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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione X
15.
Giovedì 21 giugno 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Froner Laura, Presidente ... 2

Seguito dell'audizione del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, professore Piero Gnudi, concernente le linee programmatiche limitatamente alle materie di competenza della X Commissione (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Froner Laura, Presidente ... 2 5 6 11 14
Abrignani Ignazio (PdL) ... 6 11
Formisano Anna Teresa (UdCpTp) ... 2 8 12
Gnudi Piero, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport ... 2 6 11 12 13
Marchioni Elisa (PD) ... 9 13
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD) ... 11
Quartiani Erminio Angelo (PD) ... 5 6

ALLEGATO: Nota consegnata dal Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, professore Piero Gnudi ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

[Avanti]
COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 21 giugno 2012


Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LAURA FRONER

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, professore Piero Gnudi, concernente le linee programmatiche limitatamente alle materie di competenza della X Commissione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, professore Piero Gnudi, concernente le linee programmatiche limitatamente alle materie di competenza della X Commissione.
Rendo noto alla Commissione che questa audizione, sulla base delle disponibilità del Ministro, dovrà terminare entro le 15,20. Propongo che il Ministro svolga una breve relazione a introduzione del suo intervento per lasciar il tempo ai commissari di porre questioni - o, se ritengono, di riproporre temi già avanzati in occasione della prima audizione - e rispondere a tutti entro l'orario convenuto.

ANNA TERESA FORMISANO. Nella prima seduta abbiamo svolto soltanto una parte degli interventi, e alcuni commissari - compresa chi parla - si sono riservati di intervenire in questa seconda audizione; se il Ministro è d'accordo, vorrei proporre di completare rapidamente il giro degli interventi in modo che il nostro ospite possa rispondere su tutto.

PRESIDENTE. In ordine alla proposta formulata dall'onorevole Formisano vorrei formulare un'ulteriore ipotesi: poiché sono trascorsi alcuni mesi dall'ultima seduta - tenutasi, se non sbaglio, il 28 febbraio - probabilmente ci saranno degli aggiornamenti, per cui proporrei di ascoltare prima un breve aggiornamento da parte del Ministro, per poi completare il giro degli interventi - con eventuali supplementi da parte dei commissari - e dare il tempo al Ministro stesso di rispondere a tutti.
Do la parola al Ministro Gnudi Per lo svolgimento della relazione.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Ringrazio il presidente di avermi convocato per questa seconda audizione. Nella scorsa seduta ho delineato un quadro generale della situazione del turismo in Italia e credo abbiate ancora il documento che vi fu lasciato in quella sede.
Vorrei svolgere alcuni rapidi aggiornamenti. Lo scorso 16 maggio sono stato a Merida, dove si è tenuta la riunione dei Ministri del turismo del G20. È stata una riunione importante, perché si sono capite tante cose. Oggi, ormai, tutti i Paesi hanno capito che uno dei settori più importanti - se non il più importante in assoluto - in cui si cresce e c'è possibilità di crescere in modo rilevante nei prossimi anni, è quello del turismo; anche Paesi che lo


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hanno sempre considerato secondario, come gli Stati Uniti, si stanno concentrando su di esso.
Ne consegue che nei prossimi anni crescerà; negli ultimi dieci anni è raddoppiato e nei prossimi dieci raddoppierà ancora, per cui l'offerta di turismo nel mondo aumenterà enormemente, e così anche la concorrenza. Come ho indicato nella mia relazione precedente, in questi anni abbiamo perso quote di turismo e siamo passati dal quasi 6 per cento al 4. Anche i nostri competitori hanno perso, ma non in maniera così rilevante; nel 1995 eravamo i primi in Europa, quanto a ricavi da turismo, mentre adesso siamo terzi, distanziati dalla Spagna per ben 12 miliardi.
Cosa bisogna fare? In Italia abbiamo sempre considerato il turismo come la Cenerentola della nostra economia, e in questo settore non c'è mai stato un piano del turismo né dei veri interventi o interessamenti da parte dello Stato. L'esempio che propongo sempre è che se al Sud avessimo speso per il turismo un decimo di quello che abbiamo speso per tentare di industrializzarlo - costruendo grandi impianti, ora in buona parte chiusi - probabilmente oggi sarebbe completamente diverso.
Abbiamo cominciato a ragionare come sistema Paese e preparare il Piano strategico del turismo, a cui lavoriamo insieme alle regioni con il coinvolgimento di tutti i Ministeri interessati; abbiamo già tenuto una riunione, presieduta dal Presidente Monti e alla quale erano presenti tutti i ministri direttamente o indirettamente interessati dal settore, per presentarlo. Adesso siamo ancora ad un livello di analisi preliminare della situazione, ma a settembre, quando avremo già cominciato a strutturare proposte concrete, se mi inviterete verrò a illustrarvi il Piano - e le idee che tramite esso porteremo avanti - e ad ascoltare i vostri suggerimenti per implementarlo meglio.
In questi mesi stiamo lavorando alla ristrutturazione dell'ENIT (Agenzia nazionale del turismo). Nel cosiddetto decreto «sviluppo» si è finalmente conclusa la parte di intervento strutturale del nuovo ICE (Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, ex Istituto nazionale per il commercio estero) in cui è previsto che, nelle sedi in cui l'ENIT non ha una presenza significativa, sarà presente un suo funzionario che si appoggerà alle singole ambasciate. Questo consentirà una presenza molto più capillare in tutti gli Stati del mondo.
Nel cosiddetto decreto crescita adottato la scorsa settimana abbiamo anche previsto la nascita della Fondazione di studi universitari e di perfezionamento sul turismo, che avrà lo scopo di organizzare corsi - dunque non si tratterà di una nuova scuola - presso università già esistenti del Sud Italia, al fine di preparare gli operatori alla parte più alta del management turistico. Speriamo di riuscire presto ad attivarli, probabilmente in una o due università del Sud.
Nel medesimo decreto abbiamo anche stanziato fondi per favorire la nascita di reti di impresa. Poiché si stanno creando - e già esistono - reti di impresa nei distretti industriali, la nostra intenzione è quella di crearne anche nel settore turistico. Alcune esistono già, perché in determinate zone d'Italia vi sono cooperative che raggruppano decine, a volte centinaia di alberghi, e fanno sistema con questi. Tuttavia, vogliamo esportare questo tipo di aggregazione in tutta Italia. Inoltre, c'è il problema dei visti turistici, che è enorme e che ci trasciniamo da anni, ma stiamo collaborando attivamente con il Ministero degli esteri per velocizzarne il rilascio. Per darvi un'idea dell'importanza di questo problema, il documento approvato dai Ministri del turismo del G20 a Merida era incentrato proprio su questo, ed è stata emanata una raccomandazione a tutti i Governi per far sì che il rilascio dei visti sia sempre più digitalizzato. Con il Ministro Profumo abbiamo convenuto di inserire nell'agenda digitale italiana anche la possibilità di aumentare l'efficienza nel settore dei visti.
Un esponente del Governo russo mi ha spiegato che, nel suo Paese, chi abita a Vladivostok


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deve andare a Mosca per ritirare il visto, e così facendo spende più che per il viaggio vero e proprio. Questo problema non riguarda solo la Russia ma molti Paesi, perché purtroppo abbiamo pochi consolati e costringiamo la gente a compiere spostamenti enormi. Occorrerà trovare un modo per limitare il problema; stiamo studiando con il Ministero degli affari esteri e mi sembra che qualche idea ci sia. Inoltre, stiamo anche lavorando con il commissario europeo, Antonio Tajani, per semplificare le procedure Schengen, che rappresentano altre regole che influiscono negativamente sul rilascio dei visti.
Come è già stato accennato prima, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionali alcuni articoli relativi al Codice del turismo. Stiamo lavorando con le regioni per riformularli in modo da renderli compatibili con il dettato costituzionale.
Stiamo anche lavorando per risolvere il problema del sistema di attribuzione delle stelle, che ci trasciniamo da anni. Come sapete, in Italia le stelle sono rilasciate dalle regioni, pertanto non vi è un criterio uniforme in tutto il Paese; si tratta di uno dei problemi rilevati in tutte le interviste che abbiamo fatto ai vari tour operator.
Un'altra importante questione è quella della formazione. Stiamo studiando, anche con il Ministero dell'istruzione, per migliorare la formazione turistica.
Un altro problema su cui abbiamo lavorato è l'Expo 2015. L'Expo non deve avere effetti solo per Milano, e occorre costruire attorno a esso una serie di eventi in modo che il turista che va a Milano sia invogliato a visitare anche altre regioni d'Italia. Bisogna lavorare, e naturalmente è richiesta la cooperazione di tutti i comuni e di tutte le regioni, ma se lo facciamo in modo efficiente possiamo attirare parecchi milioni di turisti.
Abbiamo stretto anche un accordo con l'Opera Romana Pellegrinaggi per la promozione dei presepi nella città di Napoli e per la via Francigena, che vogliamo riattivare. Come sapete, in Europa c'è il famoso cammino di Compostela, visitato ogni anno da 200 mila persone. Poiché il vero cammino dalla fede una volta era la via Francigena, vorremmo che si sviluppasse un interesse concreto in Italia anche in questo settore.
Potrà sembrare un dettaglio, parlando di turismo, ma la filosofia che seguiamo è quella di segmentare il turismo sempre più, per essere presenti in tutte le sue componenti. Se non lo facciamo, il turista che viene in Italia si reca solo a Venezia, Firenze, Roma e Milano (a fare shopping), e corriamo il rischio che soprattutto Venezia e Firenze soffochino. Invece, è necessario inventare sempre qualcosa di nuovo per sviluppare altri segmenti e diffondere il turismo su tutto il territorio nazionale, soprattutto al Sud.
Questo rappresenta un problema rilevante, che il prossimo anno si avvertirà in modo particolare. L'anno scorso, infatti (ma quest'anno accadrà la stessa cosa) si è avuto un forte calo del turismo italiano, il quale, osservando i dati macro, è stato bilanciato dall'aumento forte del turismo straniero. In realtà non è così, perché il turismo straniero non si diffonde in modo uniforme in tutto il Paese; vi sono destinazioni in cui quest'anno è aumentato addirittura sensibilmente - una di queste probabilmente è Roma - mentre altre hanno pochi turisti stranieri e subiranno un vero crollo del turismo. Se non proponiamo sempre qualcosa di nuovo, rischiamo di tenere fuori una larga parte del Paese da questo flusso turistico.
Stiamo lavorando anche al turismo sportivo, al turismo accessibile e al turismo termale; abbiamo tanti tipi di turismo da approfondire. Naturalmente, questo non si realizza né in tre mesi né in un anno, ma è necessario un piano di almeno dieci anni che sviluppi questi aspetti. Non stiamo scoprendo l'acqua calda, perché ciò che vogliamo fare in Italia già è stato fatto in Spagna e in Francia con notevoli risultati. Purtroppo, noi non lo abbiamo fatto perché in tutti questi anni ci siamo cullati nell'idea che i turisti in Italia devono venire; è ancora vero, perché in tutte le classifiche delle mete più ambite dagli stranieri l'Italia è sempre ai primi posti, ma


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se non inventiamo cose nuove, il turista viene in Italia ma ci resta tre giorni.
Bisogna cercare di attrarre anche quella fascia di turisti di reddito elevato, perché sono profondamente convinto che il turismo sarà una delle leve principali che il nostro Paese deve usare, se intende imboccare la strada della ripresa.
Tra le altre cose che abbiamo fatto vorrei ricordare i «Gioielli d'Italia». Stiamo lanciando un concorso, in accordo con l'Unione dei comuni italiani, per scegliere ogni due anni venti comuni nei quali gireremo filmati televisivi che poi trasmetteremo in rete, e prevedremo altre agevolazioni per spingere il turista a visitare anche questi borghi, che in Italia sono centinaia e tutti bellissimi ma completamente abbandonati dal turismo.
Abbiamo lavorato anche in ambito internazionale per aiutare la Tunisia nella formazione di personale al turismo, perché penso sia importante aiutare questo Paese, in cui il settore - che è un asset della sua economia - sta particolarmente soffrendo. È opportuno dare una mano.
La spending review ha purtroppo colpito pesantemente il settore, e siamo passati da 42 milioni nel 2010, a 9,5 milioni nel 2011 e 8,5 milioni nel 2013. Abbiamo avuto un calo pari a quasi l'80 per cento, e anche le spese per la gestione si sono ridotte della stessa percentuale.
Ho terminato il mio intervento introduttivo sicuramente sintetico e non esaustivo, ma con l'idea di utilizzare solo alcuni minuti del tempo a nostra disposizione e riservare maggior spazio alle vostre domande e alle mie risposte.

PRESIDENTE. Signor Ministro, grazie per questa sintesi e per la nota consegnata che illustra in maniera più completa le considerazioni svolte nel suo intervento. Il documento è stata posto in distribuzione affinché i commissari abbiano la possibilità di visionarlo. Ne autorizzo inoltre la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, invitandoli ad essere sintetici.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. La ringrazio, signor Ministro.
Credo che le questioni che lei ha esposto relativamente al settore del turismo vadano affrontate anche dal punto di vista del legislatore - e non solo da quello di chi ha la responsabilità di governare - secondo indirizzi di carattere globale e non relativi alle singole questioni. Questo è evidente, ma dipende anche dagli indirizzi che il Governo intende dare, e che lei ci ha illustrato, e da quelli complessivi che si assumono in sede legislativa.
Tuttavia, vi sono come sempre delle urgenze, delle questioni e dei punti di rilievo da modificare e che è opportuno segnalarle, signor Ministro, visto che lei ha anche la delega alla montagna. Ho già potuto discutere con lei della questione in momenti d'incontro; so dell'attenzione che vi pone e so che sono stati riattivati alcuni fondi per la montagna ex lege n. 96 del 1994 del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica).
Proprio in questi giorni sono stati riassegnati quasi 50 milioni di euro alle regioni dei territori montani, ma esistono questioni di rilievo che hanno un peso importante anche per la ricaduta turistica, soprattutto in questo periodo. In particolare, mi riferisco alla vicenda che le abbiamo segnalato - con un ordine del giorno datato 23 febbraio, che è stato accolto dal Governo - e rispetto alla quale attendiamo risposte concrete. Nel bilancio della Presidenza del Consiglio, presumibilmente anche per errori oggettivi dovuti a erronee segnalazioni da parte della Ragioneria dello Stato, al Corpo nazionale soccorso alpino del Club Alpino Italiano è stata appostata solo una parte delle risorse che servono a farlo funzionare.
Come lei sa, il Corpo nazionale soccorso alpino non rappresenta solo un elemento di tranquillità e sicurezza che deve essere garantito, nelle località turistiche - sia di prima grandezza sia minori - ma è anche una di quelle realtà che


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svolgono un ruolo sussidiario nel nostro Paese. Se tale ruolo non fosse svolto da 7.000 volontari, costerebbe allo Stato e alla comunità nazionale molto più del milione di euro che al momento purtroppo non è stato assegnato al bilancio della Presidenza del Consiglio relativamente alla parte che le compete. Probabilmente quel milione è stato stornato altrove, invece di essere messo a disposizione del Corpo nazionale soccorso alpino, ma corrisponde esattamente alla quota necessaria a pagare le assicurazioni sulla vita e sugli infortuni dei suoi volontari.
Si tratta di un'assicurazione obbligatoria, e se non è resa nel giro di pochi giorni o di poche settimane le squadre di soccorso non possono uscire. Nella stagione turistica, questo costituisce un problema non solo per le località turistiche e i singoli turisti, alpinisti, escursionisti eccetera, ma anche per i singoli volontari e i dirigenti del soccorso alpino, i quali rischiano di non poter far uscire le squadre benché abbiano l'obbligo di farlo per legge. Infatti, una norma specifica impone al Corpo nazionale soccorso alpino l'obbligo di intervenire per soccorrere...

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Conosco perfettamente il problema; come ricorderà, ne abbiamo parlato tante volte. Pensavo fosse stato risolto.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Purtroppo non è stato risolto.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Mi avevano detto che era stato inserito in una legge alla fine dello scorso anno.

PRESIDENTE. Riterrei preferibile che il collega Quartiani concludesse il suo intervento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Non parlo in modo polemico, ma riporto semplicemente la questione; dopo averne discusso anche l'altro giorno con il presidente del Corpo nazionale soccorso alpino, è emerso che se non fanno uscire le squadre rischiano di andare in tribunale per omissione di soccorso, ma le squadre non possono uscire perché l'assicurazione non è pagata. Insomma, vi sono due norme che contrastano tra loro e mettono a repentaglio il servizio complessivo. Siccome è stata svolta anche un'interrogazione - a firma del vicepresidente Froner e mia, oltre all'ordine del giorno, che recava anch'esso la mia firma - lei ha gli strumenti per garantirci che, all'interno dall'amministrazione, vengano ricostruiti giustamente gli appostamenti di bilancio perché si possa risolvere la questione.
Vorrei segnalarle un'altra questione, anch'essa legata al settore montano e alla delega di cui lei è titolare. Circa quattordici mesi fa la Camera dei deputati era riuscita, per la prima volta dopo anni, a scrivere e ad approvare all'unanimità - con tutti i Gruppi concordi - non una vera e propria legge di riforma della montagna, ma una proposta di legge più circoscritta che conteneva alcune disposizioni a favore dei territori montani. Mi risulta che il provvedimento è stato trasmesso al Senato, ma ancora non è iniziato l'esame probabilmente anche per problemi interni al Senato stesso, e che il Ministero che lei dirige non abbia ancora accordato la sua disponibilità a far sì che si apra l'iter in Commissione e che, entro la fine della legislatura, si concluda il suo percorso. Sostanzialmente questa legge non costerebbe, nulla ma razionalizzerebbe alcuni elementi importanti delle attività montane, in particolar modo nel settore del turismo e delle professioni. Grazie, signor Ministro.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Ministro, ci vediamo oggi dopo un po' di tempo e, benché ci abbia riferito sulle attività svolte, intendo soprattutto concentrarmi sui provvedimenti che in questo momento stiamo esaminando. Conosciamo i problemi del nostro Paese, ne abbiamo tanti - la destagionalizzazione, lo sviluppo del Sud, il problema delle infrastrutture e degli aeroporti, insomma, possiamo farle un elenco - e ciò indubbiamente significa


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un impegno forte da parte del Governo e del Ministro. Come dicevo, però, farò riferimento a due provvedimenti, la spending review e il cosiddetto decreto crescita. In ordine alla spending review, lei riferisce che per risparmiare non so quanto - perché non so quanto possano costare gli stipendi dei suoi dipendenti - intende eliminare il Dipartimento per il turismo e accorparlo a quello per gli affari regionali. Le ricordo che, non più di due mesi fa, ci siamo visti a un convegno organizzato dall'Osservatorio parlamentare per il turismo, nel quale aveva sollevato i problemi che indubbiamente ci sono stati con le regioni. Infatti, al di là della questione dei costi che le regioni sostengono, la promozione è strutturata in modo assolutamente sbagliato, perché è ovvio che la Basilicata perde contro la Francia e che la Calabria perde contro la Spagna, e lei stesso convenne sulla necessità di riportare la promozione almeno a livello nazionale.
In quell'occasione, le dicemmo - e qui sono presenti anche altri componenti - che abbiamo presentato una proposta di legge costituzionale per modificare l'articolo 117 relativo alla competenza concorrente delle regioni, per riportare alcuni aspetti del turismo, in primo luogo la promozione, fra le competenze di ambito nazionale. Poiché questo è quanto ci disse all'epoca, e penso che ancora oggi ne convenga, non crede che chiudere il Dipartimento per il turismo (come ho già detto, non so quali risparmi effettivi tale misura possa comportare ma, stando a quello che hanno detto i colleghi, credo si tratti di circa un milione di euro) e trasferirlo sotto la competenza del Dipartimento per gli affari regionali possa determinare il fatto che sempre più le iniziative in materia di turismo siano «regionalizzate», eliminando qualsiasi possibilità di intervento statale, soprattutto a livello promozionale, che a mio avviso rappresenta una delle carenze più evidenti del settore?
Se abbiamo stabilito di incentivare il turismo sotto questo profilo, vorrei sapere se sia opportuno, dal punto di vista della promozione anche su scala internazionale, eliminare il Dipartimento per il turismo.
In quella stessa occasione, abbiamo anche detto che per incentivare la promozione era necessario incentivare il portale del turismo. Vorrei chiederle a che punto siamo e cosa si stia facendo. Mi permetta di proseguire il discorso aggiungendo che risparmiare vuol dire risparmiare in generale, e giustamente ha citato l'ENIT. Questa agenzia indubbiamente va riorganizzata - e ci ha detto che avete anche cominciato a farlo - ma se pensiamo addirittura di eliminare il Dipartimento per il turismo, forse dovremmo sviluppare l'ENIT dandogli un peso, un ruolo principale da vero player del turismo italiano, perché questo manca.
Leggo che è stata assegnata al Boston Consulting Group (che ha vinto una gara nello scorso aprile) la consulenza per l'elaborazione del Piano strategico di rilancio del turismo in Italia che credo sia l'obiettivo principale del suo Dipartimento, Non conosco questa società di consulenza - ma saranno sicuramente bravi -, tuttavia mi chiedo se, anche solo per risparmiare 100 euro, del Piano strategico si sarebbe potuto occupare l'ENIT, che dovrebbe essere preposto a questo. Se per risparmiare chiudiamo il Dipartimento, ma poi affidiamo la realizzazione del Piano a una società esterna, c'è da rimanere perplessi.
Per quanto riguarda il decreto «crescita», sono contento che sia stata prevista una Fondazione che si occuperà di formazione, anche se penso che questo Paese abbia bisogno di altro. Occorrono incentivazioni, abbiamo detto che si sogna da sempre la deducibilità dell'IVA dal 21 al 10 per cento nel settore turistico, e abbiamo parlato di deducibilità di costi. So che nel decreto «crescita» sono previste alcune proposte - e forse la collega Marchioni ne parlerà anche meglio -, con riferimento ai buoni vacanza, ma soprattutto alla possibilità di defiscalizzare le spese relative al settore alberghiero.
Mi sembra, tuttavia, di non trovare nulla per il turismo nel decreto «crescita», come se il turismo fosse la Cenerentola


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dell'economia italiana. Certamente non possiamo esserne contenti. Inoltre, lei ha detto che sono stati stanziati soldi per le reti di impresa; vorrei chiederle anche quanto e come.
È evidente che i nostri imprenditori e i nostri operatori, che hanno chiesto una incentivazione del turismo da parte del Governo, non hanno finora ricevuto risposte. È chiaro (senza citare per forza il mio Presidente) che quando la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del Codice del turismo, comprese le norme in materia di classificazione e standard qualitativi delle strutture ricettive che ne avevano in qualche modo nazionalizzato il concetto, non si percepisce un interesse reale del Governo verso il turismo, per cui le chiedo cortesemente di darci un segnale in questo senso.
Termino con due richieste che provengono da alcuni colleghi. La prima riguarda il discorso del Ministro Clini alla Conferenza mondiale di Rio, cui il Corriere della Sera ha anche dedicato un'intervista. C'è la possibilità, questo avrebbe detto il Ministro Clini, di avvicinare le trivellazioni entro le 12 miglia dalle coste italiane, mentre oggi - come disposto dal precedente Governo - si trivella dalle 12 miglia in fuori. Trivellare a cinque miglia dalla costa non mi sembra ottimale per il turismo, pertanto vorrei sapere se il Governo se ne sta interessando.
Il secondo e ultimo argomento, di cui abbiamo già parlato più volte con lei perché ce ne occupiamo quasi tutti, è la vicenda dei balneari, che è un grosso problema che sta per esplodere. Nel 2015 cesseranno le concessioni marittime demaniali e non si capisce cosa si deve fare. Abbiamo sbagliato tutti - parlo anche del precedente Governo - in Europa, a non chiedere una deroga al recepimento della direttiva servizi in materia. Poiché ho letto che lei, signor Ministro, sta predisponendo un provvedimento su questo argomento, sarebbe gradito se potessimo saperne qualcosa in più.
La ringrazio e spero che la prossima volta possiamo avere qualche dato positivo in più, soprattutto riguardo all'aspetto economico.

ANNA TERESA FORMISANO. Cercherò di rimanere nei tempi chiedendo alla presidente - e lo dico a lei perché il Ministro possa ascoltare - di richiedere, se è possibile, un incontro con il professor Celli, perché credo sia opportuno che questa Commissione abbia la possibilità di conoscerlo e parlare con lui.
In linea con quanto ha osservato il collega Abrignani, vorrei svolgere alcune riflessioni. Innanzitutto, signor Ministro, nella relazione che ci ha consegnato è contenuto un accenno al turismo accessibile. Parlo di «accenno» perché uno studio - condotto non da me, ma da persone che si occupano del settore - traduce in somme inimmaginabili, in termini di PIL, la possibilità di intercettare la nostra quota di turismo accessibile, che nel nostro Paese oggi è impossibile.
Mi spiego con un esempio: come ormai sappiamo a memoria, il nostro Paese detiene il patrimonio culturale, artistico e storico più importante d'Europa, ma è anche quello meno accessibile in assoluto per due categorie - gli anziani, che hanno bisogno di essere accompagnati, e i diversamente abili - che teoricamente avrebbero tempo e risorse per questo tipo di attività. Se per esempio pensiamo a Roma, è impossibile prendere un autobus o andare a visitare qualsiasi monumento di fama internazionale con la carrozzella. Non bastano il portale o la definizione dei siti accessibili; secondo me dobbiamo investire per rendere questo nostro bel patrimonio accessibile, a cominciare dai mezzi di trasporto nelle grandi città di valore artistico.
Quanto allo studio del Piano nazionale per il turismo, vorrei partire da una riflessione che, in realtà, è un dato: purtroppo, i primi a non conoscere il nostro Paese sono gli italiani, perché c'è un discorso di regionalizzazione. A mio avviso, invece, dovremmo pensare anche a una spinta in questa direzione, affinché gli


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italiani imparino a conoscere e a girare l'Italia, perché questo potrebbe essere già un primo passo all'interno del nostro Paese.
Anche pensando alla questione della spending review - visto che il Ministro ha parlato di settembre - mi permetto di dire che, a questo riguardo, sarebbe importante effettuare una verifica e probabilmente ripensare il ruolo degli Istituti italiani di cultura all'estero. Non so se il Ministro abbia già avuto occasione di farlo ma, per vari motivi, nella mia attività politica ho avuto modo, mediante rapporti frequenti, di verificare e controllare più volte la situazione di questi istituti. Ho verificato che la funzione che avevano vent'anni fa non è più attuale rispetto alle esigenze del mercato del turismo odierno. Credo, pertanto, che andrebbe svolta un'analisi e una verifica anche in questa direzione.
Quando ha partecipato alla scorsa seduta, ci ha parlato della Conferenza nazionale del turismo che si stava organizzando; vorrei chiederle se c'è già un'ipotesi di data alla quale il Ministero e il Ministro, in primis, stanno lavorando.
Le ultime due considerazioni che vorrei svolgere non sono di minor importanza. Anzitutto, un gran numero di strutture nel nostro bel Paese, che sono di proprietà dei comuni, delle province, ma anche delle regioni, potrebbero essere trasformate in strutture ricettive, se ci fosse un'incentivazione in questa direzione. Una delle carenze strutturali che abbiamo in Italia sono, ad esempio, gli ostelli della gioventù. I giovani stranieri non possono venire in vacanza nel nostro Paese, signor Ministro, perché spendere 70 o 80 euro al giorno in Italia - contro i 20-30 che si spendono di media in tutti gli ostelli d'Europa - è una follia. I giovani europei vorrebbero venire in Italia, a maggior ragione quelli extraeuropei, ma non possono perché i prezzi sono esagerati e non ci sono ostelli.
Propongo di dare una direzione alle amministrazioni pubbliche - siano esse comunali, provinciali o regionali - e di dare incentivi a chi trasforma quelle proprietà in ostelli della gioventù. Potrebbe essere un inizio, perché da questo punto di vista siamo particolarmente carenti.
Infine, per collegarmi alle considerazioni dell'onorevole Abrignani, il decreto «crescita» ha previsto incentivazioni per alcune tipologie di assunzioni. Questa è la Commissione Attività produttive e siamo ben felici che ciò sia stato fatto, tuttavia, non capiamo perché non siano state previste - o non si possano prevedere - incentivazioni anche per il settore del turismo.

ELISA MARCHIONI. Cercherò di essere breve perché, oltre ad aver programmato più interventi, nella scorsa seduta ho già svolto alcune considerazioni. Ciononostante, sono cambiate tante cose dallo scorso mese di febbraio ad oggi.
Riparto da dove avevo cominciato nella scorsa audizione, quando le abbiamo detto subito, signor Ministro, che l'avremmo appoggiata in tutto quello che avrebbe fatto bene al turismo italiano. Ribadisco che ognuno di noi in questa Commissione - che è stata capace di votare tanti provvedimenti all'unanimità - è intenzionato a darle appoggio più di quanto possiamo ancora esprimerle, perché pensiamo davvero che il turismo sia la chiave di volta che può far ripartire l'economia. Tuttavia, devo esprimere anche un po' di sconforto, perché ogni volta ripetiamo che il turismo è la nostra Cenerentola e che sarebbe stato bello fare delle cose, ma purtroppo siamo privi di risorse, ancora una volta, non siamo capaci di lanciare proposte e progetti che abbiano le gambe per cambiare effettivamente la situazione. L'Italia è un Paese a vocazione turistica e nessuno più di noi ha siti UNESCO e dati da far impallidire le altre nazioni. Eppure, non siamo ancora capaci di dare al turismo quel rilievo di comparto industriale e quell'attenzione di cui, ogni volta che facciamo il punto della situazione, riconosciamo l'importanza ai fini di una svolta.
Signor Ministro, oggi le rinnoviamo la nostra fiducia, ma chiediamo davvero un cambio di passo del Governo su questo tema. È vero, infatti, che gli altri Paesi si


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stanno attrezzando per offrire novità e tendenze favorite, come ad esempio i voli low-cost, che hanno reso accessibili destinazioni fino a qualche anno fa impensabili da raggiungere in modo organizzato, e oggi divenute dei veri competitor che, poco per volta, sottraggono importanti quote ai segmenti di turismo del nostro Paese. A fronte di questi Paesi, che sono agguerriti e che propongono emozioni per alcuni aspetti più appetibili di quelle che offriamo noi, allo scopo di affermarsi come destinazioni di primo livello, stiamo dando l'impressione di tornare indietro sull'organizzazione del turismo.
Concordo con il collega Abrignani sull'impressione che, nell'ambito della spending review, l'idea di dismettere il Dipartimento del turismo per accorparlo a quello per gli affari regionali sia una scelta che priva il settore di quel riferimento nazionale che il Dipartimento poteva rappresentare.
Analogamente, il progetto del Piano strategico nazionale è sicuramente importante ma, se privo di quel rilievo nazionale che dovrebbe avere, rischia di essere meno efficace. A chi spetterà attuare un piano nazionale, se l'ENIT ancora fatica ad assumere questo ruolo di rilievo e l'Ufficio per gli affari regionali rischia di delegare definitivamente il turismo a venti politiche differenti, con le quali già adesso ci scontriamo rilevando la difficoltà di concentrare alcune politiche nazionali di promozione e di efficacia in tanti rivoli che si stanno invece differenziando? È ovvio che se abbiamo regioni e situazioni differenti che, giustamente, chiedono anche di poter declinare in modo diverso le proprie risorse, abbiamo anche bisogno di un riferimento centrale, mentre temo che questa scelta vada nella direzione contraria.
Menzionerò solo alcuni titoli, perché devo rispettare il tempo assegnatomi. Nel decreto «crescita» ci saremmo aspettati di più. Presenteremo proposte emendative - sia per l'estensione degli sgravi alla ristrutturazione delle strutture ricettive sia in materia di buono vacanza - che speriamo possano essere recepite, Per i buoni vacanza, che sono un incentivo affinché una fascia debole di popolazione possa accedere a un bene come quello della vacanza, ricordo che a settembre 2012 scadrà la convenzione e la nostra idea sarebbe di rendere strutturale la misura con una legge ordinaria. Mi hanno scritto famiglie con tre figli o i nonni a carico, che negli ultimi tre anni sono andate in vacanza con il buono; quest'anno non ne possono usufruire, quindi non andranno in vacanza perché non possono permetterselo. Anche 600, 700 o 800 euro di contributo fanno la differenza per tante famiglie!
Siamo preoccupati, inoltre, perché siamo in un regime di vacatio legis: il Codice del turismo è stato in parte cancellato, ma abbiamo bisogno di dare risposte. Il Codice, d'altro canto, ha abrogato la legge precedente e noi, quindi, non abbiamo una legge quadro sul turismo che al momento sia operativa.
Dell'ENIT abbiamo già parlato, pertanto non toccherò la questione, ma abbiamo bisogno di un organismo che sia efficace davvero, come pure bisogna intervenire sulle concessioni balneari.
Vorrei anche aggiungere il tema dei contratti di lavoro. Per fare solo un esempio, nell'ambito del contratto di apprendistato non è più prevista la figura dello studente sotto i diciott'anni che d'estate «fa la stagione». A mio avviso è una mancanza grave, perché negare l'idea che tanti ragazzi, che durante l'inverno studiavano e d'estate danno una mano alla famiglia, imparando il lavoro e costruendo professionalità - magari non per tutta la vita, ma solo durante gli anni dello studio - dimostra come il turismo non possa più neanche fare contratti capaci di formare le persone al proprio interno.
Concludo dicendo che abbiamo bisogno di un turismo che funzioni per uscire da questa fase di crisi economica. Lei ha una responsabilità grandissima, signor Ministro, e noi le daremo tutto l'appoggio necessario; tuttavia, è indispensabile che il turismo non venga ancora una volta relegato ai discorsi di quello che si vorrebbe fare, senza i fatti che servono a cambiare davvero la situazione. Grazie.


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VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ho ascoltato il Ministro, che anch'io ringrazio; ho sentito le parole che ha speso per l'Expo 2015 e ho letto anche la parte in cui è trattato il tema nella relazione. Vorrei dunque sapere un po' più nel dettaglio quali sono i programmi su cui si sta lavorando.
Tenendo conto che c'è poco tempo, potrebbe inviarci - anche successivamente - una risposta via e-mail o prendersi l'impegno di tenere aggiornata questa Commissione sui lavori che si svolgono nella segreteria tecnica di coordinamento e nel sub-tavolo tematico a cui faceva riferimento. Grazie.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Gnudi per la replica.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Per quel che concerne il Corpo nazionale soccorso alpino mi sono dato da fare, e quando a fine anno abbiamo avuto il colloquio, mi hanno detto che i finanziamenti erano stati trovati. Evidentemente non è stato così, ma cercherò di intervenire, perché è un problema reale che va risolto e non possiamo permetterci di non avere il soccorso alpino. Conosco anche la causa di questo problema, perché a seguito di alcune morti verificatesi purtroppo lo scorso anno, le imprese di assicurazione hanno alzato il premio e noi non siamo in grado di pagarlo. Ad ogni modo, come l'onorevole Quartiani sa, sono in ottimi rapporti con il Club Alpino Italiano.
Quanto alla legge per la montagna, lo stanziamento di quei famosi 40 milioni è fermo, come tanti stanziamenti in attesa delle decisione sulla spending review. Appena avremo il responso partiremo.
Per rispondere alla questione sul Dipartimento per il turismo, vorrei chiarire che non abbiamo chiuso l'ufficio, ma gli abbiamo soltanto cambiato il nome. Il «Dipartimento» è diventato «Servizio» ma le persone sono le stesse; ci saranno due dirigenti in meno, ma non è cambiato nulla. Credo che dopo di me, il Ministero del turismo dovrà avere un portafoglio, perché credo che sia uno dei più importanti, e il prossimo Ministro potrà dirigerlo come riterrà più giusto; personalmente ho agito per semplificare e per risparmiare, ma non cambierà nulla. L'efficienza sarà la stessa, anzi migliorerà, perché si avrà un coordinamento fra i tre Ministeri di cui mi occupo affinché non vi siano compartimenti stagni e ciascuno possa lavorare in modo più organico. Quando ho assunto il mio incarico avevo tre Ministeri che non lavoravano mai in sinergia; in questo modo spero di creare una sola struttura e di riuscire - nell'anno in cui spero di poter essere ancora Ministro - ad accelerare il lavoro.
Il portale è una delle grandi spine, ma anche una delle classiche cose italiane. La precedente Ministra si era data da fare ed era partita nel gennaio 2010 bandendo un concorso per riorganizzare il portale. Il concorso è stato vinto da un candidato, ma il secondo ha fatto ricorso al TAR e poi è andato al Consiglio di Stato. La morale è che abbiamo avuto la sentenza nel febbraio scorso e, nel frattempo, non abbiamo potuto fare altro, perché se avessimo rotto il contratto, chi avrebbe vinto in base alle sentenze del TAR, ci avrebbe fatto causa e avrebbe chiesto i danni.

IGNAZIO ABRIGNANI. La sentenza era di rigetto?

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Ha dato ragione al secondo. Gli abbiamo fatto il contratto, ma è stato possibile sottoscriverlo solo adesso. Frattanto abbiamo lavorato, e anche se il portale non è ancora pronto (ma credo che entro la fine dell'anno avremo quasi finito), nei primi sei mesi abbiamo già raddoppiato i contatti.
C'è ancora molto da fare, perché il portale non finisce mai; deve arricchirsi e rinnovarsi tutti i giorni, e occorre una grande sinergia con i vari soggetti interessati - le regioni, i comuni eccetera - perché, se vogliamo che funzioni, deve essere molto interattivo. In caso contrario, diventa una bandierina che serve a poco o niente.


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Vogliamo anche cambiare il marchio, perché quello attuale non è molto bello. Tutti gli Uffici del turismo hanno un logo, tranne noi; la Spagna ha il sole, la Svizzera ha delle bandiere stilizzate eccetera. Ci stiamo occupando anche di quello.
Ho incaricato un consulente della Boston Consulting perché occorre qualcuno che abbia già maturato questa esperienza in altri Paesi, e il gruppo ha lavorato in Francia e in altri tre o quattro Paesi per la somma di 50 mila euro. Altri semplicemente non avevano esperienza in fatto di progetti realizzati in altri Paesi, e poiché un mestiere non si inventa dalla sera alla mattina, bisogna rivolgersi a chi lo ha già svolto e lo conosce bene.
L'IVA è un problema che giustamente mi sottopongono tutti, perché il nostro Paese ha il 10 per cento di costo in più rispetto agli altri. Hanno ragione, ma come si fa a chiedere a Grilli di abbassarla del 10 per cento?
Per quanto riguarda il decreto «crescita» avevo pensato a qualcosa di molto più organizzato, proponendo la deduzione dall'imposta del 50 per cento per le aziende che avessero speso il denaro per adeguarsi agli standard che il Ministero avrebbe varato. Purtroppo, la proposta non è passata, ma l'articolo lo avevo approntato. Peraltro, capisco anche perché è stato cassato, non si è certo trattato di cattiveria. La situazione dell'Italia è quella che conosciamo ed è inutile che fuori si pensi che è un Paese diverso. Il Paese è quello che leggiamo tutti i giorni sui giornali e conosciamo la situazione del bilancio pubblico; bisogna che ci teniamo in questi bilanci, e io ne ho preso atto.
Per quel che concerne le stelle, ossia gli standard qualitativi delle strutture ricettive, certamente andava bene quanto previsto dal Codice del turismo. Purtroppo la disposizione è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale, ma abbiamo immediatamente ricostituito una commissione cercando di lavorare con le regioni, perché è inutile lavorare sulla materia senza il loro contributo. Bisogna partire dalla situazione attuale, e poiché oggi la materia del turismo è attribuita alla competenza residuale delle regioni, la riforma deve essere concordata con le regioni. Va detto che abbiamo un ottimo rapporto con loro, e sono molto collaborative. Tutti hanno capito, infatti, quello che prima ha osservato l'onorevole Abrignani, cioè che è inutile paragonare la Calabria alla Francia - non c'è gara - anche perché spiegare ai giapponesi dov'è il Metaponto non è facile.
Per quanto riguarda i balneari, bisogna ricordarsi com'è stata la vicenda. C'è stata una procedura di infrazione che il Governo italiano ha chiuso dando delega al mio Ministero, d'intesa con altri tre, di emanare un decreto che regoli diversamente la concessione dei beni demaniali in modo che sia conforme alle norme europee. Stiamo lavorando per adempiere ciò che è stato previsto dalla direttiva servizi, e cerchiamo di farlo tenendo ben presente che uno stabilimento vale dei soldi e funziona perché dietro c'è un signore che ci ha lavorato per dieci o vent'anni, venti ore al giorno. C'è, dunque, un patrimonio che va salvaguardato. Nel decreto cercheremo di far sì che la gente investa in questo settore, che rappresenta il 20 per cento del nostro turismo; non possiamo farne a meno e bisogna che creiamo un quadro giuridico tale che la gente continui o, meglio, aumenti gli investimenti nel settore balneare, che adesso sono assolutamente fermi.
Il turismo accessibile è un grande bacino ma, come l'onorevole Formisano ha ben spiegato, per risolvere questo problema occorrono enormi investimenti perché bisogna cambiare gli alberghi. Purtroppo, abbiamo una struttura d'albergo spesso inadeguata a ricevere il nuovo turismo, soprattutto quello accessibile, quindi bisogna lavorarci. È un lavoro lungo ma dobbiamo intraprendere...

ANNA TERESA FORMISANO. Cominciamo a dare un segnale.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Daremo qualche segnale, ma anche in questo ambito la competenza è regionale. Noi possiamo solamente delineare il quadro e lo faremo.


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Fra poco partirà la campagna pubblicitaria «Scopri l'Italia che non conosci», perché non possiamo dire di non andare all'estero e restare in Italia, altrimenti lo fanno anche i tedeschi e noi siamo rovinati. La campagna ha lo scopo di spiegare agli italiani che in Italia ci sono cose bellissime che loro non conoscono; riducendo il numero di coloro che vanno all'estero, miglioreremo il nostro saldo di bilancia commerciale e daremo un concreto aiuto soprattutto alle regioni del Sud, che vivono di turismo italiano.
Gli Istituti di cultura non riguardano il mio Ministero, ma quello per gli affari esteri. Sono certo che potrebbero costituire una fonte straordinaria di promozione turistica ma, purtroppo, avendo pochi soldi, possono fare ben poco.
La Conferenza nazionale del turismo si terrà a fine anno e sarà la sede in cui coinvolgeremo tutte le organizzazioni interessate per condividere insieme il Piano nazionale del turismo con loro.
Gli ostelli della gioventù rappresentano un altro problema, è vero, ma non possiamo fare molto perché sono di competenza comunale. Noi abbiamo introdotto una norma, se non sbaglio nel decreto «salva Italia», che prevede di affidare a cooperative di giovani i beni a vocazione turistica sequestrati alla mafia.

ELISA MARCHIONI. Era il decreto-legge in materia di semplificazioni.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Esattamente. Quei beni confiscati possono diventare, soprattutto al Sud, ostelli della gioventù.
Abbiamo già parlato delle incentivazioni; bisogna cambiare il passo, ma con le gambe che si hanno. Conosciamo la situazione del nostro Paese e non possiamo pensare di investire grandi somme, soprattutto a livello nazionale; tuttavia, credo che le poche somme che ci sono si possano spendere in modo più intelligente per realizzare qualcosa che non costi molto, ma che serva e, soprattutto, che si possano spendere meglio quelle che già spendiamo.
I voli low-cost sono il grande cambiamento del futuro, perché hanno già enormemente mutato il turismo in Europa. Io vivo a Bologna, dove un tempo il turismo non esisteva; da quando è stato stretto l'accordo con Ryanair, il turismo è aumentato del 60 per cento in un anno, e così è stato anche in Puglia. Nel mondo stanno crescendo anche i voli low-cost intercontinentali e forse questo ci consentirà di avere molti contatti con tanti Paesi del mondo che oggi, con i problemi che purtroppo abbiamo, non ci sono.
Quello dell'apprendistato è un problema, e l'ho segnalato al Ministero competente.
Ho partecipato a parecchie riunioni sull'Expo 2015, e ce n'è stata una anche in Confindustria. L'idea che sto portando avanti - con cui sono d'accordo sia il direttore Sala sia le regioni - è che, durante il periodo in cui avrà luogo l'Expo, ogni regione organizzi qualche evento per attirare i turisti. Per esempio, vi sono i teatri dell'opera, e credo che il nostro Paese sia quello in cui l'opera è più diffusa al mondo. Con un'ora di treno si può andare da Milano a Torino, a Venezia e a Bologna, e sto trattando con i vari teatri perché restino aperti durante quei sei mesi, sebbene generalmente siano chiusi d'estate. Allo stesso modo, bisogna pensare di organizzare qualche evento particolare a Palermo e stringere un accordo con qualche compagnia low-cost che consenta di raggiungere la città a una tariffa vantaggiosa.
Se organizziamo tutto questo avremo anzitutto il vantaggio che quell'anno si registrerà un forte sviluppo del turismo; in secondo luogo, ieri ho incontrato degli operatori tra cui quelli di TripAdvisor, che ogni giorno è visitato da 41 milioni di persone. Oggi nessun ragazzo viaggia se prima non ha consultato il sito, e ciò comporta che tutti gli operatori del turismo - ma anche i singoli cittadini - debbano vedere il turista che arriva in Italia come una persona che sta portando dei soldi. Anche per questo il turista va trattato bene, perché se scrive su TripAdvisor che quel ristorante, quell'albergo o


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quella città è brutta e sporca, secondo TripAdvisor sono poi necessari sette giudizi positivi per controbilanciare quello negativo.
Nelle varie classifiche ci collochiamo bene, e una cosa che mi ha colpito in modo favorevole è che, nei giudizi sugli alberghi, l'Italia è al primo posto. Credo sia così. La nostra struttura alberghiera non va bene per il turismo di massa perché è prevalentemente costituita da alberghi familiari ma, tutto sommato, il turista quando va nell'albergo familiare è trattato meglio di quando va nella grande catena. Se in queste classifiche, che mi hanno molto meravigliato, siamo di gran lunga i primi, significa che ci vuole una grande disciplina; l'Expo può essere una grande occasione, ma possiamo sfruttarla solo se tutti collaborano.
Un'altra campagna che lanceremo a settembre prossimo si intitola «L'Italia siamo noi». Vogliamo far capire a tutti che la percezione che il turista trasmette dell'Italia è certamente data dal monumento, ma anche da come viene trattato dall'operatore turistico e dal singolo cittadino. È una questione di accoglienza, che ovviamente deve essere gestita da chi direttamente si occupa di turismo, ma è importante anche il modo, la qualità con cui il turista è trattato. E questo, purtroppo, in Italia non sempre accade.
Spero di avere risposto a tutti.

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro, è riuscito a rispondere a tutte le sollecitazioni. Su alcuni argomenti ci riserviamo di poterla risentire, magari anche attraverso l'attività ispettiva e le interrogazioni rivolte al suo Ministero.
La ringraziamo per la disponibilità e, come diceva l'onorevole Marchioni, siamo tutti con lei nel momento in cui si fa qualcosa per il turismo. Siamo ben contenti di poter contribuire e spero che saremo invitati, in qualità di Commissione competente, alla Conferenza nazionale del turismo, e soprattutto spero che potremo interloquire sulle proposte avanzate in quella sede da lei e dagli altri partecipanti.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,20.

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