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Resoconti stenografici delle audizioni

Torna all'elenco delle comunicazioni del Governo in Commissione
Commissione I
6.
Mercoledì 24 settembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Bruno Donato, Presidente ... 3

Comunicazioni del Governo sulla situazione dell'ordine pubblico e sugli incidenti di Castel Volturno:

Bruno Donato, Presidente ... 3 8 14
Dal Lago Manuela (LNP) ... 12
Davico Michelino, Sottosegretario di Stato per l'interno ... 3 14
Piccolo Salvatore (PD) ... 8
Tassone Mario (UdC) ... 11
Volpi Raffaele (LNP) ... 13
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE I
AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 24 settembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATO BRUNO

La seduta comincia alle 15,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Comunicazioni del Governo sulla situazione dell'ordine pubblico e sugli incidenti di Castel Volturno.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Governo sulla situazione dell'ordine pubblico e sugli incidenti di Castel Volturno.
Do la parola al Sottosegretario Davico, affinché svolga la sua relazione.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor presidente, prima di tutto, vi porto le scuse del Ministro Maroni che non ha potuto essere presente a causa di impegni istituzionali.
Signor presidente, onorevoli colleghi, vorrei partire dalla ricostruzione dei fatti.
Il 18 settembre ultimo scorso, a Castel Volturno, si sono susseguiti due fatti di sangue che evidenziano la stessa matrice camorristica, sia per le modalità di tempo e di luogo adottate, che per le armi utilizzate, in particolare i kalashnikov.
Gli omicidi sono stati compiuti a distanza di quaranta minuti l'uno dall'altro, tra le ore 21 e le ore 21,40. Il primo è avvenuto all'interno di una sala giochi, in località Baia Verde ai danni di Antonio Celiento, titolare dell'esercizio, pregiudicato per ricettazione, gioco d'azzardo e altri reati e ritenuto contiguo al clan Bidognetti. La vittima era anche fratello di un noto pregiudicato attualmente detenuto, personaggio di spicco del clan camorristico dei Casalesi, affiliato allo schieramento di Francesco Schiavone, cugino dell'omonimo esponente camorrista soprannominato Sandokan.
Poco dopo, a distanza di qualche chilometro, in località Lago Patria, presso un immobile adibito a sartoria, la «OB OB Exotic Fashion», è stato teso il secondo agguato, ad opera di sette-otto persone, che hanno esploso numerosi colpi di arma da fuoco, sia all'interno, che all'esterno della struttura, ferendo una persona e uccidendone sei (tre del Ghana, uno del Togo e due della Liberia). Sul posto sono stati rinvenuti oltre 120 bossoli.
Una delle vittime aveva precedenti per oltraggio, resistenza e violenza e un'altra per ricettazione. Secondo le notizie rese dalla prefettura di Caserta, tre delle vittime erano clandestini; uno era in possesso di un permesso di soggiorno rilasciato dalle autorità portoghesi; due avevano presentato richiesta di asilo politico, dichiarando di essere cittadini della Liberia - peraltro, sulla veridicità delle dichiarazioni sono in corso accertamenti -; il ferito è in possesso di regolare permesso di soggiorno.
Per la sua dinamica, l'attentato può essere ricondotto alla strategia con cui solitamente la camorra intimorisce gli esercenti commerciali a scopi estorsivi, oppure punisce lo sconfinamento in attività illecite da parte di frequentatori dell'esercizio commerciale.


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Peraltro, il gruppo di killer si sarebbe reso autore, nei giorni precedenti a questi fatti, di atti intimidatori nei confronti di alcuni esercizi commerciali della zona, raggiunti da colpi di kalashnikov.
Il successivo giorno, il 19 settembre, intorno alle ore 11,30, circa 50 cittadini stranieri, prevalentemente di etnia ganese, si sono radunati in prossimità del luogo dove erano stati commessi gli omicidi, bloccando la strada statale Domiziana.
La protesta è scaturita dalla preoccupazione per le conseguenze dei controlli amministrativi avviati nei loro confronti e dal risalto negativo dato alla vicenda dagli organi di stampa, secondo cui l'assassinio degli extracomunitari sarebbe riconducibile allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Verso le ore 15, i manifestanti, che nel frattempo avevano superato le 200 unità, si sono mossi in corteo verso la casa comunale, per essere ricevuti dal sindaco.
I disordini sono avvenuti quando si sono uniti al corteo altri 50 cittadini extracomunitari, muniti di bastone e pietre, che hanno infranto le vetrine dei negozi, danneggiato le autovetture in sosta lungo il percorso e divelto i segnali stradali, indirizzando l'azione violenta anche nei confronti delle forze dell'ordine.
La situazione, per quanto fortemente critica, è stata attentamente seguita dalle forze di polizia presenti sul territorio, le cui unità sono andate aumentando nel corso della giornata, in relazione all'aumentare dei manifestanti, fino a raggiungere, in serata, il numero di 110 unità, tra Polizia di Stato e Carabinieri.
Le forze dell'ordine sono quindi riuscite a bloccare i manifestanti, convincendoli a comporre una delegazione, poi ricevuta dal sindaco, al quale hanno manifestato la propria dissociazione dagli atti di violenza compiuti, preannunciando che, in segno di distensione, avrebbero provveduto a raccogliere rifiuti lungo le vie cittadine.
A questo punto, vorrei presentare la situazione sociale in cui si sono svolti questi fatti.
I tragici fatti avvenuti lo scorso 18 settembre a Castel Volturno sono maturati in un contesto socio-ambientale caratterizzato dalla presenza e dall'influenza del cosiddetto «clan dei Casalesi», in particolare di una formazione del clan stesso, al cui vertice vi era Domenico Bidognetti, oggi collaboratore di giustizia.
Il clan è fortemente radicato nel territorio provinciale, in particolare nell'Agro aversano, nella fascia Domiziana, nelle zone di Maddaloni, Marcianise e San Felice a Cancello, ed è dotato di un'elevata capacità collusiva e di infiltrazione nel tessuto economico e istituzionale.
Le attività criminali si concentrano principalmente: nel narcotraffico; nel traffico di esseri umani, finalizzato prioritariamente allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero; nei reati contro il patrimonio, estorsione e usura; nel contrabbando e nel controllo del gioco clandestino.
A partire dalla fine dello scorso anno, il clan ha subìto importanti contraccolpi, sia per le scelte di alcuni esponenti di collaborare con la giustizia, sia per la conclusione del processo Spartacus che ha confermato i 16 ergastoli inflitti in primo grado ad altrettanti elementi di spicco del clan, tra cui figurano Francesco Schiavone, Francesco Bidognetti, Michele Zagaria e Antonio Iovine.
La necessità di dissuadere altri individui dall'assumere comportamenti di collaborazione con le forze di polizia potrebbe essere anche il movente di una serie di omicidi, perpetrati nei confronti di persone che in passato avevano denunciato tentativi di estorsione da parte del clan. In questo contesto, si può inserire l'omicidio dell'imprenditore Michele Orsi, ucciso a Casal di Principe, lo scorso mese di giugno.
A seguito dell'arresto di Domenico Bidognetti, e del conseguente vuoto di potere venutosi a creare, un gruppo di circa una decina di soggetti già affiliati al clan ha cercato di ritagliarsi un proprio spazio e di gestire in proprio il controllo del territorio e dell'attività criminale a Castel Volturno, senza dipendere dalla struttura verticistica dei Casalesi. Questo gruppo starebbe per


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tanto cercando anche di esercitare un controllo sulle attività criminali, soprattutto il traffico di stupefacenti, esercitate dalle organizzazioni malavitose di immigrati africani presenti in quell'area.
I due episodi criminosi dello scorso 18 settembre confermano la strategia dei Casalesi di tentare di stroncare, anche con azioni violente ed eclatanti, i tentativi di opposizione all'affermazione del proprio potere criminale.
Anche nei confronti della criminalità straniera, che pure in passato era sembrata poter coesistere - diciamo così - pacificamente con la criminalità organizzata locale, il clan dei Casalesi ha nuovamente riaffermato il proprio predominio criminale attraverso gravi fatti di sangue, come quelli degli ultimi mesi, ai danni di alcuni cittadini di origine albanese.
Sempre per quanto attiene alla descrizione socio-ambientale, il territorio del comune di Castel Volturno è caratterizzato da una forte e radicata presenza di immigrati, in gran parte di origine africana, stimata addirittura in misura superiore a quella della popolazione residente.
A questi dati si accompagna una situazione di sensibile degrado ambientale, con la diffusione di fenomeni, quali lo spaccio di stupefacenti, la prostituzione e l'occupazione di interi fabbricati da parte dei clandestini.
Per quanto riguarda la delittuosità del comune di Castel Volturno, i dati in possesso della polizia criminale registrano, nell'anno 2007, una lieve flessione dell'1,8 per cento rispetto al 2006 (2.060 delitti nel 2007, contro i 2.097 del 2006).
Il trend è confermato nel trimestre gennaio-marzo 2008, che attesta una flessione del 13,9 per cento dei delitti. Il dato, tuttavia, non è confermato a livello provinciale, atteso che nella provincia di Caserta, nel 2007, i delitti sono aumentati del 9 per cento, passando da 31.172 nel 2006 a 33.993 nel 2007.
Tenuto conto della realtà territoriale, fin dallo scorso mese di maggio, in provincia di Caserta è stato attivato un dispositivo straordinario di controllo del territorio, realizzato mediante l'invio di 45 unità dei reparti di prevenzione crimine della Polizia di Stato, per complessivi 15 equipaggi automontati, con compiti di vigilanza e prevenzione nei territori dei comuni di Castel Volturno, Casapesenna, Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa. Per i necessari servizi di coordinamento è stato aggregato anche un funzionario del settore.
L'Arma dei carabinieri, nella provincia di Caserta, conta oggi una forza di 1.375 unità.
Dal 1o agosto di quest'anno, le strutture investigative sono state incrementate con un invio di 53 militari carabinieri che portano a 100 le unità complessivamente destinate al potenziamento del comando provinciale nell'ultimo quinquennio.
Il potenziamento delle strutture di investigazione e l'attenzione al territorio, data dalle forze di polizia, hanno consentito di conseguire alcuni importanti risultati negli ultimi mesi, di cui vorrei dare un breve cenno.
Il 26 maggio di quest'anno, i carabinieri del comando provinciale di Caserta hanno dato esecuzione a 55 ordini di custodia cautelare, emessi dal Gip, presso il tribunale partenopeo, su richiesta della direzione distrettuale antimafia, nei confronti di altrettanti affiliati al clan dei Casalesi, tra cui un cancelliere della procura generale della Repubblica di Napoli e un vigile urbano, indagati per associazione di tipo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, illecita concorrenza, estorsione e riciclaggio.
Le indagini hanno permesso di disarticolare un sodalizio criminale operante nell'hinterland casertano, dedito: al controllo degli apparati pubblici attraverso la corruzione degli amministratori comunali; all'illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini, allo scopo di favorire l'elezione, nel 2004, di un candidato compiacente all'amministrazione provinciale di Caserta e al reinvestimento di proventi illeciti in attività imprenditoriali, tra le quali la gestione illegale di videogiochi e scommesse.
Nel medesimo contesto, è stato eseguito un decreto di sequestro di beni mobili e


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immobili, quote societarie e conti correnti, appartenenti ad alcuni degli indagati, per un valore complessivo di circa 80 milioni di euro.
L'11 giugno di quest'anno, la squadra mobile di Caserta ha eseguito un provvedimento di sequestro di beni nei confronti del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, imprenditore in passato contiguo al clan Bidognetti. In questa occasione, sono stati sequestrati quarantacinque appartamenti, otto attività commerciali e sette ville, per un valore complessivo stimato in diverse decine di milioni di euro.
Il 1o luglio 2008, i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, e dei reparti territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a 27 ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di affiliati ai sodalizi criminali Bidognetti e Tavoletta-Cantiello, organici al clan dei Casalesi, operanti nel comune di Casal di Principe e Villa Literno, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, nonché porto e detenzione illegale di armi, estorsione, ricettazione e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
L'indagine, avviata nel 2006 e supportata da attività tecniche, ha consentito di identificare gli autori di sette omicidi, quattro consumati e tre tentati, commessi nell'ambito della cosiddetta «faida di Villa Literno», iniziata alla fine degli anni Novanta, documentando le dinamiche esistenti tra i suddetti gruppi criminali.
L'indagine ha consentito, altresì, di evidenziare contestualmente le responsabilità degli indagati, oltre che nel traffico di sostanze stupefacenti e in numerosi episodi di estorsione, anche in attività illecite dirette al controllo e alla gestione illegale di interi settori commerciali, con particolare riferimento a quello della distribuzione di carni avicole e suine.
Il 29 luglio di quest'anno, i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e delle compagnie di Giugliano in Campania e Capua, a conclusione di una mirata attività di indagine hanno tratto in arresto un quarantasettenne, affiliato al clan Nuvoletta, ed un quarantottenne, ritenuti responsabili di estorsione aggravata ai danni dell'associazione ACLI Terra - Campania per la Legalità, incaricata della gestione dei terreni agricoli confiscati al citato sodalizio.
Nel periodo gennaio-giugno 2008, si è svolta l'operazione «Acheronte», che ha portato alla segnalazione all'autorità giudiziaria di diciotto soggetti, di cui otto per reati previsti dall'articolo 416-bis del codice penale e i rimanenti dieci per i reati, di cui all'articolo 110 del codice penale e 12-quinquies del decreto-legge n. 306 del 1992, nonché al sequestro di società e ditte individuali, conti correnti bancari, beni mobili e immobili, per un valore complessivo di oltre 62 milioni di euro.
Nel periodo aprile-giugno 2008, la compagnia di Marcianise della Guardia di finanza ha portato a termine l'operazione «Terra Promessa» che ha consentito la segnalazione all'autorità giudiziaria di undici soggetti per violazione di varie norme di legge, in particolare imputati in base all'articolo 416-bis, e il sequestro preventivo di beni immobili, quote societarie, depositi bancari e autoveicoli, per un valore complessivo di 41 milioni 500 mila euro, tra cui spiccano quarantotto appartamenti, otto ville, ventotto terreni, tutti acquisiti con i proventi di un traffico illecito di rifiuti.
Questa operazione ha consentito, altresì, il sequestro di otto siti destinati alla discarica ed allo sversatoio abusivo di rifiuti pericolosi, siti intestati a soggetti a vario titolo collegati al clan dei Casalesi.
Vengo ora alle iniziative assunte dal Governo. Subito dopo i fatti di sangue del 18 settembre, il Ministro dell'interno e il Governo hanno assunto immediate iniziative, sia a livello locale che a livello nazionale, per garantire una risposta adeguata dello Stato alla guerra di camorra. Il 19 settembre, il giorno dopo la strage, la questione della sicurezza del territorio è stata portata all'attenzione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica che ha disposto l'intensificazione al massimo livello dell'attività di prevenzione


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e controllo, attraverso l'utilizzazione di tutte le risorse umane e strumentali delle forze di polizia disponibili.
Il comitato ha anche deciso di contrastare con estrema fermezza ogni altra forma di illegalità presente nel territorio di quel comune: l'abusivismo commerciale, gli affitti non denunciati, il caporalato, l'immigrazione clandestina, comunque riferibile agli interessi della criminalità organizzata.
Il comitato ha deciso l'istituzione di un gruppo operativo, formato da rappresentanti delle forze dell'ordine, dei NAS, dei nuclei operativi ecologici e dell'ispettorato provinciale del lavoro, per il coordinamento mirato di queste iniziative che prevedono il coinvolgimento di diversi soggetti pubblici.
A livello centrale, al fine di affrontare più efficacemente l'emergenza criminale, sabato 20 settembre, si è svolta al Viminale una riunione operativa, nel corso della quale è stato deciso di inviare nella provincia di Caserta 400 unità di personale altamente qualificato (160 della Polizia di Stato, 160 dell'Arma dei carabinieri, 80 della Guardia di finanza) e di fornire un maggior supporto alle strutture investigative.
La riunione è stata preceduta, in mattinata, da un vertice interforze con i reparti investigativi delle tre forze di polizia, presieduto dal vice capo della Polizia, al quale hanno partecipato anche i responsabili nazionali dello SCO, del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri (ROS) e del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (SCICO) della Guardia di finanza.
Dopo una approfondita valutazione della situazione dell'ordine pubblico, è stato deciso di intensificare il controllo del territorio e colpire duramente la criminalità organizzata, rafforzando al massimo l'attività investigativa di intelligence per individuare gli autori dei recenti omicidi, per la cattura dei latitanti e dei responsabili delle attività criminali e per avviare, con la massima celerità, le procedure di espulsione dei numerosi immigrati clandestini che risiedono nella zona.
L'attività investigativa ha consentito di ottenere immediatamente un primo importante risultato. Lo scorso 22 settembre, a soli quattro giorni dalla strage, è stato arrestato Alfonso Cesarano, ritenuto dagli inquirenti uno dei componenti del commando di killer. Per gli stessi fatti è stato emesso un decreto di fermo anche nei confronti di Alessandro Cirillo e Oreste Spagnolo, tuttora latitanti, e attualmente reggenti del clan Bidognetti, nell'Agro aversano e sul litorale domizio.
Questa eccellente attività investigativa ha consentito, altresì, di procedere, negli ultimi mesi, all'arresto di 313 persone, di cui 227 cittadini extracomunitari, per reati connessi agli stupefacenti e per ricettazione, nonché all'adozione, nell'intera provincia di Caserta, di ben 688 provvedimenti di espulsione di immigrati clandestini.
Il Governo intende proseguire con ancora maggior fermezza il contrasto all'attività organizzata. Siamo in presenza di una vera e propria guerra civile che la camorra ha dichiarato allo Stato e lo Stato deve rispondere con tutti i mezzi per riaffermare il controllo di legalità su tutto il territorio nazionale.
Per questo motivo, il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato un decreto-legge con nuove misure urgenti per il contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina, con il quale si dispone, tra l'altro, l'invio di 500 militari nelle aree ove si ritiene necessario assicurare un più efficace controllo dei territori particolarmente colpiti da fenomeni di emergenza criminale.
Crediamo che l'azione del Governo e soprattutto delle forze di polizia - a cui va il riconoscimento e il plauso del Ministro dell'interno e di tutto il Governo per quello che hanno fatto e stanno facendo in queste realtà difficili e in tutte le altre realtà in cui operano - vada nel senso giusto di assicurare una presenza forte dello Stato e di far sentire alle bande criminali la pressione delle forze di polizia. Questa pressione continuerà fino a quando la guerra contro la camorra non sarà conclusa.


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Ieri, il Ministro dell'interno ha incontrato gli investigatori e i magistrati che stanno indagando e insieme hanno concordato alcune iniziative. La richiesta forte è quella di continuare in questa direzione, perché la pressione degli investigatori, dei 400 poliziotti e carabinieri inviati e degli ulteriori 500 militari specializzati e adeguatamente addestrati, è un'iniziativa che i magistrati vedono con favore e considerano di grande aiuto alla loro attività investigativa.
L'azione sinergica di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, investigatori e magistratura, partenopea in particolare, rappresentano la strada giusta per battere la criminalità.
Riteniamo particolarmente significativo il fatto che la procura di Napoli abbia deciso di contestare alla persona arrestata il reato di strage con finalità di terrorismo.
Quello compiuto è un atto di vero e proprio terrorismo, perché diffonde terrore e apre nuovi e inquietanti scenari, molto importanti per l'azione di contrasto alla criminalità che stiamo valutando con tutti gli strumenti a nostra disposizione, inclusi, in questo caso, anche i servizi segreti.
Da ultimo, faccio un accenno alla questione degli arresti domiciliari a cui era sottoposto il presunto killer Alfonso Cesarano. Sono state rivolte accuse ingenerose alle forze di polizia, adombrando una mancanza di controllo nei confronti di questo spietato killer.
Intendiamo confermare ai Carabinieri, alla Polizia e alla Guardia di finanza, che operano in condizioni difficili in quell'area, il pieno, totale e incondizionato sostegno da parte del Governo.
Vogliamo far presente solo un dato che dimostra quanto sia difficile per le forze di polizia operare in quell'area. Nel comune di Castel Volturno operano due stazioni dei Carabinieri: Castel Volturno e Pineta Mare, le quali assicurano vari servizi esterni, tra cui anche la vigilanza a coloro che sono agli arresti domiciliari, con una media giornaliera di circa 17 ispezioni, tre o quattro per pattuglia. Tuttavia, nel solo comune di Castel Volturno, sono 118 coloro che si trovano agli arresti domiciliari.
È evidente che la concessione di questi benefici a un numero sproporzionato di persone rende difficile il controllo. Non è possibile effettuare un controllo 24 ore su 24; altrimenti dovrebbero stare in cella.
Anche da questo punto di vista, respingendo le accuse rivolte nei confronti delle forze di polizia, invitiamo il Parlamento a svolgere una riflessione e a studiare con il Governo un'iniziativa mirata alla riduzione dei benefìci carcerari, in particolare degli arresti domiciliari, a tutti coloro che sono accusati di reati di mafia e di criminalità organizzata.
Questa è la risposta che lo Stato deve dare, lasciando da parte polemiche che, francamente, ci sembrano assolutamente pretestuose.

PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

SALVATORE PICCOLO. Signor presidente, francamente, venendo dalla regione Campania e vivendo lo sgomento, il raccapriccio, la preoccupazione dei cittadini campani, sono alquanto sconcertato rispetto alla relazione abbastanza asettica, fredda, e vorrei dire quasi burocratica, che ha presentato il sottosegretario. Un resoconto di dati e di notizie che, ancorché interessanti, sono conosciute attraverso la stampa o le comunicazioni della burocrazia ministeriale.
Il drammatico evento alla nostra attenzione coinvolge due fenomeni, entrambi preoccupanti: quello della camorra, che continua a dilagare sul nostro territorio, spesso nell'indifferenza delle istituzioni, della politica e talora anche con una collusione abbastanza evidente, e quello dell'immigrazione in un contesto privo di un piano di integrazione adeguata, in cui gli immigrati diventano spesso vittime o strumenti utilizzati dalla camorra.
Credo che sia necessario svolgere una riflessione seria e approfondita su tali aspetti.
Nella relazione del sottosegretario mi pareva di cogliere un'insistenza eccessiva,


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più concentrata sulle vittime che sui carnefici, francamente.
Dico questo, pensando a chi conosce la realtà del territorio; a chi la vive drammaticamente; a chi sa quanto il fenomeno malavitoso sia infiltrato nei circuiti economici, sociali e talora anche politici. Del resto, senza avere l'angoscia del giustizialismo, dobbiamo avere la consapevolezza del fenomeno e dobbiamo poterlo dire chiaramente. La camorra non si può contrastare, se non si ha la consapevolezza di tutte le responsabilità che devono essere riunite in maniera trasparente, per far fronte al fenomeno.
Quanto agli interventi del Governo, condividiamo il rafforzamento delle forze di polizia, l'invio di 500 soldati. Quello che ci lascia perplessi è la strategia, la logica emergenziale che presiede questi interventi.
Sembra quasi che si sia trattato di un fatto di routine. Tuttavia, essendo stato più eclatante dell'ordinario, ci si limita a predisporre degli interventi che hanno il sapore della suggestione mediatica, del simbolo, piuttosto che rappresentare l'espressione di un'organica azione di intervento.
Sicuramente, i soldati potranno svolgere un'azione, quella di presidio, ha detto il Ministro La Russa.
Personalmente, tuttavia, come hanno affermato i sindacati di polizia, trovo difficile immaginare che la camorra si possa sconfiggere con i checkpoint dei militari.
Credo, invece, che il contrasto debba avvenire attraverso un potenziamento dei reparti investigativi, delle forze di polizia, di quelli che possono svolgere indagini appropriate, e mediante il rafforzamento degli organici dell'autorità giudiziaria.
A questo punto voglio svolgere una considerazione per cancellare subito le possibili strumentalizzazioni sull'argomento. Dalle parole del sottosegretario, sembra quasi che la maggioranza sia solidale con le forze di polizia; mentre noi, invece, le accuseremmo.
Non è così. Noi siamo solidali con le forze di polizia, ma anche con la magistratura che è impegnata in prima linea nel contrasto alla camorra sul territorio campano.
Questo bisogna dirlo con chiarezza, perché talora alcune situazioni contingenti puntano a delegittimare l'azione della magistratura.
Nel settore del contrasto alla camorra nei nostri territori, un magistrato è esposto pesantemente, così come lo sono le forze di polizia. Pertanto, la nostra solidarietà è piena e totale sia nei confronti delle forze di polizia che della magistratura.
Per contrastare la camorra occorre avere una consapevolezza diversa, senza distinzione tra le forze politiche. Su questo profilo occorrerebbe arrivare a una grande convergenza e a una grande consapevolezza.
È necessario concorrere a creare - come ha detto Roberto Saviano ieri su la Repubblica - una coscienza che rifiuta e si ribella al fenomeno della camorra. Questa coscienza si crea nell'opinione pubblica, attraverso l'esempio della politica e delle istituzioni. Alla politica e alle istituzioni non sono consentiti comportamenti ambigui, di rassegnazione o quasi di indifferente osservazione di quello che avviene sul territorio.
In questi territori, i politici e le istituzioni hanno un dovere più grande, quello di assumere comportamenti ineccepibili e severi che possano essere percepiti ed emulati dalla popolazione.
Il fenomeno della camorra si combatte sicuramente con gli interventi repressivi, con l'azione preventiva della magistratura, ma anche diffondendo la cultura secondo cui la criminalità organizzata è un fenomeno che impedisce la crescita sociale, lo sviluppo, che impedisce a una popolazione di affermare la sua identità e i suoi valori.
Rispetto a questo, pensiamo che occorra denunciare con chiarezza il fatto che in molti di questi territori vi sono rapporti di collusione e contiguità con l'organizzazione criminale.
Quando non sono atteggiamenti di collusione, contiguità o corrivi, che portano


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alla commissione di reati, si tratta talora di comportamenti ambiguamente indulgenti o di inerzia.
Anche questo è un modo di agire colpevole. Bisogna riconoscerlo.
Le forze politiche devono fare uno sforzo di verità in questa direzione.
In una regione come la nostra, dove recentemente sono successi fatti giudiziariamente clamorosi - premetto che non sono angosciato dalla voglia del giustizialismo, ma da un'operazione di verità -, non si può reagire mettendo sotto accusa la magistratura, a prescindere.
Ciascuno di noi che ha rivestito ruoli istituzionali può essere indagato. Tuttavia, chi ha la coscienza tranquilla non rifiuta l'accertamento di verità.
Non si può rifiutare l'accertamento di verità in un campo così delicato e complesso, come quello della criminalità organizzata, ribaltando la situazione immediatamente contro a chi sta tentando di contrastare la camorra facendo accertamenti giudiziari.
La delegittimazione delle forze di polizia e degli organi giudiziari certamente non aiuta a creare una coscienza adeguata per estirpare questo fenomeno sul territorio. Queste cose vanno dette con chiarezza.
Non credo che la camorra si possa contrastare con proclami, con declamazioni profetiche, con atti di suggestione mediatica, con provvedimenti che vengono occasionalmente enfatizzati, quasi che l'invio dei soldati possa di per sé risolvere il problema. Se non c'è una strategia organizzata che metta insieme, in un lavoro comune, le istituzioni, la politica, la società civile, le istituzioni culturali, la scuola, non si raggiunge l'obiettivo.
Quindi, c'è bisogno di uno sforzo complessivo per poter affrontare seriamente il fenomeno.
Come dicevo in premessa, però, occorre soprattutto uscire da questa logica emergenziale, che forse si è trascinata anche nel passato. Questa è una visione distorta, con la quale non si riuscirà mai a conseguire un risultato efficace e risolutivo.
Troppo spesso - ed è anche l'occasione di quello che è successo a Castel Volturno - sembra quasi che si scopra improvvisamente che la situazione è drammatica. Ci rendiamo conto solo oggi che il radicamento e la penetrazione della criminalità organizzata in alcuni territori del Meridione, nella nostra regione, nella provincia di Napoli, nel casertano in particolare è diffusa, prepotente, prevaricatrice e pericolosa per la convivenza.
Dal Governo ci saremmo aspettati non solo l'adozione di provvedimenti che sono quasi scontati e che condividiamo, ma una riflessione più adeguata, più accorta, più approfondita e più consapevole. Non è sufficiente un'elencazione di atti, dati e fatti più o meno conosciuti, ma serve la previsione di una strategia più a largo raggio, che metta insieme ed esamini i fenomeni che determinano una condizione difficile e che alimentano l'insorgere e la diffusione della camorra.
Tutto questo non lo vediamo, non lo constatiamo dalla sua relazione, sottosegretario. Francamente, non colgo elementi di novità o di speranza, per organizzare una strategia adeguata per il futuro.
Credo che il Partito Democratico sia impegnato su questo fronte a livello nazionale e, soprattutto, nel nostro territorio, in maniera seria, anche attraverso la valutazione delle azioni e dei comportamenti dei suoi esponenti nelle istituzioni e nella politica.
Infatti, un grande partito che vuole concorrere a rimuovere il fenomeno non può limitarsi a una difesa, a prescindere autocritica; deve avere anche la capacità di guardare al suo interno, perché in un territorio dove la commistione sociale con questi eventi può essere frequente, c'è bisogno di una grande, rigorosa e severa capacità di autocritica e di osservazione. Il Partito Democratico sta tentando di farlo nel nostro territorio.
Questo è un grande contributo. I partiti, infatti, possono contribuire a costruire una coscienza diversa nell'opinione pubblica e nelle istituzioni.
Ecco, signor presidente, questa è la posizione del Partito Democratico. Questo


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è il sentimento che vive gran parte della popolazione campana, quella popolazione sana che spera e aspetta di uscire da una difficoltà che le impedisce di avere un futuro diverso.
I giovani che oggi in Campania si schierano - per la prima volta ho visto tanti ragazzi scendere in piazza - per ribellarsi a questo fenomeno sono il fatto più importante che oggi viviamo.
È rispetto a questo che si deve avere una considerazione seria del fenomeno e organizzare una strategia complessiva che, a mio avviso, è diversa da quella che sta mettendo in campo il Governo.

MARIO TASSONE. Interverrò brevemente, perché non vorrei ripercorrere tutta la storia della criminalità organizzata, comprese le varie sfaccettature e problematiche che sono ampiamente conosciute, per alcuni versi, anche attraverso le Commissioni parlamentari, gli interventi e le valutazioni che sono state fatte nel tempo, anche di fronte a vicende di così grande portata e di così ampia gravità.
Vorrei interloquire con il sottosegretario, che ringrazio. Il sottosegretario è venuto in Commissione, presentando una sua relazione, una disamina rispetto ai dati e ai traguardi raggiunti che il Ministero dell'interno ha inteso affidare alla nostra attenzione.
Quelli che abbiamo oggi all'esame sono fatti gravi, accaduti a seguito di situazioni incandescenti. Tali circostanze, il 18 settembre del 2008 non si creano senza motivo. Nel passato, infatti, le zone e i territori del casertano, della Campania e le regioni in situazioni critiche non vivevano una situazione di assoluta tranquillità.
Deve essere attuata - lo auspichiamo sempre - un'azione più decisiva. Ma che cosa si può fare?
Certamente, alcuni territori sono in mano alla criminalità organizzata, ma è vero anche che abbiamo avuto qualche disattenzione rispetto alla microcriminalità diffusa in questi territori.
In questo caso, interviene un fatto nuovo che esplode: gli immigrati, quelli con una posizione sia legale sia non legale si pongono in una situazione concorrenziale con la tradizionale criminalità organizzata.
A proposito, ho avuto sempre il cruccio di fare riferimento a bande e a famiglie. Sappiamo che esiste il clan dei Casalesi, eppure nel tempo non si è ancora riuscito a capire chi comandi questo clan, né chi lo gestisca, pur conoscendo nomi e altri aspetti della questione.
Il sottosegretario, ad esempio, faceva riferimento ai servizi segreti. Per mia esperienza, non so quale tipo di lavoro stiano svolgendo i servizi segreti o i servizi di informazione. Per alcune indagini non hanno aiutato le istituzioni.
Faccio questo tipo di dichiarazioni nelle aule parlamentari. Le sto facendo continuamente, ma avverto anche in questo un'assoluta segretezza.
Certamente, le forze dell'ordine fanno il loro dovere, così come i magistrati. Chi mai può attaccare i magistrati o le forze dell'ordine?
Spesso ce la prendiamo con il fato. Certamente, esiste il problema della crescita sociale, civile del mondo del volontariato, della scuola, della famiglia, di una coscienza. Senza dubbio, inoltre, quelle popolazioni soggiacciono da tempo ad alcune situazioni drammatiche di occupazione del territorio. Viviamo in ampi spazi di extra territorialità.
Voglio capire, dunque, se il Ministero dell'interno o il Governo, che nel tempo hanno ricevuto segnalazioni circa situazioni pericolose e critiche, ritenevano la presenza delle forze dell'ordine sufficiente ad arginare la situazione.
Ma come quantizziamo le forze dell'ordine? Ci si basa sul numero o su chi svolge indagini, attraverso un'azione di prevenzione? Chi indaga sui nomi e i cognomi che circolano incontrastati da Ottaviano, a Casal di Principe, a Castel Volturno e così via? Le indagini come si estrinsecano, soltanto con le intercettazioni ambientali?
Ebbene, signor presidente, ritengo che queste audizioni siano certamente importanti, ma devono avere anche un seguito.


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Capiamo la necessità della presenza dei soldati e di creare sinergie. Cerchiamo di capire che tipo di missioni hanno e che tipo di compito svolgono i soldati. Si tratta di un fatto dimostrativo, di aiuto, di supporto. Tuttavia, vorrei capire se pensiamo che questo sia un fatto eccezionale, oppure se si inserisce l'eccezionalità nella ordinarietà.
Credo che questo sia l'interrogativo che ci dobbiamo porre in questo particolare momento.
Mi affido dunque anche alla sua cortesia, signor sottosegretario. Dopo averla ringraziato - lo faccio sinceramente -, dico che a mio parere una valutazione di insieme deve essere svolta.
Del resto, questo non è soltanto un problema del Ministero dell'interno, non è un tema che riguarda il Ministro o la Polizia, ma è una questione che interessa il Governo nel suo complesso e il Paese nelle sue varie articolazioni (penso alla Calabria, alla Sicilia, alla Puglia e alla Campania).
Voglio fare una battuta. Una volta mi si venne a dire che in Campania la camorra era assopita. Credo che gli assopimenti li valutiamo, quando non c'è una grande rottura, ma un equilibrio o una pace «operativa» fra le forze in campo.
Questa è una riflessione che dobbiamo svolgere, perché da sole le forze di polizia non riescono a risolvere il problema. Possiamo varare decreti, provvedimenti e inviare delle armate in quei territori, ma occorre tener presente che vi è una situazione ambientale drammatica.
In questi luoghi, certamente, tra lo Stato e l'antistato si opta per il secondo, ritenendolo per alcuni versi più efficiente, più forte, più remunerativo, più agevole da seguire e migliore per raggiungere alcuni obiettivi.
Ritengo che questo sia un punto di partenza per una discussione che possiamo svolgere come Commissione interni e - ci auguriamo - anche come Parlamento nel suo complesso.
Ecco perché, quando abbiamo approvato la legge sulla costituzione nella nuova Commissione antimafia, avevo suggerito, attraverso un emendamento, che le relazioni fossero scadenzate e che l'Assemblea si interessasse a queste interloquendo.
Altrimenti, questi documenti ben confezionati andranno ad arricchire le nostre biblioteche e le grandi documentazioni, già cospicue del resto, che si trovano alla Camera dei deputati, al Senato della Repubblica e negli altri uffici.

MANUELA DAL LAGO. Intanto, volevo ringraziare il sottosegretario Davico per l'esauriente relazione che ha presentato. Non ritengo che sia solo un'esauriente relazione, ma penso anche che al suo interno il sottosegretario ci abbia indicato quali sono le mosse che il Governo intende porre in essere, per risolvere una situazione ambientale che certamente - come è stato detto da chi mi ha preceduto parlando, sia l'onorevole Tassone che l'onorevole Piccolo - è drammatica e di lunga data, non può essere risolta d'emblèe.
Do atto al Governo di avere posto in essere immediatamente una serie di atti che possono iniziare a dare qualche soluzione. Quindi, ben vengano le unità di polizia in più. Peraltro, se non ho compreso male la relazione del sottosegretario, tale intervento non si risolve solo nell'aver incrementato di 400 unità il numero degli uomini, ma questa azione è stata attuata iniziando anche a fare intercorrere una relazione tra magistratura, forze di polizia e reparti investigativi, affinché possano essere maggiori le risultanze che possono essere date alla magistratura.
Quindi, si delinea già un inizio di programmazione per arrivare a conoscere e avere in mano prove maggiori su questa delinquenza, certamente superiori al passato.
Trovo anche positivo - se mi si permette di fare questa affermazione, ma non vorrei essere considerata razzista - il fatto che si parta immediatamente con un controllo, visto che sono maggiori gli immigrati rispetto ai residenti, della posizione degli immigrati residenti.
Personalmente, non credo che il sottosegretario abbia fatto un accenno maggiore


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alle vittime rispetto ai carnefici perché era pro-carnefici. Semplicemente, ha evidenziato la situazione esistente, che vede un grande numero di immigrati che fanno delinquenza e che vanno a sovrapporsi ad una delinquenza già esistente.
Pertanto, abbiamo due problemi da risolvere: il primo è fare in modo che chi viene nel nostro Paese non venga per delinquere, quindi effettuare i controlli ed espellere immediatamente coloro che intendono delinquere; il secondo consiste nel cercare di contenere la situazione di delinquenza imperante che esiste in Campania.
Condivido fortemente una proposta che mi pare che il Governo abbia intenzione di portare avanti - in proposito, le dico che saremo a completa disposizione - circa il fatto che per la camorra, come per la mafia e la 'ndrangheta, non possiamo essere buoni.
In questo senso, forse, va una parziale critica alla magistratura. Non si possono dare gli arresti domiciliari a un certo tipo di criminalità, perché un atteggiamento più rigoroso può aiutare a far diminuire una serie di fatti criminosi e violenti.
Quindi, trovo positiva questa proposta che non si muove in una logica emergenziale; è positiva la presenza delle 400 unità in più che pure non si muove in una logica emergenziale; è positiva la verifica della popolazione immigrata, in modo da allontanare coloro che non sono in regola e non lavorano; è positiva l'intenzione di costruire un programma - su questo concordo, ma non si può fare oggi - per far crescere una volontà civile negli abitanti della provincia di Caserta, di Napoli e della Campania, affinché si allontanino sempre più dalla camorra e siano più vicini allo Stato.
Mi si permetta una considerazione. Se vogliamo far cambiare le teste, se vogliamo sempre di più portare le istituzioni in Campania, così come potrebbe essere in Sicilia e in altri luoghi, forse dovremmo noi stessi, in queste aule, cominciare a non fare una cosa. Mi permetto di dire questo, come persona che arriva da una provincia che ha la fortuna di non vivere queste situazioni. Quello che non si deve fare è dividere i bravi da una parte - mi scusi, onorevole Piccolo -, come se i rappresentanti del PD stessero facendo tutto il possibile, e i cattivi dall'altra, come mi pare di aver colto nel suo intervento.
Se negli anni ci sono state delle commistioni, credo che si debba riconoscere che sono relative a tutte le aree. Quindi, se vogliamo eliminare le commistioni, forse è il caso che cominciamo a farlo, non fermandoci a dire chi è più bravo e chi lo è di meno, ma lavorando in buona armonia, senza dare le pagelle. Agendo in questo modo, probabilmente, riusciremo anche a far sì che nasca una crescita civile migliore. Inoltre, possiamo perseguire il nostro obiettivo anche cercando di verificare meglio le candidature che vengono proposte nei luoghi in oggetto.
Del resto, lo ripeto, se dobbiamo parlare di commistioni, non so a chi dobbiamo dare la prima croce di buona volontà rispetto alla cattiva volontà. Non voglio, certamente, mettermi a parlare della Campania in senso generale e di chi l'ha governata in questi ultimi anni.

RAFFAELE VOLPI. Signor presidente, svolgerò due brevi considerazioni. Ricordo che quando nella nostra Commissione si discusse dell'antimafia, vi fu occasione di ascoltare degli interventi molto accorati. Penso, in particolare, a quello svolto dalla collega Lo Moro che disse parole che mi toccarono moltissimo. Infatti, in un momento in cui si parlava di una tematica così forte e importante, mi accorsi che non stava svolgendo un intervento in qualità di rappresentante politico, ma da individuo che ha vissuto in prima persona la tragicità di certe situazioni.
Voglio ringraziare il sottosegretario Davico, perché forse è anche attraverso i numeri che si prende atto e si diventa consapevoli delle situazioni. Questi per me sono numeri assolutamente sconcertanti. Non li voglio richiamare, perché li abbiamo ascoltati tutti, anche se qualcuno può far finta di non averli sentiti bene. Magari li rileggeremo, quando avremo a disposizione le dichiarazioni del sottosegretario.


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A mio avviso, siamo davanti a una situazione estremamente grave. Pertanto, occorre essere consapevoli del fatto che è in atto una guerra contro lo Stato. Se quest'ultimo non ha la capacità di reagire con determinazione a questi fenomeni, vuol dire che lo Stato debole lascerà sempre più spazio a una degenerazione che non è certamente di tutti, ma che esiste, è palese. Parliamo di un gruppo di fuoco che ha sparato centoventi colpi, pensando ad una impunibilità che è inimmaginabile in uno Stato di diritto.
Quanto alla valutazione sui magistrati, esprimo tutta la mia solidarietà a quelli che lavorano in prima linea. Tuttavia, quando si prende una persona, per camorra o mafia, la si mette agli arresti domiciliari e questa viene nuovamente arrestata e rimessa agli arresti domiciliari, credo che compito comune di politici, di rappresentanti dello Stato sotto assalto, debba essere anche quello di capire dove sono le responsabilità.
Non entro nella fase politica, perché credo che il collega che è intervenuto prima abbia svolto un ragionamento assolutamente lineare rispetto all'autoregolamentazione che dovrebbe essere praticata nei partiti. Mi si permetta, però, di dire che quando si arriva a parlare di strategie, occorre sapere che queste si devono ideare a partire dalla realtà, non con il buonismo, né immaginando cose che non esistono.
Concludo, dicendo che le teorie sociologiche sono molto belle, ma che i dati sono il primo specchio delle situazioni sociologiche che si vogliono individuare. Se c'è una coscienza comune da creare, questo obiettivo si raggiunge dimostrando che lo Stato esiste, a volte anche con i militari per strada, con i magistrati che non hanno paura e con i politici che non fanno i comizi, ma vengono a votare le prossime leggi che devono essere assolutamente preclusive, perché qualcuno non vada agli arresti domiciliari, prenda un kalashnikov e compia delle stragi in strada.

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Davico per la replica.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Prendo atto degli interventi dei deputati, delle intenzioni, dei suggerimenti e della volontà espressa di collaborazione e di costruzione di un'unità di intenti, nella realizzazione della nostra azione che deve essere - come è stato detto - comune e non tanto identificata in numeri o statistiche. Essa deve essere soprattutto un passaggio culturale, riferito a qualche particolare zona, ma che diventa motivo di intervento ed emergenza per tutti noi e per l'intero Paese.
Vi ringrazio per le considerazioni, per i suggerimenti, gli stimoli che avete proposto e anche per le critiche mosse alla relazione che è stata presentata.
In una lotta come questa, contro la criminalità organizzata, qualunque essa sia, contro la clandestinità e l'illegalità e per la nuova affermazione dei diritti delle persone, soprattutto di quelle più deboli, penso che debba essere veramente un impegno e un valore per tutti quello di portare un contributo, anche quando ognuno di voi o di noi, nella funzione di rappresentante del popolo ritiene che sia necessario attuare un intervento di natura negativa o di stimolo.
In questi particolari momenti, serve la solidarietà, ma non c'è bisogno di applausi. Occorre rimboccarsi le maniche e lavorare.
Pertanto, ringrazio tutti. Terremo certamente conto di tutte le considerazioni che sono venute sia dagli esponenti della maggioranza, che da quelli dell'opposizione.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il sottosegretario Davico per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa la comunicazione del Governo.

La seduta termina alle 16,45.

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