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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(VI Camera e 6a Senato)
1.
Martedì 29 gennaio 2013
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 3

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, sulle tematiche relative alla situazione del Gruppo Montepaschi (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera e dell'articolo 46, comma 1, del Regolamento del Senato):

Conte Gianfranco, Presidente
3, 13, 14, 15, 16, 21, 33, 35, 36, 42, 43, 46, 47
D'Antoni Sergio Antonio, Presidente ... 39
Alfano Angelino (PdL) ... 16
Baldassarri Mario, Presidente della 6a Commissione del Senato ... 14
Barbato Francesco (IdV) ... 22 43 47
Borghesi Antonio (IdV) ... 14 33 34
Brunetta Renato (PdL) ... 28 39 42 45 46
Cambursano Renato (Misto) ... 25
Casini Pier Ferdinando (UdCpTP) ... 13 14 20
Cesario Bruno (PT) ... 26
Ciccioli Carlo (PdL) ... 36 42
Cicchitto Fabrizio (PdL) ... 45
Della Vedova Benedetto (FLpTP) ... 23
Fava Giovanni (LNP) ... 17
Giachetti Roberto (PD) ... 16 39
Grilli Vittorio, Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 36 39 40 46 47
Grillo Luigi (PdL) ... 33 44 47
Lannutti Elio (Misto-UDCON) ... 33 35
Tremonti Giulio (PdL) ... 13 14 15 16 29
Turco Maurizio (PD) ... 35 41
Zanda Luigi (PD) ... 16 27 28

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Ministro dell'economia e delle finanze ... 48
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Intesa Popolare): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Centro Democratico: Misto-CD; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Autonomia Sud - Lega Sud Ausonia - Popoli Sovrani d'Europa: Misto-ASud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Italia Libera-Liberali per l'Italia-Partito Liberale Italiano: Misto-IL-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL; Misto-Diritti e Libertà: Misto-DL.

[Avanti]
COMMISSIONI RIUNITE
VI (FINANZE) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
E 6a (FINANZE E TESORO) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 29 gennaio 2013


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, sulle tematiche relative alla situazione del Gruppo Montepaschi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento e dell'articolo 46, comma 1, del Regolamento del Senato, l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze sulle tematiche relative alla situazione del Gruppo Montepaschi di Siena.
Do la parola al Ministro Grilli.

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor presidente, grazie dell'invito a essere qui. Onorevoli deputati, onorevoli senatori, ho predisposto una relazione che mi appresto a leggere. Vorrei iniziare però con alcune parole di premessa. Io ritengo che sia necessaria prudenza e responsabilità nel dibattito pubblico, in generale, sulla situazione dei nostri intermediari finanziari e, in particolare, sul tema di oggi, che è il Monte dei Paschi di Siena.
Le preoccupazioni sul nostro Paese, sebbene notevolmente diminuite, sono ancora presenti in campo internazionale. Nel dibattito e nell'analisi sul nostro Paese, in Europa e nel mondo, in questi due anni, è stata considerata un punto di forza dell'Italia la riconosciuta solidità del nostro sistema bancario e finanziario. La bontà di questo sistema di gestione degli istituti di credito, di vigilanza in generale del sistema bancario e finanziario, è dimostrata anche dal fatto che, malgrado la gravissima crisi finanziaria scoppiata alla fine del 2008, e a differenza di ciò che è accaduto nella maggioranza dei Paesi a noi comparabili, in Italia le banche hanno mostrato tenuta, capacità e solidità uniche, non rendendo necessari interventi di salvataggio pubblico, al contrario di quello che invece è accaduto in altri Paesi, in cui tali interventi sono stati anche dell'ordine di decine di punti di PIL.
A mio avviso, è indispensabile non insinuare dubbi sulla solidità del nostro sistema, soprattutto perché non sono assolutamente rispondenti alla realtà dei fatti. Neppure le vicende di questi giorni legate al Monte dei Paschi di Siena modificano questo quadro di solidità del nostro sistema bancario e creditizio.
Senza voler minimizzare la necessaria e imprescindibile verifica della possibile esistenza di atti di gestione impropri o addirittura illeciti effettuati nel passato dal management della banca Monte dei Paschi di Siena, l'intervento dello Stato previsto dal decreto-legge n. 95 del 2012 non si configura come intervento di salvataggio di una banca insolvente, ma come intervento di rafforzamento patrimoniale di una


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banca matrimonialmente ancora solida, al fine di conseguire il buffer aggiuntivo di capitale deciso in sede EBA (European Banking Authority) per far fronte alla crisi del debito sovrano iniziata nel 2011.
La filosofia di questo tipo di interventi è quella di limitare i rischi sistemici nel sistema bancario, mettendo al sicuro i depositi dei nostri risparmiatori, clienti del Monte dei Paschi e di tutte le altre nostre banche. Quindi, non si tratta di interventi a favore del management o degli azionisti delle banche, ma del risparmio italiano.
È quindi, a mio parere, indispensabile e corretto tenere distinte le eventuali responsabilità individuali degli amministratori dalla vita dell'istituzione bancaria e dal suo ruolo di salvaguardia del risparmio dei nostri concittadini.
Come terzo punto, anche questo a carattere introduttivo, voglio ricordare che a oggi il Governo non ha ancora sottoscritto alcuno degli strumenti finanziari a favore del Monte dei Paschi di Siena, previsti, come ho detto, dal decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. Si tratta di un iter complesso che non si è ancora concluso e che descriverò più in dettaglio in seguito.
Come illustrerò - questo è l'ultimo punto che intendo affrontare prima di passare alla relazione formale - anche grazie alle informazioni fornitemi dal Governatore della Banca d'Italia in una relazione che lascerò agli atti, a disposizione della Commissione, a mio parere l'azione di vigilanza sul Monte dei Paschi e sulla Fondazione è stata continua, attenta, appropriata, via via intensificatasi negli anni, attraverso un'azione ispettiva e di vigilanza in generale svolta dalla Banca d'Italia a partire dal 2010, con l'allora governatore Draghi, e proseguita nel 2011 e nel 2012 e oggi, ancora, nel 2013, con il Governatore Visco.
Consentitemi la lettura della mia relazione, cominciando dalle premesse europee, che sono il contesto giusto e appropriato nel quale inquadrare questa operazione futura.
Il Consiglio europeo, in data 26 ottobre del 2011, ha raggiunto il consenso su un pacchetto di misure per il settore bancario europeo. In particolare, il Consiglio ha convenuto sulla necessità di potenziare la qualità e la quantità del capitale delle banche, portando entro il 30 giugno 2012 il coefficiente patrimoniale cosiddetto «Core Tier 1 ratio» al 9 per cento, al fine di costituire un adeguato buffer di capitale, valutata la situazione di esposizione al debito sovrano al 30 settembre 2011 delle istituzioni bancarie europee.
In relazione al finanziamento dell'aumento di capitale, la dichiarazione dei capi di Stato e di Governo dell'Unione europea del 26 ottobre 2011 (finanziamento dell'aumento di capitale per raggiungere questo nuovo livello del 9 per cento) precisa che «le banche - leggo le conclusioni del Consiglio europeo - dovrebbero in prima istanza usare fonti di capitale privato e che, se necessario, i Governi nazionali dovrebbero fornire sostegno e, qualora questo sostegno a livello nazionale non fosse disponibile, la ricapitalizzazione dovrebbe essere finanziata tramite il prestito dell'EFSF (European Financial Stability Facility) per i Paesi della zona dell'euro, e che qualsiasi forma di sostegno pubblico, a livello sia nazionale sia di Unione europea, sarà soggetto alla condizionalità del vigente quadro di aiuti di Stato speciali in caso di crisi, che la Commissione ha dichiarato sarà applicato con proporzionalità necessaria, tenuto conto del carattere sistemico della crisi».
A seguito della dichiarazione e dell'accordo del Consiglio europeo sopra richiamati, l'European Banking Authority (EBA) ha adottato la raccomandazione n. 1 dell'8 dicembre 2011 destinata alle Autorità di vigilanza nazionali, nella quale si chiedeva di assicurare che i principali istituti di credito europei aumentassero la propria dotazione patrimoniale attraverso la costituzione di un buffer di capitale eccezionale e temporaneo, come sopra ho ricordato, tale da portare entro il 30 giugno 2012 il coefficiente Core Tier 1 al 9 per cento. Le autorità di vigilanza avevano l'obbligo di adeguarsi alla raccomandazione o di spiegare


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le ragioni per le quali non intendevano adeguarsi, il cosiddetto comply or explain.
L'esercizio dell'EBA ha riguardato 71 istituti bancari europei, tra i quali erano comprese cinque banche italiane: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare e Ubi Banca.
Per Monte dei Paschi di Siena l'ammontare di Core Tier 1 mancante per il raggiungimento del livello del 9 per cento era stato allora quantificato dall'EBA e dalla Banca d'Italia in 3 miliardi e 267 milioni di euro, ammontare in larga parte riconducibile alla forte esposizione del portafoglio della banca ai titoli di debito pubblico italiano.
Al fine di conseguire il livello indicato nella raccomandazione, Monte dei Paschi ha presentato a gennaio 2012 un Piano di ricapitalizzazione approvato dalla Banca d'Italia in data 3 aprile 2012. Il Piano prevedeva, in primo luogo, iniziative di capital management, in secondo luogo, misure di ottimizzazione delle attività di rischio e, in terzo luogo, la cessione di asset.
In data 25 giugno 2012 la Banca d'Italia ha comunicato che il 22 giugno 2012 Monte dei Paschi aveva fornito ulteriori aggiornamenti sullo stato di avanzamento del Piano, riferendo di non essere in grado di colmare lo shortfall di capitale entro il 30 giugno 2012, ossia i citati 3 miliardi e 267 milioni di euro, in particolare in ragione dell'impossibilità di portare a compimento nei tempi pianificati la maggior parte delle cessioni di asset contenute nel predetto Piano. Il fabbisogno patrimoniale da colmare per raggiungere il livello di Core Tier 1 del 9 per cento era stimato nel range tra 1,3 e 1,7 miliardi di euro.
La Banca d'Italia ha, pertanto, chiesto espressamente al Ministero dell'economia e delle finanze e al Governo l'adozione delle misure di backstop pubblico, così come previste dal Consiglio europeo sopra riportato. Tenuto conto degli elementi di incertezza sul perfezionamento di alcune operazioni, ancora in corso, incluse nel Piano di Monte dei Paschi di Siena, la Banca d'Italia riteneva opportuno che tale misura prevedesse un importo massimo di euro 2 miliardi. Sebbene, dunque, il range che Monte dei Paschi riteneva non colmato fosse tra 1,3 e 1,7 miliardi, Banca d'Italia, in via prudenziale, chiedeva che la misura di backstop pubblico arrivasse a 2 miliardi.
Con successiva nota del 26 giugno del 2012 il Governatore della Banca d'Italia precisava che, tenuto conto delle circostanze, «la misura di backstop pubblico più idonea per consentire il raggiungimento del Core Tier 1 al 9 per cento, comprensivo del buffer per il rischio sovrano, entro la tempistica dell'EBA, deve intendersi come un ricorso a strumenti assimilabili a obbligazioni bancarie speciali, quali quelle introdotte con l'articolo 12 del decreto-legge 28 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2».
Pertanto, in ottemperanza agli impegni assunti a livello europeo e in considerazione delle valutazioni espresse dalla Banca d'Italia, è stato emanato il decreto-legge 27 giugno 2012, n. 87, le previsioni del quale sono state inserite nel corso dell'iter parlamentare della citata legge 7 agosto 2012, n. 135, di conversione del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95. Con essa si è prevista, in conformità con le conclusioni del Consiglio europeo sopra riportato, la possibilità di un prestito per consentire a Monte dei Paschi di Siena di portare il coefficiente patrimoniale al 9 per cento, come richiesto e come abbiamo appena ricordato.
Contestualmente all'esame parlamentare del provvedimento si è sviluppato con la Commissione europea un intenso confronto sulle condizioni dell'operazione. All'esito delle consultazioni è stato necessario rendere le citate disposizioni del citato decreto-legge n. 95 del 2012 conformi alle valutazioni espresse dalla Commissione europea, al fine di acquisire l'autorizzazione della stessa alla misura di aiuto.
Conseguentemente, sono state introdotte le modifiche necessarie con il decreto-legge 6 dicembre 2012, n. 216, i cui contenuti sono stati definitivamente approvati


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dal Parlamento con la legge 24 dicembre 2012, n. 228 (legge di stabilità 2013).
La misura approvata prevede la sottoscrizione di strumenti finanziari denominati «Nuovi Strumenti Finanziari» per l'importo massimo di 3,9 miliardi di euro, dei quali 1,9 destinati a sostituire gli strumenti finanziari già emessi da Monte dei Paschi di Siena e sottoscritti dal Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi del decreto-legge 12 novembre 2008, n. 185. Chiamiamo questi ultimi «Vecchi Strumenti Finanziari» in opposizione a quelli nuovi previsti dal citato decreto-legge n. 95 del 2012.
Il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 21 dicembre 2012 reca «Criteri, modalità e condizioni della sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari». Il decreto include - lo lasciamo in allegato - il term sheet dell'operazione ed è disponibile sul sito web del Ministero.
Per quanto riguarda in particolare il contenuto del term sheet, cioè le condizioni del prestito, si reputa opportuno evidenziare che la nuova regolamentazione dei titoli risulta per l'emittente, cioè per Monte dei Paschi di Siena, più svantaggiosa rispetto alle condizioni economiche degli strumenti finanziari emessi ai sensi del ricordato decreto-legge n. 185 del 2008, i cosiddetti «Vecchi Strumenti Finanziari», al fine di meglio soddisfare le più stringenti e rigorose esigenze di tutela del contribuente e quelle comunitarie.
In particolare, si tiene conto delle nuove condizioni per l'ammissibilità dei regimi di aiuto alle Istituzioni finanziarie che la Commissione europea ha deciso il 1o dicembre 2011 e dell'esigenza, sottolineata ancora una volta dalla Commissione stessa, di incentivare il rimborso degli strumenti nel più breve tempo possibile.
Come accennato, i Nuovi Strumenti Finanziari differiscono per alcuni aspetti dai Vecchi Strumenti Finanziari. In allegato consegno anche una tavola comparativa esaustiva che evidenzia tutte le differenze.
In questo contesto preme esporre alcune caratteristiche salienti di questi nuovi titoli.
Il primo elemento da sottolineare ha a che fare con le condizioni di remunerazione. Questo non è un contributo a fondo perduto, ma un prestito: i Nuovi Strumenti Finanziari sono remunerati a un tasso del 9 per cento annuo per l'esercizio in corso dalla data di sottoscrizione. Il tasso di interesse è poi incrementato dello 0,5 per cento ogni due esercizi, a partire dall'anno successivo a quello di sottoscrizione, fino al limite massimo del 15 per cento. La misura dell'interesse previsto, il 9 per cento, è dello 0,5 per cento maggiore rispetto al tasso previsto per i Vecchi Strumenti Finanziari dal decreto ministeriale 25 febbraio 2009.
Passiamo al secondo punto importante. In caso di incapienza di utili, con i nuovi strumenti finanziari gli interessi sono comunque dovuti e corrisposti in azioni valutate al prezzo di mercato, a differenza dei vecchi strumenti finanziari, che, in caso di incapienza di utili, non prevedevano nessun pagamento di interessi. Gli interessi erano quindi perduti.
Sul punto specifico, relativo al metodo di computo del numero delle azioni da corrispondere quali interessi sui nuovi strumenti finanziari in assenza o incapienza di utili, si è svolto un serrato approfondimento con i servizi della Commissione europea, per il pieno e corretto allineamento al diritto comunitario.
All'esito di tale approfondimento la Commissione europea ha imposto di modificare la disciplina introdotta inizialmente. Questa è una delle modifiche che abbiamo introdotto al decreto-legge n. 95 del 2012, per parametrare al valore di mercato e non più a quello del patrimonio netto le azioni da corrispondere in caso di incapienza degli utili, per pagare gli interessi sui Nuovi Strumenti Finanziari.
Detta modifica è stata introdotta con l'articolo 8 del decreto-legge 11 dicembre 2012, n. 216 (cosiddetto decreto-legge «Salvainfrazioni»), poi confluito nella citata legge di stabilità 2013.


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Il terzo punto importante è il riscatto. È possibile il riscatto degli strumenti finanziari su autorizzazione della Banca d'Italia. Il rimborso avverrà ad un valore nominale pari al 100 per cento nel caso di riscatto esercitato entro il 30 giugno del 2015. Successivamente, la percentuale viene incrementata di 5 punti percentuali ogni due anni, fino al raggiungimento del 160 per cento.
Vedete che le specifiche di questi Nuovi Strumenti Finanziari sono molto pesanti dal punto di vista dell'emittente, in quanto sono tutte costruite in maniera da rendere l'onerosità crescente nel tempo e quindi incentivare un rimborso nel più breve tempo possibile.
La quarta caratteristica importante riguarda la conversione. È prevista la facoltà per il Monte dei Paschi di convertire i Nuovi Strumenti Finanziari in azioni. Il tasso di conversione è basato sul TERP, con uno sconto (a favore del MEF) del 30 per cento. In considerazione delle dimensioni dell'intervento finanziario, in proporzione alla capitalizzazione di borsa del Monte dei Paschi di Siena, un'eventuale conversione comporterebbe effetti diluitivi estremamente rilevanti per quanto riguarda gli azionisti correnti e chiaramente vantaggiosi, a mio modo di vedere, per lo Stato. Al di là delle definizioni tecniche, vorrei farvi un esempio, con dati ovviamente ipotetici, ma realistici: considerando gli 11 miliardi 681 milioni 539 mila azioni ordinarie in circolazione al 30 settembre 2012, al prezzo di mercato pari a 0,25 euro per azione, e tenuto conto della complessiva capitalizzazione del Monte dei Paschi, pari a circa 2,9 miliardi, a seguito di un'eventuale conversione, sulla base dei dati che ho citato che sono ipotetici ma realistici, la quota di partecipazione del MEF salirebbe a circa l'82 per cento del capitale, diluendo a meno del 20 per cento gli attuali azionisti.
Un quinto elemento fondamentale è che le condizioni di remunerazione dei nuovi strumenti finanziari sono applicate anche ai Vecchi Strumenti Finanziari per l'esercizio 2012. Ciò significa che se il Monte dei Paschi chiede e ottiene la sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari, come dirò dopo, ci sarà un obbligo di sostituzione anche dei Vecchi Strumenti Finanziari nei Nuovi Strumenti Finanziari, mentre la remunerazione del 2012 dei Vecchi Strumenti Finanziari sarà uguale a quella dei Nuovi Strumenti Finanziari fino alla data del riscatto.
Quindi, mentre nel 2012, in assenza di utili, i Vecchi Strumenti Finanziari non prevedevano nessun pagamento di interessi, in questo caso ci sarebbe ugualmente il pagamento di interessi (in caso di in capienza degli utili, gli interessi sarebbero corrisposti non in azioni, ma in Nuovi Strumenti Finanziari).
In relazione alla sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari, voglio aggiungere che tale sottoscrizione assoggetterà il Monte dei Paschi di Siena a importanti e penetranti vincoli, ulteriormente specificati all'articolo 2 del decreto ministeriale del 21 dicembre 2012, in termini di governance e di operatività. In particolare, vorrei ricordare: i vincoli in termini di limiti alle strategie commerciali e di espansione, nonché all'acquisizione di partecipazioni in altre imprese; il divieto, fino all'approvazione del piano di ristrutturazione da parte della Commissione europea, di distribuzione dei dividendi ordinari e straordinari; i vincoli alla politica di remunerazione; il divieto, fino all'adozione della decisione sul Piano da parte della Commissione europea, di corrispondere interessi su altri strumenti finanziari computati nel patrimonio di vigilanza, ad esclusione dei casi ove sussista un obbligo legale di procedere al pagamento, anche in assenza di utili distribuibili, o vi sia solo la possibilità di differire il pagamento.
In data 28 novembre 2012, il Monte dei Paschi di Siena ha richiesto la sottoscrizione da parte del MEF di Nuovi Strumenti Finanziari per 2 miliardi di euro, oltre agli 1,9 miliardi di euro per la sostituzione dei vecchi strumenti finanziari. Nella documentazione prodotta dal Monte dei Paschi di Siena si specifica che lo shortfall del capitale al 30 giugno 2012 è pari a 1 miliardo e 728 milioni di euro e che questo si sarebbe ridotto a 1 miliardo


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e 441 milioni di euro al netto della cessione della partecipazione detenuta in Biverbanca e della plusvalenza derivante dal riacquisto di titoli subordinati.
La Banca d'Italia, nella certificazione trasmessa in data 6 dicembre 2012 per l'inoltro alla Commissione europea, confermando lo shortfall di circa 1,7 miliardi di euro al 30 giugno 2012, ha ritenuto opportuno che il Monte dei Paschi richiedesse il supporto pubblico per l'importo massimo previsto dalla legge, cioè 2 miliardi di euro.
Infatti, l'Autorità di vigilanza ha ritenuto opportuno tener conto del possibile impatto sul patrimonio di vigilanza, quantificato da Monte dei Paschi stessa in circa 500 milioni di euro nel comunicato al mercato del 28 novembre 2012, di talune operazioni finanziarie strutturate poste in essere da Monte dei Paschi in anni precedenti e oggetto di accertamenti da parte della banca stessa. Si tratta delle operazioni oggetto delle notizie di stampa diffuse in questi giorni.
La Banca d'Italia ha trasmesso con nota del 26 gennaio 2013 il parere previsto dall'articolo 23-novies del decreto-legge n. 95 del 2012, che subordina la sottoscrizione dei nuovi strumenti finanziari alla positiva valutazione della Banca d'Italia riguardo ai seguenti aspetti: l'adeguatezza del piano di ristrutturazione, avendo riguardo anche della conformità dello stesso alla normativa europea in materia di aiuti di Stato, secondo quanto previsto dal decreto-legge e dalle disposizioni di vigilanza; l'adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica del Monte dei Paschi; il profilo di rischio del Monte dei Paschi; la compatibilità dei nuovi strumenti finanziari nel patrimonio di vigilanza; infine, l'ammontare dei nuovi strumenti finanziari al fine del raggiungimento dell'obiettivo di rafforzamento patrimoniale previsto dall'EBA.
Nella predetta nota, Banca d'Italia ha comunicato l'esito positivo delle proprie valutazioni e ha confermato la misura dell'intervento pubblico in quella massima prevista dalla legge, cioè 2 miliardi. Lo stesso decreto-legge n. 95 del 2012 disciplina la procedura per la sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari. In primo luogo, la sottoscrizione è consentita solo a seguito della positiva valutazione da parte della Commissione europea e della sua conformità col quadro normativo dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato.
La misura, come ho ricordato prima, è stata notificata alla Commissione europea il 7 dicembre 2012, che l'ha autorizzata con decisione del 17 dicembre 2012. L'approvazione della Commissione europea prevede altresì che il piano di ristrutturazione presentato dal Monte dei Paschi di Siena venga trasmesso alla Commissione stessa entro sei mesi dalla data della decisione.
Inoltre, i nuovi strumenti finanziari possono essere sottoscritti solo a seguito dell'adesione da parte dell'assemblea degli azionisti del Monte dei Paschi e della delibera di delega agli amministratori ad effettuare l'aumento di capitale a servizio dell'eventuale conversione in azioni dei Nuovi Strumenti Finanziari.
L'assemblea si è tenuta il 25 gennaio scorso ed ha deliberato di attribuire al consiglio di amministrazione le deleghe per aumentare il capitale sociale, con esclusione del diritto di opzione, per un controvalore massimo di 4,5 miliardi di euro, al servizio esclusivo dell'esercizio della facoltà di conversione in azioni dei Nuovi Strumenti Finanziari, oltre che per un controvalore massimo di 2 miliardi al servizio esclusivo dell'eventuale pagamento in azioni degli interessi dovuti sui Nuovi Strumenti Finanziari.
La richiamata disciplina subordina la misura al parere favorevole di Banca d'Italia, reso noto - come ho già ricordato - il 26 gennaio 2013. Il decreto-legge prevede altresì che il Monte dei Paschi non possa accedere alla misura di aiuto, se non con contestuale sostituzione dei Vecchi Strumenti Finanziari con quelli nuovi. Il Monte dei Paschi è, quindi, tenuto a procedere al riscatto dei Vecchi Strumenti Finanziari e l'importo dovuto al MEF per il rimborso si intenderà compensato con l'importo da questo dovuto per la sottoscrizione


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dei Nuovi Strumenti Finanziari. Come previsto dal decreto ministeriale 25 febbraio 2009, condizione necessaria per il riscatto è l'autorizzazione della Banca d'Italia, concessa a MPS in data 28 gennaio 2013, cioè ieri.
Il già ricordato decreto ministeriale del 21 dicembre 2012 richiede altresì che la sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari non possa aver luogo se non a seguito dell'assunzione da parte del Monte dei Paschi degli impegni indicati dalla decisione della Commissione europea del 17 dicembre 2012. Questo, quindi, dovrà essere fatto dal consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi. Successivamente, il Dipartimento del Tesoro potrà procedere a tutti gli adempimenti, le verifiche e i controlli previsti dalla legge per la definizione dell'operazione di sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari.
Spero che questo chiarisca adeguatamente la problematica dell'eventuale sottoscrizione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze dei Nuovi Strumenti Finanziari, di cui si è discusso in questi giorni.
A questa mia relazione, vorrei aggiungere un breve resoconto dell'attività di vigilanza svolta da parte di Banca d'Italia su Monte dei Paschi di Siena.
Come ho detto, ho ricevuto dal Governatore della Banca d'Italia una relazione sulle attività di vigilanza compiute in questi anni dalla Banca d'Italia, che lascio agli atti della Commissione. Mi limito ad illustrare alcuni punti che riprendono gli elementi fondamentali della relazione.
Riguardo ai profili concernenti l'attività di vigilanza della Banca d'Italia sul Monte dei Paschi di Siena, sulla base di quanto formalmente comunicatomi dall'autorità di vigilanza, con nota del 28 gennaio 2013, che si lascia agli atti, si riportano le seguenti considerazioni.
Da quanto comunicato dalla Banca d'Italia, emerge che, negli ultimi anni, l'azione di vigilanza di Banca d'Italia sul Monte dei Paschi di Siena è stata continua, di intensità crescente e si è articolata sulle principali aree rilevanti della gestione: l'adeguatezza del capitale; la prudente gestione della posizione di liquidità; i rischi finanziari, nonché, in particolare, il rischio di interesse; le dinamiche del consistente portafoglio di titoli di Stato italiani, in larga parte a lungo termine; la qualità del credito; la verifica dei modelli interni di misurazione dei rischi di credito e operativi; l'adeguatezza del management e dei sistemi di controllo interno.
Dalla medesima comunicazione della Banca d'Italia si rileva che, nel complesso, la Banca Monte dei Paschi di Siena è stata sottoposta a un'intensa attività di vigilanza, che ha consentito di individuare e di interrompere comportamenti anomali a elevata rischiosità, inducendo la banca a rafforzare i presìdi organizzativi e di controllo.
La situazione aziendale è tuttora seguita con attenzione dalla vigilanza, in una serrata interazione con il nuovo management aziendale, impegnato in un ampio piano di ristrutturazione, volto a innalzare il grado di efficienza e a ripristinare adeguati livelli di redditività.
Tanto premesso, si espongono brevemente, descritti in ordine cronologico, i principali interventi di vigilanza svolti dalla Banca d'Italia su Monte dei Paschi di Siena, rinviando, peraltro, per un'analitica descrizione della medesima attività di vigilanza, alla nota che lascerò agli atti.
In primo luogo, abbiamo l'operazione di acquisizione del gruppo Antonveneta. Nel gennaio 2008, Monte dei Paschi di Siena presentava alla Banca d'Italia istanza per l'acquisizione del Gruppo BAV (Banca Antonveneta).
L'istanza contiene un articolato piano di rafforzamento patrimoniale, necessario a mantenere il rispetto dei coefficienti patrimoniali. È previsto un aumento di capitale di 6 miliardi, di cui 5 miliardi riservati agli azionisti e un miliardo riservato a JP Morgan, a servizio di un'emissione di titoli convertibili in azioni del Monte dei Paschi, cosiddetti «Fresh». Ulteriori 2 miliardi vengono raccolti attraverso l'emissione di strumenti obbligazionari.
A marzo del 2008, la Banca d'Italia comunica a Monte dei Paschi che il perfezionamento


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dell'operazione è subordinato alla realizzazione delle predette misure di rafforzamento patrimoniale.
A maggio del 2008, Monte dei Paschi comunica di avere completato il piano di patrimonializzazione richiesto dalla Banca d'Italia. Si apre, quindi, un confronto tecnico tra Banca d'Italia e Monte dei Paschi che si protrae fino a settembre del 2008, quando la Banca d'Italia rappresenta formalmente a Monte dei Paschi di Siena alcuni elementi ostativi, in particolare concernenti il pieno computo nel patrimonio di qualità primaria della banca delle azioni al servizio dei «Fresh» sopra indicati.
Allora, Monte dei Paschi trasmette alla Banca d'Italia una nuova struttura contrattuale dell'operazione Fresh, redatta secondo le prescrizioni di Banca d'Italia. Quest'ultima, nell'ottobre 2008, ne prende atto. Si aggiunge che recentemente sono emersi ulteriori elementi tuttora oggetto di esame.
Passiamo, in secondo luogo, alle ispezioni del 2010. Al principio del 2010, Monte dei Paschi di Siena viene convocata presso la vigilanza in tre occasioni a cadenza serrata, il 5, il 30 marzo e il successivo 21 aprile. Dal 3 al 7 maggio, la vigilanza si reca presso la banca per un ciclo di incontri informativi. La situazione della banca viene giudicata di scarsa chiarezza e potenzialmente critica.
Al fine di acquisire in loco ulteriori elementi conoscitivi, la Banca d'Italia dispone l'avvio immediato di una verifica ispettiva, mirata alla gestione della liquidità e al comparto dei rischi finanziari del Gruppo Monte dei Paschi. Gli accertamenti ispettivi si svolgono tra l'11 maggio e il 6 agosto del 2010 e mettono in luce tensioni sulla situazione di liquidità e un'elevata esposizione, non esattamente misurata, a rischi di tasso.
L'ispezione del 2010 ha evidenziato, comunque, l'esigenza di monitorare le tre principali aree di problematicità emerse: il rischio di liquidità, il rischio di tasso d'interesse e il rischio sovrano.
Abbiamo, poi, le ispezioni del 2011. Dall'estate del 2011, il brusco peggioramento delle condizioni di mercato - in quel periodo, la crisi del debito sovrano si estende all'Italia - determina un nuovo forte indebolimento della posizione di liquidità del Monte dei Paschi.
Nel settembre 2011, la Banca d'Italia, per valutare con precisione l'idoneità delle iniziative adottate dal Monte dei Paschi, avvia con urgenza una seconda ispezione presso la banca, la quale indica, sin dalle prime fasi, che le problematiche in precedenza rilevate dall'autorità di vigilanza non sono state, di fatto, ancora superate. Infatti, la posizione di liquidità della banca si fa più fragile.
L'ispezione presso il Monte dei Paschi si chiude il 9 marzo del 2012. Il rapporto ispettivo solleva pesanti rilievi, contestando alla banca le gravi carenze emerse nella gestione della liquidità. È stata, pertanto, avviata la procedura sanzionatoria nei confronti degli amministratori, dell'ex direttore generale, dei sindaci e dei componenti del comitato direttivo per carenze nell'organizzazione e nei controlli interni e per violazione della normativa in materia del contenimento dei rischi finanziari. Questo procedimento è, a oggi, in fase conclusiva. Successivamente, l'attività di vigilanza di Banca d'Italia è continuata con intensità ed è ancora in corso.
È importante, altresì, aggiungere che durante il periodo descritto si è registrata la sostituzione integrale del management della Monte dei Paschi di Siena.
La Banca d'Italia, nella sua nota del 28 gennaio 2013, evidenzia che, a seguito degli interventi effettuati, la situazione di liquidità è migliorata; il capitale è ampiamente adeguato rispetto ai limiti regolamentari; l'azione di vigilanza ha portato a incrementare il coefficiente patrimoniale - il total capital ratio, non il Core Tier 1 - del Monte dei Paschi dal 9,3 del 2008 al 15,4 del settembre 2012, a fronte di un minimo regolamentare dell'8 per cento.
Come ultimo punto, vorrei ricordare brevemente l'attività di vigilanza del Ministero dell'economia e delle finanze rispetto alle fondazioni bancarie.
L'articolo 10 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, prevede che la vigilanza


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sulle fondazioni bancarie sia attribuita al Ministero dell'economia e delle finanze.
Il Ministero esercita un controllo di esclusiva legittimità, essenzialmente di tipo cartolare. Le valutazioni di merito sono rimesse alle fondazioni, coerentemente con la loro natura di soggetti di diritto privato senza fini di lucro, dotate di piena autonomia statutaria e gestionale.
Come evidenziato dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 300 del 2003, le fondazioni non sono più elementi costitutivi dell'ordinamento del credito e del risparmio; si pongono tra i soggetti dell'organizzazione delle libertà sociali e non svolgono funzioni pubblicistiche.
La legge contiene diversi principi di carattere generale che disciplinano l'attività delle fondazioni. Inizialmente il decreto legislativo n. 153 del 1999 permetteva al Ministero di meglio specificare i contenuti prescrittivi dei principi indicati nella legge, attraverso un potere di tipo regolamentare consistente nella possibilità di emanare atti di indirizzo. Questo potere, tuttavia, è stato ritenuto illegittimo dalla Corte costituzionale per eccesso di delega. Inoltre, la legge non prevede poteri sanzionatori.
Il Ministero attualmente dispone esclusivamente del potere di chiedere informazioni, di acquisire documenti, eventualmente di disporre ispezioni presso le fondazioni. Deve, inoltre, autorizzare le principali operazioni, quali trasformazioni o fusioni e modifiche statutarie.
Per quanto riguarda la vigilanza sul Monte dei Paschi di Siena, ricordo i punti seguenti.
Il primo riguarda l'aumento di capitale per Antonveneta che ho già ricordato nel processo autorizzativo di Banca d'Italia. Con lettere del 22 gennaio e 14 febbraio del 2008, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha comunicato che l'8 novembre del 2007 il consiglio di amministrazione della Banca Monte dei Paschi di Siena aveva deliberato sul progetto di acquisizione del gruppo Antonveneta, con esclusione della controllata Interbanca, al prezzo di 9 miliardi da regolare per cassa.
La Fondazione aveva approvato le seguenti operazioni: la sottoscrizione dell'aumento di capitale in opzione ex articolo 2441 del codice civile, per la totalità dei diritti spettanti alla Fondazione, per un esborso complessivo di circa 2 miliardi e 950 milioni di euro; circa 2 miliardi e 450 milioni di euro relativi alla sottoscrizione di azioni ordinarie di nuova emissione; circa 500 milioni di euro relativi alla sottoscrizione di azioni privilegiate di nuova emissione; la sottoscrizione indiretta per tramite di operazioni di total rate of return swap per circa euro 490 milioni nominali aventi per sottostanti gli strumenti convertibili emessi indirettamente dal Monte dei Paschi di Siena senza alcun esborso immediato.
La Fondazione, a fronte di questi esborsi, aveva individuato le fonti seguenti per il finanziamento: primo, lo smobilizzo dei titoli in portafoglio; secondo, i dividendi attesi dal Monte dei Paschi di Siena in pagamento a maggio del 2008; la successiva contrazione del debito; eventuali operazioni di disinvestimento dirette ed indirette.
Il 21 febbraio 2008 il Ministero ha autorizzato l'operazione, tenuto conto anche di quanto deliberato dalla Deputazione amministratrice della Fondazione in merito alla predisposizione ed attuazione - e qui cito testualmente la deliberazione della deputazione - «di adeguate forme tecniche di ottimizzazione della struttura partecipativa di contenimento dei rischi di concentrazione degli investimenti, privilegiando i profili potenziali e di mantenimento di adeguati flussi reddituali».
Il secondo punto che voglio ricordare riguarda l'aumento di capitale 2011-2012. Nell'aprile 2011 il consiglio di amministrazione della Banca Monte dei Paschi di Siena ha deliberato una proposta di aumentare il capitale sociale per massimi 2 miliardi di euro, incrementabili per ulteriori 471 milioni di euro, in funzione del valore nominale dei titoli Fresh che sarebbero stati ritirati dalla banca nell'ambito di un'operazione di riacquisto dei titoli stessi.


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La Deputazione amministratrice della Fondazione il 21 aprile 2011 ha approvato l'adesione all'aumento di capitale trasmettendo al Ministero copia della stessa. In relazione all'impegno finanziario la Fondazione ha comunicato l'intenzione di ricorrere sia a risorse proprie sia a risorse esterne, ivi incluse: primo, l'accensione con un pool di banche di una linea di finanziamento assistita da garanzie su azioni della Banca Monte dei Paschi di Siena per 600 milioni, da rimborsare secondo un piano di ammortamento con scadenza a giugno 2017; secondo, il dividendo 2010 in pagamento a maggio 2011 per circa 100 milioni, la dismissione di beni per circa 227 milioni.
La Fondazione stimava di poter avere un progressivo miglioramento dei risultati economici a partire dal 2013 e un risultato positivo nel 2015. La stessa ha posto, alla luce della propria decisione, oltre che motivi di indirizzo strategico dell'amministrazione e della partecipazione, anche ragioni di convenienza economica: primo, la valenza del piano industriale che avrebbe dovuto assicurare un incremento della redditività e quindi dei dividendi della Fondazione; secondo, il rafforzamento patrimoniale della banca; terzo, la necessità di evitare un decremento del valore reale del patrimonio attraverso una rilevante diluizione della propria quota partecipativa; quarto, la liberazione di maggiori risorse per gli azionisti, dopo il rimborso dei cosiddetti «vecchi» strumenti finanziari a cui era finalizzato l'aumento di capitale; quinto, la necessità di preservare il valore del premio di maggioranza della partecipazione al Monte dei Paschi di Siena; sesto, la necessità di supportare la quotazione del titolo limitando la quota di aumento destinata al mercato.
Il Ministero non ha rilevato profili di illegittimità nell'operazione del 26 maggio 2011 e ha autorizzato la Fondazione, sotto la responsabilità degli organi amministrativi di quest'ultima, a procedere all'adesione all'aumento di capitale. Il Ministero, tuttavia, evidenziata l'eccezionalità dell'operazione mediante parziale accensione di debiti, ha comunque sottolineato che - e qui leggo testualmente - in primo luogo «l'operazione comporta un incremento significativo della concentrazione del rischio nella società bancaria conferitaria. Il prospetto dei flussi di cassa attesi negli anni a venire, sul quale sono fondate la redditività dell'investimento e la sostenibilità dell'indebitamento, si basa pressoché integralmente sulla capacità della Banca Monte dei Paschi di Siena di raggiungere gli obiettivi e la redditività indicati nel piano di impresa 2011-2015. L'attuazione di tale piano è naturalmente soggetta a diversi fattori di rischio». In secondo luogo «l'indebitamento irrigidirà in modo rilevante la gestione di codesta Fondazione; lo scenario ipotizzato evidenzia flussi di cassa positivi solo a partire dal 2015. Fino al ripristino di una situazione finanziaria più equilibrata, la Fondazione avrà margini di flessibilità gestionale ridotti, soprattutto per fronteggiare eventuali scenari avversi». In terzo luogo, «il profilo finanziario dell'operazione implica anche vincoli sull'attività istituzionale che sarà penalizzata dall'indebitamento. Peraltro, il piano finanziario prospettato apparentemente sottostima le uscite per attività istituzionali negli anni 2015-2017, alla luce dei vincoli di legge sulla destinazione dell'avanzo atteso».
Il Ministero infine concludeva affermando di ritenere che «codesta Fondazione, una volta portato a termine l'aumento di capitale della banca, debba valutare una strategia che, anche riducendo parzialmente l'interessenza nella Banca Monte dei Paschi di Siena, permetta di gestire nel modo appropriato le problematiche sopra evidenziate».
Nel novembre 2011, alla luce del significativo ribasso del titolo della Banca Monte dei Paschi di Siena registrato nei mesi precedenti, e considerato che il peggioramento del rating della banca avrebbe comportato l'aumento del costo di rimborso del debito, il Ministero dell'economia e delle finanze ha chiesto alla Fondazione se ulteriori ribassi avrebbero posto a rischio il rispetto dei covenant sul finanziamento acceso.


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La Fondazione ha riscontrato, confermando uno scenario peggiorato nelle ultime settimane, che l'esposizione debitoria nei confronti delle undici banche creditrici era pari a 524 milioni di euro, in seguito a due parziali riduzioni dell'ammontare di circa 75 milioni di euro. Nei mesi di febbraio e marzo 2012 la Fondazione ha comunicato l'impegno a predisporre un piano di ribilanciamento economico-finanziario di medio-lungo termine da condividere con gli istituti finanziatori, nell'ambito del quale è stata prevista la cessione fino a un massimo del 15,51 per cento del capitale sociale di Banca Monte dei Paschi di Siena.
Nel giugno scorso la Fondazione ha reso noto che erano state cedute azioni pari al 12,66 del capitale sociale della Banca Monte dei Paschi di Siena e, a fronte di tali vendite, la partecipazione della conferitaria risultava del 36,35 per cento.
In data 23 giugno del 2012 la Fondazione ha completato la sottoscrizione del contratto di ristrutturazione dell'esposizione finanziaria e dei relativi contratti ancillari, inclusi gli atti di pegno, con tutti i creditori finanziari. Quindi, con lettera del 12 luglio del 2012, la Fondazione ha aggiornato in merito all'esecuzione dell'accordo con i creditori e sulle ristrutturazioni derivate a copertura del rischio.
Grazie, presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, naturalmente per dovere di ospitalità darò la parola al presidente Baldassarri, ma subito dopo sarebbe opportuno dare la parola a un rappresentante per gruppo, per dare la possibilità al Ministro di rispondere alle domande che verranno poste. Pregherei dunque i colleghi di limitare il tempo dell'intervento alle sole domande.
Naturalmente ammetterò gli interventi di coloro che si dichiarano in dissenso con le dichiarazioni dei gruppi.
Voglio ricordare ai presenti che questa audizione è stata richiesta a nome dell'Italia dei Valori al Presidente della Camera che, audito anche il premier Monti, ci ha dato l'assenso a svolgere appunto quest'audizione, che rappresenta un'informativa al Parlamento.
Prima di cedere la parola, avrei bisogno che i capigruppo mi indicassero chi intende intervenire, coerentemente oppure eventualmente in dissenso con le dichiarazioni dei capigruppo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tremonti. Ne ha facoltà.

GIULIO TREMONTI. Intervengo sull'ordine dei lavori, signor presidente. Io capisco che, dopo 53 fiducie, il clima sia molto disciplinato anche in Commissione, in un'occasione che, avendo a oggetto un caso molto grave, come definito dal Presidente della Repubblica, forse avrebbe meritato una discussione ampia e non limitata.
Ascolterò tutto. Non sono in grado di parlare in dissenso di questioni che non conosco, certamente non rispetto alla relazione svolta dal Governo. Credo che non sia una scorrettezza se, ascoltato tutto e non potendo parlare secondo i criteri di disciplina che lei suggerisce, presidente, terrò una conferenza stampa autonoma. Eviterò la stampa estera solo per le ragioni di prudenza per cui siamo stati invitati. Non credo sia una scorrettezza nei suoi confronti tenere una conferenza stampa nella quale esprimerò ciò che avrei detto in questa sede.

PRESIDENTE. Onorevole Tremonti, naturalmente noi diamo corso al dibattito così come l'abbiamo impostato. Se poi ci sarà l'opportunità...

GIULIO TREMONTI. Presidente, come ho già affermato, posto nella dialettica binaria «o sei in dissenso o non parli», io credo sia più opportuno parlare fuori da questi vincoli, ma non in contrasto...

PRESIDENTE. Svolgeremo una valutazione della sua posizione.

PIER FERDINANDO CASINI. Sull'ordine dei lavori io non ho nulla da eccepire a quanto affermato dal presidente. Chiederei, però, per un fatto di buonsenso, di


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compiere un'eccezione per il Ministro Tremonti, sia perché credo che nel merito possa fornire informative interessanti, sia perché non dovremmo suscitare uno scandalo per il fatto che lui non possa parlare.
Credo sia chiaro che lui a questo tende, ragion per cui ritengo che nessuno sia intenzionato a concedergli un piacere del genere. Parli, dunque, in Commissione, in modo da evitare la conferenza stampa.

GIULIO TREMONTI. Presidente Casini, dal momento che mi rivolge questo invito, la terrò comunque.

PIER FERDINANDO CASINI. Stiamo facendo un discorso serio o siamo in campagna elettorale? Credo che il fatto che lei parli...

PRESIDENTE. Onorevole Casini, la ringrazio del suo intervento. Avevo tenuto conto di questa ipotesi, in considerazione del fatto che l'onorevole Tremonti ci può eventualmente fornire, anche perché è stato attore di molti dei passaggi che sono stati richiamati dal Ministro relativamente alla prima fase di questa legislatura, notizie interessanti.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Signor presidente, nella lettera che le ho inviato stamani ho preannunciato che, qualora avesse deciso di dare la parola a un solo rappresentante per gruppo, le avrei chiesto di intervenire per esprimere la posizione dell'Italia dei Valori, ritenendo di averne titolo in quanto presidente del gruppo.

PRESIDENTE. La sua richiesta sarà tenuta in considerazione, onorevole Borghesi.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MARIO BALDASSARRI, Presidente della 6a Commissione del Senato. Ringrazio il Ministro Grilli per la puntuale e precisa ricognizione dei fatti, delle date e delle decisioni.
Nella prima parte del mio intervento svilupperò alcune considerazioni che attengono all'ordine dei lavori.
Come tutti sappiamo - spero -, non siamo qui a confrontarci ai fini della campagna elettorale. Credo, invece, che dovremmo affrontare, tutti insieme, un problema molto serio, che riguarda un grande istituto bancario italiano, ma che comunque, come ha precisato il Ministro Grilli, non implica un rischio sistemico. Questo è il messaggio importante. Credo sia interesse di tutti far sapere, dal Parlamento italiano, che non esiste un rischio sistemico. La vicenda che riguarda il Monte dei Paschi di Siena è stata monitorata attentamente e, a seguito di tale monitoraggio, sono emersi gli elementi di criticità ai quali si deve far fronte, come Paese.
Ci sono, tuttavia, due considerazioni da svolgere, e per questo motivo il mio intervento riguarda, in parte, l'ordine dei lavori.
Come tutti sappiamo, la vigilanza sulle fondazioni bancarie è affidata al Ministero dell'economia, mentre la vigilanza sulle banche è affidata alla Banca d'Italia.
Ringrazio il Ministro Grilli per la nota della Banca d'Italia, che consegnerà alle Commissioni, nella quale sono descritti i principali interventi disposti dall'Autorità di vigilanza sul gruppo Monte dei Paschi di Siena. Ritengo opportuno, però, a questo punto, per completezza di informazione di tutti, che si tenga anche un'audizione della Banca d'Italia.
Il Ministro ha fatto riferimento, svolgendo la relazione, alle iniziative e alle decisioni assunte dalla Banca d'Italia. Evidentemente, però, poiché sono passati più di tre anni, nel corso dei quali la Banca d'Italia ha effettuato due verifiche ispettive presso MPS, è importante - per il Parlamento, ma anche per l'opinione pubblica e per gli operatori - valutare attentamente le azioni compiute, che hanno consentito


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di circoscrivere il fenomeno, di limitarlo, di intervenire nei tempi che sono stati descritti e, quindi, di fronteggiarlo con le operazioni indicate dal Ministro.
Ricordo che le indicazioni fornite dal Ministro Grilli fanno riferimento - e non poteva essere diversamente - alle disposizioni di legge che il Parlamento ha approvato in materia. In particolare, vengono in considerazione, per l'importo di 1,9 miliardi di euro, i vecchi strumenti finanziari, noti come «Tremonti bond», nonché, per 2 miliardi di euro addizionali, i nuovi strumenti finanziari, che si suole denominare «Monti bond». Peraltro, una volta riconvertiti, più onerosi di quelli precedenti, in termini non solo di tasso di interesse, ma anche di incentivo ad accorciare i tempi del rimborso, nel senso esposto dal Ministro.
Nonostante l'articolata relazione depositata dal Ministro Grilli, ritengo che un'informativa diretta da parte di chi ha operato la vigilanza sulla banca - lo ripeto - possa essere utile e importante per una più aggiornata valutazione della situazione.
Ritengo, inoltre, di potermi associare a quanto affermato dal presidente Casini a proposito della richiesta formulata dall'onorevole Tremonti: sono totalmente d'accordo a consentire che egli intervenga in questa sede, soprattutto perché si tratta di una persona che è a conoscenza dei fatti. Essendo a conoscenza dei fatti, e risalendo la cronologia degli eventi a un periodo nel quale era Ministro dell'economia e delle finanze, egli è in grado, ovviamente, di offrirci informazioni utili.
Prendo atto che il suo obiettivo è diverso e, più specificamente, elettoralistico: è per fare campagna elettorale che l'onorevole Tremonti intende tenere una conferenza stampa. Il riferimento, poi, alla stampa estera è alquanto esilarante: annunciando la sua intenzione in un'audizione cui si dà pubblicità anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e sulla web-tv, egli ha già avvertito, in realtà, tutta la stampa estera. In un certo senso, ciò può anche creare un elemento di turbativa, ma non sarebbe neanche la prima volta in Italia.
Per concludere, ritengo che la relazione del Ministro sia stata esaustiva, per la parte che a lui competeva. Ritengo utile, però, proporre che le due Commissioni, in tempi rapidissimi, procedano all'audizione della Banca d'Italia, per quanto riguarda la vigilanza da essa esercitata sul Gruppo Monte dei Paschi.
Per il resto, ritengo che le nostre condizioni fossero, nell'autunno del 2011, sotto gli occhi di tutti, com'è emerso più volte anche dagli atti parlamentari. Forse, chi ha dovuto attivarsi per l'adozione di un primo provvedimento d'urgenza a giugno del 2011 e, due mesi dopo, di un altro provvedimento d'urgenza, giudicati dai mercati come risulta storicamente, è utile che racconti...
Ricordo che l'annunzio della presentazione del decreto-legge n. 138 del 2011 fu dato all'Assemblea del Senato nella seduta del 17 agosto, e che i colleghi furono avvertiti, prima dell'aggiornamento estivo dei lavori, di non allontanarsi troppo, perché sarebbero state diramate, qualche giorno dopo, le convocazioni delle Commissioni.
Un'ultima informazione: non sono parente di Gianluca Baldassarri, checché affermi qualche agenzia di stampa.

PRESIDENTE. Bene. Visto che si è creata un'attesa, direi di dare la parola all'onorevole Tremonti.
Informo che sono pervenute alla presidenza richieste di intervento da parte dei seguenti gruppi: Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Popolo e Territorio, Italia dei Valori e Misto. Per il PD interverrà il senatore Zanda.

GIULIO TREMONTI. Signor presidente, ho due osservazioni sull'ordine dei lavori.
In primo luogo, concordo con quanto propone il presidente Baldassarri: è necessaria un'audizione della Banca d'Italia.
In secondo luogo, non ho chiesto alcun trattamento privilegiato dipendente dalla


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disponibilità di informazioni note. Voglio che tutti possano intervenire - senza i vincoli che lei ha suggerito -, e le annuncio che, per quanto mi riguarda, non parlerò dei fatti passati, ma di quelli successivi.

ROBERTO GIACHETTI. Signor presidente, chiedo di intervenire per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Le do la parola, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Premesso che non stiamo facendo concessioni o favori ad alcuno, se il Ministro Tremonti desidera fare una conferenza stampa, siamo lieti che ci abbia informato e, per quanto ci riguarda, può farla tranquillamente.
Tuttavia, signor presidente, se lei applica in maniera neanche troppo flessibile il regolamento della Camera, deve tenere conto del disposto dell'articolo 42, comma 2, ai sensi del quale i deputati i quali appartennero ai Governi che adottarono i provvedimenti di cui in qualunque occasione si discute, hanno il diritto di intervenire nella discussione, a maggior ragione ove siano chiamati in causa (e mi pare che il Ministro Grilli abbia chiamato in causa l'ex Ministro Tremonti...). Quindi, se l'ex Ministro Tremonti desidera intervenire, che parli pure, indipendentemente dal fatto che parlino o meno tutti gli altri i quali l'hanno chiesto. Altrimenti, vada a fare la conferenza stampa e ci faccia andare avanti. Grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la richiesta di intervento dell'onorevole Tremonti sarà valutata in base alle pertinenti disposizioni del Regolamento della Camera, che mi erano già note.

GIULIO TREMONTI. Signor presidente, chieda al Ministro Grilli se mi ha chiamato in causa.

PRESIDENTE. Direi di dare inizio agli interventi cominciando dal gruppo che vanta, attualmente, la consistenza numerica più ampia.
Per il Partito Democratico, ha la parola il senatore Zanda.

LUIGI ZANDA. Signor presidente, la ringrazio per l'attenzione, ma credo che, per rispettare la prassi parlamentare, occorra seguire l'ordine d'iscrizione. Poiché io mi sono iscritto dopo altri colleghi, pur ringraziandola molto dell'attenzione, parlerò quando sarà arrivato il mio turno.

ANGELINO ALFANO. Signor presidente, signor Ministro e signori colleghi, vorrei esprimere alcune brevi considerazioni, cui seguiranno due richieste formali finali.
Il Paese ci guarda, e tutti comprendono che siamo dinanzi a un grande scandalo, forse paragonabile a quello che coinvolse e travolse la sinistra storica alla fine dell'Ottocento: lo scandalo della Banca Romana.
Noi siamo e restiamo dei garantisti convinti, ma essere garantisti non può significare essere ciechi. Ecco perché pretendiamo, in primo luogo in sede politica, l'accertamento di ogni responsabilità e la massima trasparenza su operazioni - numerose inchieste giornalistiche lo danno ormai per assodato - che possano avere favorito tangenti miliardarie (miliardarie in euro, non in vecchie lire...).
In un momento di crisi drammatica per il Paese, con le famiglie e le imprese sottoposte a un bombardamento di tasse, noi crediamo che ogni forza politica debba assumersi le proprie responsabilità, e che nessuno possa sottrarsi a un immediato chiarimento.
Un autorevole collega parlamentare ha dichiarato nei giorni scorsi: «Noi - e per noi intendo il PD di Siena, nella persona dell'ex sindaco Franco Ceccuzzi - abbiamo cambiato Mussari un anno fa, assieme a tutto il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi».
Il Partito Democratico dice che non si occupa di banche. Noi crediamo che dire questo significhi offendere l'intelligenza degli italiani. Sappiamo tutti che i sedici membri del Comitato di indirizzo della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena,


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che controlla la banca, vengono così nominati: otto dal comune di Siena, guidato dal PD; cinque dalla provincia di Siena, guidata dal PD; uno dalla regione Toscana, guidata dal PD; uno a testa, infine, dall'università e dalla curia. Non credo che gli italiani intendano prendersela con il rettore dell'università o con il vescovo...
Almeno tredici, dunque, dei componenti del predetto Comitato sono espressione dei governi locali di sinistra.
Aggiungo, sul piano tecnico, che quella del Monte dei Paschi è l'unica delle 89 fondazioni esistenti che controlla la banca di riferimento, in base ad uno statuto abbastanza palesemente in contrasto con i dettami della cosiddetta legge Ciampi.
La situazione è molto grave: ecco perché, come accadde alla fine dell'Ottocento, noi chiediamo che sia istituita una commissione parlamentare d'inchiesta. Da qui alle prossime settimane, e ai prossimi mesi, non lasceremo passare un solo giorno senza ripetere le nostre domande: quelle che tutti i cittadini vogliono porre, alle quali vorremmo fosse data, anzi vogliamo che sia data, una risposta vera.
Certo, su un altro piano, siamo determinati a salvaguardare i risparmiatori. Errori e manovre opache non possono ricadere su chi ha i propri risparmi presso quella banca, ed il nostro partito, il Popolo della Libertà, lavorerà perché i risparmi delle famiglie e delle imprese siano tutelati e salvaguardati.
E qui si pone il problema del Governo. Nei giorni scorsi, il Presidente Monti, come se fosse un turista improvvisamente arrivato in Italia per le vacanze, ha alzato la voce. Ma chi, se non il suo Governo, ha ricoperto il Monte dei Paschi di Siena con una barca di soldi pubblici nell'ultimo anno? Anche questo richiede spiegazioni adeguate, così come la scelta di tramutare i cosiddetti «Tremonti bond», concepiti per la salvaguardia del sistema bancario, in veri e propri bond, personalizzati e cuciti in modo sartoriale per MPS e - cosa grave - senza un corrispondente impegno a finanziare le piccole e medie imprese.
È il momento della verità, e né la sinistra né il senatore Monti possono sottrarsi alle domande.
Lo ripeto ancora, a scanso di equivoci: noi vogliamo tranquillizzare e salvaguardare i risparmiatori, ma vogliamo approfondire le soluzioni: non può esserci un'altra vagonata di soldi pubblici, a prescindere dall'accertamento delle responsabilità!
Passo alle domande.
Innanzitutto, chiedo al Ministro - che, peraltro, da ex direttore generale del Ministero dell'economia e delle finanze, conosce bene il tema - di spiegare con onestà intellettuale la differenza tra i precedenti bond e quelli che chiamiamo «Monti bond». Tra i due strumenti ci sono differenze fondamentali, come quella, per noi molto importante, relativa all'impegno a finanziare le piccole e medie imprese: prima c'era, oggi non c'è più.
In secondo luogo, chiediamo di sapere - e anche per questo l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta ci appare decisiva - quanti derivati abbiano in pancia, come si suole dire, tutti i principali istituti bancari italiani, per capire se esista un rischio di contagio. Vi ringrazio.

GIOVANNI FAVA. Signor presidente, probabilmente, non avrei preso la parola oggi, a nome del gruppo della Lega Nord Padania, se non fosse successo qualcosa, in passato, che mi ha riguardato personalmente. Chiedo scusa ai colleghi non interessati alle mie vicende personali, i quali possono tranquillamente uscire dall'aula della Commissione se non desiderano ascoltarmi.
Si tratta, in particolare, della mia partecipazione, nel 2008, all'assemblea dei soci della Banca Monte dei Paschi di Siena che sancì le incorporazioni nel predetto istituto della Banca Agricola Mantovana e della Banca Toscana. Le incorporazioni in questione erano propedeutiche all'incorporazione della Banca Antonveneta.
Ebbene, fui l'unico tra i presenti in assemblea a prendere la parola e a votare contro la proposta di incorporazione della


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Banca agricola mantovana. Ero mosso, in quella fase, da motivazioni di tipo localistico: da parlamentare mantovano, non volevo che fossero devastati, in virtù di un'operazione strampalata e spericolata il patrimonio, la storia e la cultura della Banca agricola mantovana, uno degli istituti di credito più sani, solidi e antichi di questo Paese.
Pur non essendo azionista della Banca Monte dei Paschi di Siena, mi feci conferire una delega e partecipai all'assemblea dei soci, prendendo la parola e votando contro l'incorporazione. Il risultato fu plebiscitario: pressoché tutti votarono a favore, e al mio voto contrario si unirono quelli di un altro paio di persone (irrilevanti, ovviamente, rispetto a quelli delle migliaia di azionisti presenti). Comunque, da allora, mi interesso da vicino delle vicende che riguardano MPS.
Signor Ministro, mi dispiace che lei, oggi, abbia rinunciato ad adempiere la sua funzione: più che un Ministro dell'economia e delle finanze, mi è sembrato un notaio alquanto imbarazzato, il quale non sa come districarsi, e cerca pertanto di barcamenarsi, di fronte ai chiamati all'eredità che gli chiedono spiegazioni in merito a una successione. Si è dilungato, signor Ministro, in un ragionamento durato quasi 50 minuti, zeppo di questioni tecniche, che non è mai arrivato alla sostanza vera, cioè all'aspetto politico della vicenda di cui stiamo parlando.
Quello che era facilmente intuibile, nel 2008, per un povero parlamentare di campagna, come il sottoscritto, non poteva non essere valutabile, in maniera adeguata e seria, da parte dei soggetti cui competeva l'esercizio della funzione di controllo.
Lei ci ha raccontato, signor Ministro, che il livello di vigilanza sul Gruppo Monte dei Paschi è stato soddisfacente. Le chiedo, allora, cosa sarebbe successo se non fosse stato così!
Lei ci ha raccontato che, per fortuna, la Banca d'Italia ha vigilato. E se non avesse vigilato, cosa sarebbe capitato? Quali cose avremmo potuto aspettarci, peggiori di quelle che abbiamo sentito in questi giorni? Cosa sarebbe potuto succedere ancora?
Lei, signor Ministro, dice che la vostra attenzione è stata massima; ma siamo sicuri che non ci siano altri problemi, in relazione agli strumenti finanziari utilizzati, oltre a quelli di cui siamo venuti a conoscenza in questi giorni?
Il 3 ottobre 2012 ho presentato al Ministro dell'economia e delle finanze - cioè a lei - l'interrogazione n. 5-08061, alla quale non ho avuto risposta. Con tale atto di sindacato ispettivo ho chiesto, in particolare, di sapere di quali elementi disponga e quali iniziative normative intenda assumere, signor Ministro, a tutela dei cittadini che hanno sottoscritto i titoli di debito Casaforte classe A, proposti dalle banche facenti parte del Gruppo Monte dei Paschi di Siena. Ho chiesto, in sostanza, che si spieghi in cosa consista la menzionata operazione e quali implicazioni abbia l'emissione di titoli di debito a fronte di operazioni di cartolarizzazione garantite da attività sottostanti. Sfido un qualsiasi comune mortale a capire di cosa stiamo parlando!
Quella oggetto della mia interrogazione, signor Ministro, è un'operazione finanziaria spericolata. La garanzia del pagamento delle cedole e del rimborso a scadenza dei titoli è rappresentata dalla riscossione dei canoni di locazione di 683 immobili. Questi beni, per la quasi totalità utilizzati dal Gruppo Montepaschi, sono di proprietà di una società, comunque riconducibile al gruppo, nei confronti della quale il gruppo medesimo vantava crediti che sono stati ceduti alla Casaforte srl, emittente dei bond in questione, che sono stati rifilati a molti azionisti.
Rivolgendo l'attenzione verso i derivati di cui si sente parlare oggi, a quali numeri facciamo riferimento? Siamo sicuri di avere esatta contezza del problema? Questo è il primo punto.
E poi, siamo sicuri che le persone da voi scelte siano in grado di svolgere il ruolo di garanti? Ho sentito ventilare, ad esempio, l'ipotesi di attribuire poteri straordinari a Viola e a Profumo. Ebbene,


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mi auguro che stiate facendo la scelta giusta. Noi avremmo preferito qualcosa di diverso.
Signor Ministro, a luglio, in occasione di una conferenza stampa in Parlamento, insieme al segretario del mio partito, abbiamo cominciato a parlare di due questioni specifiche: il commissariamento e la nazionalizzazione delle banche. Vorrei ricordare che, allora, fummo derisi da tutti. Qualche «genio» della finanza, che ogni tanto si diletta a fare anche il giornalista, ci ha rimproverato di essere nostalgici, rivolti al passato, statalisti, fuori dal tempo e dalla storia.
Noi parlavamo, mesi fa, di commissariamento e di nazionalizzazione delle banche, ma ridevano tutti. Invece, se ha letto i giornali di oggi - presumo, signor Ministro, che si sia fatto fare una rassegna stampa -, si sarà accorto che nessuno più si sottrae al dibattito concernente l'ipotesi della nazionalizzazione degli istituti di credito, che, per la verità, sembra ineluttabile. Si sta discutendo, infatti, delle modalità, non della sostanza.
Si doveva affrontare il problema per tempo, con strumenti diversi da quelli finora sperimentati, evitando ulteriori disastri a danno dei risparmiatori, degli azionisti e dei lavoratori.
Verifichi, signor Ministro, quanti atti di sindacato ispettivo ho presentato in questi mesi, fin da quando abbiamo percepito il primo segnale di una degenerazione in atto. Mi riferisco, in particolare, al momento in cui il Monte dei Paschi di Siena ha presentato il «Progetto ottimizzazione attività amministrative, contabili e ausiliarie», vale a dire l'ennesimo progetto di riorganizzazione con previsione di riduzione del personale, nonostante non sia stata ancora risolta la questione delle esternalizzazioni, che coinvolge migliaia di dipendenti. Si giocava sulla pelle di migliaia di dipendenti del Gruppo Monte dei Paschi come se niente fosse, nel totale e assoluto disinteresse di tutti, ivi compreso il Ministero dell'economia e delle finanze.
Mi sarei aspettato un maggiore impegno di fronte a una simile vicenda, che, evidentemente, è stata buona solo per fare qualche servizio giornalistico (qualche settimana dopo, se n'è occupato Report).
Invece, nessun rappresentante del Governo si è sentito in dovere di dare risposta agli atti di sindacato ispettivo che ho presentato. Mi auguro, perciò, che lei si preoccupi, già stasera, di interessare gli uffici competenti. In caso contrario, signor Ministro, non manterrà fede all'impegno di trasparenza che ha assunto in questa sede. Se vogliamo essere trasparenti, dobbiamo esserlo su tutto. Dica, pertanto, se può rassicurarci riguardo ai titoli cui ho fatto riferimento nella mia interrogazione dello scorso ottobre, se possiamo escludere di poterci trovare, fra tre o quatto mesi, in una situazione analoga, se non addirittura peggiore, rispetto a quella che stiamo vivendo. Ce lo dica con grande serietà, signor Ministro. Guardi che stiamo parlando di numeri molto simili a quelli di cui si discute oggi. Insomma, non si tratta di noccioline.
Lei ci ha raccontato che, in poco tempo, in relazione all'aumento di capitale 2011-2012, l'impegno finanziario della Fondazione ha comportato un'esposizione nei confronti di undici banche creditrici per 600 milioni di euro, come se nulla fosse. Si erano accorti che, forse, era meglio passare da 3,9 miliardi a 4,5 miliardi...
Siamo sicuri che basteranno? Di cosa stiamo parlando?
Vengo alle conclusioni.
Sul tema della vigilanza ci sarà molto da dire, e credo che ci sarà da divertirsi poco, purtroppo, quando si saprà come sono andate le cose esattamente.
Di certo, insistiamo su un punto: l'istituto di credito di cui ci stiamo occupando necessita di un'azione forte: bisogna fare in modo che la Banca d'Italia si muova immediatamente, visto che non l'ha fatto prima, nella direzione del commissariamento.
Come avevamo segnalato già sei mesi fa, pensiamo seriamente all'ipotesi che lo Stato entri nel capitale della banca, sia pure provvisoriamente - così come ha fatto il Governo britannico con la Royal Bank of Scotland -, garantendo l'indipendenza del management. Peraltro, quella di


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garantire l'indipendenza del management sarebbe una novità a cui dovreste guardare con favore, dal momento che, fino a oggi, il management in questione ha avuto un solo padrone, che si chiama Partito Democratico.
Ci sono responsabilità politiche chiare riguardo a quello che è successo. In considerazione del fatto che il soggetto cui tali responsabilità sono da imputare sia stato il vostro principale azionista, diciamo così, in questo anno di governo, capisco l'imbarazzo con il quale avete dovuto gestire una situazione così delicata. Non c'è dubbio, però, che le responsabilità siano chiare e collocate in quella determinata area politica. Insisto su questo punto.
Anche noi aderiamo alla richiesta avanzata dal Popolo delle Libertà: che si costituisca, nel più breve tempo possibile, una commissione parlamentare d'inchiesta, alla quale dovrebbe essere affidato il compito, in generale, di fare luce sulla situazione generale del credito - all'origine dei problemi che tutto il tessuto sociale ed economico del Paese sta fronteggiando - e, in particolare, di chiarire la vicenda del Gruppo Monte dei Paschi di Siena.
A nostro avviso, non si tratta più soltanto di un caso spinoso, ma di una questione che permetterà di misurare l'affidabilità di coloro che si propongono per governare il Paese (non con le stesse modalità - mi auguro - con le quali hanno governato il Monte dei Paschi...).

PIER FERDINANDO CASINI. Mi rendo conto di essere fuori dal contesto, ma ritengo che, rappresentando, in questa sede, gli italiani, abbiamo la seguente alternativa: o fare un supplemento di campagna elettorale, cui ci possiamo dedicare da stasera fuori di qui, o cercare di ragionare seriamente e serenamente. Personalmente, seguo la mia strada. Non fa onore a nessuno di noi utilizzare questa audizione così importante, convocata per discutere di fatti così gravi, per fare l'ennesimo supplemento di campagna elettorale.
Ci sono problemi terribilmente seri. Ne cito due: l'efficacia della vigilanza sulle fondazioni bancarie da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e della vigilanza sulle banche da parte della Banca d'Italia. Si tratta di questioni che, proprio perché terribilmente serie, vanno affrontate con la necessaria serenità; altrimenti, perdiamo un'occasione per risolvere i problemi e andiamo a fare un altro falò elettorale.
Vi sono, poi, altre questioni a margine.
Per esempio, tutti intuiamo l'esistenza di una sorta di moral suasion, affinché le fondazioni e, in particolare, le banche si alimentino di titoli di Stato, soprattutto in una condizione come quella in cui si trova il nostro Paese. Quindi, ci sarà stata una certa moral suasion e ci sarà abitualmente. Tuttavia, come alcuni azionisti avevano evidenziato - l'abbiamo appreso dagli estratti dei verbali pubblicati dalla stampa -, ciò crea scompensi o zone di pericolo, che sono giustamente venute a galla in questa vicenda.
C'è un problema politico, e io credo che chi lo nega, da destra a sinistra, perda un'occasione molto seria. C'è stata, per lunghi anni, una dipendenza diretta del Monte dei Paschi dalla politica locale. Questo è un dato di fatto certamente criticabile, fa parte di una storia che va superata e che, in misura diversa, è stata tollerata da tutti in questi anni. Basti pensare all'egemonia della Fondazione sull'istituto bancario e al fatto che la Fondazione non è mai stata chiamata a ridurre la propria partecipazione al di sotto di quel 51 per cento che le assicurato il diritto di vita o di morte sull'istituto medesimo.
C'è stato anche - diciamo la verità - uno scontro che ha coinvolto il partito di maggioranza relativa a Siena, in seguito al quale il sindaco Ceccuzzi ha dovuto abbandonare la carica, proprio perché cercava di allentare il tradizionale cordone ombelicale tra il comune e la banca.
Ci sono, poi, dei reati. O meglio, non so se ci siano, ma certamente, leggendo la stampa, sembrano emergere categorie diverse rispetto a quella dell'esercizio, efficace


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o meno, dei poteri di vigilanza. Si ipotizzerebbe, infatti, il compimento di atti all'insaputa del consiglio di amministrazione, che prefigura responsabilità di carattere penale. Amici miei, se uno ruba, ruba; se uno non ruba, non ruba; uno può sbagliare, ma non rubare, uno può rubare e, magari, sbagliare pure. Tuttavia, questi problemi non sono all'attenzione, in questo momento, dell'autorità politica, ma della Procura della Repubblica di Siena.
Dopo di che, e lo dico da ex Presidente della Camera (anche se, ormai, il ricordo della mia Presidenza si perde nella notte dei tempi...), sono sempre stato contrario - l'ho sempre detto, per cui non mi si obietti che lo affermo soltanto oggi - alla proliferazione delle commissioni d'inchiesta, essenzialmente perché esse prefigurano, in gran parte, la riproposizione in tali sedi di scontri politici. Soprattutto nei casi in cui l'autorità giudiziaria sta già approfondendo certe questioni, le commissioni d'inchiesta rischiano addirittura di portare fuori strada. Pertanto, sarei molto cauto su questo punto. In ogni caso, si tratta di una responsabilità che certamente si può lasciare al prossimo Parlamento.
C'è, poi, il tema del Governo attuale. Per quanto mi riguarda, mi sembra che il Ministro Grilli abbia fatto una ricostruzione impeccabile. Certamente, se qualcuno ha da offrire elementi in più, ben vengano. Io non ne ho. Ho ascoltato la relazione del Ministro, e mi sembra che essa segua un binario di ricostruzione.
Mi dispiace che l'onorevole Alfano, nella sua foga polemica, se la sia presa con il Presidente Monti. Non riesco a capire, francamente, per quali ragioni dovrebbe essere accusato il Presidente Monti. Come risulta chiaro, il Governo ha sempre operato su richiesta della Banca d'Italia e, inoltre, ha «corretto» i cosiddetti «Tremonti bond» - mi sembra che il Ministro Grilli l'abbia detto, ma non so se l'ho ascoltato soltanto io - lungo due direttrici.
Per un verso, si è operato in conformità alla normativa dell'Unione europea, perché era stato spiegato, in sede comunitaria, come simili strumenti non soddisfacessero alcuni requisiti.
Per un altro verso, sono stati tutelati meglio gli interessi dello Stato: i «Tremonti bond» prevedevano un tasso di interesse inferiore dello 0,5 per cento rispetto ai nuovi strumenti finanziari e, inoltre, nel caso di incapienza degli utili, solo con i nuovi strumenti finanziari, e non con quelli vecchi, gli interessi sono comunque dovuti, e corrisposti in azioni valutate a prezzi di mercato.
Mi sembra, quindi, che ci sia un atteggiamento lineare.
Non reputo affatto sbagliato che Tremonti - lo dico all'ex Ministro, all'amico -, nella sua responsabilità di Ministro dell'economia e delle finanze, si sia fatto carico, come fa oggi il Ministro Grilli, di verificare la solidità della situazione bancaria italiana e, magari, di fare come hanno fatto altri Governi. In Europa, molti Paesi sono dovuti intervenire, purtroppo per loro con un dispendio di mezzi assai superiore rispetto a quello richiesto dalla situazione italiana, perché da noi la situazione complessiva delle istituzioni bancarie era più solida rispetto ad altri Paesi. Amici, di questo non dobbiamo dispiacerci. Non dobbiamo fare un falò anche delle cose che - magari fuori dal Monte dei Paschi di Siena - hanno funzionato egregiamente rispetto ad altri Paesi europei.
Traiamo una lezione da questa vicenda, andiamo fino in fondo, aspettiamo che la magistratura ci spieghi se qualcuno ha commesso reati, verifichiamo se la vigilanza sia stata pregnante!
Sono convinto anch'io che l'indagine dovrà essere approfondita, ma cerchiamo di farlo al riparo dai clamori della campagna elettorale. In caso contrario, questa finirà per essere l'ennesima occasione che non avremo saputo cogliere per dare un contributo alla risoluzione dei nostri problemi.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Casini.


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Lei sa bene che questo Governo ha investito nel settore bancario 20 miliardi di euro, pari all'1,3 per cento del bilancio statale, mentre i tedeschi hanno investito, nello stesso periodo, ben 640 miliardi di euro. Credo che nessuno possa dire alcunché davanti a tali evidenze. Tuttavia, resta da rivolgere qualche domanda all'Europa...

FRANCESCO BARBATO. Signor presidente, la ringrazio per avermi accordato la parola.
Ricordo al signor Ministro che in relazione alla vicenda oggetto dell'audizione odierna ho svolto una consistente attività di sindacato ispettivo - purtroppo, senza riuscire ad avere risposte soddisfacenti - sin dal mese di marzo del 2012, quando facevo rilevare come la nomina di Alessandro Profumo quale presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena non rispondesse a logiche aziendali, meritocratiche o professionali, ma sembrasse riconducibile ad una lotta intestina, di natura tutta politica, tra le diverse anime del Partito Democratico. Peraltro, tale nomina era inficiata, secondo me, da un palese conflitto di interessi, atteso che Profumo aveva lasciato da poco - con una bella liquidazione di 40 milioni di euro! - un competitor del Monte dei Paschi, ovvero Unicredit.
Nel mese di giugno del 2012, invece, richiamavo le avventate operazioni che conducevano all'incorporazione nella Banca Monte dei Paschi di Siena della Banca del Salento e della Banca Antonveneta.
Signor Ministro, malgrado ci siano stati una mia richiesta e un sollecito, non ho potuto avere risposta a questa seconda interrogazione, né all'ultima, da me presentata lo scorso 22 gennaio.
Insomma, esiste un intreccio tra politica e banche, un'interferenza e un'invadenza mortali dei partiti rispetto alle banche. Anche gli ultimi fatti la dicono lunga su come si sia mossa male la politica.
Ad esempio, la dottoressa Tarantola è stata nominata presidente della RAI sebbene fosse indagata dalla Procura della Repubblica di Trani - nell'ambito di un procedimento che ha portato al sequestro di prodotti finanziari cosiddetti «tossici», emessi dal Banco Napoli e anche dal Monte dei Paschi di Siena -, per aver favorito la vendita di derivati di tipo swap, senza segnalare alla Consob fatti rilevanti per l'inibizione o la sospensione della loro commercializzazione. Il fatto è abbastanza anomalo, signor Ministro, per un Governo che ha sbandierato, sin dal suo insediamento, le famose tre parole d'ordine: rigore, equità e crescita.
Il rigore dovrebbe riguardare non soltanto i conti economici - che hanno subito la violenza dei tagli orizzontali e tutte le altre azioni che abbiamo costantemente denunciato -, ma anche i comportamenti, che volevamo improntati a un'etica pubblica nei fatti disattesa.
Signor Ministro, il Governo ha ritenuto di «promuovere» la dottoressa Tarantola a presidente della RAI, esautorando la dottoressa Lei, che esibiva ottimi risultati aziendali. Io, che sono un imprenditore, mando via dalla mia azienda chi non rende, chi non lavora bene. Nel caso di specie, quindi, avrei sicuramente mantenuto al suo posto la dottoressa Lei, in ragione degli ottimi risultati aziendali ottenuti durante la sua gestione. Così si ragiona! Così si fanno le scelte aziendali!
Signor Ministro, ritenendo essenziale l'etica pubblica, non parteciperò alla prossima competizione elettorale, semplicemente perché un pubblico ministero ha suggerito a un signore di dichiarare che gli avrei richiesto, senza però ottenerli, 2.000 euro. Invece, nel caso di cui ci stiamo occupando oggi, si discute non di 2.000 euro, ma di 2.000 milioni di euro: questo è l'importo della «tangente» che sembra emergere dalle indagini in corso!
Pensate davvero che si possano erogare 3.900 milioni di euro di danaro pubblico con nonchalance, in maniera così semplice, senza accertare previamente se possano emergere, in seguito, altre voragini nei conti del Monte dei Paschi?
Lei, signor Ministro, ha affermato che si tratta di un prestito. È vero: è un


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prestito. Ebbene, anche i 4.000.000 di piccole e medie imprese italiane chiedono prestiti alle banche, ma non li ottengono!
Voi, invece, prestate una tale somma senza sapere dove saremo trascinati. A oggi, infatti, il management del Monte dei Paschi riferisce che si sta procedendo alla redazione di bilanci pro forma per ricostruire il passato; ciò vuol dire, però, che non si può sapere cosa emergerà da quelli falsi.
Le propongo, signor Ministro, di avviare un processo di stabilizzazione e di moralizzazione della vita pubblica. Ciò significa che lei, quale Ministro dell'economia e delle finanze, dovrebbe attivarsi per la rimozione della dottoressa Tarantola dalla presidenza della RAI. Infatti, dei membri del consiglio di amministrazione della RAI, sette sono eletti dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, e due dal Ministero dell'economia e delle finanze, tra cui il presidente. Sulla nomina in questione fu espresso il parere favorevole dell'attuale segretario del Partito Democratico, Bersani, il quale spalancò le porte del servizio pubblico radiotelevisivo alla dottoressa Tarantola, annunciando il voto favorevole dei rappresentanti del Partito Democratico nella predetta Commissione parlamentare.
Io le chiedo, signor Ministro, alla luce delle attuali implicazioni, e in ragione del coinvolgimento della dottoressa Tarantola nelle indagini concernenti i titoli «tossici» del Banco di Napoli e del Monte dei Paschi di Siena, di procedere a un'immediata revoca della dottoressa Tarantola dall'incarico di presidente della RAI.
Inoltre, chiedo che il Governo adotti un provvedimento d'urgenza. Il Governo deve intervenire. I mercati e la borsa possono essere rasserenati adottando provvedimenti immediati, quali la nomina di un commissario straordinario per il Monte dei Paschi di Siena e di un comitato di sorveglianza. Se non conosciamo la reale situazione della banca, non possiamo operare con efficacia. Noi vogliamo avere stabilità, non compiere salti nel buio.
Le chiediamo, altresì, che nel provvedimento d'urgenza di cui chiediamo l'adozione sia prevista una riduzione della partecipazione delle fondazioni nelle banche. In tutti gli interventi, infatti, è stata evidenziata l'invadenza - che definirei «mortale» - del Partito Democratico nella gestione della Fondazione e, di conseguenza, del Monte dei Paschi di Siena. Se consentissimo la permanenza di tale intreccio, butteremmo al vento il denaro pubblico che stiamo concedendo al Monte dei Paschi.
Per quanto riguarda le fondazioni, le chiediamo di rivedere le modalità di attribuzione delle cariche negli organi di gestione, che non devono essere più legate, come nel caso di specie, all'amicizia con il sindaco, con il presidente della provincia o, più in generale, con gli amministratori locali del Partito Democratico. Le nomine dei componenti delle fondazioni debbono avvenire tramite selezioni pubbliche, con trasparenza e sulla base di criteri meritocratici.
Questa è la guerra che oggi siamo chiamati a combattere: non più in trincea, o sulla linea del Piave, ma in borsa, negli ambiti economici. Con i provvedimenti che vi chiediamo, potrete affrontare questa guerra con armi più efficaci e, soprattutto, potrete eliminare definitivamente l'invadenza mortale dei partiti, in specie del Partito Democratico, nella gestione delle banche.
Anche questo servirà a far riprendere il Paese.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor presidente, al fondo di questa vicenda c'è, io credo, per quanto riguarda la questione dell'intreccio tra politica e credito italiano, l'annosa vicenda delle fondazioni bancarie.
Io sono stato tra quanti, in verità non numerosi, fin dall'inizio, dalla metà degli anni Novanta, pensavano e dicevano che le fondazioni sarebbero state uno strumento opaco, che avrebbe continuato ad inquinare i rapporti tra politica e banche. Credo che la vicenda di oggi dia prova di ciò.


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Ci sono alcune responsabilità evidenti e al collega Fava ricordo le parole del suo segretario di allora, Bossi, che nell'estate 2010 affermò: «Noi metteremo nostri uomini dentro le banche del Nord». La propensione a occupare le banche attraverso le fondazioni da parte delle forze politiche è, dunque, piuttosto ben distribuita, salvo il fatto che qualcuno c'è riuscito e qualcuno, fortunatamente, no.
Sul merito della vicenda del Monte dei Paschi, naturalmente, è chiaro che esiste una responsabilità politica diretta di chi ha espresso, attraverso la fondazione, da azionista principale della banca, il management. Ma, esiste, e qui mi rivolgo al segretario Alfano, una corresponsabilità in un sistema consociativo. Ho provato a cercare, ma non ho trovato traccia nell'attività dell'onorevole Verdini, segretario regionale toscano di Forza Italia e del PdL (per un breve periodo anche mio partito), di una grande battaglia contro la fondazione del Monte dei Paschi di Siena. È chiaro che quello era un banchetto al quale tutti partecipavano, anche se il PD con maggiore forza e numeri, perché le fondazioni sono costruite in quel modo. Ed è questo della corresponsabilità un punto che deve essere al centro della nostra riflessione normativa, di aggiornamento della normativa, e di politica economica e del credito in Italia.
La ringrazio, inoltre, signor Ministro, per il fatto che, oltre ad aver chiarito che il peso della crisi del Monte dei Paschi si inserisce nel contesto di un sistema del credito - ha ragione il Presidente Conte quando compie un raffronto con i numeri - solido (fino a prova del contrario), per quanto riguarda gli istituti di credito italiani, lei ha chiarito anche qual è stato il ruolo di questo Governo nella vicenda.
Io credo che il Governo precedente abbia agito bene nel prevedere lo strumento dei cosiddetti Tremonti bond, che, ancorché poco utilizzato, serviva come rete di protezione e ha avuto i suoi effetti positivi. Al tempo stesso, credo che il Governo in carica e lei, Ministro, abbiate agito benissimo nel migliorare in alcuni punti decisivi quello strumento, sostituendo i Tremonti bond con i Monti bond.
Al netto del fatto che i Tremonti bond prevedevano grida manzoniane sull'impegno (che era stato scritto e sottoscritto, ma che, ovviamente, non essendo esigibile, come non poteva esserlo, non è stato assolto) al contenimento dei tetti degli stipendi del management e ad una generica concessione di maggiore credito alle piccole imprese, è chiaro infatti che i Tremonti bond, strumento che, ripeto, andava benissimo, presentavano alcune lacune - le quali sono state opportunamente colmate con l'introduzione dei Monti bond -, che sono quelle richiamate poco fa dal Presidente Casini: gli interessi troppo bassi e la possibilità di non pagare la cedola negli anni di incapienza.
Queste due lacune sono stati coperte dai nuovi strumenti finanziari anche in ottemperanza - di nuovo cito il Presidente Casini - delle richieste della Commissione europea. Abbiamo, quindi, uno strumento migliore, assolutamente più garantista per il contribuente italiano, di quanto fosse quello precedente, che conteneva comunque alcuni errori perché era la prima volta che uno strumento di quel tipo si introduceva nel nostro ordinamento.
I bond che oggi vanno a sostituire quelli precedenti - lo ripeto - sono assolutamente garantisti per il contribuente italiano.
Credo sia questo il chiarimento essenziale che oggi noi dovevamo ascoltare dal Governo. Non c'è alcun prestito a fondo perduto, anzi probabilmente la polemica arriverà perché sono prestiti a condizioni troppo onerose, ma i responsabili di questa vicenda se lo sono meritato. Non c'è alcun regalo, non c'è alcun regalo di interessi, non c'è alcuna copertura di buchi. C'è, invece, un'assunzione seria di responsabilità da parte dello Stato e del Tesoro, in ottemperanza piena, questa volta, al diritto comunitario, allo scopo di evitare quello che credo sia ormai un dato comune, ossia il fallimento di un primario istituto di credito come il Monte dei Paschi di Siena.
Detto questo, io non ho domande da fare, perché ritengo che oggi sia stato


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affrontato in maniera esauriente il punto che ritengo fondamentale, cioè quello relativo al contenuto dei nuovi strumenti finanziari messi a disposizione delle banche e al procedimento con cui si è arrivati alla loro definizione. Credo, inoltre, che abbiamo chiarito, oltre ogni possibilità di polemica, che non ci sono ragioni di polemica per chi, in questo frangente, abbia a cuore innanzitutto gli interessi dei contribuenti italiani.

RENATO CAMBURSANO. Signor presidente, non mi sono preparato il «pistolotto» elettorale perché non sono candidato. Innanzitutto, ringrazio il Ministro per quanto ci ha riferito sugli aspetti che riguardano più direttamente il suo Dicastero.
Mi rendo conto che siamo in periodo di campagna elettorale - almeno per chi è impegnato in tal senso - ma credo anch'io, come altri hanno già chiesto, che sia indispensabile un'audizione della Banca d'Italia, in quanto organo preposto alla vigilanza sulle banche, e un'ulteriore audizione del Ministro, per quanto riguarda direttamente il suo Ministero come organo di controllo sulle fondazioni bancarie.
Per quanto attiene alla questione della Banca Monte dei Paschi di Siena, vorrei dire anzitutto che chi ha esperienza di capital market sa benissimo che quando vengono emessi nuovi strumenti e questi devono essere sottoscritti o possono essere sottoscritti, la verifica della bontà dell'emittente di questi strumenti è sottoposta a una due diligence, vale a dire a una dovuta vigilanza. Ho dunque una domanda da porre che - se lei mi permette, Ministro Grilli - rivolgerei anche al suo predecessore qui presente, l'ex Ministro Tremonti: questa due diligence era stata svolta nel 2008-2009 nei confronti delle poche banche che avevano chiesto l'emissione e quindi la sottoscrizione da parte del Ministero dell'economia dei cosiddetti Tremonti bond?
La due diligence si utilizza di solito per verificare il portafoglio crediti, l'attività di investimento, l'attività di trading, la posizione di liquidità - e sappiamo quanto ce ne fosse e ce ne sia bisogno in questo momento in quella banca - e, infine, l'eventuale strategia futura di nuove acquisizioni. Siccome mi risulta che tutto ciò allora, tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, non sia stato fatto, le chiedo, Ministro Grilli, se invece una due diligence di questo tipo sia stata attivata in questo frangente, anche perché, per la verità, saremmo ancora in tempo, dato che, come lei ricordava in apertura di seduta, nessun atto formale da parte del suo Ministero è ancora stato compiuto, cioè non sono ancora stati sottoscritti i cosiddetti Monti bond.
La seconda domanda che le pongo riguarda sempre la questione della Banca Monte dei Paschi di Siena. Essa capitalizza oggi (l'ha detto lei, se non vado errato) circa 3 miliardi, scontando - io aggiungo - il rafforzamento del patrimonio di base pari a 2 miliardi di euro.
Io vorrei poter non dissentire su quanto ha dichiarato il neoamministratore delegato della Banca Monte dei Paschi - riportato sul giornale Milano Finanza di oggi - e cioè che le due operazioni di finanza strutturata emerse ultimamente, Alexandria e Santorini, «non sono collegate con l'acquisto della banca veneta». Vorrei, dunque, avere da lei la certezza assoluta che questo corrisponda a verità, perché, se così non fosse, evidentemente, l'approfondimento su quel fronte non sarebbe ancora stato fatto in profondità. Mi auguro di no, ma credo che sia così.
Per concludere, credo che, stanti queste premesse, e soprattutto alla luce delle ultime evidenze emerse, si renda davvero necessario chiedersi se non sia il caso di procedere come hanno fatto altri Paesi, sullo stile svedese, a una - la parola può sembrare scandalosa, ma la uso ugualmente - «nazionalizzazione» temporanea, per poi trovare sul mercato posizioni diversificate.
Esprimo un'ultima osservazione sulle fondazioni bancarie e poi chiudo davvero. Lei, signor Ministro, ha citato giustamente il decreto legislativo n. 153 del 1999 ed io ricordo di essere stato correlatore sia della legge delega sia del decreto legislativo, insieme all'amico Mauro Agostini. Ebbene, io credo che la legge Ciampi (la legge


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n. 470 del 1998), che sta a monte di tale decreto legislativo, prevedesse due cose essenziali. In primo luogo, l'uscita della fondazione dal controllo della banca conferitaria. Ci sono tuttavia ancora alcune fondazioni, e quella del Monte dei Paschi è tra queste, che pur non avendo più il 50 per cento più una delle azioni, mantengono il controllo della banca. Io credo che questo elemento debba essere rimosso con urgenza. Mi riferisco ovviamente non a una pluralità di fondazioni, ma a singole fondazioni (mi pare che anche Genova sia in questa situazione, se non vado errato).
Il secondo elemento essenziale della legge Ciampi è relativo agli statuti delle fondazioni. Il decreto legislativo prevedeva espressamente che, negli statuti, la composizione degli organi non avesse un carattere pubblico prevalente, ossia che l'espressione delle autonomie locali o da loro derivata non fosse prevalente. Ahimè - ma andiamo alla notte dei tempi - questa verifica dello statuto della Fondazione Monte Paschi di Siena non venne fatta dall'allora Ministero del Tesoro. Credo che anche su questo - lo chiedo a lei, signor Ministro - sia opportuno procedere all'adeguamento, se necessario, all'imposizione dell'adeguamento dello statuto della Fondazione Monte dei Paschi alla regola contenuta nella legge Ciampi. Grazie.

BRUNO CESARIO. Anch'io sono soddisfatto parzialmente dall'intervento del Ministro. Da una parte, ha spiegato bene le modalità di controllo utilizzate dal Tesoro e dalla Banca d'Italia in un periodo molto difficile per una banca che - ricordiamo - fa parte della storia del nostro Paese. D'altra parte, ci sono tantissimi risparmiatori che stanno attendendo questa giornata, anche perché questa seduta delle nostre Commissioni è stata molto pubblicizzata, e quindi abbiamo il dovere, anziché di divagare o di far finta che non sia accaduto niente, di dare delle risposte importanti.
È stato detto che la vigilanza su questa banca c'è stata e che le leggi sono state rispettate in tutte le procedure. Nonostante ciò, c'è stato un buco di questa portata. Immaginiamo cosa sarebbe successo se non fossero state rispettate le leggi! Fortunatamente, c'è stato un intervento forte da parte dello Stato e soprattutto dei cittadini, perché non dobbiamo mai dimenticare che, alla fine, questi ammanchi verranno pagati dai cittadini.
Ricordo inoltre che la banca ha una storia centenaria e ha una Fondazione che già dal 1995 è una persona giuridica privata, senza fini di lucro, con piena autonomia statutaria e gestionale nel quadro della legislazione vigente. Però, abbiamo visto che dal 1995, attraverso la Fondazione, si sono di fatto erogati fiumi di denaro e contributi a pioggia, non rispettando le regole, anche nel momento in cui la banca aveva delle difficoltà. Con l'emissione dei Tremonti bond si è continuato a utilizzare la Fondazione non tenendo conto delle difficoltà della banca. La Fondazione era, quindi, una sorta di bancomat per le campagne elettorali, per le sezioni e per tutto quello che era possibile, dal basket ad altre cose importanti ma non necessarie, vista la difficoltà di una banca così importante ad andare avanti. Quindi, si è fatto finta di niente. Adesso leggo sui giornali che la Fondazione dice che cederà il 10 per cento delle azioni della banca, ma io penso che occorra fare in modo di sciogliere la Fondazione e di rivedere la normativa sulle fondazioni bancarie, perché è impensabile che chi ha provocato questi danni ai cittadini continui a volere che Profumo rimanga. Chiedo inoltre ai rappresentanti del PD, i quali affermano che non è stato il PD a fare la nomina di Profumo, perché adesso sostengono che deve rimanere?
Penso, invece, che il Ministro debba commissariare questa banca e dare la garanzia, anche all'esterno, ai cittadini, che i loro beni sono in mani sicure. Pur avendo pieno rispetto delle persone che sono oggi al Governo, a cui non intendo dare responsabilità per azioni compiute da altri, dico però che mi sembra strano che una cassaforte venga aperta dopo otto mesi. Ci sono, insomma, in questa vicenda delle anomalie e delle situazioni molto


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gravi, soprattutto nel momento in cui si chiedono ai cittadini sacrifici così pesanti. È vero che, purtroppo, questa vicenda capita in un periodo di campagna elettorale, ma io vi dico che l'ultimo a potersi lamentare di questo è chi ha fatto e fa la campagna elettorale su alcune cose, come, ad esempio, sulla giustizia (e noi su questo tema di «campagne» ne abbiamo subite tante).
Comunque, oggi occorre accertare quello che è accaduto e, al di là della istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta, sarà la magistratura a darci risposte su questo versante. Ciò nonostante, noi vogliamo sapere dal Ministro com'è possibile che 17 miliardi di euro siano partiti in tour per il mondo e per l'Europa senza che nessuno dicesse niente. Ci sono bonifici per 2,5 miliardi a favore della banca Abbey National di Londra - come leggiamo dalla stampa, ma sembra siano notizie che abbiano un qualche fondamento -, una parte dei quali sarebbe addirittura rientrata in Italia con lo scudo fiscale, tanto attaccato dal centrosinistra, ma utilizzato da un manager della banca che era solito riconoscere grandi compensi al PD locale. Adesso, quando si viene a sapere che il capitale è rientrato in Italia «scudato», si dice che è tutto a posto, e che se ne deve parlare solo dopo le elezioni?
Io penso invece che i cittadini debbano sapere queste cose. Noi vogliamo risposte, perché stiamo parlando di 17 miliardi di euro, cioè di un immenso flusso di denaro, che supera il gettito dell'IMU e l'entità delle stesse manovre finanziarie. Per questo io dico che, per quanto ci riguarda, possiamo riconvocarci anche domani stesso per l'audizione dei rappresentanti della Banca d'Italia. Noi riteniamo infatti che sia nostro dovere stare qui ad ascoltare tutti, per capire come fare per uscire da questa situazione e per sostenere, con grande responsabilità, tutte le iniziative a tutela dei risparmiatori e dei cittadini.
Tuttavia, non accettiamo lezioni di moralità da chi per anni ha prodotto questo disastro. Vi sono 2,5 miliardi di euro che la Fondazione Monte dei Paschi continua a dare alle contrade senesi o alle associazioni amatoriali di cacciatori, e via dicendo. Sono soldi che vengono elargiti, non potendolo fare; fin quando i soldi ci sono, allora va bene tutto, ma in questo momento i soldi non ci sono e questi soldi elargiti dalla Fondazione vengono tolti dal sangue dei cittadini.
Ai rappresentanti del centrosinistra questi discorsi non piacciono, ma se continuano così sicuramente la gente li valuterà, perché, al di là delle morali che ci fanno, la vicenda di cui stiamo discutendo, che è sotto gli occhi di tutti, rappresenta la «madre di tutte le tangenti». Io credo, quindi, che la Fondazione debba spiegare e rendicontare al Ministro tutte le voci di spesa, voce per voce, contributo per contributo, dimostrando se sono state utilizzate le procedure di evidenza pubblica o sono stati fatti affidamenti a parenti, amici o compari.
Concludo, dicendo che la magistratura deve fare il suo corso, ma il Ministro, che è persona rispettabilissima e che stimo, ha il dovere di far emergere e comunicare queste cose non in tempi incerti, ma al più presto. Insomma, dobbiamo fare presto, perché dobbiamo dare il massimo di tranquillità ai risparmiatori e ai cittadini.

LUIGI ZANDA. L'intervento che abbiamo appena ascoltato, soprattutto nella sua fase finale, mi convince della bontà della posizione di chi è contrario all'istituzione di commissioni parlamentari di inchiesta mentre sono in corso indagini e procedimenti da parte della magistratura. Infatti, l'utilizzo di espressioni come la «madre di tutte le tangenti», senza nessun elemento e senza nessuna attinenza ai fatti, usate in Parlamento, a me sembra che non risponda ad alcuno dei requisiti, prima di tutto a quello della responsabilità, che dobbiamo esercitare quando siamo impegnati in dibattiti di questa delicatezza.
Voglio ringraziare il Ministro Grilli, innanzitutto per la sollecitudine che ha voluto usare nel venire così tempestivamente in Parlamento a riferire. Lo ringrazio, inoltre, anche per la precisione


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della sua relazione, che è stata molto puntuale sia nell'esposizione dei fatti, sia nell'indicazione dei richiami normativi necessari per interpretare i fatti che ci ha descritto.
Devo peraltro dirgli, con franchezza, che sarei stato ancor più soddisfatto se eguale precisione fosse stata usata nell'analisi delle ragioni, delle cause, anche di carattere generale, che hanno determinato la situazione di cui stiamo parlando e se avesse fornito qualche indicazione su possibili rimedi, ovvero su come sia possibile prevenire il ripetersi di queste situazioni.
Visto che non è stato fatto finora, credo che si debba fare un ringraziamento anche alla Presidenza della Camera che, con tanta sollecitudine, ha accolto la richiesta dell'onorevole Barbato di una riunione delle Commissioni riunite, sia pure in una situazione politicamente e istituzionalmente così delicata come quella in cui ci troviamo, a poche settimane dalle elezioni politiche.
La vicenda su cui il Ministro Grilli ha riferito è di grandissimo rilievo per i fatti in sé, ma anche per il contesto in cui tali fatti si collocano. Infatti, tutto si è verificato in un momento di gravissima crisi finanziaria internazionale e di pesante crisi economica nazionale. La questione riguarda una serie di nodi, ciascuno dei quali avrebbe, da solo, meritato l'evidenza che la vicenda nel suo complesso ha avuto: la questione riguarda infatti il sistema bancario, perché si tratta della terza banca nel nostro Paese; riguarda il sistema delle finanze pubbliche, perché ci sono molti denari pubblici in gioco; riguarda profili penali rilevanti, perché c'è un'inchiesta in corso, che sta mostrando, appunto, profili penali rilevanti; riguarda, infine, il mondo del risparmio e il futuro di migliaia di dipendenti, nonché di decine di migliaia di correntisti, perché è in gioco la sorte di un'infinità di sportelli e di depositi bancari.
Insomma, ho ascoltato con grandissimo piacere la rassicurazione che il Ministro Grilli ha dato al Parlamento, di cui prendo atto formalmente, sulla solidità del Monte dei Paschi di Siena e sulla solidità complessiva del sistema bancario italiano.
Credo che l'inchiesta giudiziaria in corso meriti rispetto da parte nostra. Come sanno i colleghi con cui lavoro in Senato da anni, penso che in ogni occasione occorra rispettare le inchieste della magistratura, con i loro tempi, e garantire, sin da ora, che, così come si rispetta il corso dell'inchiesta, si rispetteranno le decisioni della magistratura, qualunque esse siano, quando verranno, nonché le decisioni degli amministratori della banca, comprese eventuali azioni di responsabilità, di cui i giornali parlano, che dovessero sembrare utili o necessarie.
Condivido il richiamo del presidente Casini alla necessità che questi dibattiti si svolgano con un profilo di attenzione esclusiva agli interessi generali e che non sia né giusto né bene per il Paese farli scadere in politica politicante, tantomeno in politica elettorale.
Sotto questo profilo, non sarei franco se non dicessi che mi ha stupito l'intervento dell'onorevole Alfano, perché egli ha mostrato, con le sue affermazioni, di non interrompere la campagna elettorale e di proseguirla in Parlamento, anche in occasione di questa audizione del Ministro Grilli. Onorevole Alfano, mi dispiace doverlo dire, ma quel che lei ha detto è una cosa che non avrei voluto ascoltare!

RENATO BRUNETTA. Di cosa si dovrebbe parlare in campagna elettorale?

LUIGI ZANDA. Vorrei rivolgere alcune domande al Ministro Grilli e lo farò con molta semplicità e soprattutto sintesi, poiché ci sono ancora alcuni colleghi che devono intervenire. Prima di tutto, però, vorrei una sua valutazione complessiva - e, quando sarà il momento, anche di dettaglio - sul peso complessivo di derivati e titoli tossici presenti nel nostro sistema bancario.
Credo che si debba rendere pubblica una valutazione del Ministro sul rischio che essi rappresentano: io non so se questo rischio ci sia, perché non conosco


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naturalmente le dimensioni del fenomeno, le sue origini e la sua natura, ma credo che questo sia un dato che è bene conoscere.
Vorrei anche conoscere una valutazione del Ministro sulle conseguenze, anche sotto il profilo dell'accertamento dei fatti, che ha avuto la famigerata legge sullo scudo fiscale. Stiamo leggendo sulle cronache che quello scudo fiscale può essere - e forse è - di ostacolo alle indagini sui fatti del Monte dei Paschi. Sarebbe interessante sapere come il Ministro e il Governo considerino quella normativa.
Infine, ho ascoltato con attenzione l'ultimo paragrafo della relazione del Ministro, laddove sono stati illustrati i controlli che il Ministro dell'economia effettua sulle fondazioni bancarie. Il Ministro ha affermato che il suo Ministero esercita, in questa materia, un controllo di tipo cartolare.
Ho apprezzato e condivido le parole di consenso - così mi è sembrato di capire - del presidente Casini nei confronti del sindaco Ceccuzzi. Signor Ministro, lei ha detto che le fondazioni non svolgono funzioni pubblicistiche, ma gli atti delle fondazioni hanno effetti pubblici anche molto rilevanti, che possono essere o non essere positivi.
Credo che il Ministro dell'economia, che tra l'altro ha un curriculum così ricco alle sue spalle e tanta esperienza, possa dire al Parlamento quali a suo avviso possano essere le misure che, se adottate, possono rendere l'azione del Ministero dell'economia nei confronti delle fondazioni bancarie idonea a prevenire incidenti, smagliature, errori ed anche violazioni di legge.

GIULIO TREMONTI. Sono grato per questa occasione di informazione e di riflessione, fuori da un certo prolungato, fiduciario, annuale silenzio parlamentare, ma anche fuori dallo strepito elettorale. Chi parla di strepito elettorale forse non coglie lo spirito di questa discussione, che invece ho trovato molto interessante.
Vorrei fare un intervento posizionato tra un principio costituzionale e un precedente storico. Il principio costituzionale è quello contenuto nell'articolo 47, primo comma, della Costituzione, che credo debba essere letto per il significato profondo di quel testo: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito». Credo che la lettura di questo testo debba illuminare la nostra riflessione sul caso che stiamo discutendo. Sono certo che tutti miriamo a un'idea di bene comune che riguarda, in questo caso, il risparmio come bene costituzionale, un'azienda, i lavoratori, i risparmiatori e le imprese affidatarie di credito.
Il precedente storico che vorrei richiamare è quello dello scandalo della Banca Romana. La storia non si ripete mai per identità perfette, ma ci sono impressionanti analogie: uno scandalo istituzionale, politico, economico, finanziario, morale segnò la fine o il principio della fine della sinistra finanziaria e segnò un tornante della storia del nostro Paese.
Vedo due differenze, però, e vi prego di considerarle come importanti. In primo luogo, allora c'era la monarchia, che funzionò da meccanismo di tenuta sistemica, mentre adesso c'è la rete, che impedisce la conservazione di elementi di segreto e di non conoscenza su tanti punti. La monarchia, direttamente coinvolta in quello scandalo, fu parte attiva nella limitazione dell'estensione dello stesso; adesso la rete è il veicolo opposto di diffusione di notizie, che credo sia molto utile e importante in questa fase.
La seconda differenza è che allora stampavano moneta falsa avente valore legale. È un paradosso, un'enantiosemia, ma era il modo concreto in cui si rubavano soldi. Credo, anzi, che quella fosse un'azione ancora più grave di quella dei falsari, giacché si stampava in modo falso valuta vera.
Fatti i conti, tuttavia, il furto, l'ammanco, ammontò, in lire degli anni Novanta dell'Ottocento, a quaranta milioni; in moneta attuale, a occhio mi sembra che siano equivalenti a circa 160 milioni di euro (la Banca d'Italia credo abbia grande esperienza e potrebbe


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assisterci nel dire se il meccanismo di calcolo è giusto). In ogni caso, 160 milioni sono meno di 3 miliardi di euro.
Non credo sia giusto, in questa sede, fare ragionamenti sulla materia penale. Credo che dobbiamo discutere sul punto istituzionale e funzionale, con grande prudenza, alla quale peraltro siamo stati invitati.
Il Presidente della Repubblica ha definito questo caso «molto grave» e credo che sia questo uno dei termini su cui dobbiamo riflettere. Il Presidente Monti ha escluso la sua presenza in questa sede, definendo questo un caso di ordinaria amministrazione. Gli sarei grato se ci spiegasse cosa intende per straordinaria amministrazione, tale che giustifichi la sua presenza in Parlamento. Nel qual caso, ci avverta prima, così scappiamo.
Ammiro il coraggio del Ministro Grilli e anche il linguaggio da lui utilizzato in questa sede è di grande interesse. Credo però che manchino altre persone, oltre al Presidente Monti. Mancano - e il presidente Baldassarri ha formulato invito in questo senso - i governatori della Banca d'Italia. Siccome si è espressa fiducia alla Banca d'Italia per il passato e per il futuro, ce ne servirebbero almeno due; per quanto riguarda il passato, il presente e il futuro, forse almeno tre.
Sarebbe inoltre interessante sapere che cosa è stato oggetto del colloquio riservato tra il Presidente della Banca centrale europea e il Ministro Grilli. Se ce lo dicesse - questa è la richiesta - contribuirebbe alla chiarezza del dibattito.
Il primo punto che vorrei formulare come domanda è questo: davvero è il caso di condividere la tecnica di informazione ufficiale che è stata esposta e applicata in questi giorni sulla stampa? Ma questa tecnica di informazione è autorevole? È la giusta linea di comunicazione? Quello che io ho letto è sostanzialmente questo: la Banca d'Italia ha una funzione di sorveglianza sistemica, deve rilevare le anomalie, con un limitato quantum di poteri e, comunque, questa è la seconda affermazione, non ha funzioni di polizia (il Governatore Visco ha affermato infatti: «non siamo poliziotti»). Io dico che, in logica, questi argomenti, esposti in questo modo, si definiscono «argomenti suicidi».
Passando alle anomalie, quando una banca acquisisce un'altra banca, tramite l'estrazione di un pezzo di un'altra banca, che paga a un prezzo che assolutamente non voglio commentare, ma che è di 16-17 miliardi, la domanda vera è: che cosa ci si è comprato?
È una cifra così elevata, una tale quantità di denaro che rende di per sé l'idea dell'anomalia o induce il dubbio, il sospetto su che cosa si sia comprato.
Anche le modalità di pagamento della cosa comprata, con 9 miliardi almeno per cassa e il resto per accolli via assegni, sono piuttosto anomale. Si aggiungano le spropositate valutazioni patrimoniali effettuate sul mercato sulla cosa al centro dell'ipotesi di acquisizione (molto al di là tutte le valutazioni mai effettuate sul mercato), la mancanza di due diligence - in italiano la mancanza di una perizia - e il successivo, istantaneo crollo dei corsi di Borsa, perché tutti sanno che il prezzo è totalmente eccessivo.
Si sommino tutti questi fatti e viene in mente che esiste un elemento di anomalia che non riguarda, come ci viene raccontato, le modalità di raccolta e di acquisizione dei mezzi, ma le modalità di impiego. Interessa poco sapere se la banca avesse o non avesse i mezzi. Di solito chi compie operazioni del genere i mezzi li ha, anzi ne ha fin troppi. Il problema è l'impiego, che è assolutamente anomalo. La Banca d'Italia su tutto ciò dice: «C'erano i mezzi - e ci credo, dico io - e perciò non avevo alcun potere di intervento». Subito dopo c'è l'altro elemento di relativa e, credo, suicida osservazione, quando da parte della Banca d'Italia si afferma - tutto questo è stato dichiarato in alcune importanti interviste ufficiali - che il ricambio al vertice della banca Monte dei Paschi non è avvenuto per caso e si sostiene di averla «rivoltata tutta», perché sono stati esercitati tutti i poteri di cui si era dotati.
Il secondo punto che vorrei sottolineare è questo: non si rileva l'anomalia nell'acquisizione


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e due anni dopo si comincia a intervenire, trovando anomale le operazioni sui derivati? Io dico che se era anomalo il secondario, ossia i derivati, era ancora più anomalo il principale. Questo elemento di anomalia, però, non è stato fatto oggetto di rilievo.
L'altro punto che trovo realmente curioso, uso un eufemismo, è l'affermazione «Non siamo poliziotti». A parte il fatto che la Banca d'Italia ha uno straordinario ed efficacissimo ispettorato con penetranti funzioni di ispezione, come indica il nome stesso, trovo curioso che essa così risponda sul fatto che le è stato nascosto un documento che si trovava nella cassaforte del Monte dei Paschi di Siena.
Io dico che hanno sbagliato cassaforte, perché quel documento si trovava nella cassaforte della Banca d'Italia. Su quel documento di vigilanza è scritto tutto ed è interessante sentire che, pur acquisito a seguito di penetranti azioni di ispezione e di trasferte a Roma di funzionari della banca, nonché di ispezioni in loco, non ci sia ancora oggi una sanzione. È stato affermato che sono in itinere, ma ad oggi ancora non sono state applicate sanzioni, a distanza di due o tre anni. Anche questa è un'anomalia.
Voglio essere molto chiaro: le macchine di polizia - e la vigilanza è certamente una macchina di polizia - funzionano, se funzionano, perché hanno un effetto di deterrenza, e funzionano, se funzionano, se hanno un effetto di repressione. In questo caso non c'è stata la deterrenza, non c'è stata la repressione. È stato un caso in cui la magistratura è intervenuta e non l'esatto opposto.
È un punto gravissimo, perché, se un Paese ha una vigilanza così organizzata, assolutamente efficace dal lato dei funzionari, ma assolutamente non efficace dal lato dei vertici e ci si vanta di dire, parlando di anomalie, che questa non è un'anomalia e di non essere poliziotti, ciò significa trasmettere all'esterno un messaggio devastante per l'immagine del Paese. Significa, infatti, che il Paese non ha vigilanza. Se i vigilanti svolgono quest'affermazione, viene subito in mente il detto «Quis custodiet ipsos custodes?».
Questo è, dunque, un punto gravissimo.
Se voi guardate le dichiarazioni rese a difesa in questi giorni, trovate che la vigilanza nega di essere vigilanza e assume un profilo minimalistico e riduttivo, mentre la realtà è diversa: essa ha i pieni poteri e ha la cassaforte con dentro i documenti. Per due o tre anni non si è fatto quasi nulla, tranne il lavoro della magistratura, che credo sia stato straordinario. Questo è il punto su cui dovremmo attendere.
Un altro punto è rappresentato dalle criticità patrimoniali. In merito vi do una buona notizia. Certamente una quota - cerco di usare un linguaggio politicamente appropriato - del denaro che non si trova è assolutamente direttamente recuperabile.
Do un'informazione al senatore Zanda, che ha colto un punto importante. Il meccanismo dello scudo funzionava e funziona solo limitatamente alla parte amministrativa e fiscale. Dal lato penale funziona esattamente all'opposto e quello fu il senso: se c'è stata evidenza di questi fatti, è perché il meccanismo dello scudo ha funzionato e non il contrario.
La malavita non si avvale dello scudo fiscale. In questo caso un grande tasso di ingenuità ha portato molte persone, convinte dell'impunità, ad utilizzare lo scudo fiscale. Comunque, tutto emerge da segnalazioni effettuate in base alla legge sullo scudo. È recuperabile una cifra enorme, di 2 o 3 miliardi. Io la metterei nelle note, in attesa che diventi una sopravvenienza attiva in tempo reale. Appena finito il procedimento penale, quelli sono soldi della banca, che rafforzano la situazione patrimoniale.
Da altre notizie sono emersi dal dibattito dubbi e domande su alcune operazioni, o supposte operazioni, di bilanciamento. Credo che tutto ciò debba essere valutato.
Si è parlato dell'operazione «Casaforte». Chiedo al Ministro: conosciamo la reale consistenza degli attivi patrimoniali di tutta la banca? Siamo assolutamente


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affidati sul fatto che tutto ciò di cui stiamo discutendo è solido, affidabile ed esclude successivi interventi? Proporrò poi alcune altre ipotesi di lavoro.
C'è un altro punto che proprio non condivido, ma voglio leggere la tavola comparatistica che il Governo ha depositato agli atti. Al di là del fatto che si chiamavano e si chiamano bond (ma bond può essere qualsiasi cosa), tra i vecchi e i nuovi c'è una differenza. Apprezzo che nella relazione del Ministro non sia stato svolto un riferimento antropomorfo ai cognomi.
I vecchi bond erano un piano europeo. Erano approvati per dettaglio dalla Commissione europea e destinati a tutte le banche, fondamentalmente al finanziamento delle imprese. Questa era la grande differenza. Credo che ci offrano un aiuto in questo senso tali dati (che lascio agli atti): Monte dei Paschi di Siena, banca dal 1472; 10 miliardi di euro in più in favore delle piccole e medie imprese; agevolazioni per le imprese creditrici della PA; sospensione del pagamento delle rate dei mutui; anticipo della cassa integrazione guadagni; contributo al Fondo centrale di garanzia.
I vecchi bond servivano per l'economia, avevano questa fondamentale ragione. Erano controllati nel dare e nel ritirare dalla Banca d'Italia e avevano un tasso dell'8 per cento. Si afferma che quello nuovo è più alto, con il 9 per cento, ma vi mostrerò che questo punto è ridicolo e non è vero.
Se non si restituivano i vecchi bond, si veniva nazionalizzati, perché i tassi crescevano. Affermare che l'8 è meno del 9 per cento è omissivo, perché l'8 è meno del 15, a cui i bond salivano progressivamente. Se la banca non li pagava, se non li dava indietro, veniva nazionalizzata, perché interveniva il Governo, acquisendo le azioni.
Vorrei che a livello comune e civile fosse chiara la differenza: i vecchi bond erano offerti a tutte le banche e servivano all'economia. Contenevano poi anche alcuni elementi specifici, come il divieto di estrarre bonus, ma, se volete, si tratta di un margine.
I nuovi bond, invece, sono offerti a una banca, non all'economia, non alle imprese, ma ad bancam. Servono a integrare elementi di patrimonio che sembrano insussistenti e a ripagare i vecchi bond. Credo che analizzando quello strumento ci sia molto da notare. Voi ricorderete che in Parlamento la proposta di introdurre come mezzo di pagamento degli interessi altri strumenti finanziari fu bocciata.
L'idea di pagare con altri strumenti finanziari, cioè con carta - lascio alla discrezione quale tipo di carta - fu tra l'altro sconsigliata dalla Banca centrale europea in una lettera. In questo caso, la realtà che abbiamo davanti, purtroppo, è che viene organizzato un certo tipo di intervento. Io non discuto se fosse giusto o sbagliato intervenire, ma contesto quanto ci è stato detto dal Governo in questa sede, in quanto sul capitale non c'è il dovere di restituire. Quando il Presidente Monti dice che c'è il dovere di restituzione, dice una cosa falsa. Quando dice che costano di più, non ci dice che gli interessi vengono pagati con altri strumenti finanziari. Questo vuol dire uno swap, ossia continuare a contabilizzare nel bilancio dello Stato soldi che non riceverai mai o che ricevi in termini non certi tanto da metterli in bilancio.
Ciò vuol dire che stiamo attivando un'operazione di credito illimitato, perché quei soldi potrebbero non essere restituiti ed esiste il diritto a restituirli con della carta. Inoltre, se fosse così costoso, oneroso e rigoroso, ma perché non li date alle imprese? Perché non offrite a tutte le imprese, ai cittadini e alle famiglie questi strumenti? Avete costruito una cosa molto importante e molto rigorosa. Offritela anche alle imprese. Non finanziate solo una banca, ma tutta l'economia. Date agli artigiani, alle famiglie, agli imprenditori.
Io ho l'impressione che, al di là dei dettagli tecnici, quello che stiamo discutendo è un intervento che va fatto, ma che considero inappropriato e improvvisato. Se fossimo sicuri, in ordine al fatto che tutto ciò basta, che questa è la tecnica giusta, faremmo qualcosa di cui possiamo discutere in positivo o negativo. Vorrei chiedere al Ministro: siamo sicuri che questo basta, che è lo strumento appropriato


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e che non ci sarà bisogno di altri interventi, che stiamo facendo il bene di una banca, dei risparmiatori, delle famiglie che lavorano, delle imprese che prendono i soldi dalla banca? Siamo sicuri che stiamo facendo l'interesse pubblico come bilancio pubblico o stiamo facendo una cosa inappropriata perché improvvisata, una forma di terapia intensiva che non sta in piedi? Questa è la domanda che vorrei fare.
Esprimo un'ultima osservazione e chiudo. Questa discussione ha tirato un po' il dibattito sui derivati. C'è stato un dibattito molto interessante sui derivati degli enti locali, che sono stati bloccati nel 2008 e da allora non ci sono più. Vedo l'onorevole Ravetto che adottò un provvedimento in quel senso. Riguardo ai derivati delle banche, sarebbe interessante se il Ministro ci spiegasse cosa significhi tutto ciò in un mondo globalizzato. Quando il Presidente Obama dice che serve un regolatore autorevole e importante, nomina un procuratore degli Stati Uniti? È un fenomeno globale che richiede regole globali e non l'applicazione provinciale e locale di tecniche che non si conoscono. Nel dibattito è stato molto interessante l'intervento di un membro del Parlamento che ha parlato del derivato Morgan Stanley da 3,5 miliardi di euro, pagato da Tremonti e fatto da Tremonti. Quel derivato - mi sono informato guardando gli atti parlamentari - è stato pagato dal successivo Governo ed è stato contratto il 1o gennaio 1994.
Questo apre una grande questione sui derivati di Stato, sulla quale il Ministro potrebbe dirci la sua opinione e le sue informazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il senatore Grillo. Ne ha facoltà.

LUIGI GRILLO. L'intervento del Ministro Tremonti ha introdotto considerazioni che mi parrebbe scorretto non argomentare, a parte chi, evidentemente, non ha interesse a farlo. Siccome a me è capitato 25 anni fa di essere relatore di maggioranza di quella che è poi diventata la legge di riforma del sistema bancario del 1988, poi nel 1991 del decreto Carli e ancora di un altro provvedimento nel 1994, avrei alcune osservazioni da fare. Dato che non sono più candidato, vorrei dare questo contributo come testimonianza, senza alcuna polemica. Sapete da che parte sono.
Vorrei aggiungere un punto di verità, ad esempio, consegnando alla presidenza un documento che smentisce quanto ha detto adesso l'ex Ministro Tremonti sulla vigilanza da parte della Banca d'Italia. Se lei mi consente...

PRESIDENTE. Dopo che avrà replicato il Ministro.

ANTONIO BORGHESI. Presidente, il gruppo Italia dei Valori non ha ancora espresso la sua opinione.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, quando avrà replicato il Ministro, vedremo se avremo il tempo per un ulteriore...

ELIO LANNUTTI. Vorrei intervenire prima della replica. Parlo anch'io sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Abbiamo concordato che sarebbero intervenuti i capigruppo in rappresentanza dei gruppi parlamentari.

ELIO LANNUTTI. Forse lei non sa che io sono capogruppo di una rappresentanza parlamentare e, quindi, mi deve dare la parola.

PRESIDENTE. Bene. È capogruppo al Senato?

ELIO LANNUTTI. Si faccia informare. Mi deve dare la parola prima della replica del Ministro.

PRESIDENTE. Non mi era noto il suo passaggio ad altro gruppo. Noi avevamo iscritto ancora l'onorevole Borghesi, che parla a nome del gruppo dell'Italia dei Valori (mentre il deputato Barbato parla in dissenso da quel gruppo).


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ANTONIO BORGHESI. Signor presidente, in quanto capogruppo alla Camera del gruppo parlamentare Italia dei Valori, ne esprimerò la posizione e lo farò rapidamente con cinque domande di tipo tecnico al Ministro. Non parlerò della Tarantola, che mi pare che con questa vicenda c'entri assai poco, date le dimensioni del problema. Anzi, ne farò a meno perché l'ha già fatto un altro collega.
Partendo anche da ciò che ha detto l'ex Ministro Tremonti, ho sentito che la Commissione europea ha già dato il suo ok: ne prendo atto, però mi pareva che gli strumenti della Commissione europea potessero incidere sulla situazione delle banche determinata dalla crisi finanziaria mondiale, mentre qui saremmo in presenza di altre questioni, che riguardano, ad esempio, l'acquisizione di una banca da parte di Monte dei Paschi e anche una mala gestio nell'uso delle risorse finanziarie della banca. Quindi, tale situazione non c'entrerebbe con la crisi.
Le pongo la stessa domanda già fatta dal collega Cambursano: in quanto sottoscrittore, il Ministero ha svolto il processo di due diligence? Qualora lo avesse fatto, con quali modalità e con quali risultanze (in particolare circa l'adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica del Monte dei Paschi)?
Non sono d'accordo sul fatto che i nuovi Monti bond saranno penalizzanti per il Monte dei Paschi, perché ove non fosse stato restituito il precedente Tremonti bond che scadeva il 30 giugno, sarebbe scattata una penale da un minimo di 190 milioni fino a oltre un miliardo di euro. La situazione, per quanto riguarda lo Stato italiano, sarebbe quindi stata assolutamente più favorevole rispetto a quella in atto e c'è da capire perché sia peggiorata.
La terza domanda è se, data la situazione dell'intervento, non sarebbe stato più efficace per il salvataggio del Monte dei Paschi sottoscrivere un aumento di capitale di 3,9 miliardi, permettendo così al Governo, in quanto azionista di rilievo, di entrare nella governance, dato appunto che il Monte dei Paschi potrà non pagare i nuovi bond e chiedere che vengano trasformati, di fatto, in capitale.
Vorrei chiedere anche in base a quale evidenza il Ministro dell'economia e delle finanze ritenga totalmente indenni gli attuali amministratori da eventuali coinvolgimenti nelle traversie della banca, considerato che l'amministratore delegato Viola era già in carica dal 12 gennaio 2012 e il presidente Profumo dal 27 aprile 2012.
Chiedo, ancora, perché il Ministro non ha mai risposto a una mia interrogazione parlamentare del 14 maggio, nella quale chiedevo, in base a quanto già noto a quei tempi, se non fosse opportuno procedere al commissariamento urgente del Monte dei Paschi e quali iniziative urgenti intendesse prendere.
In più, il 7 agosto 2012 - lo dico ai colleghi Alfano e Zanda - l'Italia dei Valori presentò due ordini del giorno nei quali chiedeva di impegnare il Governo a informare, entro tre mesi, sull'ammontare dei derivati in possesso delle banche, in particolare su quelli del Monte dei Paschi. Vorrei dire al collega Alfano che PdL, PD e anche UdCpTP hanno votato contro quell'ordine del giorno, con un parere contrario del Governo. A questo punto, mi chiedo se il Governo, consapevolmente, avesse inteso omettere la dovuta informativa sui rischi dell'economia italiana e sui derivati che stavano in mano alle banche.
L'ultima domanda riguarda la dirigenza della Banca d'Italia. Lei ha già detto che non ci sono rilievi da fare. A me pare che un approfondimento su questo tema vada fatto.
Avrei, in conclusione, un'ultima riflessione sulle fondazioni, anche per ciò che ha detto l'ex Ministro Tremonti. Penso che non dobbiamo nazionalizzare una banca o le banche. Tuttavia, se dovesse capitare per altre banche di andare incontro a questo tipo di situazioni, la nazionalizzazione andrebbe fatta sulle fondazioni perché, forse, quella finta privatizzazione partita con la legge Amato, con la commistione tra potere politico locale e gestione del credito, è alla base di questa situazione.


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Poiché c'è il controllo dell'economia sulle fondazioni, chiederei all'ex Ministro Tremonti se il suo modo di effettuare la vigilanza è quello con il quale, durante la sua gestione, su richiesta, per fare un favore al sindaco di Verona, Tosi, ha modificato lo statuto della Fondazione Cariverona, in relazione ai requisiti di onorabilità dei presidenti, posto che il presidente Biasi, inamovibile da ventun'anni, rinviato a giudizio per reati fallimentari, con il vecchio statuto avrebbe dovuto abbandonare la presidenza della banca. Invece, grazie a questa modifica che il Ministro ha accolto, non è più stato necessario. Mi chiedo se sia questa la politica di vigilanza del Ministro Tremonti sulle fondazioni bancarie!

PRESIDENTE. Colleghi, l'ultimo intervento è quello del senatore Lannutti, che rappresenta un gruppo politico. È da solo?

MAURIZIO TURCO. Chi è ancora iscritto secondo il suo elenco, signor presidente?

PRESIDENTE. Solo il senatore Lannutti.

MAURIZIO TURCO. Prima mi sono iscritto anche io.

PRESIDENTE. Abbiamo deciso di dare la parola solo ai rappresentanti dei gruppi parlamentari.

MAURIZIO TURCO. Ha detto che si poteva parlare anche in dissenso dal gruppo.

PRESIDENTE. Ho detto che dopo la replica avremmo dato spazio agli altri interventi.

ELIO LANNUTTI. Signor presidente, la ringrazio, ma non ruberò molto tempo. Quanto alla sua ironia, credevo che si fosse informato, ma non lo ha fatto. Quindi, la ringrazio per avermi dato la parola.
Il signor Ministro ci ha descritto un quadro quasi idilliaco, in cui il sistema bancario è stabile; il Monte dei Paschi di Siena è una banca non insolvente e la Banca d'Italia ha svolto un'intensa attività di vigilanza. Forse l'avrà concordato ieri con l'ex governatore della Banca d'Italia all'epoca dei fatti, Draghi. Non voglio ricordare, infatti, quando lei, signor Ministro, affermò che la situazione dell'MPS non era una novità, né un fulmine a ciel sereno, perché si conoscevano già le sue problematiche. Poi, ha corretto il tiro.
Tuttavia, se le cose stessero in questo modo - banca non insolvente e nessuna crisi sistemica - non si capisce come mai si sia potuto realizzare uno dei buchi più gravi nella storia della Repubblica: 15,4 miliardi di euro di distruzione di valore. In più, ci sono titoli tossici o semitossici (6,8 miliardi) nel portafoglio titoli del Monte dei Paschi di Siena, che non sono neanche accettati a garanzia dalla Banca centrale europea, che è diventata quasi un hedge fund perché accetta tutto.
Allora, mi permetta di dire che abbiamo assistito a un gioco allo scaricabarile sulla pelle dei risparmiatori, dei piccoli azionisti e dei lavoratori, a cominciare da Viola, che ha impiegato 12 mesi solo per aprire una cassaforte che non doveva aprire. In genere, non sono d'accordo con l'ex Ministro Tremonti: mi scuserà, se non siamo mai stati d'accordo. Tuttavia, questa volta sono perfettamente d'accordo con le sue affermazioni. Non prenderò, quindi, molto tempo, se non per fare alcune considerazioni.
Qualcuno ha raccontato favole alla stampa. Si tratta di fatti penalmente rilevanti. Voglio ricordare che non c'è solo la procura di Siena. C'è, infatti, anche l'omessa vigilanza. La Consob non ha guardato i bilanci perché il suo ex presidente era impegnato a garantire le consulenze al figlio, anche presso il Monte dei Paschi di Siena. Parlo di Cardia.
Insomma, si ipotizzano ipotesi delittuose, come la truffa. Infatti, stanno indagando anche per truffa (articolo 640 del


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Codice penale), falso (articolo 476), manipolazione dei mercati (articolo 185), false comunicazioni sociali e quant'altro.
Non vorrei annoiarvi, ma questa situazione fa parte di un sistema che ha consentito un buco di 15,4 miliardi di euro. Se lei vuole, le do la ricostruzione. Oggi tutti scoprono i derivati. Io li ho combattuti da una vita, tramite l'Adusbef, la mia associazione. Ricordo che abbiamo denunciato Profumo, un signore che è diventato presidente del Monte dei Paschi per meriti ricevuti, perché, tra l'altro, è indagato per frode fiscale ai danni dello Stato. Questa è l'onorabilità bancaria.
Tornando ai derivati, con Deutsche Bank e Nomura, erano stati correttamente analizzati e segnalati a Draghi e alla signora Tarantola. Ne ha parlato l'onorevole Barbato. La favola dei documenti segreti trovati nella cassaforte di MPS da Profumo non regge più. Infatti, i documenti erano conservati nella cassaforte di via Nazionale, a cui Draghi e la Tarantola avevano accesso. Anche il Governatore attuale, che fa finta di nulla e dice che non sapeva nulla, entra nel vortice con le sue incaute dichiarazioni. Dice che hanno nascosto i documenti, ma non è vero perché erano stati trasmessi al direttorio della Banca d'Italia in data 9 novembre 2010. Draghi viene, poi, inchiodato dagli stessi stress test, che furono condotti nel luglio 2011. Come poteva MPS superare quegli stress test europei se ancora non erano state prese misure di vigilanza indicate come imperative?
Ringrazio molto anche lei, signor Ministro, perché è venuto e ci ha messo la faccia. Non lo faccio per propaganda, visto che neanche io mi sono voluto ricandidare, ma per una questione di correttezza e di giustizia, per chi ha fatto i capelli bianchi per difendere i diritti e non può essere preso in giro da coloro che tendono a mistificare la realtà e a raccontare favole al Paese e al Parlamento.

CARLO CICCIOLI. Intervengo sull'ordine dei lavori. È stato costituito un gruppo parlamentare al Senato, regolarmente, con dieci componenti, di cui è capogruppo la collega Gallone, e sono presenti alla Camera 19 parlamentari, tra cui chi vi parla, in dissenso dal PdL.
Chiedo, dunque, la parola.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccioli, non le posso dare la parola perché, con lo stesso principio, altri la chiederebbero. Gliela darò senz'altro dopo l'intervento del Ministro. Se vuole avere la pazienza, può ascoltare e poi daremo corso al suo intervento.
Do la parola al Ministro Grilli per la replica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA VI COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI SERGIO ANTONIO D'ANTONI

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Grazie, onorevoli deputati e onorevoli senatori, per i vostri interventi. La discussione è stata molto articolata e spero di poter rispondere alle domande rivoltemi. Non tutte erano domande, ma penso sia stato opportuno in ogni caso avere un dibattito franco e chiaro in questo ambito.
Cercherò di rispondere, più che per persona, per argomenti e poi riguarderò le carte, per vedere se mi sono dimenticato alcuni pezzi.
Affronto per primo l'argomento della differenza tra i nuovi e i vecchi strumenti finanziari, che riguarda anche un potenziale diverso approccio sistemico ed europeo, prima e dopo.
Innanzitutto entrambi gli strumenti, i nuovi e i vecchi, rientrano all'interno di una cornice chiara europea. Non c'è nulla di specificamente italiano nei vecchi strumenti e nei nuovi. Entrambi sono stati disegnati dalla Commissione europea.
I nostri strumenti, quelli che sono oggetto della discussione di oggi, sono stati proposti e approvati dal Parlamento italiano sulla base di indicazioni precise del Consiglio europeo e della Commissione europea.


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L'ambito nel quale tali strumenti sono stati disegnati è differente. Quelli iniziali - i vecchi strumenti - partiti come disegno nel 2008, cioè nel mezzo della crisi finanziaria gravissima, erano strumenti correttivi.
Tante banche in Europa - come ho cercato di spiegare prima, non in Italia - erano in gravissime condizioni finanziarie. Molte di esse non erano solventi, erano fallite, sostanzialmente. Questi strumenti - non erano i soli; come sappiamo, alcuni Paesi hanno nazionalizzato e altri hanno effettuato prestiti di questo tipo - erano disegnati come strumenti correttivi per ridare alle banche capitale e liquidità per ripartire con la loro attività di credito.
In quell'ottica deve essere interpretato quanto giustamente ricordato dall'onorevole Alfano e dall'onorevole Tremonti. Allora con quegli strumenti c'era anche un richiamo ad alcuni impegni a fornire credito all'economia. Che poi il risultato ci sia stato o non ci sia stato è un altro argomento, ma il concetto era quello.
Alcune banche non riuscivano più a essere istituti di credito perché erano fallite e illiquide: si fornivano loro risorse all'interno di un quadro preciso, compatibile con la legislazione degli aiuti di Stato, per far riprendere loro il cammino di istituti di credito.
Oggi la situazione è un'altra. Oggi questo intervento, sempre europeo, deriva da un approccio preventivo, non correttivo. In che senso preventivo? Alla luce della crisi del 2008-2009-2010, con lo spostamento della crisi del settore privato al settore del debito sovrano, si è visto come gli istituti di credito fossero soggetti a fragilità non solo per i titoli tossici privati, di cui sappiamo, ma anche nel caso di crisi dei debiti sovrani, per i grandi portafogli che la maggior parte delle banche commerciali ha in titoli di Stato.
Nell'ottica di prevenire future crisi di una singola istituzione e implicazioni sistemiche, nel caso di crisi di una singola istituzione importante sul resto del sistema, si è stabilito, per prevenire in maniera temporanea e urgente tali rischi, di innalzare i criteri prudenziali sui capital ratio. L'intento era di creare un buffer aggiuntivo preventivo per un eventuale acuirsi della crisi sui debiti sovrani.
Lo strumento è stato disegnato in questo modo e risponde a un'ottica non correttiva, ma preventiva. Preciserò poi dove sta la complicazione nell'analizzarlo per Monte dei Paschi di Siena, ma lo strumento considerava quali delle grandi banche sistemiche, le 71 che l'EBA ha analizzato, già ieri, nel 2011, non presentavano buffer sufficienti di capitale per essere in maniera preventiva sicure di non trovarsi in difficoltà, nel caso in cui la crisi da debito sovrano fosse continuata e, anzi, si fosse inasprita.
Questo tipo di strumenti non era concepito per salvare banche insolventi, ma per fare in modo che le banche che non avessero avuto accesso ai mercati finanziari potessero averlo. Purtroppo, la crisi dei debiti sovrani ha creato una differenza tra banche e banche. Alcune banche, nei sistemi più forti, pur essendo sotto i livelli di capitalizzazione di questo extra buffer, potevano capitalizzarsi sul mercato. Altre banche, nei sistemi più deboli, invece, non potevano avere quell'accesso sul mercato che nei sistemi più forti era possibile.
È stato, dunque, previsto un ulteriore strumento, non di salvataggio, non atto a consentire una ripresa dell'attività di credito dell'istituzione, ma a prevenire il corto circuito della banca e del sistema nel caso di un ulteriore aggravamento della crisi dei debiti sovrani.
Questi strumenti sono stati disegnati, dunque, in maniera diversa, ma con gli stessi princìpi sottostanti. Innanzitutto non c'era più l'ottica di concedere i soldi per ricominciare l'attività di credito, ma per tenerli come buffer aggiuntivo nel caso di una crisi che si andava deteriorando.
Per quanto riguarda le condizioni economiche, a mio parere la parte della restituzione è assolutamente identica. In entrambi i casi non c'è una data finale per la restituzione del prestito. In entrambi i casi, però, a mano a mano che non si restituisce il prestito, le condizioni sia di


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pagamento degli interessi, sia di restituzione del prestito diventano sempre più gravose.
In entrambi i casi si verifica quello che si chiama lo step-up dal punto di vista dei tassi di interesse, che prima erano dell'8 per cento e ora partono dal 9 e crescono nel tempo, in questo caso fino ad arrivare al 15 per cento. Nel caso di restituzione, se essa viene effettuata nei primi tre anni, si restituisce esattamente il 100 per cento, ma, a mano a mano che si ritarda la restituzione, comincia ad aumentare il debito che si deve restituire.
In entrambi i casi è prevista, dunque, una fortissima penalizzazione se non si restituisce prima piuttosto che dopo. Tuttavia, i fattori di restituzione e l'intervento nel capitale per la mancata restituzione sono analoghi. Ciò che è diverso è nel flusso.
Nel flusso precedentemente l'ottica era quella di far partecipare lo Stato, in quel momento di grande crisi, di pari passo con gli altri creditori privati. L'ottica di allora, che oggi è cambiata, era che, se la banca non poteva pagare i dividendi ai privati, non li poteva pagare neanche allo Stato che aveva concesso il prestito, perché si andava di pari passo. Era un momento in cui effettivamente vigeva l'ottica - che ho citato - di far ricominciare l'attività bancaria.
Oggi l'ottica indica chiaramente che lo Stato, il contribuente, è una realtà diversa dall'azionista e che, quindi, anche qualora la banca non possa pagare il dividendo ai soci privati, al contribuente e all'Erario dello Stato essa deve comunque pagare, se non in denaro, in azioni.
Anche questo meccanismo, con lo step-up, ha in sé il fatto che, a mano a mano che la banca non riesce ad avere un flusso di reddito sufficiente e ritarda, con i flussi di azioni pagate al posto degli interessi in moneta il progressivo spostamento della proprietà tra privato e pubblico avviene inevitabilmente.
Questa è la differenza tra i due strumenti. Mi sembra importante, però, tenere a mente che sono stati entrambi attuati nell'ambito della procedura europea e che erano entrambi potenzialmente utilizzabili da tutte le istituzioni, che avessero però le condizioni descritte.
Le condizioni nel mercato all'epoca erano più ampie, mentre oggi, con l'analisi dell'EBA delle citate 71 istituzioni, si è capito esattamente quali fossero le banche in difficoltà. In Italia ce n'era una sola. Se nell'analisi dell'EBA - per fortuna non è avvenuto - ce ne fosse stata più di una, la norma non sarebbe stata destinata soltanto a Monte dei Paschi, ma anche ad altre istituzioni. Come ripeto, per fortuna questo non è stato il caso.
Passo alla questione della due diligence, che è stata richiamata da più intervenuti. Essi domandavano se lo Stato, su indicazione del framework europeo, interviene e se ha effettuato la due diligence adeguata per essere sicuro che le condizioni per effettuare l'intervento siano soddisfatte.
Assolutamente sì, ma nel sistema chi è l'advisor del contribuente italiano, dello Stato italiano? È la Banca d'Italia, tant'è vero che nell'impianto europeo, come è riportato nella legge, l'intervento dello Stato è condizionato al parere di certificazione o, in altre parole, di due diligence della Banca d'Italia da me ricordato.
Era esattamente quello il proposito della cosiddetta due diligence, ossia quello di confermare, come ho anticipato - e la Banca d'Italia l'ha fatto col parere che ha reso il 26 gennaio - l'adeguatezza del piano di ristrutturazione, l'adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica, il profilo di rischio di Monte dei Paschi, la compatibilità dei nuovi strumenti del patrimonio e di vigilanza e l'ammontare dei nuovi strumenti al fine del raggiungimento del 9 per cento.
La risposta, dunque, è assolutamente sì: per legge è prevista una due diligence. D'altra parte, il Ministero dell'economia e delle finanze non avrebbe gli strumenti incisivi per agire e, quindi, il rapporto svolto da Banca d'Italia è esattamente quello. Banca d'Italia ha verificato effettivamente che dal punto di vista patrimoniale e della credibilità del piano di ristrutturazione


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Monte dei Paschi avesse le condizioni necessarie per richiedere questo intervento.
Qual è, secondo me, come ho cercato di spiegare all'inizio, il problema nel tenere distinti i due aspetti? Come ho accennato, questo è un intervento preventivo, su banche solide, che non sono in crisi, per aggiungere un buffer ulteriore di sicurezza.
Svolgo un'ulteriore nota che non ho citato prima, ma che ho accennato durante la mia relazione. Il buffer, ossia il 9 per cento, è stato calcolato guardando al rischio sovrano basato sui portafogli nel settembre 2011, quando la crisi del mercato sovrano era particolarmente intensa, diversa da quella che è oggi.
Se noi guardiamo oggi Monte dei Paschi e le altre banche italiane, come ho affermato all'inizio, vediamo che, in questo momento, la condizione dei nostri istituti di credito è migliorata. Il motivo è che la parte grossa del rischio dei nostri istituti di credito era dovuta all'esplosione degli spread e, quindi, al rischio del debito sovrano che avevano in portafoglio.

RENATO BRUNETTA. Nel 2011 non era al massimo. Il massimo si raggiunge a dicembre.

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Parliamo di 20-30 punti. Rispetto a oggi parlavamo di più di 500, mentre oggi siamo alla metà degli spread.

RENATO BRUNETTA. Oggi siamo ai livelli di agosto.

PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, non sia incontinente.

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Il benchmark è il settembre 2011, quando c'era una situazione molto severa della crisi degli spread. Ora questa crisi, per fortuna, è rientrata e, quindi, questa è la parte stabilizzante di tutto il sistema e anche di Monte dei Paschi.
La complicazione del Monte dei Paschi è dovuta al fatto che, quando questo tipo di intervento è partito, secondo la legge disegnata e da voi approvata, non era teso a un salvataggio di Monte dei Paschi che avesse a che vedere con le operazioni ora sotto la lente di tutti e della magistratura. Era ed è un'operazione di rafforzamento di questo buffer...

RENATO BRUNETTA. Il rischio sistemico...

PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, la prego.

RENATO BRUNETTA. Stiamo ragionando, presidente.

PRESIDENTE. Non può interloquire. Sta parlando il Ministro. Lei interverrà in seguito.

RENATO BRUNETTA. Era una precisazione al Ministro.

ROBERTO GIACHETTI. Ancora!

RENATO BRUNETTA. Sì!

ROBERTO GIACHETTI. Parli dopo la replica del Ministro!

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. La parte importante, però, che figura nella relazione della Banca d'Italia che lascerò agli atti, è quella in cui si afferma come l'analisi condotta e i fatti emersi nell'attività di vigilanza e ispezione della Banca d'Italia su queste operazioni, pur avendo evidenziato - rispetto a ciò che si riteneva prima dell'evidenza di tali operazioni - potenziali perdite patrimoniali di circa 500 milioni, non inficiano l'analisi di solidità della banca.
Questa è la conclusione. Gli strumenti non erano disegnati per salvare la banca e per rimediare a «buchi» generati da operazioni come quelle che sono venute alla luce ora, ma l'analisi di Banca d'Italia tiene conto anche della suddetta considerazione. Pur tenendo conto dei potenziali


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ammanchi patrimoniali derivanti da quell'operazione, l'analisi patrimoniale di Monte dei Paschi di Siena risulta un'analisi positiva. La logica iniziale di contribuire ad aumentare il buffer preventivo, pertanto, rimane, e ciò mi sembra importante.
Tutto questo nulla toglie al problema dell'illecito. Secondo me, quando si tratta di attività potenzialmente sanzionabili ai sensi del Codice penale, non conta più neanche la quantità, ma il fatto. Che ci sia un ammanco di 2 milioni di euro, di 500 o di 1.000 - se esso è dovuto ad attività illecite e penalmente scorrette - non conta la quantità, ma il fatto che gli amministratori non dovrebbero commettere illeciti.
Se questi ci sono o ci sono stati, è compito della magistratura accertarlo. Ciò che dalle analisi della Banca d'Italia risulta è che l'attività ispettiva, avviata nel 2010-2011, continuata nel 2012 e ancora oggi in atto, è in grado di riferirci tutto ciò che è venuto alla luce. Banca d'Italia ritiene di avere svolto un'analisi completa di ciò che poteva ancora essere problematico all'interno del Monte dei Paschi, prendendo in considerazione tutto. Ciò nonostante, rimane il giudizio positivo su Monte dei Paschi e il fatto che Monte dei Paschi rispetti le condizioni necessarie per richiedere questo tipo di intervento.
Quanto al commissariamento, penso che occorra seguire il tipo di ragionamento che ho cercato di svolgere. Il commissariamento non viene deciso dal Governo e dal Ministero dell'economia, in ragione della giusta autonomia dell'Autorità vigilante, ma viene proposto e poi assentito dal Ministero. Si ha la necessità di un commissariamento in caso di grave condizione finanziaria e di sostenibilità della banca.
In questo caso, quella svolta dall'istituto di vigilanza è un'analisi positiva e, quindi, di per sé, le condizioni finanziarie della banca non richiedono un commissariamento. Stiamo parlando di rendere ancora più solida una banca che, secondo le analisi, è solida, aumentando i coefficienti patrimoniali al 9 per cento. Non siamo, quindi, in una situazione che richiede un commissariamento. È chiaro, però, che siamo in una condizione di esigenza di monitoraggio, perché il finanziamento e la sottoscrizione dei nuovi strumenti finanziari, come ho detto, è condizionata a diverse azioni e restrizioni a cui il Monte dei Paschi è soggetto e ciò richiede un costante monitoraggio per verificare che queste azioni vengano effettuate.
Sul problema del rapporto tra fondazioni e banche partecipate, la mia valutazione è che si può fare meglio. Secondo la mia interpretazione della legge Ciampi, questa aveva la finalità di incentivare un percorso delle fondazioni verso la diversificazione del proprio portafoglio, su una strada lungo la quale la diversificazione fosse completa, facendo quindi in modo che non ci fosse più un'identificazione tra la fondazione e la banca di cui storicamente la fondazione era partecipe. Insomma, occorreva una diversificazione completa del portafoglio che fosse effettivamente un modo per finanziare l'attività sul territorio in cui la fondazione opera.
Più volte mi sono espresso in maniera positiva sul ruolo delle fondazioni, ma non di tutte. In generale, molte fondazioni hanno fatto questo percorso di diversificazione del proprio portafoglio e, quindi, di diversificazione del rischio, che è la garanzia, nel lungo periodo, di poter continuare ad avere ricavi per poter finanziare attività sul territorio.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA VI COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIANFRANCO CONTE

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Tuttavia, la diversificazione del rischio è, per definizione, rischiosa. Non tutte le fondazioni hanno finito questo percorso. In particolare, alcune sono molto in ritardo. Anche pubblicamente ho sostenuto che una delle fondazioni in ritardo nell'ambito di questo processo di diversificazione è la Fondazione Monte dei Paschi di Siena.


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Oggi, purtroppo - ma c'è anche chi non la pensa come me - la legge non dà al Ministero dell'economia dei poteri di indirizzo, ovvero una leva per forzare questo processo di completa diversificazione. Il prossimo Parlamento e il prossimo Governo potranno ragionare su questo. C'è bisogno di un'azione più efficace e profonda, se si ritiene che la cosa giusta da fare sia ubbidire a quello spirito della legge Ciampi che io intendo, ovvero portare a una diversificazione del portafoglio delle fondazioni. Occorre valutare se si debbano introdurre, anche dal punto di vista normativo, degli strumenti che incentivino maggiormente questo processo di diversificazione.
Sulla problematica derivati, penso abbiano ragione coloro che hanno ricordato che quello dei derivati è un mercato internazionale. La crisi della fine del 2008 e del 2009 ha messo in luce la pericolosità, non solo potenziale, ma reale, della crescita esponenziale dei prodotti derivati. Molte delle discussioni fatte in sede di G20 hanno cercato di dare un ordine mondiale a questo settore. Credo, però, ci sia ancora del lavoro da fare perché pur essendoci a livello internazionale un accordo su molte regole, queste - a livello di decisioni governative - non sempre hanno trovato un'applicazione efficace nei singoli sistemi.
In questa sede non ho elementi di dettaglio sulle nostre banche, né so quale sia il loro portafoglio di derivati. Ovviamente, posso portarlo a vostra conoscenza in seguito, dal momento che, come ho fatto oggi sulla questione della vigilanza, dovrò chiedere alla Banca d'Italia queste informazioni, che come Ministero non abbiamo direttamente.
In senso generale, posso dirvi - come oggi confermato nella discussione che abbiamo avuto in seno al Comitato di salvaguardia della stabilità finanziaria - che le attuali condizioni del mercato del credito e delle istituzioni bancarie in Italia sono rassicuranti. Non ho, quindi, elementi che mi indichino particolari segnali di allarme nel sistema delle nostre banche.
Riguardo alla normativa sullo scudo fiscale, l'onorevole Tremonti ha già dato la risposta che avrei dato anch'io. La normativa sullo scudo vale soltanto per ciò che riguarda il fisco; tutto ciò che riguarda qualsiasi altra attività illecita non ha uno scudo. Questo strumento è stato disegnato per avere completa trasparenza. Penso che questo sia importante per la corrente e futura attività della magistratura.
Passando all'ultima domanda, non mi risulta che gli strumenti che sono emersi con vari nomi strani - Alexandria, Santorini e così via - siano connessi con l'operazione di acquisto di Antonveneta. Anche dall'analisi che ho lasciato agli atti, emerge che sono sicuramente delle operazioni problematiche, ma non mi risulta che siano connesse con il finanziamento di Antonveneta. Questa, però, non può essere una risposta definitiva, perché al momento non ho questa indicazione, come vedrete dal documento che ho lasciato agli atti.

MAURIZIO TURCO. Una valutazione politica sull'accaduto in genere non è una novità. Ci troviamo ancora di fronte a fatti che afferiscono alla politica dei partiti e del finanziamento pubblico, che riguardano le fondazioni bancarie, ENI, Finmeccanica, le Poste e le varie partecipate pubbliche, al punto che non sono state abrogate le province con 300.000 abitanti anche perché questo avrebbe comportato, da parte degli eletti di quelle province, la perdita di 50 posti nelle fondazioni bancarie.
Detto questo, vorrei ringraziare il Ministro pro tempore Tremonti perché mi dà l'opportunità di fare un intervento che non appaia eccentrico. Infatti, il Ministro pro tempore Tremonti ha evidenziato che quello che hanno comprato con quei soldi dovrebbe far riflettere. Ebbene, a me fa riflettere anche e di più chi è riuscito ad avere una plusvalenza di 4 miliardi di euro in 60 giorni.
Chi ha avuto questa plusvalenza in 60 giorni, a nome e per conto del Banco Santander Italia, è un signore che dal 2004 al 2007 - in tale periodo è infatti avvenuta la vendita - era membro del consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, istituzione finanziaria controllata


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dal Ministero dell'economia. Parlo di Ettore Gotti Tedeschi, che non solo è stato membro della Cassa depositi e prestiti nel periodo citato, ma dal 2009 è nuovamente membro del consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti e, nel frattempo, sempre dal 2009, è riuscito a diventare presidente dello IOR, l'istituzione finanziaria vaticana, e a farsi sequestrare, per sospetto riciclaggio, 23 milioni di euro.
Oggi, costui continua a essere non solo presidente e membro del consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, ma è anche, in rappresentanza della Cassa depositi e prestiti, presidente del fondo di gestione F2I. Tra i principali investitori del fondo vi è la Banca infrastrutture, innovazione e sviluppo del Gruppo Sanpaolo, dove lo stesso Ettore Gotti Tedeschi siede, per via del patto di sindacato, nel consiglio di amministrazione e nel comitato esecutivo.
Altri investitori del fondo sono: la Cassa depositi e prestiti, che è controllata non solo dal Ministero dell'economia, ma anche dalle fondazioni bancarie, tra le quali il Monte dei Paschi di Siena; la Merrill Lynch, del gruppo Bank of America; l'UniCredit e tutte le maggiori fondazioni bancarie, come Cariplo, Cassa di risparmio di Torino, di Cuneo, di Lucca, di Padova e Rovigo e di Forlì, che controllavano le maggiori banche italiane; le casse di previdenza degli ingegneri e dei geometri. Nel frattempo, Finmeccanica ha un'esposizione nei confronti di Banco Santander, rappresentato in Italia dal signor Ettore Gotti Tedeschi, di mezzo miliardo di euro.
La questione è la seguente: chi doveva vigilare nel momento in cui un membro del consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, controllata dal Ministero e dalle fondazioni, vendeva una di queste fondazioni (Antonveneta) con un guadagno netto di 4 miliardi nel giro di 60 giorni?
Signor Ministro - allora non era lei il Ministro dell'economia - a mio avviso si tratta di una questione di Ministero, che va al di là dei ministri pro tempore, compreso il Ministro Tremonti, e che richiederebbe alcune risposte. Dunque, signor Ministro, lei mi comprende se le dico che ritengo stravagante che un membro del consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti e presidente del sopra richiamato fondo patrimoniale sia stato nel contempo il presidente di una finanziaria di uno Stato straniero che ancora non stava nemmeno tentando di mettersi a norma con le leggi antiriciclaggio. Eppure né il Ministero né la Banca d'Italia si sono accorte di tutto questo.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Ciccioli sull'ordine dei lavori, vorrei ricordare ai colleghi della Commissione finanze della Camera dei deputati che dopo l'audizione del Ministro proseguiremo i lavori con l'esame del provvedimento all'ordine del giorno.
Onorevole Brunetta, avevamo concordato con il Ministro che avremmo finito prima delle 18,30.

RENATO BRUNETTA. Ci consenta di sforare di qualche minuto.

PRESIDENTE. Come ho già detto siamo impegnati anche dopo.

RENATO BRUNETTA. Tutti siamo impegnati anche dopo.

PRESIDENTE. Ma noi lo siamo per un'attività di Commissione. Lei, magari, lo è per la campagna elettorale. Prego, onorevole Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Signor Ministro, la ringrazio perché è rimasto anche dopo aver replicato alle domande e di questo le sono grato. Sono tuttavia profondamente insoddisfatto perché la sua relazione mi è sembrata molto elusiva.
Lei ha affermato - ho annotato le parole precise - che il Ministero fa solo «controlli di tipo cartaceo» e non dal punto di vista politico. Il collega Casini ha parlato di relazione esemplare. A me che sono medico è sembrata piuttosto una sorta di autopsia sulle vicende della banca:


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vi è entrato dentro con distacco rispetto a quello che è accaduto. Noi, invece, ci troviamo di fronte a una serie di vicende che hanno una caratura assolutamente politica nel tempo: l'acquisizione di Banca 121; la scalata tentata e non riuscita alla Banca popolare di Spoleto, che era l'unico elemento bancario anomalo nell'area umbro-toscana; la presenza nel consiglio d'amministrazione di persone che pur non essendo direttamente «targate», hanno legami con la politica, come il vicepresidente - fino a qualche giorno fa - della banca, che era anche presidente delle cooperative della Toscana.
Insomma, è una vicenda che si muove in un perimetro ben delimitato. Anche dal punto di vista giudiziario, mi sembra di capire - almeno dalle notizie riportate - che la magistratura, che pure ha sicuramente altri compiti rispetto a quelli di tipo ispettivo-valutativo che fanno capo al Ministero e a Bankitalia, ipotizza che vi sia stata una truffa, quando invece abbiamo un chiaro quadro di corruzione sulla base di una protezione politica. Non si acquistano e si vendono banche di quelle proporzioni se non c'è una copertura di tipo politico.
Vado alla conclusione perché non voglio assolutamente scadere in polemiche che possono nascere da valutazioni legate alla competizione elettorale. Credo che in questa vicenda occorra innanzitutto proteggere il sistema bancario italiano, i dipendenti e i risparmiatori. Qual è la strategia del Governo? Nel momento in cui, ad esempio, il Governo autorizza i prestiti, prende decisioni politiche precise. Non si tratta di decisioni neutre o solo tecniche.
Qual è la strategia per evitare che ci sia una contaminazione del sistema bancario che lo faccia entrare in crisi, al di là delle dichiarazioni di buona salute che sono state ripetutamente fatte nel corso della sua relazione?

PRESIDENTE. Abbiamo dunque terminato gli interventi da parte dei gruppi. Poiché, però, mi era stato chiesto già la settimana scorsa dall'onorevole Brunetta di poter fare un intervento e poiché anche il senatore Grillo intende intervenire, consento solo queste due ultime deroghe.
Ha chiesto la parola l'onorevole Barbato sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor presidente, faccio seguito alla mia richiesta al Presidente della Camera che ha determinato lo svolgimento dell'audizione odierna sulle tematiche relative alla situazione del gruppo Monte dei Paschi di Siena.
Poiché nel corso dell'audizione sono emerse - lo ha affermato testualmente anche il Ministro - risposte e elementi di informazione non definitivi, insomma delle zone d'ombra, così come si è vista molta opacità durante gli interventi dei colleghi (dal senatore Lannutti agli altri) e poiché, tra l'altro, mi sono permesso di chiedere al Ministro di adottare atti straordinari e urgenti - un decreto-legge, per intenderci - per intervenire immediatamente in ordine all'erogazione dei 3,9 miliardi di euro, subordinandola alla nomina di un commissario straordinario e di un comitato di sorveglianza e alla riduzione della percentuale del controllo delle fondazioni e alla selezione dei membri delle fondazioni medesime con bandi pubblici, le chiedo di programmare anche le audizioni del professor Draghi, che firmò le acquisizioni, dell'attuale governatore di Bankitalia Visco e della Consob, affinché il Parlamento possa procedere con la dovuta responsabilità.
Se vuole anche acquisire i pareri degli altri gruppi...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, poiché sono rimasto l'ultimo giapponese nella foresta filippina, naturalmente mi farò interprete della sua richiesta e ne informerò il Presidente della Camera. Lei sa che queste audizioni non si fanno ad horas. Bisognerà verificare la disponibilità della Banca d'Italia, a cui chiederemo, naturalmente, se intende intervenire.
Devo anche dire, però, che sarei d'accordo solo nel caso in cui la Banca d'Italia intendesse intervenire nel giro di uno o due giorni, e non, invece, se dobbiamo


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trascinarci stancamente fino alla fine della campagna elettorale. Quindi, prendo atto della sua richiesta e attiveremo gli uffici.
Peraltro, voglio ricordare all'onorevole Barbato che è necessario anche il consenso di tutti i rappresentanti in Commissione dei gruppi, nel qual caso trasmetterò al Presidente Fini la sua richiesta, dopodiché vedremo se i presidenti dei gruppi parlamentari - considerando che le Camere sono sciolte - riterranno necessaria un'audizione della Banca d'Italia.
Escluderei che si possa ottenere l'audizione del presidente della BCE, anche per una questione di tempistica. Comunque, cercheremo di fare quanto è nelle nostre possibilità.
A questo punto, anche per una questione di ospitalità, darei la parola al senatore Grillo.

LUIGI GRILLO. Vorrei fare tre brevissime osservazioni, dopo aver ringraziato il Ministro Grilli.
Sulla questione della vigilanza di Banca d'Italia, segnalo un documento, perché vorrei che rimanesse agli atti un fatto molto chiaro. L'ex Ministro Tremonti ha un primato in Europa. È colui che più di ogni altro è riuscito, in dieci anni, a polemizzare con la Banca centrale del suo Paese. Lo ha fatto con coerenza, per circa dieci anni.
Il dato che segnalo, affinché non si faccia filosofia quando si parla di vigilanza della Banca d'Italia, è contenuto in un documento Mediobanca, pubblicato da Il Sole 24 Ore, relativo a quanto denaro hanno effettivamente tirato fuori - dal 2008, anno di inizio della crisi - i Governi dei diversi Paesi per sostenere i rispettivi sistemi bancari. Il Governo degli Stati Uniti d'America ha sborsato 2.330 miliardi; il Governo inglese, 1.148 miliardi; il Governo tedesco, 418; quello italiano 2 miliardi, già rimborsati, il Tremonti bond della Banca Popolare.
Sulla trincea della più grave crisi degli ultimi 100 anni, la vigilanza della Banca d'Italia si è mostrata la migliore al mondo. Il resto sono interpretazioni di parte.
Inoltre, signor Ministro, sulla questione dei derivati, ho sentito varie cose da parte sua. Tuttavia, ci dovrebbe dire se è d'accordo sulla proposta che Mario Draghi fece al Financial Stability Board, quando affermò che occorre prendere un provvedimento europeo, dal momento che fare una legge italiana per derivati che scorrazzano in giro per il mondo sarebbe risultata una cosa sciocca che solo persone non attrezzate possono proporre. Lei è d'accordo su tale proposta?
In terzo luogo, sui rapporti con le fondazioni bancarie, mi dovete consentire di precisare un piccolo particolare. Nel 1988, quando si pensò alla legge di scorporo, non si crearono le fondazioni bancarie. Infatti, nel 1990, si chiamavano «enti». Le fondazioni bancarie sono nate dopo. All'epoca, volevamo patrimonializzare le banche perché in Italia c'erano 3.500 banche, tutte pubbliche, gracili e sottocapitalizzate. Siccome in Europa venne decisa la libertà di movimento di persone e cose, si temeva la colonizzazione del sistema bancario. Fu un successo perché, dopo quella legge, la Banca d'Italia di Fazio e Draghi riuscì a ridurre le banche a meno di mille, per cui, oggi, le nostre banche sono solide, patrimonializzate, efficienti e funzionali, tanto da poter affermare che in Italia abbiamo il sistema bancario più forte d'Europa. Nessun economista saggio e documentato è in grado di contestare questa affermazione.
C'è, però, un piccolo particolare. Non me ne voglia, signor Ministro, ma nella sua replica, diversamente che nella sua relazione, ha detto cose che non condivido, quindi vorrei un chiarimento.
In rapporto alle fondazioni bancarie, la legge Ciampi non parla di diversificazione del patrimonio, bensì di tutela del patrimonio avuto in eredità dalle popolazioni che avevano costituito 300 anni fa il Monte dei pegni. La legge dice che bisogna tutelare il patrimonio delle fondazioni. È ovvio, poi, che per tutelarlo occorre diversificarlo. Tuttavia, non capisco perché abbia accettato quell'errore che fece il Ministro Visco - all'epoca del Governo Prodi - ratificando lo statuto illegittimo del


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Monte dei Paschi. Infatti, lo statuto del Monte dei Paschi è fuorilegge dal giorno in cui è stato approvato dall'assemblea del Monte dei Paschi e ratificato dal Governo.
Perché lei - dico lei perché il suo predecessore si è distratto e non si è accorto di questo - non ha contestato che il Monte dei Paschi continuava a essere governato da un comune - quello di Siena - di 30.000 abitanti, guidando uno dei più grandi gruppi mondiali, presente in tutti i Paesi d'Europa? Questo è il punto di debolezza che il Ministero dell'economia ha trascurato.
Inoltre, se ci dice un'altra cosa, scommetto che un punto di verità possa emergere. Sarei molto interessato a conoscere quale era l'opinione del direttore generale della divisione preposta al controllo sulla vigilanza delle fondazioni bancarie, quando il Ministro Visco ratificò quel provvedimento. Mi interessa sapere se gli uffici del Ministero del Tesoro fossero in sintonia con il Ministro di allora.

FABRIZIO CICCHITTO. Vorrei soltanto dire che, nei termini e nei tempi rappresentati dal presidente, siamo favorevoli a un'audizione della Banca d'Italia. Infatti, gli elementi emersi mettono in evidenza che ci sono delle questioni da approfondire.

RENATO BRUNETTA. Professor Grilli, all'inizio di questa audizione, lei ci ha ricordato che la base giuridica dei cosiddetti «Monti bond» è il Consiglio europeo del 26 ottobre 2011, tra l'altro, molto importante per l'Italia, in cui fu approvata anche una lettera di intenti del Governo precedente sulle cose da fare.
In quel Consiglio europeo si è convenuto sulla necessità di potenziare il capitale delle banche dell'Eurozona, anche in conseguenza dei requisiti EBA rispetto alla crisi dei debiti sovrani, al fine di ridurre - questo è il punto - il rischio sistemico delle banche per effetto della crisi finanziaria.
Sono andato a riguardare i sacri testi di economia per capire cos'è il rischio sistemico. Lo ricordo agli amici, non certamente a lei, professor Grilli. Il rischio sistemico è quello che investe un intero settore - in questo caso, quello bancario - che, proprio per questo motivo, vale a dire il coinvolgimento dell'intero sistema finanziario dell'Eurozona, può compromettere la crescita economica dell'Unione europea, nonché il regolare funzionamento del mercato unico europeo. Allora, il Consiglio europeo, visti i requisiti EBA e la crisi dei debiti sovrani, ha mirato a rafforzare le potenzialità di capitalizzazione delle banche al fine di evitare il collasso, cioè il rischio sistemico. Se è così, i Monti bond nascono con quelle caratteristiche e peculiarità.
Tuttavia, per quello che sappiamo oggi, non è questo il caso del Monte dei Paschi, che non rappresenta elemento di rischio sistemico, a meno che non si dica che il collasso della terza banca italiana non comprometta, per contagio, il sistema bancario italiano e, sempre per contagio, quello europeo. La crisi del Monte dei Paschi è dovuta, invece, a specifici fatti di gestione della banca che prevalgono sui requisiti di capitalizzazione, cioè sulle caratteristiche che ben conosciamo della grande quantità di titoli del debito sovrano nella «pancia» di questa banca.
Questa non è una disquisizione nominalistica perché se lo Stato, oggi, interviene non lo fa per ragioni di base giuridica europea, ma semplicemente per una necessità totalmente italiana. Quindi, oggi, l'intervento dello Stato, con i suoi 3,9 miliardi di euro, è, di fatto, una nazionalizzazione di Monte Paschi. Se è così, non ho nulla in contrario. È, però, il caso di dirlo. Vuol dire che, nel caso di Monte dei Paschi, i cosiddetti «Monti bond» cambiano obiettivo e non sono più quelli europei, ma semplicemente un intervento - cosa sempre possibile - dello Stato italiano per salvare una banca, acquisendola. Se questo è, occorre dirlo e cambiare completamente l'impianto strategico di questa vicenda.
Per favore, non diciamo che i Monti bond, nel caso di Monte dei Paschi, servano


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per superare il rischio sistemico perché - ripeto - non è questo il caso. Grazie.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Ministro Grilli, vorrei ricordare ai gruppi che, in relazione alla richiesta avanzata dall'onorevole Barbato, è già pervenuto l'assenso di Popolo e Territorio e del Popolo della Libertà. Chiedo se sia possibile nella giornata di oggi fornire una risposta, in maniera che si possa essere in grado di tenere eventualmente l'audizione nel corso della settimana. Tenerla in seguito mi sembrerebbe francamente non opportuno.
Do la parola al signor Ministro.

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Non sono d'accordo con l'onorevole Brunetta e ribadisco quanto ho riferito prima nella relazione e nella replica. La finalità di questi nuovi strumenti finanziari concordati a livello europeo è proprio quella di prevenire il rischio sistemico.
Come si fa a prevenirlo? Occorre essere sicuri che tutte le banche sufficientemente grandi da poter essere la scintilla del rischio sistemico abbiano sufficienti buffer di capitale, soprattutto in un periodo - ricordiamo che la fotografia è a settembre 2011 - ad alto rischio e volatilità del debito sovrano.

RENATO BRUNETTA. Per malversazione?

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. No. Ho affermato che questa è una vicenda in cui gli strumenti sono stati disegnati proprio per quello scopo, ossia per prevenire il rischio sistemico.

RENATO BRUNETTA. Legato a EBA, però, non alle malversazioni.

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Assolutamente a EBA. Infatti io ho ribadito che nulla ha a che vedere questa ricapitalizzazione con eventuali illeciti. Ho anche sostenuto che l'analisi, la cosiddetta certification e due diligence della Banca d'Italia ha rilevato che anche in presenza di eventuali ammanchi dal punto di vista delle operazioni di cui adesso stiamo parlando questo intervento non va a rettificare ammanchi di bilancio, ma a riportare l'extra buffer di una banca che è già di per sé solida, ma che, essendo potenzialmente sistemica, ha bisogno di questo extra buffer al 9 per cento come tutte le altre 71 banche potenzialmente sistemiche.

RENATO BRUNETTA. Too big to fail.

PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, non siamo al bar. Lasci parlare il Ministro.

RENATO BRUNETTA. Il Ministro parla. Ha parlato per tredici mesi.

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Io parlo poco, per la verità. Parlo molto poco, a differenza di altri.
Passo alle altre questioni poste dal senatore Grillo. Io sono d'accordo, la legge Ciampi parla di tutela del patrimonio, ma io ho compiuto un'aggiunta. Quando si parla di tutela del patrimonio finanziario, la prima regola è la gestione prudente e la gestione prudente parla della diversificazione. Altrimenti non è più una gestione prudente e, quindi, la tutela diventa molto problematica.
Sono assolutamente d'accordo con l'approccio che il professor Draghi e l'FSB hanno assunto in passato, un approccio che, al di là dei derivati, è teso a portare sempre più strumenti finanziari all'interno di piattaforme di trading che abbiano la possibilità di essere vigilate e che abbiano i margin call, come tutti i sistemi prudenziali. È una direzione giustissima.
Come ho affermato prima, molte decisioni a livello di accordi internazionali in sede di FSB e di G20 sono state assunte, ma poi molti Stati non hanno ancora effettuato l'applicazione pratica.
Venendo all'ultima domanda, quella dell'approvazione dello Statuto, non le


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posso fornire informazioni su quale fosse l'atteggiamento mentale del direttore del Tesoro e del direttore della divisione, perché nel 2001 io non ero al Ministero.

LUIGI GRILLO. Non eravamo nel 2001.

VITTORIO GRILLI, Ministro dell'economia e delle finanze. Sì, era il 2001. Comunque, sono sicuro che in quel momento non c'ero.
Come ultima questione, parlo della strategia. Mi rammarico di essere sembrato reticente e, sinceramente, non penso di esserlo stato. Quando parlavo di controlli sostanzialmente cartolari, mi riferivo al Tesoro sulle fondazioni. Lei poi si è riferito alle banche.
Per le banche c'è una capacità di vigilanza che non viene dal Ministero dell'Economia, ma dalle istituzioni di vigilanza preposte. Come ho accennato, c'è stata un'attività di vigilanza pregnante, crescente e adeguata su questa vicenda, come il rapporto di Banca d'Italia che lascerò testimonia.
Qual è il nostro approccio strategico? Penso di averlo ribadito. Io ritengo che il miglioramento del mercato dei titoli sovrani in Italia e in Europa sia fondamentale, perché gran parte del rischio che esiste nel nostro sistema finanziario e bancario è stato correlato con il rischio derivante dall'esposizione dei portafogli bancari italiani al debito pubblico italiano.
L'azione di stabilizzazione della nostra economia e soprattutto la situazione finanziaria della nostra economia rappresentano la strategia portante. Se si riesce a continuare a stabilizzare il nostro debito pubblico, quello è l'elemento più rischioso nelle nostre banche commerciali.
Questo continuo miglioramento, che spero proseguirà, della percezione e della realtà del nostro debito pubblico, come i CDS o gli spread testimoniano, è la strategia per garantire che il nostro sistema finanziario e bancario italiano continui a rafforzarsi. Tutto ciò che va in quella direzione rientra nella politica globale di questo Governo e dei Governi che seguiranno.

FRANCESCO BARBATO. Ministro, non mi ha dato risposta sulla richiesta che le ho fatto in merito all'adozione di un provvedimento urgente.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Grilli anche per la documentazione consegnata alle Commissioni riunite, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta (vedi allegato).
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 18,35.

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