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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione X
13.
Giovedì 15 dicembre 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Dal Lago Manuela, Presidente ... 2

Audizione del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, sulle linee programmatiche dei suoi dicasteri, per le parti di competenza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Dal Lago Manuela, Presidente ... 2 5 6 7 8 19 24 28
Cimadoro Gabriele ... 14 26
Formisano Anna Teresa (UdCpTP) ... 9
Froner Laura (PD) ... 18
Gava Fabio (Misto-LI-PLI) ... 10
Gelmini Mariastella (PdL) ... 15
Lazzari Luigi (PdL) ... 11
Lulli Andrea (PD) ... 8
Marchioni Elisa (PD) ... 19
Martella Andrea (PD) ... 6
Mastromauro Margherita Angela (PD) ... 12
Passera Corrado, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti ... 2 19 21 24 25 26
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD) ... 18
Pezzotta Savino (UdCpTP) ... 15
Portas Giacomo Antonio (PD) ... 7
Prestigiacomo Stefania (PdL) ... 17
Quartiani Erminio Angelo (PD) ... 13
Raisi Enzo (FLpTP) ... 13
Saglia Stefano (PdL) ... 6
Scanderebech Deodato (FLpTP) ... 21
Testa Federico (PD) ... 5
Torazzi Alberto (LNP) ... 10 25
Urso Adolfo (Misto-FCP) ... 7 24
Vico Ludovico (PD) ... 16
Vignali Raffaello (PdL) ... 18
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud): Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI.

COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 15 dicembre 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA DAL LAGO

La seduta comincia alle 17.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, sulle linee programmatiche dei suoi dicasteri, per le parti di competenza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, sulle linee programmatiche dei suoi dicasteri, per le parti di competenza.
Ho già anticipato al Ministro che potrà svolgere una relazione introduttiva e, se crede, potrà consegnare una relazione scritta agli atti della Commissione che potrebbe essere più esaustiva rispetto all'esposizione orale. Gentilmente il Ministro ha già risposto che ci farà avere il testo della sua relazione. Passeremo poi alle domande dei colleghi che intendono intervenire. Mi auguro che siano domande sintetiche, per consentire a tutti di intervenire. Seguirà, infine, la replica del Ministro.
Ringrazio ancora il Ministro Passera cui do immediatamente la parola.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie, presidente. Questa è una Commissione con cui sono convinto - e spero - che avremo tanti incontri, perché vi occupate della questione principale di cui mi dovrò occupare come ministro, ossia l'aspetto crescita del programma del nostro Governo. Non me ne occuperò soltanto io, ovviamente, perché molte iniziative che contribuiscono alla crescita vengono non solo dalla collaborazione, ma anche dall'iniziativa di altri ministeri, però certamente alcuni punti forti, alcune piattaforme forti della crescita sono direttamente o indirettamente responsabilità dei due dicasteri che mi sono stati affidati.
Vorrei che questo primo incontro, in cui mi è stato chiesto di svolgere una breve introduzione - lo faccio con piacere - fosse più che altro, da parte vostra nei miei confronti, di indicazione di priorità sul lavoro che dovremo svolgere.
Spendo prima due parole sulla crescita. Sembra ovvio, però non sempre ci siamo comportati di conseguenza: abbiamo bisogno di crescita, abbiamo bisogno di fare in modo che la fase di recessione che si è aperta si esaurisca velocemente e non peggiori. Non partiamo da una situazione di crescita da accelerare, ma da una situazione di decrescita che dobbiamo girare in positivo. Senza crescita anche le altre due parti del programma sia il rigore, cioè il bilanciamento dei conti, sia l'equità diventano molto più difficili. Quando si parla di equità, per me innanzitutto significa parlare di lavoro. Il disagio del mondo del lavoro è ben più ampio di quello che a volte si sostiene sottolineando che abbiamo 2 milioni


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di disoccupati perché questa sarebbe una situazione ancora gestibile. Il problema è che, se aggiungiamo gli inoccupati, i sospesi dall'occupazione e i sottoccupati, il numero diventa di molti milioni di più e, se ci aggiungiamo i loro familiari, stiamo parlando di una quota molto rilevante della società e non solo dell'economia italiana.
La crescita sostenuta e sostenibile - quando dico sostenibile, intendo sotto l'aspetto finanziario, sociale e ambientale - è una crescita che ha tanti motori, che devono lavorare tutti nella stessa direzione. La competitività delle imprese è ovviamente il motore numero uno, perché non c'è occupazione e non si crea occupazione, se le aziende non si sviluppano e non crescono.
Vi indicherei alcuni capitoli del lavoro sulla competitività delle imprese. Le imprese da sole, però, non possono fare competitività di sistema, hanno bisogno intorno a loro di infrastrutture, di istruzione, di pubblica amministrazione, di tutela dei diritti, in sostanza del sistema Paese.
Vi accenno soltanto al tema delle infrastrutture, essendo gli altri comparti non di mia responsabilità. Tutto, però, compone il quadro e contribuisce alla crescita. Non c'è crescita se non c'è coesione sociale e, quindi, sistema di welfare. Anche questo non è un settore di mia responsabilità, ma è un elemento molto importante su cui si sta lavorando. Inoltre, non c'è crescita, se nella società non c'è dinamismo, ossia mobilità sociale, meritocrazia e processi decisionali, che sono uno dei grandi problemi del nostro Paese, e non c'è crescita, se non ci sono apertura alla concorrenza e liberalizzazione.
Svolgo questa introduzione perché tutto ciò che faremo nel corso dei prossimi mesi deve trovare un suo posto, se si ha in mente la crescita come elemento fondamentale. Tutto si tiene insieme e quando questi quattro motori non lavorano nella stessa direzione, sono in grado di bloccarsi l'uno con l'altro.
Vorrei accennare soltanto ai principali capitoli riguardanti competitività e imprese. Aggiungo due parole sulle infrastrutture e due su liberalizzazioni e apertura del mercato, che rappresentano le tre linee principali a me affidate in questo contesto.
Quanto a competitività e imprese, forse il problema dei problemi nel nostro Paese è quello di premiare e mettere in condizione le aziende di crescere e di assumere nuove forze lavoro. Le due riforme strutturali forti che abbiamo introdotto con l'ACE, cioè il premio a chi patrimonializza le aziende, e la riduzione dell'IRAP per le aziende che assumono, per la parte sul costo del personale, sono due iniziative strutturali di grandissima portata: 6 miliardi della manovra sono dedicati a premiare fiscalmente le aziende che mettono soldi nell'azienda, che hanno costo del lavoro e assumono giovani e donne. Di per sé è un'iniziativa che da molto tempo, secondo me, il nostro Paese aspettava. Ovviamente si tratta di iniziative meno eclatanti di altre, che magari hanno l'effetto della fiammata di un momento, ma modificano nel tempo strutturalmente le aziende. Se le aziende crescono e sono tutelate fiscalmente sul fronte del costo del lavoro, hanno le dimensioni e la forza per fare innovazione, hanno le forze e le risorse per fare internazionalizzazione. Poiché queste sono le due leve per crescere, soltanto le aziende che hanno le spalle larghe e la forza patrimoniale possono riuscirci. Abbiamo dato priorità agli interventi fiscali di questo genere proprio per creare le condizioni di crescita nel tempo.
L'urgenza oggi si chiama credito per le imprese. Non per ragioni legate alle banche italiane, ma per la seconda volta dall'esterno e dall'estero ci arriva addosso una crisi finanziaria dovuta a comportamenti dissennati attuati, alcuni anni fa, dalla finanza di altri Paesi e oggi da una cattivissima gestione della crisi del debito pubblico legato alla crisi greca. Certamente dall'esterno tutto ciò arriva anche sull'Italia. Si aggiungono regolamentazioni non sagge, come quelle dell'EBA. Tutto,


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però, porta come conseguenza la carenza di risorse di credito, soprattutto per le piccole e medie imprese.
Noi abbiamo destinato le poche risorse disponibili al finanziamento del Fondo generale di garanzia per le piccole e medie imprese, il che significa che 20 miliardi sono a disposizione delle piccole e medie imprese. Si tratta di 20 miliardi di credito disponibile, che non consuma capitale per le banche, le quali non hanno il vincolo del non avere più capitale. È un'altra operazione, secondo noi, di grande portata. Ovviamente non si può fare tutto in una settimana e vi sono anche gli altri capitoli che riguardano la produttività. Questo sarà oggetto di un tavolo con i sindacati in cui andare ad identificare tutte le ragioni per recuperare una parte dei 10 punti di produttività persi in questi anni. Come voi sapete, la produttività a sua volta viene da investimenti, da regole del lavoro, da flessibilità, da istruzione, da competenza. Sarà, dunque, un tavolo concertativo importante con il mondo del lavoro, dove il Governo aiuterà nel limite del possibile le imprese e i sindacati. Sarà una delle prossime grandi iniziative.
Competitività delle aziende significa poi la questione dei loro costi, dall'energia ai costi burocratici. Abbiamo iniziato con alcune piccole semplificazioni, ma quello della semplificazione diventerà un capitolo di lavoro gestito insieme con la funzione pubblica e con le associazioni di categoria perché molti costi diretti o indiretti vengono da pesantezza e inefficacia delle procedure amministrative e non solo. Questo sarà un altro grande capitolo dell'azione di Governo.
Poi ci sarà il capitolo di come favorire la nascita di nuove imprese e quello di come attirare imprese dall'estero perché vengano a investire in Italia. Come vedete, il programma comprende una gamma molto ampia di iniziative e ognuna di esse dovrà essere inserita in questo contesto.
Riassumendo, cureremo innovazione e internazionalizzazione, per esempio in relazione all'ICE, rese possibili dalla crescita dimensionale, ma anche produttività, credito, costi dell'energia, costi burocratici, nuove imprese, attrazione di imprese dall'estero.
Passiamo al sistema Paese. Il capitolo di nostra responsabilità sono le infrastrutture. Abbiamo introdotto nel decreto-legge una ventina di iniziative molto concrete per definire meglio le priorità, cosa che oggi non è sempre facile, semplificare le procedure e accelerarle, facilitare la redditività dei progetti per i privati che investono. Come avete visto, abbiamo introdotto la durata delle concessioni, la possibilità di pagare per il pubblico con immobili piuttosto che usare il credito d'imposta per compensare la mancanza di risorse del pubblico nel pagamento della parte pubblica di questi progetti. Ci sono una ventina di disposizioni per semplificare e accelerare i progetti di infrastrutture.
Oltre agli interventi normativi, che molto possono fare, ci siamo messi a recuperare tutti i progetti fermi, bloccati, in difficoltà e attivabili. Fortunatamente abbiamo trovato tanto lavoro già svolto, che necessitava solo «dell'ultimo miglio» per diventare concreto. Fra Ministero dello sviluppo economico, CIPE e oggi anche con Ministero della coesione territoriale e con le regioni, ci sono 15,5 miliardi di lavori programmati con nome e cognome. Non stiamo più parlando di generici progetti infrastrutturali, ma di opere specifiche, regione per regione, con nome e cognome, con la stima del costo, con la data di quando si pagherà e della provenienza dei soldi. Periodicamente riferiremo come sono impiegati questi 15 miliardi di lavoro.
Non avremmo certo potuto farlo in una settimana, se non ci fosse stato tutto il lavoro preparatorio già svolto e se non ci fossero state procedure già in fase avanzata; però in alcuni casi si è dovuta «sbloccare» la Corte dei conti, in altri un Ministero. Vorremmo promuoverne almeno altrettanti, se non di più, nei prossimi mesi, cercando di relazionare e di render conto, nome per nome, progetto per progetto, delle iniziative che sono state indicate.


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L'ultima grande leva di crescita e di sviluppo è la concorrenza e apertura del mercato. Abbiamo introdotto nel decreto-legge una serie di proposte. Alcune ci sono ancora, altre purtroppo sono state espunte dal testo, ed è un peccato. Il mio impegno personale, dovunque possibile, è volto ad aprire il mercato, anche perché, avendo vissuto per esperienza in diversi settori dove la concorrenza ha scatenato energia, ha aperto possibilità di investimento e ha creato posti di lavoro, credo che sia parte dei doveri di un Governo come il nostro quello di cercare, dovunque possibile, di procedere in questo senso. Era stata prevista una legge annuale sulla concorrenza non ancora applicata. L'Antitrust e le persone che se ne sono occupate ci hanno messo in condizione di inserirla nel decreto-legge. Questo sarà un capitolo di cui parleremo spesso perché, oltre alla competitività aziendale, alla competitività di sistema e alle infrastrutture, l'apertura di mercati alla concorrenza rappresenta uno strumento che alla fine produrrà una crescita sostenuta e, secondo noi, sostenibile.
Bisognerà trovare risorse per finanziare alcune delle iniziative che vi ho enumerato. Non abbiamo inserito nel decreto-legge i proventi dell'evasione fiscale, ma ci sarà un grande impegno in questo senso da parte del Governo e molto c'è già nelle leggi che abbiamo ereditato. Ci sarà un migliore uso delle risorse italiane, europee, private, perché ovviamente l'obiettivo fondamentale di garantire il pareggio entro il 2013 non può essere disatteso.
Insieme alla vostra Commissione e alle altre a cui facciamo riferimento come Ministero dovremo definire le priorità. Parlando anche con le altre Commissioni, posso dire che ci sono centinaia di buone idee, ma dovremo decidere su quali concentrarci. Insieme dovremo accelerare taluni interventi normativi migliorativi la cui mancata realizzazione non dico blocca, ma rallenta il nostro Paese. Vi comunico fin d'ora che tutti i suggerimenti, tutte le critiche e tutte le idee che riceveremo dal lavoro con le Commissioni parlamentari saranno ampiamente graditi.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor Ministro. È stato breve, conciso e chiaro.
Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

FEDERICO TESTA. Grazie, presidente, buonasera Ministro. Vorrei svolgere alcune brevissime considerazioni e porre alcune domande su un tema, quello dell'energia, che ha molto a che fare con le infrastrutture, di cui lei ha parlato, e che da sempre è stato un tema centrale nei lavori di questa Commissione. Procedo molto rapidamente.
Noi sappiamo che nel nostro Paese abbiamo un costo dell'energia più alto rispetto a Paesi concorrenti. Abbiamo anche un mix energetico composto prevalentemente di gas metano, che è considerata la fonte energetica tradizionale a costo più elevato.
Rispetto al settore dell'approvvigionamento del gas abbiamo tanti problemi, ma di sicuro due importanti. Il primo è che non abbiamo infrastrutture a sufficienza per approvvigionarci sul mercato spot, ovvero mediante rigassificatori, che «svincolano» dal tubo. La seconda questione è che abbiamo un settore dell'approvvigionamento non ancora liberalizzato, nel senso che, caso unico in Europa, la proprietà della rete di trasporto è ancora dell'ex operatore dominante che, di fatto, resta operatore dominante nel nostro Paese.
La prima domanda è come il Ministero intende muoversi per garantire una maggiore liberalizzazione nel settore del gas, che ha così pesanti ricadute anche sull'energia elettrica. Su quest'ultima fonte, l'energia elettrica, noi realizziamo il 65 per cento con il gas e paghiamo l'energia elettrica più cara anche perché abbiamo una rete di trasmissione interna che presenta ancora molte strozzature, ragion per cui non si riesce a far viaggiare l'energia.
Da questo punto di vista, abbiamo anche una situazione - faccio una battuta sola su una vicenda di questi ultimi giorni - in cui l'azienda a maggioranza pubblica che gestisce il monopolio naturale della trasmissione


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nel nostro Paese ha minacciato di sospendere gli investimenti, perché ritiene che la remunerazione che le viene riconosciuta dall'Autorità indipendente sia insufficiente a garantirle gli amplissimi profitti che tutte le primavere degli ultimi anni l'amministratore delegato ha annunciato trionfante ovunque. Sapendo, peraltro, che il 95 per cento dei ricavi di tale azienda sono derivanti da regolazione, in un settore come questo e in un periodo come questo, si capisce che, se si realizzano tanti profitti, ciò significa che la regolazione è troppo alta e che, quindi, l'Autorità forse avrebbe dovuto non mantenerla costante, ma addirittura abbassarla.
Considerato che si tratta di un'azienda in cui il Governo ha un peso determinante, al di là delle questioni di stile e di misura che andrebbero sempre adottate quando si gestisce un'azienda pubblica, vorrei capire quale sia l'orientamento del Governo su questo argomento.
Passo all'ultima questione e ho concluso. Il tema delle reti, in termini di infrastrutture e di reti per l'energia elettrica, è particolarmente importante, anche perché noi abbiamo avuto uno sviluppo incredibile di fonti rinnovabili, che sono per definizione discontinue. Abbiamo bisogno di compiere grossi investimenti nelle reti intelligenti, altrimenti buttiamo via l'energia.
Da questo punto di vista c'è una questione importante, che è quella di individuare il trade-off tra il sostegno alle rinnovabili e il mantenimento di prezzi accettabili dell'energia elettrica per le famiglie e per le imprese.

PRESIDENTE. Rinnovo a tutti i colleghi deputati iscritti a parlare la preghiera di rivolgere al Ministro solo brevi domande al fine di consentire a tutti di intervenire.

ANDREA MARTELLA. Mi atterrò alla richiesta di sintesi e, quindi, porrò al Ministro una sola domanda, che riguarda, però, il discorso generale da lui svolto.
La chimica rappresenta un settore dal quale il nostro Paese rischia di uscire completamente per via di scelte compiute nel corso di questi anni, su cui pesano diverse responsabilità e vi sono possibilità di intervento da parte del Governo nei confronti dell'ENI.
Vorrei sapere se, riguardo a questo tema, il Ministro ha intenzione di predisporre interventi che possano fare in modo che questo settore venga rilanciato, nel pieno rispetto di tutte le normative europee.

STEFANO SAGLIA. Pongo tre domande, che durano lo spazio di una.
Abbiamo apprezzato lo sforzo condotto in manovra sul tema del Fondo di garanzia per le PMI, uno strumento molto valido e utilizzato e che probabilmente andrebbe ancor di più messo a conoscenza della rete delle imprese e delle associazioni di categoria.
Desidero richiamare l'attenzione del Ministro su un punto. Avendolo vissuto nella sua operatività, so che a volte accade che il Fondo di garanzia diventi una controgaranzia su crediti che le banche già avrebbero potuto mettere a disposizione delle imprese. L'invito è, quindi, a monitorare l'andamento del Fondo e anche i suoi meccanismi di funzionamento, perché è molto importante che, così come ha dichiarato il Ministro, esso riesca a essere un volano adeguato alle piccole e medie imprese e uno strumento che va direttamente alle imprese e non solo al beneficio degli istituti di credito. In talune occasioni, ahimè, ciò è accaduto e, avendo fatto parte del Ministero, rivolgo anche a me stesso un'autocritica.
Il secondo punto è l'energia. Moltissime sarebbero le considerazioni, ma c'è un punto che, come affermava anche prima l'onorevole Testa, vale la pena di ribadire, ossia la questione del gas. Personalmente non sono appassionato al tema della separazione delle reti e alla questione di SNAM e di ENI, però c'è un problema sul prezzo medio del gas oggi scambiato in Italia, che è superiore rispetto alla media europea. È un dato di fatto oggettivo su cui bisogna intervenire, perché influenza in maniera dirompente anche il mercato


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elettrico, essendoci ovviamente un mix sbilanciato sul gas.
È vero che le fonti energetiche rinnovabili pesano molto di più di ieri nel costo finale della bolletta energetica, ma non si lasci trarre in inganno, signor Ministro, perché non è l'unico elemento. C'è anche un problema proprio di andamento dei prezzi di mercato del gas e la necessità, a mio avviso, di aumentare la disponibilità di gas nella borsa, nella piattaforma virtuale che consentirebbe di ottenere maggiori risparmi.
Passo al terzo e ultimo punto, la questione dei carburanti. Ci sono diverse impostazioni e idee anche nel dibattito pubblico. Noi siamo convinti che valga la pena di implementare la riforma, così come l'avevamo impostata nel decreto-legge di luglio. Che cosa significa questo? Significa introdurre il non oil, cioè attività diverse accanto all'attività oil per i benzinai e promuovere la riduzione e razionalizzazione della rete. Lo strumento normativo esiste ed è sicuramente uno strumento di compromesso, perché gli interessi in campo sono tanti.
La mia curiosità è di capire quale sia l'orientamento che lei intende seguire, se implementare questa riforma o proporre altre iniziative normative.
Nel decreto-legge di luglio noi abbiamo inserito una riforma della rete dei carburanti che parte dalla razionalizzazione della rete, cioè dalla riduzione del numero dei distributori, perché questo comporta una serie di interventi relativi alla logistica lunga piuttosto costosa. Abbiamo anche previsto la possibilità per i gestori di pompe di benzina di svolgere anche altre attività non oil, quindi di vendere anche altre merci, in modo da non avere come unica fonte di reddito quella della benzina e del carburante, oltre alla possibilità di «selfizzare» al 100 per cento tutta la rete nazionale, come avviene in tutti i Paesi europei, dove ovviamente ciò comporta una riduzione dei costi. A fronte di questo aspetto rimane il nodo dell'esclusiva, un nodo sul quale si ritroveranno molti contrasti e molte contraddizioni. Anche noi abbiamo avuto, come li aveva avuti il Ministro Bersani, scioperi su alcuni di questi punti. A nostro avviso, il compromesso è rappresentato dalla norma che ho citato. Si può anche fare di più, volendo, però mi interessa capire qual sia l'orientamento che voi intendete perseguire, se implementare quel decreto o accompagnarlo con altri interventi normativi.

GIACOMO ANTONIO PORTAS. Sarò brevissimo. Non svolgo un intervento, ma pongo una domanda specifica, che penso interessi davvero le piccole aziende. Lei sicuramente potrà rispondere, signor Ministro, perché ha una conoscenza anche delle banche.
Mi riferisco al fenomeno italiano del pagamento a 180, 210 o 360 giorni. Chiedo se nel programma del suo Governo c'è l'intenzione di limitare questo fenomeno, perché lo sconto o la fattura in banca grava davvero, soprattutto in questo momento, sulle piccole aziende. È un fenomeno che si verifica specialmente nei servizi tra le aziende e la pubblica amministrazione oppure nei rapporti tra piccole e grandi aziende.

PRESIDENTE. Per sua consolazione, le ricordo che il nostro relatore Lulli si sta impegnando per portare avanti la proposta di legge parlamentare sui ritardi di pagamento, sia della pubblica amministrazione, sia delle imprese rispetto alle altre imprese. Dico questo per chiedere al Ministro di accelerare il più possibile il suo parere, perché noi stiamo correndo per portare avanti la legge in Parlamento.

ADOLFO URSO. Signor Ministro, io mi concentrerei esclusivamente sulla domanda relativa all'apertura dei mercati, per quanto riguarda i mercati sia interni, sia internazionali.
Nelle modifiche al decreto-legge sulla manovra, che saranno votate domani, abbiamo compiuto passi in avanti sull'equità, ma passi indietro sulla crescita. Mi riferisco in modo specifico alle liberalizzazioni per quanto riguarda i taxi, le farmacie e gli ordini professionali. L'aspetto


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della crescita, della competitività e delle liberalizzazioni è sempre più in evidenza.
Le chiedo innanzitutto, per quanto riguarda le liberalizzazioni che competono al suo Ministero - lei prima si riferiva anche al welfare e al mercato del lavoro, tematiche che non sono competenza del suo Ministero - che cosa pensa di fare a breve in merito alla liberalizzazione dei servizi pubblici locali - quindi all'apertura dei mercati locali - del settore energie - prima si parlava del gas - e, infine, per quanto riguarda la liberalizzazione nel campo dei servizi professionali e l'utilizzo delle nuove energie dei giovani. Mi riferisco anche al Mezzogiorno. Nel suo intervento non mi è sembrato di notare questa tematica e, quindi, la relativa politica.
Il secondo aspetto è l'internazionalizzazione, che io guardo alla luce anche della liberalizzazione. C'è un intervento per il ripristino di una sorta di «mini ICE», se vogliamo chiamarla così: è un «mini ICE». Non pensa che questa soluzione sia estremamente riduttiva rispetto alle reali necessità? Non si poteva compiere un passo nella direzione che noi proponemmo già in questa sede - io personalmente anche nel Governo e poi da parlamentare - quale quello dell'accorpamento degli enti esistenti che in diversa misura operano nel campo dell'internazionalizzazione per la creazione di un'Agenzia, magari di carattere misto pubblico e privato, che fornisse servizi completi sul fronte dell'internazionalizzazione rispetto alle diverse realtà che esistono o che esistevano, come l'ENIT, in modo tale da dare un servizio completo all'impresa nei due fronti dell'internazionalizzazione?
Infine, in questo campo, che riguarda l'apertura, ma anche la tutela dei mercati e le reciprocità nelle condizioni dei mercati, che cosa pensa si possa fare per portare a termine il percorso complicato e lungo della direttiva europea sull'etichettatura obbligatoria dei prodotti importati nell'Unione europea, direttiva approvata dal Parlamento europeo a larghissima maggioranza e ferma, in fase di stallo, invece, nel Consiglio europeo?

PRESIDENTE. Ricordo all'onorevole Urso che in questa Commissione sono in corso di esame le proposte di legge abbinate Borghesi C. 2793 e Stefani C. 1938 in materia di riorganizzazione degli organismi che si occupano di promozione dell'Italia all'estero.

ANDREA LULLI. Ringrazio il Ministro. Le considerazioni svolte sono condivisibili, salvo poi verificarle. Il decreto-legge rappresenta un primo tentativo, però è del tutto evidente che noi, se non riprendiamo a crescere, non ce la facciamo. Non solo noi, anche tutta l'Europa, però intanto guardiamo a noi. Viviamo una situazione molto complicata, e questa è la prima domanda che le pongo. Ci sono alcuni settori che dovrebbero essere strategici per l'industria italiana - mi riferisco a gruppi aziendali come FIAT e Finmeccanica - dove assistiamo a problemi seri sul piano della tenuta e dell'innovazione. Trovo molto strano che il Governo italiano non si occupi di spingere l'innovazione, per esempio, nel settore dell'automotive sul piano dell'auto elettrica. Devo essere sintetico e non vado oltre.
Per quanto riguarda Finmeccanica, segnalo - e chiedo in merito la sua opinione - la difficoltà che potremmo avere di una regressione dalle eccellenze che abbiamo in tutto il settore legato all'aerospazio. Ci sono altri settori, ma mi fermo a questo, perché altri sono stati già indicati.
Poi c'è il sistema delle piccole imprese. Apprezzo l'ACE e ritengo che sia importante per far crescere la dimensione delle imprese. Forse, però, dobbiamo pensare anche ad altre semplificazioni, perché spesso per l'impresa c'è un disincentivo a crescere.
Ciò premesso, non è detto che il messaggio debba essere esclusivamente quello di crescere nella dimensione, perché non tutti i 5 milioni di imprese possono farlo. Pur tuttavia, essendo questo uno dei punti di forza del sistema manifatturiero italiano, vorrei capire, rispetto alle reti di impresa, alle filiere e alla loro necessità di rafforzamento e di internazionalizzazione, quali misure si intendano incentivare.


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Il Fondo di garanzia va benissimo e sono d'accordo con il collega Saglia che sarebbe opportuno pubblicizzarlo di più. Anche a me risulta che, nonostante sia stato un successo, paradossalmente non sia conosciuto nell'insieme del sistema delle imprese. Su questo tema mi fermo qui. Lei sa, signor Ministro, che abbiamo lo Statuto delle imprese, con princìpi importanti, ma che bisogna anche favorire la dimensione e dare forza in tale direzione.
C'è anche il problema del grave ritardo nei pagamenti. Lei aveva accennato a una proposta in merito, nelle prime ore in cui ha avuto l'incarico. Vorrei capirne di più, perché noi siamo aperti all'innovazione, almeno per quanto mi riguarda.
Le chiedo poi, ma non la voglio fare troppo lunga, se intende, e in quali tempi, avvalersi della legge annuale sulle liberalizzazioni, che è stata un'elaborazione di questa Commissione già della scorsa legislatura, sperando che il Governo magari non presenti emendamenti al decreto-legge. Se le liberalizzazioni sono arretrate, ciò è stato dovuto alla presentazione di emendamenti da parte del Governo, i quali hanno bloccato alcune liberalizzazioni.
Poiché credo che questo aspetto sia importante e lei ha detto che il lavoro viene prima di tutto, le faccio notare che il nostro problema principale, al di là del tasso di disoccupazione, è il basso tasso di attività della popolazione italiana. Le liberalizzazioni e le semplificazioni nel rapporto con la pubblica amministrazione sono, a mio avviso, elementi strategici, sui quali spero che lei e noi con lei possiamo compiere un percorso positivo per il Paese.
Non aggiungo nulla sull'energia, però le vorrei porre una domanda al riguardo, sulla quale può rispondermi anche in seguito A proposito della semplificazione e della riduzione dei costi del sistema, credo che vada aperta una riflessione su come sono strutturate le tariffe del sistema elettrico, dato che ormai si sono sedimentati nel corso dei decenni alcuni balzelli che, peraltro, non pesano in modo uguale su tutto il sistema imprenditoriale.

ANNA TERESA FORMISANO. Ringrazio il Ministro per la sua presenza in questa Commissione, che credo sia quella con la quale il Ministro avrà occasione di raccordarsi e rapportarsi di più rispetto alle deleghe a lui conferite.
Pongo tre domande precise e, per quanto mi riguarda, importanti. Lei saprà, anche se è da poco che si è insediato, che ci sono alcune vertenze sospese nel nostro Paese ormai da numerosi anni. Credo che questo sia il momento per arrivare a definirle. In un momento di crisi così importante avere ancora sospese alcune vertenze, che sono aperte dal 2006, non è più un fatto prorogabile.
La domanda precisa è che cosa prevede, come Ministro, rispetto a queste vicende. Ho svolto recentemente un question time in Aula su una vicenda che riguarda 1.400 dipendenti della Videocon di Frosinone, la mia provincia, ma ce ne sono tantissime altre che ci trasciniamo da anni.
Passo alla seconda domanda. Il costo del carburante è ormai arrivato a livelli inaccettabili. Ovviamente, se per alcuni il carburante può essere un di più, per altri è un mezzo per lavorare. Pensiamo a tutto il mondo delle piccolissime aziende familiari che effettuano trasporto e autotrasporto.
La domanda che io mi sono posta e che le rivolgo è se c'è la possibilità di pensare a qualche iniziativa, uno sgravio o un intervento particolare, per differenziare il prezzo o per dare un'opportunità a chi fa del trasporto un mezzo di sostentamento. Pensiamo ai piccolissimi padroncini che lavorano nel nostro Paese e che magari lo fanno a livello familiare. Le pongo la domanda, perché credo che sia un problema. Un conto è se io vado a fare il pieno alla mia macchina per andare a fare una gita e un altro è se uso il gasolio per lavorare tutti i giorni, 365 giorni all'anno.
Passo alla terza e ultima domanda, ma non ultima per importanza. Noi abbiamo verificato in questa Commissione quanto incremento, nonostante la crisi, abbia avuto nel nostro Paese l'imprenditoria femminile. Nonostante il 2010 abbia registrato


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una negatività in molti settori, nel settore dell'imprenditoria femminile ha riportato un trend di crescita.
In questo decreto-legge io non ho letto di nessuna reale incentivazione a questo mondo, al quale credo che vada strettamente collegata l'imprenditoria giovanile. Non credo che bastino le misure che oggi abbiamo in campo. In altri Paesi europei si finanziano le idee progettuali, mentre oggi noi siamo ancora, purtroppo, nella condizione che le regioni, o il Ministero, dopo aver presentato un chilometro quadrato di carte - messe una a fianco all'altra magari arrivano a un chilometro quadrato - danno come risposta che si è esaurito il fondo. Credo che in questo momento valga la pena di svolgere una riflessione approfondita e seria su questi due aspetti.

FABIO GAVA. Grazie, presidente e signor Ministro. Io mi atterrò all'indicazione di porle un'unica domanda che, però, considero molto importante.
Lei ha accennato nella sua introduzione all'utilizzo del credito d'imposta, come sistema di finanziamento. Personalmente, anche per le esperienze avute quando mi occupavo di innovazione a livello regionale, come assessore regionale, mi sono reso conto che questo è forse l'unico sistema corretto per quanto riguarda l'innovazione. I metodi utilizzati, che pur sono validi dal punto di vista procedurale, spesso rischiano di essere inefficaci, perché arrivano tardivamente rispetto alle esigenze dell'impresa.
D'altra parte, però, per ragioni di equilibrio di bilancio, le esperienze passate hanno utilizzato in maniera assolutamente limitata questo strumento. Dove è stato utilizzato, nel giro di pochi minuti si è arrivati al tetto determinato preventivamente dal Governo.
Se questa è la situazione, le chiedo se il Governo pensa, invece, di utilizzare questo sistema e, in caso affermativo, per quale entità, visto che, a mio avviso, dovrebbe, almeno a regime, essere un sistema ordinario con cui finanziare tutto il settore dedicato all'innovazione.

ALBERTO TORAZZI. Io ho alcune domande da porre al Ministro. Cercherò di essere molto sintetico. Eventualmente il Ministro potrà valutare se dare successivamente risposte scritte.
Il primo argomento è la contraffazione. Vorrei capire quali siano l'impegno che volete profondere per contrastare questo fenomeno, che è uno dei motivi di perdita di competitività della nostra produzione nazionale quando non viene riconosciuta per la sua qualità. In particolare, il presidio delle dogane è una battaglia che anche noi, la precedente maggioranza, abbiamo cercato di combattere, ma che non siamo riusciti a risolvere, nonostante l'estensione dei controlli alla rete di distribuzione.
Il secondo punto è l'applicazione delle regole del made in Italy, come ha già accennato anche il collega Urso, in sede europea e a livello nazionale.
Vengo al terzo punto. Abbiamo appreso che in questi giorni i cinesi, che hanno esportato l'inverosimile per vent'anni, al primo stormir di fronda hanno introdotto il 22 per cento di dazi sull'auto. Partono dal 2 e arrivano fino al 22 per cento, ma ciò fa pensare che il leitmotiv del liberismo e dei mercati aperti sia, in realtà, una regola che vale per gli sconfitti, mentre i vincitori, quelli che hanno la forza per farlo, curano i loro interessi.
Vorrei capire se, alla luce di queste sconvolgenti novità che ci arrivano dalla Cina, si intenda cambiare la politica del Governo. In particolare, vorrei sapere se intendiamo porre paletti fermi, anzi durissimi, sulla concessione di status di economia di mercato alla Cina, che è uno degli obiettivi che i cinesi stanno cercando di raggiungere, corrompendo Paese dopo Paese.
L'altro passaggio è quello della delocalizzazione e del problema collegato di Simest. Che cosa intendete fare per combattere il fenomeno negativo della delocalizzazione, anche in termini punitivi per chi vi ricorre? In realtà, sarebbe meglio incentivare chi rimane, ovviamente.
Per quanto riguarda Simest, abbiamo svolto un'audizione in questa Commissione.


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È stata presentata una risoluzione che raccoglieva le indicazioni di tutti i gruppi e ci siamo confrontati per giungere a un testo condiviso. Nel frattempo, ci sono stati un po' di sommovimenti, però le rappresento il caso di Simest, che spessissimo finanzia la delocalizzazione e non pone regole a difesa dei nostri prodotti. La pregherei di prendere nota della nostra risoluzione e di verificare che cosa intendete fare al riguardo.
Ancora, sul credito ritengo che le regole di Basilea 2 e 3 siano negative: distorcono la concorrenza all'indirizzo dei capitali, in quanto considerano a rischio gli investimenti delle imprese che comprano gli asset e vedono con maggior favore i titoli di carta, che sono quelli della speculazione. Vorrei capire se il Governo intende impegnarsi, visto che siamo in una fase di discussione a 360 gradi in Europa, su queste regole. Parallelamente, per quanto riguarda l'EBA, che lei stesso ha citato, vorrei sapere se il Governo intende dare sostegno al sistema bancario italiano, che si è notoriamente lamentato. Dei pagamenti e dei ritardi hanno già parlato i colleghi.
La riduzione dell'IRAP sul lavoro effettivamente è una disposizione positiva, ma è un po' poco nell'insieme della manovra. In particolare, reputo negativo che abbiate utilizzato l'IVA per fare cassa. Vorrei sapere se avete intenzione - come hanno fatto in parte alcuni nostri concorrenti - di introdurre l'utilizzo dell'IVA per spostare il peso del welfare dal costo del lavoro ai consumi. Se pensa a come girano la catena del valore e le aliquote fiscali, lei capirà perché svolgiamo questo ragionamento in epoca di globalizzazione.
Sull'articolo 35 del decreto-legge n. 201 del 2011, che lei ha citato, non vorrei che si spostasse la responsabilità della concorrenza sulle lobby, rischiando di avere privatizzazioni con monopoli che non danno vantaggi ai cittadini. Ci sono numerosi esempi di privatizzazione dell'acqua, anche nella regione Toscana, con esplosione dei costi. Al riguardo, le chiedo anche che cosa intendete fare rispetto all'esito del referendum, che conoscete.
Per quanto riguarda il discorso della concorrenza e dell'Authority, le segnalo la scandalosa omissione dal sistema di Autostrade Spa, una delle peggiori poco trasparenti operazioni nella storia delle nostre privatizzazioni. Autostrade Spa è stata esclusa dal controllo dell'Authority dei trasporti e vorrei sapere se il Governo intende rimediare a ciò. Del gas hanno già parlato i colleghi.
Per quanto riguarda, invece, l'energia e i costi della bolletta, vorrei sapere se avete intenzione di inserire la perequazione sui contributi in base all'irraggiamento al suolo. È quello che avviene in tutto il mondo, in particolare in Germania.

LUIGI LAZZARI. Segnalo al Ministro che nella passata esperienza di Governo c'è stato un buon segnale, o almeno tale io lo considero. Mi riferisco al fatto che alcune regioni, d'intesa con il Governo, abbiano assunto finalmente decisioni che sembravano irraggiungibili. Mi riferisco, in particolare, alle politiche per il Mezzogiorno.
Credo che questa metodologia vada recuperata anche per le politiche industriali. Tutti attuano politiche industriali, le regioni, i grandi comuni, lo Stato e i privati. Ritengo che vada compiuto un grande sforzo di raccordo tra i soggetti che operano in questo senso, mettendo a disposizione le risorse. Se si riuscissero a concentrare le risorse di tutti i soggetti, si raggiungerebbe un primo importante risultato: poter spendere. Per quali iniziative spendere? Ne segnalo due. Una è proprio quella di «capeggiare», come Governo, alcune azioni mirate, settoriali, per prodotti o per singoli segmenti delle produzioni industriali, capaci di aggredire i mercati e di ampliare la capacità di penetrazione dei mercati stessi. La seconda è l'attrazione degli investimenti. Parliamo spesso di attrazione degli investimenti e credo che sia sperimentabile quanto meno un'idea che spesso si è ventilata, per esempio, quella delle cosiddette aree «chiavi in mano». Uno degli elementi di scoraggiamento rispetto all'attrazione degli investimenti è sempre stata la burocrazia


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italiana, con la difficoltà di inserimento e via elencando. L'idea di rendere possibili in alcune aree il «chiavi in mano» per chi viene a insediarsi potrebbe rappresentare una possibilità di investimento che è ancora estranea al nostro Paese.
Svolgo due ultimi riferimenti. A proposito del Fondo di garanzia, segnalo che fino a oggi le banche si adeguano ancora con difficoltà rispetto a questo strumento. Non ho capito, e lo pongo in termini di domanda, se c'è stata una variazione o meno del de minimis su questo strumento. In Europa è di 360 mila euro e in Italia era ancora di 180 mila euro. Chiedo se almeno su questo tema ci può essere una risposta da parte sua. Mi riferisco alla quantità di risorse del Fondo di garanzia che può essere utilizzata dai singoli investimenti. In Italia è il 50 per cento di quanto viene utilizzato in Europa. Le cifre sono quelle che ho citato.
Da ultimo, in tema di energia, da questa Commissione è partita sul tema delle rinnovabili un'esigenza, una domanda, una necessità, ossia che si potesse fare un uso diverso delle risorse destinate alle rinnovabili, quelle delle bollette, i quasi 6 miliardi che ormai paghiamo, in maniera più mirata, un po' più campanilistica. Noi abbiamo privilegiato troppo i grandi gruppi che hanno investito e abbiamo coinvolto molto poco la piccola impresa diffusa, a volte familiare, del piccolo risparmio in direzione dell'investimento nelle rinnovabili. Strada facendo, è possibile recuperare questo concetto?

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Ringrazio il Ministro perché, dopo così pochi giorni di Governo, ha già dato un segnale concreto di attenzione al tema della crescita e dello sviluppo delle nostre imprese. I temi che voglio sottoporre e le relative sollecitazioni riguardano alcune criticità.
La prima, che è stata posta da tutti i colleghi, è quella dei crediti, in particolare dei crediti verso la pubblica amministrazione, rispetto ai quali credo che quella del Fondo di garanzia non sia una misura adeguata. È necessario risolvere il problema dei 44 miliardi di debiti arretrati della pubblica amministrazione; non è possibile pensare, a mio avviso, che sia meglio far fallire le imprese, piuttosto che far fallire uno Stato che non paga. Partendo da questo presupposto, dobbiamo affrontare seriamente questo problema. Abbiamo avanzato alcune proposte, per esempio, la compensazione dei crediti con i debiti tributari e contributivi, ma anche l'utilizzo delle anticipazioni della Cassa depositi e prestiti e una regolamentazione diversa del Patto di stabilità. Ovviamente sta a lei decidere quali possono essere le soluzioni migliori.
Sul tema della crescita dimensionale del nostro tessuto di piccola e media impresa, le lancio una proposta, ma ovviamente mi auguro che ci sia l'occasione di discuterne più approfonditamente. È possibile ripristinare il bonus aggregazioni, è possibile introdurre benefici, per esempio, per inserire manager esterni all'interno delle aziende familiari, è possibile migliorare la funzionalità del Fondo italiano d'investimento, che è stata un'iniziativa utile e importante, ma che potrebbe essere meglio utilizzata, se potesse operare su un arco temporale di intervento maggiore, su una minore redditività attesa, su un fatturato inferiore delle imprese, che oggi devono avere un fatturato minimo di 10 milioni di euro?
Le pongo poi due questioni che ho seguito personalmente e che, quindi, mi stanno particolarmente a cuore. Una è la regolamentazione dei rapporti fra grande distribuzione organizzata e impresa. In un momento in cui si parla di liberalizzazioni, se si vuole in sostanza rafforzare il ruolo della grande distribuzione organizzata, io credo che sia più che mai necessario e importante prevedere - come ci sollecita l'Europa e come ha sollecitato già da tempo il Parlamento europeo - una regolamentazione dei rapporti tra distribuzione e imprese, onde evitare quelle pratiche, purtroppo molto diffuse, di abuso di posizione dominante. Credo che su questo punto noi dovremmo agire e confrontarci, anche perché altri Paesi europei, come la


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Francia, ma persino come la Romania, hanno già provveduto e si sono già adeguati.
Infine, segnalo un tema un po' più specifico, che probabilmente riguarda più il Ministro dell'agricoltura, ma su cui credo che anche lei potrebbe dare un contributo. Abbiamo assistito negli ultimi anni a speculazioni molto forti sui mercati delle materie prime e, in particolare, sul mercato delle materie prime agricole, delle commodity. Credo che sia un altro tema molto importante e molto sentito dalle imprese. Data la sua esperienza anche nel mondo della finanza, potrebbe essere utile un suo contributo per capire come sia possibile, se è possibile, limitare le operazioni dei fondi di investimento sul mercato delle commodity.

ENZO RAISI. Sarò velocissimo, anche perché immagino che il signor Ministro ne abbia già abbastanza, essendo la sua seconda audizione di oggi. Rischio anche di essere ripetitivo. Propongo tre domande flash.
Sulle liberalizzazioni sono rimasto, insieme al gruppo di Futuro e Libertà, piuttosto deluso per come è finita questa prima partita. Credo che, se il Governo e il Parlamento non sono riusciti a portare avanti neanche due liberalizzazioni così semplici, come quella delle licenze dei taxi e delle farmacie, avranno dura gara. Il mio invito è di andare avanti, ma elaborando un piano, perché vedo che le lobby continuano a essere molto forti dappertutto. Operano molto bene la notte e poi spariscono i provvedimenti.
Per quanto riguarda la riforma dell'ICE, sono già all'esame della X Commissione due proposte di legge che prevedono la razionalizzazione di tutti gli enti che si occupano di promozione delle imprese all'estero. Senza inventarci un'iniziativa nuova, se riprendessimo l'esame di quelle proposte, potremmo velocizzare questo tema.
Sui contributi di impresa mi permetto di perdere un secondo solo. Sarebbe finalmente opportuno, anche in questo momento di ristrettezza economica, incominciare a dare priorità ai contributi alle imprese ed eventualmente cambiare le modalità di assegnazione, con meno contributi diretti e più defiscalizzazione. Sarebbe un bel segnale per il Paese, anche per un malcostume che esiste.
Sulla semplificazione sono molto d'accordo. Incominciamo a parlare di semplificazione, eventualmente in collaborazione col suo collega all'economia, perché si pone un problema di complicazione del sistema fiscale che sta diventando devastante anche per il mondo delle imprese, come lei può immaginare.
Last but not least, mi interessa il tema di giovani e venture capital. In questo Paese, come lei ben sa, purtroppo è difficile per i giovani trovare qualcuno che investa sulle idee. Credo che trovare un modulo per attrarre il venture capital che investe su questi giovani sia un elemento di novità per una categoria che in questo Paese, purtroppo, viene sempre più maltrattata.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Poiché molti sono stati i suggerimenti e molte altre le domande, anch'io mi permetto, oltre che di ringraziare il Ministro, di segnalargli tre punti concreti che si collocano all'interno dei processi di liberalizzazione e di competitività.
Il primo riguarda il fatto se il Governo ritiene di dover accompagnare la realizzazione di quella che viene chiamata grande multiutility del Nord, cioè un processo di aggregazione tra A2A, Iren e Hera, come indicativo di un percorso utile a rivedere in modo strutturale la materia dei servizi pubblici locali. In merito chiedo se il Ministro intenda mantenere in capo al MiSE un ruolo o delegarlo, come sempre è stato fatto da altri Governi, al Ministero dell'economia. Più che delegarlo, in questo caso lasciarlo in capo esclusivamente a tale ministero. Mi riferisco al percorso di liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Se vuole, oltre che al Ministero dell'economia, ai soli legulei o ai costituzionalisti, essendo la materia preminentemente


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di politiche industriali e di competitività del sistema delle nostre aziende.
Il secondo punto è se il Governo ritiene opportuno, all'interno di un grande scenario - che però non può essere spostato molto più in là nel tempo: occorre decidere e penso che si possa fare anche nell'arco di un anno e mezzo di legislatura - che è quello dell'Italia come hub del gas (mi riallaccio ad alcune considerazioni del collega Saglia) accompagnare un percorso di creazione di un'unica grande società delle reti che accorpi Terna e Snam Rete Gas, in questo caso scorporata proprietariamente da ENI.
Infine, la terza questione è se il Governo intenda promuovere una primaria iniziativa da svolgere insieme all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, consistente nell'alleggerire il peso, ormai insopportabile per le piccole e medie imprese, della componente A3 della tariffa, su cui pesano le rinnovabili, ma anche le assimilate e altro e non intenda, invece, spostare sulla fiscalità generale una parte di questo peso per liberare risorse per le nostre piccole e medie imprese, oltre che per le famiglie.

GABRIELE CIMADORO. Essendo l'unico rappresentante dell'Italia dei Valori in questa Commissione, vorrei avere alcuni minuti in più e porre alcune domande in più. Purtroppo, lei è il terzo Ministro dall'inizio della legislatura e noi siamo abituati ormai a porre le stesse domande a ministri diversi. Non svolgerò considerazioni politiche sul decreto-legge in esame in Assemblea, al quale, come lei ben sa, probabilmente noi accorderemo la fiducia. Non entro nel merito, per cui la discussione non è politica, ma verterà prettamente su richieste già avanzate in questa sede.
Questa mattina all'assemblea di Confindustria lei ha chiaramente sostenuto che questo Paese è in recessione e non da oggi, era già in recessione. Qualcuno ce l'aveva nascosto prima e non ce ne siamo accorti, o meglio, noi lo sapevamo, visto quello che stava succedendo nel Paese, ma qualcuno non voleva crederci.
Ripeto le stesse richieste che ho rivolto agli altri ministri. Il Fondo di garanzia, che noi riteniamo uno strumento adatto e significativo, non ha portato finora grandi risultati, come ha affermato anche l'ex sottosegretario Saglia che ha una specifica competenza, anche perché nella struttura c'è una forte burocratizzazione e le richieste sono più volte filtrate.
Chi ha un minimo di difficoltà non riesce ad accedere a questo Fondo. Se le risorse sono assegnate solo a chi già può accedere agli istituti di credito, perché ha la disponibilità di garanzie sufficienti, il Fondo è inutile. Bisogna offrire la possibilità di un investimento anche chi ha bisogno di inventare o di elaborare un programma aziendale. Bisogna credere in ciò. Su questo tema dovreste svolgere una riflessione, ma soprattutto dare la disponibilità - visto che non ci mettete quattrini - ad aumentare sicuramente il budget. Naturalmente quando questa nuova disponibilità verrà a conoscenza di tutti gli operatori bisognosi, probabilmente sarete invasi da richieste.
Nessuno ha parlato di falso in bilancio. Sarebbe ora di farlo. Lei ha parlato di investimenti esteri che devono venire nel nostro Paese ma, finché non esiste il falso in bilancio, credo che i Paesi esteri avranno difficoltà ad approcciare la nostra economia o comunque ad aiutarla mettendoci risorse, nella consapevolezza che i bilanci non sono corretti o che possono essere non corretti e che non ci sarà una pena in seguito. Questa è la seconda domanda.
I costi dell'energia - mi pare che tutti abbiano posto domande sull'energia - rappresentano un peso insostenibile per le famiglie e per l'utente finale. All'indomani del vostro insediamento avete effettuato l'operazione più semplice e avete aumentato i carburanti. Come se non bastasse, piove sul bagnato. Non esiste un Piano nazionale dell'energia e lo stiamo chiedendo in questa Commissione al terzo Ministro, ragion per cui speriamo che qualcuno ci lavori o ci metta la testa.
Lei ha fatto un riferimento: sull'apertura del mercato alcune proposte che


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abbiamo avanzato sono già sparite. Mi piacerebbe sapere quali erano e perché sono sparite dal vostro programma.
Un altro argomento su cui ho dibattuto in questa Commissione con i diversi ministri è che non parlate di edilizia, o meglio, non parlate di edilizia, ma poi arrivate a dare la stangata. Con la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa siete arrivati a mettere in ginocchio un settore che, rispetto al nostro Paese, credo sia trainante. È un comparto che dovrebbe rappresentare la locomotiva, perché mette in moto un meccanismo diffuso in diversi settori. Sapete che cosa avete fatto, aumentando gli estimi catastali del 60 per cento? Avete eseguito un calcolo, avete visto i risultati finali? Per chi svolge questo mestiere la situazione diventa insostenibile: oltre ad avere il peso di numerosi immobili che non riesce a vendere, si vede più che raddoppiare la tassazione. Questi soggetti chiuderanno l'attività, non vedo altre alternative. Se lei legge gli atti processuali relativi ai numerosi fallimenti nei tribunali in giro per l'Italia, vedrà che nella stragrande maggioranza riguardano imprese edili o comunque operanti nel settore.
Abbiamo assistito dall'inizio della legislatura a grandi proposte di piani casa, che non sono mai stati attuati. Ci sono stati piani casa regionali ridicoli, da cui nessuno ha tratto vantaggio. I Governi che vi hanno preceduto hanno sempre proposto il Piano casa solo sulla carta.
Delle liberalizzazioni qualcuno ha già parlato. Voi avete tentato di liberalizzare e ci sembrava un'iniziativa «simpatica» perché non siamo assolutamente d'accordo su alcun tipo di vincolo. Avete proposto la liberalizzazione per le farmacie e i tassisti, ma sono rientrate entrambe. Non vediamo risultati.
Aggiungo un'ultima considerazione, che probabilmente riguarda una materia non di sua competenza. Equitalia è balzata all'attenzione di tutto il Paese perché adesso le spediscono pacchi bombe. Lei ha mai visto un agente di commercio che abbia un 9 per cento pulito di entrate? In uno scambio commerciale, un mediatore commerciale e in genere le camere di commercio trattengono dal 2 al 6 per cento. Questi soggetti si trattengono il 9 per cento più gli interessi più la multa. Ci sono situazioni drammatiche in giro per il Paese e nessuno se ne fa carico, nonostante gli attentati.

MARIASTELLA GELMINI. Vorrei sottolineare il tema della ricerca e dell'innovazione, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese. Nella manovra sono contenute alcune misure - penso agli incentivi per gli spin-off e al credito di imposta - che noi avevamo utilizzato anche in passato, ma con risultati piuttosto modesti, a causa di complicazioni burocratiche.
Vorrei chiedere al Ministro quali siano, se vi sono, ulteriori misure che possano incentivare l'impiego di risorse da parte delle piccole e medie imprese nell'ambito dell'innovazione e della ricerca.
L'altro punto, che è stato sottolineato prima dall'onorevole Raisi, è il tema dei contributi alle imprese. Chiedo se occorra riformarlo ed eventualmente come.

SAVINO PEZZOTTA. Anch'io mi aggiungo ai ringraziamenti per la presenza del Ministro e cerco di procedere piuttosto velocemente.
Signor Ministro, lei ha posto alcuni problemi. La mia domanda parte da quanto lei questa mattina ha sostenuto nella sede di Confindustria. Lei ha evocato un termine che non usiamo quasi mai, che è «recessione». Lei ha affermato che siamo da tempo in recessione, il che significa che i tempi che abbiamo di fronte sono strettissimi. Pertanto, la nostra sollecitazione è che i provvedimenti per la crescita siano varati in tempi strettissimi, altrimenti ne nasce veramente un problema e un disastro.
Il tema di fondo, o uno dei temi di fondo che abbiamo, è quello della competitività, che si lega strettamente alla produttività. Pensiamo di continuare a competere in un mondo che sta cambiando solo difendendo la nostra manifattura o non è arrivato il tempo di incominciare


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ad agire sui paradigmi tecnologici innovativi? Se continuiamo a essere un Paese che produce con il motore elettrico, lo potremo fare per un po' di tempo, ma non so per quanto. Credo che forse un'idea e un ragionamento in questa direzione per metterci al passo con i Paesi tecnologicamente più evoluti siano necessari, altrimenti saremo costretti non - come sostiene Torazzi - a combattere la Cina, ma a essere trascinati in una spirale dalla quale non riusciremo a fare ritorno.
Anch'io sono d'accordo con i colleghi che hanno parlato di incentivi alle imprese. Sarebbe opportuno, ma non so se il signor Ministro l'abbia posto a tema, svolgere un monitoraggio su tutti gli incentivi che vanno alle imprese e poi eliminare quelli superflui. Secondo me, una miriade di questi incentivi non ha prodotto nulla, se non una distribuzione gratuita a pioggia alle imprese. Forse recuperarne un po' sarebbe necessario.
Sulle infrastrutture, probabilmente per limiti miei, non ho compreso bene qual è la filosofia di fondo, se voi puntate a creare contenitori di servizi, con tutta la strumentazione necessaria, o a cantierare. Non è la stessa cosa e lei lo sa meglio di me, avendo svolto un dato lavoro.
Sui trasporti continuiamo a parlare dei grandi trasporti Nord-Sud, ma sotto Napoli è un disastro. Se dovessi partire questa sera con i trasporti pubblici per andare a Bari o a Foggia, non saprei come fare. Poiché parlo di un Paese che compete e deve diventare sistema, osservo che non può essere un Paese che, quando si arriva in un posto, non si sa più dove andare. Non ci sono solo io che viaggio; ci sono anche le merci e le imprese. Un Paese non si sviluppa, se non ha una rete efficace ed efficiente. Sono d'accordo sull'alta velocità e sugli elementi di privatizzazione delle reti, ma credo che non possano essere solo una dorsale del Paese, altrimenti il Paese è condannato.
Lei ha posto il lavoro al centro della crescita e concordo pienamente. È forse la prima volta che sento un Ministro sostenere che il lavoro è un elemento centrale per la crescita e ciò mi fa estremamente piacere. Vorrei, però, farle osservare, se mi è possibile, che quando parliamo di lavoro, dobbiamo vedere se non sia stata l'eccessiva flessibilità che abbiamo introdotto nel mercato del lavoro ad aver contribuito a fare in modo che si sia rallentata l'innovazione di processo. Ci sono studi molto chiari su come l'eccessiva «flessibilizzazione» del mercato del lavoro abbia provocato un arretramento dei processi innovativi nel nostro Paese. Sono molto d'accordo con lei, quando afferma che su alcune questioni che riguardano il lavoro bisogna andare a un confronto con le parti sociali. Credo che sia indispensabile. C'è sempre qualcuno che ha banalizzato la questione. Io non uso i termini «concertazione» o «contrattazione», non me ne importa. Credo che su questioni di questo genere, se vogliamo creare elementi di coesione sociale, il confronto con le parti sociali sia indispensabile.
Aggiungo due ultime battute. Del no-profit non parliamo più, eppure è un elemento che crea lavoro e crea capacità e impresa sociale. Forse dovremmo dedicare un'attenzione anche all'economia verde.

LUDOVICO VICO. Signor Ministro, entro subito nel merito di tre brevi domande. Come prima questione, tra le prime grandi imprese europee per fatturato, come lei sa meglio di me, quindici sono tedesche, undici francesi e quattro italiane. Il fatto che i big player siano così pochi è un problema. Sappiamo anche che le grandi società italiane quotate, tra cui quelle con partecipazione pubblica, sono intrecciate a catena tra manifattura e finanza, tra prodotto industriale e partecipazione bancaria, ma soprattutto l'elemento preponderante è il capitale. Che fare, sapendo che la stagione della flessibilità tipica delle PMI, che ha contribuito tanto al successo del nostro Paese, ci pone oggi un problema? Occorre, infatti, un maggior numero di medie e grandi imprese, se il terreno, quello immediatamente passato, quello presente e soprattutto quello futuro,


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è la competitività internazionale, la quale ha un ruolo sui mercati globali, soprattutto dove crescono i consumi.
Questo è un tema che non ha avuto grande successo nella discussione degli ultimi anni in generale. È ovvio che poi vi sono grandi imprese, anche con partecipazione pubblica, che pensano di trasferire all'estero segmenti importanti di produzione e, quindi, il problema si pone.
Passo a due questioni mirate. Una è la siderurgia. Il Paese è a rischio sul versante di alcuni cicli integrali - sto parlando di Piombino - e la questione generale che si pone è come intervenire in Europa per salvaguardare le produzioni europee dalla concorrenza sleale, innalzando i vincoli sociali e ambientali e gli standard qualitativi, produttivi e siderurgici come elemento di concorrenza, non come elemento di barriera. Piombino è un punto della questione siderurgica italiana. Le chiedo, signor Ministro, se il tavolo è previsto a giorni e in che misura le richieste che si pongono non siano tese alla sua delocalizzazione o alla chiusura dello stesso stabilimento.
La seconda questione riguarda Fincantieri. Sono piuttosto in linea con alcune sofferenze che accusiamo. Fincantieri è un'azienda in crisi. Se è un'azienda in crisi, è probabile che non vadano sottovalutate per il futuro le misure da adottare, indipendentemente dal provvedimento che ne ha già stabilite alcune con decorrenze precise.
È evidente che, quando parliamo di Fincantieri, parliamo anche di un piano industriale sostenibile nella dimensione europea. Così come la crisi finanziaria ci riconduce all'Europa, anche le politiche industriali, quelle che richiedono sostegni, ci riconducono allo stesso soggetto comune, con tutte le difficoltà del caso. In verità, la Commissione europea ha approvato alcuni giorni fa il credito d'imposta per l'occupazione. Sto parlando del Sud. Tuttavia, il Piano d'azione che è stato approvato nei giorni scorsi mette a disposizione solo 150 milioni. Si tratta di capire se è una misura di emergenza, che è condivisa, cui però non corrisponde la disponibilità finanziaria.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Ministro, desidero innanzitutto esprimere apprezzamento per il fatto che lei, molto lealmente, nel suo intervento ha affermato che il CIPE ha potuto liberare importanti risorse finanziarie perché un grande lavoro di programmazione e di progettazione era stato svolto dal precedente Governo. Questo le fa onore.
Anch'io desidero sollecitarla nella sua replica, o magari in una prossima audizione, a riferirci elementi in più sul grande e fondamentale tema dell'energia, sia sulle questioni contingenti della Rete Snam, che già sono state ricordate da molti interventi che mi hanno preceduto, sia, in particolare, sul grande tema delle fonti rinnovabili.
Anch'io la invito a portare avanti un'operazione di trasparenza sui costi della nostra bolletta energetica. Sono fra coloro che ritengono che noi non paghiamo cara l'energia a causa del costo dell'incentivo in bolletta per le fonti rinnovabili, anche perché questo è il sistema che viene utilizzato in tutta Europa e non certo quello di scaricare l'incentivo sulla fiscalità generale.
Il precedente Governo ha affrontato la questione del fotovoltaico, in particolare con riferimento agli obiettivi europei, ma ci sono anche altre fonti rinnovabili importanti, dalle biomasse, al termico, al geotermico, all'idroelettrico, che attendono di vedere a loro volta un quadro stabile, che possa far partire finalmente gli investimenti del nostro Paese.
Le segnalo che erano quasi pronti alcuni decreti interministeriali tra il suo Dicastero, quello dell'ambiente e quello dell'agricoltura e desidero sapere se lei intenda portarli avanti, perché c'era molta attesa su questo fronte.
Infine, desidero anch'io associarmi ad altri interventi, con riferimento alla grande questione dei contributi per le imprese. Penso che bisognerebbe finalmente uscire da questa storia di intervenire


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in modo discrezionale e trovare forme più automatiche che premino davvero le imprese che stanno sul mercato. In epoca di scarsezza di risorse finanziarie le poche che abbiamo dovrebbero veramente essere utilizzate in maniera mirata.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ho due domande per il Ministro.
La prima riguarda Expo 2015 e le infrastrutture collegate. In questi giorni, i mezzi di comunicazione danno conto dei ritardi che si sarebbero accumulati nella progettazione e nell'avvio dei cantieri. La domanda è quale sia l'impegno suo, signor Ministro, e del Governo per garantire il rispetto dei tempi per completare le opere in tempo utile per l'inizio di Expo che, lo voglio ricordare, è previsto per fine aprile 2015.
La seconda domanda riguarda frequenze TV e beauty contest. Il tema non è più materia solo di tecnici e specialisti ed è conosciuto anche in questa Commissione. È risaputa la posizione del PD sul non svolgere il beauty contest. Le è già stata posta la domanda nel corso dell'audizione alla Commissione Trasporti venerdì scorso e lei ha risposto che avrebbe approfondito. Vorrei sapere se tra venerdì e oggi sono intercorse novità e, quindi, se su questo tema ci può dare elementi ulteriori.

LAURA FRONER. Sarò velocissima. Ci sono due argomenti su cui eventualmente richiamo solo un successivo, se possibile, impegno o verifica.
Per quanto riguarda gli incentivi alle imprese, mi risulta - e avevo cercato anche di andare un po' a fondo alla questione - che ci siano incentivi assegnati e mai erogati. Poiché questi vanno a far parte dei fondi perenti e, quindi, sono riassegnati al Ministero dell'economia, chiedo se questo aspetto possa essere verificato ed eventualmente avere un epilogo migliore di quello avuto finora.
Svolgo un ultimo accenno, che non ho sentito richiamare dai miei colleghi, rispetto a un'altra delle nostre competenze, che riguarda la tutela dei consumatori. Si tratta di una competenza che forse è stata sempre considerata un po' più debole e, quindi, anche nel momento in cui c'erano azioni di risarcimento da prevedere, è stata presa in considerazione parzialmente o è stata più volte posticipata. Finora mi risulta che in più occasioni non è stato dato più seguito a quelle che potevano essere azioni risarcitorie.

RAFFAELLO VIGNALI. Pongo alcune rapide questioni flash. Il Governo precedente ha avuto una forte attenzione alle PMI, innanzitutto sull'attuazione dello Small Business Act e anche sulla creazione di Mister PMI. Mi auguro che sull'attenzione alle piccole e medie imprese ci sia una forte continuità.
La prima richiesta è di avere a mente in modo forte l'attuazione dello Statuto delle imprese, che peraltro contiene alcune misure importanti, tra cui una legge annuale per le PMI, che il Governo deve presentare entro il 30 giugno e che può essere un veicolo molto importante proprio per la semplificazione. Credo che abbiamo l'obbligo di riportare il recepimento delle direttive dell'UE - che abbiamo peggiorato sistematicamente, creando un forte gap di competitività rispetto ai nostri concorrenti stranieri - alla previsione della direttiva originaria, che era già stretta ed è questo che ci chiede l'Europa.
Penso anche alla questione del fallimento degli imprenditori onesti. Un periodo di dieci anni di fallimento, il tempo medio per il fallimento semplice, significa tenere bloccati i crediti delle imprese e tenere bloccati e congelati i crediti delle banche, che non possono diventare nuova finanza, in un momento sicuramente delicato. Occorre nominare il garante delle PMI.
C'è la questione, che non riguarda il suo Ministero, ma più in generale il Governo, dell'attuazione della delega per la direttiva dei pagamenti e dell'ampliamento dei poteri dell'Antitrust.
Non torno su altre questioni già trattate, ma svolgo una considerazione sulla questione produttività. Non è solo una


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questione di ore lavorate, ma innanzitutto di innovazione e l'innovazione dipende innanzitutto dal capitale umano. Da questo punto di vista, chiedo se c'è la previsione o se si può avere la previsione di un ACE anche per il capitale umano, magari graduato secondo la qualifica, quindi maggiore per chi ha un dottorato di ricerca e a scendere. Oltre al capitale finanziario, il vero fattore della crescita dell'impresa è anche quello che abilita le nostre piccole e medie imprese al dialogo col sistema della ricerca, ma anche all'internazionalizzazione.
Pongo una domanda precisa, invece, sulla questione del credito. La pongo in modo secco, senza svolgere altre considerazioni. Chiedo, cioè, se il Governo intende sostenere la posizione dell'ABI rispetto all'EBA sulla questione dell'ulteriore capitalizzazione del nostro sistema. Creerebbe molti problemi proprio sul tema del credito alle nostre imprese.
Aggiungo una nota su concorrenza e liberalizzazioni. Se vuole una raccomandazione, signor Ministro, credo che troppo spesso in questo Paese abbiamo effettuato le liberalizzazioni o comunque siamo intervenuti su queste materie con l'accetta. Io credo che, come per quanto riguarda anche il tema delle relazioni sindacali, come sosteneva prima il collega Pezzotta, sia importante un dialogo per arrivare a soluzioni condivise che possano restare.
Non vorrei che facessimo in questo Paese come il Messico a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, ossia che quando arrivava uno nuovo, tutto cambiava. Arrivava Pancho Villa, cambiava quello che aveva fatto il suo predecessore e il Messico sta uscendo adesso dai Paesi del terzo mondo.
Credo, dunque, che abbiamo bisogno anche di una stabilità di norme e di un dialogo con le categorie e con i diversi mondi e che ciò sia assolutamente possibile.

ELISA MARCHIONI. Rubo un minuto solo per porre un tema di un settore specifico, che è quello del turismo. So che non è sua la delega, tuttavia è un tema importante, perché attraversa tantissimi settori e perché nel nostro Paese per il 98 per cento le imprese che operano nel turismo sono piccole e medie imprese, micro imprese e imprese familiari.
Il turismo rischia di essere nuovamente la Cenerentola, perché la competenza è regionale e il Ministero competente del nuovo Governo è senza portafoglio. Rischiamo che un settore che davvero può contribuire in modo decisivo al rilancio del Paese rimanga, invece, senza quell'attenzione e un riferimento vero che possano costituire un'occasione di crescita e di rilancio.
La mia domanda è se ritiene che ci siano strumenti da poter utilizzare proprio perché il turismo non resti al palo, in un momento in cui i competitor sono estremamente aggressivi nei confronti del nostro Paese, in cui alcuni strumenti sono in stallo, come l'ENIT, che può essere accorpato ad altri enti per lavorare meglio sull'internazionalizzazione, ma può anche rimanere al palo nuovamente e costituire un freno nel rapporto con il commercio estero.
C'è un settore intero che può davvero crescere, ma che ha bisogno di incentivi che immediatamente possano cambiare la situazione. Penso, per esempio, alla riqualificazione e alla vendita delle strutture turistiche, che da troppo tempo attendono di avere un'occasione di riconoscimento, perché in questa fase così critica hanno comunque deciso di investire tanto in un settore che davvero vede l'Italia unica al mondo.
Il turismo è l'unico settore, come rilevano gli operatori, che non può delocalizzare. Teniamocelo stretto e facciamolo lavorare al meglio. Ritiene che questo possa essere uno strumento di lavoro? Grazie.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Passera per la replica alle numerose questioni poste.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio per le questioni


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poste, che sono davvero tutte meritevoli di risposta; difficilmente però potrò rispondere in modo esaustivo in questa sede. Innanzitutto grazie, perché, forse inevitabilmente, soprattutto in questo nostro primo incontro, bisognava mettere sul tappeto tutte le questioni più rilevanti. Mi fate senza dubbio un notevole complimento, pensando che sia in grado di rispondere a tutte le domande, a tutte le tematiche e a tutte le questioni che mi avete posto.
Su alcune domande sembrerebbe quasi che sono io quello che c'era prima e voi quelli che arrivano adesso, mentre, in realtà, su tante questioni sono io che ho bisogno di capire dove siamo. Certamente l'insieme delle iniziative che necessitano di essere attuate è notevole. Da una parte c'è preoccupazione per l'ammontare delle cose da fare ma, dall'altra, anche un grande spazio per realizzarle.
Ho preso nota di tutto, però ovviamente risponderò soltanto ad alcune domande, su cui mi sento più in grado di farlo. Avremo altre occasioni per parlare delle altre. Vi chiedo un favore. Oggi non poteva che andare così, però poi dovrete aiutarmi a identificare le priorità, perché, se si devono fare 1.500 cose, è come non farne nessuna. Non basterebbe il bilancio della Difesa americana per fare tutto ciò che è stato chiesto.
Oggi per la natura di questo incontro era inevitabile che venissero richiamati tanti argomenti, però poi insieme dovremo decidere dove concentrare gli sforzi e i tempi. Comunque mi sono segnato tutto. Naturalmente, quando rispondo a qualcuno su temi che anche altri hanno sollevato, non tornerò più sul tema.
Sull'energia credo proprio che sia una buona idea tenere una sessione ad hoc. Sono temi di grandissima importanza, su cui ho già partecipato a un Consiglio europeo, però solo in parte posso affermare di esserci entrato. Certamente bisogna lavorare insieme a un nuovo Piano dell'energia, soprattutto dopo il referendum, e le persone delle nostre direzioni stanno lavorando in questo senso.
Sicuramente il nostro Paese ha uno svantaggio competitivo grave, che solo in parte sarà risolvibile, perché non ci possiamo inventare di avere energie che non abbiamo. Possediamo, però, alcuni strumenti, sia sul settore della distribuzione, sia sul piano normativo, sia sugli utilizzi, che potranno essere impiegati. Sui rigassificatori bloccati effettivamente anche nei miei incarichi precedenti mi chiedevo come fosse possibile che rigassificatori pronti, finanziati e approvati fossero bloccati. Procediamo insieme a sbloccarli. È chiaro che in parte il prezzo sul mercato viene dalla molteplicità delle fonti. Per esempio, stiamo lavorando adesso anche per aggiungere, se ci se riuscissimo, tra le diverse scelte di pipeline del Sud, quelle che vengono attraverso la Turchia. Noi ci battiamo per diventare uno dei punti di transito importanti. Rischieremmo, invece, di starne fuori, se passassero dal Nord Europa o dai Balcani. Questo ci darebbe una grandissima nuova fonte, che servirebbe non solo per fare business per noi, ma anche per calmierare il mercato nel nostro Paese.
Sulle fonti rinnovabili, per rispondere all'onorevole Prestigiacomo, cercherò di accelerare il più possibile sui decreti relativi alle biomasse. Cerchiamo di non commettere taluni errori che forse sono stati commessi in altri casi. Questo è un settore dove, a differenza del fotovoltaico, possiamo avere tutta la filiera italiana di tecnologie e di sviluppi. Se usiamo bene le biomasse, andiamo a risolvere problemi gravi, che altrimenti non risolveremmo, di tipo ambientale e di tipo agricolo. È un grande settore, con grande impegno e in quest'aula ci sono grandi esperti. Mi aspetto grande aiuto.
Delle macchine elettriche possiamo parlare. Ci sono, come sapete, tesi diverse sulla sostenibilità di questi ritrovati, però io credo che la ricerca in questo campo vada favorita. Sicuramente c'è la questione delle aziende che si occupano di distribuzione e trasporto. Dobbiamo anche fare attenzione quando ne parliamo, perché si tratta di aziende quotate e qualsiasi cosa diciamo ha un forte impatto in un senso o nell'altro sui mercati. Su questo punto


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scuserete, in alcuni casi, una mia ritrosia a esprimermi troppo facilmente in un senso o nell'altro.
Con riferimento alla domanda dell'onorevole Martella, la chimica è un settore molto importante. Una parte della chimica non è più da Europa, altre chimiche sono da Europa e sono da Italia. La chimica verde è un grande settore di forza possibile per l'Italia e lo sapete voi meglio di me. Alcuni degli impianti tradizionali sono attivi e in parte potrebbero diventare impianti di chimica verde. Abbiamo aziende di grandissima capacità. Abbiamo donne imprenditrici di grandissima capacità in questo campo. Attueremo tutto ciò che si potrà, naturalmente nei limiti della normativa europea. Svolgo su questo un inciso. Quando si parla di che cosa fare su questa azienda o su quest'altra, dobbiamo sempre sapere che possiamo facilitare tavoli, ma non possiamo dare aiuti di Stato o intervenire fuori dalle regole europee. Certamente possiamo fare in modo che si creino le condizioni per cui alcuni settori molto importanti per il futuro del nostro Paese abbiano un'attenzione particolare.
In tanti avete parlato del Fondo di garanzia. Il Fondo di garanzia è uno strumento, come tutti, che può essere migliorato, ma è apprezzato dalle imprese. Ci è stato chiesto dalle imprese di rafforzare questo strumento.

DEODATO SCANDEREBECH. Quelli che l'hanno chiesto sono coloro che elaborano progetti e ne usufruiscono. Poi, però, i soldi non vanno a finire direttamente all'impresa vera. Questo è il problema.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Come in ogni cosa ci possono essere cattivi utilizzi, però, quando tutte le associazioni di categoria, senza eccezioni, chiedono di utilizzare uno dei pochi strumenti che con una data facilità può essere impiegato dalle imprese - e lo posso affermare anche per mia esperienza precedente - ciò è significativo. Tutto è migliorabile, ma stiamo comunque parlando di uno strumento utile, almeno a mio parere.
L'onorevole Saglia mi chiedeva se sul tema carburanti il decreto di luglio verrà confermato. È un tema su cui non sono ancora preparato. Ve ne parlo la prossima volta all'interno dell'incontro che potremo organizzare sul tema dell'energia.
Si pone poi il grandissimo problema dei ritardi di pagamento. Questa è la vera risposta. Non è il Fondo di garanzia, ma è questo uno dei veri problemi delle nostre aziende. Noi non sappiamo a quanto ammontino i crediti nei confronti delle imprese in Italia, però è sicuramente una massa enorme, mettendo insieme sia pubblico, sia privato. I ritardi di pagamento non riguardano soltanto la pubblica amministrazione o enti che non pagano, ma anche grandissime aziende che non pagano le grandi e le medie. Probabilmente è una cifra che si aggira attorno ai 100 miliardi di debito forzoso delle aziende. Pensate a come saremmo diversi, come sistema delle piccole e medie imprese, se ci fossero 100 miliardi di debito in meno in tale settore. In parte riusciremo a ottenere risultati con l'applicazione della direttiva sui pagamenti nelle transazioni commerciali; più che inventarci una legge, si tratta di applicare la direttiva europea. Ovviamente, per quanto riguarda lo «scaduto» della pubblica amministrazione, dobbiamo cercare di ottenere il risultato senza far saltare gli obiettivi di deficit e di debito. Se c'è una realtà fissa, non modificabile, su cui si basa la credibilità del nostro Paese, è il pareggio di bilancio del 2013. È un obiettivo che non può essere rinunciato praticamente per alcun motivo, ma è raggiungibile. Secondo me, anche il parziale e progressivo recupero dello scaduto può essere coerente con questo obiettivo.
L'onorevole Urso insieme ad altri ha introdotto il tema dell'apertura dei mercati. Come avete visto, il nostro decreto-legge conteneva tante disposizioni e tante sono rimaste sul tema della liberalizzazione, perché il mondo del commercio e il mondo delle professioni ne hanno bisogno. Alcune leggi generali, peraltro, sono proposte


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dell'Antitrust che abbiamo recuperato e immesso nel decreto-legge. Sostanzialmente si tratta di una trasposizione della legge per le liberalizzazioni dell'Antitrust che noi abbiamo inserito. Non so ancora e non voglio commentare su come si arriverà in fondo. Può darsi che una o due questioni non siano inserite in questo provvedimento questa volta, ma state certi che su questo tema noi ce la metteremo tutta.
Sui servizi pubblici locali è chiaro che bisognerà continuare in questa direzione. Probabilmente il primo grande comparto che ci troveremo ad affrontare è quello del trasporto pubblico locale, un mondo che non può andare avanti in questo modo. Non possiamo andare avanti con mille aziende di trasporto locale inefficienti. È chiaramente un settore dove noi dovremo facilitare la concentrazione in aziende più solide. Probabilmente, se non la fusione, almeno l'avvicinamento di utility anche quotate delle diverse città va in questa direzione. Certamente è un tema rilevante.
Sui servizi professionali quello che è stato introdotto nel decreto-legge non credo che cambierà. È semplicemente una conferma di ciò che è già in corso, della legge che è stata definita e che non prevedeva semplicemente una scadenza e un meccanismo su che cosa succede se non vengono rispettate le previsioni della legge. Il testo è stato rafforzato e, quindi, le diverse norme sulle tariffe minime, su numeri e sulla pubblicità entro il prossimo mese di agosto, come da legge già vigente, saranno vigenti.
Non ho parlato specificatamente del Mezzogiorno. In realtà, ho accennato alla grande attenzione nel campo delle infrastrutture per cercare di equilibrare e anche di compiere uno sforzo particolare sul Mezzogiorno, perché molto spesso le opere più avanzate non sono quelle del Sud. Non possiamo limitarci a favorire quelle avanzate e cantierabili, altrimenti allargheremmo, invece di restringere, la differenza tra Nord e Sud. I 3 miliardi di oggi vanno in questa direzione.
Quanto alla riforma dell'ICE, riproponiamo ciò che già è stato deciso. È un ICE che avrà le dimensioni tali da avere una testa in Italia qualificata e una presenza su tutti i territori integrata con quella delle ambasciate. La responsabilità diventa congiunta tra Ministeri degli affari esteri e dello sviluppo economico. È un'operazione che mi sembra ben concordata anche con le associazioni di categoria. È chiaro che dobbiamo fare in modo che non soltanto ICE e ambasciate lavorino in maniera coordinata, ma anche che Simest, SACE e possibilmente ENIT - in un modo che dovremo poi definire insieme quale sia - vadano nella direzione di dare un supporto coordinato alle imprese italiane.
Sulla direttiva relativa all'etichettatura non sono preparato. Ne parliamo un'altra volta.
L'onorevole Lulli giustamente ha affermato che, se non si riprende a crescere, è un guaio. È proprio così. Rispondo anche alle altre domande che mi sono venute sul tema della recessione. La recessione non è un'opinione: si è in recessione quando c'è il segno negativo nella variazione del PIL. È una convenzione, ma è così. Nell'ultimo trimestre il segno è negativo. Quello presente è negativo e oggi ci sono state presentate previsioni a - 1,6. Tecnicamente ciò significa essere in recessione, anzi è un po' peggio di quello che si pensava. Ciò non significa aver nascosto la realtà: in questo momento siamo in un Paese che ha segno negativo e, quindi, dobbiamo innanzitutto evitare che si consolidi questo andamento e fare in modo che lo si giri il più velocemente possibile per tornare a crescere. Oggi l'emergenza è evitare che decresciamo, se vogliamo essere sinceri fino in fondo.
Sul tema generale dell'innovazione nei grandi gruppi naturalmente non si può, né vogliamo, come Governo, entrare nella libera gestione di aziende private e quotate, però, come sostenevo prima, vogliamo capire quali meccanismi di incentivazione o di favore dell'innovazione hanno funzionato e quali no, come proponeva anche l'onorevole Gelmini. Occorre vedere quelli che sono in corso e che stanno funzionando, magari chiudere quelli che si sono dimostrati non adatti, valorizzarne alcuni, come


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Industria 2015, che in alcune filiere oggettivamente hanno dato vantaggi e cercare di concentrarsi su questi programmi, magari mettendo insieme risorse tra centro e regioni. La sensazione per chi arriva è che le stesse attività vengono svolte da mille mani e che, quindi, sono mille piccole attività. Spesso mille piccole attività non hanno l'effetto di un'unica grande iniziativa. Non è sempre così, però in taluni casi lo è. Proviamo a vedere insieme, perché voi siete gli esperti, quali sono i meccanismi che più facilitano il credito di imposta automatico e su quelli cerchiamo di concentrare le poche risorse disponibili.
Apprezzo che sia stata data una valutazione positiva sostanzialmente da tutti sulla cosiddetta ACE, cioè sul premio fiscale. Si tratta di 3 miliardi all'anno, non di piccole cifre, per gli imprenditori che mettono soldi in azienda o per le imprese che mantengono gli utili in azienda.
Giustamente l'onorevole Lulli invita a prestare attenzione a eliminare i disincentivi alla crescita. È bello da dire, poi però ci si trova di fronte a regole sindacali, amministrative e fiscali, che, quando le si va a toccare, casca il mondo. Benissimo. Trovo molto saggio e corretto andare ad identificare tutti i meccanismi che di fatto incentivano a rimanere piccoli. Sono d'accordo sul fatto che la crescita dimensionale non è di per sé l'unica strategia possibile per tutte le aziende. Ci sono fior di piccole aziende che, essendo superspecializzate in una componente molto piccola, è logico che rimangano piccole, proprio per essere concentrate. Tuttavia, tutti i numeri e tutte le esperienze ci indicano che i grandi progetti di innovazione, di internazionalizzazione e di guida delle filiere vengono solo da aziende medio-grandi. Non stiamo parlando di mega aziende, ma molto spesso di aziende sopra i 250 dipendenti.
Ci sono circa 4 mila aziende definibili medio-grandi in Italia. Sono troppo poche. Dobbiamo puntare in tutti i modi ad averne almeno il doppio entro alcuni anni, se vogliamo che tutti i distretti abbiano i motori che tirano e si portino dietro gli altri.
È molto giusto fare riferimento anche alle reti di impresa, ma aggiungo di più. Per crescere non c'è solo la strada della crescita dimensionale della singola azienda. Probabilmente potremmo favorire le fusioni, le acquisizioni, le reti di impresa e creare meccanismi che, senza portare alla distruzione o al consolidamento di più aziende tra di loro, comunque creino massa critica e dimensione minima per poter attuare insieme iniziative di innovazione o di internazionalizzazione.
È giusto far sapere a tutti del Fondo di garanzia. Credo che la gran parte delle aziende lo conosca, però, se occorre fare pubblicità, ci impegniamo tutti e chiediamo alle banche commerciali di farlo.
Occorre rivedere, ma tratteremo di questo aspetto anche nell'incontro che terremo sull'energia, la struttura delle tariffe elettriche e la sovrapposizione progressiva dei balzelli. È sicuramente un'operazione da compiere insieme e voi avete l'esperienza per svolgere questo lavoro di approfondimento.
L'onorevole Formisano parla di vertenze sospese da anni. Presso il Ministero sono attivi alcune centinaia di tavoli. Non si può per legge o decreto stabilire che cosa si chiude o che cosa no. Si può cercare di impegnarsi fino a quando si trova una soluzione, sempre tenendo ben presente di non incorrere mai nella problematica degli aiuti di Stato. Sul tema relativo al fatto che il carburante ha una diversa valenza nel conto economico, se possiamo dire così, di una famiglia o di un'impresa, come lei sa, il mondo dell'autotrasporto gode di contributi e vantaggi che tengono conto di questo aspetto.
L'imprenditoria femminile è molto vitale. Nello specifico non ci sono disposizioni sull'imprenditoria femminile, però, come lei sa, un miliardo, che è una cifra importante, è stato destinato alle assunzioni di giovani e donne, anche se nel decreto-legge non figura questa volta l'imprenditoria femminile.


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PRESIDENTE. Signor Ministro, le pongo io fin da subito un problema. Noi abbiamo all'esame, in sede congiunta con la Commissione lavoro, alcune proposte di legge recanti interventi per il sostegno dell'imprenditoria e dell'occupazione giovanile e femminile. Siamo in attesa di avere il parere del Governo sul testo fin qui elaborato dalle Commissioni. Siamo proprio alla fase finale e lei sarà chiamato quanto prima ad esprimere la posizione del Governo. Potremo quindi intervenire sulla materia in tempi velocissimi.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Benissimo!
L'onorevole Gava ha svolto una giusta osservazione, ossia che molto spesso è il credito d'imposta il metodo migliore per erogare contributi alle imprese anche nel campo dell'innovazione.
Onorevole Torazzi, in materia di contraffazione dovrò approfondire ulteriormente i vari aspetti e ne riparleremo. Sul tema dei rapporti con i cinesi da un punto di vista di dazi e regolazione, come lei sa, si tratta di un argomento gestito a livello europeo, dove noi possiamo dare indicazioni e contribuire alle scelte, ma non ci possiamo muovere autonomamente come Paese. Lei ha svolto poi una considerazione, che voglio commentare, su come combattere chi delocalizza. Attenzione: la delocalizzazione non è di per sé un male. A volte per molte aziende è l'unico modo per essere o per rimanere competitive a livello mondiale. Non sostengo che sia una scelta di per sé da favorire, però non entrerei nel merito della gestione libera e indipendente di un'azienda. Così come vogliamo attirare investimenti dall'estero, non possiamo punire chi sanamente vi organizza la sua attività.

PRESIDENTE. Credo che si intendesse chiedere che il Governo non dia aiuti a chi delocalizza.

ADOLFO URSO. La legge vieta di sostenere chi delocalizza, non chi internazionalizza.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Come impedire a Simest di finanziare la delocalizzazione? Forse la risposta è quella di Urso. Non ne so abbastanza, però è un tema da approfondire.
Passo a due grandi temi che non possiamo esaurire in pochi secondi, ma che sono molto importanti e che l'onorevole Torazzi ha sollevato: Basilea 3 ed EBA. Basilea 2 e Basilea 3 sono strumenti messi a punto a livello europeo che sicuramente forzano banche e imprese a parlarsi più chiaramente di come sono fatti i conti delle aziende e delle banche. Certamente Basilea 3 potrebbe essere più favorevole - e io l'ho sempre sostenuto, ragion per cui mi ripeto da vite precedenti - alle banche dell'economia reale, quelle che hanno i loro bilanci concentrati sul credito, e non alle banche che hanno, invece, i loro bilanci concentrati su finanza. Rispetto a Basilea 2 si sono compiuti alcuni passi nella direzione giusta ma, se il concetto generale è che la regolazione bancaria, i meccanismi di calcolo del capitale ed i requisiti di capitale devono essere modificati, secondo me, progressivamente vanno nella direzione di premiare chi fa credito e chi lavora nell'economia reale.
L'EBA è stato, e rispondo anche a qualcun altro che me l'ha chiesto dopo, secondo me, un gravissimo errore. L'ultima normativa dell'EBA, che penalizza chi ha titoli di Stato e chi finanzia il mondo pubblico, è stata un gravissimo errore, perché ha creato una grandissima incertezza sulla sostenibilità, cioè sulla solidità dei debiti pubblici, ben al di là di ciò che sarebbe giustificato, e ha penalizzato banche che giustamente, così come finanziano famiglie e imprese, sono attive anche nel finanziare Stati e iniziative pubbliche. Public finance significa anche ospedali, università e via elencando.
Dobbiamo impegnarci anche come Governi per intervenire. Non abbiamo leva diretta, però, perché queste sono regole che elaborano i regolatori e l'EBA è l'associazione dei regolatori.


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ALBERTO TORAZZI. È una richiesta espressa dall'imprenditoria tedesca.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti. Comunque i Governi possono e devono, secondo me, prestare più azione in questa direzione, perché oggettivamente la decisione - ma l'ho affermato in tante occasioni, non è una novità - è sbagliata concettualmente anche nei tempi. Al minimo del ciclo economico attuare un'iniziativa di questo genere è estremamente prociclico.
Onorevole Torazzi, lei dice che l'IRAP è troppo poca, ma 3 miliardi sono tanti soldi. Se lei me li trova, io gliene do di più. Sono comunque una bella cifra. Sulle bollette con perequazione per irraggiamento del suolo mi informerò. È un tema troppo difficile e non so rispondere in questa sede.
L'onorevole Lazzari parla di attrarre gli investimenti con aree chiavi in mano, il che non mi è chiaro, per cui approfondiremo in seguito anche questo aspetto. In merito all'energia con le rinnovabili e al fatto che sono state favorite solo le grandi, non sono sicuro che sia del tutto vero, però può darsi che sia così. Approfondirò anche questo profilo.
Onorevole Mastromauro, il bonus aggregazioni fa parte del discorso che svolgevamo prima, cioè di tutto ciò che si può fare per aiutare, favorire e incoraggiare i consolidamenti, le aggregazioni e le reti di aziende. Si chiede di valorizzare di più il Fondo italiano d'investimento. Io credo che si sia messo in moto piuttosto bene. È chiaro che immettere capitale nelle aziende è un processo molto più complesso e lungo che dare credito, però cominciamo già a parlare di parecchie decine di interventi e soprattutto di interventi in fondi che, a loro volta, poi investono in capitale, ragion per cui sono d'accordo: vediamo che cosa si può fare per accelerare, ma è stata, secondo me, una buona iniziativa.
Ci sono grandi sbalzi sui mercati delle commodity. Oggi non possiamo parlare, e forse non sarei neanche in grado di farlo, di come meglio regolare i grandi mercati finanziari. Certamente tutto il mondo dei cosiddetti future è un mondo che, a mio parere, è eccessivamente finanziarizzato e in cui, rispetto alla raccolta del frumento, di valore X, ci sono contratti da 800 volte tanto. Quanto meno si è deciso che c'è un eccesso di finanziarizzazione che alla fine si porta dietro anche alcuni svantaggi e non soltanto vantaggi. Per esempio, una questione di cui mi fa piacere che si cominci a parlare, mentre eravamo in pochissimi a sostenere che se ne potesse parlare, è la tassa sulle transazioni finanziarie. Prima era impossibile pronunciarla, eravamo in pochissimi a dire: perché non si può introdurre una, per quanto piccola, tassa unitaria sulle transazioni? Moltiplicata per i miliardi di transazioni, non impedirebbe a nessuno di compiere la transazione, perché si spenderebbe un centesimo per transazione, senza dover rinunciare all'operazione, ma sarebbe una cifra importante che gli Stati potrebbero avere a disposizione. Venivo trattato con grande diffidenza, quando ne parlavo, ma un po' si comincia a farlo ora anche in questo senso.
Sui contributi alle imprese pensavo che ne aveste totale padronanza. Invece effettivamente di questo grande mondo dei contributi alle imprese dobbiamo prendere coscienza, perché sicuramente c'è spazio per rimettere ordine. È una delle prime richieste che ho avanzato, ma non ho ancora ottenuto un quadro completo degli incentivi attualmente esistenti, anche perché è piuttosto complicato. Sicuramente si sono sovrapposte a livello sia nazionale, sia locale, sia settoriale una quantità di agevolazioni che non si sa neanche più che cosa sono e alla fine non hanno l'effetto positivo che potrebbero avere se fossero concentrate in modo migliore.
Di venture capital parleremo. Sono a favore di tutto ciò che può favorire la nascita di nuove aziende, soprattutto se di tipo tecnologico; favore fiscale e regolamentare sia per chi lancia queste iniziative, sia per chi mette i soldi, perché fare venture capital significa mettere soldi su iniziative di cui cinque su dieci falliscono.


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Bisogna avere un incentivo forte per stanziare soldi in un tipo di attività che ha alto rischio. Ci sono esperienze internazionali valide e in merito vorrei nel tempo avanzare alcune proposte.
L'onorevole Quartiani chiede se si intende accompagnare la creazione di grandi utility del Nord. Io credo che, per il ragionamento che svolgevamo prima, noi abbiamo il dovere, o quanto meno che sia opportuno che si creino negli attuali mondi delle utility un numero minore di aziende più forti che siano competitive, concorrenziali e robuste.
Si chiede di alleggerire la componente A3 delle tariffe. Sono d'accordo sul fatto che la parte costo delle fonti rinnovabili giustamente non sia portata nella fiscalità generale. È una mia opinione personale, però.
L'onorevole Cimadoro è stufo di vedersi cambiare i ministri, ma io non posso farci nulla.

GABRIELE CIMADORO. Ma farà di tutto per rimanere!

CORRADO PASSERA, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Fare di tutto per rimanere no!
Farò ciò che penso essere opportuno, altrimenti pazienza.
Per quanto riguarda il falso in bilancio, secondo me, è una normativa da rafforzare.
Sul tema generale del mondo delle costruzioni certamente le regole che abbiamo introdotto sulle infrastrutture sono a favore del settore delle costruzioni. Non trattano necessariamente dell'edilizia in particolare, però riguardano anche questo settore. Non c'è dubbio che si siano dovuti compiere alcuni interventi sulla tassazione degli immobili, che in Italia era particolarmente bassa. Lei sa meglio di me, onorevole Cimadoro, che gli estimi catastali erano in gran parte assolutamente non più rispondenti neanche lontanamente ai valori di mercato. Ci rendiamo conto degli effetti di queste decisioni e abbiamo cercato di operare al meglio. Sui Piani casa regionali spesso non efficaci, sono d'accordo. Sulle commissioni di Equitalia non sono preparato, ma mi informerò.
All'onorevole Gelmini ho già risposto sull'incentivazione e innovazione e i contributi alla ricerca. Dovremo trovare i migliori mezzi.
Relativamente alla questione posta dall'onorevole Pezzotta - difendiamo solo la nostra manifattura o saltiamo su nuovi paradigmi? - rispondo che noi saltiamo su nuovi paradigmi e difendiamo anche la nostra manifattura. Oggi stiamo ancora in piedi, infatti, perché abbiamo difeso la manifattura. Se avessimo seguito i professorini delle manifatture nel Terzo mondo con i servizi in Italia, oggi non staremmo in piedi. Il 90 per cento delle esportazioni è opera di aziende manifatturiere. Non possiamo difendere tutta la manifattura e parte della manifattura non potrà che spostarsi, ma teniamocela stretta e favoriamola in ogni modo, perché chi ha fatto il contrario oggi è seduto per terra. Ciò premesso, saltiamo sui nuovi paradigmi che, però, a volte sono molto legati. Quanto alla chimica verde e a tutto ciò che è legato alle energie rinnovabili o ai nuovi servizi di comunicazione, noi dobbiamo far evolvere i nostri settori in cui possiamo avere spazio, nella direzione delle nuove attività, difendendo - forse non è la parola migliore - anzi valorizzando al meglio quello che nel nostro Paese abbiamo e che oggi ci tiene su.
I trasporti sotto Napoli presentano grandi problemi, è vero. Dei 3 miliardi che oggi abbiamo sbloccato e in parte salvato da definanziamento 1,5 miliardi sono per ferrovie da Napoli in giù, coerenti con i corridoi che riguardano l'Italia. C'è un'enormità di lavoro da compiere.
Sul lavoro l'eccessiva flessibilità ha bloccato l'innovazione? Io non arriverei a considerare un problema italiano l'eccessiva flessibilità. Non arriverei a sostenere che il problema dell'Italia è la rigidità, però anche sostenere che abbiamo un eccesso di flessibilizzazione mi sembra un po' azzardato. L'innovazione è bloccata da dimensioni insufficienti, capitali bassi, a volte bassa visione delle imprese per come


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sono gestite. Non credo, però, che la bassa innovazione di una parte della nostra impresa - ci sono anche fior di aziende innovative - sia dovuta all'eccessiva flessibilità.
Credo che il tema produttività, e in questo sono totalmente d'accordo con l'onorevole Pezzotta, non possa che essere raggiunto mettendo intorno al tavolo imprese, sindacato e Governo, perché ci sono di mezzo investimenti, fisco, regole del lavoro, modalità di assunzione e utilizzo degli impianti. Se vogliamo giocarcela e, secondo me, dobbiamo giocarcela, dobbiamo farlo con quello spirito.
Il no-profit è un mondo di grandissima importanza. Io ci sono particolarmente legato anche per le mie vite precedenti. È uno dei luoghi in cui si può creare più occupazione, anche qualificata, nei prossimi anni. È un settore che sta soffrendo enormemente per i problemi della pubblica amministrazione, per i problemi dei non pagamenti, per i problemi di non pianificazione soprattutto della pubblica amministrazione nel comprare i loro servizi. È un settore che dobbiamo tenerci stretto e valorizzare, perché soprattutto nel welfare e nei servizi alla famiglia il privato non entrerà mai e il pubblico non avrà le risorse. È in tale ambito, dunque, che dobbiamo in gran parte trovare lo spazio per rispondere alle esigenze ineludibili di una società che invecchia e che deve integrare immigrati. Non compilo la lista e tanto meno tengo una lezione, però il mondo del no-profit in tutte le sue forme, dalle fondazioni alle imprese sociali, dalla cooperazione al volontariato, è un mondo di cui non solo dobbiamo tutti avere grande rispetto, ma forse dovremmo occuparci di più.
L'onorevole Vico giustamente solleva il tema delle nostre grandi aziende, che sono troppo poche. Ho risposto in parte prima. Credo che sia nostro dovere difendere ciò che esiste, aiutare le medie aziende a diventare grandi e attirare aziende da altri Paesi, perché alcuni lavori, alcune professionalità e alcune competenze possono trovare spazio soltanto nelle grandi aziende che hanno la possibilità e la dimensione per assumere le persone e compiere gli investimenti.
La siderurgia ha diversi problemi. Uno è stato citato da Vico, quello di Piombino. C'è un tavolo aperto e speriamo di potere fare qualcosa. Più che un'azienda in crisi la Fincantieri è una grande azienda di successo che oggi soffre di alcuni suoi problemi di non competitività e di un forte calo della domanda. Stiamo parlando comunque di un'azienda di grande valore del nostro Paese, che in tanti settori molto competitivi a livello mondiale gioca ancora un ruolo strategico e ha quote di mercato di altissimo livello.
Ho già accennato ai temi sollevati dall'onorevole Prestigiacomo su energia, trasparenza delle bollette, decreto biomasse e contributi alle imprese.
Con riferimento alle domande dell'onorevole Peluffo, su Expo 2015 è previsto un pacchetto di infrastrutture di cui comunque la Lombardia ha bisogno in ogni caso e che vanno sollecitate. Sul tema del beauty contest, purtroppo, non ho nuove notizie da darle. È un tema piuttosto complesso, che però ha la mia attenzione.
L'onorevole Froner chiede chiarimenti sugli incentivi alle imprese. Di incentivi maturati e non pagati ce ne sono tanti, mentre non sono preparato sul tema della tutela dei consumatori e delle azioni risarcitorie non andate avanti, ma mi informerò.
L'onorevole Vignali mi trova totalmente d'accordo nel portare fino in fondo le tematiche legate allo Statuto dell'impresa, allo Small Business Act e a Mister PMI e tutto ciò che serve. Mi trova assolutamente d'accordo anche sul fatto che le procedure giudiziarie sono distruttrici di valore. Invece di essere orientate a rimettere in moto le aziende il più presto possibile, o comunque a risarcire i creditori il più velocemente possibile, sono fatte per disperdere valore. Questo, però, dipende da norme che possiamo modificare insieme, andando a vedere che cosa si fa negli altri Paesi.
La produttività viene dall'innovazione. ACE riguarda il capitale in senso stretto.


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Per il capitale umano la riduzione dell'IRAP è comunque un passo in avanti. Se troviamo le risorse finanziarie, premiare chi investe in capitale umano, secondo me, è un'assoluta priorità. Sono d'accordo sul fatto che bisogna fare attenzione alle liberalizzazioni fatte «con l'accetta», però attenzione anche alle resistenze insopportabili che si manifestano in troppi settori dell'economia e della società italiana.
L'onorevole Marchioni ha sollevato la questione dell'importanza del turismo. Non potrei essere più d'accordo, a parte il fatto che la mia famiglia vive di quello e ne è convinta da generazioni. Più che attenzione, non c'è sufficiente metodo per affrontare questo tema. Suddividere alcune attività in venti regioni è stato proprio sbagliato concettualmente. Mentre, secondo me, è giusto che altri aspetti del turismo siano suddivisi, per esempio, venti piccoli piani di promozione non costituiscono un grande piano di promozione. In realtà, parliamo di turismo sempre in maniera molto generica. Il turismo non esiste, esistono i turismi: il turismo congressuale non ha nulla a che fare con il balneare, il religioso non ha nulla a che fare col turistico, le città d'arte non hanno nulla a che fare con il termale. A un settore che rappresenta il 10 per cento del nostro PIL e che teoricamente potrebbe non dico raddoppiare, ma aumentare del 50 per cento, dobbiamo dedicare attenzione, ma con metodo e determinazione. Non posso adesso parlare a nome del mio collega che ha questa responsabilità, però ne parlo da famiglia di piccoli imprenditori in questo settore. C'è veramente tanto da fare. Certamente l'Italia ha alcune unicità, però non possiamo dormirci sopra perché, anche se non si può delocalizzare, tanti altri Paesi stanno facendo più e meglio di noi e ci stanno prendendo quote di mercato molto importanti.
Mi rendo conto di aver risposto in maniera insufficiente a parte delle vostre domande, però questo è solo il primo incontro.

PRESIDENTE. Ringrazio il signor Ministro per la sua presenza; attendiamo il secondo incontro da lui proposto.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 19,20.

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