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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VII
10.
Mercoledì 9 luglio 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport, Rocco Crimi, su questioni inerenti il settore dello sport (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Aprea Valentina, Presidente ... 3 6 13 14
Barbaro Claudio (PdL) ... 13
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 8
Crimi Rocco, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega per lo sport ... 6
Di Centa Manuela (PdL) ... 13
Frassinetti Paola (PdL) ... 3
Goisis Paola (LNP) ... 3
Rossa Sabina (PD) ... 6
Sarubbi Andrea (PD) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 9 luglio 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 9,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport, Rocco Crimi, su questioni inerenti il settore dello sport.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport, Rocco Crimi, su questioni inerenti il settore dello sport.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

PAOLA GOISIS. Desidero svolgere alcune brevi considerazioni sullo sport legate al problema della scuola e dei giovani. Ho sentito sollecitare l'introduzione più massiccia dello sport nelle scuole; tuttavia, ritengo che la scuola sia già oberata da numerosi problemi e che la molteplicità delle discipline gravi sui nostri ragazzi, che sarebbero quindi costretti a praticare lo sport nelle ore pomeridiane. Considero dunque opportuno proporre qualcosa di positivo ai ragazzi nell'arco della giornata o in particolari giornate quali il sabato o il venerdì, ma non nelle ore curricolari, per evitare dispersioni. Lo sport non è affatto meno importante delle altre discipline, tuttavia sottolineo come per i ragazzi, già dispersivi per natura, possa diventare motivo di ulteriore disattenzione nelle ore scolastiche.
È necessario però impegnarsi affinché tutti possano praticare sport. Purtroppo, nei nostri piccoli paesi di provincia, accade che i ragazzi non riescano a praticarlo in modo sistematico, come sarebbe invece fondamentale per ovviare ai molti problemi legati al disagio giovanile, come il bullismo.
Vorrei esprimere una considerazione concernente il vivaismo. Come sottolineano anche coloro che nei piccoli paesi si dedicano all'attività giovanile, spesso come volontari per amore dei ragazzi o anche per la propria visibilità, i giovani sono abbandonati a loro stessi e gran parte della loro attività si svolge proprio grazie alla buona volontà altrui. Desidero quindi chiedere al sottosegretario cosa sia previsto per sviluppare lo sport giovanile: mi riferisco ai vivai del calcio, ma anche al rugby e al tennis, attività che i nostri giovani spesso si vedono precluse in mancanza di un'azione valida e sistematica da parte dello Stato. Considero questa una tematica molto importante e attendo risposte in proposito.

PAOLA FRASSINETTI. Grazie, sottosegretario. Accolgo con favore la sua relazione compiuta e completa, anche perché ritengo che purtroppo nella scorsa legislatura il tavolo nazionale per lo sport, che doveva avere una funzione di raccordo istituzionale tra tutti i soggetti, non abbia


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svolto il ruolo e il compito assegnati. Mi appello alla sua sensibilità e a quella del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per rafforzare i vincoli tra scuola e sport. È inaccettabile che nelle nostre scuole, soprattutto primarie, il concetto di sport sia ancora così vago.
Concordo con il collega Ciocchetti in merito all'importanza dell'educazione fisica, quindi non di discipline specifiche, ma del primo rapporto del bambino con il proprio corpo. Questo aspetto è importante, così come l'educazione relativa alla disciplina degli sport.
In questa Commissione, nella scorsa legislatura mi sono fatta promotrice di una risoluzione, firmata da tutti i gruppi parlamentari, riguardante il problema della violenza nel calcio giocato dai bambini, laddove spesso i genitori al campo aizzano i propri figli ad adottare comportamenti scorretti, insultano e incitano alla violenza. Il Governo mi ha dato soddisfazione, disponendo che alla fine della partita i bambini si stringessero la mano. Successivamente anche il campionato di serie A ha adottato questa ritualità, che non sempre è applicata come si dovrebbe, ma che comunque rappresenta un momento importante alla fine della partita, durante il quale le squadre sospendono le ostilità e si stringono la mano. Per parlare della violenza, infatti, si deve iniziare dall'educazione.
Pongo alla sua attenzione anche un altro problema, quello del doping, su cui lei si è soffermato in maniera diffusa nella sua relazione. Il doping più insidioso è quello quotidiano, assunto in maniera clandestina nelle palestre da atleti giovanissimi, che alimenta interessi crescenti della criminalità organizzata, con effetti pesantissimi sulla salute dei ragazzi, giacché pochi cicli di anabolizzanti sono sufficienti per compromettere irreparabilmente il metabolismo. Alcuni ragazzini sono purtroppo soggetti a questo tipo di doping, per cui è importante equiparare la nostra legislazione a quella europea, aspetto su cui ci si deve impegnare.
Per quanto riguarda il calcio, riterrei opportuna una trattazione separata in considerazione dei problemi che implica. In proposito, nella scorsa legislatura questa Commissione - insediata nel 2006, in concomitanza con lo scandalo calcistico, che ha coinvolto molte società, e con la paradossale vittoria del mondiale di calcio in Germania - ha svolto un'indagine conoscitiva, nel corso della quale abbiamo potuto audire l'allora commissario Guido Rossi e constatare come lo scudetto fosse stato attribuito in maniera insolita da una persona che aveva fatto parte del consiglio di amministrazione della squadra vincente. Ci siamo confrontati con i problemi della giustizia sportiva, in particolare calcistica, che necessitano di una soluzione. Soltanto la vittoria del mondiale ci ha tolto da una situazione di sconcertante crisi. Sappiamo che i modelli dei campioni calcistici sono ancora molto importanti per i nostri ragazzi, per cui è necessario fare chiarezza su questo aspetto.
Ricordo inoltre che era approdato in aula anche un provvedimento sulla regolamentazione dei diritti televisivi. Questa Commissione, quindi, ha fatto molto e spero che anche in questa legislatura avremo modo di interessarci di questa questione.
Relativamente al calcio, con altri colleghi ho presentato una proposta di legge sugli stadi e in particolare sulla progettazione di nuovi impianti sportivi, che dovrebbero avere una funzione sociale in controtendenza con le cattedrali nel deserto costruite nel periodo dei mondiali di «Italia 90»: lo Stadio delle Alpi di Torino, infestato da erbacce, simboleggia un'Italia incapace di imprimere una svolta di modernizzazione ai suoi impianti. Essi devono essere parte viva della vita sportiva dei ragazzi ed essere vissuti anche durante la settimana, perché se rimangono un luogo concepito come fortino per fare gli assalti soltanto ogni 15 giorni, sono privi di funzione sociale. Se fossero trasformati in luoghi in cui praticare sport durante la settimana, sarebbero percepiti diversamente dagli studenti,


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che potrebbero viverli con più rispetto. In queste proposte di legge c'era la volontà di ristrutturare gli stadi, di attivare il credito sportivo per le società virtuose che intendano avvalersi dei nuovi impianti, in cui la sicurezza dovrebbe essere garantita dagli steward, decongestionando quindi le spese sostenute per l'intervento della forza pubblica.
Per quanto riguarda il calcio sollevo ancora tre problemi, primo fra i quali quello dei vivai. Ritengo infatti che i vivai siano sempre stati la nostra forza, tanto che fino a pochi anni fa intere squadre traevano da essi la loro linfa vitale, mentre adesso alcune di loro non hanno in prima squadra quasi nessun giocatore italiano. Questo sicuramente non fa bene al nostro calcio.
Considero opportuno adottare una sensibilità particolare anche nei confronti del calcio femminile e del rapporto fra donne e sport. Il calcio femminile si trova in grave difficoltà e squadre competitive a livello europeo sono spesso prive di fondi e di risorse per fare trasferte.
Vengo ora a un punto molto dolente, che non riguarda precipuamente la nostra Commissione, ma anche altre, ovvero la violenza negli stadi. I due Governi precedenti hanno realizzato leggi, quali la legge Pisanu, che hanno tentato invano di risolvere questo problema, perché spesso non hanno fatto altro che spostare la violenza dall'interno degli stadi agli autogrill. Due tifosi sono stati uccisi in zone lontane dallo stadio. L'Osservatorio, nato per prevenire i rischi, presenta molte problematicità e l'abolizione delle trasferte ha messo a rischio i viaggi in treno dei tifosi «normali». L'esempio eclatante è stato quello dell'incontro tra Atalanta ed Inter, quando nelle campagne di Bergamo si è verificato un assalto da parte dei tifosi dell'Atalanta a un treno, in cui erano presenti anche bambini e donne che stavano per essere soffocati dai fumogeni.
La situazione non si risolve mettendo la polvere sotto al tappeto. Ritengo, signor sottosegretario e signor presidente, che avremmo bisogno di una seduta congiunta con altre Commissioni competenti per audire il presidente dell'Osservatorio, le società di calcio e anche i rappresentanti del tifo organizzato. Non è giusto generalizzare anche se all'interno delle curve ci sono tante persone che delinquono. Il problema si può risolvere cercando di responsabilizzare i tifosi ed infatti società come la Fiorentina hanno impiegato nel servizio d'ordine i tifosi della curva, risolvendo il problema dell'ordine pubblico.
Ricordo che le diffide sono comminate dal questore e non dal magistrato, con un'anomalia giuridica tutta italiana. Sarebbe interessante entrare in possesso di dati dai quali evincere quante di queste diffide finiscano in una condanna e quante in un'assoluzione; infatti, da una mia indagine sommaria sembrerebbero concludersi tutte con un'assoluzione. Anche qui, quindi, il sistema fa acqua da tutte le parti.
Per quanto riguarda il problema della violenza negli stadi, il famoso «modello inglese», che fa sì che tutto sia tranquillo negli stadi, ma che poi i tifosi si picchino selvaggiamente altrove, non può lasciare indifferente un politico. Dobbiamo infatti garantire che questi episodi non accadano né allo stadio, né in altri luoghi.
Concludo con un appello relativo agli sport invernali. Da molti anni lo sci e gli sport invernali sono diventati di massa. Per intere stagioni, da dicembre ad aprile, migliaia di famiglie praticano questi sport con rischi incredibili, giacché lo sci è l'unico sport in cui il bambino, che vuole passare una giornata all'aria aperta, rischia di essere investito e persino ucciso. Un bambino che pratica la boxe fa un sport più cruento, ma è conscio del tipo di attività che pratica e delle sue regole. Inoltre, dispone di strumenti di protezione, quali imbottiture e casco. Nello sci, invece, si rileva una mancanza di informazione e di educazione e spesso l'impossibilità di porre regole al suo esercizio. Tra l'altro, con gli sci di ultima generazione, anche i principianti si azzardano a percorrere le cosiddette «piste nere», che


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danno anche la possibilità di scappare senza poter essere identificati dopo avere investito altri sciatori.
Sarebbe quindi opportuno garantire una maggiore presenza degli alpini o dell'esercito sulle piste per monitorare la situazione (spesso per intere giornate non si vedono controllori) e individuare un modo per riconoscere e punire chi causa determinati incidenti. Ho presentato una proposta di legge in proposito, evidenziando la necessità di creare piazzole di sosta. Da indagini effettuate, infatti, emerge come gli incidenti più gravi si verifichino proprio durante la sosta ai bordi delle piste.
In maniera forse confusa ho cercato di sollevare quelle che considero le questioni in campo. Soprattutto per quanto riguarda il calcio, aspetto che più mi preme, mi auguro che questa Commissione continui a svolgere un lavoro di raccordo e di ascolto delle parti, per dare un contributo, piccolo ma determinante, alla risoluzione di un problema che riguarda milioni di italiani.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Frassinetti, per l'intervento appassionato e competente, come tutti quelli che stiamo ascoltando.

SABINA ROSSA. Ringrazio il sottosegretario Crimi per la sua relazione, che ho letto con grande attenzione. Devo riconoscere di condividere molte delle affermazioni in essa contenute, che esaltano e valorizzano il ruolo dello sport e dell'insegnamento dell'attività motoria in generale.
Si tratta di affermazioni che individuano nello sport - cito le sue parole - «il muro portante nel processo di costruzione della cittadinanza sociale, un capitolo importante delle politiche pubbliche, il tassello fondamentale di un moderno sistema di welfare e, per i diversamente abili, un impegno di eccezionale valenza sociale».
Devo però constatare come non sempre i fatti corrispondano alle buone intenzioni. La legge finanziaria per il 2008 conteneva importanti provvedimenti in favore dello sport, innovazioni rilevanti quali la possibilità di devolvere il 5 per mille in favore delle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI, l'istituzione di un fondo per lo sport di cittadinanza, con uno stanziamento complessivo di 95 milioni di euro, uno strumento per procedere al percorso di riconoscimento del valore sociale della pratica sportiva, come da lei rilevato in apertura della relazione. Tale fondo è stato cancellato per la copertura finanziaria al decreto ICI.
La legge finanziaria aveva incrementato di 4 milioni di euro lo stanziamento in favore del Comitato paraolimpico, anch'esso cancellato. Su di esso esiste un ordine del giorno, tuttavia sappiamo che gli ordini del giorno sono tristemente noti perché non si negano a nessuno.

ROCCO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport. C'è un emendamento.

SABINA ROSSA. La finanziaria aveva stanziato 13 milioni di euro per gli eventi sportivi di rilevanza nazionale. È stata salvata la quota stanziata per i mondiali di pallavolo del 2010. Nel decreto collegato vi era poi lo stanziamento di 20 milioni di euro aggiuntivi a quelli previsti per il triennio, da destinare al processo di trasformazione del sistema dell'impiantistica per lo sport professionistico, finalizzato a garantire la sicurezza delle manifestazioni sportive.
«Obiettivo di questo nuovo Governo» - leggo ancora nella sua relazione - «è quello di promuovere anche una reale considerazione delle attività fisiche in ambito scolastico». Questa è un'affermazione che non può che suscitare grande soddisfazione e speranza per il futuro, ma, come altri miei colleghi nei loro interventi, devo sottolineare come nella relazione del Ministro Gelmini non vi sia alcun accenno all'argomento dell'educazione motoria e sportiva. Questo non è confortante, come anche quanto esplicitato dal decreto-legge n. 112 del 2008, che per il comparto


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scuola presenta tagli pari a quasi 8 miliardi di euro in tre anni. Purtroppo, la realtà è questa.
Vorrei però soffermarmi sui contenuti dell'educazione motoria e del suo insegnamento nell'intero ciclo scolastico. L'esperienza espressivo-motoria costituisce il punto di partenza, il vissuto dal quale poi si sviluppano tutti gli altri apprendimenti. Oggi i bambini e i ragazzi hanno sempre meno occasioni di gioco spontaneo e la scuola si trova pertanto a dover sopperire a tale mancanza. Oltre a consentire lo sviluppo di abilità motorie, il gioco rappresenta anche lo strumento privilegiato per maturare le competenze sociali, che assicurano l'integrazione di ciascuno e la comunicazione interculturale, mediante l'uso di un linguaggio universale come quello corporeo e sportivo.
Ritengo che il fulcro sia la scuola e che a partire dalla scuola dell'infanzia l'obiettivo primario dell'educazione motoria, che è la conoscenza di sé e del proprio corpo, sia una condizione indispensabile per la strutturazione dell'identità personale nella relazione con l'altro e con l'ambiente, nonché presupposto di una cittadinanza partecipata e attiva. L'educazione motoria offre un contributo sostanziale al fine di promuovere corretti stili di vita per il raggiungimento del benessere psicofisico e per un miglioramento della qualità della vita.
Nell'idea di scuola aperta al territorio come tratto caratterizzante dell'autonomia scolastica, deve essere evidenziato come le attività motorie e sportive consentano un impulso alla progettualità, al rapporto con la comunità e le altre istituzioni per la rilevanza sociale, per la valenza nel contrasto alla dispersione scolastica e al disagio giovanile. Nella quasi totalità dei Paesi europei, oggi l'educazione motoria e sportiva è obbligatoria per tutto il ciclo scolastico, per un monte ore annuale decisamente superiore a quello esistente nel nostro Paese, dove mediamente le ore di lezione nella scuola primaria e secondaria sono tre. Nelle varie sedi istituzionali nazionali e internazionali, quali il Consiglio d'Europa, l'Organizzazione mondiale della sanità, l'UNESCO, nei piani sanitari nazionali si pone l'accento oltre che sulla qualità, anche sulla quantità di attività motoria necessaria per un adeguato percorso formativo nel curriculum educativo e scolastico.
Aggiungo un'ultima nota, in cui credo. Insegno educazione fisica da venti anni e credo che la pratica costante dell'attività motoria sia la risposta per contrastare l'insorgere di problematiche sanitarie giovanili, quali l'aumento della sedentarietà e dell'obesità, gli atteggiamenti posturali scorretti, la diminuita capacità cardiocircolatoria, respiratoria, muscolare e articolare, che gli insegnanti denunciano con sempre maggiore frequenza negli ultimi anni. Sembra paradossale, ma questa è la situazione diffusa tra i giovani.
Vorrei conoscere l'intendimento del Governo per quanto riguarda la necessità di ripensare e di ridefinire un percorso in un quadro unitario coerente dalla scuola dell'infanzia a quella di secondo grado. Occorre prevedere che l'educazione fisica e motoria sia una disciplina obbligatoria in tutti gli ordini e gradi di scuola, nonché un aumento dell'attività fisica e sportiva, adeguando il monte ore annuale a quello medio degli altri Paesi europei, garantendo quindi almeno tre ore settimanali. Sottolineo che, negli ultimi anni, è subentrato l'obbligo dello studio della teoria sul relativo libro di testo, con la conseguente diminuzione del tempo dedicato alla pratica sportiva.
L'organizzazione oraria delle scienze motorie e sportive dovrebbe quindi garantire la possibilità di generalizzare le ore di avviamento alla pratica sportiva, quelle conosciute anche come gruppo sportivo, al fine di proporre a tutti gli studenti un monte ore complessivo adeguato di attività motoria e di garantire all'istituzione scolastica la possibilità di attivare in autonomia progetti di sport scolastico.
L'applicazione di corretti ed efficaci programmi di educazione motoria richiede un livello di competenze specifiche che devono essere sostenute da una formazione qualificata, da un grado universitario attualmente non previsto per l'insegnamento


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dell'educazione motoria nella scuola primaria. Ritengo importante inserire il laureato in scienze motorie o il diplomato ISEF nella scuola primaria, al fine di garantire a tutti i bambini e le bambine un percorso di apprendimento efficace all'interno della scuola e uniforme sul territorio nazionale, così come richiesto dalla Comunità europea nel trattato di Lisbona del 2000 e successivamente dal Consiglio di Barcellona nel 2002, che fissa proprio gli obiettivi futuri del sistema di istruzione e di formazione.
Negli ultimi due anni, sono andati in questa direzione interventi di sperimentazione per l'inserimento dell'educazione motoria promossi dal Ministero della pubblica istruzione nella scuola primaria, utilizzando diplomati o laureati in scienze motorie. Per gli anni 2006-2007 e 2007-2008 è stata stanziata una cifra di 10 milioni di euro.
Con deliberazione del marzo 2008, la provincia autonoma di Trento ha disposto di attivare, per un periodo non superiore a tre anni in tutti gli istituti comprensivi della provincia, una sperimentazione che prevede per le classi quinte della scuola primaria l'introduzione dell'insegnamento di due ore settimanali curricolari di attività motoria, con l'utilizzo di docenti in possesso dei titoli di accesso per l'insegnamento dell'educazione fisica nella scuola secondaria. Mi auguro che il Governo mantenga quanto è contenuto nelle linee programmatiche della sua relazione, sottosegretario, e che prosegua in questa direzione.
Per quanto riguarda la qualificazione degli operatori, condivido quanto è stato esplicitato dai colleghi onorevoli Lolli e Barbaro. Nel 1998 è stato istituito il corso di laurea in scienze motorie che ha finalmente dato dignità a una disciplina fondamentale. Sono stati istituiti corsi aggiuntivi di laurea specialistica o magistrale su tre differenti indirizzi.
Credo che occorra una regolamentazione delle professioni dello sport, che comprenda una precisa definizione dell'ambito professionale di competenza del laureato in scienze motorie, aprendo anche - forse questa non è materia di competenza della nostra Commissione, ma considero importante accennarvi - all'area sociosanitaria e sanitaria, avendo numerosi esempi di lavoro proficuo in questo ambito su tutto il territorio nazionale. Da questo punto di vista, nella scorsa legislatura ho presentato una proposta di legge sottoscritta da tutte le forze politiche, proposta che ho ripresentato anche in questa legislatura. Credo che lo sbocco per i laureati non sia solo quello dell'insegnamento.
Per quanto riguarda la tutela dei cittadini che praticano sport, ad oggi non è prevista la presenza di laureati o di specializzati in scienze motorie o in tecniche dello sport nelle palestre in cui si praticano attività di fitness e corsi di aerobica. Credo invece che le competenze specifiche di un laureato magistrale debbano essere richieste e previste nelle comunità di recupero, nelle residenze protette, nei centri socioeducativi, in cui si attuino programmi di attività motoria, ad esempio in seguito a patologie croniche, oppure di esercizio motorio in condizione di disabilità fisica e psichica. Ad oggi, non c'è alcuna regolamentazione, quindi abbiamo dinanzi a noi una giungla in questo settore. Mi auguro che anche in questo campo si arrivi a una regolamentazione.

EMERENZIO BARBIERI. Mi ritrovo molto nella sostanza della relazione che il sottosegretario Crimi ha svolto. Devo anche registrare con soddisfazione come il complesso degli interventi svolti finora dai banchi sia della maggioranza che dell'opposizione - lo dico perché ascoltando la collega Rossa rileggevo ad esempio l'intervento dell'onorevole Lolli - sembri confermare la volontà politica di una convergenza forte attorno alle questioni di cui trattiamo. D'altra parte, parlando di sport, non potrebbe essere altrimenti.
In questo spirito, vorrei fare poche sottolineature. Concordo sulle considerazioni della collega Rossa riguardo alla questione dell'educazione fisica nelle scuole.


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Quando frequentavo il liceo mi ero fatto esonerare dall'educazione fisica, perché, essendo collocata nelle due ore terminali del sabato mattina, l'esonero mi permetteva di andare a casa prima. Il mio è stato però un grosso errore, come lo è quello di non collegare - in un raccordo stretto con il MIUR, da lei, sottosegretario, sottolineato nella relazione - l'educazione fisica alla questione della salute fisica dei ragazzi e dei bambini. Oggi ogni medico degno di questo nome afferma che insegnare a praticare attività fisica ai bambini fin dalle scuole elementari e ai ragazzi alle medie e alle superiori permette di prevenire una serie di malattie che possono svilupparsi con l'età adulta. Cito un esempio tipico da questo punto di vista: gli infartuati, tra i quali purtroppo mi annovero. Sicuramente ci sarebbero meno infarti se insegnassimo seriamente nelle scuole ai bambini e ai ragazzi a praticare l'educazione fisica; è necessario far capire loro che il giorno in cui decidessero di fumare, sarebbe meglio che le andassero a comprare a piedi e non in auto. Intendo dire che occorre cambiare alcuni piccoli stili di vita, anche perché tutto questo ha pesanti ripercussioni sulla spesa sanitaria.
Mi permetto di suggerire al sottosegretario un'iniziativa importante. Sarebbe utile conoscere in un lasso di tempo non lunghissimo quanto l'intero settore pubblico (Stato, regioni, province, comuni) spende per lo sport in Italia. Lo dico non per sviluppare polemiche, ma perché sarebbe importante far sapere agli italiani quanto il sistema pubblico spende a questo scopo, per valutare se sia molto o poco. Il collega Lolli ha ragione quando afferma la necessità di aumentare le risorse per lo sport, ma questo significa sapere quante risorse abbiamo a disposizione attualmente, per valutare se esse siano molte o poche.
A me non interessa sapere quanto spende il privato. Ho letto oggi su un giornale che Abramovich ha speso 100 milioni di euro in meno di quelli che ha speso Moratti da quando è diventato presidente dell'Inter (Abramovich 800 milioni di euro, Moratti 900 milioni di euro). Potrebbe spenderne anche 1.800: la cosa non mi disturba, ma mi interessa sapere quanto il settore pubblico spenda per lo sport, a partire dalla costruzione degli stadi. (l'esperienza della mia città, Reggio Emilia, è atipica: lo stadio appartiene a un privato, forse adesso sull'orlo del fallimento).
Personalmente mi annovero fra coloro, il cui numero sta fortunatamente aumentando, che ritengono che la questione della legislazione concorrente, introdotta nella riforma costituzionale del 2001, debba essere assolutamente superata. La legislazione concorrente determina solo danni, come può confermare chiunque si eserciti a leggere quello che facciamo in Parlamento e quello che fanno i consigli regionali. Si deve giungere al superamento e, anche in vista del varo del federalismo fiscale, come succede negli Stati Uniti, in Svizzera o in Germania, dobbiamo arrivare a stabilire i compiti esclusivi delle regioni e quelli dello Stato. Non possiamo andare avanti in questo modo, perché si assiste a una continua sovrapposizione di norme nello sport, come in tutta una serie di altri settori anche più importanti. Se si considera ad esempio la questione delle infrastrutture, si constata l'esigenza di superare la legislazione concorrente.
L'ultima questione che vorrei porre all'attenzione è stata citata dalle colleghe Frassinetti e Rossa: mi riferisco al doping, su cui lei ha espresso una serie di considerazioni interessanti, e rispetto al quale dobbiamo fare chiarezza. Chi stamattina ha letto i giornali ha appreso come ieri la «maglia gialla» al Tour de France sia stata indossata da un ciclista tedesco, Schumacher, omonimo del pilota, sul quale gravano pesanti sospetti di doping, a detta degli organizzatori. Quando ho letto la notizia sono rimasto allibito, perché non dovrebbero esserci «sospetti» di doping: una persona o è dopata o non lo è. Peraltro, per la mia formazione politica, la cultura del sospetto non mi è mai piaciuta, neanche quando la praticava il futuro presidente della Commissione parlamentare


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di vigilanza sulla RAI, l'onorevole Orlando, che diceva come nella DC il sospetto fosse l'anticamera della verità. Se non la condividevo allora, non la posso approvare oggi. Per questo ritengo che abbiamo bisogno di regole che consentano di appurare se una persona sia dopata o meno.
In uno sport come il ciclismo, probabilmente non molto praticato in alcune regioni d'Italia, ma molto seguito nella mia, l'Emilia-Romagna, è facile affermare che una persona si dopa; infatti, circola in modo corrente tra allievi e dilettanti la vulgata secondo cui per vincere nel ciclismo è necessario assumere qualche sostanza. Ritengo quindi doveroso, signor sottosegretario, giungere, proprio sviluppando alcune sue considerazioni, a definire regole certissime. Concordo sull'autonomia dello sport, ma, come nel caso di quella delle università, essa deve essere esercitata bene, altrimenti qualcuno deve supplire alle carenze che si producono.
Sempre rispetto al ciclismo, non è facile pedalare con gli amici la domenica in mancanza di strade adeguate: nella mia provincia, Reggio Emilia, tre giorni fa un ragazzino di 12 anni che si allenava in bicicletta è stato investito da una macchina ed è morto. Mi rendo conto che il problema non è di facile soluzione, ma bisognerebbe andare incontro a questa esigenza, che deve essere rispettata come tutte le esigenze di chi desideri praticare altri tipi di sport.

ANDREA SARUBBI. Prima di iniziare il mio intervento, desidero ringraziare l'onorevole Barbieri, il quale finalmente ci ha chiarito come andrà a finire la querelle della presidenza della Commissione di vigilanza RAI: siete d'accordo su Orlando, ne prendiamo atto, lo avete scritto nelle relazioni e siamo a posto così.
Ringrazio per l'ospitalità. Sono componente della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, per cui parleremo anche di diritti televisivi, tema cui anche lei, sottosegretario, accennava.
Compito dell'opposizione è innanzitutto quello di essere onesti, per cui è doveroso riconoscerle di aver espresso numerose cose buone, così come hanno fatto gli onorevoli Lolli e Rossa.
Vorrei chiederle innanzitutto se ricordi i titoli del TG1 nella serata di Italia-Spagna. Penso di no, perché il TG1 quella sera non aveva titoli. È strano che il primo telegiornale d'Italia, che dovrebbe informare su cosa accade nel mondo, inizi la trasmissione con un servizio sulla partita, perché l'Italia si ferma. Questo significa che di fronte a uno sport di vertice il Paese può perdere la testa, il che potrebbe essere una cosa buona o meno, dipende dai punti di vista. C'è un impatto emotivo comunque molto forte e di questo teniamo tutti conto.
Mi è piaciuta molto la considerazione espressa dall'onorevole Paola Frassinetti, che ha riconosciuto l'esistenza dell'impatto emotivo. Tuttavia, esso non sempre implica un impatto formativo: se si considera la violenza negli stadi, si constata come uno sport di vertice non sempre garantisca una formazione delle persone, anzi spesso le deforma.
Esiste poi un altro tipo di sport che al contrario ha un impatto emotivo pari a zero: mi riferisco al ciclismo. Infatti, ciò che accade ai ciclisti sull'Appennino reggiano credo interessi solo alla famiglia Prodi (anche Prodi pedala in quelle zone), o agli abitanti di Ligonchio e di Montecagno e a pochi altri. Quel tipo di sport, però, ha un fortissimo impatto formativo sulle persone. Le chiedo allora di ricordare sempre che esistono questi due canali, quello della formazione e quello dell'emozione. Tuttavia, poiché l'emozione gode di vita propria e scaturisce anche dal cinema, dalla musica e da tante altre cose, sarebbe opportuno puntare su quello che lo sport ha in più, ovvero la formazione fisica e umana.
Condivido diverse sue considerazioni e ho gradito i suoi ringraziamenti all'associazionismo sportivo. Se ha girato per le periferie, avrà constatato quante associazioni sportive si reggano sul mero volontariato. Mi sono sempre chiesto come siano seguiti gli allenatori. Quando giocavo a calcio o a tennis non c'erano patentini,


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ma persone che lo facevano per spirito di volontariato. Volevano seguire giovani, ma non sempre erano adatti a questa attività. Ricordo che, durante una partita che si svolgeva in una borgata romana «terribile», nei pressi di Acilia, stavamo perdendo per quattro a zero. A metà del primo tempo, il nostro allenatore ci fece uscire dal campo per protestare contro l'arbitro, che rischiò anche di essere picchiato. Ho citato questo episodio per evidenziare l'importanza della formazione di chi allena. Non so in che modo si possa intervenire, ma ritengo che lei, sottosegretario, possa trovare una soluzione (l'ex sottosegretario Lolli è molto bravo in queste cose), perché è necessario aiutare le persone che hanno responsabilità educative. Non si mette un professore a caso in una scuola; un vescovo o un parroco non scelgono a caso un catechista per la propria parrocchia. Lo stesso criterio deve valere anche per gli allenatori.
Esistono 73.000 associazioni sportive e 800.000 operatori. Lei riconosce però che esse registrano alcune difficoltà. Ha parlato di supporto fiscale, di detassazione e di semplificazione degli oneri sociali. Ci siamo segnati questi argomenti e su di essi torneremo a sollecitarla.
Signor sottosegretario, lei ha accennato anche all'intervento rivolto alla crescita, allo sport di base e alla pratica sportiva, diffusa e amatoriale. Ho un blog e credo di essere uno dei pochi parlamentari che, forse in quanto giornalista, lo aggiorna quotidianamente. Quando lei venne in questa sede, scrissi un post intitolato «Non solo Lippi», in cui affermavo che lo sport va oltre lo sport professionistico di vertice. Ho ricevuto diverse risposte. Mi ha scritto un signore che, fino a poco tempo fa, portava il figlio con alcuni amici a giocare a rugby a Roma a Villa Pamphili senza alcuna attrezzatura. Da quando è stato realizzato il campo di rugby a Corviale è cambiata la vita di tantissimi ragazzi. Si tratta solo di una struttura e di uno sport neppure di punta in Italia, che però ha catalizzato l'attenzione di un quartiere particolare, che noi romani conosciamo per la presenza del «Serpentone», un palazzo lungo un chilometro. Collocare un campo di rugby in quel luogo ha significato molto proprio per l'impatto educativo che lo sport produce.
A tutte le cose belle da lei citate, come la correttezza e l'osservanza delle regole del gioco, volevo aggiungere il ricatto educativo. Oggi nelle famiglie serve a poco che un genitore dica al proprio figlio che, se non si comporta bene, non potrà uscire (i miei genitori hanno adottato un ragazzo di Chernobyl, un ragazzo bielorusso di 17 anni e mezzo, e il loro ricatto educativo nei suoi confronti è abbastanza a rischio). La scuola incontra la stessa difficoltà, nel senso che i ragazzi evidentemente non sono sensibili al ricatto di un professore, il quale affermi che chi non studia riceverà un'insufficienza piena. Non parliamo poi della Chiesa. Come ricatto educativo verso i ragazzi è rimasto dunque solo quello dell'allenatore che minaccia di non far giocare la domenica se il mercoledì non ci si allena.
Noi adulti dobbiamo sfruttare questo aspetto e riconoscere che da un lato lo sport individuale aiuta a superare i propri limiti - se il limite nel salto in lungo è di 4,5 metri, lo si deve superare e arrivare sino a 4,80 metri - dall'altro quello di squadra aiuta a sviluppare il senso di comunità. Pertanto, nell'attuale emergenza educativa, più volte sottolineata dal Pontefice, occorre puntare su un aspetto che aiuti a sviluppare l'educazione.
Questa è la fine della «luna di miele» tra me e la sua relazione, sottosegretario, giacché desidero esprimere alcune critiche e osservazioni. Le muovo una critica non da tifoso juventino, ma da parlamentare dell'opposizione rispetto a una maggioranza autrice della cosiddetta Robin Hood tax, che tassa i ricchi per dare ai poveri. Lei fa un discorso - mi perdoni - che sembra scritto da Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, che da anni si lamenta perché non ha potuto prendere Ronaldinho, andato a giocare in Spagna dove il regime fiscale è più favorevole. Pertanto, con lo stesso investimento di soldi, Ronaldinho prende uno stipendio


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maggiore in Spagna che non in Italia, dove le società di calcio pagano tasse più alte. Se ho capito bene, un suo passaggio era relativo a questo, laddove lei afferma che «in ambito comunitario va denunciata presso l'Unione europea l'anomalia rappresentata dai diversi regimi fiscali tra i Paesi membri dell'UE, che determinano un'inaccettabile discriminazione dei club italiani, penalizzati rispetto a quelli degli altri Paesi comunitari». Ho sentito affermare questo mille volte da Galliani.
Premesso che Abramovich può prendere tutti i giocatori che vuole, se poi la sua squadra sbaglia un rigore, perde la Champions League, perché per fortuna la «palla continua ad essere rotonda». Da un punto di vista umano, anche in considerazione di quanto abbiamo detto sullo sport di base, è molto populista dire ai tifosi del Milan, dell'Inter o della Juve che si potrebbe acquistare qualsiasi campione, qualora lo Stato imponesse tasse più basse e i calciatori fossero quindi allettati dall'idea di giocare in Italia. Questo però rappresenta uno schiaffo nei confronti di tutto lo sport che ha bisogno di aiuti.
Voglio fare il populista fino fondo e chiederle se si renda conto di quanti campi di rugby potremmo costruire a Corviale con le tasse pagate sull'ingaggio di Ibrahimovic. Non ritengo opportuno fare presa su questo. Se lei propone di abbassare il regime fiscale alle grandi società di calcio, fa un piacere a società per azioni che di profitti ne fanno parecchi. Stiamo quindi aiutando non i poveri, ma i ricchi. È vero che il detto panem et circenses esiste da sempre, ma voi siete qui a governare. Le società devono anche capire che, se lo Stato tassa di più, ma investe sui vivai - altro problema sollevato -, sta garantendo legna per il prossimo fuoco ed aiutando a formare futuri campioni.
Lei afferma che non pare più rinviabile una definizione dell'intera disciplina sui diritti televisivi. Qui faccio ancora il populista e le chiedo di tener presente il punto di vista dei tifosi. Alcuni eventi stanno sparendo dalle televisioni in chiaro, come ad esempio il torneo di Wimbledon. Ieri, Il Riformista ha pubblicato uno studio che evidenzia come la finale del torneo di Wimbledon, Nadal contro Federer, sia stata vista in Italia da 200.000 persone, per lo più benestanti, del centro nord, di età compresa tra i 15 e i 35 anni. Tale numero di spettatori equivale agli spettatori di Telenorba quando parla del Bari, ed è inferiore a quelli di T9 quando parla della Roma e della Lazio, e di Telelombardia quando parla del Milan e dell'Inter. Questo significa allontanare la gente anche dal tennis.
Capisco le esigenze delle pay-tv, ma questo può diventare un problema. Inoltre, vorrei porre una questione che sperimento personalmente, avendo una casa tra Città di Castello e Sansepolcro, una delle tante zone in Italia in cui il segnale terrestre non arriva. Capisco che sia un problema da porre forse alla Commissione poste e telecomunicazioni, tuttavia, visto che stiamo parlando di sport, ricordo che per alcuni eventi sportivi la RAI non ha diritti sul satellite. Ad esempio, per vedere la finale dei mondiali sono dovuto andare al ristorante, perché a casa mia il segnale terrestre della RAI non arriva e per vedere la televisione è necessario usare la parabola. Se la RAI ha acquistato i diritti per il chiaro, ma non ha diritti per il satellite, non può trasmettere su di esso la partita, quindi si può solo andare in un posto dove arriva il segnale terrestre o abbonarsi a Sky.
Il problema è che in diverse zone d'Italia il segnale terrestre ancora non arriva, mentre alcuni eventi o programmi sportivi, come Controcampo o La domenica sportiva, vengono criptati sulla parabola e può vederli solo chi sia abbonato al pacchetto Sky. In Svizzera hanno predisposto una card per i decoder, che i residenti possono inserire decriptando il segnale e seguendo l'evento sportivo. Non è materia di questa Commissione ma, poiché essa si occupa di sport - e lo sport è cultura -, tenevo a sottoporvi questo tema.
Signor sottosegretario, lei non è il Ministro degli esteri, né il Presidente del Consiglio, ma mi sembra di aver capito


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che andrà a Pechino; non ho capito se ci andrà Berlusconi, che non è stato chiaro a questo riguardo; mentre oggi Sarkozy ha detto che sarà presente. Ieri, l'intergruppo parlamentare per il Tibet, composto da 90 deputati, 30 senatori e un ministro, Giorgia Meloni, si è occupato anche di questo argomento. È stata predisposta una mozione, discussa questa mattina presso la Commissione esteri. Vorremmo che a Pechino non andasse alcun esponente del nostro Governo. Poiché non siamo nati ieri, sappiamo quanto siano importanti le relazioni commerciali con la Cina. Non stiamo parlando di boicottaggio - perché lo sport è un momento di unione - ma soltanto di iniziative politiche. Onestamente ammetto che mi diede fastidio - non facevo politica allora - quando Prodi compì il suo primo viaggio in Cina: avrebbe potuto scegliere tanti altri posti del mondo e invece andò proprio in Cina evidentemente per lo stesso motivo che probabilmente porterà Berlusconi a Pechino, non certo per vedere i fuochi d'artificio. Le chiedo dunque di tenere presente che 120 parlamentari e un ministro vi stanno guardando e che una parte della popolazione italiana è seriamente preoccupata per quanto accade in Tibet. Vi chiedo quindi un segnale di denuncia dei problemi relativi al rispetto dei diritti umani.

MANUELA DI CENTA. Due battute perché non posso esimermi dal contraddire quanto detto dal collega. Mi auguro che il nostro Governo, con il sottosegretario e spero con il Presidente Berlusconi, vada a Pechino a onorare l'Italia, i nostri atleti e lo sport nel mondo. Mi auguro questo a nome di tutta l'Italia e del nostro Governo.
In questo momento, in cui l'Italia ha un estremo bisogno di puntare fortemente su una scuola forte, capace di guardare avanti e di formare nel profondo, non si può pensare di non utilizzare lo sport come strumento di formazione ed educazione. Lo utilizza tutto il mondo, ma non il nostro Paese, che purtroppo è ancora in una fase di avvicinamento verso questa consapevolezza.
Desidero ricordare come per la prima volta nella storia nel trattato di Lisbona, che sarà Costituzione europea tra pochi anni, venga riconosciuta non l'importanza di praticare sport, ma l'importanza della formazione e della grande capacità educativa della pratica sportiva.
Le chiedo personalmente e anche a nome di tanti colleghi che l'Italia introduca la parola «sport» anche nella sua Costituzione, per iniziare un percorso serio di grande fermento e valutazione della capacità dello sport sotto tutti i profili.

PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Barbaro per una veloce replica.

CLAUDIO BARBARO. Non è proprio una replica. Approfittavo della presenza del sottosegretario e dell'ex sottosegretario, per rappresentare un problema urgente. Chiedo scusa ai colleghi per non essere in linea con lo svolgimento dei lavori, ma purtroppo mi trovo costretto a rappresentare un problema che sta condizionando la vita delle associazioni. In particolare, mi riferisco a quelle che fanno riferimento sia alle federazioni che agli enti di educazione sportiva.
Il 16 aprile il Ministero delle politiche giovanili e delle attività sportive (POGAS) ha emanato un decreto che ribadisce l'obbligatorietà dell'assicurazione per tutti i praticanti attività sportive tesserati presso le federazioni e gli enti di educazione sportiva, tenendo tuttavia conto del libero mercato e quindi rimuovendo l'obbligo di contrarre l'assicurazione con la Sportass. Tuttavia, sono stati fissati dei tetti per quanto riguarda gli infortuni, sia in caso di morte che di invalidità permanente, eccessivamente alti, che stanno creando gravi disagi alle organizzazioni nazionali. Questi disagi possono ripercuotersi non tanto sulla vita dei grandi club o sull'organizzazione di manifestazioni e attività ad alto livello, quanto soprattutto sulle piccole federazioni e sugli enti di educazione sportiva che disciplinano l'attività


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sportiva promozionale, per i quali è difficile applicare minimi così elevati. Pertanto, le chiedo di prendere cortesemente in considerazione la possibilità di modificare il decreto, eliminando o comunque rimodulando i tetti previsti dalla legge.
Approfitto della possibilità che mi è stata concessa per avanzare una richiesta. So che i dipendenti della CONI servizi hanno inoltrato una richiesta di audizione e vorrei sapere dalla presidente se sia possibile calendarizzare tale audizione insieme a quella dei sindacati che aderiranno a questa richiesta.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Crimi per la disponibilità manifestata.
Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 10,10.

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