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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione V
7.
Giovedì 26 luglio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Marinello Giuseppe Francesco Maria, Presidente ... 3

Audizione del Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, Francesco Parlato, in merito all'impatto sulla finanza pubblica e ai profili di carattere economico e finanziario del programma di dismissione di immobili pubblici finalizzato alla riduzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Marinello Giuseppe Francesco Maria, Presidente ... 3 10 13 15
Calvisi Giulio (PD) ... 3
Causi Marco (PD) ... 11
Ciccanti Amedeo (UdCpTP) ... 12
Giorgetti Alberto (PdL) ... 12
La Malfa Giorgio (Misto-LD-MAIE) ... 6 12
Nannicini Rolando (PD) ... 10
Parlato Francesco, Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze ... 3 6 13
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE V
BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 26 luglio 2012


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO

La seduta comincia alle 11,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, Francesco Parlato, in merito all'impatto sulla finanza pubblica e ai profili di carattere economico e finanziario del programma di dismissione di immobili pubblici finalizzato alla riduzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, Francesco Parlato, in merito all'impatto sulla finanza pubblica e ai profili di carattere economico e finanziario del programma di dismissione di immobili pubblici finalizzato alla riduzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo.
Accompagnano il dottor Parlato l'avvocato Olga Cuccurullo, il dottor Stefano Di Stefano e la dottoressa Paola Fabbri, che ringrazio per essere intervenuti.
Do preliminarmente la parola all'onorevole Calvisi, che ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.

GIULIO CALVISI. Mi scuso con il dottor Parlato. La mia richiesta prescinde dall'oggetto della discussione di oggi, però, poiché la Commissione bilancio ha il dovere di osservare la vigilanza sulle società partecipate del Tesoro, chiedo a lei formalmente, signor presidente, di acquisire l'atto di compravendita e le convenzioni relative al servizio pubblico che la società Tirrenia, recentemente privatizzata - si è concluso il processo di privatizzazione alcuni giorni fa - ha sottoscritto con lo Stato.
Chiedo quindi formalmente, signor presidente, l'acquisizione degli atti relativi.

PRESIDENTE. Formalizzi la richiesta alla presidenza e, conseguentemente, agli uffici. Sarà nostra cura inoltrare l'eventuale richiesta al dottor Parlato e agli uffici competenti, in maniera tale da poter fornire risposta anche a questa sua legittima richiesta.
Do ora la parola al dottor Parlato.

FRANCESCO PARLATO, Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze. Sono Francesco Parlato, dirigente generale del Dipartimento del Tesoro per la Direzione VII finanza e privatizzazioni, e seguo le partecipazioni pubbliche che fanno capo al Ministero dell'economia e delle finanze. Di recente, dopo l'uscita dal Ministero di


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Stefano Scalera, che, come sapete, è divenuto il direttore dell'Agenzia del demanio, mi è stato chiesto di coordinare l'attività anche della Direzione VIII del Dipartimento del Tesoro, che è quella che si occupa della valorizzazione dell'attivo pubblico e del patrimonio pubblico.
In questa veste rispondo, oggi, in questa audizione, anticipando che su eventuali domande alle quali non sarò in grado di fornire una risposta esaustiva, mi riservo di produrre una memoria scritta, così come di consegnare un documento che mi accingo a esporre.
Uno degli elementi principali su cui si incentra l'attività dell'attuale Governo è rappresentato dalla rapida predisposizione e attivazione di strumenti operativi finalizzati a perseguire l'obiettivo principale - per lo stesso Governo - di riduzione del debito pubblico, sebbene in un contesto macroeconomico - e soprattutto dei mercati finanziari e immobiliari, di cui parleremo più approfonditamente - certamente non favorevole.
Le recenti iniziative promosse in tal senso, anche attraverso alcune proposte normative che sono in discussione in Parlamento e che sono volte a meglio definire l'ambito operativo e a facilitare la concreta attivazione dei processi di dismissione, sono, in particolare, finalizzate a porre in essere operazioni straordinarie di dismissioni di asset pubblici - parliamo di società e di patrimonio immobiliare - al fine di riportare il rapporto tra debito pubblico e PIL su livelli coerenti con quanto discusso e concordato a livello comunitario.
Come sapete, il rapporto tra debito pubblico e PIL, a fine 2011, è stato circa del 120 per cento e si prevede che salga per il 2012, secondo le prime stime, a circa il 123 per cento. Ovviamente, queste operazioni straordinarie di dismissioni di asset pubblici si affiancano a operazioni di efficientamento della pubblica amministrazione - è attualmente in discussione il decreto relativo alla cosiddetta spending review - che sono volte alla riduzione della spesa pubblica corrente per un consolidamento, nel tempo, dell'avanzo primario.
Per capire e definire tempi, modalità e ampiezza dei processi di eventuali dismissioni bisogna, ovviamente, tracciare una fotografia di ciò che attualmente fa capo allo Stato, fotografia che discende da quanto è stato realizzato in passato. Espongo notizie già risapute ma, forse, una panoramica sulle attività di dismissione societaria e immobiliare già svolte può essere utile, quantomeno perché rimanga agli atti.
Le operazioni di dismissione sono state effettuate negli anni Novanta e fino al 2005, in particolare, e hanno prodotto entrate per le privatizzazioni di circa 100 miliardi di euro. Ci sono anche benefici per minori interessi pagati, cumulati negli anni in termini di minor debito, calcolati per circa 28 miliardi di euro, che hanno favorito l'abbattimento del rapporto debito/PIL dal 121 per cento - registrato nel 1994 - al 106 per cento nel 2005.
Le principali operazioni, che riporteremo nel documento che produrrò alla Commissione, hanno riguardato, in particolare, il settore bancario e assicurativo - dove lo Stato non è più presente - e quello dell'energia, soprattutto con le privatizzazioni di ENI ed ENEL, sulle quali lo Stato ha ancora una partecipazione di controllo relativo, considerato il loro status di società quotate.
Per quanto riguarda, invece, il patrimonio immobiliare, negli anni Duemila si è avviato un processo di dismissioni che ha riguardato circa 60.000 unità immobiliari dello Stato e degli enti previdenziali, che hanno portato un beneficio - sul debito pubblico - di circa 4 miliardi di euro.
Partendo da questo dato storico, rispetto agli anni Novanta, abbiamo ora una situazione di partecipazione ad asset che si è, comunque, quantomeno evoluta e anche contenuta, soprattutto per quanto riguarda le partecipazioni.
Le società direttamente controllate, attualmente, sono 32, di cui tre quotate in mercati regolamentati, ENEL, ENI e Finmeccanica, mentre le restanti società sono non quotate. Ci sono partecipazioni


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totalitarie o condivise, come in Cassa depositi e prestiti Spa, con soggetti privati, tra cui le fondazioni.
Il valore complessivo del portafoglio detenuto, valorizzando le società quotate ai prezzi di mercato e le società non quotate al valore di patrimonio netto, è stimabile in circa 80 miliardi di euro alla fine del 2011.
Se si guarda il complesso delle società che fanno capo direttamente al Tesoro, oltre alle quotate - per le quali, a meno di scelte rilevanti e impegnative per il Governo che dovessero imporre la dismissione delle società quotate ENI, ENEL e Finmeccanica, che sarebbe la più facile da disporre, ma, che, comunque, comporterebbe l'uscita da settori strategici e che, ai prezzi attuali, probabilmente non sarebbe nemmeno altamente conveniente - si vede che le altre società in grandissima parte svolgono attività pubblicistiche, essendo spesso società in house e correlate all'attività propria delle pubbliche amministrazioni. Le partecipazioni sono del Ministero dell'economia e delle finanze ma, spesso, sono in house per il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e per quello dello sviluppo economico o di altri soggetti.
Guardando le società direttamente controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze, non si vedono prospettive di rilevanti operazioni di privatizzazione: questo è il quadro per quanto riguarda le partecipazioni.
Per capire, invece, lo stato più ampio delle partecipazioni delle pubbliche amministrazioni in generale e, soprattutto, del settore immobiliare, svolgerei un riferimento al progetto «Patrimonio della pubblica amministrazione», avviato dal Dipartimento del Tesoro ai sensi dell'articolo 2, comma 222, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010). Il progetto è finalizzato alla rilevazione annuale delle componenti degli attivi di tutte le amministrazioni pubbliche, sia centrali sia locali: attualmente, la rilevazione riguarda sia beni immobili - fabbricati e terreni - sia le concessioni e le partecipazioni.
Volendosi concentrare sull'oggetto dell'audizione odierna, che è quello degli immobili, come già esposto in un'audizione del 5 luglio 2011 presso la Commissione finanze della Camera da parte del dottor Scalera, del Dipartimento del tesoro, il censimento di fabbricati e terreni di proprietà della pubblica amministrazione è stato avviato nel 2010 e si è concluso con una prima fase di raccolta dei dati nel marzo 2011.
Sulla base di queste informazioni, che, tuttavia, sono parziali, perché alla rilevazione ha risposto soltanto il 53 per cento di tutte le pubbliche amministrazioni, sono state rilevate, per quanto riguarda i fabbricati, 530.000 unità immobiliari, per una superficie complessiva di circa 220 milioni di metri quadrati. Il 70 per cento di questa superficie è utilizzato per lo svolgimento dell'attività istituzionale e il 9 per cento per uso residenziale, percentuale che sale al 47 per cento, se espressa in termini numerici di unità immobiliari e non di metratura.
L'80 per cento delle unità immobiliari censite - questo è un dato importante - è detenuto dalle amministrazioni locali. Se letto insieme al dato sui terreni, il 98 per cento dei quali è detenuto dalle amministrazioni locali, questo è un dato significativo, che indica che l'attività che lo Stato può svolgere in via autonoma sulla parte immobiliare è relativa e, quindi, comporta un coinvolgimento più ampio di tutte le amministrazioni pubbliche proprietarie e gestrici di quei beni.
Primissime valutazioni sulla base dei prezzi medi di mercato elaborate dall'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia del territorio danno una preliminare stima del valore di mercato delle unità immobiliari censite compresa tra i 240 e i 320 miliardi di euro. Si tratta di un dato che va preso, ovviamente, in modo prudente, anche perché, poi, come sapete, le attività di dismissione che devono essere poste in essere - sulla base della normativa attuale - devono riguardare immobili non utilizzati a fini istituzionali. Gran parte di questi beni immobiliari, invece, è


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effettivamente occupato per fini istituzionali, il che costituisce un elemento vincolante.

GIORGIO LA MALFA. Posso chiedere un chiarimento? La cifra di 240-300 miliardi di euro è la valutazione di tutte le 530.000 unità immobiliari, di cui l'80 per cento non sarebbe vendibile, o della parte vendibile?

FRANCESCO PARLATO, Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze. L'80 per cento è detenuto dalle amministrazioni locali e, quindi, è vendibile. Il vincolo è costituito dall'utilizzo a fini istituzionali.

GIORGIO LA MALFA. Lei dice che il 70 per cento dei beni è destinato ai fini istituzionali e, quindi, il valore di 240 miliardi di euro è il valore di tutto o del 30 per cento restante?

FRANCESCO PARLATO, Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze. È il valore complessivo.

GIORGIO LA MALFA. Al quale dovremmo togliere il 70 per cento, in quanto utilizzato per lo svolgimento dell'attività istituzionale.

FRANCESCO PARLATO, Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze. L'80 per cento di tale patrimonio immobiliare è delle amministrazioni locali, il che non significa che non possa essere venduto. Il vincolo effettivo, che adesso non so quantificare all'interno di questi 240 miliardi di euro, che sono una stima del tutto preliminare, è quello dell'utilizzo da parte delle amministrazioni, perché i beni devono essere per legge utilizzati a fini di attività non istituzionali.

GIORGIO LA MALFA. Non si tratta, dunque, di una stima, per quanto preliminare, del valore del cedibile, ma del valore dell'esistente.

FRANCESCO PARLATO, Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze. Esatto.
Per quanto riguarda i terreni, basando i dati sulle amministrazioni che hanno risposto - per questo motivo ho specificato spesso che è un dato preliminare, perché non tutte le amministrazioni pubbliche hanno risposto e stiamo perfezionando anche nel tempo il sistema di rilevazione - sono stati rilevati 760.000 terreni, con una superficie complessiva di circa 1.300.000 ettari. Come ricordavo prima, oltre il 90 per cento di questi è delle amministrazioni locali e il loro valore - anche questo preliminare, con un range molto elevato, perché si tratta di prezzi medi della banca dati dell'INEA (Istituto nazionale di economia agraria) - si aggira tra i 10 e i 40-50 miliardi di euro. Si tratta di un range che, secondo me, non è molto significativo, così esposto.
La qualità dei dati al 31 marzo 2011, tuttavia, non è da ritenersi ancora soddisfacente. Occorre agire sia sulla completezza dei dati in termini di amministrazioni che ancora non hanno adempiuto all'obbligo di comunicazione, sia sulla loro qualità. Per esempio, nel 18 per cento dei casi è stato indicato un dato nullo, non attendibile in superficie, oppure di superficie inferiore ai 10 metri quadri. Ciò significa che l'inserimento non è stato effettuato in modo adeguato.
In questo ambito si è agito e si continua a operare sulla base di analisi condotte e sui dati ricevuti dalle amministrazioni e con successivi approfondimenti. Per migliorare il contenuto informativo e la qualità dei dati sono state apportate modifiche alle schede di rilevazione. È stata, poi, avviata una collaborazione con altre Istituzioni, in particolare l'Agenzia del territorio,


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l'AGEA e l'Agenzia del demanio, per la condivisione, il riscontro e il miglioramento delle informazioni disponibili.
Per aumentare, inoltre, il tasso di risposta, che, secondo me, è l'elemento più critico, accanto a una continua attività di sollecito da parte del Dipartimento del Tesoro, viene fornita anche segnalazione alla Corte dei conti, così come previsto dalla legge che ha dato il via al citato progetto «Patrimonio della pubblica amministrazione». Essendo un obbligo di legge, le amministrazioni sono tenute a rispondere per fornire - al Tesoro e agli organi istituzionali - una completezza informativa su cui operare nel momento in cui si intendono avviare e impostare le operazioni di valorizzazione e dismissione.
A breve, finiremo la rilevazione con dati aggiornati e sarà cura del Dipartimento trasmettere a questa Commissione, se il presidente lo ritiene opportuno, il documento aggiornato che, poi, con ogni probabilità, come per la rilevazione precedente, verrà pubblicato sul sito istituzionale del Ministero.
Come evidenziato dai dati che ho esposto brevemente, il patrimonio pubblico è ancora di dimensioni rilevanti, sebbene sia solo parzialmente riconducibile alla proprietà diretta dello Stato, essendo in gran parte di proprietà degli enti territoriali. L'eventuale dismissione di asset immobiliari presuppone, pertanto, un adeguato coordinamento tra i diversi soggetti pubblici coinvolti nel processo, quali l'Agenzia del demanio - che è proprietaria, ma deve anche gestire i processi - allo scopo di attuare, con il supporto della stessa Agenzia del demanio, una preliminare opera di valorizzazione, ristrutturazione, cambio di destinazione catastale e così via, atta a consentirne il collocamento sul mercato alle migliori condizioni e, soprattutto, con una tempistica che risponda a esigenze di rapida riduzione del debito pubblico.
Brevissimamente, se lo ritiene, presidente, continuerei con una sintetica panoramica normativa, perché, ultimamente, il legislatore, e - in particolare - il Governo, è intervenuto, soprattutto con decreti-legge, per migliorare e rendere più efficiente il processo di valorizzazione e di dismissione degli immobili pubblici.
Sono state promosse di recente riforme normative finalizzate a superare problematiche esistenti e ad agevolare le operazioni di valorizzazione e vendita degli immobili, dotando le amministrazioni di strumenti più idonei allo scopo, soprattutto tramite la creazione del fondo immobiliare istituito dalla SGR (Società di gestione del risparmio).
Tali iniziative si sono tradotte in mansioni specifiche e disposizioni. In particolare, è stato riformato di recente l'articolo 33 del decreto-legge n. 98 del 2011, che era stato approvato nel luglio 2011, e integrato sia con il decreto-legge n. 201 del 2011, il cosiddetto decreto «salva Italia», sia con il decreto-legge n. 95 del 2012, relativo alla cosiddetta spending review.
Tale articolo 33 prevede la costituzione di una SGR da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, con la possibilità di trasferire quote delle azioni anche all'Agenzia del demanio, finalizzata a un'operazione unitaria e sinergica di valorizzazione, messa a reddito e cessione dei patrimoni immobiliari pubblici, sia dello Stato, sia degli enti territoriali, ovvero anche di società pubbliche. Come sapete, la costituzione da parte del Ministero di una società di gestione del risparmio ha la finalità di istituire uno o più fondi di investimento che siano destinati a partecipare in fondi immobiliari promossi - si tratta, quindi, di un fondo di fondi - o partecipati da enti territoriali, enti pubblici e società interamente partecipate da questi enti, con apporto o trasferimento di beni immobili, sulla base di progetti di utilizzo e di valorizzazione.
Altro filone di attività di questa nuova SGR è quello di acquisire immobili e, quindi, di promuovere fondi per l'acquisizione di immobili di proprietà dello Stato, ivi compresi quelli del Ministero della difesa, non utilizzati per finalità istituzionali - in merito mi riallaccio a ciò che affermava l'onorevole La Malfa - dagli


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enti territoriali ovvero da enti pubblici e dalle società partecipate dai predetti enti.
Le risorse derivanti dalla cessione delle quote, attesa la finalità di riduzione del debito pubblico prevista dalla norma, sono destinate, per gli immobili dello Stato, al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato e al rimborso dei crediti verso la pubblica amministrazione. Sarà emanato dal Ministro un decreto, che, in base agli introiti che deriveranno da tali vendite, dovrà ripartirli tra il Fondo ammortamento e i fondi destinati al rimborso dei debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese.
Relativamente agli immobili del Ministero della difesa, il 30 per cento dovrà essere destinato alla razionalizzazione del settore infrastrutturale dello stesso ministero e fino a un massimo del 25 per cento agli enti territoriali interessati, con destinazione prioritaria alla riduzione del loro debito.
Per quanto riguarda gli immobili degli enti territoriali, la riduzione sarà destinata alla riduzione del debito dell'ente e, per la parte eventualmente eccedente, a spese di investimento.
La normativa recentemente approvata prevede, altresì, la semplificazione e l'accelerazione di procedure per la regolarizzazione dell'edilizia urbanistica. In particolare, l'Agenzia del demanio, anche in deroga alla normativa vigente, può disporre d'ufficio con propri provvedimenti l'accatastamento e la regolarizzazione catastale degli immobili di proprietà dello Stato, compresi quelli in uso all'amministrazione della Difesa.
Quanto al ruolo degli investitori, la norma prevede la partecipazione di enti pubblici di natura assicurativa o previdenziale attraverso la sottoscrizione di quote di fondi relativamente alla presenza di soggetti privati. È prevista anche la possibilità per la Cassa depositi e prestiti di partecipare.
Inoltre, al fine di promuovere un'unitaria e sinergica operazione di valorizzazione e messa a reddito dei patrimoni immobiliari pubblici anche con la partecipazione di soggetti privati, l'articolo 33-bis del decreto-legge n. 98 del 2011, prevede talune iniziative, come, per esempio, la promozione da parte dell'Agenzia del demanio di iniziative idonee per la costituzione di società, consorzi o fondi per la valorizzazione, la trasformazione, la gestione o l'alienazione del patrimonio immobiliare pubblico di proprietà degli enti territoriali o dello Stato.
Il legislatore ha, inoltre, previsto un ruolo propulsivo in capo all'Agenzia del demanio, che, in caso di costituzione di società, provvederà anche a individuare soci privati attraverso procedure a evidenza pubblica.
Sempre in ambito immobiliare è doveroso fare un cenno all'attività di Cassa depositi e prestiti. Ritengo che anche gli esponenti o i vertici di Cassa depositi e prestiti saranno ascoltati da questa Commissione nell'ambito della stessa attività conoscitiva.
Un importante contributo potrà derivare anche dalle iniziative che sta programmando la Cassa depositi e prestiti, che potranno accompagnarsi e integrarsi con quelle - richiamate in precedenza - dello Stato e delle SGR pubbliche, con il duplice obiettivo di usare in maniera efficiente le risorse pubbliche e istituzionali a disposizione e inviare un messaggio coordinato di intervento alle amministrazioni pubbliche, soprattutto quelle territoriali.
Come sapete, l'attività operativa del gruppo Cassa depositi e prestiti mediante «CDP Investimenti SGR» è stata prevalentemente, fino a oggi, incentrata su un fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso, che investe in fondi operanti nel settore del social housing.
In relazione alle iniziative ulteriori che la Cassa potrà attivare nel settore immobiliare questa SGR potrà contribuire alla definizione dello studio di fattibilità sugli immobili e procedere, ove di interesse, mediante i propri fondi gestiti, al vero e proprio acquisto di immobili al fine di valorizzarli con pronto collocamento sul mercato. CDP Investimenti SGR giocherebbe, pertanto, un ruolo importante nel processo di acquisto, valorizzazione e dismissione


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attraverso fondi immobiliari - costituiti ad hoc - da essa promossi e gestiti, dedicati alla valorizzazione degli immobili pubblici.
Per la sua attività, che comunque deve integrarsi con tutte le iniziative che lo Stato centrale, d'accordo con gli enti territoriali, sta ponendo in essere, la stessa Cassa potrà svolgere ulteriori cenni, soprattutto sulla tempistica e sugli ambiti di intervento su cui opereranno questi nuovi strumenti.
Vado a concludere, osservando che nell'ambito delle misure disposte alcune iniziative di carattere straordinario potranno produrre effetti in tempi brevi, mentre altre, per tutto ciò che ho riferito precedentemente, richiederanno tempi di attuazione più lunghi per la necessaria opera di preliminare valorizzazione.
Se vogliamo focalizzare l'attenzione sul brevissimo termine, quindi sul 2012, la principale operazione che potrà essere conclusa per la riduzione del debito pubblico e che porterà un contributo rilevante alla sua riduzione è rappresentata dalle iniziative disposte dall'articolo 1 del decreto-legge n. 87 del 2012, il quale prevede la vendita a Cassa depositi e prestiti di partecipazioni detenute dallo Stato in tre società, che sono SACE, Fintecna e Simest.
Al fine di accelerare il beneficio per lo Stato, accorciando i tempi rispetto a quelli che a legislazione vigente dovevano essere rispettati, la normativa attuale prevede un termine di 120 giorni, che scadranno a fine ottobre prossimo, entro i quali Cassa depositi e prestiti, che sta attualmente svolgendo un'accurata due diligence su queste tre società, potrà valutare l'interesse effettivo all'acquisto.
Nel momento in cui essa esercita questa sorta di diritto di opzione, le partecipazioni verranno trasferite a Cassa depositi e prestiti, la quale corrisponderà allo Stato il 60 per cento del patrimonio netto, rinviandosi a una valutazione concordata tra le parti la definizione del prezzo definitivo. Entro ottobre su queste tre partecipazioni, limitandosi a una valutazione a patrimonio netto contabile di circa 10 miliardi di euro, il 60 per cento potrebbe già affluire nel bilancio dello Stato come anticipo.
Anche in questo caso, come per le risorse che deriveranno dai fondi immobiliari, la norma prevede che con decreto del Ministro gli introiti vengano ripartiti, secondo le esigenze e le scelte che effettuerà il Ministro stesso, tra riduzione del debito pubblico e indirizzo al rimborso dei crediti che le aziende vantano nei confronti della pubblica amministrazione.
Come accennavo, sono state avviate le attività preliminari. Il Tesoro si sta dotando di un proprio valutatore, che dovrà svolgere la perizia giurata di stima prevista dalla norma per valutare, poi, il prezzo definitivo, cioè il conguaglio, che sarà, auspicabilmente, corrisposto nell'anno.
I dati che ho citato si riferiscono a tutte e tre le società e, dal momento che c'è un diritto di opzione, ovviamente si rispetta la volontà della Cassa, che sta svolgendo questa attività di valutazione interna per capire se eserciterà effettivamente il diritto di opzione su queste tre società, una delle quali è Fintecna, nel cui ambito esiste Fintecna Immobiliare. L'interesse di Cassa è anche quello di dotarsi di una strumentazione già esistente e importante, quella di Fintecna Immobiliare, sia di personale, sia di attivi, che potrebbe risultare utile per le finalità che ho menzionato prima.
Guardando - sempre nel breve periodo - alle iniziative in campo immobiliare, con l'Agenzia del demanio si stanno attivando le necessarie attività per procedere rapidamente alla costituzione della SGR che abbiamo richiamato prima, la quale dovrà gestire i fondi immobiliari, previsti dalla normativa, ai quali conferire immobili pubblici rivenienti da diversi livelli della pubblica amministrazione, sia centrale, sia locale, esperite le opportune attività di valorizzazione.
Questa SGR diventerà operativa nei prossimi mesi, anche perché è necessario seguire un iter previsto dalla norma, che prevede, tra l'altro, l'autorizzazione a operare da parte della Banca d'Italia. Per i relativi conferimenti ai fondi che verranno costituiti dalla SGR l'Agenzia del demanio


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ha già individuato, come forse è stato comunicato in audizione, circa 350 immobili dello Stato, tra cui caserme ed edifici museali non più utilizzati, per un valore stimato di circa 1,5 miliardi di euro. Questo primo pacchetto di immobili verrà conferito nei prossimi mesi, anche gradualmente, alla SGR, non appena costituita.
L'obiettivo del Governo, come recentemente dichiarato dal nostro Ministro, è quello di attivare un programma pluriennale di valorizzazione e di vendita immobiliare che, a regime nei prossimi cinque anni, possa assicurare risorse dell'ordine di 15-20 miliardi di euro l'anno.

PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Parlato. Lei ci ha fornito sicuramente alcuni importanti elementi, però credo che abbia alimentato anche molti dubbi.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, pregando i colleghi di porre domande assolutamente sintetiche e brevi. Il dottor Parlato potrà fornire la risposta che ritiene, ma potrà anche avvalersi della possibilità di far pervenire la risposta successivamente, unitamente agli atti e alla documentazione che riterrà utili.

ROLANDO NANNICINI. Dottore, la ringrazio, ma sono fra coloro che sull'attuazione della normativa vigente in materia sono estremamente critici.
Noi nella stampa leggiamo che lo Stato italiano ha possibilità di ricavare 240-320 miliardi di euro dagli immobili - posso collezionare gli articoli - dei quali l'84 per cento è degli enti locali e lo Stato, che è stato molto bravo, ha trovato 530.000 immobili che mette già ora nel fondo dei fondi e nei contenitori generali.
Vorrei precisare che queste 530.000 unità censite servono essenzialmente alla definizione del patrimonio dello Stato e degli enti locali, ma che esse comprendono anche asili nido, ospedali, scuole. Essenzialmente non sappiamo, nemmeno secondo i dati che lei oggi ci ha fornito, qual è il patrimonio disponibile non utilizzato. Se eseguiamo un censimento e vogliamo finalizzarlo alla riduzione del debito, non può essere corretta la cifra di 240-320 miliardi, che rappresenta il 53 per cento delle amministrazioni, un dato che, peraltro, non è nemmeno casuale. Non si può considerare l'intero patrimonio, se manca Roma. Non c'è nemmeno un dato complessivo. Noi dovremmo pensare di riordinare questo tema nella legge di stabilità. È una responsabilità che ci dividiamo a livello complessivo, tecnico o politico, al di là di chi ha governato e di chi non ha governato o del Governo che pensa di governare.
Il tema di fondo è quello degli immobili della Difesa. Con la Difesa bisogna chiarirsi, perché, se compiamo quei bellissimi investimenti di ammodernamento della Difesa a carico del bilancio dello Stato, non si può continuare a mercanteggiare su chi detiene un pezzo o un altro del patrimonio. Sono immobili vuoti, quindi si vedono, e pragmaticamente ci si deve poter contare.
Quanto al censimento degli affitti passivi, 675 milioni di euro è una cifra significativa. Anche ai proprietari degli affitti passivi si possono proporre alcune perdite di patrimonio non utilizzato, per dare il senso di un risparmio. Sui terreni rimane, poi, l'incertezza sulle tante foreste demaniali, che sono diventate tutte regionali. Tante appartengono allo Stato e sono gestite direttamente dalla Forestale.
Vedo notevoli esperienze internazionali e anche nazionali per indirizzare il patrimonio forestale essenzialmente su alcune fonti energetiche alternative. L'ENEL ha svolto alcuni studi sul cippato e ci ha mostrato che alcuni elementi di redditività ci sono. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si dovrà interessare delle foreste. Non sento mai in nessun censimento parlare di questi grandi patrimoni demaniali forestali. È una curiosità personale e può anche non rispondermi.
La sostanza, comunque, è chiudere il processo previsto dall'articolo 2, comma 222, della legge finanziaria 2010 con un censimento il più comprensibile possibile e fermare le notizie per cui ci sono 240-320


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miliardi di euro che si possono destinare parzialmente alla riduzione del debito. Dobbiamo sapere ciò: si chiude l'asilo nido, si toglie la scuola materna, si elimina la scuola elementare, si chiude la media inferiore o si mandano via i licei? E per questo è chiaro che il patrimonio è per l'84 per cento degli enti territoriali, almeno nella propaganda e nella discussione che ho letto in alcuni articoli di stampa. Occorre conoscere finalmente quali sono quelli in disponibilità, perché ci sono le leggi che prevedono che chi non li utilizza li pone in disponibilità. Ci sono migliaia di leggi che dispongono che chi non utilizza patrimonio pubblico lo mette in disponibilità per la sua alienazione. Bisogna trovare un accordo con il Ministero della difesa che ci porti a questo risultato.
Voi avete individuato uno strumento buono, l'accordo di programma, con la conferenza di servizi per la valorizzazione del rapporto con gli enti territoriali, quindi comuni e regioni - salto le province, perché stanno sparendo - e per affrontare il tema degli affitti passivi.

MARCO CAUSI. Presidente, mi permetta. Dal momento che il dottor Parlato ha cominciato la sua esposizione con una geografia delle società partecipate, la mia prima domanda è se stia valutando quale possa essere l'impatto dell'articolo 4 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, cosiddetto spending review 2, anche sulle società in house statali di tipo strumentale.
Venendo al tema dei nostri lavori, i dati che ci ha raccontato oggi il direttore generale confermano che, purtroppo, la performance storica delle alienazioni immobiliari pubbliche in Italia è molto deludente, perlomeno per quelle statali. Ci ha parlato, infatti, di 4 miliardi di euro in un decennio. Naturalmente tutti ci domandiamo se potremo riuscire, grazie alla nuova strumentazione normativa messa in campo, a migliorare tale performance.
La mia impressione, dottore - non so che cosa lei ne pensi - è che non è possibile in questo campo avviare procedimenti di lavorazioni massive. Il censimento è ancora incerto, non si sa quanti sono gli utilizzi e ci sono 8.700 comuni ed enti locali. Se noi ci mettiamo nell'ottica di svolgere una lavorazione massiva e aspettiamo di sapere tutto, impiegheremo anni.
Mi domando se, ai fini di quanto ci serve oggi per l'emergenza, non si possa compiere una selezione. L'emergenza finanziaria, e lei me lo insegna, ha una componente psicologica; le crisi finanziarie hanno una forte componente psicologica. Io non credo che sarebbe credibile un annuncio dell'Italia secondo cui in cinque mesi si realizzeranno 300 miliardi di euro. Se riusciamo, invece, a lanciare un annuncio credibile, secondo il quale riusciremo in pochi mesi a compiere un'operazione anche da 5-10 miliardi di euro, ritengo che potrebbe avere un effetto psicologico positivo. Dal momento che le crisi finanziarie hanno un elemento psicologico, sarebbe bene che riuscissimo molto velocemente a mettere in campo un'iniziativa. Da questo punto di vista, mi pare che sia necessario dotarsi di una strategia operativa di tipo selettivo.
Le domando, dunque: è possibile, per esempio, partendo dagli immobili che lo Stato ha già definito, selezionare un gruppo di operazioni territorialmente definite? È possibile pensare, per esempio, di compiere - citando a caso - un'operazione a Roma, una a Torino, una a Mestre e una a Bari, perché quei beni hanno un'alta densità in quattro o cinque posti?
In quei quattro o cinque posti con una strategia operativa di scala territoriale si potrebbe andare dagli enti locali e coinvolgerli in un'operazione di emergenza strategica per il Paese. A quel punto, si inseriscono quattro, cinque o sei veicoli - immediatamente attivabili - anche proprietà, terreni e immobili di enti locali, Camere di commercio e via elencando a livello locale. A quel punto, si lavora molto velocemente su alcuni compendi territoriali localizzati.
Contemporaneamente, voi come Ministero - e anche come autorità politica - svolgete un bel road show a livello internazionale con gli investitori internazionali e con i fondi sovrani e trovate i possibili


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acquirenti. In questo momento, c'è più paura per i BTP, ma molto meno per gli investimenti immobiliari. A questo punto, possiamo pensare che in quattro o cinque mesi si può annunciare non che vendiamo tutto, ma che riusciamo a compiere un'operazione immobiliare di mezzo punto o di un punto di PIL.
Non so se il mio atteggiamento sia troppo accademico o troppo illuministico, ma mi pare che sia necessario elaborare una strategia operativa su scala territoriale, se vogliamo davvero avere un effetto psicologico immediato che vada al di là degli annunci, che - giustamente - ha effettuato il Ministro, di misure nell'ordine di 15-20 miliardi di euro all'anno per cinque anni. Riusciamo a compiere un'operazione subito, in pochi mesi?

GIORGIO LA MALFA. Lei, all'inizio, ha affermato che le partecipazioni dello Stato sono 32, di cui tre in società quotate e ventinove in società non quotate. Queste sono le partecipazioni dello Stato, non della pubblica amministrazione, perché poi c'è un enorme numero di società. Quelle società partecipate sono del solo Ministero dell'economia e delle finanze; poi, ci dovrebbero essere quelle del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Infine, c'è tutto il censimento delle società partecipate degli enti regionali e locali. Abbiamo un numero su queste società o non lo abbiamo?

AMEDEO CICCANTI. Ringrazio per la relazione, però sono rimasto molto meravigliato dal fatto che lo Stato non conosca l'entità del patrimonio pubblico. Come si può arrivare al 2011, con Agenzia del territorio e Agenzia del demanio interamente informatizzate e digitalizzate, a non conoscere la consistenza del proprio patrimonio? La responsabilità di non avere un catasto di questo patrimonio è di queste Agenzie o della sua Direzione generale?
Le pongo un'altra domanda. Per l'immissione sul mercato di questo patrimonio disponibile - di cui non conosciamo la consistenza, che comunque diventa anche difficile quantificare - ci sono le condizioni di mercato, oggi, non so se con i fondi sovrani o esteri, per poter soddisfare le aspettative secondo i parametri finanziari che sono stati citati?
Passo all'ultima domanda. Lei ci ha parlato di 240-320 miliardi di euro per il 53 per cento dei beni. Potrebbe essere una cifra anche doppia, se si considera la parte che manca e, comunque - per la parte che manca - che tipo di iniziative avete assunto per coloro che non hanno risposto? Noi eroghiamo i trasferimenti ai comuni. Il Ministero dell'interno parla con voi e eroga i trasferimenti agli enti locali se sono state fornite le notizie? C'è uno scambio contrattuale o si tratta di uno scambio solo unilaterale? Stiamo alla bontà degli enti locali, alla bontà di chi ha una sorta di dipendenza con lo Stato? Noi registriamo queste questioni in modo del tutto passivo? Me ne meraviglio, sinceramente.

ALBERTO GIORGETTI. Sarò rapidissimo. Penso che la prudenza del Ministro Grilli relativamente al processo di dismissione del patrimonio pubblico sia anche in parte doverosa - questa è la mia personale opinione - alla luce del fatto che è un tema che francamente abbiamo toccato tante volte, forse troppe, mi permetto di affermare. Ogni volta sembra che siamo di fronte a una fase straordinaria di dismissione, ma poi si riesce a dismettere poco o nulla: c'è poco interesse, le procedure sono complicate e via elencando.
C'è un argomento, però, che non è mai andato in discussione anche in questi ultimi tempi e che, a mio avviso, potrebbe determinare, invece, entrate particolarmente significative e determinare sviluppo. Mi riferisco a tutto il tema delle concessioni: concessioni minerarie, concessioni relative alle frequenze, concessioni per le attività più banali, come quelle estrattive di cava di carattere regionale, concessioni demaniali, tema che abbiamo discusso più volte, concessioni marittime in particolar modo, per non parlare di altre concessioni che riguardano le infrastrutture. Ne cito una su tutte. Noi abbiamo, mi pare, sei o


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sette aeroporti con dinamiche che riguardano l'autorizzazione, la concessione pluriennale di utilizzo come scalo aeroportuale, perché abbiamo una norma che non consente più la ricapitalizzazione da parte degli enti locali, ma nemmeno variamo una norma che consenta di mettere sul mercato le concessioni e, a chi vuole, di venirsele ad aggiudicare stando sul mercato.
Questo è un argomento che, a mio avviso - volevo in merito sentire l'opinione del dottor Parlato - ha uno spazio interessante in sede europea su cui lavorare, uno spazio molto interessante, e che, allo stesso tempo, genererebbe risorse ben più chiare e significative - molto probabilmente one shot - per determinare una riduzione del debito consistente. Allo stesso tempo, tale ambito potrebbe determinare anche sviluppo, perché, una volta che vengano garantiti questi diritti, è evidente che il privato che andrà ad assumerli deciderà di investire. In merito, non capisco perché - ma è un'opinione forse più politica che tecnica, anche se probabilmente ci sono ragioni tecniche - non sia mai stata svolta una valutazione piena su questo argomento, che ci eviterebbe tante discussioni o il ricorso a procedure complicatissime legate al patrimonio pubblico, che, poi, generano quell'ordine di valori a cui faceva prima riferimento il collega Causi.

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Parlato per la replica.

FRANCESCO PARLATO, Dirigente generale della Direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze. Quando ho chiesto precedentemente la parola era per premettere, come già avevo accennato all'inizio, che dal 2007 ho la responsabilità della Direzione delle partecipazioni del Tesoro e che, da pochi mesi, da pochissimo tempo, seguo la Direzione VIII, competente per la valorizzazione dell'attivo pubblico e del patrimonio pubblico, ragion per cui, se non sarò in grado di fornire risposte esaustive, mi riserverò di integrare il documento da consegnare alla Commissione, con il contributo delle altre strutture del Ministero o dell'Agenzia del demanio.
Per rispondere alle domande, partirei da quelle che riguardano le partecipazioni, cioè la domanda dell'onorevole Causi che riguarda la spending review e le società del Ministero dell'economia e delle finanze.
È una norma recente, per la quale ci sono emendamenti in discussione. Le società del Ministero non sono esenti dalla norma, perché essa riguarda tutte le società, sia quelle dello Stato, sia quelle degli enti locali. Ha una finalità, come sapete, di razionalizzazione, per cercare di ridurre gli ambiti societari, quando non sono strettamente necessari o soprattutto efficienti.
Per quanto riguarda il Ministero, la norma fa salve sicuramente alcune società, tra cui Sogei e Consip, a cui la stessa normativa o le normative precedenti hanno conferito ruoli importanti per quanto riguarda la parte informatica e il risparmio di spesa per le pubbliche amministrazioni.
Per alcune società, tra cui quelle del Ministero, dovrà essere svolta una ricognizione sulla loro strategicità e sul fatto che gestiscono dati o informazioni riservate, ragion per cui, con procedure particolarmente complesse riportate al vertice del Governo, se non ricordo male, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, dovrà essere attestata la permanenza di queste società, che, altrimenti, dovranno essere - per legge - dismesse, liquidate o privatizzate.
Sempre con riferimento alle società - rispondendo all'onorevole La Malfa - confermo che 32 società sono quelle delle quali attualmente il Ministero dell'economia e delle finanze ha la titolarità del pacchetto azionario. Di queste, tre, sono quotate, Finmeccanica, ENI ed ENEL. Chiederò, poi, eventualmente aiuto all'avvocato Cuccurullo, ma c'è una norma dello Stato che prevede che tutte le partecipazioni di questo debbano far capo al Ministero dell'economia e delle finanze. Per alcune, ma non so adesso quali siano, la


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situazione è particolare. Lei faceva riferimento a una, di cui non ricordo il nome, ma che afferisce al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. So che esiste e mi riferiscono che è l'ISA (Istituto per lo sviluppo agroalimentare), finora rimasta sotto la responsabilità di quel Ministero, ma penso che si tratti di casi di relativa rilevanza. Inoltre, c'è Difesa Servizi Spa, che è istituita per legge e fa capo al Ministero della difesa. Sono casi marginali, nel complesso.
È chiaro che la gran parte delle partecipazioni fa capo, anche numericamente, agli enti territoriali. Per rispondere a una domanda che era stata formulata, stiamo vedendo anche con l'ultima rilevazione di ottenere un dato più puntuale.
È stata posta anche una domanda in merito a chi sia responsabile del fatto che si hanno - a tutt'oggi - dati ancora non definiti. La norma che ha fatto partire questa rilevazione, questo progetto Patrimonio della pubblica amministrazione, gestito dalla dottoressa Fabbri, è della fine del 2010. Nel 2011, un anno e mezzo fa, abbiamo cominciato ad attivare da zero, anche a livello informatico, tutte le procedure di raccolta dati. Io conosco parzialmente la situazione per i motivi che citavo prima, ma vedo, studiando queste carte, che c'è un po' di disappunto per il fatto che solo il 53 per cento delle pubbliche amministrazioni hanno risposto e, quindi, sono state virtuose. Che cosa si può fare? Non si possono non erogare i contributi a un ministero o a un comune, se non forniscono i dati. Non è previsto dalla legge e non potremmo ovviamente farlo, come Dipartimento del Tesoro: è un obbligo di legge. Come accennavo prima, noi abbiamo inviato la segnalazione alla Corte dei conti e nel nostro ruolo istituzionale sollecitiamo, continuamente, le amministrazioni che non hanno risposto a fornire informazioni più precise.
Inoltre, come ho riferito nella relazione, si sta conferendo anche una veste più sistematica e perfezionata alle schede di rilevazione, in modo tale da rispondere a tutti i dubbi che legittimamente sono stati posti oggi sulle percentuali, su quanto è utilizzato ai fini istituzionali, sugli affitti passivi e via elencando, al fine di porre in essere, in tempi brevi, le migliori iniziative.
Secondo me, quello che conta è un rapporto sinergico tra noi e l'Agenzia del demanio. Esiste una collaborazione, anche perché il dottor Scalera faceva parte del Dipartimento del Tesoro fino a pochi mesi fa. Al di là di questo rapporto diretto, però, c'è grande sinergia tra le due strutture, sinergia che dobbiamo assolutamente implementare.
Su ciò cui si è assistito negli anni passati non sono in grado di rispondere. Effettivamente, 4 miliardi di euro negli ultimi dieci anni sono un dato non rilevante, se confrontato con i processi di privatizzazione delle società pubbliche, che, come ho riferito prima, hanno portato complessivamente - incluso il beneficio per minori interessi - un beneficio di circa 130 miliardi di euro sul debito pubblico. Non vedo possibile, ma magari è un'osservazione limitata, un'operazione di grandissime dimensioni, anche perché bisogna prendere con le dovute cautele quanto accennavo prima sul valore di questi immobili, in quanto sono dati parziali sia quanto al numero di soggetti rilevati, sia quanto all'entità e oggettività della valorizzazione.
Ritengo che l'annuncio del nostro Ministro vada nella direzione che auspicava l'onorevole Causi, nel senso che si possono realizzare a regime, non quest'anno, ma mettendo in programma ogni anno, 15-20 miliardi di euro di vendita di beni dello Stato. Ritengo che rappresenti un annuncio che lo Stato sta attivandosi e che intende fare qualcosa soprattutto di credibile. Se si parla di un programma del valore di 200 miliardi, ciò non ha assoluta credibilità e non è utile né per il Tesoro, né per il Paese.
Proseguendo in ordine sparso, parliamo del censimento delle società pubbliche, in risposta all'onorevole La Malfa. Tale censimento è previsto, è partito più di recente, nel 2011, e si sta completando nella prossima rilevazione. Compatibilmente con i


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vincoli di risposta che abbiamo dalle amministrazioni pubbliche, dovremmo fornire un dato più attendibile.
Dal mio punto di vista un dato meramente numerico di patrimonio netto non è significativo. Occorrerebbe analizzare caso per caso. A livello statistico si possono rilevare il numero di società, il settore in cui operano - magari chiederò alla dottoressa Fabbri qual è il formato della scheda informativa di patrimonio - se è efficiente il numero di dipendenti, ma una razionalizzazione deve derivare da un coinvolgimento pieno delle pubbliche amministrazioni, che non può essere dirottato o avocato dallo Stato centrale, il quale ha già sufficienti problemi a gestire le proprie partecipazioni.
Per quanto riguarda le preoccupazioni che venivano esposte circa asili, scuole o altri immobili, la legge parla di valorizzazione e vendita di immobili non utilizzati a fini istituzionali e, quindi, ci sarà attenzione e prudenza da parte del Governo. Anche il Dipartimento del Tesoro è attento per quanto è chiamato a svolgere di sua competenza. Il ruolo operativo sarà più delle SGR, degli strumenti; noi non abbiamo una presa diretta sulle attività, bensì un ruolo di monitoraggio, di controllo e di propulsione. Ovviamente, dovranno essere tutti immobili che non sono utilizzati dalle pubbliche amministrazioni e che sono pronti per la vendita.
Concordo sul discorso degli affitti passivi. È opportuno promuovere iniziative innanzitutto di conoscenza, perché, poi, si legge sempre sui giornali che le pubbliche amministrazioni non hanno conoscenza degli immobili che possiedono e degli affitti che percepiscono dai proprietari. Una volta che questo livello di conoscenza è acquisito - e possiamo assumere l'impegno di fare quanto possibile, in tempi brevi, per avere questa completezza o maggiore informativa - promuovere e spingere gli enti locali a ottimizzare la gestione del loro patrimonio è la scelta migliore da compiere. Sicuramente questi strumenti, i fondi di fondi e via elencando, nonché le iniziative di Cassa depositi e prestiti, che sono di natura anche più privatistica, possono essere d'aiuto.
Forse ho saltato alcune domande. L'onorevole Alberto Giorgetti parlava delle concessioni. Questo è sicuramente un altro ambito sia di rilevazioni, sia di attività che dovremmo compiere, come Dipartimento del Tesoro e demanio dello Stato. Sono questioni di cui, come per gli immobili, si può parlare, ma che, poi, bisogna analizzare caso per caso. Non è sempre facile muoversi in questi contesti, perché le competenze sono suddivise o, comunque, ci sono procedure diverse.
Come Dipartimento del Tesoro, noi possiamo sicuramente assumerci l'impegno di approfondire le questioni poste, anche per semplificare normativamente alcuni passaggi che ci consentano di acquisire risorse alternative o complementari a quelle degli immobili, però l'idea è sicuramente positiva e riflessa anche nella nostra attività di monitoraggio, tanto che dovrebbero essere e saranno monitorati non solo immobili, fabbricati o partecipazioni, ma anche tutta l'attività di concessione.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Parlato e i collaboratori che lo accompagnano. Aspettiamo la sua relazione integrata. Tutti gli elementi che lei ci vorrà fornire saranno sicuramente da noi valutati e utilizzati.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,10.

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