Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle audizioni

Torna all'elenco delle audizioni
Commissione II
7.
Giovedì 27 novembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Bongiorno Giulia, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del Ministro della giustizia sulla situazione degli istituti penitenziari (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Bongiorno Giulia, Presidente ... 3 4 7 8 9 10
Alfano Angelino, Ministro della giustizia ... 4 7 8 10
Bernardini Rita (PD) ... 7 8
Brigandì Matteo (LNP) ... 7
Capano Cinzia (PD) ... 3
Contento Manlio (PdL) ... 10
D'Ippolito Vitale Ida (PdL) ... 7 8
Lo Presti Antonino (PdL) ... 9
Melis Guido (PD) ... 8
Napoli Angela (PdL) ... 7
Palomba Federico (IdV) ... 8
Samperi Marilena (PD) ... 7 8
Sisto Francesco Paolo (PdL) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE II
GIUSTIZIA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 27 novembre 2008


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIULIA BONGIORNO

La seduta comincia alle 8,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro della giustizia sulla situazione degli istituti penitenziari.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro della giustizia sulla situazione degli istituti penitenziari.
Prego i commissari di astenersi da domande che esulino dal tema in oggetto. Nel ringraziare ancora il Ministro Alfano, do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

CINZIA CAPANO. Signor Ministro, ho letto con molta attenzione la sua relazione, che offre una precisa e completa panoramica della situazione. Desidero porle un problema ma anche suggerirle un'ipotesi di lavoro per quanto riguarda l'edilizia carceraria, sacrificata come l'edilizia giudiziaria nel suo complesso dai tagli di spesa introdotti da questa legge finanziaria, dato con cui dobbiamo confrontarci. Sarebbe stato tutto più facile, qualora questo taglio di spesa fosse stato meno rilevante, ma questa è la situazione, peraltro all'interno di una crisi economica che non consente di discutere troppo su questo dato.
A parte gli interventi in corso che a breve garantiranno 1.200-1.300 nuovi posti per i detenuti, dalla sua analisi emerge il dato dell'estrema vetustà di tutte le strutture carcerarie e della divisione di competenze esistente tra il Ministero della giustizia e il Ministero delle infrastrutture relativamente al tipo di interventi da eseguire: interventi di ristrutturazione in capo al Ministero della giustizia e costruzione di nuove strutture in capo al Ministero delle infrastrutture.
Ieri, il collega Lo Presti faceva riferimento alla possibilità di investire il patrimonio dell'INAIL anche in strutture giudiziarie, in virtù di una legge per i beni sociali. Lei presiede una specie di ufficio di coordinamento tra il Ministero della giustizia e il Ministero delle infrastrutture, volto a programmare e studiare questi interventi. La mia proposta nasce dall'opinione che attraverso questa struttura si possa riuscire a effettuare una mappatura della situazione complessiva delle strutture giudiziarie in Italia, anche al fine di individuare le possibilità di intervento a risorse immutate.
Dalla sua relazione emerge come in alcuni casi sia stato possibile coinvolgere l'ente regione nelle strutture giudiziarie. Ritengo quindi che, ove questo ufficio fosse fatto funzionare da lei che lo presiede in relazione agli enti locali, potremmo trovare soluzioni diversificate e dettate dalla situazione locale, che possano farci superare il problema senza necessariamente investire risorse dei Ministeri della giustizia e delle infrastrutture, e nel


Pag. 4

frattempo garantire la regolarità delle procedure. Esprimo questa considerazione, Ministro, perché nella mia città, Bari, per effetto di un contenzioso, stiamo rischiando di far realizzare una cittadella della giustizia con annesso carcere senza che siano state esperite gare, dando la possibilità a chi ha partecipato a una ricerca di mercato peraltro non vincolante di compiere speculazioni edilizie rilevanti. Sono stati infatti opzionati terreni agricoli che obbligherebbero l'ente locale a renderli edificabili e a privilegiare un'iniziativa privata, benché legittima, piuttosto che l'interesse pubblico, che consiste nel risolvere il problema dell'edilizia giudiziaria e nel decidere il destino urbanistico della città. Sarebbe quindi opportuno accentrare in questo ufficio tale funzione di mappatura delle carceri e di verifica delle risorse e degli attori coinvolti.
Oltre alla questione sollevata dall'onorevole Lo Presti, è anche possibile destinare le caserme inutilizzate, che, attraverso la Cassa depositi e prestiti, possono godere di mutui restituibili in cinquanta anni, oltre alla finanza di progetto, che ha più possibilità di applicazione nell'ambito dell'edilizia giudiziaria e penitenziaria. Ritengo possibile quindi individuare soluzioni, ma, poiché per la materia penitenziaria e giudiziaria è fondamentale il parere delle commissioni di manutenzione delle corti d'appello che rappresentano il Ministero, una guida all'interno di questo ufficio potrebbe garantire sia equità di intervento su tutto il territorio nazionale sia le opportune differenziazioni, che le questioni locali meritano.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Alfano per la replica.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Buongiorno presidente, buongiorno colleghi e grazie dell'attenzione che avete riservato al tema delle carceri, sul quale dovrò sviluppare un ragionamento di sintesi, tentando però di conciliare la sintesi con una considerazione individuale relativa a tutte le domande poste.
Una domanda ricorrente che mi è stata posta credo riguardi le modalità con cui combattere il sovraffollamento carcerario. Ne ho diffusamente parlato durante la mia relazione introduttiva, per cui mi scuserete se mi ripeterò. Non intendo ribadire la nostra situazione carceraria, su cui si basano le vostre domande. Intendiamo realizzare nuove carceri per combattere il sovraffollamento, garantendo condizioni di vita più dignitose ai nostri detenuti. Il problema rischia altrimenti di non risolversi, perché, qualora decidessimo di puntare esclusivamente su soluzioni alternative, non potremmo rilevare alcun miglioramento tra qualche mese o qualche anno, perché con il tempo le carceri risalenti al 1.400 e 1.500 sono destinate ad acquisire maggiore valore storico, ma minore funzionalità, necessitando di continui interventi di manutenzione.
Non ho mai considerato principali alcune misure alternative. Sfido chiunque a trovare un'agenzia di stampa, un documento, un intervento pubblico o un'intervista televisiva, in cui ho affermato che l'espulsione degli stranieri o l'ipotesi del braccialetto elettronico rappresentano il rimedio principale. La gamma dei rimedi viene sempre citata in una logica di pragmatismo e di buonsenso; ciò, mi induce a sostenere che in alcune circostanze si registra l'impossibilità di individuare un'unica soluzione in grado di risolvere tutto, laddove solo il combinato disposto di una serie di rimedi determina l'auspicato districarsi del problema.
Il tema del sovraffollamento delle carceri riguarda tutta l'Europa. Le indagini compiute da istituti specializzati e associazioni ONLUS dimostrano come con i cambiamenti del mondo, la globalizzazione e le nuove povertà che si affacciano in Occidente anche attraverso i flussi di immigrati, cambi anche lo specchio delle carceri. Fino ai primi anni Novanta, infatti, la percentuale di detenuti stranieri non era assolutamente paragonabile a quella del 2006-2007-2008. Auspichiamo quindi la costruzione di nuove carceri e la realizzazione di circuiti penitenziari differenziati in grado di fornire una soluzione.
Stiamo lavorando con grande solerzia e alacrità per risolvere due problemi: quello


Pag. 5

dell'identificazione della qualità della detenzione da assegnare al detenuto e quello dato dall'effetto delle cosiddette «porte girevoli» che deve essere tamponato. I soggetti che permangono in carcere tre o cinque giorni necessitano non di rieducazione, ma di procedimenti assolutamente legali e burocraticamente corretti; in questo modo, si evita di determinare un peggioramento delle condizioni di vita di chi, invece, deve restare nelle carceri per periodi più lunghi.
In riferimento alla costruzione di nuove carceri, desidero sottolineare come sul piano diagnostico si rilevi una situazione analoga in tutte le grandi città italiane, ovvero in quasi tutti i capoluoghi di regione italiani e nelle seconde città di ciascuna regione. In ogni importante città, infatti, esiste un importante carcere di valore monumentale ubicato nel centro storico, di cui spesso si rileva l'inadeguatezza numerica e strutturale.
A Milano, abbiamo un esempio di collaborazione tra enti locali e Ministero, giacché la provincia, il comune e la regione hanno firmato un protocollo di intesa con il Ministero della giustizia per ottenere risorse, purtroppo però insufficienti per realizzare il progetto di una nuova cittadella giudiziaria in periferia, a Rogoredo. In tale luogo, si realizzeranno gli uffici giudiziari, il carcere e gli alloggi per i dipendenti della polizia penitenziaria. Con questa leva finanziaria pubblica, s'intende attrarre investimenti privati capaci di raggiungere questo obiettivo; tra l'altro, Penati, Formigoni e Moratti intendono completare l'opera nel 2015, in coincidenza con l'Expo. In questo caso, come in quelli cui accennavo ieri, abbiamo immaginato ingressi di privati non nella gestione ordinaria del carcere, ma in grado di determinare un'agevolazione dello Stato e una leva finanziaria per realizzare l'infrastruttura.
Non conosco specificamente, onorevole Capano, la vicenda di Bari, che approfondirò. Spero che vi sia stato realizzato un buon lavoro, ma non ne sono a conoscenza.
In relazione ai circuiti differenziati, l'onorevole Ferranti ed altri facevano riferimento all'ipotesi del carcere-fortino e del carcere a maglie larghe, ovvero al tema della specializzazione di taluni istituti in detenzione rigida. Stiamo portando avanti una grande scommessa sull'inasprimento dell'articolo 41-bis, reso ancor più necessario alla luce delle conferme giudiziarie emerse nei giorni scorsi a Palermo; al riguardo, per l'ennesima volta si è accertato come l'articolo 41-bis non fosse sufficiente a impedire la trasmissione di ordini dal carcere all'esterno, che spesso si traducono poi in omicidi. Al Senato, nell'ambito del disegno di legge sulla sicurezza, è stata quindi già approvata una modifica fortemente voluta dal Governo, accolta dalla Commissione e rimodulata dai capigruppo di tutti i partiti, di cui ci dichiariamo soddisfatti.
Ritengo, onorevole Napoli, che non debbano essere operate distinzioni tra uomo e donna in merito al differenziato controllo del criminale comune o del condannato per reati minori, per cui anche per le donne è necessario un controllo assolutamente diverso.
Relativamente all'utilizzo di altre fonti di finanziamento, onorevole Lo Presti, ritengo che nelle prossime settimane, nella fase preparatoria del Consiglio dei ministri dedicato alla giustizia in cui ci occuperemo anche delle carceri, debbano essere scandagliate tutte le possibilità per raggiungere l'obiettivo di realizzare nuove carceri, che garantiscano condizioni di vita più dignitose e funzione rieducativa della pena, rispondendo a standard di sicurezza assolutamente affidabili.
Riguardo all'argomento sollecitato dagli onorevoli Cassinelli, Ferranti e da altri colleghi, siamo attenti al Corpo della polizia penitenziaria, che riteniamo sia stato in questi anni protagonista di grandi incrementi di professionalità; ad esso sono stati attribuiti compiti ragguardevoli, a cominciare dalla traduzione dei detenuti e dal servizio scorte a personalità afferenti il Ministero della giustizia. Ribadiamo spesso di essere lieti del fatto che personalità prima afferenti al Ministero della giustizia


Pag. 6

abbiano chiesto il mantenimento della scorta da parte della polizia penitenziaria.
Nell'ambito della polizia penitenziaria come in tanti ambiti della pubblica amministrazione, si verifica uno squilibrio nord-sud, per cui numerosi meridionali che lavorano al nord tendono a tornare nei territori d'origine lasciando talvolta scoperte le piante organiche della parte settentrionale del Paese. Da questo punto di vista, occorrerà effettuare una riflessione complessiva per affrontare in modo strutturale questo nodo negli anni a venire, nonostante i limiti di bilancio.
Riguardo alle considerazioni dell'onorevole D'Ippolito e dell'onorevole Samperi, considero opportuno un ripensamento complessivo dell'attività da svolgere nelle carceri, laddove alcuni studi dimostrano un nesso diretto tra lavoro svolto nelle carceri e abbattimento della recidiva. La costruzione di un percorso di recupero umano del detenuto attraverso il lavoro nelle carceri costituisce un bivio tra l'attività criminale e la possibilità di ricostruirsi una vita uscendo. Quando invece manca l'attività formativa e lavorativa nelle carceri, all'uscita dal carcere il detenuto trova non un bivio, ma la sola strada che conosce.
Dobbiamo fare i conti con i tagli di bilancio. Il Governo ha razionalmente scelto di operare un taglio orizzontale non selettivo delle spese dei Ministeri, ovvero di non togliere alla giustizia o alle infrastrutture per dare all'istruzione o alla sanità e viceversa. Sono stati dunque decisi due interventi: un taglio equanime rispetto a tutti i rami dell'amministrazione dello Stato e l'attribuzione a ciascun Ministro di un maggior margine di flessibilità, per gestire le risorse assegnate al proprio Ministero con maggiore funzionalità rispetto agli obiettivi del proprio programma di Governo.
In questa logica, ritengo che, quando valuteremo con chiarezza il beneficio ricevuto dal Fondo unico di giustizia, che crea anche in Italia un unico comparto giustizia-sicurezza come in Europa e nel mondo, e quando rileveremo i vantaggi derivanti dalla scelta del Governo di dare priorità al settore con questo afflusso di risorse, potremo valutare all'interno del Ministero come compensare i tagli della finanziaria e far sì che alcuni settori possano essere particolarmente valorizzati. Personalmente, mi sbilancerei a favore del lavoro delle carceri, laddove la risposta di breve periodo appare inutile e la soluzione al problema con un solo atto è impossibile. Piantando il seme, però, il lavoro nelle carceri può rappresentare uno dei modi per abbattere la recidiva.
Le scelte di politica giudiziaria di questo Governo hanno peraltro inasprito la sanzione per i recidivi, per cui, sul piano della strategia del sovraffollamento carcerario, il tema della recidiva deve essere affrontato non modificando la legge in cui abbiamo creduto, ma piantando il seme del lavoro nelle carceri, che può evitare che la recidiva raggiunga percentuali insostenibili.
Per quanto riguarda la sanità penitenziaria, argomento sollevato dall'onorevole Melis e da altri colleghi, abbiamo idee abbastanza chiare. Le regioni a statuto speciale non hanno questa attribuzione e quindi dobbiamo continuare a farcene carico. È inaccettabile che, in seguito alla trasformazione da attività omogenea su tutto il territorio nazionale in attività svolta in poche regioni del nostro Paese, questa sia amministrata senza zelo o con distrazione. Sarà necessario conoscere le intenzioni delle regioni a statuto speciale riguardo al meccanismo di recepimento delle leggi, al fine di valutare se il nostro interesse verso di loro debba considerarsi provvisorio e congiunturale oppure strutturato e strutturale, destinato a protrarsi nel lungo periodo.
Per quanto riguarda la Cassa delle ammende di cui mi chiedeva l'onorevole Bernardini, valuteremo come utilizzare al meglio le risorse, così come avvenuto per i depositi giacenti nelle casse delle banche e delle poste, argomento affrontato nella mia prima audizione e per me motivo di vanto e di orgoglio. Abbiamo infatti realizzato un decreto e compiuto un atto rivoluzionario, perché, se il meccanismo funzionerà, come verificheremo fra sei-otto


Pag. 7

settimane, avremo disincagliato e investito fondi inutilizzati. Intendiamo realizzare lo stesso intervento con la Cassa delle ammende, portando a reddito somme ancora inutilizzate.
Nella generale riflessione sul sistema delle carceri, realizzeremo una pianificazione complessiva dello stato dei 205 istituti aperti in Italia e, laddove sarà necessario intervenire, cercheremo di scegliere in modo più economicamente efficace e risolutivo tra l'implementazione delle strutture esistenti e la realizzazione di nuove. Le carceri di concezione moderna e di recente realizzazione sono infatti già concepite prevedendo un eventuale ampliamento modulare, mentre le carceri antiche hanno spesso una difficoltà statica, che impedisce loro di sopportare ulteriori ampliamenti. Questo rientrerà comunque nella valutazione che il Ministero delle infrastrutture e il Ministero della giustizia effettueranno nelle prossime settimane, un check per il piano delle carceri. Credo di avere completato, perché alcune domande sono ricorrenti. Se però non ho risposto a...

RITA BERNARDINI. Gli educatori?

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Sugli educatori penitenziari avevo già risposto l'altra volta, però ha ragione. Abbiamo intenzione di assumerli. I vincitori di concorso hanno il diritto di essere assunti, diritto che non intendiamo negare. Le leggi pongono vincoli relativamente alle piante organiche, per cui terremo ferma questa graduatoria in modo tale da «assorbire» i vincitori di concorso, auspicabilmente tra il 2009 e il 2010. Effettueremo a ondate le assunzioni che il turnover fisiologico e i limiti consentiti dalle leggi ci permetteranno di effettuare. Possiamo comunque assicurare agli educatori penitenziari di non aver vinto un concorso virtuale.

MARILENA SAMPERI. Anche per gli psicologi?

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Sì, questa è una regola generale.

PRESIDENTE. Se qualcuno desidera intervenire brevemente, può farlo, limitandosi però a rapidi flash.

ANGELA NAPOLI. Onorevole Ministro, se non ne ha avuto la possibilità, si occuperà in seguito delle carceri di Oppido, Gerace e Mileto.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Sì, ho preso nota. Scusi se la interrompo, onorevole Napoli, e scusi, presidente, se prendo la parola. Ad alcune domande non ho risposto perché molto tecniche e precise. Assumerò quindi i dati tecnici e farò pervenire la risposta al presidente della Commissione.

MATTEO BRIGANDÌ. Vorrei sapere quante persone subiscono la carcerazione preventiva per poi essere infine assolte e a quanto ammonta il risarcimento dei danni che lo Stato deve loro.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Onorevole Brigandì, non mi ero dimenticato di risponderle, ma attualmente non dispongo di questo calcolo, che le farò pervenire. Disponiamo invece del dato, che può risultare di un certo rilievo dal punto di vista della premessa da cui lei muove, in base al quale al 28 ottobre del 2008 i detenuti in attesa del primo giudizio sono 18.140, gli appellanti 9.665 e i ricorrenti 3.682, per cui circa 30 mila dei circa 58 mila detenuti nelle carceri italiane non sono stati ancora condannati in via definitiva.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Ieri, avevo portato all'attenzione del ministro una questione particolare. Per effetto della modifica introdotta dal Governo Prodi e già rimossa dal Ministro Maroni, si è infatti determinato un affollamento nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) da parte di quegli stranieri che, a fronte dell'espulsione, avevano avuto la possibilità di inoltrare nuova domanda come richiedenti asilo. Nello scorso mese di ottobre, il Ministro Maroni è intervenuto con decreto legislativo.


Pag. 8

PRESIDENTE. Onorevole D'Ippolito, lo dico a lei ma mi rivolgo a tutti: queste devono essere sintetiche richieste di precisazione.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Vado subito alla domanda, anche se in questo caso una premessa era necessaria.

PRESIDENTE. Oggi non vi è permesso fare premesse.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Va bene. Chiedo scusa alla presidenza per aver ecceduto. Stante la modifica già intervenuta dal parte del Ministero dell'interno, vorrei conoscere il dato numerico di coloro che, essendo stati espulsi, non possono più rimanere nei CARA.

RITA BERNARDINI. Vorrei sapere come il Ministro intenda considerare le osservazioni avanzate dalla Corte europea di Lussemburgo sull'articolo 41-bis.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Vorrei sapere se il Governo intenda assumere l'impegno di valutare il day hospital carcerario sia nelle nuove carceri sia per quanto concerne le camere di sicurezza come uno dei problemi principali della nuova politica carceraria.

FEDERICO PALOMBA. Forse mi è sfuggito, ma non ho sentito specificazioni sulla questione della giustizia minorile, per quanto riguarda sia la situazione penitenziaria minorile, sia il resto del personale. Si registrano infatti allarmi molto forti, laddove si ventila la possibilità che la giustizia minorile venga ricondotta all'interno della più grande organizzazione giudiziaria dei beni e dei servizi. Poiché per cinque anni sono stato direttore centrale della giustizia minorile e avevo condotto una grande battaglia per rendere autonomo questo settore, mi dispiacerebbe constatare il venir meno della sua specificità. In particolare, signor Ministro, vorrei chiederle se s'intenda assorbire i beni e servizi e il personale penitenziario minorile, che oggi ha una sua specificità, all'interno dell'organizzazione generale. In questo caso, sarei estremamente preoccupato insieme a tutto il personale.

PRESIDENTE. L'audizione di oggi era dedicata alle carceri, che non riguardano i minori, ma, se il Ministro è già pronto, può risponderle.

GUIDO MELIS. Ringrazio il Ministro. Sulla sanità penitenziaria, però, mi sarei aspettato una risposta più precisa. Non conosco le intenzioni delle altre regioni a statuto speciale, ma la regione sarda è pronta ad assumere la sanità penitenziaria. Vorrei quindi sapere se siate disposti ad attivare in tempi brevi la relativa procedura formale.

MARILENA SAMPERI. Ha parlato degli educatori, signor Ministro, ma vorrei sapere se per gli psicologi valga lo stesso tipo di procedura.

PRESIDENTE. Do nuovamente la parola al ministro.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Parto a ritroso, per non dimenticare niente. Sì, onorevole Samperi, perché il principio è lo stesso, quindi non vi è motivo di operare distinzioni.
Non abbiamo alcun motivo di trattenere tale servizio per le regioni a statuto speciale, onorevole Melis, per cui con la mia risposta, che voleva essere non generica ma generale, ovvero valevole anche per le altre regioni a statuto speciale, intendevo rilevare l'esigenza di attivare immediatamente un raccordo tra regioni a statuto speciale e Ministero. Mi sia consentito però di dubitare che questo possa risolversi con un atto amministrativo delle regioni, che credo debbano intervenire con atto legislativo. Su questo occorrerà effettuare una valutazione, per cui promuoverò incontri tra le regioni a statuto speciale e il Ministero al fine di definire questa vicenda.
Rispondo all'onorevole Bernardini con grande schiettezza. Mi sono già confrontato sull'articolo 41-bis con talune commissioni


Pag. 9

in ambito europeo. Il Governo ha scelto di inasprirlo, peraltro sostenuto in questo dal Parlamento. Il tema della criminalità organizzata è ancora troppo vivo nel nostro Paese e non intendiamo recedere da un forte contrasto nei confronti delle mafie. Le revoche operate dai tribunali di sorveglianza sono state spesso contraddette dal sottoscritto con reitera di provvedimenti nei confronti degli applicati al 41-bis.
Mi auguro che l'intervento legislativo, nel caso in cui venga approvato da entrambe le Camere, possa produrre una stabilizzazione della giurisprudenza e un dato certo: i mafiosi a cui il 41-bis viene applicato non devono poter comunicare con l'esterno, laddove tale comunicazione costituisce il preludio di ulteriori, gravi crimini. Si tratta infatti di soggetti che si sono macchiati di crimini gravissimi e durante la detenzione hanno dimostrato la capacità di mantenere un collegamento con l'organizzazione criminale. Da questo punto di vista, quindi, sono pronto a spiegare alle corti internazionali e in ogni sede come l'articolo 41-bis sia compatibile con i diritti fondamentali dell'uomo e indispensabile per un contrasto efficace della criminalità organizzata.
Abbiamo lavorato e stiamo lavorando sulle camere di sicurezza. Stiamo tentando di affrontare il tema delle porte girevoli nei modi che le attuali strutture ci consentono e in prospettiva con la realizzazione delle nuove carceri. Le idee che lei propone fanno dunque parte del programma del Governo.
Non avevo risposto a quel particolare aspetto della sua domanda, onorevole D'Ippolito, non per distrazione, ma perché mi riservo di farlo successivamente.
Per quanto riguarda la giustizia minorile, onorevole Palomba, è vero che vi sono state delle proposte provenienti anche dall'esterno, come se fossero foriere di una maggiore efficienza, di assorbire nell'ambito delle ristrutturazioni del Ministero la giustizia minorile, che rappresenta il dipartimento più snello, nell'ambito di quello dell'organizzazione generale o di quello degli affari di giustizia.
Non è stata ancora assunta una decisione in tal senso, ma posso anticipare di essere contrario all'incorporazione e invece favorevole alla proiezione esterna più per motivi simbolici, in un mondo in cui la sfida per la rieducazione è aperta (stiamo parlando di soggetti minori), che per pura efficienza. In una logica di pura efficienza, potrebbero infatti valere le ragioni di chi sostiene la tesi dell'incorporazione, ma non in una logica di valore simbolico della giustizia minorile come segmento del tema giustizia non collegabile alle vicende strutturali delle carceri che attengono ai maggiorenni. Credo di aver risposto a questa seconda ondata di domande.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti, che di solito è sintetico, chiede di intervenire per una precisazione.

ANTONINO LO PRESTI. La ringrazio, presidente, per avermi attribuito questa dote. Sull'articolo 41-bis, signor Ministro, lei ha introdotto un tema fondamentale. Condivido l'esigenza di renderlo più duro dal punto di vista non dell'inasprimento delle condizioni del detenuto, ma della possibilità di trasmettere informazioni all'esterno.
Proprio per questo, signor Ministro, mi permetto di evidenziare un aspetto già ricordato in un nostro passato colloquio, ovvero l'esigenza di impedire alla fonte che i detenuti sottoposti al regime del 41-bis possano attingere informazioni vitali, metabolizzandole e valorizzandole sino a trasmettere ordini all'esterno.
Considero dunque necessario impedire che le informazioni giungano ai detenuti sottoposti al regime del 41-bis dalla lettura di giornali e dalla visione dei telegiornali e siano da loro studiate e analizzate sino a veicolare informazioni all'esterno. Ritengo necessario intervenire innanzitutto con una censura preventiva.

PRESIDENTE. Ringrazio, a nome dei colleghi, il Ministro Alfano, che oltretutto è dovuto tornare in Commissione a causa del rinvio di ieri.


Pag. 10


Vi segnalo che ci sono stati oltre trenta interventi, quindi ringrazio tutti per la partecipazione. Nel congedare il Ministro Alfano, faccio presente che abbiamo ancora un tema da affrontare in Commissione.

MANLIO CONTENTO. Signor presidente, intervengo sull'ordine dei lavori approfittando anche della presenza del Ministro.
Sui giornali di ieri e di oggi sono stati pubblicati articoli relativi al concorso per uditori giudiziari svoltosi a Milano nei giorni scorsi. Vorrei chiedere al Ministro se esista una relazione dell'accaduto, perché ci troviamo in imbarazzo. Potremmo infatti utilizzare lo strumento dell'interrogazione, ma a causa della calendarizzazione dei lavori dovremmo attendere alcuni giorni. Poiché oggi i giornali hanno diffuso la notizia di presunte denunce da parte di alcuni partecipanti, le chiederei se esista una relazione da mettere cortesemente a disposizione dei commissari.

PRESIDENTE. Ovviamente, faccio presente come, avendolo convocato esclusivamente per l'audizione, il Ministro potrebbe anche non affrontare questo discorso.
Vi segnalo comunque l'esistenza di una interrogazione a risposta immediata presentata dal gruppo del PD, che metterò a disposizione dell'onorevole Contento. Credo che verrà trattata nella giornata di martedì. Signor Ministro, ovviamente lei è libero di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Consentitemi un'ironia sulle nostre liturgie, laddove nell'interrogazione a risposta immediata l'immediatezza consta di otto-dieci giorni.
Rispondo sull'argomento, perché mi sembra giusto entrare nel vivo di una cronaca sulla quale ho il dovere di rispondere.
Come per ogni concorso in magistratura, il Ministero della giustizia si è occupato dell'apparato organizzativo, mentre la scelta di svolgere il concorso all'interno della Fiera di Milano fu compiuta nel 2007 dal Governo precedente, in relazione alle presentazione di 30 mila domande, che rendevano la Fiera l'unica struttura idonea per ospitare un numero così elevato di partecipanti.
Venuti a conoscenza di varie denunce pubbliche da parte di concorrenti, abbiamo immediatamente richiesto una relazione che ci è stata consegnata e che, se la Commissione dovesse chiederne formalmente copia, potrei mettere a disposizione.

PRESIDENTE. La chiediamo adesso ufficialmente.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. La farò pervenire. La «gestione» del concorso compete al CSM. Dalle notizie da me acquisite oggi pomeriggio, dovrebbe tenersi - il condizionale è d'obbligo, perché la mia è un'informazione, ma, non facendo parte dell'organo, non una certezza - una riunione della commissione del CSM preposta ad esprimere valutazioni.
Per quanto mi riguarda, provvederò - e spero in ciò di assorbire il senso dell'interrogazione dei componenti del gruppo del PD - a farvi avere in tempi molto rapidi copia della relazione da me chiesta al presidente della commissione d'esame del concorso.

PRESIDENTE. Ringrazio ancora il Ministro.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,30.

Consulta resoconti delle audizioni
Consulta gli elenchi delle audizioni