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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XII
24.
Giovedì 2 agosto 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Giuseppe Palumbo, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero, in merito alle iniziative del suo Dicastero in materia di contrasto alla violenza sulle donne, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Palumbo Giuseppe, Presidente ... 3 5 8
Fornero Elsa, Ministro del lavoro e delle politiche sociali ... 5 8
Binetti Paola (UdCpTP) ... 8
Mosella Donato Renato (Misto-ApI) ... 3 5
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE XII
AFFARI SOCIALI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 2 agosto 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE PALUMBO

La seduta comincia alle 14,05.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Elsa Fornero, in merito alle iniziative del suo Dicastero in materia di contrasto alla violenza sulle donne, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, in merito alle iniziative del suo Dicastero in materia di contrasto alla violenza sulle donne, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca.
Come sapete, oggi è prevista la replica del ministro, professoressa Fornero, essendosi già svolti nella seduta precedente gli interventi del ministro, nonché di numerosi colleghi. Il ministro giustamente, per fornire risposte più esaurienti e il più possibile ampie, aveva convenuto di spostare il suo intervento di replica a un'altra seduta. La ringrazio, per avere anticipato di un'ora il suo intervento, che era fissato per le ore 15.
Prima della replica do la parola all'onorevole Mosella il quale ha chiesto di svolgere un breve intervento.

DONATO RENATO MOSELLA. Intervengo molto rapidamente e poi magari lascio l'intervento scritto per gli uffici.
Ho seguito l'intervento, ministro, ero presente la volta scorsa e ho ascoltato anche gli interventi dei colleghi. Francamente mi ero riservato proprio di leggere la relazione, perché ci tenevo a compiere un intervento puntuale sulle questioni che lei ha affrontato e per le quali la ringrazio.
L'ho fatto anche perché ho visto che sono intervenute tutte colleghe donne e mi è scattato un meccanismo che lei può immaginare. Sono convinto, infatti, che questa sia una battaglia che va combattuta insieme. Da parte mia penso sempre ai miei figli, alle persone che frequento, alle tante donne con le quali lavoro e, quindi, mi sento compartecipe in maniera forte di questo cammino. Ho ritenuto, quindi, di svolgere alcune brevissime considerazioni.
Affronto innanzitutto il tema che lei ha toccato della formazione. Ministro, io sono convinto che ci sia un tema che riguarda la formazione, soprattutto all'interno della comunità scolastica, in cui tale formazione deve avvenire. Mi lascia un po' non proprio perplesso ma in dubbio il fatto di prevedere una settimana in cui si affronti il tema della violenza sulle donne. Si tratta di un'iniziativa che per il passato su altri temi è stata già attuata e che non garantisce i risultati di cui un tema tanto delicato e complicato, che va sempre più accentuandosi nella nostra società, ha bisogno. Occorre, invece, un lavoro continuativo.
Più che guardare alla settimana, dunque, guarderei a tutti quei mondi, immagino la scuola, ma anche il mondo dell'associazionismo e tutte le attività che si svolgono in questi mondi liberi cui la gente aderisce con grande libertà, in cui il tema


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diventa opportunità e occasione di approfondimento costante.
Penso più a una formazione degli operatori e degli insegnanti, affinché nella loro attività curriculare, nella loro attività ordinaria colgano tutte le opportunità e le occasioni per trattare il tema.
Mi sono sentito molto solidale con l'intervento della collega Murer, la quale auspicava di portare a compimento in tempi rapidi l'adesione dell'Italia alla Convenzione del Consiglio d'Europa. Io sono stato al Consiglio d'Europa e so che il lavoro che si svolge in quella sede è un punto di riferimento forte per tanti Governi e che quelle istanze sono un'opportunità per adeguare anche la legislazione dei diversi Paesi proprio sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
Mi riferisco alla Convenzione di Istanbul dell'11 maggio 2011. Si tratta di un impegno al quale abbiamo richiamato il Governo con una risoluzione cui abbiamo tutti collaborato e che abbiamo votato in questa Commissione all'unanimità.
Un'altra questione rilevante è l'informazione rispetto alle iniziative esistenti a sostegno delle donne vittime di violenza e alle forme di assistenza e di sostegno. Le donne vittime di violenza sono donne sole, impaurite, che hanno vergogna di parlare e che spesso non sanno con chi parlare.
Nella mia testa ci sono le tante storie delle periferie delle nostre città. Il fenomeno è molto accentuato. Abbiamo visto nella cronaca di questi giorni che cosa accade in alcune aree remote del Paese, nonché la reazione di tanti concittadini di queste persone: sembra quasi che tutti sapessero, ma nessuno parlasse.
È nelle aree in cui è maggiore la marginalità sociale che bisogna attivare le antenne, agire e svolgere una grande ed efficace azione capillare per raggiungere le donne sole in ogni angolo del Paese, di qualsiasi categoria sociale siano e a qualunque nazionalità appartengano.
All'onorevole Molteni, che la volta scorsa è intervenuta in maniera molto netta, rispondo che occorre rivolgere attenzione anche all'integrazione dei cittadini stranieri che vivono nel nostro Paese, che possono e devono essere considerati una risorsa. Occorre favorire l'incontro e la pacifica convivenza di culture anche molto diverse tra loro, senza immaginare di poter risolvere ogni problema con l'espulsione. Anche su questo tema bisogna che ci sia veramente un confronto.
Ha agito bene il ministro nel soffermarsi sull'apporto offerto dal mondo dell'associazionismo. È un mondo che a me sta a cuore. Io sono convinto, ministro, che se lei l'approfondisse, potrebbe essere una grande opportunità. Offre già un contributo a sostegno delle donne vittime di violenza, ma è anche una miniera straordinaria di libertà, perché si tratta di libere associazioni che si ritrovano su diversi carismi e che possono tutte, se uno le scorre nelle loro ragioni sociali, trovare occasioni e opportunità per cui questo tema può allargarsi veramente a macchia d'olio.
È fondamentale che le istituzioni siano attente al loro apporto e lo valorizzino con l'istituzione di un Registro nazionale delle associazioni, degli enti e degli organismi che svolgono attività di assistenza, sostegno, protezione e reinserimento sociale a favore delle vittime.
È importante anche aver posto l'accento sulla formazione degli operatori sanitari, delle Forze dell'ordine e degli avvocati, i quali devono avere una particolare sensibilità nell'approccio con le vittime. In alcuni casi, che io mi sono trovato a trattare per il ruolo che ho svolto in questi anni, mi sono reso conto che manca proprio una sana consapevolezza, un'etica professionale e una conoscenza del problema, che spesso spinge involontariamente, nella più perfetta buona fede, anche coloro che sono le sentinelle dello Stato ad avere atteggiamenti e comportamenti non idonei a limitare i danni.
Qualsiasi normativa, anche la più evoluta, necessita di essere applicata. Sotto il profilo generale è necessaria un'attenzione costante del Governo e del Parlamento, nella più ampia trasversalità politica, nel monitorare il fenomeno e nell'intervenire tempestivamente, laddove necessario.


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Da un punto di vista delle politiche da adottare, occorre cambiare passo, accelerandolo - porto solo due esempi e poi mi taccio, perché vedo il presidente farmi cenno giustamente e non vorrei approfittare della sua disponibilità - affinché i procedimenti penali a carico dei colpevoli si svolgano con tempi contenuti e vi sia certezza della pena, in quanto la loro lunghezza costringe a mantenere aperte per troppo tempo ferite dolorose; affinché siano opportunamente sostenute e formate le Forze dell'ordine, che spesso rappresentano il primo baluardo di salvezza per le vittime, operatori che per il profilo dei crimini e delle vittime devono conciliare tecniche investigative e norme procedurali con una forte carica di protezione e di umanità; affinché il tema della violenza contro le donne sia all'ordine del giorno in tutti i livelli istituzionali e associativi, soprattutto quelli periferici, municipali, di quartiere, che attengono ai luoghi dove il più delle volte si consuma la violenza, domestica, o da parte del proprio partner, o maturata in situazioni di degrado sociale o di abbandono, come abbiamo visto in questi ultimi episodi di cronaca. È in tale contesto che le donne devono essere sostenute per denunciare i soprusi, perché è lì che devono essere aiutate a lenire le ferite e auspicabilmente a voltare la pagina buia della violenza subita.
In questo senso io credo che sia fondamentale, come ho affermato prima, il ruolo di assistenza, di protezione e di sostegno offerto dalle realtà di volontariato che, per loro natura, sono prossime alle persone, anche e soprattutto nelle periferie, dove il rischio di marginalità è più alto. Se il contrasto alla violenza sulle donne condotto insieme da uomini e donne di buona volontà diventerà un'azione diffusa e capillare, che permea le coscienze e si irradia nel Paese a cominciare dai condomìni, dai quartieri, dai circoli e dalle municipalità, probabilmente si potrà cominciare a cambiare passo e a creare barriere di civiltà più solide.

PRESIDENTE. La invito a concludere e per la precisione, le leggo il resoconto stenografico della precedente seduta: «Signor ministro, gli interventi sono esauriti».

DONATO RENATO MOSELLA. Presidente, mi creda, io non avrei approfittato. Lei mi conosce, io parlo pochissimo in questa Commissione.

PRESIDENTE. Non è un problema, con piacere le ho dato la parola. La mia non è una prevaricazione, ma solo una precisazione.

DONATO RENATO MOSELLA. Ringrazio lei e il ministro per avermi concesso la possibilità di intervenire, però sinceramente avevo capito che la discussione era stata lasciata aperta e avevo preparato un appunto proprio al fine di essere pratico e conciso. Grazie.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Fornero per la replica.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio il presidente e tutti i membri della Commissione per avermi concesso l'opportunità di una replica rispetto agli interventi della settimana scorsa, ma anche rispetto all'ultimo intervento, che mi pare sia molto in sintonia almeno con gli obiettivi, le intenzioni e le motivazioni dell'azione del Governo sul tema della violenza.
Comincio con il primo tema che è stato sollevato da diversi interventi svoltisi la scorsa settimana. L'onorevole Murer, l'onorevole Miotto e l'onorevole Binetti chiedono perché il nostro Paese non abbia ancora aderito alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla violenza, nonostante gli impegni assunti.
Io non posso far altro che ribadire che sul piano personale non vedo alcun ostacolo alla firma di questa convenzione e posso anche affermare che ne ho personalmente parlato con il Presidente del Consiglio la settimana scorsa, chiedendogli un interessamento a livello governativo, in modo tale che possiamo procedere rapidamente, oppure vedere dove si trovano effettivamente gli ostacoli. Sembra che questi ultimi non siano espliciti. Tanto vale che, se non ci sono, firmiamo e, se ci sono, li affrontiamo.


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Ho preparato anche un dossier sul punto e mi pare che il Presidente del Consiglio fosse totalmente in linea. Dopo alcuni giorni di vacanza, subito al rientro, mi auguro che questa firma venga apposta.
Si pone poi la questione del Comitato di monitoraggio previsto dal Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking: sempre l'onorevole Murer chiede perché non si sia ancora riunito.
Ricordo intanto che il Piano è stato approvato nell'ottobre 2010 e prevede una serie di attività. Il Comitato per il monitoraggio prevede che si sottopongano a osservazione e, se si può, a un'analisi di efficacia tutte le azioni di questo stesso Piano e, quindi, non si tratta di un generico Comitato che si occupa di capire come sta andando la violenza in generale.
In merito ricordo che il ministero ha attivato il Rapporto dell'ISTAT, che sarà importante perché costituirà, quello nuovo, il secondo Rapporto sulla violenza e, in particolare, sulla violenza nei confronti delle donne.
Come sequenza logica è ovvio che prima vengono le azioni, per cui ci sono stati i bandi e i diversi avvisi pubblici, dopodiché sono stati assegnati i fondi e sono cominciate le azioni che costituiscono il Piano. A questo punto si può effettivamente riunire il Comitato.
Ricordo la composizione del Comitato. Io mi ero preoccupata che non fosse un Comitato eccessivamente appesantito anche in termini numerici, ma non lo è, perché comprende rappresentanti dei seguenti organismi: Dipartimento per le pari opportunità, per le politiche della famiglia, per gli affari regionali, della gioventù, Ministero dell'interno, della difesa, della giustizia, del lavoro, Ministero della salute e dell'istruzione, università e ricerca scientifica, rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali. In totale mi pare che siano una dozzina di persone e non di più.
La sintesi della risposta è che la sequenza è la seguente: prima si varano i progetti, che vengono auspicabilmente portati a compimento, si presentano alcune relazioni sui risultati conseguiti dalla realizzazione di questi progetti e il Comitato, quindi, valuta. Io credo che questo sia un modo di procedere corretto e, quindi, verosimilmente la prima riunione del Comitato si terrà nell'autunno, in modo da trovarci già alla fine del primo Piano e da avere del materiale che può essere sottoposto.
In generale quello del monitoraggio delle politiche è un tema che mi è personalmente molto caro, perché io credo che noi dobbiamo non solo stabilire alcuni programmi, ma verificare anche se funzionano o no.
Questo monitoraggio, io credo, in qualunque campo si svolga, deve essere effettuato il più possibile con metodologie scientifiche, cioè con metodologie basate non su opinioni e magari su pregiudizi, ma su un'analisi seria dei dati. Anche in questo caso sarà mia cura assicurarmi che il monitoraggio sia svolto non basandoci su giudizi qualitativi o su valutazioni estemporanee, ma su analisi dei dati che discendono dai progetti realizzati. Questa è l'altra considerazione che volevo svolgere a proposito del monitoraggio.
Un'altra domanda, sempre dell'onorevole Murer, la quale ha formulato diversi quesiti, è in realtà una raccomandazione volta a ricostituire un fondo nazionale e a sensibilizzare tutto il Governo sull'opportunità che non si riducano le risorse, non solo quelle statali, ma anche quelle che regioni e comuni possono destinare alle azioni contro la violenza.
Posso affermare che nessun ministro si deve sottrarre alla seria analisi della spesa, ossia alla spending review, alla quale siamo tutti soggetti e, quindi, tutti devono compiere per tutte le attività di cui sono responsabili una seria analisi di come le risorse, che sono risorse della collettività, vengono spese.
Mentre io condivido l'esigenza di raccomandare che le risorse non siano sacrificate, perché l'obiettivo del contrasto alla violenza è importante, non escludo, anzi vorrei qui esprimere il mio personale impegno a verificare che, anche se nell'ammontare complessivo della spesa pubblica queste possono sembrare inezie, ci sia un'efficace uso di tali risorse.
In particolare non esprimo giudizi di alcun tipo, anche perché, come ho ricordato, il


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monitoraggio deve essere ancora svolto. Vorrei, però, che si comprendesse e che voi comprendeste come sia mia intenzione il fatto che noi non dobbiamo mai assumere un atteggiamento di distribuzione di fondi «a pioggia o a pioggerella», perché non ci sono molte risorse da destinare e, quindi, al massimo sono «pioggerella».
Le risorse vanno focalizzate laddove l'attesa di risultati è maggiore. In questo senso noi non dobbiamo avere un'attenzione a criteri diversi da quelli della bontà del progetto, il merito del progetto stesso e la correlazione stretta tra risorse impiegate e obiettivi attesi.
Quando gli obiettivi sono indicati in maniera molto generica e le motivazioni sono citate, ma espresse in termini assolutamente generici, io credo che queste siano non buone premesse per usare fondi pubblici.
Questo è, dunque, un mio impegno. Cercherò di mantenerlo.
Per quanto riguarda i fondi, proprio un esame delle risorse ha portato a individuare 1.500.000 euro disponibili, che potranno essere destinati per circa 1.000.000 a finanziare progetti presentati dai comuni, fondi che sono già destinati, e per 500.000 euro potrebbero essere collocati su progetti che non sono stati valutati positivamente nel primo esame, ma soltanto per una carenza di risorse, in quanto queste sono risorse trovate ex post e, quindi, sono risorse nuove, che possono essere destinate a progetti buoni, che erano stati esclusi per vincoli di bilancio.
Ci sarà poi un altro milione di euro, di cui dobbiamo ancora decidere la collocazione, che sarà probabilmente decisa mediante avviso pubblico.
L'onorevole Bossa chiede perché il ministero abbia revocato, il 24 aprile di quest'anno, la procedura per la concessione dei contributi per le politiche a favore delle pari opportunità di genere, la cui scadenza era prevista per il 15 agosto di quest'anno.
Noi abbiamo assegnato alcuni fondi. I fondi totali sono 1.200.000 euro. Di questi, sono stati assegnati 1.097.000 euro. Restano 150.000 euro, che sono stati in effetti sospesi dalla sessione di agosto proprio perché si è capito che ci poteva essere il rischio di una distribuzione un po' a pioggerella. L'idea è di conservare questi 150.000 euro e di focalizzarli su progetti che abbiano maggiori risultati attesi.
Infine, l'onorevole Binetti auspica che la firma avvenga prima dell'incontro a Tirana tra il Parlamento albanese e l'Assemblea parlamentare, auspicio che condivido pienamente e che cercherò di fare in modo che si traduca in realtà.
Da ultime ci sono le considerazioni dell'onorevole Mosella. Mi trovano interamente d'accordo e mi fa piacere anche che lei abbia affermato che la questione della violenza contro le donne è una questione che riguarda, e vorrei sottolinearlo, uomini e donne tutti, qualunque cosa facciano, qualunque occupazione abbiano, da qualunque regione provengano e qualunque professione svolgano.
Condivido la sua attenzione sul tema della formazione. Lei ha parlato di azione e lavoro diffuso, capillare e continuativo e questo ci deve essere in tutti noi. La settimana contro la violenza è un'idea. Può essere svolta, ma serve a sensibilizzare. Non può essere un toccasana, perché l'atteggiamento, ha ragione lei, deve essere continuativo, diffuso e capillare, magari con iniziative concentrate laddove il rischio di violenza è maggiore. Condivido totalmente.
Avevo parlato già l'altra volta della formazione delle Forze dell'ordine. Credo che questa sia importante, l'azione in tal senso procede, così come anche la formazione del personale medico. Lei ha parlato di mancanza a volte di sensibilità, ma io spero che si tratti solo di episodi, perché mi auguro che il personale medico e paramedico, in effetti, abbia questa sensibilità. In ogni caso tutte queste sono azioni sulle quali non posso che sentirmi totalmente in sintonia con quanto da lei affermato.
Considerato che lei ha parlato da uomo, colgo l'occasione, come ministro competente anche in materia di pari opportunità, per discutere di una notizia che mi è dispiaciuto leggere stamattina. Non c'entra con la violenza, ma comunque non è una situazione carina. Mi riferisco all'articolo «Sicilia: la


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carica dei dodici candidati per il dopo Lombardo». Non ho le foto, ma i candidati sono tutti maschi.
È un segno di arretratezza della politica esprimere soltanto candidati uomini. Lasciatemelo affermare, come ministro delle pari opportunità. Quando ho visto stamattina tutta questa sequenza di fotografie di candidati sul Corriere della Sera, ho pensato che non sia una buona premessa per il rinnovamento della politica e, quindi, vorrei invitare alcune siciliane di valore, e ce ne sono sicuramente molte, a candidarsi e a contendere la posizione ai colleghi maschi.

PRESIDENTE. Grazie. Io mi sento coinvolto, signor Ministro, in prima persona, essendo un siciliano, però io stesso osservo che facciamo fatica a trovare candidate che si presentino alle elezioni regionali, lo rilevo sinceramente. Non è facile.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Rivolgiamo loro un'esortazione comune.

PRESIDENTE. Avendo io esercitato la professione di ginecologo, dovrebbe venirmi un tantino più facile, mi consenta la battuta, però l'ho notato anch'io stamattina. L'ultima battaglia elettorale che è stata condotta nella campagna elettorale scorsa, tuttavia, aveva visto protagonista l'onorevole Anna Finocchiaro. Speriamo che, anche in quest'occasione, si creino le condizioni per presentare candidature di donne dall'una o dall'altra parte.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Possiamo, io credo, rivolgere un'esortazione comune, se voi ritenete, perché si ponga rimedio con alcune candidature di valore a questa situazione troppo sbilanciata.

PRESIDENTE. Signora ministro, faremo rilevare la sua esortazione e anzi penso che la Commissione la farà sua, spingendo anche in Sicilia alla candidatura per la presidenza di almeno una donna.

PAOLA BINETTI. Ministro, intervengo a margine nel dibattito per evidenziare la necessità per cui anche nella legge elettorale in corso di esame, tra premio di maggioranza e collegio uninominale, si sentisse parlare un po' di più - a me non piace l'espressione uguaglianza di genere per una serie di ragioni - della presenza del femminile all'interno della capacità di rinnovare la politica. Se si sentisse questa come un'istanza molto attenta, ciò che il ministro rivendica può essere l'occasione per stimolare il dibattito generale.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro e i parlamentari. Terremo il prossimo dibattito sulla possibilità di rinnovare la politica in senso femminile.

PAOLA BINETTI. Considerato che siamo in pochi, mi lasci aggiungere un'ulteriore considerazione: le sembra ragionevole che tutti quelli che discutono di legge elettorale, che siano di destra, di sinistra o di centro, siano tutti uomini? Sta in questo il bias.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. È vero, onorevole Binetti, non potrei essere più d'accordo con lei.

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,35.

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