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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VII
18.
Giovedì 26 marzo 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, in materia di semplificazione e riordino delle procedure di erogazione dei contributi all'editoria (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Aprea Valentina, Presidente ... 3 5 9 11
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 5 6 7
Bonaiuti Paolo, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria ... 4 5 6 7 9
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 3 4 5
Levi Ricardo Franco (PD) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 26 marzo 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 19,05.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, in materia di semplificazione e riordino delle procedure di erogazione dei contributi all'editoria.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, in materia di semplificazione e riordino delle procedure di erogazione dei contributi all'editoria.
Ringrazio il sottosegretario per la sua presenza che ci consente di concludere stasera l'audizione avviata tempo fa, in attesa dell'assegnazione alla nostra Commissione del regolamento.
Do la parola ai colleghi che hanno chiesto di intervenire.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Grazie, presidente. Essendo questa un'audizione, penso che avremo modo in sede di espressione del parere di operare ulteriori valutazioni e approfondimenti.
Non so se i lavori dell'Assemblea siano finiti, ma vorrei comunque chiarire che siamo qui per un atto di cortesia istituzionale dal momento che avremmo potuto anche non essere presenti.
La scorsa volta lei, signor sottosegretario, ci ha presentato il regolamento affermando che sostanzialmente non era cambiato molto e ha evidenziato molti punti in comune rispetto all'audizione del 19 novembre. Sono passati molti mesi e devo rilevare che sicuramente si tratta di un lavoro molto complicato, perché il tempo è stato davvero tanto. Tuttavia, in questi mesi sono successe cose importanti, che hanno aggravato la situazione dell'editoria nel nostro Paese: circostanze dirette, quali i tagli operati e il peggioramento della situazione nel mondo dell'editoria, e indirette, quali l'aggravarsi della crisi con inevitabili ricadute su un mondo legato alla pubblicità e all'intero sistema mediatico notoriamente in crisi.
Quindi, la mia prima valutazione è che il regolamento è certamente uno strumento importante, ma deve essere considerato - appunto - uno strumento. Il punto più importante è andare ad una riforma dell'editoria, su cui si rileva un consenso unanime (se posso permettermi, anche da parte del sottosegretario), dal momento che questo settore potrà uscire dalla crisi solo attraverso una seria riforma e non semplicemente con strumenti regolamentari. Abbiamo bisogno di strumenti ordinamentali molto precisi e chiari, perché si tratta di un mondo in rapida mutazione e anche in rapido deterioramento. D'altro canto, lo stesso sistema proprietario - penso in particolare alla carta stampata - anche a causa della crisi finanziaria vive una crisi di identità, interrogandosi su quale può essere la funzione


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di un finanziamento privato in presenza di un finanziamento pubblico sempre più prosciugato.
Questo problema riguarda l'intero settore della comunicazione e della cultura; vorrei davvero in questo caso tenere insieme i due elementi. Lei, signor sottosegretario, ha espresso la volontà di aumentare l'occupazione utilizzando lo strumento del regolamento (poi su questo dirò in particolare), ma, se non si pone rapidamente rimedio con una riforma, questi settori della cultura, dell'informazione e della comunicazione rischiano di essere i più penalizzati anche da un punto di vista occupazionale, perché, per esempio, c'è una precarietà che non viene assolutamente tutelata. Non so a che punto si trovi il contratto dei giornalisti; tuttavia questa mi sembra che sia stata una lunga notte, perché all'attenzione complessiva della politica - dico «complessiva» perché sono onesta - tale comparto non appare come uno dei principali comparti produttivi del nostro Paese. Questo è un grave errore perché la crisi, oltre che economica, rischia di diventare sociale e civile, se si tocca la libertà di informazione.
Per non parlare poi di tutto ciò che riguarda le intercettazioni o quanto abbiamo letto circa i controlli sul web. Si tratta quindi di una situazione molto complicata, che richiede un intervento sistemico e non più soltanto piccoli provvedimenti. Auspico, dunque, di poter rapidamente avviare una discussione sulla riforma, dal momento che è davvero imprescindibile. Certo le nozze con i fichi secchi non si fanno; tuttavia, anche il poco è sempre meglio che niente. Ripeto, dunque, che la riforma dell'editoria deve essere rapidamente promossa.
Per quanto riguarda il regolamento, vorrei ribadire alcune osservazioni che per la verità avevo già espresso, rispetto alle quali non ho però ottenuto le risposte desiderate, anche perché non abbiamo avuto occasione di incontrarci nuovamente dopo il 26 novembre.
Un regolamento deve innanzitutto essere snello e non diventare uno strumento sostitutivo della riforma. Condivido quindi l'esigenza che sia agile e debba avere la finalità di semplificare e non di complicare. Proprio per questo, però, mi sembra di rilevare un primo problema - economico e politico al tempo stesso - ossia il tema della retroattività. Vorrei quindi sapere, signor sottosegretario, se sia previsto che il regolamento entri in vigore retroattivamente dal 1o gennaio del 2009.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Del 2010.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Siamo sicuri che parta dal 2010?

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria. C'è scritto.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Mi pareva che non fosse così. Se dovesse essere così, tanto meglio perché ciò tranquillizza rispetto agli effetti devastanti esistenti.
Vorrei, inoltre, conoscere la situazione del credito per quanto riguarda l'editoria e porre anche la questione dell'abrogazione del limite della pubblicità come requisito di accesso ai contributi, tema assai dibattuto. Sappiamo che il tema è assai dibattuto, ci sono i pro e i contro e - come sempre, in questi casi - la realtà non va esclusivamente in una direzione e tanto meno la verità. Considero tuttavia importante il rapporto tra pubblicità e contributi diretti, perché ritengo che sia la soglia a motivare i contributi diretti. Le chiedo dunque cosa potrà accadere nel momento in cui non esista più la soglia, ovvero come si disciplini, in un regolamento, il rapporto fra pubblicità e contributi diretti. Un quotidiano con una grande messe di pubblicità riceverà ugualmente contributi diretti nella stessa misura?
Vorrei chiarire questo punto che a me risulta oscuro, anche perché, essendo le risorse limitate, ritengo che spendersi solo per abbattere un tetto che invece dovrebbe essere contenuto per consentire poi l'erogazione


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dei contributi diretti sia un tema di rilievo che vada tenuto in considerazione.
Vorrei anche sapere se esista una graduatoria della carta stampata che riceve pubblicità, una valutazione di quanta ne riceva e anche della relazione tra la pubblicità ricevuta da questi giornali e l'erogazione dei contributi diretti. Penso, infatti, che un regolamento debba servire anche ad ampliare la platea di coloro che possono usufruire dei contributi diretti, ritraendo gradualmente il contributo pubblico in base all'introduzione della pubblicità, evidentemente sostitutiva del contributo diretto e non viceversa.
Il terzo punto che le vorrei porre riguarda le cooperative dei giornalisti. Lei cita diverse fonti legislative, ma vorrei capire - le ripeto quanto le avevo detto nella precedente audizione - perché non venga mai citata la legge n. 416 del 1981, che all'articolo 6 sancisce che per cooperative di giornalisti si intendono quelle che associano almeno il 50 per cento dei giornalisti dipendenti, aventi contratto di lavoro giornalistico con clausola di esclusiva con la cooperativa medesima; il relativo statuto deve inoltre prevedere una norma che consenta a tutti i dipendenti, aventi contratto di lavoro giornalistico con clausola di esclusiva con la cooperativa medesima, di divenire soci.
Vorrei sapere per quale motivo questo articolo non sia menzionato nella normativa citata relativa alle cooperative dei giornalisti. L'intento è sano e condivisibile, eliminare finalmente le finte cooperative, però è necessario chiarire cosa s'intenda per cooperativa di giornalisti; altrimenti l'intento produce l'eterogenesi dei fini.
Inoltre sembra che si configuri una sorta di penalizzazione dei periodici, in particolare di quelli piccoli, in quanto all'articolo 3, comma 2, si propone di portare il contributo fisso al 40 per cento sui costi e il massimale a 350 mila euro e, nel contempo, di abbassare per i periodici il tetto massimo del contributo variabile da 50 a 1 milione di copie. Mi chiedo che cosa diventino le possibilità di accesso dei piccoli in un sistema di siffatta natura.
Desidero, infine, capire meglio le situazioni di collegamento e di controllo, ovvero quanto previsto dall'articolo 5. Anche in questo caso, infatti, si rileva la totale dimenticanza - voluta o involontaria - della citazione della legge n. 416 del 1981, che specifica le norme di controllo delle società ammesse a contributo. Poiché l'intento comune è quello di favorire con questo regolamento la massima trasparenza negli assetti proprietari in relazione ai contributi, vorrei avere un chiarimento.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Sta parlando dell'articolo 5.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Sì. In sede di discussione del parere, potrò essere ancora più concreta, ma se lei potesse cominciare a chiarire questi punti, per noi sarebbe più semplice procedere nel nostro lavoro.

PRESIDENTE. Prima che altri colleghi prendano la parola, avverto che l'onorevole Perina ha comunicato, scusandosi, di dover rinunciare al suo intervento in quanto impegnata nella predisposizione del numero speciale del Secolo d'Italia per il congresso del Popolo delle libertà di domani.

EMERENZIO BARBIERI. Tenterò di essere più breve della collega De Biasi, che ha sostenuto di essere stata breve avendo parlato venti minuti.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Poteva essere peggio!

EMERENZIO BARBIERI. Condivido nella sostanza lo schema di regolamento. Vorrei però sollevare alcune obiezioni, che sono piuttosto domande, per capire l'orientamento del Governo a proposito.
La prima questione è sollecitata non soltanto da me, ma anche da numerosi giornalisti e consiglieri di amministrazione di giornali. Ritengo che proseguendo la


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strada da lei intrapresa sarebbe opportuno procedere alla stesura del testo unico relativo alla disciplina di erogazione dei contributi all'editoria. Come è inutile che le dimostri, giacché lei ha redatto il regolamento, in alcune realtà il richiamo continuo...

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Lo hanno redatto gli uffici; non mi faccia più bravo di quello che sono!

EMERENZIO BARBIERI. Lei è bravissimo. Mi riferivo comunque al fatto che lei ne ha la responsabilità politica. Dunque, soprattutto nei primi articoli, si rileva un continuo richiamo a leggi, articoli e commi, tale da rischiare di rendere incomprensibile la lettura. Qualcuno sarebbe costretto a ricorrere a un consulente per capire cosa voglia dire il regolamento e poiché il responsabile va a ricoprire il ruolo di direttore generale della RAI, sarebbe opportuno che il suo successore mettesse rapidamente mano a questo aspetto. Il Governo lo sta già opportunamente facendo in altri campi, forse addirittura più importanti di questo, per cui sarebbe opportuno intervenire anche su questo, in modo tale da procedere nella direzione di consentire una lettura e un utilizzo agili di questo regolamento non da parte de Il Corriere della Sera o La Repubblica, ma dei piccoli quotidiani, come sollecitato anche nella sua relazione.
Con questo spirito, dichiaro quindi di condividere la sostanza del provvedimento.
Desidero, inoltre, porle alcune domande. In merito all'articolo 4, vorrei sapere in che modo siate arrivati a determinare, alla terza riga, i «cinque giornalisti o poligrafici regolarmente assunti». La domanda è semplice: perché non quattro o sei? In che modo siete arrivati a cinque? Allo stesso modo, tre righe più in basso, si parla di «tre giornalisti»; perché non quattro o due? Vorrei capire la ratio che ispira questo tipo di provvedimento.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Vuole sapere perché tre e non quattro?

EMERENZIO BARBIERI. No, alla terza riga c'è cinque, ma tre righe sotto c'è tre, ma il senso della domanda è lo stesso.
Nell'opportuno commento agli articoli, di cui la ringrazio, lei afferma che dall'articolo 4 derivano risparmi di spesa. Le chiederei di conoscere se questo sia frutto di intuizione o di seri calcoli effettuati al riguardo.
Condivido tutto l'articolo 8, ma mi pongo il problema che al comma 2 lei giustamente afferma: «La norma consente altresì all'amministrazione, su comunicazione degli istituti previdenziali», e noi sappiamo quanto sia importante questa norma, «di poter effettuare direttamente il recupero delle somme...

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Già erogate!

EMERENZIO BARBIERI. ...nei confronti delle imprese interessate». Le pongo un problema meramente teorico, ma che governando, come maggioranza, ci dobbiamo porre. Ai creditori dei partiti politici non è possibile pignorare i contributi pubblici relativi al rimborso delle spese elettorali. Se infatti un tribunale della Repubblica italiana, aderendo alla richiesta di un creditore di Italia dei Valori, intendesse pignorare una parte del rimborso annuale che Italia dei Valori riceve dalla Camera dei deputati per quanto riguarda un debito non pagato, questo non sarebbe possibile. Le chiedo, quindi, se non colga una discrasia tra l'atteggiamento riservato ai partiti politici e quello riservato alle imprese editrici.
Propongo, infine, un suggerimento che lei certamente raccoglierà. In questo regolamento, che condivido nella sostanza, giacché le pongo questioni assolutamente marginali, sarebbe opportuno evitare, come avviene in altre leggi, di citare il Ministero delle comunicazioni, perché il giorno in cui non vi fosse più, tanto per intenderci...


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PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. A quale articolo si riferisce?

EMERENZIO BARBIERI. Sempre all'articolo 8, comma 3, dove si fa riferimento al Ministero delle comunicazioni.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Devo verificare meglio questo punto perché suscita un dubbio anche in me.

EMERENZIO BARBIERI. Lei, sottosegretario, ha colto il punto. Come vede, si tratta solo di questioni tendenti a chiarire la vicenda.

RICARDO FRANCO LEVI. Prima di iniziare, vorrei esprimere l'augurio che i difficili negoziati tra editori e giornalisti per il rinnovo del contratto possano arrivare a una conclusione. Siamo tutti in attesa dello sblocco di una vertenza che dura da ormai troppo tempo ...

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Quattro anni e mezzo.

RICARDO FRANCO LEVI. ...che ha anche attraversato diversi Governi; tutti ci siamo impegnati con diverse responsabilità.
Questo testimonia non solo la forte difesa di reciproci interessi delle due parti, ma anche la difficoltà in cui si inscrive l'attuale negoziato per il rinnovo del contratto, diretta conseguenza dello stato decisamente difficile dell'editoria, che il sottosegretario Bonaiuti ben conosce, in Italia e in tutto il mondo. Mi auguro, quindi, che ad horas possa diradarsi la nube che da troppo tempo oscura la vita delle nostre aziende editoriali e delle redazioni dei giornali.
Per quanto riguarda il tema specifico che ci vede riuniti non per la prima volta sul filo di un dialogo sulla legge sull'editoria che ha attraversato legislature diverse e ha visti impegnati il sottosegretario Paolo Bonaiuti e il sottoscritto con l'obiettivo di giungere a una legge di sistema, ritengo necessario perseguire tale obiettivo per molte ragioni. La prima è che, come rilevato dall'onorevole Barbieri, le norme si sono accumulate nei decenni rendendo complessa la vita delle aziende, la decriptazione delle norme. Come responsabile del settore dell'editoria, l'onorevole Paolo Bonaiuti promosse la raccolta delle leggi sull'editoria da un volume estremamente alto, che meritava di essere portato a dimensioni umane.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Se lo ritiene utile, potremmo anche ridistribuirlo.

RICARDO FRANCO LEVI. Lo ritengo molto utile, perché è un'opera meritoria realizzata dal Dipartimento dell'editoria.
A questo si è aggiunto che le prepotenti innovazioni nelle tecnologie dell'informazione hanno sconvolto il mondo delle comunicazioni, dell'editoria e dei nostri giornali. Numerose leggi fondamentali si basavano dunque su una realtà non più attuale, per cui la revisione delle leggi riguardanti l'editoria è oggi più che mai necessaria. Confesso di nutrire dubbi sull'opportunità di allargare lo spettro di un lavoro di questo genere sino a comprendere tutte le comunicazioni e le televisioni, perché temo che questo renderebbe impossibile giungere nei tempi di una legislatura a un lavoro conclusivo. Ritengo però che questa sia la strada da intraprendere.
Il tema dell'editoria e dell'informazione, così cruciale per la democrazia italiana e non a caso costituzionalmente protetto dall'articolo 21 della nostra Carta fondamentale, merita, richiede e impone una regolamentazione attraverso la legge, e, quindi, una normativa con il rango di legge sottoposta al controllo del Parlamento. Ritengo che questa sia la strada maestra da imboccare: che, nell'editoria, i regolamenti debbano rimanere nell'ambito ristretto della competenza amministrativa


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del controllo degli aiuti pubblici, e il quadro generale debba, invece, essere affidato alla legge.
Da questo punto di vista - l'ho già ribadito più volte ma vorrei farlo ancora in questa che rappresenta una delle ultime occasioni in cui ci incontriamo prima che il regolamento possa fare ulteriori passi in avanti - vorrei esprimere tutte le mie perplessità sulla strada finora imboccata, che considero sbagliata e rischiosa per tutti. La legge approvata nell'estate scorsa, che ha definito la delega su cui si posa il regolamento, intervenne abolendo la soggettività dei diritti goduti dalle imprese percettrici dei contributi diretti all'editoria. Poiché questa aboliva un diritto soggettivo, per di più di una categoria costituzionalmente protetta come quella delle cooperative, ho buoni motivi per considerare incostituzionale tale provvedimento legislativo, in quanto lede attese legittime e consolidate di soggetti costituzionalmente protetti.
Nella lunga serie di disposizioni della Corte costituzionale, desidero ricordare solo la sentenza n. 112 del 1993, che su temi come quelli della libertà di informazione protetta dall'articolo 21 della Costituzione stabilisce la possibilità di intervenire solo attraverso la legge. Per cui, sulla base di pareri motivati, ritengo incostituzionale tanto l'abrogazione del diritto soggettivo quanto l'avere attribuito a un regolamento la possibilità di delegificare.
Inoltre il regolamento stesso provoca forti dubbi di costituzionalità, in quanto eccede in modo radicale in molti punti la delega sulla quale si basa, prevedendo addirittura la cancellazione di leggi, mentre un principio del diritto vieta di sovvertire norme di rango superiore attraverso norme di rango inferiore. L'ultimo articolo del regolamento abroga invece delle leggi.
Vorrei inoltre ricordare che la delega si sostanziava in un intervento molto preciso riferito alla semplificazione delle procedure per l'erogazione dei contributi pubblici. Il regolamento interviene, invece, sul volume delle risorse destinate al settore, sul riparto delle risorse medesime e sull'individuazione dei soggetti beneficiari del nuovo sistema di contribuzione pubblica.
Si rileva, quindi, una lesione fondamentale dei diritti soggettivi sia attraverso la cancellazione della soggettività del diritto, sia attraverso il taglio delle risorse destinate, che impedisce a quei soggetti di far fronte alle loro attività protette dalla Costituzione; inoltre il regolamento eccede fortemente l'oggetto della delega che ne aveva consentito la nascita per di più in una materia costituzionalmente protetta. Pertanto, la regola generale che impone che un regolamento sia interpretato in senso restrittivo, questa volta, data la materia di cui si tratta, avrebbe dovuto ancor più essere restrittivamente intesa.
Più specificamente la delega si riferisce esclusivamente al riordino di leggi ben precisate, richiamate nel regolamento. È del tutto escluso dalla stessa delega l'intervento su contributi indiretti, come le agevolazioni postali, per cui tutta la parte delle norme del regolamento riguardanti il tema delle spedizioni postali eccede in modo ancora più radicale la delega.
Desidero quindi invitare il sottosegretario Paolo Bonaiuti, conoscendo la passione con cui negli anni si è dedicato a questo tema con l'alta ambizione di arrivare a una legge, di riprendere quell'ambizione e di persuadere il Governo che non è questo il modo di intervenire sull'editoria.
Il Governo deve agire con gli strumenti atti a intervenire nei campi strettamente legati alla semplificazione delle procedure di erogazione dei contributi, che ci vedono tutti concordi, ma anche riprendere la strada ambiziosa di promuovere un disegno di legge complessivo sull'editoria; altrimenti la strada dei tribunali ordinari, del ricorso al TAR e alla Corte costituzionale, del Consiglio di Stato, che inevitabilmente dovrà vedere il regolamento, sarà fortemente accidentata.
Vorrei infine aggiungere una precisazione di dettaglio, sulla quale è già intervenuta l'onorevole De Biasi, ma che vorrei sottoporre all'attenzione del sottosegretario Paolo Bonaiuti. Sebbene l'articolo 1 del regolamento citi il 2010 come data di


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avvio, si può facilmente interpretare che l'applicazione della legge comporti che queste norme si riferiscano ai contributi del 2009. Poiché sui contributi del 2009 si sono già andati accumulando legittimi interessi per i mesi trascorsi sinora e che trascorreranno sino all'approvazione del regolamento, le chiedo di approfondire questo punto, perché un elemento di retroattività sui contributi costituirebbe un ulteriore elemento di dubbio.
Parimenti, pur con tutte le critiche da me formulate al tema dell'intervento sulle tariffe postali, vorrei sottolineare che considero assai discutibile anche in punto di diritto prevedere un regime speciale a danno di aziende per il solo fatto che siano quotate in Borsa.

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, per la replica.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Desidero innanzitutto ringraziare la Commissione per la cortesia istituzionale, evidenziata dall'onorevole De Biasi, che mi avete fatto questa sera, essendo qui presenti in un serata difficile (non era chiaro quando dovessero svolgersi le votazioni e quando fossero realmente finite). Avevo tuttavia interesse a sottolineare un problema specifico perché fosse ben chiaro: l'entrata in vigore del decreto-legge n. 207 del 2008 - quello da tutti noi conosciuto attraverso la stampa come il Milleproroghe - ha abolito la disposizione secondo cui le competenti Commissioni parlamentari avrebbero dovuto esprimere un parere vincolante sul regolamento presentato, che prevede la semplificazione dei contributi diretti e indiretti al settore dell'editoria.
Questo provoca il ritorno alla consueta prassi, in base alla quale le competenti Commissioni parlamentari esprimono il loro parere su atti e regolamenti dell'Esecutivo al termine del procedimento istruttorio.
Invieremo perciò il regolamento al Consiglio di Stato per il prescritto parere di legge. Lo avremmo inviato anche prima, ma purtroppo è stato bloccato da questa idea del parere vincolante. Non abbiamo voluto operare un'infrazione o una rottura di comportamento nei confronti della Camera. Avevamo molti dubbi sul fatto che si potesse esprimere un parere vincolante, l'abbiamo detto, c'è stato uno scambio di pareri tra la segreteria generale di Palazzo Chigi e la segreteria della Camera; tuttavia ho deciso autonomamente che, poiché vi era un parere vincolante, finché questo non fosse superato, non avrei potuto inviare il regolamento al Consiglio di Stato.
Adesso, il Milleproroghe è legge dello Stato, perciò invieremo il regolamento al Consiglio di Stato per il prescritto parere di legge, che mi pare sia previsto nel termine di sessanta giorni. Chiederemo comunque di accelerare i tempi. Non appena corredato del parere del Consiglio di Stato, non appena l'organo consultivo l'avrà emesso, lo trasmetteremo alla Commissione e poi alla Commissione del Senato. Questa è la situazione che ho voluto precisare in quanto la scorsa volta erano rimasti dei dubbi.
Per quanto riguarda le domande, mi permetterete di fornire successivamente una serie di risposte scritte. In particolare, vorrei chiedere all'onorevole De Biasi di mettere per iscritto un punto che non mi è chiaro, per consegnarlo al Dipartimento per l'informazione e l'editoria e ottenere la risposta scritta.
Ritengo invece opportuno affrontare subito alcuni punti, il primo dei quali riguarda l'invito a formulare un testo unico per l'erogazione dei contributi all'editoria, proposta che va nel senso della semplificazione e del «disboscamento» delle leggi che perseguiamo. Ignoro quali tempi avremo, ma disponiamo del testo ricordato dall'onorevole Levi che contiene le leggi, i regolamenti, le normative, le applicazioni sull'editoria, per cui bisognerebbe mettere al lavoro gli uffici del dipartimento per valutare quali punti riassumere, tagliare o aggiungere. Si tratta comunque di una proposta che cercherò di prendere in seria considerazione.


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Per quanto riguarda le considerazioni dell'onorevole Levi sull'incostituzionalità in merito all'abrogazione del cosiddetto diritto soggettivo, in questa sede abbiamo già rilevato a nome del Governo come il riconoscimento di un cosiddetto diritto soggettivo sia opinabile perché, se si ritiene diritto soggettivo, ripetibile all'infinito nel tempo da parte del Governo un finanziamento all'editoria prescindendo dalle valutazioni di bilancio e dalle compatibilità finanziarie, potremmo addentrarci in un campo non costituzionale o incostituzionale, ma difficile, e in cui per il Governo è complicato garantire ogni volta quel diritto.
Allo stesso modo, se garantiamo un intervento a una azienda che fornisce lavoro a un certo numero di persone e quindi è altrettanto importante - al meno ai miei occhi perché ritengo la garanzia di un posto di lavoro superiore a qualsiasi altra - saremmo portati a ripetere all'infinito quello che viene considerato un diritto soggettivo, un cosiddetto diritto soggettivo sul quale abbiamo già espresso moltissimi dubbi.
Abbiamo anche detto e lo ripetiamo qui che saremmo invece favorevoli a una soluzione pratica molto più ragionevole. Comprendiamo come le aziende editoriali senza un tallone finanziario sul quale appoggiarsi abbiano difficoltà a presentarsi alle banche - figuriamoci oggi con la situazione presente - per chiedere un'apertura di credito. Su questo avevamo detto che ne avremmo riparlato cercando di individuare un modo per garantire una sorta di minimo, un qualcosa per venire incontro a questi diritti in futuro. Tuttavia, nell'attuale momento di crisi, in cui si tagliano dolorosamente settori quanto mai delicati, non è possibile dare garanzie precise, costanti e sicure.
Constatiamo le difficoltà dell'occupazione nel settore dell'editoria e come si prepari una sorta di bufera che riguarderà giornali e periodici. Ogni giorno, giungono voci di un'agenzia di stampa che si trova in difficoltà e ha un certo numero di posti di lavoro in pericolo, di un possente gruppo editoriale con problemi, o di un periodico in crisi. Ho, quindi, mirato a garantire soprattutto i posti di lavoro, cercando di ottenere dal Tesoro, in un momento difficile come l'attuale, prima 10 milioni di euro per l'occupazione nei giornali quotidiani e poi altri 10 milioni di euro per l'occupazione nei periodici.
È necessario considerare anche questa situazione difficile, che non possiamo ignorare in nome di un'editoria alta, nobile, perché i posti di lavoro sono ancora più nobili. Per esempio, ho sentito voci che parlano di più di 500 prepensionamenti possibili. Calcolando che il costo di un prepensionamento è superiore ai 60 mila euro l'anno, ci troveremmo dinanzi a una spesa secca di 30 milioni di euro solo per i prepensionamenti, senza considerare gli altri tagli.
Vorrei quindi che fosse chiaro a tutti che ci troviamo in una situazione non facile. Come sottosegretario con delega all'editoria, ho ascoltato più volte i responsabili della Federazione italiana degli editori, sia ufficialmente sia informalmente; ugualmente abbiamo incontrato la Federazione della stampa, che difende gli interessi dei giornalisti, ufficialmente a Palazzo Chigi nonché in via privata, cercando di garantire un continuo scambio di informazioni. Purtroppo, su questo terreno consideriamo difficile muoverci in sintonia con il Ministro del welfare Sacconi finché non sarà firmato un contratto, perché senza una base è molto difficile studiare i regolamenti applicativi per l'emanazione dei crediti alle aziende in caso di prepensionamenti o addirittura di licenziamenti.
Si tratta, dunque, di un problema estremamente complesso, che ci fa comprendere quanto la situazione sia avanzata nella crisi dell'editoria in seguito a quanto unanimemente denunciato dai lavoratori e dalle aziende, ovvero al calo della pubblicità e alla parallela riduzione delle vendite.
Di fronte a questo, ritengo che il regolamento ci permetterà almeno di ridurre le spese eccessive dovute alle cosiddette «cooperative», che presentavano anche tirature assai dubbie, ma che non potevamo


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verificare, nonché di affrontare il problema degli sprechi in un settore che non ne consente più.
A questo fine è stato fatto il regolamento. Purtroppo, è rimasto fermo qui alla Camera per rispetto istituzionale nei confronti di una decisione della stessa, che ritenevamo abbastanza in difformità rispetto alla delega concessaci; delega che ora l'onorevole Levi contesta, punto sul quale ovviamente non sono affatto d'accordo e sul quale gli fornirò il parere scritto della nostra Segreteria generale.
Nell'attuale momento di crisi, è fondamentale riconoscere l'esigenza di risparmiare e di badare alle compatibilità finanziarie, tenendo conto che senza un risparmio generale si va a colpire anche l'occupazione, poiché, come ho detto l'altra volta, l'occupazione derivante dal complesso dei contributi dati dal Governo - da tutti i Governi, non dal nostro - si dovrebbe aggirare secondo dati ufficiali sul 14-15 per cento, cifre secondo noi sottostimate, raggiungendo il 18 e forse anche il 20 per cento dell'occupazione.
Ci muoviamo, quindi, su un terreno difficile, in cui occorre prudenza e avvedutezza. Su questo terreno, noi continueremo e personalmente tornerò quando lo vorrete, prefiggendomi comunque di fornire in breve tempo risposte scritte a tutte le vostre domande. Ci incontreremo nuovamente - ma spero di vedervi anche prima - quando avremo il regolamento con le osservazioni e i pareri forniti dal Consiglio di Stato. Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Paolo Bonaiuti per la sua chiarezza e la sua disponibilità. L'onorevole De Biasi si scusa per non essere potuta rimanere e resta in attesa di eventuali chiarimenti rispetto a un'ulteriore specificazione del quesito che le farà pervenire.
Vorrei complimentarmi con il vicepresidente della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, poiché si è conclusa la vicenda della presidenza della RAI e la Commissione ha ratificato all'unanimità l'elezione di Paolo Garimberti a presidente del consiglio di amministrazione della RAI. Avremo quindi un altro settore operativo.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 20.

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