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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XIII
4.
Giovedì 22 gennaio 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, sulla politica legislativa del Governo in materia di agricoltura (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Russo Paolo, Presidente ... 3 9 11 13 14 16 19 28 31
Agostini Luciano (PD) ... 18
Beccalossi Viviana (PdL) ... 14
Bellotti Luca (PdL) ... 17
Brugger Siegfried (Misto-Min. ling.) ... 13
Carra Marco (PD) ... 23
Cenni Susanna (PD) ... 19
Dal Moro Gian Pietro (PD) ... 22
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 13
Dima Giovanni (PdL) ... 24
Fiorio Massimo (PD) ... 21
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 14
Nola Carlo (PdL) ... 20
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 9 11
Sani Luca (PD) ... 26
Servodio Giuseppina (PD) ... 16
Zucchi Angelo (PD) ... 25
Zaia Luca, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 3 10 11 28
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 22 gennaio 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, sulla politica legislativa del Governo in materia di agricoltura.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, sulla politica legislativa del Governo in materia di agricoltura.
Nel ringraziare il Ministro Zaia per aver accolto tempestivamente la richiesta della Commissione e prima di cedergli la parola, ricordo che al suo intervento faranno seguito le domande dei deputati e, quindi, eventualmente l'ulteriore replica del Ministro.
Desidero, altresì, ricordare la ragione ultima per la quale la nostra Commissione ha unanimemente ritenuto di dover chiedere al Ministro di partecipare all'odierna audizione. La Commissione ha lavorato, sin dalla sua costituzione, con uno spirito non unanimistico, ma certamente unitario, guardando al merito dei problemi anche quando essi si prospettavano in una lettura articolata, diversa e complessa.
In modo particolare, la conversione dell'ultimo provvedimento che riguardava direttamente l'agricoltura ha consentito alla nostra Commissione un lavoro approfondito e attento, che ha coinvolto tutti i gruppi parlamentari e tutti i colleghi di questa Commissione non nel sollecitare questioni distinte, bensì nel sollecitare insieme questioni che hanno poi trovato qualche risposta esattamente in quel provvedimento.
Devo ricordare a me stesso che alcune altre questioni erano rimaste in sospeso e, riguardo ad esse, tutti insieme avevamo assunto l'impegno politico di affrontarle in una prossima occasione. Mi riferisco alla vicenda delle cooperative, che era stata sollecitata, ma anche a quella delle aziende sarde, all'ICI agricola e a tante altre questioni rimaste sospese che, comunemente, avevamo ritenuto dovessero essere oggetto di ulteriore attenzione. Insomma, si è svolto un lavoro proficuo e comune.
Ci siamo ritrovati, all'indomani della pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, un ulteriore provvedimento che ha cancellato - personalmente avevo aggiunto un'espressione forte e impropria, che immediatamente ritiro, vale a dire «inopinatamente» - alcune norme che avevamo creduto importanti e che, soprattutto, erano a suggello di quel clima non di armonia, ma di proficuo lavoro svolto all'interno di questa Commissione.
Anche per queste ragioni ci fa piacere ascoltare quest'oggi il Ministro Zaia, al quale do la parola.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor presidente, sono io che ringrazio lei e tutti i componenti della Commissione per la convocazione.


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Confermo e riprendo quello che lei ha detto: forse questa è una delle pochissime realtà delle Commissioni dove si lavora fianco a fianco. Sono qui anche per suggellare e riconfermare il grande impegno prestato in maniera trasversale, nonché per ringraziare per quanto è accaduto a fine anno relativamente al decreto-legge n. 171, che è stato convertito in legge, e che ha visto un grande lavoro da parte della Commissione, sia da parte della maggioranza, che della minoranza, che hanno operato in maniera proficua e propositiva.
Posso garantire che vogliamo rispettare quel lavoro fino in fondo. I giorni successivi alla conversione in legge del decreto e, quindi, alle vicende che voi conoscete - cioè l'abrogazione di questi due articoli del decreto - sono stati molto concitati, dal momento che abbiamo cercato di giustificare le nostre coperture. In seguito, darò lettura di una memoria che abbiamo scritto.
Abbiamo voluto ricordare, in più occasioni, che i canoni ricognitori, e quindi tutta la vicenda delle cooperative e delle imprese della pesca, così come quella dei contenziosi INPS delle cooperative, sono per noi ancora oggi strategici. Prova ne sia che, nella lettura del documento che ho preparato e che vi consegnerò, prospetto una soluzione che dovrebbe assicurarci una totale tranquillità nelle prossime giornate: il reperimento di forme alternative di copertura finanziaria che diano rassicurazione ai responsabili del bilancio dello Stato del fatto che queste parti del decreto siano da riconfermare.
Ho cercato di far stilare una relazione - ringrazio i miei uffici per aver interpretato a pieno le mie volontà - rispetto ai canoni concessori e al contenzioso delle cooperative agricole. Sempre nella relazione ho voluto parlarvi delle vicende che abbiamo in piedi: l'etichettatura, la scadenza SCAU (Servizio contributi agricoli unificati), quindi la previdenza agricola al 30 marzo, le denominazioni, il Piano irriguo nazionale e quant'altro.
Darei lettura del documento, che non è particolarmente lungo, dichiarandomi a vostra disposizione per eventuali approfondimenti.
Gentili commissari, come è a voi noto, il decreto legge 30 dicembre 2008, n. 207 (il cosiddetto decreto proroga termini), tuttora all'esame dell'altro ramo del Parlamento, all'articolo 22, comma 2, ha previsto l'abrogazione degli articoli 4-quater e 4-septies-decies del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205.
La prima norma detta disposizioni in materia di canoni concessori per le attività di pesca e acquacoltura, la seconda reca l'interpretazione autentica dell'articolo 2, comma 506, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, in materia di contenzioso tra cooperative agricole e INPS. Si tratta di due norme che, secondo il Ministero dell'economia e delle finanze e contrariamente a quanto sostenuto dal Parlamento, recherebbero oneri a carico del bilancio dello Stato.
In ordine a ciò, ritengo opportuno informare la Commissione, come vi ho anticipato prima, che ho chiesto l'autorizzazione a presentare presso la competente Commissione affari costituzionali del Senato della Repubblica un apposito emendamento con il quale le norme in questione vengono riproposte dotate di una copertura finanziaria che consenta di tener conto di eventuali minimi oneri derivanti dalla loro attuazione. Quindi con questo dovremo chiudere questa partita.
Va, infatti, precisato che si tratta di norme che incidono su situazioni che, comunque, non avrebbero prodotto alcun gettito per l'Erario, come di seguito illustrato.
Passo ora alla lettura in maniera didascalica del documento, che lascerò a disposizione della Commissione e che è facilmente leggibile.
La disposizione in materia di canoni concessori per le attività di pesca e acquacoltura, ripropone l'applicazione del canone a titolo ricognitorio previsto dall'articolo 48, secondo comma, lettera e),


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del testo unico delle leggi sulla pesca, (regio decreto n. 1604 del 1931) anche alle concessioni di aree del demanio marittimo e del mare territoriale rilasciate a imprese che allevano pesci, molluschi, alghe e crostacei, anche ai fini della realizzazione di manufatti per il conferimento, il mantenimento, la depurazione, l'eventuale trasformazione e la prima commercializzazione del prodotto allevato dalle stesse imprese. Le predette disposizioni si applicano con efficacia retroattiva a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo 26 maggio 2004, n. 154. La questione è stata più volte sollevata in Parlamento in quanto l'applicazione del canone ricognitorio - voi lo sapete meglio di me - è già riconosciuta alle cooperative ed ai consorzi di pescatori, ma nella norma del 1931, e sottolineo 1931, non era stata prevista l'attuazione per le imprese non cooperative: si tratta, peraltro, di una discriminazione da tempo contestata e che sinora non ha prodotto gettito per l'Erario in quanto le imprese concessionarie hanno contestato l'applicazione di canoni imposti dal demanio, avviando contenziosi ripetuti. Inoltre, l'estensione alle imprese singole avrebbe ricadute positive anche sul demanio, in quanto come contropartita del canone ricognitorio le imprese si assumerebbero l'obbligo di rimborsare o pagare le imposte e sovrimposte ed ogni altro tributo o contributo fondiario o consorziale in quanto dovuti, nonché l'obbligo della manutenzione ordinaria e straordinaria dei fabbricati. La norma è stata valutata senza oneri aggiuntivi dalle due Commissioni bilancio del Parlamento in base alle suddette considerazioni: tuttavia, in virtù di eventuali, quanto non quantificabili oneri, visto che dall'attuale situazione da anni il gettito per l'Erario per tali canoni è di fatto prossimo allo zero, l'applicazione della norma viene limitata al 31 dicembre 2009 con la copertura di due milioni di euro per tali eventuali oneri.
La norma riguardante l'interpretazione autentica dell'articolo 2, comma 506, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, in materia di contenzioso tra cooperative agricole e INPS (questo è il secondo punto abrogato), autorizza il predetto istituto a definire il contenzioso sorto a seguito dell'articolo 44 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, con le cooperative agricole, anche con quelle cooperative il cui contenzioso è stato oggetto di giudicato. Va ricordato che l'articolo 2, comma 506, della legge n. 244 del 2007 ha autorizzato l'INPS a definire in via stragiudiziale i predetti contenziosi, «a condizione che i soggetti opponenti si impegnino al pagamento dei contributi oggetto di contenzioso nella misura del 100 per cento, senza il pagamento delle eventuali sanzioni, con possibilità di rateizzazione fino a venti rate annuali con versamento degli interessi legali.». Questo è il punto focale di tutta la vicenda.
Essendo sorta la questione se la norma si applicasse anche alle cooperative il cui contenzioso era stato definito, il decreto-legge n. 171 del 2008 aveva chiarito che la possibilità per l'INPS riguarda anche i contenziosi definiti. Va chiarito che già la norma generale (articolo 2, comma 506, legge n. 244 del 2007) era stata riconosciuta senza oneri in quanto le cooperative effettuano la transazione pagando il 100 per cento dei contributi (quindi la transazione è solo sulle sanzioni!), mentre se vogliono rateizzare devono pagare gli interessi legali. Quindi se fanno le venti rate, si pagano gli interessi oltre il 100 per cento del capitale, definiamolo così. Non si comprende, quindi, in che modo la norma sia foriera di minor gettito.
Voglio anche sottolineare che queste considerazioni che ho fatto scrivere perché restino a verbale sono anche le considerazioni che ho fatto il 22, il 23, alla vigilia di Natale, dopo Natale. Tra l'altro devo anche dichiarare la totale e piena disponibilità da parte del segretario generale del Quirinale, dottor Marra, che comunque ha tenuto anche contatti per cercare di trovare la «quadra» su tutta questa vicenda.
Inoltre, si deve evidenziare che l'articolo 4-septies-decies del decreto-legge n. 171 del 2008, nell'interpretare autenticamente il termine «contenzioso» contenuto nell'articolo 2, comma 506, della


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finanziaria 2008, non lo estende indifferentemente a tutti i contenziosi conclusi con sentenza passata in giudicato, bensì ai soli contenziosi «per i quali le procedure di recupero siano state avviate o siano ancora da avviare da parte dell'Istituto nazionale della previdenza sociale».
Poiché la norma fa espresso (ed esclusivo) riferimento alle «procedure di recupero (...) avviate o (...) ancora da avviare», sembra chiaramente da una parte riferirsi ai soli soggetti che ancora sono «debitori» verso l'INPS, e dall'altra escludere dalla sua portata estensiva i soggetti che hanno già pagato e che non hanno transato con l'Istituto. Per togliere ogni dubbio circa l'impossibilità per i contenziosi passati in giudicato di avvalersi del credito d'imposta riconosciuto ai soggetti opponenti che, in pendenza di giudizio, abbiano già anticipato il pagamento all'INPS dei contributi oggetto di contenzioso, l'emendamento predisposto chiarisce l'inapplicabilità ai contenziosi in giudicato dell'ultimo periodo del comma 506 dell'articolo 2 della legge finanziaria 2008. Pur apparendo, quindi, evidente il carattere non oneroso della norma, viene prevista per l'anno 2009 una copertura di due milioni di euro a compensazione di un eventuale - e sottolineo eventuale - minor gettito per l'INPS derivante dal calcolo di interessi per sanzioni dovute e che verranno riscosse a seguito della transazione. La copertura degli oneri per l'attuazione delle due disposizioni, pari a 4,9 milioni di euro, viene reperita attraverso riduzione del contingente di biodiesel agevolato per l'anno 2009, previsto dall'articolo 22-bis del decreto legislativo n. 504 del 1995. Va ricordato, infatti, che per ogni 3.500 tonnellate di biodiesel in accisa ridotta, vi è un onere di un milione di euro. La riduzione di 17.150 tonnellate (da 243 mila a 225.850 tonnellate) determina così una minore spesa per 4,9 milioni di euro per l'anno 2009. Tale modalità di copertura, peraltro, è stata già approvata dal Parlamento in sede di esame del decreto-legge n. 171 del 2008 e valutata positivamente dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati.
Sempre in tema previdenziale, mi preme ricordare che con l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 171 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 205 del 2008, sono state prorogate al 31 marzo 2009 (altro aspetto previdenziale del decreto) le ulteriori agevolazioni previdenziali recate dalla legge n. 81 del 2006 - praticamente lo SCAU - per le zone svantaggiate e particolarmente svantaggiate. In questa sede, ribadisco il mio impegno nel cercare una soluzione che allunghi almeno a tutto il 2009 tali agevolazioni, auspicando che anche questa Commissione possa affrontare la questione con apposite iniziative parlamentari.
Rispetto a tale questione, immagino che molto probabilmente un grosso elemento puntuale di discussione potrà diventare, e sarà inevitabile, il decreto sul latte che andremo a convertire, perché rappresenterà comunque, da un punto di vista temporale, l'ultima occasione per metter mano allo SCAU, a tutto quello che è la previdenza agricola e a tutte queste agevolazioni.
Per quanto più in generale attiene al programma legislativo in materia di agricoltura posso confermare che, per quanto concerne la Politica agricola comune, il Governo adotterà quanto prima un decreto-legge di importanza rilevante. Il predetto decreto prevede, in primo luogo, l'attribuzione ai produttori delle quote negoziate a livello comunitario.
Leggerete su questo la documentazione che ho consegnato; riassumendo «a braccio» posso dire che abbiamo oggi un contingente da distribuire di 840 mila tonnellate di latte ed abbiamo un decreto, che di fatto è già abbozzato e che conto di portare al Consiglio dei ministri venerdì' 30 gennaio che per altro rappresenta il termine ultimo di presentazione, considerato che i sessanta giorni della conversione ci portano a inizio campagna di produzione 2009-2010. Sarà un decreto che, come ho avuto modo di dirvi in più occasioni, cercherà di distribuire in maniera puntuale le quote e di risolvere diversi problemi: mi riferisco al taglio della quota B, alla vicenda degli affittuari,


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alla vicenda centrale dei non titolari di quota che hanno superproduzione e non compensano, e sono quindi titolari di multe.
La prima finalità è quella di non aumentare la produzione nazionale. Noi abbiamo una produzione di 10 milioni 800 mila tonnellate e, viste le condizioni di mercato, il grande obiettivo è quello di riuscire a distribuire 840 mila tonnellate di latte e non aumentare la produzione. Sapete che si chiudono contratti a 0,30-0,31 in queste ore, che il prezzo del latte sta precipitando e che la vera preoccupazione è il mercato e, ancor più, per il futuro saranno le misure di accompagnamento.
Ebbene, noi abbiamo incontrato il commissario Fischer Boel, cui abbiamo chiesto nuovamente misure di sostegno; le sta chiedendo quella parte del Consiglio dei ministri in Europa che rappresenta la vera produzione di latte a livello europeo.
Vi annuncio, inoltre, che al commissario abbiamo anche chiesto di aiutarci, nell'ambito del sostegno all'export, per il Grana padano, per il Parmigiano reggiano, per il Provolone e per il Pecorino romano. In queste ore, si sta giocando la partita dei sostegni all'export e, considerato che non abbiamo più l'ammasso privato, dal momento che l'Unione europea lo ha cancellato, dobbiamo farci dare una mano sul fronte delle restituzioni. In particolar modo, abbiamo chiesto al commissario di darci una mano, se ci riesce - ma il commissario sostiene che sarà molto difficile - a incentivare maggiormente le restituzioni, e quindi il sostegno all'export, nei confronti degli Stati Uniti.
Dal punto di vista commerciale ricordo che il settore lattiero-caseario fattura circa 6 miliardi di euro e che esportiamo il 22 per cento della produzione. Quando parliamo di lattiero-caseario, sappiamo che il nostro primo cliente è la Francia - che fa parte del mercato europeo, quindi non ci crea problemi - mentre il secondo cliente extra UE è rappresentato dagli Stati Uniti.
Stiamo cercando, dunque, di scrivere e di chiudere questo decreto. Non sono in grado di definirlo puntualmente, dal momento che siamo in fase di negoziato comunitario. Abbiamo capito tutti che, fra le tante cose sulle quali vogliamo ragionare, stiamo ragionando di una rateizzazione e direi che essa è il punto cruciale di confronto a livello di negoziato comunitario.
Ricordo che quando parliamo di latte, parliamo di OCM, di Europa, di aiuti di Stato e di uno sgangheratissimo negoziato che si è tenuto 25 anni fa a livello comunitario e che ci ha visto pagare 4 miliardi di euro di multe, dei quali 1 miliardo 850 milioni incombono tuttora sulle nostre aziende agricole. Soprattutto, esso ci ha visto perdere indirettamente - e questo è un dato che posso fornirvi ufficialmente, peraltro stiamo preparando uno studio su questo tema che in seguito vi farò avere - almeno 9 miliardi di euro nei negoziati. Mi riferisco, cioè, a tutti i negoziati nei quali siamo stati presenti con una zavorra, dovuta al fatto che l'Italia si presentava sempre con questo peccato originale della non soluzione, o meglio del fatto di non aver mai affrontato il tema del latte.
Risolvere il tema del latte non significa soltanto garantire la pace sociale e girare pagina, ma anche poter andare in Europa a testa alta e non sentirci più dire, ad ogni Consiglio dei ministri, «parlate proprio voi che sul latte avete un tale caos e non siete stati in grado neanche di contare le vacche». Questi sono i termini della discussione. Direi che sul latte possiamo darci appuntamento a venerdì e, successivamente, in Aula per la conversione e la discussione del decreto.
Per quanto attiene alle politiche per lo sviluppo e il sostegno alla competitività delle filiere agroalimentari, si sottolinea prima di tutto l'importanza strategica del disegno di legge n. 171 recante «Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare». Tale provvedimento tocca alcuni nodi fondamentali per sostenere, in questa fase di crisi economica internazionale, il rilancio degli investimenti delle imprese, la competitività e la tutela della trasparenza dei consumatori. In particolare con l'estensione


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dell'operatività dei nuovi contratti di filiera al centro-nord si può consentire il rilancio degli investimenti per la qualità e l'integrazione della filiera, sfruttando al meglio le risorse disponibili per il settore agroalimentare da parte della Cassa depositi e prestiti e del FAS. Questo intervento risulta fondamentale anche per sostenere il processo di riorganizzazione di quelle filiere che sono oggetto di crisi ripetute di mercato legate in larga parte ai limiti strutturali.
Occorre ricordare che c'è la partita - fra l'altro, ho visto che ci sono anche degli emendamenti in discussione - relativa alle biomasse e a quello che abbiamo inserito nel decreto n. 171, i famosi impianti di produzione diffusa di energia, quelli sotto il megawatt e con i 28 centesimi di euro per kilowattora prodotto.
Voglio ricordare che in discussione abbiamo un altro punto importante; tra l'altro ho visto che ieri è stato anche presentato un disegno di legge. Mi riferisco alla questione dell'etichettatura, vale a dire dell'origine obbligatoria in etichetta, per la quale abbiamo novanta giorni di tempo di negoziato comunitario. Abbiamo portato questo disegno di legge in Consiglio dei ministri - non chiedetemi la data perché non la ricordo - e adesso siamo in fase di negoziato. Questa è l'occasione per ricordare che, in una partita dove discutiamo spesso di made in Italy e di necessità di difendere la produzione dei nostri agricoltori, abbiamo la volontà di fare in modo che questi 24 miliardi di euro di fatturato che ci dà il made in Italy - fra l'altro quest'anno con un incremento dell'export del 13 per cento - siano tutelati fino in fondo.
Ho ricordato in più occasioni un dato secondo il quale, su dieci prodotti sul mercato internazionale dichiarati made in Italy, solo uno lo è effettivamente. Allora, l'etichettatura obbligatoria per noi, e non volontaria, ossia l'origine obbligatoria in etichetta e, quindi, l'origine prevalente, come l'abbiamo definita nel decreto, attuata filiera per filiera - diciamolo, visto che molti cittadini ci ascolteranno o avranno conto di questa audizione - significherà dare tranquillità al consumatore e tutela al produttore.
Abbiamo l'esempio lungimirante dell'olio. Vi annuncio che, per l'olio, l'origine obbligatoria in etichetta dovrebbe - incrociamo le dita - essere realtà e sarà questione di qualche giorno, o al più di una settimana. Non è merito mio, perché questa attività è stata svolta dal mio predecessore. Io ho seguito l'alveo tracciato dall'ex Ministro De Castro.
Questo rappresenta un grande spartiacque, in un contesto come quello nazionale dove, comunque, le importazioni di olio dalla Tunisia, dal nord Africa, dalla Grecia e dalla Spagna pesano moltissimo sul commercio dell'olio extravergine di oliva, peraltro pagato pochissimo.
Ho incontrato i produttori pugliesi in una visita lampo e mi hanno detto che l'olio viene pagato all'ingrosso 2,80 euro al chilo. Questo significa la fine. Tant'è vero che, nell'operazione «tolleranza zero», io ho detto - e ci tengo che questa mia dichiarazione resti a verbale - all'ICQ, al Corpo forestale, ai Carabinieri e via dicendo che, se dopo tre mesi non riusciamo ancora ad attuare sequestri in mare (ne abbiamo fatto soltanto uno importante, in Veneto, di olio destinato alla Puglia, che è stato, comunque, un bel sequestro), a questo punto dobbiamo controllare gli scaffali dei punti vendita e procedere ai sequestri in base ai prezzi. Dopodiché, effettueremo i campionamenti e le verifiche chimico-fisiche di questi oli.
Che ci siano oli extravergine di oliva - e dobbiamo dirlo ai cittadini - dichiarati italiani e venduti a 3 euro, a 3,50- 3,90 euro il litro significa che non si tratta di olio extravergine di oliva delle nostre aziende agricole. Quindi, dobbiamo fare in modo che queste frodi non si ripetano.
Sulla partita dell'etichettatura si gioca gran parte della nostra attività: stiamo investendo su un prodotto, lo stiamo qualificando, effettuiamo ricerca e innovazione e stiamo legiferando in maniera tale che questo prodotto sia sempre più di qualità, ma non riusciamo a difenderlo sul mercato. Adesso ci sono anche dei progetti


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di tracciabilità, è stata avanzata l'idea di un bollino. Insomma, sono in corso tante discussioni. Tuttavia, sono convinto che, nel momento in cui ci presentiamo alla comunità internazionale con 174 DOP e IGP, dietro le quali ci sono dei disciplinari e dei consorzi di tutela, sarà necessario fare con questi ultimi un grande lavoro, come abbiamo già dimostrato di saper fare in molti casi. Penso, ad esempio, al caso del Brunello di Montalcino DOCG, la cui vicenda si è risolta con la tutela di questo vino, o ad altri esempi del genere. Con i consorzi, quindi, è necessario compiere questo percorso insieme.
Non posso non spendere due parole sul tema del biologico. L'Italia è il primo produttore in Europa di biologico, il quarto al mondo. Il biologico è un settore che quest'anno è cresciuto del 10 per cento in quantità e dell'11 per cento in valore; i prodotti per l'infanzia crescono del 36 per cento nel biologico; abbiamo 25 enti di certificazione. Anche in questo settore, però, dobbiamo fare un ragionamento più approfondito, perché non possiamo permetterci che ci sia sul mercato del biologico che non è veramente tale. Ho affidato questo mandato al Corpo forestale e all'ICQ, in maniera tale che si facciano dei controlli approfonditi e definiti in maniera appropriata.
Per quanto riguarda l'OCM vino, sapete che per la procedura semplificata è stata fissata la data del 1o agosto. È in piedi, inoltre, la partita delle DOP e delle IGP. Dobbiamo, però, dire subito che le nostre denominazioni restano (ne abbiamo oltre 500). Questa è, inoltre, l'occasione per ricordare - mi rivolgo a parlamentari presenti sul territorio - che è necessario stimolare le realtà territoriali ad approfittare della procedura semplificata (quindi fino al 1o agosto) per la modifica dei disciplinari, qualora ci interessasse, nella valorizzazione dei vitigni locali, ad esempio, o per sistemare alcune denominazioni.
Vi porto l'esempio del prosecco, che è una delle DOC più importanti a livello nazionale. Si tratta di un vino che porta il nome del vitigno, per cui è un termine che si può utilizzare a livello internazionale: in questo momento, chi pianta una vite di prosecco può imbottigliare vino prosecco e scrivere in etichetta la parola «prosecco». I produttori si sono attivati con la modifica dei disciplinari, istituendo una DOCG prosecco, che fino a questo momento non c'era, e utilizzeranno la procedura semplificata.
Altre pratiche simili si sono avviate in tutta Italia, per cui, se avete dei consorzi di riferimento e dei vini di riferimento, soprattutto nel caso si tratti di vini autoctoni e storicamente riconducibili a dei toponimi, possiamo far sì che essi diventino esclusivi di quei territori e non siano soggetti ad imitazioni a livello internazionale.
Badate, non è una partita da poco: passato il termine del 1o agosto, non ci sarà più la procedura semplificata e ciò significherà confrontarsi per un paio d'anni con l'Europa su un disciplinare e sperare di non avere le incursioni dei nostri colleghi a livello comunitario.
Voglio, inoltre, ricordarvi - apro una parentesi - che tutte queste partite dovranno essere portate avanti e difese anche all'interno del WTO, nel quale fino al 19 gennaio si è seguita la linea sostenuta dagli Stati Uniti, che a noi agricoli non piaceva: la linea, cioè, contraria alle denominazioni e alle tipicità e favorevole, invece, alla standardizzazione delle produzioni, dei gusti, dei palati. È la fine dell'agricoltura dei campanili.
Noi siamo per l'agricoltura del territorio e del tipico. Ci piace che il Presidente Obama, nelle prime tre righe del suo programma agricolo, abbia scritto «dobbiamo difendere innanzitutto la nostra agricoltura». Più avanti, il nuovo Presidente americano parla di tipicità, di difesa del prodotto agricolo, della vita dei contadini sul territorio: questo è in linea con i ragionamenti che abbiamo sempre portato al tavolo dei 153 Paesi del WTO.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Glielo avrà suggerito Berlusconi...

PRESIDENTE. Perché non pensa che sia stato magari direttamente il Ministro Zaia a suggerirglielo...


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LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Noi l'abbiamo detto anzitempo e, comunque, Internet fa magie.
Riprendendo le parole dell'onorevole Oliverio, è importante presentarsi a un tavolo internazionale che stabilisce le regole del mercato per 153 Paesi, dove comunque vi è un partner importante che non ha ogni volta come unica pretesa quella di aprire il dossier e dire: «degli OGM che cosa diciamo?». Dobbiamo parlare anche di tipicità, di rispetto dei disciplinari e della storia dei territori.
Per quanto riguarda l'ippica, il 26 gennaio inizieranno gli «stati generali». Abbiamo una certezza, che però non deve diventare un momento di tranquillità: la quota annuale stabilita in 150, 150, 140, 140 milioni di euro, e avanti così. Insomma, abbiamo questi milioni di euro stabiliti con il prelievo dello 0,7 per cento. Abbiamo la possibilità di compiere un salto di qualità, ma anche l'obbligo di ristrutturare e rifondare l'ippica come hanno fatto i francesi all'inizio degli anni Novanta e come hanno fatto gli Stati Uniti, cercando di riportarla nell'alveo della credibilità.
Si parla - alcune sono leggende metropolitane, altre sono verità - di doping, di malaffare, di delinquenza, ma l'ippica non è tutta così. L'ippica è anche rappresentata da allevatori sani. Abbiamo 60 mila cavalli in allevamento e 5 mila allevamenti a livello nazionale. Abbiamo un patrimonio genetico che ci viene invidiato a livello mondiale. Abbiamo i top price: i migliori prezzi internazionali nelle aste in Gran Bretagna e negli Stati Uniti riguardano tutti cavalli italiani, da galoppo e da trotto. Abbiamo biglietti da visita incredibili. Pensate al fenomeno Varenne, a quello che ha significato come biglietto da visita internazionale.
Pensate che al Grand Prix d'Amerique, che si correrà domenica, abbiamo due cavalli italiani qualificati. Badate, il Grand Prix d'Amerique significa 7 milioni di euro al vincitore, significa sponsorizzazione da parte degli Emirati Arabi, significa una selezione mondiale per portare quindici cavalli - più o meno - a correre. Noi ne abbiamo due: Exploit Caf, forse il miglior cavallo che abbiamo oggi a livello nazionale, e Giuseppe Bi. Ci mancherebbe soltanto di vincere il Grand Prix d'Amerique domenica per dare un buon viatico all'ippica.
Per quanto riguarda gli «stati generali», in questi otto mesi ho ricevuto molte richieste di appuntamento, e ho cercato di ascoltare tutti, rispetto ai desiderata, ai problemi dell'ippica, al doping, all'UNIRELAB, ai premi, ai montepremi, alle provvidenze e quant'altro.
Abbiamo cercato di mettere in fila tutte queste persone, di tenere delle audizioni formali. Vi ricordo che, qualora voleste partecipare, sono aperte al pubblico e, comunque, vi farò consegnare il libro bianco. Peraltro, sono state tutte registrate, in modo tale che ognuno si renda responsabile di ciò che viene a dire. Dopodiché, partirà la costruzione di questo piano strategico (o piano industriale, chiamatelo come volete) che cercherà di inserire criteri di economicità, di ristrutturazione, di economie di scala, di razionalizzazione - in Italia si sta correndo un po' troppo e, in molti casi, si corre anche male - affinché si possa riparlare di ippica in maniera importante, seria e rigorosa.
L'ippica, però, non può - lasciatemelo dire, infine - non ricevere l'aiuto dei media. Parlo della televisione pubblica, parlo delle televisioni in generale, parlo dei giornali. Dico questo perché l'ippica è relegata oggi in Italia - penso alla televisione pubblica - alla messa in diretta di due gran premi nazionali, e lì si chiude la partita. Nel report dello sport non c'è.
Vi ricordo - lo dico veramente con passione - che gli ippodromi sono polmoni verdi all'interno delle città, dove si possono portare i bambini, dove c'è ancora un rapporto con l'animale, dove si possono fare delle passeggiate. Alcuni ippodromi sono veri e propri parchi. Ai cittadini, però, queste realtà spesso sono sconosciute, ma non per colpa loro. A noi, tuttavia, interessa la parte agricola, che è quella dei 60 mila cavalli e dei 5 mila allevamenti.


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Infine, per quanto riguarda l'ICI, c'è il discorso della assoggettabilità dei fabbricati agricoli. Senza che io racconti di nuovo tutta la storia, che conoscete meglio di me, direi che è importante sottolineare che c'è una volontà. Io ho risposto a un'interrogazione dell'onorevole Ruvolo, durante il question time, assicurando che sarebbe stato avviato un tavolo interministeriale, anche perché non è un tema solo nostro.
Voi sapete che il discorso dell'assoggettabilità non è attribuibile a questo o a quel Governo: esso è un processo che è partito tempo addietro e sul quale una sentenza della Cassazione afferma che i fabbricati rurali sono assoggettabili all'ICI. Questo è ciò che ha sancito la Cassazione.
Noi abbiamo in animo di cercare una soluzione. Certo, la partita in entrata nel bilancio dello Stato è piuttosto importante, in quanto si tratta di risorse importanti, ma non escludo che possano esserci degli emendamenti o dei provvedimenti affinché venga data una risposta al problema dell'ICI sui fabbricati rurali.
Chiedo scusa se sono stato un po' scoordinato nell'esposizione, ma ho voluto evitarvi una lettura che immaginavo noiosa.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Semmai la parte scoordinata, conoscendo la sua sensibilità, è stata quella letta, mentre quella più coordinata è stata quella diretta e appassionata.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. In ogni caso, lascio il testo a disposizione della Commissione.

PRESIDENTE. Dobbiamo organizzarci per fare in modo che i colleghi possano intervenire e per lasciare al Ministro un tempo ragionevole per un'eventuale replica.
Immaginando di interpretare il vostro pensiero, riterrei opportuno prevedere un intervento per gruppo e quindi dare a tutti i colleghi la possibilità di intervenire, come è naturale che sia, chiedendo loro di non esporre valutazioni, ma di porre domande specifiche. In questo modo possiamo lasciare ai gruppi la possibilità di fare una valutazione di tipo politico e, al tempo stesso, consentire a tutti di intervenire sulle singole questioni da sottoporre al Ministro.
Non vedo cenni di dissenso, dunque immagino di poter procedere nel senso indicato.
Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Ringrazio la presidenza e il Ministro per aver promosso l'incontro di oggi e per la celerità con la quale esso si è svolto.
Riconosco che l'analisi portata dal Ministro è abbastanza organica e completa; tuttavia, signor Ministro, oggi dovremmo innanzitutto affrontare, a livello preliminare, il problema riguardante il rapporto tra i parlamentari, la Commissione, l'Aula e il suo Ministero. Probabilmente è semplice parlare di tutto, come ha fatto oggi e come ha fatto anche nel corso della prima audizione svoltasi in questa Commissione. Noi, però, abbiamo chiesto questo incontro perché ci siamo impegnati - dimostrando con ciò un grandissimo senso di responsabilità, come opposizione - affinché il decreto sull'agroalimentare fosse convertito in legge e l'abbiamo fatto impegnando tutti i gruppi parlamentari.
Eravamo e siamo tuttora convinti che l'agricoltura debba essere posta al centro dell'attenzione non solo del Ministero, ma di tutto il Parlamento. Per questa ragione, ci siamo impegnati tutti affinché il decreto venisse convertito in legge. Il decreto, lo ricordo brevemente, prevedeva diverse misure e l'intesa di tutta la Commissione e del Parlamento consisteva nel fatto che la legge di conversione contenesse alcune misure che, in effetti, come si è fatto anche qui intendere, sono saltate. Mi riferisco all'INPS per le cooperative, al canone ricognitorio, al rilancio dell'internazionalizzazione con la diminuzione dei fondi per il credito di imposta alle imprese operanti all'estero. Poi c'è il punto relativo alla possibilità delle fusioni delle cooperative, riconoscendo loro dei vantaggi.


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Ebbene, i primi tre punti sono saltati perché nel decreto «milleproroghe» non c'è stato nessun segno in questa direzione; anzi, queste norme sono state abrogate. E questo avveniva nella stessa giornata in cui veniva promulgata la legge. Insomma, il decreto praticamente ha abrogato delle norme appena promulgate.
Sull'altro aspetto relativo alle fusioni, sul quale lei si era impegnato, coinvolgendo anche il presidente della Commissione bilancio, non c'è stato nessun cenno, signor Ministro. Lo ripeto, abbiamo coinvolto anche il presidente della Commissione bilancio, ma dopo quell'incontro non c'è stato nessun segnale. C'è stata una latitanza politica incredibile. I quattro punti che ho richiamato sono saltati e, comunque, abbiamo continuato a mostrare senso di responsabilità al riguardo.
Lei, signor Ministro, ci deve dire come vuole risolvere la questione. Non può chiederci una contrattazione sulle quote latte, riportando quello che era già stato contrattato prima, ossia quelle norme che riguardano il rilancio dell'agricoltura. Lei deve dare un segnale: non è un obbligo, ma a mio avviso anche per lei è più giusto e opportuno che queste norme vengano reinserite nel decreto «milleproroghe». Anzi, bisognerebbe cancellare le norme che hanno modificato la legge approvata dal Parlamento. La forza che avrà il Ministero delle politiche agricole e che avrà lei si vedrà anche da questo. Altrimenti, ci vedremo costretti a convocare alle nostre audizioni non il Ministro Zaia, nei confronti del quale nutriamo grande fiducia e rispetto, bensì il Ministro Tremonti. Infatti, se per capire come muoverci dobbiamo coinvolgere il Ministro Tremonti, allora è meglio che venga il titolare, non il sostituto.
Vi è anche un altro problema, signor Ministro. Le norme che sono state cancellate non implicavano risorse incredibilmente alte, come lei ben sa, ma piccole risorse, che lei sta quantificando complessivamente in 4 milioni di euro. E per 4 milioni di euro facciamo saltare tutto l'impianto di una legge che avrebbe dovuto servire al rilancio del sistema agroalimentare?
Abbiamo sempre ripetuto che «le nozze non si fanno con i fichi secchi», signor Ministro. È un problema che spesso i nostri contadini sollevano. Lei deve risolvere il problema prima che venga promulgato il decreto riguardante le quote latte. Diversamente, ognuno di noi sarebbe libero di formulare cattivi pensieri su questa vicenda, e noi non vogliamo che accada. Vogliamo soltanto credere a quello che lei dice e al suo impegno, ma dobbiamo fare in modo che venga prima risolto il problema dell'abrogazione di queste norme, sulle quali c'era l'intesa di tutti.
Non difendo la posizione del gruppo del Partito Democratico, ma la posizione dell'intera Commissione. Altrimenti, si incide anche sulla possibilità di avere rapporti con le categorie, con gli agricoltori e con i tantissimi operatori che vivono questa condizione.
Chiederei, signor Ministro, impegni più concreti anche sull'etichettatura.
Per quanto riguarda l'ippica, lei ha parlato degli stati generali: è possibile che negli stati generali non venga coinvolta la Commissione e tutte le forze politiche presenti in Parlamento? Non è giusto che ognuno dia un contributo al riguardo, così come abbiamo fatto quando abbiamo approvato gli stanziamenti a favore dell'ippica?
Ancora, signor Ministro - non voglio farla lunga perché so che devo dare spazio anche agli altri - dobbiamo tentare di rilanciare i problemi dell'agricoltura, credendoci, in una conferenza nazionale dell'agricoltura. Ne abbiamo parlato a lungo. Forse ne hanno parlato anche i suoi predecessori, signor Ministro. Credo, però, che oggi sia arrivato il momento di mettere insieme il contributo di tutto il Parlamento per tentare di rilanciare questo comparto. Ritengo che la condizione importante sia quella di crederci e, credendoci, lei deve consentire a questa Commissione e a questo Parlamento di credere alla possibilità di abrogare queste norme.
Lei ha detto molte volte che il Ministero delle politiche agricole è una sorta di


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pronto soccorso e noi abbiamo aggiunto un pronto soccorso «verde». Ebbene, mi auguro che in questo pronto soccorso possano essere risolti i problemi. Se, però, le leggi che approviamo tutti insieme vengono «azzoppate» dalla politica del Ministero e dall'incapacità di difendere gli atti parlamentari portati avanti comunemente, è naturale che qualche dubbio sorga.
Mi auguro che lei possa dissipare queste ombre.

PRESIDENTE. Nel lasciare immediatamente la parola agli altri colleghi, vorrei dire che, se il Ministro riterrà di mettere in campo la Conferenza nazionale sull'agricoltura, sfaterà uno dei miti ricorrenti di questo Parlamento, che secondo cui ogni volta che la si mette in campo c'è un Governo che cade.

ANITA DI GIUSEPPE. Ringrazio il Ministro per la sua presenza in Commissione. Dal momento che ci siamo già sentiti ieri e ho già espresso le mie perplessità, non mi voglio ripetere. Le sue relazioni sono sempre puntuali, signor Ministro, e nessuno può negare il fatto che lei operi. Certo, si può contestare il suo operato, possiamo essere o meno d'accordo: l'opposizione, d'altra parte, serve proprio a questo, ad avanzare delle proposte e ad accogliere o respingere quanto viene da lei proposto.
Da quanto ho capito, lei ha riproposto i provvedimenti che erano stati eliminati dal decreto-legge n. 171. Io contesto, però, il metodo: noi, infatti, siamo stati oltremodo operativi e cerchiamo sempre di condividere in Commissione ciò che viene proposto. Personalmente, però, non posso accettare l'indifferenza del Ministro Tremonti nei confronti di quello che decide la Commissione e nei confronti dell'agricoltura. Non si può operare un taglio netto su provvedimenti che avevamo già deciso. Ritengo che questa sia una manifestazione di indifferenza nei confronti di un settore che, in effetti, è già in ginocchio, forse anche più di altri.
Allora, se dobbiamo arrivare in Aula con una linea condivisa e appoggiare quanto la Commissione decide per non essere contraddittori, ma poi in Aula tutto ciò che si decide viene gettato via, su questo non possiamo essere d'accordo. Questo metodo non è accettabile.
Per quanto riguarda il decreto relativo alle quote latte, lasciate che ne prendiamo visione e in Commissione cercheremo, eventualmente, di raggiungere un accordo o contesteremo quanto lei ha deciso. Certamente, però, dissentiamo molto sul metodo e, personalmente, sono d'accordo con quanto suggerisce l'amico Oliverio: che venga il Ministro Tremonti e ci comunichi quello che intende fare.
Tuttavia, poiché in lei abbiamo fiducia, Ministro Zaia, come donna le voglio dare un consiglio: tiri fuori le unghie.

SIEGFRIED BRUGGER. Molto brevemente, avrei da porre tre questioni. La prima riguarda l'ICI sui fabbricati rurali. Ricordo di aver già partecipato, a ottobre o a settembre dello scorso anno, ad un question time sull'argomento e le chiedo se ora abbia delle informazioni più precise da darci; in particolare, vorrei che ci dicesse se esistono già dei provvedimenti o se non si possa prevedere di inserire qualcosa nel «milleproroghe» al Senato, ad esempio.
Riferendomi in modo particolare alle zone di alta montagna, se gli agricoltori dovessero pagare l'ICI per i fabbricati, tantissimi non potrebbero più mantenere i masi, le costruzioni rurali, perché non potrebbero più permetterselo. Pertanto, questa è un'urgenza assoluta.
La seconda questione riguarda la problematica delle agevolazioni previdenziali per le zone svantaggiate. Su questo siamo coperti fino a marzo. Anche in questo caso, leggo con piacere che si sta arrivando, o perlomeno si sta cercando di farlo, fino alla fine dell'anno. Poiché marzo ormai è alle porte, mi domando se sappiamo già qualcosa di più, se sappiamo come affrontare la tematica. È noto che non ci sono tanti soldi. Se, però, togliamo ulteriori risorse a questo settore, credo che avremo altri problemi, al di là della mancanza attuale di fondi.


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La terza questione, che mi sta particolarmente a cuore e che credo non sia stata affrontata - mi scuso perché sono arrivato in ritardo - è quella relativa alle disposizioni per la circolazione su strada: si parla di un tasso alcolico dello 0,5 per mille. Ebbene, i nostri viticoltori sono pronti ad alzare le barricate, se effettivamente si abbassasse il tasso alcolico, come si sta dicendo in Commissione trasporti e altrove. Non si tratterebbe più, infatti, di tolleranza zero, che mi sta bene, ma in questo modo non permetteremmo neanche di bere un bicchiere di vino. Oltretutto, se in alcune zone i controlli sono quel che sono, in altre aree del Paese i controlli su strada si fanno sul serio. Io so di un'azione di protesta dell'Associazione degli agricoltori, per esempio quelli della mia provincia, ma so che ci sono anche raccordi con le organizzazioni nazionali. Credo che occorra muoversi e che l'agricoltura debba fare qualcosa.

PRESIDENTE. La sintonia delle considerazioni espresse dal collega Brugger con questa Commissione mi induce a invitarlo a essere più volte presente in questa sede. Ne potremmo solo ricavare benefici.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor presidente, desidero ringraziare lei e naturalmente il Ministro Zaia per aver partecipato alla nostra audizione.
Io ho ascoltato il dibattito che ha preceduto l'attività di questa Commissione. Innanzitutto, per quanto riguarda il decreto-legge n. 171, e non solo, devo ringraziare il presidente Russo per il metodo di lavoro che ha dato a questa Commissione. Devo ringraziare anche tutti i gruppi parlamentari presenti in questa Commissione per la collaborazione che hanno offerto, penso nell'interesse unanime dell'agricoltura, che è già un settore in affanno e non può permettersi divisioni.
Bisogna lavorare concretamente per il settore, abbandonando le varie posizioni politiche che possono anche essere accattivanti per l'elettorato, ma non agevolano il settore. È meglio collaborare, come di fatto è accaduto, fatta eccezione per qualcuno che ogni tanto si è abbandonato a esternazioni. Devo dire che, in questa Commissione, tecnicamente tutti i gruppi hanno dato il proprio apporto.
Ringrazio oltremodo il Ministro per l'attività che sta svolgendo per il settore, soprattutto in Europa, con un'attenzione particolare che il nostro Paese non ha mai avuto. A livello di collegamento in Europa, con il Ministro Zaia alla guida del Dicastero delle politiche agricole, penso che si possa parlare di una nuova stagione della politica agricola nel nostro Paese, caratterizzata da un'attenzione particolare. Possiamo ben dire che l'agricoltura è in buone mani.
Poco fa il collega Oliverio ha ribadito il concetto del pronto soccorso. Il pronto soccorso c'è stato e, per quanto riguarda l'agricoltura, oggi si stanno aprendo altre strade e nuovi scenari. Se vogliamo fare una battuta, penso che, se fosse rimasto ancora il Governo di centrosinistra alla guida del Paese, non solo l'agricoltura, ma molte altre attività sarebbero già all'obitorio.
Credo che tutti gli operatori del settore debbano riconoscere che il Ministero ha attivato una nuova politica e una nuova stagione di collegamenti con l'Europa, con la Commissione europea, a Bruxelles; in questo ambito, esso è più attivo rispetto al passato e ciò sta dando dei frutti. Si pensi, ad esempio, alla vicenda delle quote latte e ai tanti altri risultati che sono stati ottenuti. In passato, i ministri che si sono succeduti non hanno forse neanche osato chiedere certi provvedimenti, magari perché erano impegnati in altre faccende. Adesso, finalmente, l'agricoltura ha conquistato una grande attenzione; noi ne siamo orgogliosi e ringraziamo il Ministro per il lavoro che sta portando avanti.

VIVIANA BECCALOSSI. Ringrazio il Ministro Zaia per aver accolto l'invito della Commissione a partecipare a questa audizione. Capisco che i temi all'ordine del giorno sono tanti, ma vorrei suggerire, come metodo di lavoro, a noi per primi e al Ministro di conseguenza di prevedere


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qualche incontro in più, incentrando però ogni riunione su due o tre argomenti in particolare.
Parlare di tante questioni contemporaneamente ci porta, infatti, a dover intervenire e rispondere per flash. Non credo che una relazione, per quanto puntuale e supportata dall'eccellente arte oratoria del Ministro, possa compensare la necessità di risposte puntuali che noi vorremmo avere e che, sono certa, anche il Ministro vorrebbe dare. Chiedo sin da ora che, in futuro, si possa intervenire in maniera più puntuale su un numero ristretto di argomenti.
Trovo interessanti tutti i temi che sono stati affrontati oggi (una quindicina in tutto), ma, se alcuni hanno un'urgenza più pressante - ad esempio, il decreto sulle quote latte che, mi sembra di aver capito, sarà approvato dal Consiglio dei ministri il 30 gennaio - altri, invece, non richiedono un impegno così impellente dal punto di vista temporale. Mettiamoli, dunque, in ordine e affrontiamoli in maniera più concreta; altrimenti, se tutto si riduce ad una Commissione in cui, ogni due mesi, il Ministro espone una bellissima relazione, ma tutto finisce così, francamente questo diventa un lavoro abbastanza inutile sia per la Commissione che per il Ministro.
Qualche segnale in tal senso, purtroppo, lo abbiamo già avuto in occasione del decreto-legge n. 171, e mi riferisco all'imbarazzo e alla tensione dell'opposizione e, soprattutto, della maggioranza. Quest'ultima, infatti, si era impegnata a concludere l'approvazione del decreto in tempi relativamente stretti, lavorando dentro e fuori la Commissione anche in riunioni notturne per riuscire a trovare la quadra sulla moltitudine di emendamenti presentati, non solo dall'opposizione, ma anche dalla stessa maggioranza. Ebbene, le pochissime modifiche introdotte che, di fatto, muovevano pochissime risorse, sono stati abrogati dal Consiglio dei ministri. A me interessa poco sapere se il killer si chiami Tremonti o La Russa. Di fatto, è stato gettato a mare un lavoro effettuato in maniera estremamente responsabile, prima ancora che corretta, da parte dell'opposizione prima e della maggioranza poi.
Questo è, quindi, un bruttissimo precedente, che dobbiamo sommare al fatto che, su altre tematiche, spesso ciò che qui è stato bocciato o peggio ancora non messo in votazione, è stato approvato in Senato. Ebbene, il lavoro della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, a questo punto, se non riceve segnali più che positivi da parte di questo Governo e in particolare dal Ministro - che so essere profondamente impegnato al Ministero, sul territorio e a Bruxelles, per far valere gli interessi degli agricoltori italiani - viene vanificato. Possiamo, quindi, anche scioglierci. Facciamo una bellissima conferenza nazionale dell'agricoltura, che peraltro, come è stato detto, non porta bene a chi governa, in quel momento, questo settore e dopodiché ci sciogliamo.
Io, invece, sono assolutamente convinta che questa Commissione possa fare molto e bene; si sta lavorando, ad esempio, su due provvedimenti che ritengo importanti, anche se non fondamentali: uno relativo alla tutela dei limoni, l'altro, certamente più importante - non me ne voglia il collega Dima - legato alle agroenergie. Credo che questi potrebbero essere due momenti significativi per far vedere che la Commissione è parte attiva nella scrittura di una politica agricola che deve necessariamente vederci uniti.
Altri due importanti appuntamenti riguardano, senz'altro, l'impegno del Ministro affinché gli articoli ingiustamente abrogati del decreto-legge n. 171 possano essere reintrodotti, nel decreto «milleproroghe» o in qualsiasi altro provvedimento, e il decreto relativo alle quote latte.
Storicamente ho una posizione - per usare uno slogan - a favore della legalità e della piena applicazione della legge n. 119 del 2003. Tuttavia, so perfettamente che, il giorno in cui si chiuderà definitivamente la questione delle multe, saremo più forti in Europa. Ormai da anni, in quella sede, sbeffeggiano qualsiasi Ministro vada a sedersi davanti al Commissario


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di turno, perché come si sa passiamo alla storia, in Europa, come coloro che non sanno neanche quantificare il numero delle vacche in azienda e, comunque, non siamo stati in grado di far pagare le multe a chi deve pagarle. Riuscire a risolvere questo problema, che è diventato ormai quasi una piaga, trovo che sarebbe assolutamente importante. Pertanto, dico da subito al Ministro, innanzi alla Commissione, che ci sarà tutto il mio impegno affinché questo decreto possa essere migliorato, laddove naturalmente sia possibile farlo.
Ci sarebbero molte altre questioni da sottolineare, ma per non rubare tempo agli altri e perché ritengo che dovranno esserci necessariamente altre occasioni per poter approfondire in maniera concreta questi temi, mi limito ad affrontare la questione dell'ICI agricola. Ritengo che questa partita debba essere giocata insieme in Commissione agricoltura, opposizione e maggioranza, per rendere forte il Ministro nei confronti del collega Tremonti; considero, infatti, che l'abrogazione del pagamento dell'ICI agricola sia per noi un obiettivo assolutamente importante da raggiungere.
Avremo un'audizione, la settimana prossima, del coordinamento degli assessori provinciali all'agricoltura del Meridione. Insomma, in questo Paese ci dividiamo in mille rivoli e associazioni. Tale questione, invece, riguarda tutti gli agricoltori, da quelli di Trento e Bolzano, che hanno già molte agevolazioni in più - con tutto il rispetto - a quelli della Sicilia, di Pavia, di Treviso, di Roma.
Su questo tema ritengo si possa e si debba trovare un accordo, perché, in un momento di crisi economica come questo, è senz'altro importante attuare una politica agricola forte a livello comunitario, per risolvere il problema delle quote latte e altro. Questo metterebbe sicuramente insieme gli interessi di tanti.
L'ultimo argomento, e poi finisco, riguarda una questione che è stata affrontata in maniera molto blanda dal decreto-legge n. 171 e, successivamente, oggetto di un ordine del giorno approvato all'unanimità che, se ho ben capito, qui ha lo stesso valore che ha in altri enti, ovvero quello di riempire i cestini di carta della raccolta differenziata. Desidero, comunque, affrontare questo tema perché ritengo che debba essere sottoposto all'attenzione di tanti: considerato che il Ministro ha parlato del rilancio del settore lattiero-caseario, vorrei citare la questione degli aiuti ai formaggi di lunga stagionatura.
Per noi è assolutamente fondamentale un impegno per andare incontro a quelli che, di fatto, sono i nostri prodotti principe. Non è certamente il latte in polvere a rappresentare il made in Italy in Europa, ma i formaggi DOP. Su questo credo che sarebbe importante individuare un decreto nel quale inserire un aiuto a questi consorzi.

PRESIDENTE. Abbiamo terminato il primo giro di interventi, avendo preso la parola un deputato per gruppo.
Poiché altri colleghi hanno chiesto di intervenire, la mia sollecitazione è alla brevità.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor presidente, mi attengo alla proposta di entrare nel merito più specifico, condividendo le considerazioni sui nodi politici che altri colleghi hanno espresso al Ministro, che ringrazio.
Rivolgo al Ministro delle domande secche. La prima riguarda le agroenergie. Il 18 dicembre 2008 è stato emanato un decreto ministeriale, d'intesa tra il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'ambiente, che riprende le due precedenti leggi finanziarie in merito a tutta un'attività che esse avevano indicato e che aveva bisogno di attuazione. Tuttavia, da una prima lettura - il «malloppo» è abbastanza ampio - emergono ombre e luci. Quel che le chiedo, signor Ministro, è se il Ministero delle politiche agricole intenda essere protagonista di tutta la politica agroenergetica, che non può essere nelle mani di interessi che non vanno nella direzione di un sostegno all'agricoltura e di un aiuto al mondo agricolo, perché, anche solo in parte, svolga un ruolo importante in questa politica innovativa di ricerca di fonti rinnovabili.


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L'impressione è che, in tale ambito, si proceda per salti, senza una visione strategica. Lei sa che tutti i gruppi parlamentari in questa Commissione hanno presentato delle proposte e che in sede di Comitato ristretto stiamo valutando la possibilità di arrivare a un testo unificato. Noi, però, facciamo fatica a seguire un intervento del Governo che, in questo o in quel provvedimento, attua o smentisce orientamenti che io so essere unitari in questa Commissione.
Per noi la politica agroenergetica è un contributo che l'agricoltura può dare a questo tema, ma è anche una possibilità per gli agricoltori di utilizzare parzialmente questa risorsa anche per la creazione di energia pulita. La mia domanda è la seguente: lei vuole diventare protagonista con noi relativamente a questa vicenda che può rischiare di essere un danno, se gestita in questa maniera, per gli stessi agricoltori?
Il secondo tema che vorrei affrontare riguarda l'olio. So che lei ha incontrato alcuni produttori pugliesi e mi fa piacere che si stia impegnando in questo settore. Tuttavia, signor Ministro, vorrei sottolineare che non è sufficiente aver approvato una campagna promozionale nell'ultimo provvedimento, al quale abbiamo contribuito tutti. Io ritengo che, in questo momento, il vero problema sia quello di combattere le frodi.
Signor Ministro, sono stata anche all'incontro presso il Ministero e ritengo che dobbiamo costituire un tavolo. Con la risoluzione, approvata ieri all'unanimità, abbiamo compiuto un lavoro molto interessante, che dà atto a questa di essere una Commissione unita sulle questioni che interessano i cittadini e gli agricoltori. Abbiamo unificato le nostre risoluzioni e - io credo in modo intelligente - abbiamo posto al Ministro, ieri rappresentato dal sottosegretario, la questione dell'etichettatura, che sta andando avanti, e quella della campagna promozionale, che deve diventare strutturale.
Le chiedo, quindi, di non aspettare dicembre o ottobre, allorquando faremo una nuova finanziaria, per recuperare i soldi affinché si possa continuare, su questa linea, una campagna seria. Il problema vero sono le frodi, che non possiamo lasciare a questo o quell'organismo.
Abbiamo bisogno di un interesse da parte del Ministero a mettere insieme, intorno a un tavolo, gli attori che possano individuare una strategia per combattere le frodi e le sofisticazioni. Credo che per questo prodotto tale strategia sia un elemento importante.
Signor Ministro, non basterà l'etichettatura, che è una delle risposte. Dobbiamo far attivare i nostri enti e le nostre autorità preposte. Il vero problema in questo Paese è che si lavora a compartimenti stagni. Regioni, Corpo forestale e altre autorità devono abituarsi a lavorare insieme. Credo che un compito del Ministro sia quello di creare le condizioni per questa sinergia.

LUCA BELLOTTI. Anch'io ringrazio il Ministro per l'audizione.
Credo, signor Ministro, che lei abbia la possibilità di avere uno dei più lunghi ministeri della Repubblica italiana e di poter disegnare una forte strategia per quanto riguarda il settore agricolo e quello agroalimentare del nostro Paese. In un momento di crisi, credo che l'apporto dell'agricoltura alla crescita dell'occupazione possa essere estremamente significativo.
Vorrei intervenire, anche in fase di critica costruttiva, proprio sull'argomento di oggi, che riguarda la politica legislativa del Governo in materia di agricoltura. Credo vi sia la necessità di realizzare una vera programmazione legislativa, che significa anche disegnare, in un certo periodo, le proposte di legge o le leggi che riguardano il settore agricolo e agroalimentare nel nostro Paese. In questo senso, anche la questione delle agroenergie deve essere affrontata e chiusa definitivamente, per avere quantomeno un pilastro assolutamente importante per la nostra agricoltura.
Allo stesso modo dobbiamo affrontare la questione dell'agricoltura biologica. Quando siamo all'estero, magari, possiamo


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lusingarci di essere ai primi posti, ma dobbiamo tener conto che per l'agricoltura biologica ci sono norme «strane» che derivano un po' dalla Comunità europea, un po' dalle regioni, che legiferano in maniera diversa a seconda siano del nord e del sud o anche che siano sulla sponda destra o sinistra del Po.
Ebbene, se vogliamo mantenere questo primato, abbiamo bisogno di definire una legge di settore che dia dignità a tutti coloro che operano nell'agricoltura biologica.
Tra i vari obiettivi per i quali, credo, sia necessario creare un punto legislativo forte, c'è anche la questione dell'irrigazione: non c'è agricoltura senza acqua. Bisogna, quindi, affrontare anche la questione dei vari consorzi di bonifica e delle diverse interazioni esistenti tra l'acqua e l'agricoltura, a prescindere dal fatto che ci troviamo in Sicilia, in Calabria o nelle regioni del nord. Ritengo che la questione debba essere riassunta in una legge quadro del settore che possa alzare il livello della legislatura.
Altro aspetto riguarda la questione dell'export. Parliamo sempre del made in Italy, ma se non riassumiamo tutto in una legge complessiva che possa essere un punto di riferimento forte e strategico e che sia orientata al futuro per quanto riguarda l'eccellenza dei nostri prodotti, rischiamo che tutte le azioni intraprese, per quanto importanti, risultino frammentarie e non siano riassumibili in un quadro generale della struttura-Paese. Per fare un esempio, non può la Puglia occuparsi da sola della diffusione all'estero dei propri prodotti agroalimentari (magari si tratta di una questione personale), ma abbiamo bisogno di avere una politica del Paese e non solo una politica delle regioni.
La qualità e la sicurezza sono punti assolutamente importanti, al pari dell'etichettatura. Tuttavia, occorre prestare attenzione quando parliamo di made in Italy, e mi pare che ciò sia stato sottolineato anche nell'intervento precedente. A volte, portare avanti produzioni esclusivamente made in Italy, così come vogliono alcune associazioni di categoria, comporta la limitazione, specie nel settore agroalimentare, di molte altre produzioni italiane che sono mescolate con prodotti di altri Paesi. Studiamo bene la questione e cerchiamo di prendere in considerazione l'idea della prevalenza del prodotto italiano; cerchiamo di stabilire un percorso che migliori o aumenti la possibilità che il prodotto italiano venga inserito all'interno delle produzioni. Non chiudiamoci in un'ideologia che probabilmente farebbe molto più male che bene al sistema agroalimentare italiano.
Credo, inoltre, che sia necessario chiarire il ruolo della Commissione, che non può essere soltanto «informativo». Il Governo ha, certamente, un esecutivo che corre: lo abbiamo costatato in tanti altri settori. La necessità, peraltro, di uscire dall'impasse del Governo precedente ha portato questo esecutivo ad essere molto determinato anche sulle questioni che riguardano l'agricoltura. Tuttavia, credo ci sia la necessità di definire il ruolo dei commissari e il ruolo dell'agricoltura: o noi lavoriamo per obiettivi sui quali lei può decidere insieme a noi, oppure corriamo davvero il rischio di essere una Commissione «informativa». Credo che questo sia un ruolo che nessun commissario auspica.
Le diamo atto del suo grande impegno a livello europeo e del grande impegno che profonde nel portare il nostro Paese ai massimi livelli di considerazione in Europa, ma abbiamo bisogno di qualcuno che rafforzi tale impegno e la aiuti ad entrare nel merito delle tante questioni dell'agricoltura italiana, in modo che il settore primario possa diventare un punto di eccellenza del nostro Paese.

LUCIANO AGOSTINI. Concluderò il mio rapidissimo intervento con una domanda che, però, non può che essere preceduta da alcune considerazioni di carattere politico, prima fra tutte quella relativa al comportamento dell'opposizione.
Nell'ultima audizione, avremmo potuto attestarci sulla linea Sardelli per denunciare alcuni comportamenti, una linea di azione. Questo non è stato fatto da parte nostra cercando di adottare un metodo


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responsabile, tentando di costruire insieme alla maggioranza alcune iniziative, che miravano a delineare alcuni obiettivi da cogliere nel campo dell'agricoltura.
Ricordo il documento sulla PAC, che dal punto di vista politico ha segnato un punto molto alto del lavoro della Commissione, tentando di mediare tra le varie sensibilità che ogni parte politica ha rappresentato. Non ci saremmo quindi mai aspettati quel comportamento sul decreto n. 172. Anche qui, abbandonando la linea Sardelli, è stato compiuto un lavoro con l'obiettivo non di demolire ma di costruire un provvedimento il primo parlava di agricoltura - non tenendo conto delle esigenze di parte, ma rappresentando l'interesse generale del settore economico.
Considero gravissimo quanto è avvenuto, signor Ministro, per cui chiedo a lei di farsi difensore insieme al presidente non delle prerogative della Commissione, che è altro genere di questione di carattere istituzionale, ma del lavoro dei parlamentari che in questa Commissione hanno aiutato il suo lavoro in alcuni frangenti, in particolare in Europa con il documento unitario sulla PAC.
Ancora oggi nel documento che lei ci ha presentato si usa in maniera predominante, se non esclusiva, il condizionale. Nella prima audizione, lei utilizzò necessariamente il condizionale. Dopo circa sette mesi di legislatura, lei continua sugli stessi argomenti a utilizzare il condizionale.
Ricordiamo il livello dei tagli finanziari operati con il decreto-legge n. 112 in virtù di una grave situazione finanziaria, come a suo tempo ci fu rappresentata. In quella circostanza, però, venne rappresentata la necessità di recuperare quei tagli; ricordo ancora le parole del sottosegretario Bonfiglio, il quale dichiarò che vi era un fondo appostato nella Presidenza del Consiglio che ci avrebbe successivamente consentito di recuperare quei fondi.
In occasione dell'esame del decreto sulla competitività ci venne detto che non si parlava di agricoltura, perché tale settore era inserito nel sistema economico più generale. Desidero sapere quindi quali provvedimenti nell'ambito di quel decreto sulla competitività di carattere generale abbiano influito sul settore dell'agricoltura.
Ci lamentammo perché anche nella legge finanziaria si è evitato di scrivere la parola «agricoltura», che poi è stata drammaticamente ripetuta nel decreto anticrisi.
Allora, al di là del condizionale usato, in una situazione di crisi e di emergenza, che ogni giorno si aggrava maggiormente dal punto di vista economico, a parte le sottovalutazioni del Presidente del Consiglio, vorremmo sapere non solo come si intenda impostare la situazione di emergenza, ma anche come si recuperi il vulnus dei precedenti provvedimenti.

PRESIDENTE. Do la parola alla collega Cenni, cui non mi permetto di suggerire di far riferimento all'intervento del collega Agostini per tutta la parte strutturale politica.

SUSANNA CENNI. Ringrazio innanzitutto il presidente della Commissione, perché credo che abbia opportunamente raccolto le suggestioni, che nei giorni scorsi sono state qui riportate dal capogruppo e dai nostri rappresentanti. Ringrazio ovviamente il Ministro per essere qui questa mattina.
Prima di formulare le mie domande, vorrei far notare che anche questa mattina il gruppo del Partito Democratico è qui presente quasi al completo, come sempre verificatosi in questi mesi, indipendentemente dalla presenza di votazioni in questa Commissione. Credo che in più occasioni il nostro senso di responsabilità sia stato pienamente dimostrato.
Poiché tutti facciamo politica e siamo parlamentari oltre che membri di questa Commissione, a nessuno difetta la capacità di fare demagogia e di fare uscite strumentali. Se al senso di responsabilità non corrispondono risposte concrete, questo comporta un cambiamento e avvengono rotture che noi vorremmo evitare innanzitutto nell'interesse degli agricoltori italiani.
Lei, signor Ministro, ha svolto una relazione dettagliata su moltissimi punti,


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che mi auguro sia possibile approfondire in occasioni successive, ma abbiamo bisogno di cominciare a misurare le cifre dai fatti, non più le buone intenzioni. Come ricordato da altri colleghi, questo è già avvenuto abbondantemente e per quanto ci riguarda il tempo è assolutamente scaduto.
Sulla vicenda INPS non aggiungo ulteriori commenti, perché ne abbiamo discusso diffusamente. Voglio prendere sul serio le precisazioni dettagliate riportate dal Ministro, ma abbiamo bisogno di conoscere al più presto una data e il testo di una soluzione di questo tipo, perché in poche settimane alcune cooperative, prima confortate rispetto alla loro posizione, sono ripiombate in una situazione di possibile chiusura ravvicinata.
Le chiedo un impegno concreto sull'ICI, che mi auguro corrisponda a un'interpretazione o a un atto normativo, perché sarebbe difficile capire come questo Governo possa aver deciso nove mesi fa di eliminare l'ICI complessivamente - non la paga più nemmeno chi possiede un attico -, mentre continua a insistere sui fabbricati rurali. So che esistono confini dettati dalle interpretazioni e dai compiti istituzionali, però credo che il Governo debba muoversi.
Vorrei sapere se, al di là dell'elenco dettagliato riportato questa mattina, il Ministro non ritenga opportuno impostare alcuni provvedimenti urgenti legati alla crisi economica che stiamo vivendo e che si sta preannunciando incredibilmente più pesante di quanto previsto. Ritengo che questo settore non avvertirà meno di altri il peso della crisi.
Lei ha fatto un riferimento alla tracciabilità e alla qualità dei nostri prodotti e sa quanto condividiamo questo tema. Credo però che la situazione in atto possa potenzialmente significare anche una scelta dei consumatori orientata su altro anche per il costo dei prodotti di qualità.
Tra le sue competenze c'è anche quella legata all'attività venatoria e sa che tra Camera e Senato sono state depositate circa dieci proposte di modifica della legge n. 157 del 1992. In questi giorni, il mio partito ha esplicitato con chiarezza la sua posizione, trattandosi di proposte di legge che stravolgerebbero completamente una legge importante come la n. 157 e collocherebbero il nostro Paese in una posizione assolutamente lontana e diversa da quella dei Paesi più avanzati. Vorrei conoscere la sua posizione al riguardo.

CARLO NOLA. Ringrazio il presidente e il signor Ministro. Desidero porre solo una brevissima domanda, che è stata anticipata dall'intervento dell'onorevole Servodio. Quello delle agroenergie è un tema sicuramente molto tecnico ed è difficile camminare sui cristalli senza rischiare di infrangerli. Nel nostro Paese, però, la normativa che incentiva la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili parte addirittura dal 1999, dalle direttive europee. In seguito, c'è stato un accavallarsi di normative che favorivano e promuovevano l'intervento dei nostri agricoltori nella produzione di energia elettrica.
I termini ultimi di riferimento sono nella legge finanziaria 2008, ma ricordo che anche nella finanziaria 2007 si dava l'input ai nostri produttori agricoli nell'indirizzare la propria attività in questo settore. Desidero segnalare al Ministro che la normativa e la nostra attività dovrebbero essere improntate a premiare i più celeri, i più volenterosi, coloro che sono maggiormente disposti ad aderire alle indicazioni provenienti dai testi normativi.
L'8 gennaio scorso, ha perciò creato sconcerto la pubblicazione di un decreto che sicuramente va incontro ad alcune aspettative dei nostri produttori agricoli, ma tutti gli impianti partiti con le pratiche e poi con l'attivazione e la produzione di energia subito dopo la finanziaria 2007 sono rimasti esclusi da una norma che prevede la tariffa onnicomprensiva solamente per gli impianti entrati in produzione dopo il 31 dicembre 2007. Questo significa che una serie di impianti entrati in funzione durante l'anno precedente in seguito alla normativa 2007, certo con forte rischio imprenditoriale (la normativa di dettaglio che specificava le modalità di incentivo non era ancora uscita) ma con


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una notevole volontà di innovare, sono esclusi dalla tariffa onnicomprensiva. La remunerazione dovuta ai certificati verdi, che all'epoca avevano un forte valore sul mercato e adesso ne hanno uno diverso, lascia fuori dalla tariffa onnicomprensiva questi impianti, che non sono più in grado di reggere la produzione, perché il costo dell'intervento è antieconomico.
È necessario considerare come subito dopo la finanziaria del 2007 alcune regioni del nord abbiano spinto all'attivazione di questi impianti, che hanno anche il compito di raffinare dai nitrati materia agricola che poi viene trasformata in energia; hanno dunque una doppia valenza sul piano sociale e come intervento a favore del nostro settore.
Spero quindi che il Ministro Zaia segua anche questa partita, che gli segnaleremo in modo più dettagliato, perché, dal momento in cui la legge finanziaria 2007 prevede un percorso virtuoso per questo tipo di impianti, sarebbe ingiusto penalizzare quelli entrati in funzione per primi. Tutti gli impianti adesso in produzione sono infatti entrati in funzione senza normativa di dettaglio. Sarebbe ingiusto che una piccola parte, quelli che sono arrivati per primi, restasse fuori, laddove gli imprenditori stanno attualmente fronteggiando problemi rilevanti per le aziende, che sono sicuramente in perdita.

MASSIMO FIORIO. Ringrazio il Ministro per la presenza e il presidente per essersi fatto carico, a seguito delle sollecitazioni del gruppo del Partito Democratico, di far intervenire in tempi così rapidi il ministro.
Abbiamo chiesto questo incontro a seguito dei fatti avvenuti rispetto al passaggio relativo al decreto-legge n. 171, al decreto «milleproroghe» e al comportamento rilevato in quelle occasioni. A noi premeva che quel provvedimento andasse a buon fine, perché conteneva alcuni strumenti per noi importanti e fondamentali per l'agricoltura, quali il fondo di solidarietà e le agevolazioni contributive per le zone svantaggiate o particolarmente svantaggiate.
Il giudizio di merito sul resto del provvedimento è passato in secondo piano, mentre abbiamo privilegiato l'urgenza del mantenimento di quei due strumenti, sebbene anche nella formulazione del decreto, che si intitolava «Misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare», essi rappresentassero di fatto una situazione ancora sospesa per quanto previsto dal decreto-legge n. 112 e dalla legge finanziaria.
Oggi, oltre a proporci una relazione ampia e dettagliata, ci assicura l'impegno per il ripristino delle agevolazioni contributive, ma attualmente rimane ancora il termine del 31 marzo. Come ho sottolineato nell'intervento in Assemblea, ribadisco l'esigenza di garantire alle aziende una situazione in cui possano programmare il lavoro non mensilmente, ma almeno nell'anno. Non è quindi positivo sentirsi dire in questa fase che si è ancora impegnati nel reperire le risorse che consentano dal 31 marzo in poi il mantenimento delle agevolazioni contributive.
Mi sarei aspettato che almeno nel decreto «milleproroghe» fosse considerata l'opportunità di ristabilire quello che alcuni territori si aspettano; viceversa sentiamo ancora una volontà di impegno, che ritengo importante ma insufficiente, perché comunque si rinvia la questione al decreto sulle quote latte. Se ci sono i fondi per prolungare i tempi, possiamo già dire che dal 31 marzo in poi quelle aree potranno beneficiare delle agevolazioni contributive; altrimenti arrechiamo un danno alle aziende che non riescono a programmare il lavoro.
Per rimanere sulla questione del decreto, faccio riferimento al fondo di solidarietà che abbiamo ripristinato parzialmente per il 2008, ma di cui ignoriamo il destino per il 2009. Anche questo è un tema rilevante nell'ambito della programmazione del lavoro che le aziende devono effettuare. Al di là della questione dell'impennata dei prezzi ai consumatori, ritengo che la crisi investa innanzitutto le aziende agricole, alle quali dobbiamo garantire le condizioni per lavorare e programmare il loro lavoro. Chiederei quindi di spendere


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una parola sul fondo di solidarietà e sulle agevolazioni contributive. Non ci basta un impegno ancora generico.
Vorrei infine conoscere la posizione del Ministro e del Governo sull'aumento delle quote e sull'andamento del mercato, per capire se si sia ancora convinti che l'abolizione delle quote latte dal 2013 sia auspicabile o se rispetto all'andamento del mercato l'Italia allineandosi con le posizioni di altri Paesi stia interrogandosi sull'opportunità di eliminare le quote latte tout court dal 2013. Le chiedo se non sia opportuno rivedere anche quella posizione attualmente sbandierata, che però rispetto all'andamento del mercato appare rischiosa.

GIAN PIETRO DAL MORO. Ringrazio anch'io il Ministro Zaia per la partecipazione e per la disponibilità offerta.
Tralascio le considerazioni politiche e accolgo l'invito del presidente a porre solo domande precise. Mi pare ragionevole la proposta dell'onorevole Beccalossi rispetto al metodo. È la terza volta che il Ministro arriva con una relazione molto ampia, che rende a braccio, contenente una serie di argomenti che vengono accennati per sommi titoli. La relazione è composta di sei-sette righe per argomento, laddove ciascuno di essi dovrebbe invece essere sviscerato in maniera molto approfondita; altrimenti si rimane sempre sui generis e non si ha l'opportunità di andare a fondo. Come rilevato dall'onorevole Cenni, si rischia di fare demagogia e di tralasciare gli aspetti concreti.
Invito quindi il Ministro e il presidente della Commissione ad affrontare tre temi la prossima volta. Considero interesse tanto del Ministro quanto della Commissione formulare proposte concrete, per cui, conoscendo in anticipo i tre temi, potremmo prepararci in maniera precisa, anche scambiandoci anticipatamente eventuali documenti.
Ritengo che in questo momento i temi principali all'ordine del giorno siano tutti importanti, ma che due abbiano la priorità: come affrontare la crisi economica che sta per colpire il settore agroalimentare e come difendere le nostre produzioni all'estero. Questi sono i due temi principali, cui seguono tutti gli altri, anche se indubbiamente importantissimi.
Forse oggi siamo ormai tutti convinti - probabilmente ne è convinto anche il Presidente Berlusconi - che non si è più in presenza di una crisi finanziaria, ma di una crisi reale; di conseguenza, si abbasseranno i consumi, caleranno i prezzi nei punti vendita e la grande distribuzione recupererà tali perdite chiedendo maggiori sforzi ai produttori non solamente del latte. Come rilevato dal Ministro, oggi in media nel settore del latte ci attestiamo sullo 0,31, mentre in alcune parti sullo 0,27-0,28. Questo comincerà a interessare in generale i prodotti del comparto agroalimentare, perché il calo dei consumi porta alla contrazione dei prezzi, all'abbassamento dei prezzi nella grande distribuzione organizzata, che lo recupererà nei confronti dei produttori agricoli.
Nel trattare questo argomento, quindi, dobbiamo affrontare il tema della crisi economica e capire quali proposte questa Commissione e il Ministero intendano mettere in campo. È infatti necessario uscire dalla routine dei provvedimenti classici cui ogni ministero e ogni Commissione ricorrono, quali il contributo, il made in Italy, l'autorizzazione e così via. Io, assieme al gruppo parlamentare che rappresento, vi invito ad affrontare concretamente il problema.
In secondo luogo, oggi le nostre produzioni agroalimentari hanno la possibilità di recuperare marginalità soprattutto per quanto riguarda il sostegno dei nostri prodotti agroalimentari all'estero, di cui si è parlato anche nella relazione del Ministro. Vorrei sapere come intendiate recuperare competitività, affrontare la crisi e aiutare i nostri prodotti all'estero.
I precedenti Governi, così come quello attuale, hanno affermato che le certificazioni DOP, DOC, IGP aiutano automaticamente il consumo, difendono il prodotto o aumentano le quote, ma si tratta di una grande bugia, che ormai tutto il settore agricolo ha scoperto.


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In una grande distribuzione, nell'etichetta di una bottiglia o di un contenitore che abbia già seguito questi processi è presente una serie di certificazioni, che per gli agricoltori hanno comportato costi, burocrazia e carte, senza che il lavoro del produttore autonomo guadagnasse un euro in più.
Si deve smettere di dare al settore agroalimentare l'illusione che la certificazione, i marchi, le origini siano la panacea di tutti i problemi, perché non è così. Concordo con il collega Bellotti sull'esigenza della comune difesa del made in Italy, laddove una forte attività di promozione non può essere fatta parzialmente per settori.
Mi è quindi dispiaciuto - lo dichiaro con franchezza, e lei sa che sono passionale da questo punto di vista - che lei, Ministro, nel settore dei formaggi abbia citato Parmigiano reggiano, Grana padano, Pecorino e Provolone, ma non l'Asiago.
Questa è la seconda volta. Quando abbiamo predisposto il documento comune da portare alla PAC, esso conteneva la dicitura «Grana padano e Parmigiano»; io lo feci modificare raccomandando di fare attenzione e di inserire tutti i consorzi e i prodotti DOP. Ogni volta continuiamo infatti a parlare di questi prodotti che hanno determinato problemi, mentre il recupero perseguito dalle aziende agricole si fonda sulla diversificazione con prodotti del territorio per recuperare quote che stiamo perdendo del rispetto al Grana e al Parmigiano.
Probabilmente, si citano i più famosi, però occorre fare attenzione perché stiliamo ancora documenti in cui scriviamo «Parmigiano» e «Grana», quando dobbiamo parlare di tutti i prodotti che hanno determinate caratteristiche da questo punto di vista.

MARCO CARRA. Credo che il Ministro sia stato convocato perché si è verificato un rilevante problema politico, che non deve essere eluso. Se nel piccolo comune del quale sono sindaco avessimo approvato un provvedimento in consiglio comunale e un istante dopo mi fossi recato in giunta disattendendolo, sarei stato riempito di pernacchie.
Al di là della questione di merito, dei tre provvedimenti e della relazione che questa mattina il Ministro ci ha proposto e per molti aspetti riproposto, qui è davvero in gioco l'autorevolezza del rappresentante del Governo, come ho fatto rilevare anche in Assemblea. Cerco di dirlo per il bene del Ministro, perché non è possibile che il Parlamento approvi all'unanimità alcuni provvedimenti e contestualmente il Governo li «cassi».
Credo che il presidente della Commissione abbia fatto bene nella riunione dell'ufficio di presidenza della scorsa settimana e successivamente attraverso le agenzie a criticare aspramente. Oggi ha parzialmente corretto le parole utilizzate per cercare di essere più morbido, ma credo che la sostanza non cambi.
I colleghi hanno già fatto un lungo elenco di situazioni negative, dal decreto-legge n. 112 alla legge finanziaria, allo stesso provvedimento anticrisi nel quale l'agricoltura non è presente, quasi che questo settore fosse estraneo alla crisi che sta attanagliando il nostro Paese e non solo.
Mi limito quindi a chiudere con una battuta di un grande artista italiano, il principe De Curtis. Poiché i problemi da lei elencati in questa relazione, che sono a tutti noi noti, in gran parte sono la riproposizione di problemi che lei ha già elencato nelle precedenti audizioni in Commissione, dobbiamo far sì che si traducano in cose vere e non in cose supposte. Infatti, le supposte fanno la fine che tutti conosciamo.
Ci è capitato di battibeccare sulla stampa locale, ma ritengo che la situazione sia davvero drammatica e se, forse, c'è la necessaria consapevolezza da parte sua, non c'è parallelamente l'autorevolezza necessaria a consentirle di portare a casa qualche risultato.
Mi auguro che non sia così, ma, poiché vuole aprire un tavolo di trattative con il Ministro Tremonti, che è del suo stesso Governo, per la situazione dell'ICI sui fabbricati rurali - questione che, come


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evidenziato dalla collega Cenni, griderebbe vendetta qualora non dovesse essere smentita la sentenza della Corte - se la sua autorevolezza nel confronto con il Ministro dell'economia e delle finanze fosse quella dimostrata in questi mesi potremmo considerare persa anche questa battaglia.
Confidiamo che non sia così, perché, come ricordato anche da esponenti della maggioranza, la nostra opposizione è seria e responsabile e tenta di badare al risultato, alla salvaguardia e al rilancio del nostro sistema agroalimentare, al di là di strumentalizzazioni di basso profilo. Se la situazione resta però quella qui descritta, credo che da ora in avanti non potremo esimerci dal condurre un'opposizione di natura sostanzialmente diversa rispetto a quella condotta finora.

GIOVANNI DIMA. Desidero innanzitutto rivolgere un ringraziamento al Ministro della presenza.
Desidero formulare brevemente alcune considerazioni di carattere generale e fare una sottolineatura sul piano di merito. Per quanto riguarda il piano generale, condivido molte delle preoccupazioni che sono emerse da questa discussione, a prescindere dagli schieramenti, perché rilevo il profondo comune intento di rendere forte l'agricoltura italiana.
Credo che nessuno dei presenti abbia la presunzione di consumare questo passaggio e di realizzare questa ipotesi in una legislatura o in qualche mese o in qualche anno, giacché da tempo l'agricoltura italiana soffre di mancanza di autorevolezza e di centralità nella discussione dei livelli nazionali. Non sta a me anche individuare i motivi, il momento storico, le circostanze che hanno reso quella italiana un'agricoltura di terzo livello rispetto alle grandi potenzialità del settore.
Ritengo, signor Ministro, che qui si rilevi una consapevolezza diffusa anche perché ognuno di noi, al di là dello schieramento e dell'appartenenza politica, si porta dietro soprattutto in questa Commissione ciò che rappresenta la ricchezza della agricoltura italiana: il forte elemento identitario. Ognuno di noi proviene da un territorio, ha probabilmente vissuto anche momenti di gestione del settore sui propri territori, ha per tradizione e per legame la conoscenza dell'agricoltura lombarda piuttosto che calabrese, oppure emiliana piuttosto che siciliana. Questo elemento rende particolare l'agricoltura italiana anche nel contesto europeo, dal momento che le caratteristiche morfologiche e fisiche della nostra realtà nazionale sono completamente diverse rispetto alle altre agricolture continentali (Francia, Germania, Spagna). Abbiamo quindi, signor Ministro, una frammentazione, ma, attraverso questa specificità, anche una ricchezza in più da valorizzare.
Credo quindi che, al di là del merito di quanto elencato dagli amici dell'opposizione ma anche della maggioranza, la prima questione sia che l'agricoltura italiana non diventa ancora centrale nella discussione delle politiche del Governo. Lo dico senza alcuna difficoltà, sapendo che si tratta di una sfida non di poco conto e che attraverso questo nostro ragionamento possiamo in parte sostenere politiche di contenimento della crisi che l'agricoltura soffre già da molto tempo e che probabilmente nei prossimi mesi sarà ancora più acuta e violenta.
Nella sua storia e nella sua tradizionale attività, questa Commissione ha spesso proposto delle risoluzioni legate non a elementi di prospettiva e di programmazione, ma a momenti di crisi. Ieri, abbiamo votato all'unanimità la questione relativa alla crisi dell'olio, che il Ministro ha ripreso con grande determinazione nella relazione. Non possiamo però immaginare che, se ieri ci siamo occupati di olio, probabilmente domani saremo costretti a occuparci di agrumi lungo il corso di questa nostra attività, perché c'è il rischio di intervenire soltanto sulle emergenze.
Ritengo che il contributo dell'opposizione non si debba assolutamente perdere soprattutto in questo momento. Non ho difficoltà ad affermare che questa Commissione è stata caratterizzata da uno spirito di grande responsabilità e di approccio ai problemi del settore. Non vorrei


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che questo venisse meno perché il momento richiede un atteggiamento inverso, ovvero di ritrovarci su alcuni temi con le idee chiare. Quando alcuni percorsi sono minati o non sufficientemente gratificati da un'azione corale del Governo, laddove i provvedimenti devono trovare il giusto riscontro in sede di Consiglio dei ministri e quindi di approvazione delle proposte attraverso un voto unanime, si indebolisce fortemente anche la complessiva tenuta di questo nostro atteggiamento.
Non possiamo dunque perdere l'occasione di aiutarci a vicenda per evitare che questo percorso venga meno, pur sapendo che dobbiamo dare delle risposte in fretta. Desidero citare solo una delle questioni che meritano attenzione. L'agroalimentare è l'aspetto più significativo e qualificante del mondo agricolo italiano. Tra le numerose audizioni che abbiamo svolto in Commissione, recentemente c'è stata quella legata al rapporto con la grande distribuzione, tema non marginale rispetto alle produzioni di eccellenza dal nord al sud. Spesso, il mondo produttivo è penalizzato dall'opinione ormai consolidata che la grande distribuzione speculi molto su queste produzioni.
Siamo di fronte a produzioni che oggi il produttore riesce a stento a far rimanere nei confini tra costi e ricavi. Per alcune produzioni immesse sul mercato la speculazione della grande distribuzione crea una incredibile differenza di prezzi. Desidero ancora una volta citare un settore a me caro, giacché il settore agrumicolo, in particolare quello del fresco (mandarini e arance) quest'anno ha avuto un prezzo alla produzione molto basso, conferma della forte speculazione operata dalla grande distribuzione, perché al consumo, nonostante la crisi, il prezzo ha raggiunto una maggiorazione di venti volte rispetto a quello alla produzione. Credo che questo tema non possa essere ignorato, anzi dobbiamo lavorare bene per riuscire a trovare nuove e definitive soluzioni.
Chiudo il mio intervento ringraziando ancora una volta il Ministro per l'attenzione. Ovviamente, mi riservo di intervenire successivamente.

ANGELO ZUCCHI. Desidero ringraziare il Ministro della sua presenza, perché ha velocemente accettato di discutere in Commissione a seguito di una questione molto forte e importante dal punto di vista politico. Riconosco quindi la sua disponibilità ad affrontare questo tema; mi riferisco ai compiti di questa Commissione, alla sua credibilità nei confronti del Governo e al ruolo rivestito dal Ministro Zaia. Si tratta di questioni opportunamente elencate dal capogruppo Oliverio all'apertura del suo intervento. Desidero riconoscere questa disponibilità al Ministro e fargliene una nota di merito personale, prima ancora che politica.
Siamo però consapevoli dell'esigenza di riprendere la questione dell'agricoltura e della crisi che essa deve affrontare attraverso alcuni provvedimenti da assumere come se fossimo in una situazione di emergenza.
Questa mattina, il Ministro ci ha rappresentato tutto lo scibile dell'agricoltura, ma in una fase così delicata del settore e così acuta della crisi economica di questo Paese, forse sarebbe opportuno concentrarsi su poche cose e cercare di realizzarle per dare all'agricoltura il segnale che ci si sta interessando ai problemi e che la si sta sostenendo. Quando la situazione diventa critica è infatti necessario compiere alcune scelte.
Desidero soltanto citare tre questioni fondamentali, sulle quali lei ha anche chiesto la nostra disponibilità. In questi mesi, essa c'è già stata. Con la nostra attività legislativa ed emendativa abbiamo cercato di porre rimedio ad alcune questioni che tengono aperte in campo agricolo forti preoccupazioni.
La crisi economica meriterebbe interventi aggressivi, ma dobbiamo difenderci per ripristinare quello che avevamo. La questione della previdenza sociale citata da altri miei colleghi è drammaticamente vera. Rilevo la sua buona volontà di cercare di estendere a tutto l'anno le agevolazioni fiscali per le aree svantaggiate e per le zone di montagna, ma mi permetto di indicare come possibile strumento non già il decreto delle quote latte, che apre


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una partita molto particolare, ma per esempio il decreto «milleproroghe» che è già in Senato e potrebbe essere l'occasione per trovare una risposta definitiva.
Quando lei, signor Ministro, ci dice che dobbiamo lavorare per prorogare al 2009 le scadenze riferite alla data del 31 marzo, mi auguro che lei abbia già all'orizzonte una possibile soluzione. Francamente, infatti, la disponibilità economica che non ha a gennaio non l'avrà ai primi di marzo. Ciò che lei pensa di individuare come soluzione all'interno del decreto latte non avrà esito positivo, se non ha già una forma di soluzione nel decreto «milleproroghe», che sta al Senato.
La verità è che o su questo tema abbiamo trovato risorse disponibili - l'abbiamo già fatto, sappiamo che ci sono e possiamo giocare la partita - oppure è meglio non illuderci, spendere qualche parola di verità, piuttosto che continuare a tenere aperta un'aspettativa del mondo agricolo nei confronti della quale non si potrà rispondere.
Sottopongo alla vostra attenzione un'altra vicenda, che a questo punto diventa drammaticamente importante, quella dell'ICI. Se nelle prossime settimane non diamo una risposta a questo problema, rischiamo che i comuni, i quali nel frattempo si sono già messi nelle loro partite di entrata il gettito ICI dei fabbricati rurali, incomincino a far pagare l'imposta a tutti gli imprenditori agricoli. Questa è una situazione davvero drammatica, che aprirà un contenzioso e un conflitto in tutto il Paese e sicuramente metterà in ginocchio tutti gli imprenditori.
Ci chiediamo come aiutarla. In tutti i provvedimenti esaminati da questa Commissione, che parlassero o meno di agricoltura, abbiamo inserito l'emendamento che cercava di essere definitivamente chiaro sulla sua applicazione. Lo abbiamo fatto anche presentando un ordine del giorno in Assemblea, che è stato accolto dal Governo, il quale si è definitivamente impegnato a indicare i fabbricati rurali non assoggettabili a ICI. Partirei da questo ordine del giorno, ma mi rendo conto che non possiamo avere più speranze del dovuto anche sugli ordini del giorno. Tuttavia, le abbiamo dato un passaggio, signor Ministro: «si attacchi» a questo ordine del giorno e nella discussione con Tremonti si parta da questo ordine del giorno, su cui il Governo e il sottosegretario all'economia hanno dato parere favorevole.
Emerge quindi una possibilità di aggancio. Credo che le due questioni meritino da parte sua in queste settimane il tentativo di una risposta definitiva, perché su di esse il settore agricolo resta appeso; sono due questioni che destano preoccupazioni e che sono state poste in ogni occasione e in ogni audizione dalle organizzazioni agricole e dal mondo agricolo in generale.
Questi debbono essere i primi segnali che diamo per assicurare al settore agricolo che ci stiamo occupando del problema e che lo facciamo in una situazione di emergenza, non avendo grasso da distribuire. Siamo tutti adulti e sappiamo quale crisi stiamo vivendo, ma deve essere dato un segnale. Le questioni della previdenza e dell'ICI devono essere risolte entro i primi giorni di febbraio. Le chiediamo quindi di dedicare tutto il suo tempo a questo. Naturalmente, in tutti i provvedimenti alla nostra attenzione metteremo la nostra iniziativa.

LUCA SANI. Molto rapidamente accetto anche il consiglio del presidente di rifarsi all'intervento dell'onorevole Agostini come premessa politica.
Come rilevato dal collega Agostini, siamo ancora di fronte a impegni molto generici da parte del Ministro sulla visione complessiva dell'agricoltura nel nostro Paese, mentre l'unica certezza attuale è rappresentata dai tagli introdotti dal decreto-legge n. 112 e dal decreto sull'ICI.
Senza un'inversione di tendenza, l'agricoltura italiana non potrà uscire dalla situazione di emergenza in cui si trova e anche il suo operato, signor Ministro, sarà sempre caratterizzato dall'impronta che lei ha voluto sin dall'inizio dare al suo intervento come attività di pronto soccorso dell'agricoltura.


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Come Partito Democratico, diamo il nostro contributo responsabile all'attività della Commissione, anche alla ricerca di una sintesi unitaria sui provvedimenti che ci riguardano, ritenendo che invece occorra strutturare una politica dell'agricoltura italiana cercando di dare stabilità e certezza al settore. Diversamente, si esporrebbe la qualità complessiva dell'agricoltura, del lavoro e dei nostri prodotti. Se non c'è certezza rispetto alla programmazione, tutto il tema del made in Italy rischia di essere compromesso.
Prendo anch'io a riferimento rapidamente due aspetti: l'ICI sui fabbricati rurali, più volte richiamato in precedenza, e i contributi previdenziali. Se su questi temi manca l'impegno concreto del Ministero e del Governo, quest'ultimo verrà ricordato come l'Esecutivo delle tasse in agricoltura. Infatti, come ricordato dalla collega Cenni, avete compiuto la scelta politica di togliere l'ICI sulla prima casa anche a chi aveva la villa o il superattico. Non riuscite a prendere un impegno concreto rispetto ai fabbricati rurali. Questo significa politica fiscale. Lo stesso vale per i contributi previdenziali nelle zone svantaggiate. I due aspetti sommati sono un incremento esponenziale della pressione fiscale sulle aziende. Vi sollecitiamo quindi ad assumere iniziative strutturali per il mondo agricolo italiano.
Oltre ad associarmi all'intervento del collega Agostini, mi associo anche a quello della collega Beccalossi rispetto alla mortificazione che questa Commissione ha subìto dopo gli esiti del decreto-legge n. 171. La collega Beccalossi può parlare di imbarazzo, di delusione, di disagio, ma noi siamo l'opposizione. Per una certa fase siamo quindi disponibili a condividere l'imbarazzo, la delusione e il disagio, ma poi, se manca un segnale che deve venire direttamente dal Ministero, l'imbarazzo, la delusione e il disagio si trasformano in denuncia rispetto alla scarsa capacità di incidere di questo Ministro rispetto alla dialettica interna alla maggioranza e alla compagine di Governo.
Fatta questa premessa sugli impegni richiesti al Ministro, alcuni dei quali contenuti nel decreto-legge n. 171, passo a considerare il canone concessorio per le attività di pesca contenuto nel suddetto provvedimento, in merito al quale vorrei sapere se il Ministero intenda recuperare l'estensione del canone alle imprese, con quale atto e in che tempi.
Un altro tema riguarda l'ippica. Condivido l'impostazione del Ministro, ma anche in questo caso non sono stati assunti impegni concreti. Rispetto all'emergenza che questo settore continua a registrare e all'eccellenza che il mondo dell'ippica può rappresentare per l'Italia, lo strumento degli stati generali può essere utile. Rinnovo quindi ciò che affermava il nostro capogruppo in merito ad un coinvolgimento della Commissione o di una sua delegazione. Ci chiediamo però cosa succeda nel frattempo. Stiamo infatti ancora registrando uno stato di mobilitazione nel settore. Alcuni gestori di ippodromi stanno minacciando la chiusura, qualora il programma dell'UNIRE dovesse andare avanti come prospettato. Vorremmo sapere quindi se questi stati generali siano in grado di assumere anche decisioni rapide garantendo una razionalizzazione del sistema.
Concordo con lei, signor Ministro, sull'esigenza di razionalizzare e correre di meno, perché in Italia si corre troppo e male, ma vorrei sapere se questo significhi togliere a tutti un pezzettino e mandare in crisi l'intero sistema degli ippodromi del nostro Paese oppure fare una ricognizione rispetto agli impianti migliori e più qualificati e investire per farli diventare punti di riferimento rispetto all'attività ippica nel nostro Paese. Se l'intervento proposto consiste in una graduale riduzione in tutte le attività del calendario delle corse, forse si mettono in crisi gli impianti più qualificati, che hanno costi di gestione più elevati cui non possono adeguarsi.
Chiedo, quindi, una rapida definizione delle scelte e che l'UNIRE non compia atti in grado di mettere in crisi impianti che rappresentano una voce di eccellenza nel sistema ippico del nostro Paese.


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PRESIDENTE. Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti in questo dibattito articolato e vivace e soprattutto il Ministro.
Non credo che un Ministro di riferimento sia andato nelle altre Commissioni tante volte quanto il Ministro Zaia in questa: 11 volte, 4 per audizioni, più ripetute volte per il Comitato dei nove e quant'altro.
Dico questo a testimonianza dell'esigenza che avvertivamo, perché nell'ambito dei problemi posti il primo, per il quale abbiamo chiesto la sua presenza, è quello politico della correttezza dei rapporti all'interno della Commissione e quindi dell'incidenza di questa correttezza sul piano normativo dell'attività del Consiglio dei ministri. Questo è il vero tema per il quale abbiamo chiesto l'incontro e il chiarimento.
Ci sono inoltre tutte le questioni di politica agricola, che nell'ambito di un dibattito tra maggioranza e opposizione possono essere articolate.
Come parlamentare so come rispondere a un Governo, sebbene espressione della mia parte politica, laddove proponesse una norma che non condivido. Da presidente, so come una Commissione possa atteggiarsi. Arriva il decreto «milleproroghe» che contiene norme che non condividiamo; non sto sollecitando ad intraprendere un percorso, ma anche quello è un percorso.
Altra cosa è la richiesta che abbiamo rivolto al Governo e al Ministro per conoscerne l'intendimento rispetto alle iniziative che avevamo già messo in campo e sulle quali c'era stata concordia.
Do la parola al Ministro Zaia per la replica.

LUCA ZAIA, Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, cercando anche di annotare alcuni spunti derivanti agli interventi svolti.
In linea generale, per rispondere al primo quesito del presidente, in tutta onestà sento di poter affermare che il nostro intendimento è quello di portare a termine gli impegni presi e di rispettarli fino in fondo. Quasi tutti gli interventi hanno lambito questo aspetto di buone pratiche, di mantenimento della parola circa un decreto che - lo ribadisco ancora - ha avuto vita grazie soprattutto al sostegno dell'opposizione. Non nascondiamoci dietro a un dito, considerato che siamo tutti nella stessa barca.
Ho voluto cogliere l'aspetto positivo della volontà di dare una mano all'agricoltura. Forse, questa è una Commissione che considera il nocciolo delle questioni piuttosto che fare panegirici politici.
Spero che abbiate avuto modo di constatare come eviti sempre di parlare di politica e di fare riflessioni, occupandomi di fatti concreti. Ritengo che ci debbano essere riconosciute tutte le istanze presentate nella conversione del decreto-legge n. 171 e sono altrettanto convinto che quel decreto era candidato all'affossamento. Probabilmente, qualcuno ha voluto portare avanti questo affossamento anche dopo la sua conversione. Lo ignoro. So solo che ho dovuto battagliare per difendere fino in fondo questo decreto, probabilmente perché è un buon decreto.
Molti di voi rilevano giustamente come nel decreto anticrisi non è riportata la parola «agricoltura». Non ce ne sono molte altre, per la verità, ma forse l'unico comparto che ha un suo decreto per la crisi e per affrontare il rilancio competitivo è proprio l'agricoltura. Forse questo ha spiazzato, perché lo abbiamo costruito anzitempo essendoci confrontati con la Commissione, perché comunque i passaggi in Commissione sono stati produttivi. In quel decreto c'erano gli elementi di competitività per le agro energie; per quanto sia poco, comunque abbiamo definito questi 28 centesimi, ci sono tutti i contributi per l'internazionalizzazione, quindi per le promozioni, la pesca e tutti gli altri comparti. L'agricoltura ha dunque il suo decreto anticrisi. Non è il massimo delle aspirazioni, lo abbiamo fatto sicuramente in un momento di difficoltà, a fine anno, ma si completerà con quel provvedimento che comunque ho in animo di portare. Non finisce qui.
Questo dibattito permette al Ministro di assicurarvi sulla nostra volontà di tenere


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in vita quelle due norme dell'INPS sulle cooperative e dei canoni ricognitori con questa copertura di 4,9 milioni. Condivido il ragionamento del presidente Russo, che ringrazio per l'estrema disponibilità sempre dimostrata nei miei confronti, sull'esigenza di individuare - il Ministro è qui a disposizione - il provvedimento più adatto a dare questa copertura. Adesso, sentirò anche i miei uffici, il mio capo di Gabinetto. Ragiono sempre in termini di lavoro di squadra, per cui penso che dovranno individuare gli elementi migliori per portare all'esame dell'Assemblea questi due provvedimenti e chiudere il decreto-legge n. 171.
Rispetto al futuro, tutti i colleghi sono intervenuti sulla previdenza agricola, sulla questione SCAU. In proposito l'onorevole Zucchi afferma che a gennaio o a marzo non cambia: la copertura, o ce l'avete o non ce l'avete. Ad oggi, non abbiamo un elemento per garantire la copertura e assicurare di portare questo provvedimento, ma siamo anche fiduciosi. È ovvio che il Ministro lavora per il fondo di solidarietà - lo SCAU sono 200 milioni di euro l'anno - e poi, ovviamente, vengono le partite che riguardano l'agricoltura.
L'onorevole Servodio parla di agroenergie, di biomasse, di fonti rinnovabili; una grande partita, citata anche dall'onorevole Bellotti. Mi ero impegnato a fine anno a istituire un piccolo gruppo di lavoro all'interno del Ministero e rinnovo questa disponibilità. Ho chiesto al mio dirigente, dottor Nezzo, che si occupa di queste cose, di tracciare le linee, perché le agroenergie rappresentano una via di uscita da questa crisi. L'onorevole Nola ricordava come l'utilizzo della biomassa agricola permetta non solo di produrre energia e di far quadrare i bilanci agricoli, ma anche di pensare alla direttiva nitrati, altro tema oggi non citato, che rappresenta però una spada di Damocle sull'agricoltura, sugli spargimenti, sull'allevamento intensivo e zootecnico in generale.
La carne bianca o rossa ha comunque una grossa difficoltà, ma oggi in Europa si discute anche sulla ricaduta della normativa sul benessere animale rispetto agli allevamenti. Per un allevamento a carne bianca si indicano parametri che prevedono quasi di dimezzare i capi allevabili nelle stesse superfici.
Per rispondere all'onorevole Zucchi e quindi a tutti, oggi il Ministro non può indicare la copertura per l'ex SCAU e per i fondi di solidarietà, ma s'impegna a trovare questa copertura. Poiché dico sempre quello che penso, talvolta sbagliando, voglio dire che io ragiono come un amministratore delegato, per cui l'assemblea dei soci denominata Parlamento è autonoma, democraticamente eletta e può intervenire sui provvedimenti, che portiamo comunque alla conversione e alla discussione.
Qualcuno afferma che il Ministro ha poca forza e non si fa rispettare, ma queste sono le attività che riusciamo a portare avanti. Con il decreto-legge n. 112 è stata chiesta a tutti una dieta, perché un taglio di 36 miliardi di euro non è irrilevante. Per il mio Ministero si prevede un taglio del 48 per cento delle risorse al 2011, come sta accadendo anche negli altri ministeri. Si tratta di una situazione di difficoltà, per cui si deve guardare avanti.
Poiché l'onorevole Carra ha citato Totò, riporterei una battuta forse migliore di Eisenhower, il quale diceva che è facile parlare di agricoltura quando al posto dell'aratro hai la penna e la matita in mano e sei a migliaia di miglia dalle campagne.
I contadini in questo momento stanno soffrendo della difficoltà dei mercati. L'onorevole Dal Moro sottolineava l'esigenza di affrontare la crisi e di rafforzare il nostro prodotto all'estero, ma rafforzare non significa solo fare promozione; in tal senso vista sono sottoscrivibili i ragionamenti fatti secondo cui è inutile fare promozione con cinquanta enti. Stiamo cercando di realizzare questa aggregazione, trovando comunque strutture con un'elevata frammentazione; da questo punto di vista ben venga il decreto-legge n. 171 laddove prevede la riduzione dei consigli di amministrazione e la revisione della governance delle strutture.


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In realtà, la vera difesa - se volessimo discutere in maniera approfondita del tema - dovrebbe avvenire nell'ambito del WTO, nella sede degli accordi di Doha, in cui 153 Paesi dovrebbero dichiarare definitivamente che chi commette frodi alimentari, chi fa attività non lecite utilizzando l'immagine di altri Paesi deve essere punito.
Questo sistema non è mai stato adottato. In ufficio, dove potete venire a trovarmi, ho alcuni materiali comprati a Dubai, che mi sono stati consegnati ieri. Tra questi vi sono una presunta mozzarella ben diversa da quella vera, un parmigiano reggiano di una multinazionale molto nota con l'indicazione «Italia» e «Parmesan» - si tratta di un formaggio filante che nulla ha a che vedere con il parmigiano reggiano - e tre pacchi di pasta prodotti direttamente dagli arabi con chiare diciture e colori nazionali.
Siamo dunque imitati in modo significativo e dovremmo farci tutelare a livello internazionale. Purtroppo, le nostre forze di controllo non riescono a farlo e a livello internazionale qualcuno vive di questo.
Per rispondere all'onorevole Sani e agli altri sugli interventi relativi all'ippica, stiamo cercando di fare il possibile, anche se non abbiamo la bacchetta magica. Mi permetto di ricordare, però, che le attività che stiamo svolgendo forse dovrebbe farle l'UNIRE, che in base al codice civile è una società con un presidente, un consiglio di amministrazione, un mandato, uno statuto. Sono comunque intervenuto perché sono convinto che in un contesto di operatività in cui emerge tanta conflittualità gli stati generali siano utili per capire le ragioni e verificare il coraggio di sostenere in un'audizione formale quanto si sussurra in un orecchio.
Sono state formalmente convocate 250 persone, 180 delle quali sono stakeholder, detentori di interessi nel comparto. Questo testimonia le difficoltà del comparto, laddove avere 150 rappresentanti di categorie e associazioni ne dimostra la profonda divisione. Regalerò quindi all'UNIRE questo piano industriale realizzato a costi zero, in quanto le categorie ippiche si sono autofinanziate per metterci a disposizione professionisti per stilarlo. In seguito, l'UNIRE deciderà cosa fare e, poiché mi risulta che abbia amministratori in gamba, sarà in grado di ottenere i risultati che chiediamo.
A voi non è arrivata la convocazione non perché ci siamo dimenticati, ma perché ci sono tre batterie di audizioni. Le audizioni sono formali, videoregistrate, per cui si può prendere visione del video e della trascrizione. Ho fatto in modo che la parte della politica sia la finale per darvi l'opportunità di avere, se sarà possibile, quota parte del testo del libro bianco delle prime audizioni delle rappresentanze di categoria, per farsi un'idea delle varie posizioni.
L'ICI è uno dei temi che dovremo affrontare. Concordo con l'onorevole Cenni sull'esigenza di dare un segnale, ma questo è un percorso che ereditiamo. Il problema non riguarda destra o sinistra, perché c'è una sentenza, una situazione maturata negli anni, che portiamo a casa.
Abbiamo inoltre avuto un guaio sul fondo di solidarietà, perché non c'era previsione a bilancio e ci siamo ritrovati scoperti. Con il decreto n. 171 siamo riusciti almeno a coprire l'annualità 2008, altrimenti avremmo dovuto richiedere il 70 per cento dei premi assicurativi direttamente alle aziende.
Per quanto riguarda l'olio, di cui hanno parlato gli onorevoli Servodio e Dima, dovremo portare avanti questa promozione, i 2,6 milioni - deve essere riconosciuto che lei, onorevole, è stata promotrice di questo emendamento sul provvedimento unanimemente sostenuto -, ma la vera partita e il vero punto di partenza è l'etichettatura. Se non è obbligatorio indicare l'origine sull'etichetta, la promozione salta, perché rischiamo di promuovere l'olio degli altri, così come i controlli, che dobbiamo riuscire a effettuare con l'etichetta. Quindi ben venga anche a un progetto strutturale.
Per la Puglia e per le aree che vivono maggiori difficoltà rispetto alle filiere, è necessario valorizzare maggiormente la filiera della DOP, fare in modo che la filiera


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sia certificata, che i nostri contadini siano più tutelati dal mercato e che non siano vittime delle angherie dei soliti quattro furbi, che con il gioco delle tre campanelle riescono a spostare opportunamente l'olio. Dobbiamo tutelare quindi i contadini all'interno dell'organizzazione del prodotto, tema che in Toscana è stato affrontato con l'olio e garantisce risultati diversi da quelli pugliesi. Si tratta di problemi di organizzazione. La Puglia ha un uliveto medio di 1 ettaro di superficie, un piccolo fazzoletto di terra; è il primo produttore e non possiamo perderlo, perché essere il primo produttore per noi significa biglietto da visita, qualità.
Concludo parlando di alcol e dell'intervento di Brugger, che ora non è presente, il quale ha posto una domanda sull'ICI, una sullo SCAU e l'ultima sul tasso alcolico. La nostra posizione è di estrema preoccupazione. Siamo convinti che il problema della sicurezza stradale sia cogente, giacché quotidianamente la cronaca riporta notizia di persone in evidente stato di ebbrezza che provocano vittime sulle strade, percorrendole contromano o investendo persone alle fermate dell'autobus. Affermare però che una persona che beve due bicchieri di vino (0,5 del tasso) sia un ubriaco è molto diverso.
Ritengo invece opportuna una disponibilità a ragionare sul tasso zero rispetto ai giovani, come anche le associazioni di produttori - sto parlando di Federvini, delle rappresentanze del mondo della produzione - sono disponibili a fare. Non so se questo possa rappresentare un punto di caduta. Credo che ipotizzare di ridurre ulteriormente il tasso alcolemico in maniera lineare a tutti significhi fare demagogia, laddove è necessario invece inasprire le pene e riconoscere che il problema dell'alcol non si risolve con il tasso di 0,5 o 0,2 grammi per litro. In questo momento di grave difficoltà per il comparto enologico nazionale, suggerirei quindi di difendere i nostri produttori con questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Zaia e gli intervenuti per la disponibilità manifestata.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,40.

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