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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione X
16.
Mercoledì 24 ottobre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Dal Lago Manuela, Presidente ... 3

Audizione del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, Piero Gnudi, sul Piano strategico per il turismo (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Dal Lago Manuela, Presidente ... 3 8 10 18 20
Bergami Massimo, Consigliere economico del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport ... 4 5 19
Cimadoro Gabriele (IdV) ... 13
Di Luca Marco, Capo progetto per il Piano strategico del turismo di Boston Consulting Group ... 5
Garagnani Fabio (PdL) ... 9
Gnudi Piero, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport ... 3 8 10 18
Lazzari Luigi (PdL) ... 10
Lulli Andrea (PD) ... 17
Marchioni Elisa (PD) ... 11
Mastromauro Margherita Angela (PD) ... 13
Reguzzoni Marco Giovanni (LNP) ... 12
Torazzi Alberto (LNP) ... 10
Vico Ludovico (PD) ... 15
Vignali Raffaello (PdL) ... 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE X
ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 24 ottobre 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA DAL LAGO

La seduta comincia alle 14,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, Piero Gnudi, sul Piano strategico per il turismo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, Piero Gnudi, sul Piano strategico per il turismo.
Comunico che insieme al Ministro, che gentilmente ha accettato di venire, sono presenti il professor Massimo Bergami, consigliere economico del Ministro, l'ingegner Marco Di Luca, della Boston Consulting Group, capo progetto per il Piano strategico del turismo.
Ringraziando ancora per la presenza nella seduta odierna, do la parola al Ministro Gnudi, con la riserva per me e per i colleghi di rivolgere, al termine del suo intervento, ulteriori domande e formulare osservazioni.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Ringrazio il presidente per l'invito.
Abbiamo lavorato per molti mesi alla preparazione di questo Piano strategico e adesso siamo arrivati alla stesura definitiva. I prossimi passi saranno la presentazione alla Commissione, ciò che facciamo oggi, e al Consiglio dei ministri; nel mese di gennaio 2013, alla Conferenza nazionale del turismo, in cui il coinvolgeremo tutte le persone che operano nel settore per ascoltare i loro suggerimenti. Ripeto, infatti, ancora una volta che questo non è un piano scritto sul marmo, ma aperto al contributo di tutti. Se qualcuno ha delle belle idee, le inseriremo volentieri.
Abbiamo sentito l'esigenza di questo piano perché credo che il primo male del turismo sia il fatto di non essere mai stato collocato ai primi posti dell'agenda di Governo, non solamente di quello nazionale, ma anche delle regioni e dei comuni. Abbiamo sempre ritenuto che il turismo fosse un'attività di serie B.
Il problema è naturalmente non di poco conto perché tale circostanza ha fatto sì che non vi si convogliassero esigenze e risorse pari all'importanza di questo settore. Anche i giovani non giudicano il turismo una loro prima scelta quando vagliano le varie offerte di lavoro. In realtà, nel turismo abbiamo degli asset unici e questa mia affermazione non è basata sull'amor di patria, ma su ricerche di mercato svolte in molti Paesi.
Nel 1995, eravamo i primi in Europa per introiti da turismo. Adesso, siamo terzi. La Spagna ci sopravanza per 15 miliardi di euro. Se riuscissimo a recuperare un po' delle nostre quote di mercato da qui al 2020, pur mantenendo il turismo nazionale stabile - purtroppo calato in


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questi anni - al termine di questo periodo potremmo creare anche 500 mila posti di lavoro e dare un contributo al PIL pari a 30 miliardi di euro. L'obiettivo è stato stimato in maniera abbastanza conservativa, quindi è facilmente raggiungibile. Ribadisco, però, che la prima condizione è che il turismo torni ai primi posti dell'agenda del Governo, di tutti i livelli di governo, centrale, regionale e comunale.
Dopo questa breve premessa, passerei la parola al professor Bergami che, assieme alla Boston Consulting Group, ci ha aiutato in questo lavoro, affinché ce lo illustri. Oggi vi presentiamo solo una sintesi brevissima, di circa una quindicina di pagine, mentre il Piano è costituito da 250.

MASSIMO BERGAMI, Consigliere economico del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Buonasera. Sono professore di organizzazione aziendale nell'università di Bologna e sono qui nel mio ruolo di consigliere economico del Ministro. È con me l'ingegner Di Luca, che è stato il capo di progetto di Boston Consulting per la presentazione del Piano.
Abbiamo sintetizzato, come anticipava il Ministro, un breve documento per presentarvi i punti più rilevanti e anche le linee di azione prevalenti. È stato il frutto di un lavoro abbastanza lungo che ha coinvolto diversi soggetti. Abbiamo effettuato un'analisi su tutti i dati esistenti, cercando, quindi, di fare tesoro di altri documenti, altre ricerche, altri lavori realizzati in passato a livello sia ministeriale sia delle organizzazioni imprenditoriali nazionali e sovranazionali.
Due sono state le ricerche. Una ha coinvolto 350 buyer internazionali; un'altra è focalizzata sul mercato russo e quello cinese, molto interessanti, con l'aggiunta del lavoro di Boston Consulting, che ha coinvolto 70 operatori italiani tra investitori, tour operator, infrastrutture, associazioni di categoria, organizzazioni di settore, vettori e anche esperti sui consumer dei segmenti affluent sui BRIC.
Il lavoro è partito con il coinvolgimento del Presidente del Consiglio e dei ministri più coinvolti in questa materia, come ben sapete trasversale. È stato creato un comitato guida di ministri. Il lavoro è stato portato alla cabina di regia per l'internazionalizzazione. Siamo qui oggi nel primo incontro con le Commissioni parlamentari. Il lavoro è frutto di un raccordo stretto con le regioni, nel senso che le abbiamo coinvolte in vari passaggi, l'ultima volta la settimana scorsa in un incontro simile a quello di oggi per la presentazione dei risultati del Piano.
L'idea è che, entro la metà di novembre, il piano possa essere discusso dal Consiglio dei ministri. Vorremmo quindi giungere ad una stesura definitiva, come anticipava il Ministro, nel prossimo mese di gennaio in occasione della Conferenza nazionale del turismo. Questi sono gli obiettivi e l'ambizione di questo Piano strategico, che mi risulta essere il primo realizzato in Italia, sicuramente da quando il turismo è diventato materia regionale con la riforma del Titolo V.
Il piano prevede un andamento piatto della domanda interna e una crescita, quindi uno sviluppo, prevalentemente derivante dall'attrazione di turisti internazionali. I dati che abbiamo raccolto ci consentono di confrontare la domanda turistica nel 2010 e il target nel 2020. Questo significa che, con una crescita graduale, l'idea è quella di arrivare al 2020 con un incremento di 30 miliardi di euro in termini contributo al PIL che, come è già stato detto, in maniera conservativa avrebbe un impatto di mezzo milione di posti di lavoro. Toccheremo questo punto nuovamente nella parte successiva della presentazione, ma tengo a precisare fin d'ora che questa, in base alle nostre analisi, è una grande opportunità, in particolare per lo sviluppo del sud.
Il turismo internazionale è cresciuto, negli ultimi 10 anni, in maniera molto significativa. La crescita per l'Europa occidentale e il bacino del Mediterraneo è stata, mediamente, del 7,7 per cento dal 2000 al 2010 e la prospettiva è che possa continuare nel decennio 2010-2020 con la crescita del 4,8 per cento.
Nel decennio 2000-2010, l'Italia è cresciuta al 2 per cento, in misura, quindi,


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molto inferiore - non parlo del mondo nel suo insieme, ma dell'area di riferimento per noi, il bacino del Mediterraneo e dell'Europa occidentale - e ciò ha determinato una perdita di quota di mercato del nostro Paese sul settore.
Lascerei ora la parola all'ingegnere Di Luca.

MARCO DI LUCA, Capo progetto per il Piano strategico del turismo di Boston Consulting Group. Nella nostra ricerca abbiamo analizzato, fra le altre cose, anche la quota di mercato che l'Italia ha su alcuni Paesi chiave e la crescita che prevediamo nei prossimi 10 anni.
Due sono i concetti importanti da sottolineare: in primo luogo, molta della crescita, dei soldi e del margine arriverà dai Paesi emergenti, compreso il Golfo; i soldi saranno portati dagli affluent europei, ossia quei clienti che oggi hanno, sostanzialmente, una liquidità in banca superiore ai 250 mila euro. Purtroppo, in Europa, infatti, la ricchezza si sta polarizzando e dobbiamo guardare a questi clienti con grandissima attenzione nei prossimi 10 anni mettendo a punto strategie focalizzate.

MASSIMO BERGAMI, Consigliere economico del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Questo è il contributo in termini di PIL e in termini di posti di lavoro. Confrontata l'Italia con i competitor diretti, come sottolineava il Ministro Gnudi, anche solo fino al periodo 1995-2000 il nostro Paese era al primo posto, mentre oggi è sceso al terzo posto, dietro Spagna e Francia e la riduzione di quota di mercato è stata superiore alla riduzione di quota di mercato dei competitor.
È evidente come ci sia stato un calo fisiologico della quota di mercato: con l'ingresso di nuovi competitor, infatti, la quota si riduce molto significativamente e ci ha portato, appunto, come dicevo, a scendere dal primo al terzo posto.
Questi sono i segmenti rilevanti. Cederei nuovamente la parola all'ingegner Di Luca.

MARCO DI LUCA, Capo progetto per il Piano strategico del turismo di Boston Consulting Group. Questi sono i segmenti rilevanti da cui si evidenzia che, ahimè, l'Italia oggi non ha una posizione di leadership. Questo è buffo perché, come sottolineava il Ministro in apertura del suo intervento, siamo universalmente riconosciuti al mondo come il Paese con gli asset naturali turistici più forti. Il 90 per cento delle persone che entra in un'agenzia all'estero vuole venire in Italia per una vacanza.
Questo è un asset straordinario, grazie a Dio, ereditato da chi ci ha preceduto, ma che oggi non siamo in grado di sfruttare. In relazione ai cinesi, ad esempio, abbiamo una quota di mercato molto bassa. La Francia è fortissima con i cinesi, con strategie focalizzate proprio su di loro che fanno sì che quella popolazione viaggi molto spesso in direzione della Francia piuttosto che verso l'Italia.
Valga un esempio su tutti: dal punto di vista commerciale, al centro di Parigi facilitano i parcheggi dei cinesi di fronte ai magazzini Lafayette. È una misura banale, ma le insegne sono in cinese, così come in cinese e in russo sono quelle per la metropolitana. Sono molto attenti. Noi abbiamo già un'analisi di questo tipo per la Francia nel 2008. La Spagna e la Francia hanno una focalizzazione importante sui segmenti similari a questi, ma noi riteniamo che questa sia migliore.

MASSIMO BERGAMI, Consigliere economico del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Come ha già anticipato l'ingegnere Di Luca, abbiamo sentito 350 buyer internazionali. Come vedete, a parte il tema qualità/prezzo, nel cui ambito in qualche modo soffriamo, come in quello delle infrastrutture e delle strutture ricettive, per tutte le altre dimensioni, in linguaggio «aziendalese» si direbbe che l'Italia è top of mind. Tutti i clienti, tutti i turisti, elettivamente, vedrebbero l'Italia come il luogo per un viaggio turistico.
Immediatamente dopo si scontrano con difficoltà derivanti da un nostro approccio al turismo basato maggiormente sulla valorizzazione


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delle risorse che non sulla capacità di creare un'offerta moderna, integrata, cioè sulla capacità di creare dei prodotti. Il turismo inizia con la prenotazione e finisce quando si torna a casa, non comprende solo il soggiorno. È compreso tutto quello che succede mentre si è in viaggio, mentre si torna indietro e, eventualmente, anche il momento in cui si è ricontattati dopo la fine del viaggio stesso. Su questo siamo molto deboli. Tutte le interviste e le analisi hanno evidenziato, sostanzialmente, questi elementi di criticità, di debolezza, che derivano, anzitutto, da problemi di governance delle politiche di settore.
Nel lavoro di questi mesi, fino ad oggi, abbiamo riscontrato una grande collaborazione da parte delle regioni e anche una loro grande volontà di collaborare con il Governo centrale, ma anche un'azione abbastanza scoordinata, che ha portato, sostanzialmente, ad azioni di promozione di piccolissimi territori che sul mercato internazionale non hanno neanche le dimensioni e la capacità di attrarre. Probabilmente, avrebbe molto più senso promuovere l'Italia che non piccolissimi prodotti turistici.
Il secondo punto riguarda il problema dell'ENIT, Agenzia nazionale turismo, percepita - provocatoriamente, abbiamo citato un'espressione ritornata più volte - come un carrozzone che impiega prevalentemente per sopravvivere un budget molto modesto, sia per la misura delle risorse sia dal punto di vista delle professionalità, forse non adeguate al settore così come è oggi.
La nostra capacità ricettiva è costituita da imprese piccolissime, molto vecchie, obsolete e frammentate nel contesto di una realtà eccessivamente piccola per investire e competere.
Esiste un tema dell'invecchiamento dell'offerta. Negli ultimi cinquant'anni, dopo la Costa Smeralda, non è stato realizzato nessun nuovo prodotto. Le cinque regioni del centro-nord realizzano il 70 per cento delle notti e il 91 per cento della crescita. Questo significa che il divario continua a crescere ed è veramente incomprensibile: per il sud, il turismo potrebbe essere veramente una grandissima risorsa per lo sviluppo.
Infrastrutture e trasporti sono poco adeguati, non tanto o non solo in termini di presenza delle prime, ma anche incapacità di collegarle una con l'altra e, in generale, per il sistema complessivo dei trasporti. Bassa o insufficiente è la focalizzazione sui segmenti che dovrebbero essere quelli più rilevanti, quelli dei BRIC e, in particolare, dei clienti affluent, quelli ad alta capacità di spesa dei BRIC.
Siamo molto assenti sui canali digitali. Evidentemente, i clienti per noi rilevanti dal punto di vista competitivo sono quelli che acquistano turismo in maniera «disintermediata», ossia direttamente, senza rivolgersi ai tour operator. Per catturare questi, bisogna essere molto più forti sui canali digitali, come altri Paesi nostri competitor.
Il Ministro ha anche accennato alla bassa priorità riconosciuta al settore; la formazione, a tutti i livelli dalla scuola, dall'alberghiero al post università, è vista come non adeguata alle professionalità e ai fabbisogni di oggi. Solo per darvi un'idea, la Spagna, con 15 mila alberghi rispetto ai nostri 34 mila, realizza più notti di noi, e quindi ha un tasso di occupazione molto più elevato, che significa che questi alberghi saranno più redditizi, avranno una capacità di stare sul mercato migliore e forse anche di offrire servizi migliori rispetto ai nostri. Rientra nel discorso che facevo sulla ricettività delle 5 regioni del nord, Veneto, Trentino-Alto Adige, Toscana, Lazio e Lombardia, col 91 per cento della crescita e il 70 per cento delle notti.
Molto sinteticamente, aggiungo che abbiamo individuato, per rispondere a queste criticità, sostanzialmente sette aree d'intervento: la governance; il rilancio dell'ENIT; il miglioramento dell'offerta; il settore ricettivo; i trasporti e le infrastrutture; formazione e competenze; gli investimenti.
Sulla governance c'è stata anche la proposta di revisione del Titolo V, per portare la materia come materia concorrente.


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È necessario, però, anche creare degli strumenti di coordinamento più efficaci. Noi stiamo cercando di rilanciare il tavolo permanente Governo-regioni sul turismo in modo da ottenere una collaborazione efficace al di là delle disposizioni costituzionali.
L'ENIT va rilanciata. Forse, chiudendola, risparmieremmo qualcosa, ma va rilanciata perché i Paesi che competono con noi hanno agenzie nazionali per il turismo molto efficaci e moderne. Nella nostra visione, va rilanciata per tre ragioni: essenzialmente, per passare da un soggetto di mera promozione a qualcosa che entri nella promo-commercializzazione, quindi nell'effettivo business e non, semplicemente, nella creazione degli eventi di immagine, realmente inutili. Noi non abbiamo bisogno di convincere nessuno che l'Italia è bella. Lo sanno già. Abbiamo bisogno di creare dei prodotti che aiutino a visitare l'Italia.
ENIT, inoltre, dovrebbe, secondo il nostro progetto, diventare una fabbrica di prodotti, e quindi aiutare le regioni nel loro confezionamento, passare da una logica secondo la quale abbiamo il Colosseo a quella per cui facciamo capire perché e come visitarlo, cosa si apprende, cosa si vede, quale esperienza se ne ricava, come lo si raggiunge, cosa si porta con sé e via discorrendo.
In terzo luogo, l'ENIT dovrebbe diventare campione nazionale sulle strategie digitali. Ho già accennato a questo punto precedentemente: se il turismo che a noi interessa è quello «disintermediato», dobbiamo essere fortissimi su questo campo. Oggi l'ENIT non dispone delle competenze per questo genere di attività.
In tema di miglioramento dell'offerta, stiamo ragionando sull'individuazione di una o forse due aree in cui realizzare degli investimenti significativi, dei poli turistici nuovi, ma soprattutto sulla focalizzazione di 30-40 poli, sui 150 rilevanti dal punto di vista economico, che possano attrarre i segmenti BRIC e quelli affluent. Stiamo lavorando con il Ministro per i beni e le attività culturali e con il Ministro dello sviluppo economico per provare a coniugare, in termini di progetti, aree che presentano problemi dal punto di vista produttivo con l'idea di attrattiva dal punto di vista turistico.
Il settore delle strutture ricettive va riqualificato e consolidato. Questi 34.000 alberghi sono troppi, vanno fatti crescere. Ancora in relazione alle infrastrutture, serve un coordinamento con il piano degli aeroporti, prevalentemente, ma non solo.
Sulla formazione e sulle competenze stiamo lavorando col Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per rivedere complessivamente la formazione nella filiera turistica. È stata istituita una fondazione per studi manageriali post-laurea sul turismo, che dovrebbe iniziare ad operare a breve, che non vuole creare una nuova struttura, ma mettere in rete e aiutare a migliorare la qualità di iniziative esistenti.
È forte anche il tema dell'attrazione di investimenti internazionali disponibili. Continuano a contattare il Dipartimento anche altri soggetti pubblici che, come ben sapete - non vi dico nulla di nuovo - hanno, però, difficoltà nella misura in cui non vedono chiarezza dal punto di vista delle prospettive, soprattutto per i vincoli burocratici.
Il Piano, quindi, è costituito da 50 azioni, che non vi elencherò, che vanno nelle sette direzioni che vi ho indicato. I temi sono: la governance, il rilancio dell'ENIT, il miglioramento dell'offerta, gli investimenti. Le 50 azioni sono classificate sul piano della velocità di esecuzione (molto rapida, molto lunga) e dell'impatto economico (basso, alto). È evidente che dobbiamo partire dalle azioni che hanno un impatto alto e che possono essere avviate immediatamente. Le azioni sono tutte elencate nel documento che vi sarà reso disponibile.
Nel breve periodo, le azioni che potrebbero essere intraprese sono quattro: alcuni piccoli leggeri interventi legislativi, finanziare alcuni strumenti esistenti. Il Dipartimento per il turismo si sta attrezzando su alcune di esse e l'attivazione di tavoli con altri Ministeri.


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Sugli interventi legislativi nel breve periodo, stiamo pensando prevalentemente, oltre al rilancio dell'ENIT, che andrebbe normato, al tema dell'armonizzazione della tassa di soggiorno e della sua trasformazione e della tassa di scopo da destinare ai comuni perché investano a sostegno delle attività turistiche - chiedo scusa per l'espressione - in rottamazione, delle strutture ricettive obsolete, consentendo il cambio di destinazione nel modo più rapido e semplice possibile.
Abbiamo anche il tema dell'incentivazione della produzione di film stranieri, che ci sembra uno strumento a bassissimo costo e molto efficace. Altre azioni probabilmente non sono così di breve periodo come quelle che vi ho appena elencato.
Dal punto di vista dei passaggi istituzionali, stiamo ragionando con gli altri ministri, abbiamo incontrato le regioni, come dicevo, e vorremmo presentare anche alla Commissione del Senato lo stesso progetto. Entro il 10-15 novembre prossimo, il piano dovrebbe passare al Consiglio dei ministri per una conclusione nella Conferenza nazionale del turismo a gennaio 2013.
Gli argomenti da illustrare erano moltissimi e sono stato costretto a saltare alcuni passaggi logici, del documento, in realtà molto corposo, per cui vi chiedo scusa se posso essere risultato qualche volta non troppo chiaro. Restiamo a disposizione per ogni ulteriore approfondimento e richiesta di precisazione.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Questa è una sintesi brevissima. Non è semplice sintetizzare 250 pagine in 10 minuti. In ogni caso, invieremo al presidente il testo completo del Piano. Naturalmente, oggi sentiremo le vostre osservazioni. Quando, però, avrete letto il Piano, potrete mandare tutte le vostre osservazioni in modo che siano utili a migliorare il Piano stesso.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Gnudi e i suoi collaboratori. Personalmente, ho trovato che il discorso avesse un suo filo logico e per questo vi rivolgo i miei complimenti.
In attesa del Piano completo, potreste consegnarci il sunto che avete illustrato in modo da distribuirne delle copie ai colleghi parlamentari presenti.
Vorrei porre due brevissime domande. Mi sono, in passato, interessata un po' di turismo. Venendo da una provincia del Veneto, forse normalmente non considerata turistica, ma che in realtà, con Andrea Palladio e una serie di altre presenze, di turismo si è interessata. Allo stesso modo, in relazione al Veneto, mi veniva da sorridere sentendo il discorso delle offerte di film con gli stranieri, in particolare con gli indiani, perché nella provincia di Vicenza si sta già sviluppando. Nella relazione, tuttavia, sono stati molti i temi interessanti, ma su due questioni vorrei avere qualche chiarimento.
Mi è parso di comprendere che ponete in dubbio, e quindi riterreste opportuno che fosse cambiata l'attuale Costituzione, per quanto riguarda l'assetto delle competenze di regioni e Stato. Ho avuto la sensazione che riterreste più opportuno che la competenza tornasse, per grossa parte, in mano allo Stato perché potrebbe garantire risultati più positivi in tutto il Paese. Oltretutto, avete fatto notare come cinque regioni stanno muovendosi in maniera anche positiva, propositiva e innovativa nell'ambito del turismo, tutte del nord; per il resto, avete sottolineato come il sud, per il quale - avete ragione - il turismo dovrebbe rappresentare la maggiore priorità - è in realtà fermo.
Personalmente, sono assolutamente convinta che sia importantissimo un grande lavoro di coordinamento, ma le regioni, visto anche che sono molto diverse tra loro, hanno bisogno di linee turistiche diverse proprio per la grande differenza italiana.
In relazione all'ENIT, avete parlato di un suo rilancio. Da tanto tempo mi pongo una domanda, non solo come parlamentare, ma anche come ex presidente di provincia, sull'utilità di questi organismi. Preciso anche che è una domanda assolutamente personale e che non so se il mio partito la condivide. Vorrei sapere se ritenete che, per creare una struttura che


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funzioni, dobbiamo partire da un rilancio dell'ENIT. Non pensate, invece, che potrebbe essere più strategico e garantire risultati migliori un azzeramento completo di tutte queste strutture che negli anni sono vissute soprattutto su se stesse andando spesso anche a «disturbare» chi lavorava? Hanno chiesto di entrare in progetti per fornirsi la scusa di chiedere finanziamenti al Governo.
Non sarebbe il caso di azzerare questi enti che non funzionano e partire con enti più snelli, senza bisogno di tanto personale, e che partire dal nuovo, con competenze nuove, con personale nuovo e preparato, potrebbe forse garantire quel rilancio al turismo di cui nella vostra relazione parlate?
So che chi siede normalmente al mio posto, ad esempio, ha un'idea completamente diversa dalla mia, ma la mia personalissima impressione - mi scuso se è sempre stata cattiva - è che siano strutture, da ritenere superate più che da rilanciare. In ogni caso, leggeremo con attenzione il documento.
Uno dei temi importanti su cui ho visto vi state muovendo è quello della ricerca. Effettivamente, l'offerta alberghiera italiana è molto inferiore rispetto a quella di altri Paesi europei, non tanto per la capacità di camere, a mio avviso, quanto per il tipo di accoglienza e il rapporto con i clienti oltre che per i prezzi, in effetti normalmente più alti. Questo mi pare un settore su cui bisogna lavorare molto e convincere i nostri albergatori che non si può guadagnare tanto con poco, ma bisogna guadagnare tanto offrendo molto. Il rischio, in alternativa, è che potrebbero anche dover chiudere la loro attività.
Normalmente, non intervengo, ma l'argomento mi interessa molto.
Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

FABIO GARAGNANI. Vorrei porre al Ministro Gnudi, che è anche Ministro per gli affari regionali oltre che per il turismo, una domanda di fondo che mi è sorta anche sentendo le relazioni dei suoi tecnici e che è di segno opposto a quello della presidente. Vorrei sapere se non sia il caso, stante l'importanza come valore nazionale del turismo, di ridurre drasticamente i poteri delle regioni. A fronte dei dati che ci avete illustrato, infatti, si evince l'incapacità o l'impossibilità delle regioni di definire in modo autonomo una politica turistica per il territorio di loro competenza al cospetto dello scenario mondiale - avete segnalato la Francia e la Spagna - dove la politica turistica mira a incrementare, ad accentuare l'offerta.
Oltretutto, alcune regioni hanno finanziamenti limitati, altre, a mio modo di vedere, politiche turistiche completamente sbagliate, come la mia, l'Emilia-Romagna, ma è la mia personale opinione. Di fatto, si crea una discrasia tra gli obiettivi che il Governo vorrebbe darsi, che credo debbano avere una valenza nazionale, e le politiche settoriali perseguite dalle varie regioni. Il coordinamento va bene, ma a mio modo di vedere, in sede di modifica delle riforme costituzionali, accanto alla sanità inserirei proprio la scuola e il turismo, punti fondamentali.
Collegato a questo, ho visto che avete accennato, ovviamente, al tema degli effetti economici, avete parlato di una presenza alberghiera, della necessità di ridurre le piccole unità produttive: non sarebbe il caso di valorizzare un'intesa tra il vostro Dipartimento e quello dei beni culturali. Credo, infatti, che questi siano il motore fondamentale che spinge il turista a venire in Italia, ad andare a Venezia, Firenze, Napoli, Roma e così via. Qui si pone il problema di una collaborazione anche attraverso mostre itineranti. Piccole cittadine del nord Italia hanno organizzato percorsi museali significativi, altre mancano completamente.
Credo che una cooperazione maggiore, oltre che tra ministero e regioni, sia importante tra Dipartimento per il turismo e Ministero per i beni culturali, che devono definire una loro proposta complessiva che, anche in questo caso, coordini o, al limite, anche razionalizzi la presenza delle regioni, che deve essere necessariamente ridimensionata. Non sono antiregionalista


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- sono stato consigliere regionale anch'io - ma mi rendo conto che la regione non può, a oggi e a fronte dei dati che ci avete illustrato, persistere nel rivendicare un sistema di competenze miste, ricorrere alla Corte costituzionale nel caso in cui intervenga il Governo. Su questo tema chiedo quindi un vostro parere.

PRESIDENTE. Avete appurato che abbiamo idee molto diverse. Mi permetta una battuta simpatica, onorevole: per fortuna, le riforme costituzionali abbisognano di così tanto tempo, per cui una federalista come me sa già che sia per la sanità sia per il turismo, visto che siamo in scadenza di legislatura, non ne passerà nessuna!

ALBERTO TORAZZI. Premesso che anch'io credo che sarebbe utile un coordinamento e non l'azzeramento delle responsabilità delle regioni, se ci sono sei regioni che funzionano, non vuol dire che dobbiamo livellare verso il basso. Evidentemente, una persona intelligente cercherebbe di spingere la competizione verso il polo positivo e non, per evitare di mostrare che qualcuno è un incapace, di mettere tutti sullo stesso piano. Questo è il primo passaggio e mi sembra che la burocrazia dello Stato non abbia fornito così grandi esempi di efficienza. Per esempio, relativamente a quanto notava il collega Garagnani, 8 sistemi sanitari sono giudicati l'eccellenza al mondo dalla fondazione canadese che ne stila la classifica. Una di queste è quella della regione Lombardia, non dell'Italia. Siamo, quindi, molto cauti nei giudizi.
So che in Germania esiste una gestione federale; non credo che in Spagna ci sia una gestione centralizzata, c'è un coordinamento. Visto che dobbiamo copiare dai migliori, questo è un modello possibile un confronto, un benchmarking che, a mio avviso, sarebbe stato utile avere nella vostra relazione.
Inoltre, per farmi un'idea di dove stiamo andando a finire con l'efficienza, quanto è costato predisporre questo rapporto?

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Boston Consulting Group ha lavorato praticamente gratis perché ha messo a disposizione sei persone per sei mesi e ha chiesto 35.000 euro. Il qui presente professor Bergami ha lavorato gratis.

LUIGI LAZZARI. Mi pare che sia stata avanzata l'ambizione di cambiare la governance: credo che, da questo punto di vista, stiamo offrendo una dimostrazione di grande disponibilità. Siamo tutti d'accordo, come si sta già notando dai primi interventi, e siamo d'accordo anche sul modo di leggere i dati.
Mi spiace, ma vorrei far notare alla Presidenza e al mio collega Torazzi che, purtroppo, quei dati ci hanno detto che stiamo cadendo tutti. Qualcuno cade a una velocità maggiore, ma siamo in caduta, quindi rassegniamoci all'idea che in Italia il turismo, così come impostato oggi, va male, peggio per alcuni, meno peggio per altri, ma credo che la lettura dei dati sia inoppugnabile in questo senso.
Personalmente, sono convinto che in questo settore i soldi pubblici si spendano e, probabilmente, si spendano male. È troppo difficile o è sperabile che si possa arrivare, non dico adesso che il Piano è già impostato, ma sarebbe anche utile che il Ministro sviluppasse un'azione in questo senso, a una ricognizione credibile, vera delle risorse spese in questo Paese dai vari soggetti? Bisognerebbe partire dal piccolo comune che fa la sua promozione nel Canada meridionale, passare per la regione che fa la propria rappresentanza chissà dove, in Uganda - cito esempi un po' fantasiosi, ma abbastanza vicini alla realtà - per le province, protagoniste enormi della promozione e dell'incoming e della capacità di sviluppare rapporti turistici con il Sinkiang e così via.
Sto tentando di spiegare che l'impostazione odierna della nostra promozione, di come tentiamo di fare crescita turistica, oggi è sbagliata. Sarebbe più confortante o più utile al processo di cambiamento delle attuali condizioni se tutto questo fosse accompagnato da dati numerici credibili,


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autentici, che mostrino soprattutto che e dove esiste un problema di cattiva spesa delle risorse oggi disponibili.
Da ultimo, come richiamo al Ministro, sono convinto che il cambio della governance sia una montagna da scalare, non so chi riuscirà a farlo. Forse il Ministro dovrebbe sviluppare un'azione non forte ma fortissima, di unità con le dimensioni regionali, per costruire insieme il sistema e ciò si ottiene anche investendo denaro. È strano che, mentre le regioni, le province e i comuni hanno la libertà di prendere risorse dai propri budget o in mille altre forme, quando si deve passare alla promozione del turismo nazionale, le cui ricadute vanno su tutto il territorio nazionale, ai soldi debba pensarci solo la borsa centrale. Su questa strada, potremmo anche aumentare la spesa, gli investimenti nel settore del turismo, ma i risultati sarebbero sempre modesti, per cui credo che una chiamata a responsabilità dei soggetti di spesa sia una delle iniziative fondamentali che oggi possono essere prese con speranza di ottenere qualche minimo di risultato.

ELISA MARCHIONI. Ringrazio il signor Ministro e tutto il suo staff per essere venuti in Commissione ad illustrarci questo Piano strategico. Quella del turismo è, infatti, per questa Commissione una delega che siamo contenti di esercitare, quindi è un tema che ci fa piacere affrontare. Con questo le offro anche la piena disponibilità, come diceva, a lavorare insieme. Ovviamente, infatti, quello di oggi è un inizio di percorso.
Faccio fatica a pronunciarmi su tutte le parti nel merito non avendo letto interamente il documento, non disponendo del quadro complessivo, però è molto importante che un tema come quello del turismo sia all'attenzione del Governo, tanto da avere strutturato un Piano strategico che non ha precedenti anche nei Governi passati di qualunque segno.
Quello che si diceva sulla potenzialità che il turismo ha in termini di PIL e di occupazione sicuramente è condivisibile, quindi crediamo che sia molto importante e offriamo disponibilità per lavorarci.
Andrò per titoli perché, effettivamente, si tratta di un tema amplissimo, che comprende molti argomenti. Intanto, è importante il tema della governance. Credo sia difficile modificare il fatto che l'Italia è un Paese in cui le strutture che si occupano di turismo sono sia le pro loco dei piccoli comuni sia molti altri tipi di strutture. Siamo un Paese molto differenziato, variegato, strutturato in modo che ciascuno ha anche la propria voce con cui parlare. Tuttavia, ritengo che vi sia la necessità di riportare a unità l'elaborazione delle politiche nazionali in questo settore.
Tutta la prima parte dell'analisi ascoltata oggi, che è condivisibile, fa emergere l'assenza della strategia complessiva di un sistema Paese sul turismo sotto tutti i punti di vista. È indispensabile recuperare questo aspetto senza mortificare quello del federalismo, al quale credo profondamente, ma avendo il quadro complessivo di un sistema Paese che sappia muoversi in modo coerente con una maggiore efficacia. Credo, quindi, che quello della revisione della governance sia un tema molto importante, da affrontare nel rispetto e consapevoli che l'Italia è anche l'Italia dei mille campanili e dei mille turismi differenti.
Inoltre, in merito alla divisione delle tante piccole imprese che operano in Italia, credo sia importante tener conto anche del fatto che il turismo è sempre più un'esperienza che cerca aspetti particolari. Non sono sicura, dunque - su questo profilo, pongo la mia domanda - che tale caratteristica vada giudicata solo come elemento di difficoltà. Certo, per alcuni aspetti lo è, anche perché strutture molto piccole diminuiscono la redditività, fanno fatica a stare sul mercato. Siccome, però, il turista cerca sempre più esperienze particolari, anche la capacità di un'accoglienza su misura, in qualche modo, in strutture piccole, credo che possa essere una risorsa da valutare.
Non credo che l'alternativa - parlo ovviamente per eccessi - di enormi strutture omologate possa andare automaticamente incontro a ciò che i turisti attuali


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cercano nell'opportunità della vacanza, e quindi difendo un po' il modello italiano, in questo senso, e vi chiedo se lo condividete e in quale modo, a vostro avviso, sia possibile difenderlo. Certo, se si tratta di strutture vecchie, obsolete, fuori mercato, siamo a un punto morto. In questo senso, il tema degli incentivi per la riqualificazione delle strutture e dell'offerta è molto importante e centrale perché conferisce proprio qualità a tutti gli aspetti che siamo in grado di offrire come valore.
Concludo con due battute, una delle quali sui contratti di lavoro. Possiamo offrire molto lavoro, ma dobbiamo immaginare dei contratti che sappiano cogliere gli aspetti fondamentali nel turismo, altrimenti creeremo figure professionali senza riconoscimenti e il lavoratore finirà per restare nel settore del turismo finché è studente, per cercare qualcosa di più consistente e definitivo dopo.
Sul tema della burocrazia, dei visti e delle necessità di lavoro, ci sarà modo di approfondire. Ritengo davvero importante che sul turismo si possa intessere un discorso che attraversi nel futuro i vari Governi, per porlo al centro di un tema di sviluppo che il turismo può davvero garantire.
Vi ringraziamo della vostra esposizione e ci dichiariamo disponibili a lavorare su questi temi.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Anch'io concordo con la presidente Dal Lago, a cui mi accomuna non soltanto l'esperienza politica nello stesso movimento, ma anche l'esperienza di gestore della parte turistica della provincia di Varese essendone stato presidente per tanti anni. È proprio sul campo che, a mio avviso, si dimostra velleitaria l'idea che un centro solo possa gestire le peculiarità del nostro Paese, che sono completamente diverse. I turisti sono centinaia, milioni, infiniti tipi, ma sicuramente, volendo estremizzare, catalogabili. Il turista che viene per business a Milano per le fiere, dove abbiamo la più alta permanenza, se non sono cambiati i dati, in termini di camere per singole persone, si ferma a comprare, per cui Milano è, dal punto di vista dell'assorbimento delle risorse del turista straniero, campione d'Italia in quanto riesce a far rimanere la gente a farla spendere in Corso Vittorio Emanuele. Diverso è il turista delle vacanze con la famiglia in un'isola, sui laghi, nelle città dell'arte e così via.
Il nostro Paese è troppo diverso, non ne esiste uno al mondo paragonabile per varietà. Lo scrivevano i letterati dell'Ottocento e non è cambiato nulla. Forse gli Stati Uniti d'America lo sono, ma sono grandi due volte l'intero continente europeo. Noi abbiamo una pluralità di offerta enorme ed è velleitaria e assurda l'idea di avere un unico centro decisionale.
Vorrei anche andare incontro allo sforzo che il Ministro e i suoi collaboratori oggi ci sottopongono. Lo Stato, infatti, può fare qualcosa. Innanzitutto, può cambiare le sue regole che non funzionano. Va bene, quindi, la rottamazione perché alcune strutture sono veramente inadeguate a rispondere a certe richieste attuali. Gli incentivi vanno bene, ma lo Stato dovrebbe iniziare a muoversi come deve. Come possiamo ritrovarci un sito come quello di Pompei con meno visitatori di un museo di Amsterdam o anche di un paese magari semisconosciuto perché è gestito meglio? Pompei è gestita malissimo e in questo caso a essere deficitaria è proprio la gestione da parte dello Stato.
Innanzitutto, quindi, lo Stato può richiamare le sue competenze, mettere mano alle sue regole, procedere a uno screening - in questo senso, voglio cogliere le positività contenute nel Piano - per cambiare quello che non funziona. Deve, però, anche - qui il richiamo è anche per la Commissione in cui sediamo - compiere lo sforzo di capire che il turismo è un business privato, che non esiste un turismo pubblico. La cultura del turismo viaggia con la cultura pro business. Ad esempio, ricerche dello studio Ambrosetti testimoniano la correlazione precisa tra la cultura pro business e lo sviluppo dei sistemi turistici. Non a caso, il turismo funziona maggiormente nel nord, dove più diffusa è l'imprenditoria privata.


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Io, che sono del posto, posso asserire che riusciamo a esportare il prodotto «turismo» anche con i laghi, che non presentano, in realtà, grandi attrattive turistiche - magari si riesce anche a pescare, ma qualcuno rischia di rimanerci secco - tanto è vero che i nostri campeggi e i nostri alberghi sono pienissimi di turisti tedeschi, che non si fermano lì perché al giorno d'oggi è più comodo visto che con gli aerei si può arrivare in Puglia. Mi chiedo perché la costa turistica della Puglia non ha avuto uno sviluppo almeno parallelo a quello del trasporto aereo riposizionandosi almeno sui livelli accettabili e paragonabili rispetto a quella dell'Emilia-Romagna, del Veneto o della Liguria. Avete presente una spiaggia della Liguria? In Liguria una sola spiaggia bella è paragonabile a quelle della Puglia, quella di Alassio, ma per il resto è davvero molto diverso, molto più «brutto», però i liguri ci vivono.
In Puglia, invece, dove abbiamo chilometri di spiagge bellissime, non nasce niente. Sicuramente, alcune normative nazionali non funzionano, ma la cultura pro business, cioè la cultura favorevole all'impresa e alla nascita di iniziativa imprenditoriale privata, è un elemento fondamentale perché possa decollare il turismo in tutto il nostro Paese. Pensare di riuscire a governare un processo di rilancio del sistema turistico senza questo è impossibile. Pensare di farlo dal centro è assolutamente illusorio e rischiamo semplicemente di buttar via delle risorse e di perdere del tempo.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Senz'altro, come ha affermato il Ministro, il settore turistico merita un'attenzione diversa e l'Italia può svolgere un ruolo di leadership per qualità e quantità di risorse e per il know-how a nostra disposizione. Siamo, quindi, sicuramente contenti e soddisfatti di questo incontro, testimonianza di una rinnovata attenzione da parte del Governo ai problemi del turismo e dello sviluppo turistico, un'attenzione ovviamente oggi estesa anche al Parlamento.
Sono pugliese e, dialogando con i rappresentanti del settore turistico, ho rilevato che le prime osservazioni e questioni che sono state poste riguardano, indubbiamente, il tema della governance, di cui tutti hanno parlato. Tutti lamentano un'inefficienza dell'azione delle regioni e uno sperpero delle risorse che è sotto gli occhi di tutti. La Calabria che colloca il cartellone pubblicitario della regione nell'aeroporto di Pechino, sicuramente, ha sperperato delle risorse senza ottenere nulla. Qui non è questione di federalismo o meno, quanto di capire come utilizzare al meglio le risorse o, quanto meno, come evitare che siano sperperate. Molti operatori del settore ritengono che bisognerebbe tornare a una gestione centralizzata.
Inoltre, a fronte del rafforzamento del ruolo del Ministero per il turismo e dell'ENIT, un altro degli elementi segnalati, esiste, per contro, anche la necessità di eliminare una serie di enti inutili creati in questi anni, da Promuovi Italia a tanti altri sparsi nel territorio. Queste sono le esigenze primarie poste.
È chiaro che esistono anche esigenze particolari che riguardano i singoli settori del turismo. Nel suo ambito, infatti, ognuno difende il proprio sottosettore. Chiederei, per esempio, se nell'ambito della versione definitiva della relazione che oggi ci è stata presentata in sintesi, è stata prevista un'attenzione particolare a un settore segnalato come in sviluppo, quello termale, e del turismo del wellness, uno dei settori in grande, appunto, sviluppo e che l'Italia può sicuramente promuovere.
Mi piacerebbe anche sapere se, a fronte di quest'analisi, e quindi dell'obiettivo di razionalizzare e meglio utilizzare le risorse, sia stato previsto un eventuale utilizzo delle risorse disponibili, ad esempio in un pacchetto di eventuali incentivi e aiuti alle imprese del settore turistico.

GABRIELE CIMADORO. Ringrazio, naturalmente, il Ministro e i collaboratori, che mi sono sembrati, dall'esposizione, brillanti e competenti. Cominciamo a respirare forse un'aria nuova rispetto a


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questo tema. Noi tutti, in questa Commissione, consideriamo il turismo uno dei settori più importanti e strategici del nostro Paese. Se non ricordo male, l'ultima convocazione della Commissione relativamente al turismo, riguardava un parere al bilancio di ENIT, che non abbiamo dato perché esistevano delle controindicazioni o, comunque, delle perplessità a dispetto dell'insistenza del Ministro Brambilla.
Partendo da questo assunto, non mi appassiona molto la vicenda se comandi il centro o la periferia. Credo che, se organizzata, probabilmente andrebbe bene una e l'altra soluzione. Le difficoltà esistono e l'abbiamo visto. Da voi stessi abbiamo percepito l'idea dell'ENIT come di un grosso carrozzone che offre pochi risultati, per cui, se non dobbiamo rottamarlo, dobbiamo comunque modificarlo e profondamente.
Abbiamo, inoltre, dei territori diversi dal nord al sud, regioni diverse. Anche in questo caso, l'anomalia è fortissima rispetto alle regioni autonome, alle regioni speciali: ad esempio, in Lombardia, nonostante gli sforzi, non riusciremo mai a raggiungere i risultati di una nostra regione confinante a statuto speciale o a quelli delle province speciali. Io abito in una valle che vive soprattutto di turismo invernale: se i nostri competitori sono quelli dell'Alto Adige o del Trentino, evidentemente siamo già morti in partenza perché la base di contribuzione è completamente diversa, c'è una profonda ingiustizia sociale oramai da 50-60 anni, che noi dobbiamo subire.
Ci avete fornito una serie di dati. A noi risulta, ad esempio - è un dato importantissimo, di cui dobbiamo tenere conto - soprattutto in certe regioni, l'accoglienza al turismo è di fatto non emersa, nel senso di accoglienze turistiche in nero per la stragrande maggioranza. Questi sono, almeno, i dati che ci vengono da altre Commissioni o, comunque, da altre ricerche. Evidentemente, non sono riportati nei nostri schemi o negli studi che avete condotto perché sfuggono a ogni controllo. Credo che anche in questo settore dovremmo, naturalmente coordinati con chi di dovere, analizzare o comunque osservare meglio anche questo aspetto.
Non so se corrisponda al vero e non ricordo con esattezza, ma soprattutto al sud - non perché abbia qualcosa contro il sud, dove ho infatti trascorso gli ultimi 40 anni di vacanze - molte infrastrutture sono risultate in nero, soprattutto le stanze, le accoglienze in case private, in bed and breakfast o altro. A questo fenomeno dovremmo rivolgere una certa attenzione e sviluppare efficaci azioni di contrasto.
Esiste anche un altro problema: una, due, tre, quattro stelle. Le due, le tre stelle, nessuna stella in Trentino non corrispondono, probabilmente, alla stessa stella nel sud, in Sicilia. Il turista non è più da considerarsi un soggetto che arriva una volta sola e poi si può guardare agli altri milioni di turisti in giro per il mondo, una volta «ammazzato» quello che arriva sul nostro territorio, possiamo «ammazzarne» altri e continuano ad arrivare.
Probabilmente, questo è il risultato dell'onda lunga. Eravamo al primo posto, siamo ora al terzo posto in tutte le graduatorie. Quasi sicuramente, da qui a qualche anno, la Croazia avrà superato l'Italia nell'accoglienza estiva sulle spiagge. Credo che questo risultato non sarà così improbabile a causa del rapporto tra qualità e prezzo. Non credo che le risorse a disposizione del Paese Croazia siano maggiori di quelle del nostro Paese sul turismo.
Ben venga, allora, una riorganizzazione profonda, un taglio di carrozzoni o carrozzini, leggeri o meno leggeri, ma che non producono. Sono d'accordo con il collega Reguzzoni quando asserisce che il punto centrale è assolutamente l'impresa privata. Noi combattiamo, ad esempio, contro gli alberghi del Friuli, del Trentino o di Bolzano, ma i nostri alberghi non sono finanziati né dalla regione né dalla provincia, devono investire soldi e sostenere mutui trentennali o quarantennali. Sull'altra sponda, invece, sono finanziati al 40-50 per cento. Come faremo a far concorrenza in questo settore? Non la faremo mai.


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Serve una profonda riforma, ma coinvolgendo settori che molto spesso sono tutelati da regioni a statuto speciale. Bisogna prendere delle decisioni importantissime, che hanno bisogno magari di molti passaggi, ma dovremmo arrivare ad annullare certe distanze nel modo più assoluto.

LUDOVICO VICO. Questa volta cercherò di superare i luoghi comuni che si reiterano nella discussione dei colleghi.
Ministro, se, come mi è parso di capire, siamo in presenza di un Piano strategico che presenta un tratto anche interessante di politica industriale che, con grande difficoltà anche rispetto alla struttura del comando regionale del turismo, non è stato possibile negli anni, è evidente che un'impostazione del genere esige una buona governance, come ora si dice. Io tradurrei l'espressione sostenendo che servirebbe di nuovo il Ministero per il turismo. Diversamente, la nostra sarà solo poesia e sentirò sempre Reguzzoni affermare che lui vive nella zona migliore d'Italia, mentre per tutte le altre non è così.
Il punto è che le regioni devono finirla di spendere soldi in maniera sbagliata. Tante sono le regioni che hanno le ambasciate per conto loro. Dico questo non solo perché siamo in epoca di necessarie politiche di revisione della spesa, ma anche perché ritengo che si tratti anche di una questione di politica industriale. Se è così, si deve prendere atto delle conseguenze.
Se ho capito bene, a gennaio 2013 il Piano strategico per il turismo sarà licenziato. Nel breve periodo andremo a nuove elezioni in questo Paese e penso che sia corretto chiedersi chi sosterrà questo Piano con il prossimo Governo. Ministro, ci sono colleghi giovani di una legislatura e mezza, ma chi è qui da più legislature sa che tutte le volte che arriva un nuovo Ministro ricominciamo daccapo in via di principio.
Rimango ottimista, ma porrò alcune domande, spero abbastanza chiare: quale piano finanziario sostiene il Piano strategico sul turismo? Credo all'annuncio già reso alcune settimane fa che l'impatto del turismo sul PIL nel 2020 dovrebbe essere di altri 30 miliardi di euro di entrate, passando da 134 a 164, se non sbaglio, sempre in linea con quanto vi dicevo, ma il Piano deve anche finanziare. Certo, devo rilevare come sia mancato uno scambio intenso di idee con i Governi che si sono succeduti fino ad oggi. Per il turismo, ad esempio, il sistema di trasporti e delle reti non è un fatto secondario, e infatti tale aspetto è richiamato nel Piano che ci avete presentato.
Se l'intera dorsale adriatica non è servita da una Frecciabianca, Reguzzoni non comprenderà mai perché. C'è il low-cost di Ryanair o nient'altro, o persino nel turismo domestico non c'è mobilità. Sarebbe interessante, invece, capire quali siano i costi previsti al fine di comprendere non solo le dieci azioni che ci avete presentato in termini di investimento ma, come sempre accade, anche quali siano considerate le priorità.
Abbiamo risolto il problema Portale Italia? Io sono fermo alle sue ultime dichiarazioni di settembre, quando oltretutto l'audizione prevista fu annullata. Rispetto ad allora vorrei chiederle: se a settembre era pronto a certi passi, ma ostacolato da problemi tecnici, cosa è successo nel frattempo, visto che siamo a fine ottobre? Non mi sembra che la spending review abbia risolto il problema, ma potrei anche sbagliarmi. Parliamo di 60 milioni di euro pressoché inutili spesi in circa dieci anni, attraversando varie legislature.
Per ENIT, faccia almeno uno sforzo di dichiarazione programmatica: superiamola!

RAFFAELLO VIGNALI. Anch'io mi congratulo per il contenuto del Piano strategico, cioè per il fatto che finalmente si rediga un piano strategico, fatto mai avvenuto prima, e per l'attenzione che il Ministro ha avuto nei confronti del Parlamento, prima di promulgarlo, di venire in audizione.


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Al di là dell'esito, a me piacerebbe chiamarlo più programma strategico che non piano, che mi ricorda qualche piano del passato e anche perché programma evoca anche un'idea di sussidiarietà, cioè il fatto appunto che ci si ragioni. Come avete giustamente scritto, è un problema di governance, non solo di Governo, e anzi forse più di governance che di Governo.
Sono contento anche del fatto che per una volta il Parlamento non sia chiamato a esprimersi su un riordino di strumenti senza obiettivi, ma a discutere degli obiettivi. Tante volte abbiamo discusso l'infinita vicenda dell'ICE, per esempio, di come riordinare uno strumento senza un programma sull'internazionalizzazione, quindi senza gli obiettivi. È difficile discutere di strumenti se non si sa quali sono le finalità che si vogliono raggiungere.
In generale, credo sia necessario - dallo studio si capisce bene - che il turismo diventi sempre di più un mainstreaming, un problema di tutto il Governo e di tutti i livelli di governo trasversalmente, non solo dei ministeri strettamente coinvolti come il suo e quello per i beni culturali, ma anche di altri con cui i legami sembrano meno evidenti.
Tra i nostri problemi più seri c'è, ad esempio, quello dei visti. Possiamo anche proclamare di voler attrarre i cinesi o i turisti da certe aree del mondo, ma se le nostre ambasciate non rilasciano i visti, non servirà la nostra offerta turistica. Possiamo anche collocare cartelli in cinese fuori dagli alberghi, non arriveranno e questo non riguarda solo il turismo, ma anche il business.
Personalmente, invio almeno tre e-mail alla settimana al Ministero degli affari esteri perché gli ambasciatori e i consoli non rilasciano i visti a imprenditori extracomunitari che vengono nel nostro Paese per firmare contratti con le nostre aziende, che normalmente si suppone si tratterrebbero anche qualche giorno per girare un po'. Questo è un punto che richiederebbe maggiore attenzione. Il problema, dunque, è serio anche per i blocchi posti dalla pubblica amministrazione.
Pochi mesi fa, in Commissione abbiamo dovuto discutere animatamente con il Ministero dell'interno sul problema della messa a norma degli alberghi con una procedura veramente incredibile. Qualcuno mi spiegherà, chiederemo conto quando scadranno i termini di legge, ma intanto si è riusciti a farlo per una proroga perché pensavano di far realizzare i lavori negli alberghi a luglio e agosto. Andiamo a settembre e ottobre e voglio vedere come faranno i vigili del fuoco, ad esempio, in una città come Rimini, a effettuare le verifiche per tutti. Ogni tanto bisognerebbe considerare la realtà.
Anche l'altra questione che mi preme è legata all'infrastruttura alberghiera, quindi al sistema delle strutture ricettive che compongono l'offerta turistica. Credo sia importante interfacciarsi con certi programmi, l'efficienza energetica, ambientale. Per anni abbiamo proposto, inascoltati, ad esempio, una rottamazione degli arredi degli alberghi, che, tra l'altro, sarebbe un modo per qualificare l'offerta turistica e per valorizzare un comparto produttivo tipicamente italiano come quello del legno-arredo. Il turismo, infatti, consente appunto, se usato come mainstreaming, anche di promuovere politiche di sviluppo complessive.
Attiro l'attenzione sulla questione delle infrastrutture. La di questione che da sempre anima tale discussione è se è l'offerta che crea la domanda o viceversa: mi limito a ricordare che esistono esempi di come le infrastrutture, se ben utilizzate e sfruttate, possono offrire un grande contributo al turismo. Ad esempio, Ponte di Legno, Passo Tonale, avendo realizzato un lavoro serio su un'infrastruttura turistica e sfruttando al meglio l'apporto di Orio al Serio, vede una presenza di turisti stranieri ormai da qualche anno del 65 per cento e non è Cortina. Questo vuol dire che c'è anche un'intelligenza nel far le cose. Anch'io sono convinto che esista un problema di infrastrutture, ma anche di qualità: ad esempio, in certi posti, anche soltanto di coordinamento degli orari dei servizi di trasporto. Sembrano aspetti banali, ma diventano dei blocchi.


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L'ultima questione è, in realtà, un invito. Non ho visto, forse è colpa mia, un capitolo su monitoraggio e valutazione. Se mi fosse sfuggito, chiedo scusa; in caso contrario, è necessario che sia inserito. Un programma con degli obiettivi, con dei tempi, ha bisogno di un'attività di monitoraggio e una valutazione seri degli output. Questo consentirà anche di capire dove occorra migliorare, ad esempio, strumenti come l'ENIT. Probabilmente, se nel corso degli anni lo si fosse fatto per l'ICE, non avremmo concluso che è tutta roba da buttare in quanto sarebbe rimasto qualcosa di utile. A volte, quando si arriva in fondo a certe situazioni, si rischia di buttare fuori il bambino e di tenere l'acqua sporca. Su questo, dunque, invoco veramente, se possibile, un po' di attenzione. Anche questa sarebbe una novità. In Italia tanta è la valutazione che viene fatta ex ante, nessuna quella ex post.

ANDREA LULLI. Siccome per il gruppo è intervenuta la collega Elisa Marchioni, mi limiterò a due osservazioni, visto anche che ci si ascolta ed è giusto interloquire.
Credo che l'impostazione sia giusta. Parliamoci chiaramente: o il turismo ha un approccio di politica industriale o noi saremo destinati a non sfruttare le potenzialità di questo Paese. Penso serva una regia nazionale, ma non per sostituire le iniziative delle regioni. Al di là di tutti i dati forniti, dove va peggio, dove va meglio, che ci sia l'iniziativa privata è indubbio, ma qualche volta bisognerebbe che dimostrasse più coraggio nel rischiare il proprio capitale, appoggiandosi meno al capitale pubblico. Lascio, tuttavia, perdere questa battuta polemica.
Il fatto che siamo fanalino di coda nello sfruttamento dell'incoming dalla Cina o dai nuovi Paesi emergenti - qualche eccezione c'è, ma sostanzialmente è così - la dice lunga sui ritardi della nostra politica turistica. Da una parte va meglio, dall'altra va peggio, ma rischiamo di essere marginalizzati nei nuovi flussi turistici perché questi sono i dati. Questa è una colpa grave perché un Paese come il nostro, non per orgoglio nazionalista, è riconosciuto da tutti.
Ritengo che sia questo il punto vero. Non si tratta del fatto che la regione Toscana non debba prendere iniziative, ma un coordinamento, una regia sono necessari. Diversamente, non sfondiamo nei nuovi mercati. Bisogna stare attenti. Certamente, ha ragione chi ha richiamato l'esigenza che un programma o piano - non dirò piano quinquennale, non mi interessa - sul turismo deve contemplare anche diversi altri temi, non solo infrastrutture, certamente fondamentali. Si deve avere conoscenza, quando si va a coordinare la promozione dell'Italia nel mondo, di che cosa sono quei territori. Può rappresentare un elemento importante, per esempio, per tanta nostra attività artigiana, che costituisce un elemento centrale nel rafforzamento della politica turistica.
Voglio sottolineare anch'io che andrebbero fatte le valutazioni sul tipo di impatto che hanno avuto determinate misure. Dobbiamo cominciare a imparare a farlo. Nel nostro Paese, non lo fa quasi nessuno. Si può essere tutti bravi a capire di cosa c'è bisogno, ma credo che rappresentino un aiuto per tutti eventuali strumenti di verifica che ci consentono di riflettere, con un approccio più scientifico, sugli impatti di certe misure.
Anch'io sono soddisfatto del fatto che siamo qui a discutere del contenuto del Piano del Governo prima della sua presentazione. È un fatto certamente apprezzabile. Sul rilancio ENIT, però, ad esempio, vorrei vederci un po' più chiaro, molto francamente, perché non avverto, benché io non sia un grande esperto di turismo, il grande ruolo dell'ENIT. Credo che su questo una riflessione vada fatta. Le missioni affidate a determinate strutture devono essere verificabili puntualmente e credo che ci si debba porre anche il problema, visto che dobbiamo ristrutturare, di riqualificare e revisionare la spesa pubblica in un'ottica di contenimento. Dobbiamo essere molto esigenti se si hanno gli strumenti, coi tempi giusti - per


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carità - ma rimanendo molto esigenti. La mia impressione, infatti, è che ancora oggi questa struttura non rappresenti il meglio che ci si possa aspettare.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro per la replica. In caso il tempo non dovesse risultare sufficiente, potrà inviarci del materiale per iscritto, anche se mi sembra che data l'importanza dei temi trattati, su tali argomenti sarà opportuno tornare ad incontrarsi anche in futuro.

PIERO GNUDI, Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Spero presto.
Mi limiterò ad accennare al problema del Titolo V. Sono profondamente convinto che, grazie a Dio, il nostro Paese sia talmente diversificato che non si può parlare più un'unica politica del turismo. Più andiamo avanti con gli anni, più il turismo si segmenta, quindi a proposito dell'esempio dei piccoli alberghi, certo che ci vogliono, ma per un certo tipo di turismo servono anche alberghi diversi. Una forma di turismo non esclude le altre. Bisogna cercare di prepararsi a intercettare tutte queste forme di turismi, altrimenti certamente saremo perdenti.
Adesso, purtroppo, le regioni vanno ognuna per conto proprio, è difficile trovare due regioni che hanno unito le forze per sostenere programmi di comune interesse. In molti casi, certi prodotti non sono regionali, ma interregionali. Bisogna, quindi, non che qualcuno «comandi» alle singole regioni cosa fare e cosa no, ma che le coordini affinché diano i risultati migliori. Sono convinto, infatti, che il coordinamento possa far cogliere risultati ancora migliori.
Un esempio è venuto col terremoto in Emilia-Romagna: uno dei primi casi di questi anni, abbiamo lanciato dei prodotti pluriregionali, che interessano la Lombardia, il Veneto e l'Emilia. Sembra un'iniziativa banale, ma prima non ci aveva pensato nessuno. È in questo modo che penso, soprattutto, il ruolo del Ministero per il turismo.
Oltretutto, il rapporto delle somme di denaro spese dalle singole regioni per la commercializzazione e quelle spese dal ministero è di 1 a 20. Capite, quindi, che praticamente in questi anni abbiamo anche vissuto senza mezzi.
Credo, peraltro, che questa grande collaborazione tra noi e le regioni esista già. Con loro abbiamo un ottimo rapporto, stiamo lavorando insieme, tutti i passi che sono stati compiuti in questo programma lo sono stati con a fianco le regioni. Non deve esserci contrapposizione tra Stato e regioni. Siamo tutti sulla stessa barca, e quindi dobbiamo assieme remare dalla stessa parte.
Questa crisi, che purtroppo fa male quasi a tutti, ha fatto capire chiaramente il concetto che da solo non se la cava nessuno, che bisogna stare insieme. Credo che condividere un po' più di potere tra Stato e regioni sia utile per il nostro turismo.
Uno dei ruoli che dovrà avere in futuro l'ENIT, finora considerato solamente come un ente che promuove, bene o male, il turismo all'estero, sarà quello di aiutare le regioni a costruire nuovi prodotti. Se non ci muoveremo in questa direzione, purtroppo tra pochi anni vivremo il grosso problema di un enorme calo di turismo nelle località in cui c'è turismo nazionale, mentre altre località, quelle al top delle graduatorie, saranno soffocate dal turismo, come Venezia, che d'altra parte lo è già adesso, ma da un turismo mordi e fuggi di gente che arriva la mattina e va via la sera, non spende un centesimo e scaccia il turismo buono.
Bisogna che ci inventiamo anche qualcosa di nuovo in modo che il turismo estero, che nei prossimi anni andrà per la maggiore, sia diffuso in tutto il territorio nazionale. Serve una stretta collaborazione tra regioni, Governo, Dipartimento per il turismo e altri Ministeri perché questo progetto in poco tempo sia realizzato.
Ha ragione chi è intervenuto sull'uso del termine «programma». Sono stato giovane ai tempi della programmazione economica e forse è vero che l'espressione programma è più bella. Spero che questo programma non finisca come i piani regionali


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per lo sviluppo economico delle regioni degli anni Settanta, che sono stati un disastro.
È un programma che si sviluppa lungo un periodo di dieci anni perché, se vogliamo affrontare bene e seriamente il problema, non possiamo farlo pensando in termini di tempi brevi. I problemi sono grossi, sono tanti e vanno affrontati nei singoli casi.
Certamente, esiste anche il problema delle risorse. Noi sappiamo, a grandi linee, quanto costa questo programma, ma si tratta di somme che andranno condivise perché gran parte delle spese da affrontare non attengono al mio Dipartimento, ma ad altri Ministeri, dei quali, quindi, ci sarà la collaborazione. Anche in questo caso, tuttavia, ho riscontrato negli altri ministri un'assoluta volontà di collaborazione. Tutti hanno accolto con grande favore l'idea di questo programma e tutti stanno lavorando assieme per fare in modo che parta.
Certamente, come è stato detto, ci sarà tra poco un altro Governo e potrebbe darsi il caso che prenda decisioni diverse, ma io ritengo che al mondo la gente sia saggia e che, se il lavoro che lasciamo a quest'altro Governo è serio, fatto bene e credibile, anche il prossimo Ministro per il turismo cercherà di andare avanti per questa strada.
Passerei ora la parola al professor Bergami per rispondere sul problema dell'ENIT e del famoso Portale. Quest'ultimo è la testimonianza di una storia tipica italiana. Per metterci le mani abbiamo dovuto aspettare sette mesi a causa di una serie di ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato che ci bloccavano, per cui è pochissimo tempo che abbiamo cominciato a lavorarci.

MASSIMO BERGAMI, Consigliere economico del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. Sull'ENIT, nel merito nel documento che riceverete sono descritti gli elementi caratterizzanti del progetto, sostanzialmente un'ipotesi di conversione in Spa, anche con soci esterni, come potrebbero essere le regioni e qualche soggetto nazionale che possa esprimere il mondo produttivo; la trasformazione del mandato in modo da allineare i compiti di ENIT con quelli di altre agenzie nazionali per il turismo che funzionano, ossia la promo-commercializzazione, non la promozione. Tra le due, proprio il nostro Paese è quello che meno di tutti ha bisogno di promozione grazie a una notorietà ancora forte.
Sono previsti, inoltre, la creazione di una fabbrica che selezioni i prodotti turistici prioritari e collabori con le regioni per commercializzarli; il lancio o il rilancio di un marchio-ombrello per il Paese. Non abbiamo, infatti, un marchio affermato in questo momento.
Facevo prima riferimento alla strategia digitale: esiste il tema di un calendario degli eventi dal momento che manca un coordinamento degli eventi italiani delle diverse province e regioni proprio per la parcellizzazione citata. Esiste, inoltre, la volontà di favorire accordi prevalentemente con le linee aeree internazionali oltre che con i tour operator.
Pensiamo che, inoltre, sia importante il tema della sensibilizzazione e del rilancio dell'immagine sia sui media italiani sia su quelli stranieri; sui primi per attrarre turisti, sui secondi per migliorare la consapevolezza che il turismo è importante per il Paese e per ricordare, come sta molto a cuore al Ministro, a tutti i cittadini che la migliore immagine del Paese siamo ognuno di noi, prevalentemente per il modo in cui accogliamo i turisti internazionali.
Sulla questione del Portale, non sono preparato con dati puntuali, ma posso dire che, come ricordava il Ministro, la fase iniziale è stata molto complessa perché abbiamo dovuto - consentitemi il termine - sbrogliare una matassa; gestita tutta la parte di ricorsi e di incagli sul progetto, sostanzialmente sono state condotte a termine due o tre azioni. Innanzitutto, è stata fatta partire la redazione del Portale, che funziona da 3 mesi. È stata, quindi, creata una quantità di contenuti molto maggiore. Inoltre, è stata avviata, anche in quel caso,


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una collaborazione con le regioni in modo da trovare delle sinergie tra il Portale nazionale e quelli regionali.
Oggi il Portale Italia.it ha circa 2 milioni di visitatori all'anno, non tantissimi e che potrebbero essere molti di più, ma abbiamo comunque quasi raddoppiato rispetto a inizio anno, se non ricordo male. Possiamo almeno affermare che in questo momento è una vetrina decorosa. Evidentemente, come si può cogliere da tutto ciò che abbiamo detto fino a questo momento, non serve una vetrina, quanto sviluppare una strategia digitale, per cui tutta la parte digitale dovrà essere molto proattiva e non semplicemente una vetrina.
Su questo, l'ENIT potrebbe o dovrebbe rivestire un ruolo chiave. Stiamo anche lavorando con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per cercare di aggregare tutti i progetti di innovazione e turismo in modo che siano utilizzati in maniera funzionale alle finalità del Portale.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Gnudi, i suoi collaboratori e consulenti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,45.

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