari, ritengo auspicabile suggerire alcune revisioni del provvedimento del Governo; inoltre, e mi auguro che ne esistano le condizioni, sarebbe altrettanto auspicabile procedere con audizioni dei referenti delle associazioni al fine di aprire un confronto anche in questa sede. Ministro, non può negarcelo.

FRANCESCO BOSI. Credo che in questa nostra riflessione non dovremmo usare toni di tipo sindacale perché abbiamo necessità di discutere su questa complessa questione guardando l'interesse collettivo e generale dello Stato.
Mi rendo conto, signor Ministro, di rivolgerle una domanda retorica, ma vorrei chiedere chi di noi - in quanto cittadino italiano - vorrebbe delle Forze armate e delle Forze dell'ordine incapaci o messe in condizioni di non operare efficacemente. Questo sarebbe il peggior spreco che possiamo immaginare; a me non interessa tanto consentire al maresciallo di andare in pensione quattro anni prima o dopo, quanto sapere se le Forze armate, mantenendo l'attuale modello organizzativo, possono permettersi di avere personale invecchiato che «scalda le sedie». Chi svolgerà la funzione operativa?
Vorrei far presente al Ministro (me lo consenta, visto che queste sono forme di domanda) che la riduzione programmata del personale delle Forze armate - che dovrà scendere, nel 2024, con il taglio degli organici delle Forze armate dalle attuali 190.000 unità a 150.000 - avviene con il blocco del turnover, vale a dire senza la sostituzione di coloro che vanno in pensione. Sono stato sottosegretario per la difesa nel periodo in cui l'Italia ha iniziato a partecipare alle missioni all'estero e so che reclutiamo giovani da mandare sul campo di età compresa tra i 20 e i 25 anni, con un equipaggiamento di 50 o 60 chili a rincorrere o a compiere operazioni di rastrellamento; attualmente, con il turnover, reclutiamo solo il 20 per cento di nuove forze, e questo vale sia per le accademie, sia per le scuole e per il reclutamento.
Dovendo diminuirne il numero, come possiamo allungarne anche la presenza in servizio? Questo provoca un blackout e conduce a una distruzione del modello organizzativo delle Forze armate, con una duplice conseguenza: da un lato, esse non saranno più operative e, dall'altro, ci sarà una moltitudine di persone inutilizzate che non sarà facile gestire e che bloccherà solo il funzionamento del modello organizzativo. Vengo da una famiglia di militari, e so che quando un colonnello non è promosso, se ne va in pensione. Quanti colonnelli dobbiamo avere? Il mondo militare ruota tutto intorno al grado; se il colonnello non ottiene la promozione, che ci fa ancora lì? Impedisce solo ad altri di prendere il suo posto. Credetemi, così facendo avremo un ingolfamento, un disservizio e una mancanza di funzionalità incredibili.


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Credo che occorra considerare anche la questione della composizione anagrafica del personale: signor Ministro, questo calcolo è stato eseguito? Qual è oggi la composizione anagrafica delle Forze armate, e come sarà domani, con il blocco del turnover e l'allungamento dell'età pensionabile? In quale altro Paese vi sarà una composizione anagrafica di questo tipo? In Inghilterra hanno deciso di ridurre gli organici delle Forze armate e stanno congedando il personale con il massimo della pensione a 45 anni. È necessario, altrimenti dovranno chiudere le accademie e le scuole e non immettere più giovani.

PRESIDENTE. Onorevole Bosi, la prego di concludere.

FRANCESCO BOSI. Si tratta di un discorso molto serio. L'uscita anticipata delle eccedenze non può essere penalizzata, ma bensì deve essere incentivata. Credo che il pensionamento volontario possa essere anche penalizzato con l'1 o il 2 per cento per ogni anno, come è stato ipotizzato, ma quello non volontario dovrebbe essere incentivato.
Signor Ministro, non parlerei di equità, perché qui non si parla del problema sociale degli appartenenti alle Forze armate o alle Forze dell'ordine, ma di quali Forze armate e di quali Forze dell'ordine questo Paese vuole avere, nonché di quali siano gli interessi dell'Italia; non mi sembra che la soluzione che ci ha prospettato tenga conto di questi interessi fondamentali.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Ministro, cercherò di essere molto sintetica; condivido molte delle cose che sono state dette (altre un po' meno), pertanto le porrò solo due domande.
Lei ha parlato di riconoscimento della specificità e credo che in questa aula siamo tutti convinti e consapevoli che si tratti di un principio sul quale c'è unanimità; nel momento in cui, di fatto, si costituisce tale specificità, si riconosce ai circa 400.000 addetti alla sicurezza più i Vigili del fuoco una specie di «fondo speciale». Vorrei sapere se vi è un'analisi sulla compatibilità di tale fondo.
Sappiamo quale è l'ammontare dei contributi versati, e quanto saremo chiamati a erogare in termini di trattamenti da corrispondere? Siccome la mia preoccupazione, credo condivisa, non è solo quella di garantire tale specificità a coloro che vanno in pensione oggi o che vi andranno domani, ma anche, come lei ha detto, di garantirli con un patto che guardi verso il futuro, dobbiamo considerare la questione della specificità anche come una tutela per il futuro di questi lavoratori (li chiamo così anche se sono tutti professionisti, ormai, come lei ben sa).
Laddove vi fosse un delta - mi riferisco all'analisi di compatibilità del fondo - eventuali deficit dovrebbero essere coperti dalla fiscalità generale o tramite la contribuzione a carico del datore di lavoro; in questo caso, lo Stato.
La mia seconda domanda sarà ancora più breve: la Commissione difesa sta svolgendo un'indagine conoscitiva sul reclutamento; tutti i rappresentanti delle Forze armate sentiti in Commissione ci stanno ponendo il medesimo problema che poco fa ha citato l'onorevole Bosi, ovvero quello dell'invecchiamento. Una delle soluzioni è stata individuata dal suo collega in Consiglio dei ministri, cioè l'ammiraglio Di Paola, Ministro della difesa, nella revisione dello strumento militare, il cui disegno di legge ieri è stato votato quasi all'unanimità al Senato. La revisione doveva e dovrebbe - come legge delega - provvedere allo «svecchiamento» delle Forze armate nei prossimi dieci anni attraverso un aumento dei giovani che entrano in «compensazione».
Quello che lei ci ha detto oggi (visto che il regolamento di armonizzazione non è stato ancora analizzato né letto dal Parlamento), però, ci pone di fronte a un problema che non sembra conciliarsi con la legge delega proposta dal suo collega, il Ministro Di Paola.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Ministro, le chiedo subito quali sono i margini di


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modifica che lei è disposto ad accettare. Le chiedo ciò per capire come le Commissioni chiamate ad esprimere il parere potranno intervenire.
In secondo luogo, vorrei ricordarle (senza ribadire quanto è stato detto dai colleghi che, ovviamente, condivido) che parlare di equità, sia per quanto riguarda questo regolamento ma, mi permetta, anche per l'intera riforma delle pensioni, è fuori luogo: se non si permette ai giovani di accedere al posto di lavoro, mi chiedo quale equità tra generazioni vi sia. Questo, ovviamente, vale anche per le Forze dell'ordine.
Lei parla di equità, ma l'unica equità riguarda il bilancio dello Stato (cosa mirabile, da tenere in ordine, ma in tal caso, Ministro, non si parla di equità ma di rigore); spacciare per equità una riforma delle pensioni che riguarda il pubblico impiego e, di conseguenza, anche le Forze dell'ordine, è palesemente una falsità.
Ministro, ognuno si assuma le proprie responsabilità; lei si assuma le sue (forse neanche volute direttamente bensì imposte da decisioni politiche di questo Governo) perché non può dire che le sue riforme sono di equità.
Colgo l'occasione, e spero che il presidente me lo permetta, per riferire che presso la Commissione bilancio sono stati presentati alcuni emendamenti sugli esodati; magari, dopo se ne potrà parlare in modo informale, ma ora, Ministro, vorrei chiederle se la questione è monitorata. In questo momento non riusciamo ad affrontare il tema, non per colpa del presidente Giorgetti (e me ne rammarico con l'onorevole Cazzola, perché sono gli uffici della Camera che decidono e valutano le coperture; il presidente Giorgetti comunica semplicemente alla Commissione se un emendamento è coperto o meno) ma perché è impossibile fare valutazioni non potendo disporre delle quantificazioni.
Il Parlamento non è messo in grado di legiferare; indipendentemente dalla scelta politica, che lei può condividere o meno, non potete toglierci la possibilità di farlo. Ministro, si faccia portavoce, chiami l'INPS e la Ragioneria dello Stato, perché noi, come singoli, non possiamo farlo.
Mi scusi se ho tergiversato, ma si tratta di una responsabilità; non parliamo di bilanci dello Stato ma della vita delle persone, sia per quanto riguarda questo caso specifico, sia per quanto riguarda gli esodati. Non fermiamoci a concetti teorici di equità, Ministro; parliamo del futuro di persone che rimangono senza stipendi e senza nulla con cui mangiare.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Ministro, cercherò di non ripetere quello che è già stato detto, soprattutto dai colleghi della Commissione difesa, anche se mi fa piacere aver sentito alcuni membri della Commissione lavoro esprimersi sulla stessa linea.
Lei ha usato i termini «equità», «diritti dei giovani», «risparmio» e «rigore», ma non le ho sentito pronunciare il termine «interesse generale». Come già è stato detto, il concetto di «specificità» è inserito nel nostro ordinamento non solo a tutela del comparto e delle persone che in esso lavorano, ma anche a tutela dello Stato. D'altra parte, uno strumento militare inefficiente implica uno spreco di denaro, che è esattamente il contrario di quello che il Governo dice di voler ottenere in questo momento.
Peraltro, con riferimento al concetto di risparmio, con il blocco del turnover già stiamo determinando un invecchiamento del personale; già oggi, nelle Forze armate e di polizia, nessuno vuole andare in pensione spontaneamente; con le penalizzazioni introdotte, saranno ancora di meno. Il blocco del turnover avrà un effetto esponenziale perché meno persone saranno collocate a riposo, meno saranno rinnovati gli organici; l'invecchiamento dello strumento - e, quindi, lo spreco del denaro pubblico, perché uno strumento vecchio non serve alle finalità per cui lo Stato spende così tanto denaro - sarà moltiplicato dall'effetto del turnover combinato all'allungamento dell'età pensionabile.
Qualcuno ha parlato della coerenza generale dell'Esecutivo: sarebbe interessante


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chiederle se anche lei fa parte dello stesso Governo cui appartiene il Ministro Di Paola, che ieri si è espresso favorevolmente su un disegno di legge importante quale quello della revisione dello strumento militare.
L'onorevole Bosi ha detto che non bisogna fare del sindacalismo, ma è anche vero che gli appartenenti alle Forze armate e alle Forze dell'ordine vedono già gravemente compromessi i propri diritti sindacali: infatti, tre quarti del personale non ha diritto a iscriversi a un sindacato; nessuno ha il diritto di scioperare; tutti sono sottoposti o al codice penale di disciplina militare o alla legge n. 121 del 1981, che prevede sanzioni per disobbedienze che non riguardano altri lavoratori; nessuno può decidere quando andare in ferie; nessuno può sapere se la domenica lavorerà o meno; spesso si trovano - e non lo dico per demagogia, ma perché è vero - con la paura di essere coinvolti in una sparatoria oppure sotto il tiro di un mortaio a Bala Murghab.
Il lavoro svolto dal personale delle Forze dell'ordine non è nobile come quello del professore universitario, ma ha altre esposizioni dal punto di vista psicologico; questo Parlamento, pertanto, deve tenere conto anche degli aspetti individuali.
Vorrei, dunque, fare alcune proposte operative, dopo averle illustrato non l'aspetto politico, ma quello strettamente legato alle motivazioni della riforma. Noi crediamo, innanzitutto, che occorra prevedere nel regolamento norme a tutela della specificità; da quanto lei ci ha riferito, il limite di età è lo stesso, le penalizzazioni sono le stesse e, di fatto, manca il pilastro fondamentale delle pensioni complementari. Senza pensioni complementari, questa riforma appare non tanto monca, quanto estremamente punitiva per coloro che svolgono un lavoro particolare nell'interesse generale.
Inoltre, prima dell'adozione del provvedimento, occorrerà procedere a un incontro con le rappresentanze del personale. Ciò perché buona parte di tale personale non può scioperare né associarsi a un sindacato e, pertanto, ha il diritto di essere ascoltato dal Governo prima che il Governo stesso agisca. Quindi, prima disponete un testo da sottoporre al loro esame e, poi, discutetene assieme.
Dopo l'emanazione del regolamento, infine, occorre avviare un tavolo di concertazione per definire il riordino dei ruoli e delle carriere; gli altri dipendenti del pubblico impiego hanno, per esempio, posizioni organizzative che prevedono incrementi di stipendio e indennità di risultato; le Forze dell'ordine, invece, hanno solo lo scatto stipendiale legato all'aumento di carriera, che oggi è bloccato. Se non vogliamo invecchiare lo strumento, renderlo inefficace e demotivare il personale - che, a mio avviso, è un effetto molto pericoloso, visto che si tratta di un lavoro altamente delicato per la sicurezza della nazione - occorre rivedere in maniera profonda quanto è stato preannunciato in questa audizione, ascoltando almeno i rappresentanti delle categorie, se non si vogliono ascoltare le Commissioni.

GIULIANO CAZZOLA. Ministro, le rivolgerò due domande molto tecniche perché credo sia il caso di guadagnare tempo in questo modo.
In primo luogo, il nuovo regime previsto dal regolamento dovrebbe entrare in vigore dal 1o gennaio 2013, mentre per il lavoratore che maturi i requisiti anagrafici entro il 31 dicembre 2012 si mantiene la normativa vigente. Non capisco, quindi, per quale ragione, nel caso di pensioni anticipate, si preveda una penalizzazione sostanzialmente retroattiva, una riduzione percentuale pari a 1 punto sulla quota retributiva di trattamento pensionistico relativa alle anzianità contributive maturate antecedentemente al 1o gennaio 2012. Questo, tra l'altro, nel privato non c'è. Se si parlasse del 1o gennaio del 2013 sarebbe conforme al privato, ma invece si parla di 1o gennaio 2012; non so se sia dovuto a uno sbaglio, ma mi pare un'armonizzazione al contrario.
Quanto alla domanda che vorrei rivolgerle, vi sono le quote e vi è un periodo transitorio di quote. Ebbene, il Governo è disposto a considerare una combinazione diversa


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fra requisito anagrafico e contributivo? Secondo me, questo rappresenta la chiave di volta.

ETTORE ROSATO. Intervengo brevemente, lasciando così modo al collega Fiano di farlo in maniera più complessiva e precisa di quanto abbia fatto io.
Ministro, vorrei chiederle una delucidazione specifica che riguarda i vigili del fuoco. Con questo provvedimento, nel cui titolo ricorrono le parole «armonizzazione del sistema», un vigile del fuoco andrà in pensione - a prescindere dall'età anagrafica - con 42 anni e 3 mesi di servizio, mentre il personale del comparto sicurezza andrà in pensione con 37 anni (quindi vi è uno scalone notevole), e con 59 anni di età se hanno 40 anni di lavoro. Ciò non è sostenibile per chi - come i vigili del fuoco - svolge un tipo di lavoro così tipico.
Se non usiamo questa occasione per realizzare effettivamente l'armonizzazione, non ci riusciremo più; sapendo che, nel nostro Paese, i vigili del fuoco sono 28.000, e che - proprio perché si tratta di un piccolo numero - il problema viene sempre accantonato, la pregherei di soffermarsi anche su di esso.

EMANUELE FIANO. Ringrazio il Ministro della sua esposizione; credo che sia un bene che la proposta di bozza di armonizzazione del trattamento previdenziale sia stata licenziata dal Governo nel suo insieme; come è risultato da diversi interventi in questa sede, infatti, le questioni inerenti il regolamento non si legano solo agli aspetti previdenziali che riguardano il comparto, ma anche a diversi altri aspetti che - di fatto, non ex lege - stanno modificando il modello di sicurezza del Paese.
Alla manovra che lei ci presenta dobbiamo sommare, come è stato detto, la questione del blocco del turnover al 20 per cento per i prossimi tre anni e il fatto che sta per iniziare il suo iter legislativo al Senato un provvedimento di modifica, soppressione o accorpamento delle province che, comporterà l'abolizione, l'accorpamento e la modificazione dei presìdi di sicurezza sul territorio (questure, comando dei Carabinieri, comandi provinciali dei vigili del fuoco).
Dobbiamo, inoltre, sommare anche il fatto che nel nostro Paese, per lo meno per quanto riguarda la Polizia di Stato, il reclutamento proviene dai volontari delle Forze armate: oggi si entra in Polizia a un'età media di 26 anni, che è la base di partenza cui vanno sommate le età che lei ha citato nelle varie articolazioni del regolamento Il tutto comporta che oggi l'età media di un appartenente alle Forze dell'ordine è di 42 anni, e che sarà di 45 nel 2015. Con il provvedimento che lei ci ha illustrato, avremmo l'età pensionabile - tra i sistemi delle Forze dell'ordine e delle Forze armate - più alta d'Europa (per quanto riguarda il resto del mondo non ho controllato).
Penso che la questione che lei ha presentato - peraltro, su delega del Parlamento - abbia un rilievo culturale giusto, ossia l'idea di armonizzazione; tuttavia, proseguendo unicamente su questi binari, si produrrà un'armonizzazione che modificherà il modello di sicurezza del nostro Paese con aspetti negativi e pericolosi. In secondo luogo, faccio notare che non è vero che ciò risponde, come lei ha affermato, alle mozioni approvate in Parlamento sulla salvaguardia della specificità del comparto.
Vorrei citare un elemento che lei conoscerà sicuramente: stiamo parlando di persone che, nel 95 per cento dei casi, portano un'arma; questi lavoratori pubblici nonché servitori dello Stato non sono sempre analogamente riferibili o armonizzabili (per usare lo stesso verbo che ha usato lei) ad altri lavoratori dello Stato, che sicuramente hanno doveri e obblighi parimenti gravosi (come, ad esempio, i lavoratori della sanità o di altri settori), perché l'età di queste persone (come credo abbia detto il collega Rosato), che siano vigili del fuoco, carabinieri, della Guardia di finanza, poliziotti o militari delle nostre Forze armate, hanno una responsabilità nei confronti propri e degli altri cittadini


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che inerisce molto da vicino il loro grado di efficienza, che è totalmente legato all'età.
Invitando a un po' di discrezione i colleghi che, negli anni precedenti, hanno fatto parte di altre maggioranze, in questa legislatura veniamo da una fase in cui, negli ultimi quattro anni, sono stati decurtati 3,6 miliardi di euro dai bilanci del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, a danno soprattutto del personale delle Forze armate e delle Forze dell'ordine. Mi riferisco, in particolare, ai bilanci del Ministero dell'interno e del Ministero della difesa. Ciò ha comportato minore efficienza nel servizio prestato dagli operatori a causa di minori possibilità di manutenzione dei loro strumenti, minore acquisto di strumenti e minori soldi per la formazione e l'addestramento.
Le forze politiche qui rappresentate con diversi tenori, modalità e accenti e le persone che qui hanno parlato hanno votato la delega al Governo su questo punto; il Ministro parla in questa sede perché ha ricevuto una delega dal Parlamento, quindi anche chi l'ha votata deve assumersi le proprie responsabilità. È bene, tuttavia, che ci si sia avveduti del fatto che le conseguenze della manovra qui presentata si ripercuoteranno non solo sulle persone investite - dall'invecchiamento dell'età pensionabile, dell'età media, eccetera - ma anche sugli altri cittadini, perché il livello di efficienza e di affidabilità del modello di sicurezza riguarda loro. Non credo di doverle spiegare, Ministro, che rincorrere un borseggiatore o un teppista nel corso di una manifestazione violenta a Roma a vent'anni, a trentacinque o a cinquantacinque è ben diverso.
Condivido, peraltro, che su questo punto la concertazione con i sindacati della Polizia di Stato e con le associazioni rappresentanti dei comparti COCER è necessaria e rilevo che vi sono delle differenze positive rispetto alla prima ipotesi di bozza presentata in occasione dell'incontro svoltosi a Palazzo Chigi con tali rappresentati.
Peraltro, nella sua esposizione - signor Ministro - sono state anche citate le differenze tra quello che lei ha presentato e quanto è uscito dal Consiglio dei ministri (moltiplicatore e altre modifiche); pur tuttavia, ritengo che, soprattutto nel campo dell'età pensionabile finale, ossia i risultati a cui arriviamo e che lei ha qui citato, il Parlamento dovrebbe ancora chiedere al Ministro e al Governo un'ulteriore modifica che vada nel senso di abbassare ulteriormente l'età, perché dobbiamo sommare gli effetti di quello che ci ha presentato agli altri fattori che abbiamo qui illustrato, vale a dire il blocco del turnover, l'età media già alta e l'efficienza operativa dei comparti in questione.
Mi auguro che lei vorrà comprendere le ragioni per cui le forze politiche che qui hanno parlato avendo in mente l'interesse generale del Paese le chiedono un ulteriore passo avanti in quella direzione.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Fornero per la replica.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Sarò breve e ringrazio dei contributi, anche se sono state poste questioni che travalicano molto questo provvedimento.
Nella delega, contenuta in una legge approvata dal Parlamento, si parla di armonizzazione dei requisiti di accesso. Penso che l'armonizzazione nei requisiti di accesso debba tenere conto della specificità; sono una persona responsabile e sensibile e capisco il lavoro, non tanto le provocazioni. So bene quali siano il lavoro delle Forze armate e le loro difficoltà, ma noi abbiamo agito in una situazione di grave difficoltà per il Paese rispetto a tutti i lavoratori italiani.
In ottemperanza a quello che il Parlamento ha chiesto, cioè un'armonizzazione, non credo sia possibile sostenere che questa si raggiunge mantenendo ferma una categoria e incrementando fortemente i requisiti di accesso di tutte le altre. L'armonizzazione si ottiene compiendo un piccolo passo, che è quello contenuto nella proposta di regolamento che vi ho illustrato,


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senza dimenticare che - con il cambiamento avutosi con la riforma per i lavoratori del regime generale e per le categorie qui considerate - la distanza aumenterebbe pur se tale proposta dovesse essere approvata così come è.
Questo non vuol dire né aver trascurato la specificità né aver dimostrato insensibilità; per di più, abbiamo anche tenuto conto di differenze che sono sotto gli occhi di tutti, relative, cioè, a chi svolge il proprio lavoro più in strada - per usare le vostre espressioni, a rincorrere ladri e delinquenti o, magari, a scortare politici - rispetto a chi sta negli uffici, che non subisce necessariamente lo stesso tipo di usura.
Da mesi svolgiamo queste considerazioni e discutiamo di questo regolamento, e posso anche assicurare, onorevoli parlamentari, che in diverse occasioni ho avuto modo di parlare con diversi appartenenti alle Forze dell'ordine, incontrando sempre la loro disponibilità - che è un chiaro segno di sensibilità anche nei confronti dei problemi generali del Paese - a partecipare ai sacrifici richiesti nell'ambito di un pieno e consapevole riconoscimento della diversità e della delicatezza dei ruoli svolti dalle Forze dell'ordine.
Faccio presente, inoltre, che il provvedimento nasce dalla collaborazione tra il Ministero dell'economia e il Ministero del lavoro, ma ha avuto anche l'approvazione dei ministri competenti (Ministro della difesa, Ministro dell'interno, Ministro della giustizia e, per quanto riguarda il Corpo forestale, Ministro dell'agricoltura). In piena trasparenza, ho detto anche che la mia proposta prevedeva qualcosa di più e che l'ho portata in Consiglio dei ministri pienamente disposta ad accettare le considerazioni dei colleghi, che magari hanno prospettive più ampie o più analitiche delle mie su questi comparti. Ho accettato con molta serenità il fatto che un paio di passaggi contenuti nella proposta iniziale del Ministero dell'economia e del lavoro non siano state accolti; abbiamo accettato ciò con grande disponibilità e il nuovo testo è nato da un confronto di idee e di opinioni.
Detto questo, sono assolutamente convinta che il Ministro della difesa, autore del progetto di revisione dello strumento militare, sia pienamente consapevole di ciò che accadrà con l'approvazione del regolamento. Non c'è alcuna contraddizione, perché il Ministro nel suo progetto ha tenuto conto di ciò che qui è proposto, e che è una piccola cosa; si tratta di mesi, perché forse nel confronto avete trascurato il fatto che c'è la finestra mobile, che implica un anno in più. In molti casi, abbiamo richiesto un aumento di pochi mesi nell'età di pensionamento.
Se non dovessimo fare neppure quello che qui è contenuto, anziché armonizzare faremmo un passo indietro, perché amplieremmo le distanze tra la popolazione generale - che, per lo più, svolge lavori difficili e ardui - e queste categorie particolari.
Sono serena anche rispetto ai termini che ho usato, cioè «sacrifici», «rigore finanziario» ed «equità»; non pretendo di convincervi, ma sono convinta di quello che abbiamo presentato.
Grazie.

PRESIDENTE. A questo punto termina l'audizione con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio e saluto i presidenti Bruno e Cirielli, nonché i colleghi delle altre Commissioni.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,25.

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