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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(III-XIV Camera e 3a-14a Senato)
13.
Mercoledì 15 dicembre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Stefani Stefano, Presidente ... 3

Comunicazioni del Governo sugli esiti del Consiglio europeo del 16-17 dicembre 2010:

Stefano Stefani, Presidente ... 3 5 9 12
Barbi Mario (PD) ... 8
Bonino Emma (PD) ... 7 11
Boniver Margherita (PdL) ... 6
Cabras Antonello (PD) ... 7
Centemero Elena (PdL) ... 8
Dozzo Gianpaolo (LNP) ... 8
Fassino Piero (PD) ... 5
Frattini Franco, Ministro degli affari esteri ... 3 9 11
Pianetta Enrico (PdL) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani: Misto-Noi Sud-PID; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.

COMMISSIONI RIUNITE
III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) - XIV (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
3a (AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE) - 14a (POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 15 dicembre 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI STEFANO STEFANI

La seduta comincia alle 15,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Governo sul Consiglio europeo del 16-17 dicembre 2010.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Governo sul Consiglio europeo del 16 e 17 dicembre 2010.
Saluto i colleghi e i presidenti delle Commissioni, ricordo che i temi economici del prossimo Consiglio europeo sono già stati affrontati venerdì scorso nell'audizione del Ministro Tremonti.
Poiché purtroppo il Ministro Frattini ha impegni precedentemente fissati, l'audizione odierna dovrà svolgersi entro quaranta minuti circa. Mi vedo quindi costretto a contingentare i tempi dei colleghi deputati e senatori che vorranno intervenire in tre minuti, peraltro corrispondenti all'incirca ai tempi di intervento propri degli organismi europei.
Nel ringraziare nuovamente il Ministro Frattini per la disponibilità, cedo a lui la parola.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Ringrazio il presidente. Sarò particolarmente breve, Mi rendo conto che i tempi sono ristretti, ma l'impegno istituzionale è l'incontro con il Presidente macedone che è in visita ufficiale a Roma, previsto alle 16. Questa è la ragione che mi impone di limitare la mia presenza qui.
Voi conoscete i termini della questione: l'argomento che sarà al centro del Consiglio europeo è quello di adottare, con un mandato mirato ad una modifica del Trattato di Lisbona, il cosiddetto «meccanismo permanente» di garanzia e di stabilità, che era già stato diffusamente discusso ed esaminato e che è stato previsto su base temporanea fino al 2013.
Si tratterebbe quindi di modificare l'articolo 136 del Trattato di Lisbona con decorrenza gennaio 2014, in modo da rendere permanente il meccanismo di sorveglianza multilaterale e di intervento in caso di crisi di uno dei Paesi della zona euro, prevedendo altresì, con decorrenza invece immediata - stimo che sarà definitivamente adottato con il Consiglio europeo di giugno, dopo una discussione nel Consiglio europeo di marzo - il cosiddetto «semestre europeo di bilancio».
Questa è un'altra misura, che è formalmente distinta dalla modifica del Trattato, non ne richiede una modifica, per cui confidiamo che possa cominciare a funzionare con la preparazione sin dal 2011 di quello che è stato chiamato il semestre europeo, in cui tutti i Paesi presenteranno contestualmente le manovre di bilancio nazionali.
Il Consiglio si troverà quindi ad affrontare una decisione su un accordo che già è stato raggiunto, come sapete perché ne


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avete parlato nel corso di un'audizione con il Ministro Tremonti e con il Commissario Rehn.
I punti importanti saranno l'unanimità della decisione dei membri dell'Eurogruppo, il meccanismo di rigorosa condizionalità per far scattare l'intervento di aiuto, le condizioni per la partecipazione dei creditori privati, che sono modulate diversamente, come avete probabilmente già visto dai documenti in discussione, a seconda che il Paese sia in una crisi di liquidità ovvero in una situazione di insolvenza vera e propria.
Questa intesa si realizzerebbe dando mandato di predisporre una modifica all'articolo 136 del Trattato con la cosiddetta «procedura semplificata». Questa procedura ha una caratteristica: a differenza delle altre modifiche del Trattato non prevede la Conferenza intergovernativa.
Si tratta quindi di una procedura rapida, che prevede l'unanimità della decisione del Consiglio ma anche - questo è un punto che riguarda le decisioni per il futuro - le ratifiche dei Paesi interessati in base all'articolo 122 «secondo le regole costituzionali degli Stati membri», ivi compresa dunque la possibilità di sottomettere la decisione a referendum popolare.
Questo è un punto che deve essere sottolineato per obbligo di trasparenza. Noi confidiamo che, non trattandosi di una modifica che aumenta i poteri dell'Unione, non solleverà dubbi nei Paesi che mediante referendum avrebbero altrimenti la tentazione di sottoporre la questione alla volontà popolare.
Credo che, trattandosi di una norma che riguarda regole procedurali importanti e utili, possa trovare il consenso con le semplici ratifiche parlamentari nei Paesi interessati.
Probabilmente i punti importanti su cui ancora vi sarà una riflessione politica saranno due. Il primo è la richiesta tedesca, che suppongo sarà accolta (anche se non ne sono certo), di specificare che questo meccanismo di intervento funziona come ultima ratio dopo avere esperito le ordinarie procedure di aiuto ai Paesi dell'area euro già previste aliunde nel Trattato, per far capire che questa norma diventa permanente, ma viene considerata ancora come l'estrema misura a cui far ricorso, se tutte le altre mirate a garantire la stabilità dell'area euro non hanno effetto.
La seconda questione politica è la richiesta britannica, che credo verrà anch'essa largamente condivisa, di precisare che la procedura semplificata che noi qui applicheremmo, non può essere adottata se non in questo caso, che è davvero d'urgenza. Ci sono altri casi previsti nell'articolo 122 quali calamità naturali che interessano più di due Paesi dell'Unione europea, in cui si possono adottare misure con procedura semplificata.
Credo però che la preoccupazione, non solo britannica, sia di non introdurre un precedente pericoloso, per cui con la procedura semplificata oggi si introduce questo meccanismo rendendolo permanente e poi magari domani si tocca altra materia del Trattato, preoccupazione che considero importante.
Se queste saranno le condizioni del dibattito, credo che questo sarà positivo. I capi di Stato e di Governo sono consapevoli della necessità di dare un segnale positivo ai mercati. Attendo quindi una decisione presa a seguito di un dibattito positivo e consensuale.
Un secondo capitolo sarà quello del rafforzamento del patto di stabilità e crescita. Per questo si parla delle sei proposte già presentate dalla Commissione a settembre, pubblicate ovviamente agli atti della Commissione, sulla governance economica.
Ci attendiamo che queste sei proposte vengano approvate secondo la procedura di codecisione entro il giugno 2011, quindi con un successivo esame intermedio nel marzo 2011 al Consiglio destinato ai temi economici. Si tratta di una direttiva e di cinque regolamenti, che non modificando i trattati richiedono la normale procedura di codecisione.


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Alcuni Parlamenti hanno cominciato ad affrontare il tema tra cui anche il nostro, perché credo che il Ministro Tremonti e il Commissario Rehn ne abbiano parlato.
Non ci saranno discussioni - almeno così è previsto - sul quadro finanziario pluriennale, e ci aspettiamo che vi sia il rinnovo dell'invito alla Commissione a presentare nel giugno 2011 una proposta articolata. Non si aprirà quindi un dibattito, se la proposta della Commissione europea non sarà intervenuta, come deve avvenire entro giugno 2011.
Avremo una decisione di presa d'atto dei progressi sull'applicazione della strategia 2020 sulla crescita e sull'occupazione. Credo che si discuterà di come inserire nell'agenda di marzo 2011 la promozione di riforme strutturali, che sono necessarie da qui al 2020 per centrare gli obiettivi.
Vi sarà poi un capitolo dedicato alle relazioni esterne, che sarà un'informativa al Consiglio perché l'Alto rappresentante riferirà in dettaglio a marzo su questi temi. Sarà un'informativa sui tre grandi partner strategici, Cina, Stati Uniti e Russia, sui quali si focalizzerà l'attenzione del Consiglio europeo con i documenti che verranno presentati, sottolineando in primo luogo il risultato deludente del vertice con la Cina, e quindi la volontà di ampliare il dialogo strategico con la Cina, la riaffermazione del tema delle relazioni transatlantiche come cruciale anche per la sicurezza tra Europa e Stati Uniti.
Si riaffermerà inoltre l'importanza del partenariato strategico con Mosca in tutti i settori, non soltanto in quello energetico, in vista della definizione del nuovo accordo quadro Russia-Stati Uniti, che mi auguro verrà rapidamente concluso.
L'Alto Rappresentante riferirà sullo stato dell'arte a marzo, ma una decisione importante verrà presa: quella di concedere al Montenegro lo status di candidato. È già maturato un accordo che segue la liberalizzazione dei visti in Bosnia e in Albania, che prevede per l'Albania un successivo ritorno al parere della Commissione, ma per il Montenegro la decisione ci sarà.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

PIERO FASSINO. Sarò rapido per ragioni di tempo. Utilizzando una formula sintetica direi che il rischio è che la discussione e le decisioni che si stanno per assumere siano buone nuove per l'Unione europea e meno buone nuove per l'Italia.
È infatti evidente che il nuovo Patto di stabilità e i meccanismi di stabilizzazione che si decidono rappresentano una risposta significativa dell'Unione europea alla crisi e segnano un salto in avanti nella costruzione di una soggettività e una politica europea.
Non può però sfuggire a nessuno che le conseguenze dei vincoli più stringenti che il nuovo Patto di stabilità determinerà per i Paesi più esposti saranno particolarmente onerosi.
Circolano vari calcoli fatti da Banca d'Italia e centri studi bancari, che evidenziano il rischio che a partire dal 2012 l'Italia per la riduzione del debito che oggi è quasi al 120 per cento del PIL sia chiamata a reperire ogni anno risorse cospicue, valutate per il 2012 in un delta tra 35 e 45 miliardi di euro solo per la riduzione del debito, cui bisogna sommare tutto il resto.
Desidero quindi innanzitutto chiedere al Ministro come si intenda affrontare in quella discussione la garanzia di avere meccanismi flessibili di gestione, perché, se sono troppo rigidi, chiunque governi il nostro Paese dovrà affrontare rischi molto grandi, di difficile sostenibilità.
Chiedo in secondo luogo di sapere se il Governo italiano non ritenga di dover sollecitare decisioni in merito a tre punti: Agenzia di valutazione per fare già nel 2011 un report più dettagliato e aggiornato sulla situazione finanziaria dell'Unione e in particolare sullo stato della sua situazione


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bancaria, Agenzia per il debito, su cui anche il Ministro Tremonti si è speso, questione degli Eurobond.
Riguardo a questo ultimo tema ritengo che nel rapporto con l'opinione pubblica non regga più l'idea per cui la crescita è competenza degli Stati nazionali e la stabilità è competenza dell'Unione europea, perché il risultato è che l'Unione europea viene chiamata solo a fare il cane da guardia e invocata come gestore di vincoli, mentre le politiche nazionali di sviluppo fuori da qualsiasi logica comune rischiano di amplificare ulteriormente le differenze e quindi di vanificare anche il rigore di stabilità sollecitato dall'Unione europea.
Questo tema però riguarda la possibilità dell'Unione di disporre di risorse proprie per sostenere politiche di crescita e non soltanto di stabilità. Vorrei quindi sapere come si intenda affrontare questa questione.
Non sfugge a nessuno che dalla crisi si esce non soltanto con i meccanismi finanziari di stabilizzazione, perché questi determineranno una nuova gerarchia politica. Il rischio è che l'Italia, che è stato Paese fondatore dell'Unione ed è sempre stato nel nucleo forte dell'Unione europea, alla fine esca da questo nucleo e in Europa si costruisca un nuovo nucleo forte, partendo dal nuovo Patto di stabilità e allargandosi a tante altre cose.
Sottolineo che non è stato degno di nessun commento in Italia il fatto che Germania, Inghilterra e Francia mettendosi attorno a un tavolo decidono molto più di quello che può decidere la signora Ashton sui grandi dossier di politica europea.
Credo che questo debba suscitare qualche preoccupazione nella nostra diplomazia e nella nostra politica, perché il rischio è che l'Italia conosca un décalage rispetto al ruolo storicamente ricoperto nell'Unione europea.

MARGHERITA BONIVER. Vorrei ringraziare il Ministro per la sua puntualità nell'informare prima e dopo questi importanti Consigli europei sui dettagli dell'agenda.
Mi sembra che questa volta ci sia un'agenda particolarmente spinosa dal punto di vista politico se non dal punto di vista tecnico.
Riprendo in parte le considerazioni dell'onorevole Fassino per quanto riguarda le tre domande alle quali nei giorni scorsi avevano già risposto sia il Ministro Tremonti che il Commissario Rehn.
È evidente come l'Europa in questo momento storico stia organizzando sontuosamente il proprio declino, perché, come si constata anche dalla struttura dell'agenda di questo Consiglio, la discussione sulla competitività con gli importanti mercati americano, russo e cinese viene costantemente rimandata, così come balza agli occhi che i famosi bailout cominciati da qualche settimana nei confronti dell'Irlanda sembrerebbero non bastare mai a un sistema finanziario e bancario anglosassone, che assomiglia sempre più a una bestia affamata, che necessita costantemente di essere nutrita.
Sappiamo anche di chi sono le «colpe»: di un sistema bancario anglosassone che si è lasciato andare a speculazioni molto spericolate, che continuano ancora oggi. È infatti sufficiente scorrere i giornali finanziari soprattutto quelli anglosassoni, Financial Times in testa, per constatare come la scandalosa questione dei derivati continui imperterrita almeno negli Stati Uniti, con riflessi sui sistemi bancari.
Non sono esperta su questi temi, ma mi sembra che fortunatamente quello italiano sia distante da queste operazioni, benché si rilevano inevitabilmente riflessi su alcune filiere bancarie europee.
Le domande sono insistentemente sempre le stesse, ma sarebbe pessimo abbandonarsi a una riflessione soltanto negativa. Il mio intento non era questo, bensì al contrario era quello di sottolineare l'importanza di una costruzione europea che continui come direttiva di marcia su canali più positivi rispetto all'argomento principale all'ordine del giorno di domani e dopodomani.


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EMMA BONINO. Desidero solo lasciare una dichiarazione agli atti, nel senso che c'è da augurarsi che tutto questo basti a rassicurare i mercati. Mi permetto di esprimere le mie più grandi perplessità, perché magari basterà per un giorno, ma il problema è che in tutti questi passi che si fanno domani non c'è alcun ulteriore passo avanti rispetto all'unione politica, per cui ritengo che i mercati non si rassicureranno affatto.
Gli Stati Uniti o almeno California, Alabama, New York, Illinois stanno molto peggio di Paesi europei come Grecia e Irlanda, ma sono retti da un'unione politica, quindi nessuno si azzarda a speculare sul dollaro.
La nostra debolezza è quindi tutta politica, non tanto finanziaria. Ammesso che domani si porti a casa questo risultato, mi chiedo perché i mercati si dovrebbero rassicurare per una norma che entrerà in funzione a fine 2011, mentre l'altra nel 2013.
Considero però necessario - spetta non solo ai Governi, ma a tutti noi - un rilancio dell'unione politica europea in termini federalisti aggiornati al 2010, perché altrimenti i Paesi più fragili saranno penalizzati. Mi auguro che dal Parlamento possa nascere un'iniziativa di questo tipo, pur sapendo che per il momento è molto impopolare perché il motore europeo si è fermato.
Credo che non solo i Governi ma anche i Parlamenti possano avere un ruolo propulsivo e che dobbiamo assolutamente farlo, nella speranza che il marchingegno di ingegneria finanziaria messo in piedi funzioni. Mi permetterei però di dubitare che tutto questo sia sufficiente.
Ho molto apprezzato il testo congiunto elaborato dal Ministro Frattini insieme ai colleghi inglese, svedese e finlandese relativo alla Turchia. In questo momento economico in cui i dislivelli sono notevoli sarebbe utile, ma mi chiedo se sia uscito sul New York Times perché non si può fare una campagna europea e per stare al riparo si sia preferito pubblicarlo su quel giornale. Secondo me sarebbe utile farlo uscire anche su qualche giornale europeo.

ANTONELLO CABRAS. Molto rapidamente, signor Ministro, facendo mie le considerazioni espresse dall'onorevole Fassino sulle preoccupazioni italiane rispetto alla pratica attuazione delle regole del nuovo Patto di stabilità, che sono comuni e non soltanto nostre, soprattutto alla luce del peso dei provvedimenti che dovremo adottare in anni molto vicini, vorrei richiamare l'attenzione del Ministro Frattini e vorrei esprimere una preoccupazione di ordine politico in relazione al ruolo che la Germania sta assumendo rispetto a questa vicenda.
In base alla definizione utilizzata come elemento di sintesi dagli ex Ministri degli esteri e delle finanze tedeschi su un importante quotidiano finanziario di oggi, sembra che la signora Merkel tenda a far diventare l'Europa tedesca piuttosto che a far diventare la Germania più europea.
Mi chiedo se dietro questa discussione sugli Eurobond nell'antica e per noi più convincente accezione di Delors, cioè di strumento finalizzato non solo al problema del debito degli Stati come si sta proponendo in questi giorni, ma anche agli investimenti di carattere infrastrutturale dell'Europa, non ci sia forse bisogno di far crescere - il nostro Paese può farlo più di altri, perché per importanza economica è il terzo Paese dell'area euro - l'idea che la Germania stia sbagliando impostazione e abbia bisogno di essere richiamata alla funzione di fondatore dell'Unione europea, con spirito più comunitario e meno intergovernativo.
Forse questo può essere uno degli elementi di rilievo da mettere all'attenzione, anche perché nell'articolo dei due ex Ministri si esprime preoccupazione per l'isolamento della Germania nel caso in cui persegua questa linea. Si sta quindi aprendo anche in Germania un dibattito attorno a questo tema.
Sarebbe dunque auspicabile che l'Italia, in qualità di Paese fondatore e altrettanto importante, richiamasse questo elemento


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anche in occasione delle prossime riunioni.

GIANPAOLO DOZZO. Grazie, signor Ministro, del suo intervento. Vorrei fare alcune sottolineature per quanto riguarda la procedura semplificata, affinché questa, come è negli auspici della Gran Bretagna, non diventi poi una regola, perché andrebbe al di là delle questioni della codecisione per quanto riguarda la nostra visione di Europa.
Il problema è un altro e riguarda la questione dei visti, a proposito dei quali è necessario adottare ogni cautela, perché abbiamo visto quanto è accaduto con l'allargamento ai nuovi Paesi entrati nell'Unione europea. Invito quindi alla cautela per quanto riguarda i Paesi dell'ex Jugoslavia.
Ritengo infine necessario dare un segnale positivo ai mercati in questo momento, anche se gli interessi della speculazione finanziaria internazionale vanno in tutt'altra direzione. È tuttavia necessario attuare con rapidità e senza alcun tentennamento da parte del Consiglio europeo questa nuova norma. Grazie.

ELENA CENTEMERO. Sarò anch'io piuttosto concisa, passo subito alla domanda relativa al regime linguistico del brevetto europeo.
Vorrei conoscere le prospettive del negoziato che riguarda questo regime linguistico, considerando l'importanza della definizione dell'utilizzo di un brevetto europeo come sistema di protezione uniforme delle invenzioni all'interno di tutta l'Unione europea.
L'attuale proposta del regolamento prevede un trilinguismo che utilizza inglese, francese, tedesco, creando forti danni al nostro sistema industriale, visto i costi notevoli in modo particolare alle piccole e medie imprese, ma andando anche contro l'iniziativa faro della strategia UE 2020, che riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo, senza tralasciare poi l'impatto di matrice culturale, battaglia che lei, signor Ministro, ha portato avanti in tutte le sedi europee e internazionali difendendo l'uso della lingua italiana.
La Commissione politiche dell'Unione europea ha espresso per la prima volta all'unanimità un parere contrario rispetto a questa proposta di regolamento che danneggia profondamente il nostro Paese, facendo presente che l'utilizzo della cooperazione rafforzata viola palesemente il Trattato, in particolare l'articolo 326, comma 2, che vieta di utilizzare la procedura di cooperazione rafforzata qualora si rechino pregiudizi al mercato interno, alla coesione economica e sociale territoriale.

MARIO BARBI. Vorrei fare due brevi premesse e porre al Ministro una domanda collegandomi idealmente e politicamente alle considerazioni espresse dai colleghi Fassino, Cabras e Bonino.
La Germania è la prima beneficiaria dell'euro. Forse è difficile farlo capire ai tedeschi, ma è indubbio che la Germania sia la prima beneficiaria dell'euro.
Si era detto che i trattati non sarebbero stati toccati per almeno dieci anni, ma ora ci accingiamo a modificarli alle condizioni che la signora Merkel ha ricordato anche questa mattina al Bundestag a Berlino.
Vorrei quindi sapere se questa revisione ancorché minima dei trattati non dovrebbe essere collegata a qualche decisione politica robusta, che indichi la volontà di mantenere l'euro e rafforzarlo, in modo da rassicurare i mercati, e accompagnata da misure di comunitarizzazione almeno parziale del debito e delle politiche fiscali. Mi sembra che ci sia un problema politico in quella sede negoziale.

ENRICO PIANETTA. Credo che l'elemento fondamentale sia proprio quello dell'attenzione agli esiti dei lavori di domani per quanto attiene la tenuta dei mercati, credo che questo sia l'elemento di massima preoccupazione.
Desidero augurare al nostro Governo un buon lavoro per i lavori di domani, perché l'Italia, come ribadito dallo stesso commissario europeo, ha i conti in ordine, quindi credo sia un contributo importante.


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Oggi le agenzie ci informano di violenze di piazza in Grecia contro le misure di austerità decise dal Governo, fatto che deve preoccuparci.
Credo anche che, indipendentemente dalle varie valutazioni, l'esito parlamentare di ieri abbia dato un contributo affinché l'Italia possa svolgere questa funzione di stabilizzazione in un momento così difficile e importante per lo sviluppo europeo.
La situazione di ordine dell'Italia per quanto riguarda i conti e la stabilità è un fatto importante e positivo, in grado di permettere al nostro Governo di elaborare un contributo allo sviluppo dell'Europa.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti per la comprensione e la collaborazione rispetto ai tempi ristretti oggi a nostra disposizione e do la parola al Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, per la replica.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Ringrazio tutti i colleghi per le domande e le osservazioni. Inizio con le preoccupazioni dell'onorevole Fassino.
Voi avete audito il Commissario europeo Rehn e quindi mi riferisco esattamente alle sue risposte, che sono state il migliore strumento per rispondere anticipatamente alle preoccupazioni.
Il Commissario Rehn ha ricordato che le nuove regole non prevedono automatismi sugli obiettivi di riduzione del debito, non prevedono rigidità nelle valutazioni, ma che al contrario nei margini di valutazione si terrà conto dei cosiddetti «fattori mitiganti» rispetto al trend di riduzione del debito pubblico.
I fattori mitiganti interessanti per l'Italia sono la rilevanza del debito privato e la sostenibilità dei sistemi pensionistici e di Welfare, due elementi che giocano come fattori positivi per l'Italia.
Non vi sono cifre, non vi è nessun riferimento a quanto si deve ridurre ogni anno, quindi si tratta di stime che prescindono del tutto dalla valutazione politica che si dovrà fare. Questo spiega per quale motivo si sia prevista l'unanimità per le decisioni, perché, se questi fattori mitiganti non fossero tenuti in considerazione o in caso di rigidità non previste, all'Italia, che come è stato ribadito dal Commissario Rehn ha i conti assolutamente in ordine, per cui non si troverà in difficoltà, la decisione unanime consentirebbe di opporsi.
Sul tema degli Eurobond e delle agenzie di valutazione siamo da sempre favorevoli - ci ha lavorato molto il Ministro Tremonti - ad un'accelerazione di questi strumenti di risposta politica.
Sapete come è nata la proposta, sapete probabilmente che il Primo Ministro Juncker vorrà parlare di questo ancora una volta al tavolo dei capi di Governo, per ribadire l'importanza di questo strumento. Credo che si debbano fare due cose, la prima delle quali è proseguire nei Parlamenti nazionali e anche nel Parlamento europeo una riflessione più approfondita.
L'ex ministro delle finanze della Repubblica federale tedesca ha parlato in termini positivi dell'Eurobond, contrariamente alle opinioni del Governo in carica, che sono state molto negative. Credo che anche il Parlamento europeo debba occuparsi di questo tema, che rappresenta uno strumento molto importante e positivo.
Quanto all'uso degli Eurobond per finanziare investimenti, tema sollevato da alcuni di voi, ci è stato ufficialmente confermato che la Commissione sta preparando una proposta concreta da presentare entro giugno. La Commissione europea è quindi convinta che lo strumento degli Eurobond per finanziare opere infrastrutturali e investimenti di grande portata europea meriti una proposta.
Diverso è invece il caso dell'emissione di Eurobond per aiutare i Paesi in difficoltà, tema su cui il Commissario europeo ha riferito che non vi è la maggioranza e l'unanimità dei consensi. La discussione sui due possibili usi degli Eurobond sono dunque a questo stadio.
Auspico che una più approfondita valutazione dei Parlamenti faccia crescere il livello di consenso, come evidenziato dall'onorevole Fassino, al fine di evitare che


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l'Europa sia vista soltanto come un guardiano, laddove invece sulla crescita e sulla stabilità il peso va solo e soltanto sugli Stati membri.
Mi sento in piena sintonia con l'onorevole Bonino e con l'onorevole Boniver che hanno parlato di un'importanza dei segnali politici. Credo che dovremo cercare il segnale politico non nella piccola modifica del Trattato, che è uno strumento, ma nel documento di conclusioni che i capi di Governo in modo sintetico dovranno approvare.
Mi permetto di ribadire quanto ho detto e dirò al Presidente del Consiglio, ovvero che quanto più il documento sarà sintetico e politico tanto più sarà efficace, perché come evidenziato da molti di voi il segnale per i mercati non è approvare lo strumento, ma la volontà politica di usare lo strumento fino ai limiti che esso consente.
Si tratta di uno strumento già ora operativo, per cui è necessario dire con chiarezza che lo strumento esiste (lo rendiamo permanente dal 2014, ma fino al 2013 lo strumento c'è), che vogliamo utilizzarlo senza la riluttanza che abbiamo visto per la Grecia e poi per l'Irlanda e lo vogliamo utilizzare subito ove occorra, che dobbiamo mettere un accento sul quel fenomeno sottolineato dall'onorevole Boniver. I prodotti derivati e inquinati continuano infatti a circolare nel mondo, i sistemi speculativi continuano ad essere presenti nel mondo e probabilmente anche in Europa, i sistemi bancari sono certamente esposti (non quello italiano ma quelli di altri Paesi), quindi la risposta deve essere una forte vocazione politica a colpire i fattori inquinanti e a reagire con rapidità quando il danno emerge come accaduto per l'Irlanda e per la Grecia. Questo è un tema importante.
Apro e chiudo una parentesi: la presidente Bonino sa che sulla Turchia pochi come lei e me sono convinti che si debba andare avanti. La cosa curiosa è che con i colleghi avevamo manifestato l'intenzione di far uscire l'articolo prima del Consiglio europeo di giovedì, ma l'unico giornale pronto a farci uscire prima di giovedì era il New York Times.
Noi avevamo proposto un giornale italiano, un giornale svedese, un giornale britannico, ma non c'è stata la sintonica disponibilità. Ci riproveremo ma volevamo farlo uscire subito, questa è la realtà di come si sono svolti i fatti.
Senatore Cabras, lei ha posto un problema estremamente importante: il ruolo della Germania. Francamente molti di voi hanno visto che qualche tempo fa non mi sono fatto scrupolo di criticare sul Financial Times l'asse franco-tedesco e le scelte nazionalistiche che Germania e Francia avevano assunto.
Sarebbe stato utile avere grandi parole di sostegno al mio appello europeista, per il quale qualche collega mi ha telefonato un po' imbronciato chiedendomi perché attaccassi pubblicamente sul Financial Times.
Siamo convinti, senatore Cabras, che le mie modeste parole forse saranno più forti se aiutate da molti di voi.
Il tema è ormai anche in Germania argomento di dibattito e il ministro Schauble ha sentito il bisogno di ribadire sull'Herald Tribune di ieri il suo impegno sull'euro. Ha quindi ripreso il dibattito, preoccupato dalle parole degli ex ministri su un appello europeista, e si è sentito in dovere - io dico giustamente - di ribadire che la Germania riafferma il suo attaccamento forte all'euro e all'integrazione europea.
Dobbiamo continuare su questa strada, ma non basta, perché vi sono tendenze nazionaliste. Mi ha fatto piacere vedere il mio collega e amico ministro Westerwelle ribadire l'impegno europeista suo e del partito che rappresenta. Credo che in Germania occorra continuare con un incoraggiamento molto forte proprio nelle linee che il senatore Cabras e altri hanno ricordato.
Sui tre temi, onorevole Dozzo, lei ha ragione. La procedura semplificata sarà un'eccezione, sui visti abbiamo chiesto molto ai Paesi a cui li abbiamo aboliti e abbiamo valutato, con i ministri degli


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interni che hanno preso la decisione finale, che il prezzo del non riconoscimento di un regime di liberalizzazione sarebbe stato quello di rafforzare partiti e forze nazionaliste, estremiste e antieuropee in quei Paesi (mi riferisco a Albania, Bosnia e Serbia).
Il prezzo pagato è stato molto inferiore a quello che ci sarebbe stato se avessimo scelto di alimentare le forze antieuropee che purtroppo in molti Paesi dei Balcani esistono e devono essere sconfitte.
Per quanto riguarda il regime linguistico del brevetto europeo, onorevole Centemero, lei sa che è una battaglia dell'Italia su cui crediamo si debba e possa fare molto.
Credo che sia stato sbagliato da parte del servizio giuridico della Commissione dichiarare per iscritto che usare la cooperazione rafforzata per questo argomento sia conforme al Trattato. Questo hanno scritto, ma credo che sia un errore grave.
C'è uno strumento su cui confidiamo: a gennaio la Corte di giustizia dovrà rendere un parere di grande importanza sulla compatibilità tra una normativa fatta a cooperazione rafforzata, che escluda quindi allo stato i due soli Paesi che hanno pervicacemente fatto opposizione, Italia e Spagna, dagli altri Paesi, e il mercato interno.
Questo parere della Corte di giustizia di gennaio è fondamentale, per cui abbiamo chiesto e ottenuto che la discussione al Consiglio sia affrontata a febbraio, dopo che la Corte di giustizia avrà emesso questo parere.
Vi dico con grande franchezza che, se la Corte di giustizia dovesse, come mi auguro, dire che non vi è compatibilità in questa materia tra una cooperazione rafforzata che escluda due, tre, quattro, cinque, sei Paesi e il mercato interno, avremmo tutta la forza necessaria per chiedere al commissario Barnier il ritiro immediato della sua proposta.
Dovremmo poi contare sul Parlamento europeo qualora la Commissione insistesse per vederla bocciata. Si tratterebbe di un parere, ma un parere della Corte di giustizia sulla non compatibilità sarebbe pesante.

EMMA BONINO. Se si esprime sulla compatibilità?

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Mi inchinerei alla Corte di giustizia, come credo dovremmo fare tutti. Mi auguro che gli argomenti giuridici siano adeguati e sono profondamente convinto che sia sbagliata una cooperazione rafforzata in questa materia.
Tra l'altro, sarebbe il primo caso in cui dopo il Trattato di Lisbona faremmo partire una cooperazione rafforzata. Non l'abbiamo fatta sulla difesa europea, non l'abbiamo fatta su temi veramente europeisti e farlo su un tema che spacca l'Europa in due sarebbe veramente un contro-segnale rispetto al segnale politico di maggiore unità da tutti auspicato. Applicheremmo la cooperazione rafforzata cominciando subito a spaccare l'Europa, costringendo ovviamente tutti a confluire sulle medesime posizioni, perché non si può lasciare fuori dal brevetto europeo le imprese italiane.
Crediamo che questo non debba essere accettato. Se vi fosse il potere di veto, lo avremmo posto. Credo che la Corte di giustizia abbia un compito storico: dichiarare che alla prima applicazione del Trattato di Lisbona in materia di cooperazioni rafforzate non si può dare un segnale che l'Europa si spacca in due per la nostra credibilità sulla scena internazionale. Nei negoziati sul commercio internazionale una scelta del genere darebbe un segnale veramente devastante.
Questa è la situazione ad oggi, la Commissione sta purtroppo andando avanti rapidamente, fino a gennaio attendiamo il parere della Corte di giustizia e poi se occorre la porteremo al Consiglio europeo a fine febbraio.
Per quanto riguarda il tema della revisione dei trattati da collegare a una decisione politica robusta, onorevole Barbi, credo che ci debba essere una


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conclusione politica dei capi di Stato e di Governo e che, come evidenziato dall'onorevole Pianetta, questo sia fondamentale per la tenuta dei mercati.
Per la tenuta dei mercati è importante non fare una norma giuridicamente corretta che modifichi il Trattato, ma dare il senso politico di una volontà che esiste. Dopo il primo round di salvataggio della Grecia, infatti, i mercati non ci avevano creduto, perché avevano visto che da una parte si interveniva e dall'altra c'era un grande Paese europeo che continuava a dichiararsi riluttante.
Se venerdì tutti i capi di Stato e di Governo manifesteranno l'intenzione di andare avanti fino in fondo qualunque sia il Paese destinatario, quello sarà il segnale politico necessario.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.

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