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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione X
3.
Mercoledì 10 dicembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Gibelli Andrea, Presidente ... 3

Audizione del Garante per la sorveglianza dei prezzi, Antonio Lirosi, sull'attività svolta in contrasto al rincaro dei prezzi e per la tutela del potere d'acquisto dei consumatori (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Gibelli Andrea, Presidente ... 3 11 16 20
Froner Laura (PD) ... 15
Iannaccone Arturo (Misto-MpA) ... 16
Lazzari Luigi (PdL) ... 14
Lirosi Antonio, Garante per la sorveglianza dei prezzi ... 3 16
Lulli Andrea (PD) ... 15
Reguzzoni Marco Giovanni (LNP) ... 13
Torazzi Alberto (LNP) ... 12
Vico Ludovico (PD) ... 14
Vignali Raffaello (PdL) ... 13

ALLEGATI:
Allegato 1
: Testo integrale della relazione del Garante per la sorveglianza dei prezzi ... 23
Allegato 2: Documentazione consegnata dal Garante per la sorveglianza dei prezzi ... 56
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

[Avanti]
COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 10 dicembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANDREA GIBELLI

La seduta comincia alle 14,35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Garante per la sorveglianza dei prezzi, Antonio Lirosi, sull'attività svolta in contrasto al rincaro dei prezzi e per la tutela del potere d'acquisto dei consumatori.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Garante per la sorveglianza dei prezzi, dottor Antonio Lirosi, sull'attività svolta in contrasto al rincaro dei prezzi e per la tutela del potere d'acquisto dei consumatori.
Il dottor Antonio Lirosi è accompagnato dal dottor Bernardo Pizzetti, dirigente responsabile dell'ufficio monitoraggio prezzi. Ringrazio per la disponibilità a intervenire su un tema particolarmente attuale e per la documentazione consegnata, che offre alla Commissione ulteriori elementi di approfondimento. Oltre a disporre che venga posta immediatamente in distribuzione, ne autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati).
Do la parola al dottor Antonio Lirosi, Garante per la sorveglianza dei prezzi, per lo svolgimento della relazione.

ANTONIO LIROSI, Garante per la sorveglianza dei prezzi. Illustre presidente, onorevoli deputati, sono particolarmente grato al presidente e alla Commissione per l'invito che mi è stato rivolto a fornire elementi informativi sull'attività svolta e sulle dinamiche dei prezzi al consumo.
A distanza di un anno da quando il Parlamento, con la legge finanziaria del 2008, volle l'istituzione della figura del Garante per la sorveglianza dei prezzi, questa occasione mi consente infatti di presentare, in questa autorevole sede, un puntuale resoconto delle attività e delle azioni fin qui condotte.
Premetto che l'istituzione del Garante si configura più come una nuova funzione amministrativa (tra l'altro inedita nel panorama comunitario) che come un nuovo organismo in senso stretto. Ciò ha consentito l'immediata operatività della funzione al momento della nomina, avvenuta il 15 gennaio 2008, con un decreto del Presidente del Consiglio, con una pratica inusuale nella storia della pubblica amministrazione, senza necessità di creare prima un apparato ad hoc e conseguente definizione di piante organiche, budget e reperimento di personale.
Tutto ciò è avvenuto a seguito di una scelta del Parlamento che ha voluto non solo evitare la creazione di una nuova struttura burocratica, ma anche assicurare che nessun onere aggiuntivo fosse sostenuto dal bilancio pubblico, stabilendo di assegnare questa nuova funzione amministrativa di Garante ad uno dei dirigenti di ruolo del Ministero dello sviluppo economico (e quindi si tratterebbe di una responsabilità amministrativa ad personam


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più che di un nuovo organo). Ed è lo stesso Ministero, secondo quanto previsto dalle disposizioni normative, attraverso il preesistente Ufficio per il monitoraggio dei prezzi, ad assicurare il supporto operativo all'attività del Garante.
Come è noto, la mission delineata dalla legge istitutiva non è volta alla fissazione dei prezzi per atto amministrativo ma, piuttosto, a fare «luce» sulle dinamiche dei prezzi e sugli eventuali aumenti ingiustificati al fine di difendere gli interessi dei consumatori in un presidio amministrativo specializzato, in un contesto nel quale quasi tutti i prezzi dei beni e dei servizi sono liberamente stabiliti dagli operatori economici.
Si tratta di un lavoro complesso e specialistico che deve interpretare i segnali che provengono dal mercato, affiancandolo ed operando in modo da non subirne passivamente le logiche.
Data questa impostazione di lavoro, concretamente si è trattato di mettere in campo un'attività orientata a scoraggiare singoli comportamenti individuali che avrebbero potuto tradursi in aumenti dei prezzi ingiustificati o speculativi, o a fare in modo che le variazioni di prezzo, sia in aumento che in discesa rispetto all'andamento di mercato di riferimento delle materie prime, siano simmetriche, a stimolare comportamenti virtuosi per il contenimento dei prezzi, quindi a far crescere la consapevolezza dei soggetti istituzionali e di mercato - non solo i consumatori - sull'importanza di avere un controllo generale delle dinamiche dei prezzi
È questa la prevalente direttrice di marcia che è stata seguita fin dalle prime settimane di lavoro, che coincidevano con il boom delle quotazioni delle materie prime a seguito di speculazioni finanziarie; l'obiettivo iniziale è stato quello di limitare il potenziale effetto negativo di contagio di allarmi generalizzati, più o meno fondati, su quello che stava per succedere sui prezzi e di riportare anche il dibattito sulle informazioni di prezzo - all'epoca c'era una forte contrapposizione tra i segmenti delle categorie nel ricercare il responsabile, quando in realtà forse la causa principale era al di fuori - nell'alveo di un perimetro incentrato sull'adozione di un linguaggio comune nell'analisi delle dinamiche inflazionistiche.
Questa impostazione è stata propedeutica e complementare all'attivazione di misure ed azioni volontarie, è servita a mettere in moto un circolo virtuoso di iniziative che poi si sono verificate (che come dirò successivamente abbiamo censito sul sito www.osservaprezzi.it), le quali sia a livello nazionale che a livello locale, regionale, provinciale e comunale, sono state attivate per andare incontro al potere d'acquisto delle famiglie dei consumatori, per limitare l'impatto del rialzo delle materie prime sui prezzi.
Un ulteriore elemento di novità, introdotto dal legislatore, riguarda il ruolo attivo richiesto ai cittadini che possono inoltrare segnalazioni al Garante direttamente o per il tramite degli uffici prezzi delle camere di commercio. Una forma indiretta di vigilanza e di controllo che dall'esperienza posso dire si è rivelata assai utile e preziosa perché consente di supportare ed alimentare l'attività amministrativa di sorveglianza, di orientare il lavoro di analisi e monitoraggio dei prezzi, ancor prima della conoscenza dei dati statistici che arriva sempre a consuntivo di quello che avviene nel mercato, e anche di selezionare i prodotti ed i territori sui quali svolgere approfondimenti.
Infine, va ricordato, rispetto al contesto legislativo, che il nuovo Governo nel pacchetto di misure contenute nella manovra economica della scorsa estate, ha apportato ulteriori modifiche legislative per rafforzare i compiti del Garante e per istituzionalizzare la collaborazione con la Guardia di finanza ai fini dello svolgimento di indagini conoscitive.
Dopo questa doverosa premessa sul contesto istituzionale-normativo, nel quale è maturata la scelta del Parlamento e poi del lavoro che si è sviluppato, vorrei fornire alla Commissione alcune considerazioni sulla dinamica congiunturale dei prezzi dei prodotti di maggior consumo che più hanno risentito del rialzo delle quotazioni delle materie prime e sulla


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quale si è concentrata l'attività di sorveglianza in questo primo periodo di attività, affidando ad un documento scritto, elaborato con il supporto dell'Ufficio monitoraggio dei prezzi del Ministero, l'analisi dettagliata sulla dinamica dei prezzi al consumo.
È a tutti noto, che dalla fine dell'estate del 2007 sono emersi i primi segnali di allerta di quello che sarebbe stato un repentino aumento delle quotazioni internazionali dei cereali.
Come dicevo prima, non solo sui prodotti alimentari, ma anche sul petrolio, abbiamo visto che la causa prevalente era riconducibile a speculazioni internazionali di natura finanziaria, unitamente a fattori di crescita strutturale della domanda globale su queste materia prime; tali fattori hanno provocato la fiammata inflazionistica che ha investito tutte le economie dei principali Paesi.
Il trend di rialzo dell'inflazione, sviluppatosi a partire da settembre 2007, si è arrestato soltanto lo scorso agosto, quando l'Istat ha registrato una variazione tendenziale che ha raggiunto il 4,1 per cento (medesimo dato di luglio), ma ha rappresentato la fine del rialzo dell'inflazione; eravamo, in particolare, nel picco più elevato rispetto alla metà degli anni Novanta.
Da agosto assistiamo ad una inversione di tendenza: abbiamo una progressiva riduzione dell'inflazione e anche l'attività di sorveglianza non ha più perseguito l'obiettivo difensivo di limitare l'impatto dei rialzi delle materie prime e di evitare l'effetto di traslazione a cascata su prodotti e servizi, che non avevano nulla a che fare con il fenomeno inflazionistico in atto, data la psicosi che si era creata rispetto a materie prime, alimentari e petrolio.
Si è quindi messa in campo una strategia diversa tesa ad accelerare o stimolare la fase di rientro dei prezzi.
I dati provvisori dell'Istat di novembre registrano un tasso generale di inflazione al 2,7 per cento, dopo il 3,5 per cento di ottobre e il 3,8 per cento registrato a settembre. Quindi possiamo avere una conferma, come in tutte le economie occidentali, che oggi attraversiamo una fase di raffreddamento dei prezzi, che potrà stabilmente consolidarsi già dall'inizio del 2009.
I primi positivi risultati sono da ascrivere principalmente al capitolo di spesa dei trasporti, a seguito del forte calo del prezzo dei carburanti e questa riduzione dell'inflazione non deve impedirci di cogliere che il livello dei prezzi in altri campi e per altri prodotti - specie quelli alimentari - si colloca ancora su valori superiori rispetto a quelli dell'estate del 2007.
Infatti, non registriamo ancora, per i prodotti alimentari di largo consumo, quelle significative e diffuse variazioni congiunturali di segno negativo nel paniere ISTAT che rappresentano la vera cartina di tornasole rispetto all'effettivo calo dei prezzi. L'auspicio è che ciò possa verificarsi con la rilevazione del mese in corso, dicembre, che sarà comunicata ai primi di gennaio.
È necessario operare, in questa fase, per diffondere la fase di rientro dei prezzi anche agli altri settori, poiché conosciamo la vischiosità, la difficoltà che il nostro Paese ha, specie per i prodotti di largo e generale consumo, a far retrocedere i livelli dei prezzi quando questi raggiungono un certo livello e non ci si può «accontentare» del fatto che non si verifichino ulteriori aumenti. Tutto ciò deve essere fatto in difesa dei consumatori.
Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che il rallentamento dei prezzi, in questi ultimi mesi, in Italia sembra minore rispetto a quello degli altri Paesi europei. A novembre è aumentato il divario con la media UE, sul tasso di inflazione armonizzato, da 0,1 a 0,7 per cento, il che significa che gli altri Paesi sono più dinamici nella fase di rientro dei prezzi, nonostante che in Italia - contrariamente agli altri Paesi - da due anni il capitolo «Comunicazioni», che ha un'incidenza rilevante nel paniere, registri costantemente il segno negativo (in maniera anche rilevante, nei mesi scorsi).
Lo ripeto: dobbiamo lavorare per ridurre la vischiosità e i ritardi tipici del


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mercato italiano nel conseguire un abbassamento generalizzato del livello dei prezzi. In questo contesto, devo dire che oltre all'azione di sorveglianza che mi compete e che agisce più sui fattori congiunturali - come abbiamo visto - a mio avviso occorrerebbe incidere anche sulla componente di inflazione che viene generata al nostro interno con misure e iniziative di varia natura, anche di carattere settoriale, per aggredire quel famoso «zoccolo duro» di inflazione che in Italia dipende più da fattori di ordine strutturale che congiunturali e che hanno storicamente pesato sulla nostra economia, sulla competitività e sulla determinazione del livello dei prezzi.
Passando velocemente a due grandi settori - prodotti alimentari e carburanti - per fornire qualche elemento informativo sulle dinamiche, vorrei evidenziare che nei prodotti alimentari abbiamo un valore inflattivo ancora elevato. Il dato tendenziale di novembre è del 4,7 per cento - certo, inferiore al picco superiore al 6 per cento dell'estate - e la prospettiva è positiva.
Da un lato registriamo la dinamica ormai di rientro dei prezzi agricoli, mentre l'ISTAT ci conferma un valore congiunturale negativo sui prezzi alla produzione industriale del settore alimentare. Registriamo inoltre in questo mese, anche in presenza della grave crisi dei consumi, un intensificarsi delle campagne promozionali di sconto della distribuzione nel settore alimentare. Esistono quindi le premesse per avere una riduzione più stabile dei prezzi.
Dall'altro lato rileviamo una criticità per quanto riguarda il gruppo dei prodotti derivati dai cereali, pane e pasta in testa. Questa criticità deriva dai forti ribassi delle quotazioni del grano avuti negli ultimi mesi (-39,5 per cento il grano duro, -32,3 per cento il grano tenero, i dati riguardano le variazioni relative a ottobre 2008 rispetto ai dati di ottobre 2007). Questa riduzione del prezzo delle materie prime si trasferisce con una certa lentezza sui prezzi al consumo di pane e pasta. Il prezzo al consumo della pasta ha continuato a marcare tassi crescenti di aumento fino a settembre-ottobre, con valore tendenziale intorno al 30 per cento.
È noto - trovate il dettaglio nell'allegato - che, su indicazione del Ministro Scajola, ho avviato (con il supporto della Guardia di finanza) un'indagine conoscitiva sulla filiera cerealicola, per seguire da vicino il processo di formazione dei prezzi in questa fase calante delle materie prime rilevata tra settembre e ottobre. Alla fine, ho convocato le prime cinque industrie nazionali della pasta ed è emerso che i loro aumenti sui listini industriali erano arrivati fino al 50 per cento, suddivisi in più riprese nel corso dell'anno, tra l'inizio dell'anno e l'estate.
Oggi, in presenza di un calo così significativo del prezzo del grano, questi listini non sono più giustificati e rileviamo già i primi segnali di calo del prezzo da parte di aziende industriali e produttive della pasta di minori dimensioni. La grande industria di marca è in trattativa con la grande distribuzione, per definire i listini per le forniture 2009 e ritengo che il consumatore non possa aspettare l'esito di questa trattativa, in quanto sussistono le condizioni per abbassare il prezzo di un prodotto simbolo della spesa elementare italiana, quale è la pasta, e, comunque, già sono in atto offerte speciali per il consumatore.
Al tavolo di confronto ministeriale, la distribuzione tutta unita, in particolare la grande distribuzione, si è impegnata (e mi sembra stia mantenendo fede agli impegni, almeno a guardare la pubblicità) a promuovere e a vendere, a partire da dicembre e fino al termine delle festività, la pasta in offerta speciale, per andare incontro al consumatore.
È chiaro che, a questo punto, per un rientro stabile dei prezzi, c'è bisogno anche del contributo della grande industria di marca.
Rileviamo poi qualche nota positiva dai differenziali inflazionistici con il resto dell'Europa per altri tipi di prodotti, quali carne, latte, formaggi, zucchero e dolciumi. Tralascio di fornire questi dati e rinvio al testo scritto della relazione, dal


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momento che non emergono criticità e siamo in linea con l'Europa, se non più virtuosi.
Nel settore alimentare abbiamo anche concretizzato, su alcuni filoni, l'attività di verifica e sorveglianza di cui segnalo gli esiti.
Il Ministro Scajola ha inviato, a fine maggio, un rapporto - da me elaborato - sul livello del prezzo al consumo del latte fresco a Napoli. Problemi distributivi caratterizzano la città di Napoli, che ha il prezzo del latte più alto tra le città più importanti, con prezzi che arrivano al 15 per cento in più, rispetto ad altri Paesi. Abbiamo inviato all'Autorità anti-trust anche un rapporto, in relazione all'attività pregressa dell'autorità, riguardante gli aumenti che abbiamo registrato nei listini industriali del latte per l'infanzia nei primi mesi dell'anno. Permane il problema del prezzo molto più alto per il latte per l'infanzia in Italia rispetto agli altri Paesi.
Abbiamo concluso di recente un'indagine conoscitiva, per verificare il prezzo del burro nelle città di Palermo e Reggio Calabria, che avevano raggiunto picchi quasi del 40 per cento. Tale circostanza è poi rientrata nella normalità, anche se sul burro abbiamo un andamento ancora asimmetrico tra il calo del prezzo alla produzione (che è stato rilevante, dell'ordine del 40 per cento) e quello del prezzo al consumo, che ancora presenta un segno positivo molto significativo.
Infine, da alcune denunce di cittadini e associazioni di consumatori, abbiamo effettuato verifiche sulla fissazione del prezzo del pane in alcuni comuni della provincia di Foggia e della Sicilia. Per le valutazioni di competenza circa la fissazione di questo prezzo, lo stesso Ministro ha trasmesso gli atti all'Autorità garante.
Per quanto riguarda i carburanti, faccio una premessa metodologica: qui esprimiamo, per meglio valutare l'impatto dell'oscillazioni del prezzo del greggio, il valore del greggio in euro anziché in dollari, perché, ovviamente, ci si dimentica che nell'ultimo periodo il dollaro ha guadagnato circa il 10 per cento sull'euro e ciò pesa sul prezzo del petrolio.
Il picco del petrolio è stato raggiunto il 4 luglio 2008 - per fortuna ora ne siamo lontani - quando il Brent fu quotato 91 euro/barile, pari a 144 dollari. Da allora, si assiste a una repentina discesa delle quotazioni della materia prima greggio, che, in termini percentuali, fino all'altro ieri presentava una variazione negativa significativa in euro, pari a - 62 per cento.
A fronte di questa riduzione, rispetto ai picchi del prezzo al consumo di benzina e gasolio, che arrivavano a 1,53 euro/litro a metà luglio, abbiamo riscontrato una riduzione costante dei prezzi al consumo dell'ordine del 26,4 per cento per la benzina e del 27,2 per cento per il gasolio.
Si osserva anche che è aumentata la variabilità di prezzo sul mercato. Personalmente lo ritengo un fatto positivo, poiché c'è una differenza anche di dieci centesimi tra il miglior prezzo self service con sconto e il prezzo servito più alto e il consumatore - data la situazione di difficoltà e di crisi nonché l'aumento rilevante del prezzo - ha mostrato negli ultimi mesi, specie in presenza dei rialzi, una maggiore mobilità, una maggiore attenzione nella ricerca del prezzo più conveniente. A mio avviso, questa è una leva per stimolare la competizione sul prezzo e il consumatore ha molto apprezzato lo sconto praticato sui self service, anche dell'ordine di sei centesimi di euro al litro.
Per valutare il comportamento della dinamica italiana rispetto agli altri Paesi, da sempre il Ministero utilizza il prezzo industriale. Il prezzo al consumo non è comparabile a causa della componente fiscale molto variegata che si rileva in Europa. Dico soltanto - come è noto - che in Italia il peso della componente fiscale per benzina e gasolio è molto inferiore rispetto a quella degli altri Paesi, Spagna esclusa. Utilizziamo inoltre, per verificare settimana per settimana il comportamento e le politiche di prezzi italiani, il cosiddetto «stacco Italia», che è la differenza tra il valore medio del prezzo industriale italiano e il valore medio che viene calcolato ogni settimana in seguito alla rilevazione condotta dalla Commissione Europea. Questo stacco c'è sempre


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stato, da quando mi ricordo. Lo seguivo ai tempi della lira e ammontava tra le 50 e le 70 lire, aumentando a 60 o 70 lire in presenza dei picchi corrispondenti agli esodi estivi o natalizi. Lo stacco dipende ovviamente - come è noto, e anche questa Commissione ha affrontato il tema tante volte - dall'organizzazione della filiera petrolifera, dall'assetto di mercato e anche dalle abitudini dei consumatori. Le medie dipendono dalla situazione presente in Italia, ma anche dalla differenza con gli altri Paesi. Germania e Francia hanno un mercato molto diverso dal nostro e anche le abitudini del consumatore sono molto diverse: si tratta di un consumatore più mobile. Però, trascurando queste differenze, che ci sono sempre state, posso dire che lo «stacco» in questo ultimo anno è variato da un massimo di 5,2 centesimi di dicembre 2007 - parlo della benzina - a un minimo di 2 centesimi di euro. Il dato settimanale oscilla molto, per cui ritengo più opportuno vedere nel medio periodo.
Sulla benzina, nel medio periodo, registriamo che nel 2008 rispetto al 2007 lo «stacco» cioè il divario è cresciuto di 9 millesimi e si attesta sui 3,4 centesimi di euro al litro, rispetto ai 2,8 dello scorso anno. Conseguentemente, sulla benzina l'Italia non ha migliorato la propria posizione rispetto a questa fase di grandi oscillazioni, di rialzi e ribassi e continua a collocarsi nel gruppo di testa. Il livello di prezzo industriale della benzina, in Italia, è nettamente superiore a quello dei Paesi più forti, ma comparabili all'Italia: Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna.
Per il gasolio, invece, si può dare la buona notizia che si sta assistendo a una progressiva diminuzione del divario strutturale, tanto è vero che la media ci porta (rispetto al 2006, in cui ammontava a poco più di 4 centesimi di euro), ai 3,3 centesimi del 2007, mentre nel 2008 la media provvisoria ammonta a 3,5 centesimi di euro. Quello che è importante è che, nella graduatoria dei Paesi con il prezzo più alto, l'Italia mostra un guadagno di cinque posizioni negli ultimi dodici mesi.
Abbiamo anche un altro indicatore per valutare il comportamento degli operatori italiani sulle dinamiche di prezzo, rappresentato dal cosiddetto margine lordo, cioè la differenza tra la quotazione internazionale del prodotto finito (nel gergo, «prezzo Platt's») e il prezzo industriale. Tale margine orienta la definizione giornaliera del prezzo da parte degli operatori, la quotazione della benzina quando esce dalla raffineria. Devo dire che qui qualche margine di miglioramento si rileva, poiché in questa fase risulta un margine lordo cresciuto di 2 centesimi o qualcosa in più per la benzina e in misura minore, di 1 centesimo, per il gasolio.
In definitiva, per chiudere questa parentesi, mi sento di evidenziare, rispetto a quanto di solito emerge, che mentre sulla benzina non ci sono stati «virtuosismi», sul gasolio la situazione è migliorata. Comunque, l'invito è a non generalizzare, poiché la variabilità di prezzo consente al consumatore di risparmiare e sposta molto, anche rispetto al dato aggregato del margine. Qualche compagnia si piazza sopra la media, qualche altra sotto, ma grazie alle diverse modalità di vendita ci si può discostare ancor di più dalla media.
Ritengo che, per superare i luoghi comuni secondo cui i prezzi sono tutti uguali e il prezzo della benzina non scende mai, sia opportuno migliorare l'informazione, trovare i modi e le forme sui prezzi effettivamente praticati giornalmente, per dare al consumatore la possibilità di muoversi, di cercare il prezzo più conveniente. Ciò serve a stimolare dal basso la competizione e a informare il consumatore sulle intensità delle politiche di sconto, che cominciano ad essere sempre più presenti.
Vado alle conclusioni, fornendo, come era stato richiesto, qualche considerazione in più sull'attività condotta in questi undici mesi. Come ho già ricordato, l'attività è stata suddivisa in due filoni, in coincidenza con le due fasi congiunturali. Fino all'estate si è trattato di un'attività difensiva di deterrenza e isolamento, per scoraggiare la disinformazione che genera auto inflazione, poiché i comportamenti di una platea frammentata e polverizzata di soggetti, che fissano ogni giorno il prezzo, è facilmente influenzabile dai titoli di


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prima pagina che annunciano continui aumenti di prezzo e ricarichi eccessivi (a volte, ripeto, non scientificamente provati).
A partire da luglio, invece, il lavoro è quello di pressing, di moral suasion, oltre che di verifica delle singole segnalazioni dei cittadini, per stimolare il raffreddamento e la traslazione dei prezzi.
Nel testo scritto della relazione si riporta un elenco di tutte le attività, le analisi e i dossier: si tratta di circa una ventina tra prodotti e servizi che abbiamo affrontato e approfondito, quelli che registravano le maggiori tensioni sui prezzi, oppure che erano oggetto di continue segnalazioni da parte dell'Autorità anti-trust.
Nello specifico, ricordo che, secondo la norma, il lavoro del Garante si articola in cinque modalità e potremmo dire che prevede il potere di: convocare le imprese e le associazioni di categoria per verificare il normale andamento dei prezzi; svolgere indagini conoscitive con il supporto della Guardia di finanza; elaborare e diffondere analisi e informazioni utili sui prezzi al consumo; verificare le segnalazioni inviate dai cittadini che supportano l'attività di vigilanza e segnalare al Ministro i casi ritenuti meritevoli di intervento normativo, oppure di valutazione di competenza dell'Autorità anti-trust circa il rispetto delle regole di concorrenza o della normativa sulla pratica commerciale sleale.
In molti casi - come ho detto prima - si è provveduto a inviare una segnalazione all'Autorità anti-trust.
Non l'ho citato prima, poiché rientra nel settore dei servizi, ma ultimo in ordine di tempo è l'esito dell'indagine conoscitiva che ho condotto con la Guardia di finanza sul servizio di trasporto marittimo e che è stata trasmessa dal Ministro Scajola al Ministro competente Matteoli e all'Anti-trust, con la richiesta di ridurre o eliminare l'addizionale carburanti che è stata autorizzata per i servizi soggetti ad obbligo di servizio pubblico (quindi, con autorizzazione amministrativa) e che è stata via via implementata negli ultimi due anni, in relazione all'aumento del costo del petrolio. Questa addizionale, dato che il petrolio è tornato ai valori precedenti al 2006, obiettivamente non ha più, a mio avviso, motivo di esistere.
Dall'indagine è emerso che questa addizionale, in molti casi, ha raddoppiato il prezzo finale pagato dall'utente, poiché si tratta di un'addizionale in misura fissa, che incide soprattutto sul servizio passeggeri (fino al 110 per cento) rispetto, invece, al servizio con auto al seguito che ha un prezzo più alto, per cui questa voce pesa meno.
Ritengo inoltre che l'addizionale, stabilita in misura fissa e presentata all'utente come una voce staccata dalla tariffa base nella sezione «addizionale e diritti», dà l'impressione che si tratti di un'aggiunta che prescinde dalla decisione aziendale, che sia imposto dall'esterno e che sia uguale per tutti, offuscando quindi alla concorrenza una delle componenti di costo più importanti (in quanto il costo del gasolio è uno dei fattori che determinano il costo di produzione di quel servizio). L'invito al Ministro competente è di eliminare questa pratica dell'addizionale e, magari, di rivedere le modalità di regolazione delle tariffe.
Sarebbe opportuno, in futuro, stabilire l'eventuale addizionale in misura percentuale e, comunque, regolarsi come avviene oggi nella tariffa aerea, dopo l'introduzione della norma nazionale, recentemente ripresa dal regolamento comunitario, che ha imposto alle compagnie aeree di presentare in prima battuta le offerte con il prezzo tutto incluso, all'interno del quale, poi, si dettagliano le specifiche.
Nel rapporto presentato a conclusione di questa indagine, si propone di estendere questa norma, già applicata per il trasporto aereo, anche ai servizi di trasporto marittimo.
Infine, tra le iniziative positive che si è riusciti a mettere in campo (grazie anche, io ritengo, all'utile confronto e in alcuni casi alla collaborazione proficua che ho ricevuto, nei tavoli ministeriali, dalle associazioni di categoria) ce ne sono alcune tese al miglioramento della trasparenza, o al contenimento dei prezzi.


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Ne cito due, già realizzate: la prima è l'operazione «Prezzi in vetrina», partita a novembre e riguardante la filiera del farmaco nonché i prezzi dei medicinali da banco. Questi ultimi non hanno più l'obbligo di indicazione del prezzo sulla confezione e abbiamo ricevuto tante segnalazioni di consumatori disorientati nel capire il prezzo dell'aspirina, in presenza di un'oggettiva liberalizzazione e di notevoli differenze di prezzo. La seconda operazione, denominata «Bar amico», consiste nella più importante azione di contenimento a livello nazionale, realizzata dalla FIPE (Federazione italiana pubblici esercizi) con il supporto del mio ufficio, che ha già ricevuto l'adesione di settanta associazioni territoriali e con l'adesione volontaria dei titolari dei bar, che si impegnano a mantenere fermo il listino dei prezzi per le consumazioni e a condurre una politica di sconti su una serie di consumazioni.
Due ulteriori operazioni che sono in corso di realizzazione, riguardano in primo luogo l'inserimento a inizio stagione - di concerto con le associazioni - del listino tariffario di tutti gli stabilimenti balneari nel sito www.osservaprezzi.it, che è il sito di riferimento dell'osservatorio prezzi del Ministero e anche della mia attività. Dopo l'operazione «Pomeriggio convenienza», che abbiamo portato avanti e che, purtroppo, è partita proprio in coincidenza dell'esodo estivo, vorremmo replicare questa iniziativa e inoltre migliorare l'informazione, in modo da poter rendere il consumatore più consapevole su quelli che sono i nuovi listini tariffari - speriamo fermi - per quanto riguarda i servizi balneari.
L'ultima iniziativa riguarda il metano per autotrazione. Abbiamo scoperto che esiste una totale carenza di informazione sul prezzo del metano e abbiamo un'indagine conoscitiva in corso, in collaborazione con alcune regioni della costa adriatica e con le province. Ormai sono 700 le pompe di vendita del metano per autotrazione e gli automobilisti utenti, circa 600 mila, lamentano una dinamica del prezzo non coerente con l'andamento del costo del petrolio, anche se in questo caso l'indicizzazione è un poco più lenta e durevole nel tempo.
Questo è il riassunto delle attività svolte.
Riguardo al settore elettrico, durante i primi mesi abbiamo avuto l'invio di 169 segnalazioni dei cittadini, che peraltro, molte volte, lamentavano disservizi. Poiché la competenza esclusiva sulla tutela del cliente nel settore elettrico e del gas ricade sull'Autorità per l'energia elettrica e il gas, abbiamo definito un protocollo di intesa, stipulato lo scorso aprile, sulla modalità di collaborazione tra l'attività di sorveglianza dei prezzi (in questo caso, di ricezione delle segnalazioni) e l'attività dell'Autorità medesima. In sostanza, avviene un esame congiunto delle segnalazioni e, in più, sui rispettivi siti abbiamo inserito le indicazioni utili per consentire agli utenti di accedere anche ai servizi di informazione sulle tariffe elettriche che sono in via di implementazione, realizzati dall'Autorità per l'energia e disponibili sul sito di quest'ultima.
Il Ministero sta potenziando anche l'Osservatorio prezzi e il sito www.osservaprezzi.it. È qui presente il dottor Bernardo Pizzetti che lo dirige e che sta ampliando la base di dati disponibili. Oggi, grazie alla collaborazione con l'ISTAT, abbiamo la disponibilità mensile dei prezzi minimi medi e massimi di una settantina di prodotti di largo consumo. Stiamo estendendo questi dati ai servizi alla persona, oltre che all'acquisizione di informazioni in tempo reale sui prezzi del mercato agroalimentare e su quelli dei carburanti, praticati nelle stazioni di servizio lungo la rete autostradale.
Chiudo, ringraziando nuovamente il presidente e tutta la Commissione che ha voluto concedermi questa opportunità, con alcune considerazioni finali.
L'esperienza di questi mesi, rispetto alle perplessità che - giustamente - erano state manifestate sul ruolo e l'attività del Garante dei prezzi, così come delineato, mi portano a dire con convinzione che non esiste una sola ricetta per affrontare questo problema e non dico risolverlo, ma


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almeno limitarne l'impatto. Serve un mix integrato di interventi, che vanno dall'analisi delle dinamiche al monitoraggio dei prezzi. Quest'ultimo deve essere specialistico, prodotto per prodotto. Non si può generalizzare.
Si parla tanto di accorciamento delle fiere in Italia, ma solo per l'ortofrutta abbiamo 50 filiere. Alcune sono già corte, altre si potrebbero accorciare. Abbiamo filiere in cui avviene un processo di trasformazione industriale segmentato in uno o due cicli produttivi, per cui è necessario andare a vedere le dinamiche caso per caso.
In secondo luogo serve la persuasione e il confronto utile e collaborativo con le categorie imprenditoriali. In terzo luogo serve la sorveglianza, che svolge una funzione di deterrenza. In quarto luogo è utile la promozione di accordi virtuosi. Vediamo che esistono molte aree critiche e tramite la collaborazione tra enti e istituzioni - ricordo che in quest'anno molte regioni, l'ultima è la regione Campania, hanno messo in atto iniziative virtuose ed è di qualche giorno fa la notizia di un impegno alla moratoria sulle tariffe dei servizi locali - si mette in moto un meccanismo positivo di attività locale che può essere complementare all'attività nazionale. In quinto luogo, servono la corretta informazione e la crescita della consapevolezza dei consumatori che, come dicevo, rappresenta una leva per stimolare un aumento della variabilità dell'offerta sul mercato.
Si tratta di un'azione complessa, che richiede interventi di varia natura e che, a mio avviso, occorrerebbe rendere stabile. La mission dell'ufficio che dirigo era delineata nella legge, ma il copione di questa attività - come ho detto - era inedito e quindi il ruolo andava tutto interpretato, dentro una realtà composita e in un contesto culturale difficile, dal lato dei prezzi. L'Italia, infatti, è uscita dal regime dei prezzi amministrati soltanto quindici anni fa e personalmente ritengo che ne sia uscita senza una contestuale e adeguata crescita culturale, sia dal lato delle imprese, che dal lato del consumatore.
Le imprese che operavano in regime monopolistico e che ora occupano mercati liberalizzati, continuano ad avere atteggiamenti monopolisti. Il consumatore, dal canto suo, ritiene che il prezzo della pasta o del pane, in larga misura, debba essere uguale dappertutto, quando invece la variabilità e la competizione rappresentano un valore aggiunto del mercato.
All'interno di questa realtà, con una giusta e circoscritta aspettativa rispetto a quelli che sono i poteri, si è tentato anche di portare avanti una linea di difesa e tutela dell'interesse generale rispetto a interessi contrapposti tra i vari soggetti economici coinvolti nel processo di formazione del prezzo, rifuggendo da tentazioni interventiste, ma non limitandosi a prendere atto dell'orientamento del mercato in modo passivo.
Sono a disposizione, signor presidente, degli onorevoli deputati per rispondere alle eventuali domande e lascio il resoconto puntuale e dettagliato delle iniziative, con l'elenco di tutti i prodotti per i quali è stato possibile sviluppare approfondimenti.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Lirosi per la lunga e dettagliata relazione. L'esperienza maturata in questa Commissione (che ha recentemente svolto una intensa attività conoscitiva sulla problematica relativa al rincaro dei prezzi del petrolio e dei carburanti) ci ha indotto a considerare utile anche l'audizione del Garante per la sorveglianza dei prezzi, al fine di ampliare la nostra indagine anche ad altri settori oltre quello del petrolio. Prima di dare spazio ai colleghi per alcune domande, vorrei svolgere alcune considerazioni.
Le parole conclusive della sua relazione - naturalmente sottolineando la novità di un'esperienza in larga parte inedita nella Comunità europea e constatando che, nel tempo, essa sta producendo dei risultati che rappresentano comunque utili elementi di valutazione - contengono un elemento per me assai significativo. Lei ha ricordato che questo Paese è passato dai prezzi amministrati ad una sorta di libero


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mercato e noi abbiamo vissuto in questi anni - mi interesserebbe sentire la sua opinione in proposito - diverse «mode» rispetto alle modalità di attuazione che ad ogni stagione subivano le cosiddette «liberalizzazioni».
In un primo momento abbiamo assistito, ad esempio, all'apertura alla grande distribuzione come strumento di riduzione dei prezzi, di aumento della concorrenza, di superamento di un sistema che comunque era ritenuto poco competitivo. A distanza di quindici o vent'anni, abbiamo scoperto che, invece, il sistema della grande distribuzione stabilisce cartelli più o meno manifesti e che comunque i costi al dettaglio non hanno avuto una diminuzione significativa. Anzi, in tante circostanze ci si lamenta di avere ridotto le quote di concorrenza, attraverso un sistema che non ha prodotto gli effetti desiderati.
Il secondo strumento di intervento nel mercato divenuto «di moda» - permettetemi il termine - è stato quello di aumentare il grado di concorrenza, favorendo le cosiddette soglie di massa critica di alcuni operatori che, ritenuti troppo piccoli, in realtà presentavano costi fissi non competitivi. In molti settori, quindi, si sono favorite l'espulsione volontaria, le aggregazioni, le masse critiche e alla fine, anche con questi orientamenti, si è arrivati a una riduzione dei soggetti.
Oggi, il terzo argomento divenuto di moda - pur essendo una questione non ancora definibile, essa è comunque ampiamente dibattuta - è quello dell'accorciamento delle filiere. Oggi si parla di questo tema.
In realtà non vorremmo - questa è la mia opinione - che si trattasse di un altro modo di affrontare un problema sempre con il medesimo atteggiamento che, negli ultimi quindici anni, ha di fatto ridotto il numero dei soggetti operanti sul mercato.
Abbiamo anche notato che, all'aumento e alla riduzione del prezzo dei prodotti petroliferi, in realtà non corrisponde una riduzione dei prezzi al consumatore rilevabile, se non in maniera assolutamente marginale rispetto alla differenza effettiva di prezzo. Lei stesso ha fatto notare, anche oggi, che tale differenza è molto più significativa, rispetto alle riduzioni reali.
Un aspetto che lei ha toccato è quello della maggiore informazione, fattore che investe la cultura di questo Paese e anche la necessità delle famiglie di andare alla ricerca di condizioni d'acquisto più vantaggiose. Le persone, a mio modo di vedere, sono attente, ma il problema è che non ci sono le condizioni strutturali affinché ciò produca effetti significativi. Proprio su questo punto si può aprire uno spazio di valutazione: esistono pochi monopoli che gestiscono i prezzi e questo, in realtà, è il limite di un Paese che a parole si definisce aperto al mercato, quando chi in pratica determina i prezzi è un numero ristretto di gruppi.
Sono quindi interessato alla sua opinione rispetto a questi temi, anche perché il ruolo della Commissione prevede sicuramente poteri di indagine conoscitiva, ma alla fine risulta assai rilevante individuare gli opportuni interventi sul piano normativo. Le chiedo, quindi, in quale modo e dove si possa intervenire in questo senso.
Do la parola ai colleghi che intendono porre quesiti e formulare osservazioni.

ALBERTO TORAZZI. Nella relazione che ci è stata consegnata all'inizio, non ho visto, tra gli strumenti, un benchmarking sistematico rispetto ai costi dei nostri partner europei. Nella relazione ci sono alcuni esempi che sembrano più che altro interventi spot e non sistematici.
Vorrei sapere se e quando avete intenzione di introdurre un confronto sistematico sui costi al consumo nei Paesi dell'Unione europea, in particolare per quanto riguarda i farmaci. Aldilà del fatto che esista un sistema di assistenza statale, si tratta pur sempre di soldi dei consumatori. Vorrei avere informazioni anche circa i prodotti legati alla prima infanzia: lei ha citato il latte, ma ce ne sono anche molti altri che rappresentano un autentico scandalo in questo Paese, con differenziali folli e privi di qualsiasi giustificazione. Vorrei sapere, quindi, se siete impegnati a introdurre questo tipo di metodologia di


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benchmarking e quando intendiate applicarla.
Vorrei infine chiedere, oltre alla moral suasion, quali siano i poteri di intervento a vostra disposizione, dal momento che lei ha citato l'intervento della Guardia di finanza che consente di rimuovere un aumento di costo ingiustificato. Tuttavia, le chiedo quali ulteriori attività potete mettere in campo, qualora la moral suasion non si riveli efficace e ci si trovi di fronte ad evidenti discrepanze dei prezzi.

RAFFAELLO VIGNALI. Ringrazio il dottor Lirosi per il suo intervento e vorrei porre due domande telegrafiche.
Allo scopo di mettere i consumatori in condizione di conoscere i listini dei prezzi - penso per esempio ai carburanti - si potrebbero utilizzare strumenti che la gente usa normalmente, come ad esempio il televideo. Nell'area di televideo dedicata ai consumatori ci sono tre pagine riservate alle associazioni. È vero nel sito del Garante dei prezzi sono a disposizione queste informazioni, ma non tutti - soprattutto le persone di una certa età - usano Internet; penso quindi che questo potrebbe essere un modo per fornire informazioni che consentano ai consumatori di scegliere al meglio.
Vengo alla seconda domanda. Sono ovviamente felice - come tutti - della riduzione dei prezzi e giudico positivamente l'attuale inversione di tendenza. Mi domando però - proprio per le competenze di questa Commissione - a svantaggio di chi essa sia avvenuta. A me risulta - lo dico a ragion veduta - che in realtà questa riduzione di prezzi spesso (soprattutto nella grande distribuzione internazionale) sia avvenuta a scapito non della filiera o dell'intermediazione, bensì dei produttori. Sono in atto operazioni - ad esempio sull'olio d'oliva - che si possono definire di vera e propria «strozzatura». Su questo punto volevo capire se i dati a vostra disposizione vi consentano di fornirci ulteriori informazioni.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Ringrazio il dottor Lirosi per l'esaustività dell'intervento. Le considerazioni, circa il ruolo che vogliamo e che ci aspettiamo lei svolga, credo siano di tipo strategico.
Mi permetto di porle alcune domande, sulla scia delle considerazioni svolte dai colleghi che mi hanno preceduto ed in particolare dal presidente Gibelli, poiché il nostro è un contesto competitivo europeo, per cui alcuni prezzi e alcune dinamiche sono molto importanti soprattutto dal punto di vista industriale.
Il dato che emerge da questa audizione è l'aumento incredibile dei costi di trasporto, a fronte di un dato in calo dell'inflazione. Dal Garante per la sorveglianza dei prezzi mi aspetto che mi dica perché è avvenuto ciò, proprio in un momento in cui il trasporto aereo nel nostro Paese subisce notevoli pressioni e tensioni dovute alle vicende del maggior player, che contribuisce da solo al 50 per cento circa dei movimenti. Le chiedo se ciò sia dovuto al fatto che esiste già una concertazione in atto, o magari perché sono in atto pratiche collusive.
Credo che tutto ciò incida e rappresenti il motivo per cui noi stiamo pagando un'inflazione più alta degli altri Stati europei. Si tenga conto che il trasporto aereo è una componente che conta per una piccola percentuale nel paniere delle famiglie, ma molto di più nei costi di competitività delle imprese, che sono imprese di servizi.
Mi interesserebbe anche avere un focus sui dati eventualmente disponibili - se non ce li ha pronti, l'importante è che vengano successivamente trasmessi - su altre particolari componenti di costo: le tariffe telefoniche (con uno sguardo alla rete fissa) e le tariffe autostradali, che soprattutto nel nord Italia pesano significativamente sulla competitività delle imprese.
Al riguardo, è importante - altrimenti basterebbe chiedere i dati all'ISTAT, se volessimo semplicemente conoscere alcuni dati - che si riesca ad operare dei confronti; si tratta di un suggerimento costruttivo che mi sento e mi permetto di mettere sul tavolo. Occorre confrontare quanto costi ad un'azienda, in Italia, il


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tratto Milano-Venezia, e quanto costi la stessa percorrenza, per uno stesso numero di automezzi, a un'azienda che invece operi a Colonia o a Francoforte, tanto per fare un esempio a caso.
Lo stesso confronto sarebbe utile per le tariffe autostradali o per il gas metano da riscaldamento, che è una componente di costo significativa per una grande parte del Paese.
Mi fermo qui, poiché non voglio rubare altro spazio, ma credo che le iniziative intraprese dal Garante per la sorveglianza dei prezzi debbano tradursi in fatti concreti.
Mentre il lavoro dell'ISTAT è forzatamente ciclico e ripetitivo, il vostro - secondo me - può essere più puntuale e veloce. Per esempio, fare in modo che la pasta abbia un prezzo speciale sotto le vacanze di Natale non rappresenta un grande suggerimento, poiché si tratta di un prodotto che ha chiaramente consumi molto scarsi durante queste feste.
Il collega Torazzi le ha segnalato alcune criticità, come i farmaci da banco e i prodotti per la prima infanzia, ma esistono anche altri settori su cui è possibile intervenire con iniziative concrete e con la segnalazione, se necessario, all'Autorità anti-trust o all'autorità giudiziaria.

LUIGI LAZZARI. Mi associo, in primo luogo, alla considerazione sull'olio di oliva svolta dal collega Vignali e le chiedo se sia possibile inviare un segnale di attenzione particolare su questo prodotto, intorno al quale sono sicuramente in atto le operazioni anzidette.
Come secondo punto, vorrei sapere se possiamo avere dati qualitativi e quantitativi relativi alle segnalazioni all'Autorità anti-trust.
Come terzo punto - ed è l'unica vera domanda che voglio porre - sono stati citati come esempio del calo dei prezzi i carburanti e i cereali e, quindi, di riflesso, i derivati.
Dato che mi interessa capire se siamo ancora in una dinamica inflattiva, o se siamo alla vigilia di una dinamica deflattiva, le domando se, dal suo angolo di osservazione, l'allarme che circola sui mass media e tutto l'attuale dibattito sia giustificato dal reale andamento dei prezzi. Le chiedo se sussistano veramente condizioni secondo le quali si corre un rischio di deflazione, nel vero senso della parola. Dal suo angolo di osservazione voi dovreste essere in possesso di informazioni maggiori e anche più veritiere al riguardo, rispetto alle altre fonti di informazione.

LUDOVICO VICO. Prima di formulare alcune brevissime domande e riflessioni, nei pochi minuti concessi, penso che sia doveroso apprezzare la missione che «Mister prezzi» ha assunto in questi frangenti. Molto coraggioso è il lavoro che sta svolgendo e che ancora deve svilupparsi per intero.
Gli elementi che ci derivano dalle informazioni già in nostro possesso e quelle risultanti dall'audizione oggi in corso ci dicono che è in corso una attività di monitoraggio che prima non c'era.
Parallelamente a questo monitoraggio si avviano indagini, e forse sarà utile trasmettere per via informatica ai componenti della X Commissione - o anche su richiesta dei singoli commissari - tutta la documentazione che il Garante produce.
Il compito che ora ci compete è quello di capire bene quali ulteriori poteri il Garante possa esercitare, nel quadro delle funzioni che la legge gli ha affidato. A me sembrano interessanti le «indagini puntiformi» - se possiamo chiamarle così - che sono in coda al documento fornito oggi.
Rispetto a ciò, tuttavia, forse è il caso di offrire sul versante del monitoraggio alcune informazioni. Sottolineo il termine «informazioni», in quanto nell'attuale sistema di relazioni esistono poi le autorità preposte a dover intervenire, a partire dal Garante.
Faccio un esempio: se nella dinamica dei prezzi al consumo rileviamo le medie più alte per abitazione, acqua, elettricità e combustibili, a cui si aggiungono i prodotti alimentari e i trasporti, abbiamo come conseguenza il problema di cui ci ha riferito proprio oggi il dottor Lirosi e


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quindi dobbiamo intraprendere un'attività di monitoraggio e di indagine. Penso però che abbiamo anche bisogno, in aggiunta alla mission che già le è affidata, di tornare agli organi di controllo e di intervento diretto, cioè alla nostra Commissione e al ministero di riferimento.
La riduzione del prezzo della pasta - che a dicembre godrà delle offerte speciali - nel sistema dei grandi distributori - Auchan, Carrefour, Ipercoop e quant'altro - funziona già, anzi non si è mai interrotta. Un chilo di pasta, si compra in uno dei cinque distributori a 0,95 euro, mentre appena si esce nel quartiere lo si trova a 1,25 euro. Se compri due pacchi, te ne danno tre. Il quinto dei grandi pastai - io sono pugliese - vende a 0,73 euro, ma nel negozio di quartiere lo stesso prodotto costa 1,58 euro. Con ciò voglio dire che anche l'offerta di questi dati, forse, è importante nella fase di sensibilizzazione, anche in vista delle successive decisioni che devono essere assunte.

LAURA FRONER. Sarò ancora più breve, visto che parecchie questioni sono già state poste. Rivolgo anch'io un apprezzamento al lavoro che è stato svolto in questo primo anno da «Mister Prezzi» e, soprattutto, formulo una richiesta che va possibilmente nella direzione invocata dal collega Vignali di una maggiore informazione dei consumatori in termini di comparazioni dei prezzi disponibili, nelle forme più semplici possibili.
Spesso - anche nella relazione svolta nell'audizione di oggi - ho sentito il riferimento a sistemi di tariffazione poco trasparenti, che possono risultare ingannevoli per i consumatori. Ciò è stato verificato in modo puntuale, se non sbaglio, anche a proposito delle tariffe sulla telefonia, delle offerte speciali e quant'altro, poco tempo fa. I consumatori non possiedono tutti gli strumenti per comparare, o comunque non è così facile comparare le offerte che vengono proposte, proprio in quanto queste ultime sono costruite in modo poco chiaro; il costo finale è poco visibile e - così come è stato richiesto per le tariffe del trasporto aereo - potrebbe essere richiesto un obbligo del genere anche per tanti altri servizi, in modo che i consumatori si possano orientare meglio nella scelta fra più offerte, quando ci sono più proposte da parte di soggetti diversi. Spesso, queste offerte non sono comparabili e non risultano chiare.
Sugli altri temi rinvio alle questioni che sono state poste anche dagli altri colleghi.

ANDREA LULLI. Mi sembra importante che oggi si sia svolta questa audizione. Esiste uno strumento in più, che prima non c'era e, giustamente - come ha fatto osservare qualcuno - non si può trattare di uno strumento solo di diffusione di dati statistici, come del resto non mi pare si tratti.
Dove si è liberalizzato davvero, qualche segnale sui prezzi c'è stato. Le privatizzazioni sono un'altra cosa, non sono liberalizzazioni. Privatizzare gli asset non necessariamente comporta un aumento della concorrenza, anzi può comportare l'opposto, se non avviene una conseguente liberalizzazione.
Sarebbe molto interessante capire perché permanga un differenziale tra il nostro Paese ed altri. Ritengo giusta l'osservazione sul fatto che si possa fare benchmarking rispetto agli altri Paesi europei. Credo che questo possa essere oggetto di un atto di indirizzo da parte della Commissione, visto che fra i compiti previsti dalla legge - sussistono invero anche problemi di questo tipo - non era stato evidenziato questo aspetto, che ritengo invece molto importante.
Mi preme sottolineare, al di là delle considerazioni che sono state svolte, alcuni dati politici di grande rilievo, su cui forse varrà la pena di riflettere. Sul prezzo dei carburanti si evidenzia ancora una volta - se mai ce ne fosse stato bisogno, ma non è mai inutile ripeterlo - come, a fronte di un minor peso fiscale, permanga un prezzo maggiore al consumo. Lo si è ripetuto in questa sede anche oggi, e si tratta di un problema che coinvolge direttamente la politica, per cercare di affrontare la questione nel miglior modo possibile.


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Credo inoltre, viste anche le considerazioni qui svolte, che forse varrà la pena di intraprendere assieme una riflessione, per capire se non sia il caso di istituzionalizzare un confronto in sede parlamentare su queste dinamiche, in modo da favorire un lavoro propositivo da parte del Parlamento sulla base delle indicazioni operative che autonomamente il Governo e il Garante per la sorveglianza dei prezzi potranno prendere. Le osservazioni del Garante, derivanti da un'indagine «micro», possono tradursi in iniziative di carattere legislativo; ma può avvenire anche il reciproco, cioè che alcune questioni, come quelle oggi evidenziate da parte di molti colleghi, siano sollevate in sede parlamentare e rappresentare un input valido, se crediamo in questo ruolo, per rafforzare il ruolo del Garante.
Sulla metodologia di benchmarking nazionale sono d'accordo, così come sull'utilizzo del televideo, ma ciò può valere per i grandi prodotti e servizi nazionali. Sotto altri profili, sono le camere di commercio a dover svolgere un ruolo preciso. Non possiamo dimenticare inoltre che questo ruolo è anche richiamato nella legge istitutiva del Garante; al riguardo occorre, probabilmente, fare un ragionamento ulteriore.

ARTURO IANNACCONE. Il Paese e le famiglie italiane stanno vivendo un momento molto particolare, difficile. Il Parlamento è stato impegnato a più riprese nell'approvazione di provvedimenti e altri ne approverà per andare incontro alle esigenze delle famiglie italiane, per cui ritengo che la funzione del Garante per la sorveglianza dei prezzi in questo momento sia strategica, delicata e importante.
Se nella sua replica verrà evidenziato che sussiste il bisogno di ulteriori strumenti per potenziare i poteri e per rendere più efficace l'azione del Garante, ritengo che la nostra Commissione e il Parlamento si dovranno far carico (proprio in virtù della situazione di grave crisi che si è venuta a determinare per l'economia delle famiglie, ancor prima che del Paese) di valutare se non sia il caso di rivedere tali poteri, rafforzarli, potenziarli, meglio specificarli.
La mia personale valutazione, al di là dei dati sull'inflazione, è che i prezzi non stiano scendendo. Al massimo, non stanno aumentando.
Il prezzo del pane e della pasta non sta aumentando, ma certamente non sta scendendo, tenendo conto del mutamento dei prezzi delle materie prime. Stessa cosa si dica per i costi delle bollette.
Ho presentato un'interrogazione in Aula, proprio sull'incremento della tariffa elettrica, chiedendo al Governo di intervenire. La risposta che abbiamo ricevuto è che i prezzi, ovviamente, non possono essere soggetti a una sorta di amministrazione controllata, per cui bisogna affidarsi alla responsabilità di chi gestisce servizi importanti.
Le chiedo allora se non ritenga possibile una sorta di proiezione dei prezzi, se cioè non ritenga possibile che il Garante per la sorveglianza sui prezzi operi una previsione dei prezzi dei beni che interessano alle famiglie italiane. Alludo a prezzi compatibili con il mercato, per tentare di capire dove interviene la speculazione laddove si riscontri un incremento dei prezzi che non è giustificato dal costo delle materie prime. In casi del genere si potrebbe suggerire - visto che parliamo tanto di tagli lineari in negativo, quando si tratta di tagliare la spesa pubblica - di operare tagli lineari, in questa fase, sui prezzi di quei prodotti che incidono di più sull'economia familiare. Di fatto, la riduzione del costo del carburante non rapportata alla riduzione del prezzo del barile, in questo momento, non ha consentito nemmeno il recupero di un quinto di quello che le famiglie hanno speso in più nel momento di massimo incremento dei prezzi.

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Lirosi per la replica.

ANTONIO LIROSI, Garante per la sorveglianza dei prezzi. Gli spunti e le domande sono tante, cercherò di affrontare almeno quelle più comuni e, in primo


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luogo, quelle che riguardano ciò che si è fatto e ciò che si può fare.
Quando abbiamo avviato l'attività, l'emergenza del carovita scoppiava appieno, per via dell'aumento delle materie prime e del petrolio. Date le risorse disponibili (poche persone, per affrontare un lavoro del genere), la scelta che è stata intrapresa, rispettosa anche della volontà del legislatore che l'aveva stabilita, è stata quella di partire dal meccanismo di stimolo iniziale all'avvio di verifiche dato dalle segnalazioni dei cittadini, attraverso gli uffici prezzi e le camere di commercio. Vi dico che, al momento, abbiamo un numero di segnalazioni che decresce nel tempo, ma, all'indomani della nascita e dell'avvio operativo, siamo stati tempestati da segnalazioni e le camere di commercio, per facilitare il contatto, hanno istituito un «numero verde» unico nazionale. Abbiamo ricevuto circa 9.700 telefonate, che hanno generato 3.220 schede puntuali di aumento. La prima scelta, quindi, è stata di occuparsi dei prodotti segnalati dai cittadini, non potendo occuparci dell'intero universo.
Per quanto riguarda la seconda scelta, il livello dei prezzi, in Italia, risente anche di una serie di fattori strutturali, per cui in alcuni campi - come giustamente è stato detto - subiamo un livello eccessivo, rispetto ad altri Paesi. Va compiuta quindi un'analisi dei costi e dei fattori strutturali, caso per caso, che il legislatore non ha in prima battuta richiesto. Rispetto a questo lavoro più complesso e impegnativo, la scelta che è stata fatta, di fronte all'emergenza, è stata di occuparsi delle dinamiche congiunturali. Se ci troviamo in piena emergenza per il rialzo dei prezzi di pane e pasta, allora andiamo a tamponare questa situazione. Evitiamo così le speculazioni generalizzate, poiché chiunque, leggendo il giornale, potrebbe decidere di aumentare i propri prezzi, come è avvenuto ad esempio per la bottiglietta d'acqua minerale, che non ha nulla a che fare con l'aumento del petrolio.
In una fase del genere dovevamo coprire questa specifica emergenza e, data la ristrettezza di risorse, abbiamo acceso un faro sulle dinamiche allo scopo di impedire comportamenti speculativi individuali, impedire un'auto-alimentazione dell'inflazione e chiedere a tutti un maggiore senso di responsabilità. Lo abbiamo fatto sui prodotti che subivano le maggiori tensioni e che registravano i trend maggiori di crescita. Non si è trattato di un lavoro solo di fotografia o di analisi statistica: abbiamo anche cercato, tramite lo strumento della convocazione e con l'aiuto degli organi di informazione, di focalizzare via via quali erano i nodi critici.
Sulla pasta - dispiace dirlo - è l'industria di marca che tenta ora di riposizionare il prodotto a un prezzo superiore rispetto al passato, sfruttando un trend al rialzo delle materie prime. Ebbene, si deve dire che questa non è analisi statistica e che un'affermazione del genere - cioè che si assiste a una contrapposizione tra grande distribuzione e industria - non può venire dall'ISTAT.
Il rapporto tra l'industria e l'agricoltura è diverso, dipende anche dai rapporti commerciali e dalle quotazioni internazionali del grano: se in Italia costa troppo, si va ad acquistare all'estero. Si tratta di uno scenario molto più complesso, ma, così come c'è stato il rialzo e il conseguente impatto congiunturale, oggi il mio interesse risiede nel concentrare l'azione sul favorire il rientro in una fase di riduzione di costo della materia prima. Si tratta di un risultato non scontato.
Si è intrapresa anche un'iniziativa concreta, un impegno solenne della distribuzione, firmato al Ministero, per favorire in questa fase il consumo di pasta, nonostante i listini industriali delle principali marche siano rimasti immutati.
Qualcosa di concreto, laddove si è intervenuti, si è visto.
Il trasporto marittimo pesa poco, ma abbiamo ricevuto un numero sufficiente di segnalazioni, riguardanti l'isola d'Elba, lo stretto di Messina e il golfo di Napoli, di continui aumenti e abbiamo svolto un'indagine, dalla quale qualcosa di concreto è emerso, tanto che abbiamo chiesto all'autorità competente di rivedere le addizionali sul carburante.


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Questo intendo, quando dico che intendiamo accendere un faro sulle dinamiche. Non so dire se l'ISTAT sarebbe bastato e se si sarebbero ottenuti gli stessi risultati. Personalmente ritengo che il nostro ruolo sia più specialistico e approfondito.
Finora abbiamo coperto 20 prodotti e 20 servizi, sui quali abbiamo ricevuto segnalazioni.
Citando i medicinali da banco, dai dati ISTAT in mio possesso e dalle segnalazioni dei cittadini (che avevano evidenziato solo il problema dell'informazione sul prezzo, non quello del costo), desumiamo - lo trovate a pagina 32 dell'allegato statistico in distribuzione - che siamo sotto la media europea praticamente da due anni (dal gennaio 2006). A mio avviso, dovendo concentrarmi sulle dinamiche congiunturali e non sui costi strutturali, non si tratta di un'emergenza. Tuttavia, con l'aiuto anche del Ministero del lavoro, salute e politiche sociali e avendo maggiori disponibilità di risorse e di tempo, sarebbe opportuno eseguire una comparazione. Potete leggere il dato nel materiale in distribuzione.
Nella newsletter - che è un ulteriore strumento di informazione mensile che mettiamo a disposizione come Ministero e che, come avevamo previsto, arriva anche alle Commissioni parlamentari - anche sui trasporti aerei registriamo un differenziale di inflazione a svantaggio dell'Italia. Il valore riportato è aggiornato a ottobre e rileviamo che il tendenziale 2008 è aumentato mediamente del 14,2 per cento nell'area euro e del 21,2 per cento in Italia.
Comunque, ora il valore è in fase di rientro dal tendenziale alto - i picchi sono stati registrati a luglio - e non abbiamo avuto segnalazioni dai cittadini.
Permane comunque l'esigenza e la disponibilità da parte nostra ad approfondire.
Un terzo criterio di scelta - data la limitazione delle risorse - è stato quello di non intervenire nei settori che sono di competenza, anche riguardo al controllo delle tariffe, di altre autorità. Sulle tariffe telefoniche abbiamo ricevuto pochissime segnalazioni, poiché i cittadini sanno che per i disservizi, confronto e trasparenza, devono rivolgersi direttamente all'Autorità per le comunicazioni. Lo stesso avviene, come dicevo, per l'elettricità e il gas.
Circa gli esiti dell'attività e i poteri, ripeto, il tentativo - nonostante la mission generica - è quello di fornire elementi conoscitivi in più, per fare in modo che il mercato e gli operatori si sentano più osservati e recedano da alcuni comportamenti, oppure, nei casi di ipotesi di violazione, quello di trasferire gli atti a chi di competenza.
Ovviamente, il Garante non ha poteri sanzionatori, né, a mio avviso, nell'attuale assetto normativo comunitario, dovrebbe averne. Però gli articoli 501 e il 501-bis sono norme penali che prevedono anche reati, in caso di rialzo fraudolento dei prezzi. L'Autorità anti-trust è competente in caso di accertamento di intese (ed effettivamente abbiamo verificato la sussistenza di piccole intese per la fissazione dei prezzi), nonché in caso di pratiche commerciali scorrette, sulle quali ha un'ampiezza di poteri notevole, anche sanzionatori e sta intervenendo massicciamente.
Possono poi emergere criticità che riguardano politiche settoriali di filiera, riguardo alle quali le competenze sono in capo a chi detiene la responsabilità amministrativa e politica di quel settore. Abbiamo situazioni per cui emergono elementi tali da prospettare un intervento legislativo sul lato della trasparenza, dello stimolo e della competizione.
In definitiva, gli sbocchi sono diversi e io cerco di essere il più concreto possibile. Condivido l'invito rivoltomi e, per questo, il taglio della relazione ha previsto anche la citazione di casi concreti.
Bisogna lavorare per migliorare l'informazione. Ritengo una buona idea l'uso del televideo. Vedremo se i dati a nostra disposizione, grazie alla collaborazione con la società Autostrade, sono trasferibili su televideo, che è uno strumento che entra in tutte le case, a prescindere da Internet.


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Segnalo l'esistenza di una difficoltà a compiere una rilevazione dei prezzi praticati, come evidenziavo, perché, in seguito agli impegni che le compagnie hanno assunto nei confronti dell'Autorità anti-trust, il Ministero non può più pubblicare giornalmente i listini dei prezzi consigliati dalle compagnie (uno strumento che veniva episodicamente ripreso dai giornali). Qualche agenzia giornalistica privata offre questo servizio, ma a noi le compagnie non forniscono più i prezzi. Bisognerebbe trovare un modo per avere almeno una forchetta di prezzo praticato, minimo e massimo giornaliero, per singolo marchio, poiché credo che, in questo caso, l'informazione possa far bene al mercato. Il rischio di cartello non aumenta all'aumentare del livello di informazione disponibile al consumatore, né tuttavia possiamo affermare che il prezzo che indichiamo è un prezzo di riferimento. Credo che su questo tema si possa fare qualcosa. Occorre capire come risolverlo, rispetto ai vincoli che le compagnie hanno assunto con l'Autorità anti-trust e questo è un elemento che lascio anche alla valutazione e all'intervento da parte della Commissione.
Sull'olio d'oliva, devo dire che capisco la difficoltà nei rapporti fra mondo agricolo e industria. Però, da settembre 2007 siamo in una situazione di variazione negativa e quindi, obiettivamente, con i prezzi che sono in diminuzione al consumo (a prescindere dalla qualità, che è un altro discorso) non abbiamo avuto motivo per aprire un'analisi, o altro.
Su questo punto credo ci sia anche l'impegno del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per un tavolo sulla politica del settore, che riguarda anche il problema delle etichettature e altro, compresi gli aspetti strutturali e di rapporto tra i soggetti della filiera.
Sul divario inflattivo, ho posto in questa sede un elemento di riflessione e ora rispondo anche alla domanda sulla deflazione e sulle prospettive.
Dal mio punto di vista, è difficile valutare e capire quello che accadrà. Ho espresso la considerazione per cui mi è sembrato che nella fase discendente abbiamo avuto un certo ritardo nel trasferire i ribassi sui prezzi al consumo. Questo, alla fine, ci porta ad avere un'inflazione interna, uno «zoccolo duro» che non è aggredibile o risolvibile agendo sulle questioni congiunturali e sui problemi storici. Toccherà approfondire.
Per quanto riguarda la distribuzione dei carburanti, è stato fatto quello che si poteva fare per aprire il mercato e garantire la competitività sul piano legislativo, con l'ultimo intervento contenuto nella manovra estiva e l'eliminazione dei vincoli all'apertura dei nuovi impianti (rispondendo anche a una richiesta della Commissione europea). A mio avviso, ora la risposta spetta al mercato: se ci sono operatori con le spalle robuste, che possono entrare nel mercato e fare concorrenza alle sette-otto compagnie oggi integrate verticalmente, le condizioni per farlo ora sussistono.
In questo specifico caso, si tratta di un nodo strutturale da risolvere.
L'Autorità garante svolge un'azione di vigilanza importante ed efficace; le compagnie hanno assunto impegni di politiche di sconto. Dopo questo intervento sul piano legislativo, è difficile dire che cosa si possa ulteriormente imporre. Serve una risposta, a questo punto, anche dal lato del mercato.
Venendo al gasolio e al gas metano, per quanto riguarda il metano per autotrazione e il GPL stiamo facendo un azione di pressing, seguendo le categorie. Sul gasolio da riscaldamento, il dato di questa settimana è incoraggiante, ma abbiamo toccato anche in questo caso (spero di avere il tempo per aprire un dossier di analisi e per una verifica puntuale) un record storico: l'Italia è al primo posto, da un paio d'anni, per il prezzo del gasolio da riscaldamento. Anche sul GPL sfuso abbiamo in corso un'indagine conoscitiva sulle modalità di rilevazione del prezzo da parte di alcune camere di commercio che influenzano il mercato.
Non ho ancora risposto alla prima domanda del presidente, che ritengo molto importante. La affronto adesso. Non spetta a me e non ho gli elementi per emanare


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giudizi sulla presenza o meno di cartelli nel settore della distribuzione commerciale. Ritengo che la migliore ricetta per tutelare gli interessi dei consumatori sia assicurare il pluralismo più esasperato possibile nell'offerta di vendita. Nessuna forma di vendita in via esclusiva è in grado di assicurare un livello di prezzi bassi. Servono tutte le forme di offerta: più ce ne sono, più possibilità di scelta ha il consumatore, maggiore è la competizione. Serve la grande distribuzione, servono i negozi tradizionali, servono gli ambulanti, la vendita diretta, i negozi in franchising, gli outlet. L'importante, poi, è che nessuna di queste forme di vendita abbia la prevalenza o eserciti un abuso di posizione dominante; per regolare questo aspetto, però, ci sono gli organi preposti.
È importante che coesistano tutte queste opportunità nell'offerta di vendita, date anche le caratteristiche orografiche del sistema italiano che è necessariamente parcellizzato. Abbiamo gli Appennini e le Alpi, 8 mila comuni e la nostra rete distributiva, date queste caratteristiche, non può essere comparabile con quella della Francia e della Germania.
La grande distribuzione è cresciuta più del 40 per cento nell'ultimo decennio, in quanto a superficie di vendita, per cui credo che tutti abbiano l'opportunità di assicurare un servizio al consumatore. Ritengo che la variabilità del prezzo di acquisto faccia sì che oggi il consumatore sia più critico, più informato, più consapevole, ma anche più nomade e più infedele nei confronti del luogo e del prodotto. Ciò - lo ripeto - penso che sia un bene, poiché se qualcuno esagera sui prezzi, può essere punito dallo stesso consumatore.

PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Lirosi per il suo intervento.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,05.

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