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Resoconti stenografici delle audizioni

Torna all'elenco delle comunicazioni del Governo in Commissione
Commissioni Riunite
(X Camera e 10a Senato)
3.
Mercoledì 14 gennaio 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Gibelli Andrea, Presidente ... 3

Comunicazioni del Governo sulla situazione di crisi relativa agli approvvigionamenti di gas naturale e sulla entità delle scorte esistenti in Italia:

Gibelli Andrea, Presidente ... 3 9 10 11 12
Colaninno Matteo (PD) ... 9
Dialuce Gilberto, Vice direttore generale per l'energia del Ministero dello sviluppo economico ... 4
Fava Giovanni (LNP) ... 10
Formisano Anna Teresa (UdC) ... 11
Scajola Claudio, Ministro dello sviluppo economico ... 3 4 12
Vetrella Sergio (PdL) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONI RIUNITE
X (ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
10a (INDUSTRIA, COMMERCIO E TURISMO) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 14 gennaio 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANDREA GIBELLI

La seduta comincia alle 14,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione diretta sul sito Internet della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva differita sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Governo sulla situazione di crisi relativa agli approvvigionamenti di gas naturale e sulla entità delle scorte esistenti in Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del Governo sulla situazione di crisi relativa agli approvvigionamenti di gas naturale e sulla entità delle scorte esistenti in Italia.
I nostri lavori sono condizionati dall'attività dell'Aula, ma, vista la disponibilità immediata del Ministro ed anche la delicatezza dell'argomento, faremo in modo che questo sia un momento utile ad ottenere una serie di risposte che noi e il Paese attendiamo.
Ritengo che, nell'ambito della programmazione e della valutazione delle scelte che il Governo sta facendo sulla necessità di una maggiore differenziazione di approvvigionamento energetico, questo sia l'elemento politico più importante in ragione di una crisi, che molti analisti avevano anticipato e che potrebbe - auguriamoci che così non sia - condizionare pesantemente il nostro Paese. Tale crisi è figlia di situazioni e condizioni ereditate da scelte effettuate nel lontano passato, che sono state oggetto di dibattito anche in occasione dell'esame di importanti provvedimenti normativi in discussione in Parlamento proprio in questi giorni.
Ringrazio il Ministro dello sviluppo economico, onorevole Claudio Scajola, per aver risposto in tempi rapidissimi alla nostra richiesta, mia e del presidente della 10a Commissione del Senato; desidero sottolineare tale cortesia istituzionale, che è molto apprezzata, vista anche la delicatezza dell'argomento.
Do la parola al Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, per l'illustrazione della sua relazione.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Ringrazio il presidente Gibelli per le sue parole, il presidente Cursi e i colleghi parlamentari.
Gli eventi degli ultimi giorni relativi alla crisi politico-commerciale tra Russia e Ucraina hanno destato molto interesse nell'opinione pubblica e diffuso qualche apprensione, dovuta - credo - anche a informazioni non sempre complete e corrette.
Mi auguro, quindi, che questa audizione sia l'occasione per fare chiarezza, fornendo al Parlamento una informativa, che auspico compiuta, sulla crisi in atto, sulle possibili conseguenze per il nostro Paese e sulle azioni intraprese dall'Italia per coprire il fabbisogno nazionale di energia.
Gli eventi di questi giorni dimostrano, ancora una volta, l'assoluta centralità del tema della sicurezza energetica e la conseguente necessità di mettere in atto senza indugi ogni misura in grado di rafforzare la posizione del nostro Paese riducendone


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la dipendenza dall'estero, come previsto dalla strategia energetica del Governo, che ho avuto modo di illustrarvi nel corso della mia prima audizione programmatica nel mese di luglio.
Ci troviamo da troppi anni esposti al rischio di crisi nel settore del gas, con ripercussioni evidenti anche sugli altri mercati energetici, in particolare nel settore elettrico, proprio nella stagione in cui i consumi di energia raggiungono il loro massimo, ossia nei mesi invernali.
Le cause di questa emergenza sono quasi sempre riconducibili a tensioni di natura politica e commerciale tra i Paesi fornitori ed i Paesi consumatori e di transito. In questo caso, i dissensi fra Russia e Ucraina sui diritti di transito e sul prezzo del gas, che, come molti di voi ricorderanno, furono causa dell'emergenza nell'inverno 2005-2006, si inseriscono oggi nel nuovo scenario di recessione economica. L'Ucraina si trova in una situazione di maggiore difficoltà, mentre la Russia è interessata a impiegare le proprie esportazioni energetiche per sostenere la crescita interna.
Nonostante la mediazione diplomatica esercitata dalla Commissione europea, di un'Europa - aggiungerei - molto debole anche sul piano della politica energetica, rimangono insoluti i motivi del contenzioso riguardo al contratto di transito.
Il gas russo copre un terzo dei consumi di gas dell'Unione europea e la dipendenza varia da Paese a Paese, giungendo per alcuni Paesi dell'Unione europea addirittura al 100 per cento.
Il sistema europeo ed il sistema nazionale si trovano così esposti a gravi rischi, non sempre prevedibili, che non possono vederci spettatori passivi.
Ritengo logico ribadire che dobbiamo ridurre la vulnerabilità degli approvvigionamenti energetici dell'Europa, dei diversi Stati membri, tanto più in un mercato internazionale delle materie prime caratterizzato da crescenti rischi di natura geopolitica e da investimenti assolutamente insufficienti.
Per rendere la mia esposizione più chiara e - mi auguro - puntuale, ho ritenuto, colleghi, di avvalermi, con il consenso della presidenza, di alcuni grafici che rappresentano efficacemente la situazione del nostro sistema di approvvigionamento di gas. Se concordate, quindi, vorrei chiedere all'ingegner Dialuce di illustrare brevemente le prime quattro slide.

GILBERTO DIALUCE, Vice direttore generale per l'energia del Ministero dello sviluppo economico. Nel 2008, il consumo italiano di gas è stato di circa 85 miliardi di metri cubi, ripartito in un 35 per cento per il settore civile, un 39 per cento per il termoelettrico e il restante per il comparto industriale.
Questa è la situazione dei principali punti di import. Fondamentalmente, importiamo via gasdotto. Soltanto un terminale GNL, a Panigaglia, contribuisce per il 2 per cento all'approvvigionamento di gas dall'estero, mentre la maggior parte proviene da gasdotti russi per il 32 per cento, un'analoga percentuale riguarda il gas algerino, mentre il gas libico entra a Gela per il 13 per cento e un 20 per cento proviene dal nord Europa.
Nella stessa mappa vedete anche la situazione dei terminali in corso di autorizzazione, indicati in verde.
Questo è il contributo complessivo dei vari Paesi. Nel corso degli anni, il peso della produzione nazionale è andato decrescendo. Attualmente, il peso complessivo dell'import dalla Russia è di circa il 28 per cento rispetto alla copertura della domanda complessiva nazionale.
In questa slide vedete rappresentato l'andamento della produzione nazionale: dopo un picco di incremento a metà degli anni Novanta la produzione è andata calando, fino all'attuale valore, purtroppo molto basso, di circa 9 miliardi.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Farò una breve cronistoria degli eventi. Le prime riduzioni dei flussi, risalenti al 2 e al 4 gennaio, non hanno avuto alcun impatto sul sistema italiano del gas. Per il 6 gennaio era stata comunicata una riduzione più consistente: circa il 6 per cento delle forniture programmate.


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Alla mezzanotte, tuttavia, veniva annunciata la sospensione delle forniture, che avveniva intorno alle ore 6 della mattina. Da quel momento, come potete vedere nella slide, le forniture di gas russo si sono azzerate.
SNAM Rete Gas, in qualità di gestore della rete nazionale, è intervenuta immediatamente, il 6 gennaio stesso, garantendo la domanda italiana di gas - quindi senza riduzione - con una erogazione aggiuntiva dagli stoccaggi in sostituzione del gas non importato.
Il 7 gennaio ho adottato la prima misura precauzionale, prevista dalla procedura per la sicurezza del sistema gas, consistente in un decreto per la massimizzazione delle importazioni di gas dall'estero, attraverso l'utilizzo degli altri gasdotti - li avete visti nelle prime slide - e del terminale GNL di Panigaglia.
Ho quindi convocato per l'8 gennaio il Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas, istituito appunto presso il Ministero dello sviluppo economico. Durante la riunione, estesa agli amministratori delegati delle principali società energetiche italiane, ho avuto modo di esaminare gli scenari di funzionamento del sistema del gas, nelle due ipotesi di assenza totale delle forniture di gas russo per due settimane o della loro riduzione al 50 per cento. Abbiamo ritenuto che un arco di tempo di quindici giorni fosse il periodo giusto per verificare l'andamento delle controversie tra Russia e Ucraina ed anche, senza prevedere alcun ulteriore provvedimento, per la valutazione diplomatica di un intervento europeo, riservandoci tuttavia un aggiornamento successivo qualora la situazione non fosse risolta e necessitasse di ulteriori provvedimenti.
Ho voluto precisare questo punto perché, riguardo alle due settimane, si è equivocato, probabilmente nella talvolta eccessiva semplificazione della comunicazione: si è equivocato, infatti, come se questo lasso di tempo di quindici giorni fosse l'unica e sola possibilità di riserva degli stoccaggi del nostro Paese.
L'esame ha mostrato che, grazie al contributo degli stoccaggi, la copertura della domanda era comunque assicurata, con la necessità di adottare misure addizionali solo qualora fosse annunciata una punta di freddo eccezionale.
Il sistema italiano degli stoccaggi - poniamo un punto fermo - dispone di un volume complessivo di 13,7 miliardi di metri cubi, di cui 5,1 di riserva strategica. Al 6 gennaio vi era stata una erogazione di soli 1,9 miliardi di metri cubi.
È evidente che una parte di questi stoccaggi ha funzione di polmone nel sistema, dunque questo quantitativo di 1,9 miliardi di metri cubi rappresenta proprio tale funzione di polmone della rete.
Lo stoccaggio, in assenza di forniture dalla Russia, è ancora in grado di coprire circa la metà della domanda giornaliera di gas in una giornata di freddo normale. Questa situazione, è evidente, non può proseguire a tempo indeterminato, poiché il progressivo utilizzo degli stoccaggi riduce la capacità di risposta del sistema a lungo termine.
Comunque, tenuto conto della dimensione degli stoccaggi e della massimizzazione, siamo prevedibilmente in grado di superare l'inverno anche senza il gas russo.
Gli Stati europei possono essere raggruppati in tre categorie, a seconda della gravità della situazione venutasi a creare per l'interruzione dei rifornimenti. Nella prima categoria vi sono i Paesi più colpiti: Bulgaria, Slovacchia, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia. Con poche interconnessioni e ridotte capacità di stoccaggio, questi Paesi hanno dovuto riservare il gas ai soli consumi domestici, interrompendo le forniture alle industrie.
L'altro ieri, a Bruxelles, il Ministro bulgaro dell'energia ha detto, commosso, ai colleghi europei: «Noi dipendiamo al 100 per cento dal gas russo. Abbiamo riserve come stoccaggi per 6 milioni di metri cubi. Il nostro consumo giornaliero è fra i 14 e i 15 milioni di metri cubi. In sostanza, abbiamo stoccaggi e riserve per sei o sette ore». La situazione di questo Paese è disperata.


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La nostra situazione è diversa, ma in ogni caso è necessario rafforzarla ulteriormente nella capacità di stoccaggio del gas che dobbiamo prevedere.
Nella seconda categoria vi sono Grecia, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Slovenia, Romania e Croazia. Questi Paesi sono riusciti a diversificare gli sfruttamenti e hanno sfruttato le interconnessioni esistenti, ma sono in difficoltà e in emergenza.
Infine, nella terza categoria vi sono Germania, Italia (in giallo) e Francia. Sebbene interessati dalla crisi, questi Paesi non si sono trovati in una situazione di emergenza e non sono intervenuti sui consumi finali.
A livello europeo, l'Unione si è attivata e ha convocato, il 9 gennaio scorso, il gruppo di coordinamento del gas, che era stato cautelativamente previsto sin da metà dicembre, all'intensificarsi del contenzioso tra Russia e Ucraina.
Nel corso di quella riunione, i rappresentanti di Naftogaz e Gazprom hanno assicurato che, una volta dispiegata sul terreno una missione di monitoraggio, il flusso del gas sarebbe ripreso. Il tempo necessario per tornare a regime veniva indicato in circa tre giorni a partire dal via libera alle forniture.
Sono, tuttavia, emersi i problemi legati al cosiddetto «gas tecnico», cioè il gas necessario ad alimentare le stazioni di compressione, le turbine a gas, lungo i gasdotti ucraini. Per questo gas manca, infatti, un accordo sulle condizioni per un eventuale prelievo dal transito e sul prezzo.
Il Governo italiano ha svolto un ruolo attivo presso la Commissione e il Ministero russo dell'energia, con diversi contatti. Il risultato è stato il conseguimento, l'8 gennaio, dell'accordo politico tra presidenza ceca, Commissione e Governi russo e ucraino per l'invio di una missione di monitoraggio sul sistema di transito in Russia e Ucraina, costituita da esperti europei indipendenti con il compito di accedere ai sistemi di trasporto operando insieme agli osservatori russi ed ucraini. L'Italia ha contribuito in maniera significativa: in questa missione, infatti, vi sono due esperti italiani di SNAM Rete Gas e di Edison.
La presidenza ceca ha discusso la situazione nel Consiglio affari generali dell'8 gennaio e nel Consiglio energia straordinario del 12 gennaio, al quale ho partecipato sottolineando la necessità di una politica europea per la sicurezza dell'approvvigionamento di gas nel lungo periodo.
Ritengo, infatti, che la sicurezza degli approvvigionamenti debba essere messa al primo posto nella politica energetica europea. È necessario accelerare la formazione del mercato interno europeo del gas naturale, con forti investimenti al fine di potenziare le capacità di interconnessione tra gli Stati membri e le nostre capacità di stoccaggio.
Poiché la realtà dei diversi Paesi europei è morfologicamente diversa, la politica europea degli stoccaggi deve concentrarsi soprattutto in quei Paesi che sono in grado di incrementare i loro stoccaggi, con un'utilità per tutta la Comunità, in una rete comune europea interconnessa.
Per quanto riguarda gli approvvigionamenti di gas da Paesi terzi, ho segnalato l'utilità di definire, con l'accordo dei Paesi di transito, regole e forme di governo stabili delle reti. L'Italia ha anche offerto la propria disponibilità ad ospitare una riunione dei Paesi e delle parti interessate al gas russo, che dovrebbe coinvolgere certamente la Federazione russa e l'Ucraina.
Il contenzioso, ad oggi, non è risolto. Ritengo, però, che si tratti delle ultime schermaglie negoziali. Del resto, le recentissime dichiarazioni del premier Timoshenko mi pare lo confermino.
Onorevoli colleghi, dalla crisi in atto si devono trarre importanti indicazioni di politica energetica. In particolare, ritengo che le priorità da soddisfare siano quattro: diversificare le fonti di approvvigionamento, in modo da attenuare gli effetti di eventuali crisi; disporre di terminali di rigassificazione, che consentano di approvvigionarsi in modo indipendente e diversificato; sviluppare le interconnessioni e i nuovi collegamenti esterni all'Unione europea;


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adottare misure di medio e lungo periodo, che riguardino in particolare lo sviluppo della capacità dei gasdotti interni agli Stati membri e degli stoccaggi.
L'emergenza ha dimostrato anche la necessità di prevedere meccanismi di risposta coordinati, che, in caso di mancate o insufficienti forniture di gas, consentano agli Stati membri di superare situazioni di emergenza in uno spirito solidale fra i Paesi europei.
Deve essere approfondito l'esame degli scenari di crisi, per proporre i più efficienti interventi di mitigazione, avendo presente che la dipendenza europea dagli approvvigionamenti di gas è destinata ad aumentare. Nel corso di questi giorni, il sistema gas del nostro Paese non si è trovato, come ho detto, in situazione di rischio, tanto che ha continuato ad assicurare, proprio in una logica solidale, il transito di gas verso la Slovenia, anch'essa colpita dalla crisi, che grazie al nostro contributo allevia la sua emergenza.
La situazione che mi trovai a gestire come Ministro allora delle attività produttive nell'inverno 2005-2006 era decisamente più critica a causa delle condizioni climatiche particolarmente rigide, di un inverno iniziato molto prima, del forte consumo di gas del settore termoelettrico e della conseguente mancanza di un'adeguata capacità di stoccaggio. Rispetto a tre anni fa la situazione è migliorata, anche se solo negli ultimi mesi, con l'entrata in esercizio a ottobre 2008 dei potenziamenti dei gasdotti di transito in Tunisia e in Austria (più 9,7 miliardi di metri cubi annui di potenziale importazione) ed è destinata ancora a progredire con ulteriori capacità di import dalla Russia per 3,3 miliardi di metri cubi annui e con l'operatività del terminale GNL al largo di Rovigo, che dovrebbe partire dal giugno prossimo.
Abbiamo avviato un piano di investimenti in nuovi impianti di stoccaggio e infrastrutture di trasporto. Daremo indirizzi ai gestori delle reti nazionali, affinché intensifichino gli investimenti di potenziamento delle reti e di nuove interconnessioni. Vorrei aprire una breve parentesi su questo tema. Abbiamo bisogno di maggiori investimenti. Nelle condizioni infrastrutturali energetiche, sul gas e sull'energia, agendo di fatto in sistema di monopolio, come Paese Italia abbiamo maggiori difficoltà affinché questi investimenti avvengano.
Nel provvedimento sullo sviluppo che avete esaminato e che è in discussione al Senato sono previste forti semplificazioni per permettere gli investimenti. Mi riservo di valutare, con la vostra collaborazione, in sede di discussione al Senato, qualora non fossero sufficienti le semplificazioni autorizzative per aumentare gli investimenti in stoccaggi, infrastrutture gas e infrastrutture elettriche, che possa essere anche intravisto qualche meccanismo che incentivi i nostri operatori in qualche modo monopolisti a investire maggiormente in infrastrutture.
In materia di capacità di gestione dell'emergenza, abbiamo compiuto importanti passi avanti. Disponiamo, infatti, di un comitato tecnico, di cui vi ho detto, che effettua periodicamente previsioni e monitoraggi e, se necessario, propone le adeguate misure.
Anche nel settore elettrico è decisamente migliorata la capacità di gestire in maniera coordinata situazioni difficili. È tuttavia necessario promuovere a livello europeo misure bilaterali di cooperazione e soccorso tra Stati membri, elaborare scenari di rischio, essere in grado di adottare interventi idonei a mitigare e gestire la situazione di emergenza.
Cito un ulteriore esempio con una piccola digressione. Come evidenziato nelle slide, abbiamo un collegamento con l'Algeria attraverso cinque tubi di gas. Recentemente, l'ancora di una nave, che è stata poi rintracciata nel porto di Genova, ha interrotto l'utilizzo di una delle cinque condutture. In questa fase, non si può intervenire a rischio di compromettere il passaggio del gas dagli altri quattro tubi, ma con operazioni tecniche si è riusciti a non diminuire l'afflusso di gas, nonostante il tubo in meno.


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Di fronte alla crisi del gas russo, mi chiedo però cosa sarebbe accaduto se l'ancora di una nave più grande avesse troncato i cinque tubi e fosse mancato anche il gas dell'Algeria, senza un ipotetico piano europeo sui rischi e di mutuo soccorso all'interno nei Paesi europei. Saremmo stati nell'attuale situazione della Bulgaria.
Molto resta da fare per la riduzione del rischio. Un importante contributo può venire dalla sollecita attuazione del «Piano di azione per la sicurezza e la solidarietà energetica» discusso nel Consiglio europeo di dicembre con la presidenza francese. L'Italia ha proposto per mia bocca di anticipare urgentemente al 2009 tale Piano di sicurezza previsto per il 2010.
Occorrono soprattutto investimenti per potenziare la capacità di interconnessione tra gli Stati membri, tra le aree di consumo e realizzare nuove capacità di stoccaggio nell'ambito di una politica di sicurezza energetica comune.
A questo scopo, il Consiglio europeo ha incluso la revisione anticipata della direttiva del 2004 sulla sicurezza delle forniture di gas e del programma TEN, per dare massima urgenza alla realizzazione dei progetti fattibili in tempi brevi per aumentare i margini di sicurezza nel sistema europeo del gas.
Per gli approvvigionamenti da Paesi terzi, è inoltre necessario lavorare ai vari livelli di governo per facilitare il dialogo, stabilire una rete di interdipendenze, di collaborazioni commerciali, industriali, tecnologiche e con la partecipazione e l'accordo anche dei Paesi attraversati dalle grandi reti di trasporto definire regole comuni, stabili, per l'utilizzo delle stesse reti e per dare maggiore trasparenza ai volumi trattati e ai flussi fisici di gas. Non ci possiamo permettere altre occasioni di crisi come quella russo-ucraina, in altre zone.
Troppo poco è stato realizzato sul versante nazionale. La consistenza di stoccaggi e la capacità di rigassificazione sono sostanzialmente uguali a quelle del 2005, soprattutto per la durata dei tempi amministrativi e la difficoltà di superare gli ostacoli della localizzazione delle nuove infrastrutture.
Bisogna accelerare le valutazioni sui progetti, i tempi di realizzazione, e questo si può fare efficacemente solo se si migliora il grado di consenso sull'importanza strategica di queste nuove infrastrutture e si rende più efficiente il processo decisionale. Questo è un compito della politica con la «p» maiuscola.
Il Governo sta lavorando in questa direzione, portando avanti i progetti dei terminali GNL, dei gasdotti GALSI verso l'Algeria via Sardegna e ITGI Grecia-Turchia-Azerbaigian, entrambi inclusi tra i progetti di interesse europeo.
Per rilanciare gli investimenti abbiamo introdotto misure per sfruttare meglio le risorse nazionali di idrocarburi, con la cosiddetta «legge obiettivo» nell'ambito del decreto n. 112 del 2008. Promuoveremo, inoltre, il dialogo con il territorio, premiando con incentivi e iniziative di sviluppo le popolazioni interessate ai nuovi insediamenti.
Infine, rimane l'esigenza di ridurre strutturalmente il grado di dipendenza dalle fonti di energia importate. Si tratta di ricercare sicurezza fisica sulla continuità delle forniture e sicurezza economica sulle condizioni delle forniture stesse. A causa del maggior grado di dipendenza dall'estero, l'Italia è più vulnerabile rispetto ai principali partner stranieri. Per ridurre questa vulnerabilità, occorre promuovere efficienza energetica e sviluppare nuove opzioni tecnologiche: le fonti rinnovabili, il carbone pulito, l'energia nucleare. Quest'ultima è l'unica in grado di assicurare produzione elettrica su larga scala, in modo sicuro e a costi competitivi.
Questo è quanto prevede il disegno di legge sullo sviluppo che avete esaminato, approvato alla Camera e attualmente all'esame del Senato, il quale contiene misure di grande rilevanza: la delega per il rilancio dell'opzione nucleare e la creazione di un'Agenzia di sicurezza nucleare; l'accelerazione dei programmi per l'efficienza e il risparmio energetico, attraverso


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un piano straordinario da predisporre entro il 2009; ulteriori agevolazioni per lo sviluppo delle fonti rinnovabili; importanti semplificazioni procedurali per la realizzazione delle infrastrutture energetiche, in particolare per il settore del gas; la promozione della innovazione nel settore energetico attraverso il rifinanziamento di specifici programmi di ricerca.
Auspico, pertanto, che l'iter del disegno di legge possa proseguire sollecitamente e invito, in tal senso, il presidente Cursi e i senatori della Commissione a svolgere, prima possibile e approfonditamente, il proprio percorso per riuscire a garantire, in tempi certi, la sua approvazione in Aula.
Assicuro, sin d'ora, ai colleghi parlamentari, senatori e deputati, che l'esercizio delle deleghe che sono attribuite al Governo avverrà nei tempi più rapidi e nel puntuale rispetto dei princìpi e criteri direttivi che il Parlamento vorrà dettare, con l'obiettivo di dare più sicurezza al nostro sistema energetico e al mercato europeo.
Il decreto «anticrisi» - voteremo fra poco la fiducia - ha avuto correttivi, grazie al proficuo lavoro del Parlamento e delle Commissioni parlamentari, proprio per quella parte energetica che era necessario correggere e che è stata corretta, affinché fosse coerente con il disegno di legge sullo sviluppo, anche nella parte relativa all'efficienza energetica e al risparmio energetico.
Presidente Gibelli, presidente Cursi, ho provato - e mi scuso se ho usufruito del vostro tempo in maniera, forse, eccessiva - a darvi linee di azione e, credo, chiarezza di informazione sulla crisi del gas russo di questi giorni. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Ringraziamo il Governo nella figura del Ministro Claudio Scajola.
Dopo la lunga e complessa relazione del ministro, il limite che abbiamo è rappresentato dal fatto che abbiamo a disposizione solo diciannove minuti prima dell'inizio della chiama prevista per le 15,30. Poiché fino a questo momento ci sono quattro iscritti a parlare - i colleghi Colaninno, Vico, Fava e Polledri - proporrei di ascoltare almeno un rappresentante per gruppo, indipendentemente dall'appartenenza a Camera e Senato, per non più di quattro minuti. In tal modo, si potrebbe introdurre il tema e porre le prime questioni al ministro, naturalmente rinnovandogli l'invito per completare le domande e per la replica.
A questo punto, lascerei la parola al collega Colaninno del Pd, quindi al senatore Vetrella del Pdl e al collega Fava della Lega. In seguito, potrebbe intervenire un senatore di un altro gruppo, per garantire un giusto equilibrio.

MATTEO COLANINNO. Ringrazio i presidenti Gibelli e Cursi per aver colto, in quest'occasione, anche il nostro stimolo, e ringrazio il ministro per il suo intervento.
Certamente, il quadro che emerge, anche dalle parole molto franche del ministro, è preoccupante poiché ci vede passivi nei confronti di vere e proprie potenze energetiche, che fanno, appunto, una vera e propria politica di potenza attraverso l'uso, a dir poco improprio, dello sfruttamento delle risorse energetiche. L'Italia e l'Europa fanno la parte del vaso di coccio tra i vasi di ferro ed è del tutto evidente che noi non possiamo fermarci alle dichiarazioni di intenti che poi - lo abbiamo visto - rischiano di venire smentite.
Lei, oggi, ha fatto un'affermazione importante, secondo la quale siamo in grado di superare l'inverno anche senza il gas russo. Ne prendiamo tutti atto. Ciò nonostante, la fragilità evidente ci impone di agire concretamente. C'è una situazione anche migliore rispetto all'anno 2005-2006, in parte perché evidentemente abbiamo fatto quell'esperienza negativa, in parte anche per ragioni non semplicemente strutturali.
Se è vero, come è emerso anche dalle slide che sono state proiettate, che abbiamo ampliato al massimo l'attuale capacità di stoccaggio, è altrettanto evidente che noi abbiamo riempito i nostri magazzini ma, sostanzialmente, non li abbiamo ampliati.


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Rispetto agli «n» progetti che ci risultano oggi esistenti, le chiediamo oggi un impegno affinché venga accelerato l'iter autorizzativo. Pensiamo che in questo momento sia necessario - anche su questo chiediamo il suo impegno, sebbene lei lo abbia anticipato - muoversi molto velocemente per diversificare le fonti. Quanto alle rotte di approvvigionamento, lei ha parlato dei progetti GALSI e ITGI, e noi vorremmo chiederle ulteriori dettagli.
Inoltre, abbiamo evidenza di concessioni STOGIT per lo stoccaggio che non vengono sfruttate e anche su questo vorremmo una risposta.
In questi mesi, nonostante il buon lavoro svolto dalla Commissione, ci siamo purtroppo concentrati su un dibattito che, pur avendo certamente dei presupposti credibili sul superamento della dipendenza strategica, si è ridotto, anche agli occhi dell'opinione pubblica, a un mero dibattito molto ideologico «nucleare sì, nucleare no», a cui tra l'altro noi abbiamo contribuito con un approccio pragmatico, sicuramente negativo, ma non ideologico.
Eravamo, infatti, convinti - e su questo abbiamo anche fatto delle ammonizioni - che al di là della questione della dipendenza strategica nel medio periodo, e quindi del nucleare, i temi che ci espongono ai rischi attuali andassero affrontati da subito, anche con la stessa emotività pubblica.
Condivido con lei che serve una politica con la «p» maiuscola e concordiamo su una politica che mira a risolvere le cose oggi, anche per sensibilizzare e creare un consenso. Tuttavia, la politica con la «p» maiuscola non può essere quella di un Governo che, come abbiamo sentito anche per bocca del Presidente del Consiglio, in una chiara situazione di vulnerabilità e fragilità arrivi addirittura a «tifare» per l'una o l'altra controparte in campo: Ucraina e Russia.
Ritorniamo, quindi, alla politica con la «p» maiuscola.

PRESIDENTE. Mi spiace interromperla, ma vorrei rispettare la scaletta che abbiamo stabilito.

SERGIO VETRELLA. A nome del gruppo PdL della X Commissione del Senato, desidero ringraziare il ministro sia per la qualità della sua presentazione e la puntualità degli elementi portati alla nostra attenzione, sia per la politica che si sta portando avanti sul discorso energetico. Il disegno di legge S. 1195, oggi all'attenzione del Senato, rappresenta l'espressione più significativa di un'attenzione immediata volta a trovare gli strumenti più adeguati.
Con il lavoro intenso di questi giorni si tenta di pervenire alla conclusione dei lavori nel tempo più breve possibile, poiché condividiamo l'urgenza di individuare strumenti adeguati.
Per quel che concerne l'esigenza di accelerare i tempi, da lei menzionata, sia per la diversificazione di sorgenti, sia per la creazione della struttura nazionale, credo che questo rappresenti uno degli elementi fondamentali. Dobbiamo infatti adeguarci in tempi brevissimi a questa situazione che, ovviamente, come lei metteva in risalto citando il caso dell'ancora della nave, può venire a crearsi per ragioni diverse.
Desidero sottolineare come uno degli elementi più significativi, sebbene l'abbiamo già menzionato, la diversificazione delle fonti di energia. Indipendentemente dai tempi del nucleare, sottolineo la necessità di porre la massima attenzione affinché anche le altre sorgenti vengano integrate in un sistema complesso, che aumenti la potenzialità, l'efficienza e l'efficacia del nostro sistema.

GIOVANNI FAVA. Il ministro mi perdonerà se, intervenendo a nome della Lega, salto i ringraziamenti e vengo subito al dunque, anche perché i tempi sono ridotti e molte sarebbero le riflessioni da fare.
Ovviamente mi unisco al coro di chi mi ha preceduto, plaudendo alla scelta di andare finalmente verso un'effettiva diversificazione delle fonti, che mi auguro voglia essere un'azione concreta in tempi rapidi, anche in termini di approvvigionamento. Risulta contraddittorio, nell'ambito


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dell'illustrazione del Ministro, dire che si sta operando per una maggiore diversificazione delle fonti e che nell'ultimo periodo si è aumentata di 3,3 miliardi di metri cubi l'importazione diretta dalla Russia.
Vedremo, quindi, se si riusciranno a diversificare le fonti veramente, nel momento in cui dalla Russia si importerà di meno e non di più. Risulta difficile, altrimenti, capire quale sia lo schema adottato.
In questo contesto trovo, comunque, molto positiva l'osservazione che ci rinvia alla scelta di incentivare gli stoccaggi, piuttosto che gli impianti di rigassificazione. Su questo punto vorrei fare un'osservazione puntuale: noi sappiamo che, in questa direzione, si potrebbe operare immediatamente, cercando di sbloccare, ad esempio, l'ampliamento di Panigaglia, che è l'unico impianto di rigassificazione esistente in questo momento sul territorio nazionale e che, allo stato attuale, risulta essere fermo - nell'ipotesi di ampliamento dello stesso - a causa di un iter burocratico che è diventato lunghissimo.
Mi riaggancio alla dichiarazione di volersi rifare, come Ministero, al meccanismo che viene introdotto dal decreto anticrisi, che prevede sostanzialmente l'applicazione della norma sulle grandi opere anche sulle opere infrastrutturali di tipo energetico, chiedendo che tutto ciò non si riduca semplicemente all'estrazione nell'alto Adriatico. Sappiamo, infatti, che il Paese è costellato di situazioni analoghe di difficoltà operative e applicative. Le idee sono tante, ma difficilmente si riesce a concretizzarle.
Abbiamo riconosciuto l'azione del Governo - che noi, come Lega Nord, abbiamo sostenuto a pieno titolo in questa fase - come un'azione ambiziosa, di medio-lungo periodo, con una programmazione e una progettazione che fanno onore. Credo, quindi, che si debba prima di tutto dare un segnale di credibilità; solo se riusciamo a dimostrare una credibilità istituzionale in questa fase, in termini di concretezza, riusciremo ad ottenere quel consenso tra le popolazioni locali che, molto spesso, è stato l'elemento che ha limitato la realizzazione di questi impianti.
Si tratta di impianti - inutile ripeterlo, lo sappiamo tutti - vitali per quello che sarà il nostro futuro non solo dal punto di vista energetico, ma anche dal punto di vista della stabilità politica di questa parte del continente che sta subendo - io credo oltremodo e oltremisura - gli effetti di ciò che avviene molto lontano.
Se non esistesse il problema energetico, probabilmente avremmo assunto in politica estera - lo dico riprendendo il ragionamento del collega Colaninno - un atteggiamento diverso. Il nostro atteggiamento più cauto a volte è giustificato dal fatto che non abbiamo la capacità e la possibilità di essere forti nei confronti di quei Paesi che ci tengono in ostaggio o quasi.
Ringrazio ancora il Ministro per la relazione e auspico la sua disponibilità a voler seguire questa linea, che il gruppo che rappresento sosterrà sicuramente.

PRESIDENTE. Con la collega Formisano dell'UdC si completano gli interventi dei gruppi che hanno chiesto di intervenire. Sarebbero iscritti, poi, il senatore Bubbico e l'onorevole Polledri, ma non so se ci sarà il tempo per questi interventi.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor presidente, vorrei fare una proposta poiché l'argomento è troppo importante. La relazione del Ministro - che ringrazio - non è una relazione sulla quale si possano fare dei quiz o delle domande con il cronometro alla mano. Mi permetto, quindi, di chiedere a lei, al suo collega presidente e al Ministro, di poter approfondire in un'altra occasione una tematica che è oggettivamente importante, che non credo possa essere affrontata in tre minuti. Dobbiamo, infatti, andare in Aula. Conoscendo la cortesia del Ministro, se potessimo approfondire in un'altra seduta congiunta delle Commissioni di Camera e Senato le argomentazioni riferite oggi dal Ministro, credo che sarebbe la soluzione ottimale per tutti.


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PRESIDENTE. Vorrei ribadire che fra cinque minuti dobbiamo essere in Aula. Per correttezza istituzionale, ho cercato di dare ad ognuno dei gruppi la possibilità di intervenire anche in soli due minuti. Tuttavia, se siete d'accordo, a questo punto, considerato anche il crescente numero delle richieste di intervento, riterrei di rinviare il seguito dell'audizione, dopo aver verificato la disponibilità del Ministro.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Potrei rispondere a coloro che sono già intervenuti.

PRESIDENTE. Fra quattro minuti inizia la chiama per la fiducia.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Io torno volentieri, come ho fatto molte altre volte, a parlare con voi. Devo dire che in questa fase - ne ho dato pubblico riconoscimento - c'è stato sul provvedimento sullo sviluppo (nel quale la parte energetica è significativa) un rapporto di assoluta correttezza istituzionale fra Governo e Parlamento e si è lavorato bene.
Ricordo che nell'audizione di luglio, nell'elencare gli argomenti da trattare, si disse che l'intenzione era quella di lavorare non con decreto-legge, ma attraverso la collaborazione delle Commissione parlamentari. Da allora non ho cambiato idea; tuttavia non posso non constatare che il provvedimento, che è urgente perché riguarda lo sviluppo e la semplificazione su tanti aspetti della vita del nostro Paese - ma in particolare dell'energia - non è ancora legge. Abbiamo bisogno che questo provvedimento diventi legge dello Stato in tempi brevi, evidentemente nel rispetto delle differenze che sono state sottolineate in maniera molto corretta. Poiché il percorso dell'Aula è affollato, mi auguro - tenevo a specificarlo - che i lavori della Commissione al Senato possano procedere in tempi celeri, affinché persista lo spirito costruttivo che c'è stato fino ad oggi.
Non ho capito, presidente, in che modo si intenda procedere.

PRESIDENTE. Penso sia più opportuno rimandare, signor ministro, al di là della sua disponibilità.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Benissimo.

PRESIDENTE. Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 15,10.

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