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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VII
14.
Mercoledì 19 novembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 2

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, in materia di semplificazione e riordino delle procedure di erogazione dei contributi all'editoria (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Aprea Valentina, Presidente ... 2 6 8 11
Bonaiuti Paolo, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 2 7 8 9 10 11
Giulietti Giuseppe (IdV) ... 6 7
Levi Ricardo Franco (PD) ... 10 11
Raisi Enzo (PdL) ... 8 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 19 novembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 9,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, in materia di semplificazione e riordino delle procedure di erogazione dei contributi all'editoria.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega per l'editoria, Paolo Bonaiuti, in materia di semplificazione e riordino delle procedure di erogazione dei contributi all'editoria.
Do quindi la parola al Sottosegretario Bonaiuti.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dopo qualche tempo, oggi mi incontro ancora con questa Commissione. Come ricorderete, sono venuto qui l'ultima volta agli inizi di ottobre per una relazione informale (qualche giorno fa mi chiedevo infatti come mai non ci fosse il resoconto stenografico). In quell'occasione, mi fu chiesto di intervenire immediatamente in Commissione e io venni, fedele al principio che ho seguito in tutti questi anni e che intendo continuare a seguire, di arrivare sempre a una definizione bipartisan, al di sopra delle parti, in merito a un problema delicato come quello dell'editoria, sia in tempi di vacche più grasse, come furono gli anni precedenti, sia in tempi di vacche magre, direi magrissime, come quelli della grande crisi finanziaria attuale.
L'ultima volta che ci siamo incontrati vi avevo parlato di un regolamento che ricordo di aver annunciato in questa Commissione già all'inizio di luglio. Questo regolamento, il 17 settembre scorso è stato sottoposto al vaglio di una platea vastissima, comprendente tutti i rappresentanti delle categorie dell'editoria, riunita a Palazzo Chigi, alla quale abbiamo chiesto di avanzare proposte per apportare eventuali modifiche al regolamento.
Avevamo fissato al 15 ottobre il termine, ma questo, dato il volume enorme di proposte pervenute, è slittato fino a questi ultimi giorni. Vi chiedo scusa se non sono venuto subito a riferire, ma ho ritenuto fondamentale che si ascoltassero tutti - ma proprio tutti - i soggetti interessati. Nonostante questo ritardo di quindici o venti giorni, dunque, siamo potuti arrivare ad una definizione del regolamento più ampiamente condivisa.
Consegnerei questo regolamento, che voi più o meno conoscete, al presidente, affinché possa essere riprodotto e distribuito nel pomeriggio. Poiché credo che stamattina non avremo il tempo di terminare, sono a vostra disposizione per una o due successive audizioni in cui potremo sceverare tutto il testo.
Sono arrivate - tanto per tenervi informati - circa sessanta proposte di modifica,


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molto articolate tecnicamente e di svariate pagine, che hanno richiesto quindi un lavoro molto accurato da parte del Dipartimento dell'editoria. In più, sono pervenute svariate decine di altre proposte che potrei definire più politiche che tecniche. Abbiamo cercato di dare ascolto a tutti, ma ancora ieri - lo dico con un minimo di orgoglio, perché significa che questa idea della condivisione è passata - ho ricevuto altre tre lettere con ulteriori proposte di modifica. È stato come aprire un pozzo: ognuno intende dire la sua sul problema dell'editoria, circostanza che ci conferma come questo settore sia pieno di idee e tuttora vitale.
Cerchiamo di capire che cosa succede. Come ho riferito, abbiamo apportato alcune modifiche al regolamento a seguito delle osservazioni che ci sono pervenute dalle associazioni rappresentative dell'editoria. Ora dobbiamo apportarvi le eventuali modifiche suggerite dai membri del Parlamento.
Il punto fondamentale è che l'operatività delle norme non partirà più dal primo gennaio 2009, ma è slittata al primo gennaio 2010; quindi, riguarderà il contributo del 2009. Per il contributo del 2008, invece, rimane salvo tutto quello che è vigente, con l'eccezione - mi è stato esplicitamente richiesto di dirlo - di alcune disposizioni di carattere ordinatario, ovvero alcune disposizioni minori, per le quali l'entrata in vigore è quella del regolamento stesso.
In sostanza, abbiamo davanti a noi ancora un anno nel quale ridiscutere per cercare di arrivare a una legge condivisa sull'editoria. Aggiungo che - vi ho già illustrato il punto fondamentale, che ci concede un certo respiro -, contrariamente a quanto ho letto su numerosi giornali e ascoltato in alcune critiche politiche, quella che stiamo discutendo oggi non è la legge sull'editoria, ma è un semplice regolamento. Successivamente, quindi, dovremo fare uno sforzo complessivo per arrivare a una legge sull'editoria che mi auguro sia una legge condivisa.
Un altro punto è quello riguardante i giornali organi di partiti politici. In realtà, per questi giornali non cambia nulla: infatti, sono stati mantenuti i requisiti di accesso ai contributi, le modalità di calcolo e l'ammontare dei contributi già previsti prima di questo regolamento sia per i giornali organi di partito che hanno una rappresentanza parlamentare, sia per quelli previsti dal decreto-legge n. 223 del 2006, ovvero dalla cosiddetta legge Bersani. Questo significa che questi giornali restano fuori, rimanendo valida per essi la normativa attualmente in vigore. Per tutti gli altri giornali vale la vecchia normativa, ma con un limite per tutti i contributi, diretti e indiretti, fissato a 4 milioni di euro. In altre parole, data la difficile situazione in cui versa tutto il Paese e i dovuti tagli, che sono stati apportati in ogni settore, compreso quello dell'editoria, abbiamo ritenuto di stabilire che non si potrà dare un singolo contributo che ecceda i 4 milioni di euro.
Il numero massimo delle copie annue distribuite, sul quale calcolare il contributo variabile, è stato portato, accogliendo varie istanze, a 50 milioni. Ripeto che il limite generale massimo del contributo comunque erogabile per tutte le tipologie di giornali e di radiotelevisioni destinatarie di contributi è stato fissato in 4 milioni di euro.
Per quanto riguarda le tariffe postali, il rimborso a Poste italiane è calcolato come differenza tra la tariffa convenzionata più favorevole per gli editori e la tariffa agevolata.
Il controllo del requisito degli spazi pubblicitari contenuto nelle pubblicazioni è stato riportato, anziché per singolo numero, su base annua. Questo perché il controllo per singolo numero era in realtà impossibile e, infatti, era rimasto inattuabile e inattuato.
Per quanto riguarda il credito agevolato, abbiamo ritenuto di inserire nel comitato consultivo riunitosi per la prima volta circa una settimana fa, un nuovo componente esperto in editoria elettronica. È stata inoltre introdotta la possibilità di ammettere alle agevolazioni anche i beni dati in comodato.


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Vengo ora ai quattro punti fondamentali del regolamento, che restano come una sorta di pilastro. Innanzitutto, vi è una semplificazione fortissima - sulla base dell'accelerazione data dal Governo proprio in direzione di procedure più semplici - delle procedure e degli atti di accesso ai contributi. Tutto è reso più facile, più snello, più efficiente, più veloce, sia per quanto riguarda i contributi diretti sia per quanto riguarda il credito agevolato.
Abbiamo introdotto, inoltre, un principio che mi auguro tutta la Commissione - alla Camera come al Senato - voglia condividere. Tale principio, che, in una prima istanza (mi sono andato a riguardare le carte della prima riunione di questa Commissione) era stato condiviso, riguarda l'introduzione del criterio, come base di calcolo per i contributi diretti, della parametrazione dei contributi rispetto alle vendite effettive e non più alla diffusione. Questo è fondamentale, perché ci permette di uscire da questa Commissione dicendo che siamo contro le cooperative false, contro i falsi giornali, contro quei giornali che non vendono copie reali. A questo aggiungo un altro dato: nella Commissione consultiva tecnica per l'editoria - alla quale come sapete partecipano, oltre a noi e a tutti i vari rappresentanti dei ministeri, anche la FIEG (Federazione italiana editori giornali), la FNSI (Federazione nazionale stampa italiana), eccetera - ho chiesto che sia avviata, da parte del Ministero degli affari esteri, un'indagine conoscitiva molto dettagliata sui cosiddetti «quotidiani italiani all'estero», per eliminare, anche in questo caso, tutti i dubbi che permangono in materia.
Un altro punto fondamentale è la trasformazione delle cooperative in cooperative editoriali insieme a quello che io considero dal mio punto di vista, avendo svolto per anni la professione giornalistica, il «sostegno alla occupazione giornalistica». Questo regolamento, infatti, cerca di indirizzare i contributi, ovviamente nella misura in cui un regolamento può farlo, verso la creazione di nuovi posti di lavoro nel giornalismo.
Su questo permettetemi di fare un inciso. Rendo noto alla Commissione che tutta l'editoria, in questa fase, sta attraversando un momento molto particolare. Ho potuto parlare, a più riprese, sia con i dirigenti della FIEG, sia, di recente, con i vertici della FNSI e vi posso dire che ci sono molte preoccupazioni riguardo ai posti di lavoro. C'è aria di prepensionamenti, a volte di smobilitazione di decine e decine di redattori. Tutto questo, ovviamente, ci preoccupa. Certo, non si può fare moltissimo, ma c'è anche una preoccupazione di fondo, ossia che la legge n. 416/1981 possa poi intervenire pesantemente nei confronti dei bilanci dell'INPGI (Istituto nazionale previdenza giornalisti italiani) che ha, come suoi due oneri principali, da un lato l'assistenza ai giornalisti ammalati attraverso la CASAGIT, dall'altro l'erogazione delle pensioni. Prima o poi, bisognerà affrontare anche questo tema.
Il regolamento così definito, dopo il vostro vaglio - e purtroppo sarà necessario ancora del tempo, perché ho promesso di passarlo anche al vaglio del Senato - dovrà essere mandato all'approvazione del Consiglio di Stato. Trattandosi di una normativa ampia e complessa, abbiamo ritenuto che, in seguito a tutte le procedure di condivisione e di discussione a cui abbiamo sottoposto il regolamento stesso, il Consiglio di Stato non avrebbe potuto darci un parere in fretta e furia, tale da poter applicare il regolamento fin dal primo gennaio 2009. Per questa ragione stiamo indicando la data del primo gennaio 2010.
Per quanto riguarda la situazione generale, stiamo pensando - l'ho già detto dopo un incontro con la Federazione della stampa - a una sorta di stati generali dell'editoria, in cui convocare tutti i rappresentanti delle categorie interessate. Non dico che ne usciremo con una soluzione, ma almeno avremo il merito di aver


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affrontato il problema e di aver ascoltato e messo a confronto i pareri di tutti i partecipanti.
Vengo alla questione dei due emendamenti presentati. Il primo emendamento recita: «All'articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni sono apportate le seguenti modificazioni: - al quarto comma, il primo periodo è sostituito dal seguente: «le azioni aventi diritto di voto o le quote possono essere intestate a società per azioni, in accomandita per azioni o a responsabilità limitata, purché la partecipazione di controllo di dette società sia intestata a persone fisiche o a società direttamente o indirettamente controllate da persone fisiche»; - il sesto comma è sostituito dal seguente: «Qualora la partecipazione di controllo di cui al quarto comma sia intestata a società fiduciarie, il requisito ivi previsto del controllo diretto o indiretto in capo a persone fisiche s'intende riferito ai fiducianti in quanto soggetti effettivamente titolari delle azioni o quote medesime. In tale caso la società fiduciaria è tenuta, ai fini del presente articolo, a comunicare i nominativi dei fiducianti all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ai fini e per gli effetti dell'articolo 1, comma 6, lettera a), n. 5, della legge 31 luglio 1997, n. 249.».
E ancora: «All'articolo 44 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con alcune modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono apportate le seguenti modificazioni: - al comma 1, alinea, dopo le parole «che costituiscono» sono aggiunte le seguenti: «a decorrere dall'esercizio finanziario successivo a quello di entrata in vigore del regolamento di cui al presente comma»; - dopo il comma 1 è aggiunto il seguente: «1-bis. Lo schema di regolamento di cui al comma 1 è trasmesso alle Camere per l'espressione del parere vincolante delle Commissioni competenti per materia e per i profili di carattere finanziario»; al punto n. 4: «all'attuazione del presente articolo si provvede senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.».
Per quanto riguarda l'emendamento, il Governo non ha sostanziali dichiarazioni da fare. L'emendamento è stato presentato, il Parlamento è sovrano. C'è un solo punto, avendo sentito su questo i nostri avvocati, che ci appare di dubbia costituzionalità e riguarda il parere vincolante della Commissione. Ci è stato obiettato che il regolamento governativo come tale, - e questo io lo condivido - spetta al Governo con un potere consultivo del Parlamento. Non sarebbe più un regolamento governativo se venisse sottoposto a un parere vincolante; in tal caso, il parere vincolante lo fa diventare una sorta di regolamento parlamentare. Per di più - su ciò si può anche discutere - questo regolamento governativo è delegato da una norma, nel senso che noi lo abbiamo ripreso dall'articolo 44 della cosiddetta legge Tremonti. Per quanto riguarda questo emendamento, dunque, il nostro dubbio riguarda il parere vincolante, anche perché il regolamento deve essere sottoposto al Consiglio di Stato e questo pone un ulteriore problema.
Vengo al secondo emendamento. Mi permetto di affrontare tutte le questioni, così «tiriamo fuori dal sacco» tutte le problematiche che abbiamo. Il 4 novembre ultimo scorso, nell'ambito dell'esame del disegno di legge collegato alla finanziaria, è stato presentato e approvato alla Camera dei deputati il seguente emendamento all'articolo 70-bis: «A decorrere dai contributi relativi all'anno 2009, hanno accesso alle sovvenzioni statali indirette di cui alla legge 5 agosto 1981, n. 416 e successive modificazioni, esclusivamente le imprese editrici aventi diritto che abbiano inserito nel proprio statuto il divieto di distribuzione degli utili della società.».
Il testo così formulato escluderebbe dai contributi (spese postali, tariffe telefoniche, credito agevolato) tutte le società editoriali, a esclusione delle cooperative e dei giornali di partito. Su questo vorrei fare un'osservazione, dopo averne discusso con il Dipartimento dell'editoria. Questo emendamento fa riferimento alle cosiddette agevolazioni postali, che sono rivolte però a Poste italiane e non alle imprese editrici, nei limiti in cui queste imprese fanno


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abbonamenti. In altre parole, più abbonamenti corrispondono a più agevolazioni di Poste italiane.
Ora, si può discutere - ho già detto più volte, in questa sede, che sono più che favorevole a farlo - se l'agevolazione debba essere diversa, ossia un'agevolazione per le grandi imprese di dimensioni tali da essere anche quotate in borsa, oppure un'agevolazione che favorisca concretamente quelle piccole e medie imprese che tecnicamente chiamiamo di no-profit e che, in parole povere, riguardano i cosiddetti giornali diocesani o delle parrocchie di orientamento cattolico e quelli della cooperazione laica.
Il regolamento è comunque già intervenuto all'articolo 22; è per questo che, poi, ne dovremo parlare. Devo innanzitutto dirvi che il rimborso dello Stato a Poste italiane è drasticamente ridotto dall'articolo 22, in una misura che noi valutiamo intorno al 40 per cento; questo perché viene cambiato il meccanismo di calcolo. In secondo luogo, si introduce la possibilità, come dicevo prima, di diversificare per il meglio, già dentro questo regolamento, tra le grandi imprese, magari quotate in borsa, e le piccole e medie imprese del no-profit.
C'è poi un problema di fondo, che mi viene riferito dai nostri tecnici, e che riguarda la costruzione del secondo emendamento. Non è affatto detto che la riduzione o l'abolizione delle agevolazioni tariffarie postali faccia immediatamente scattare l'aumento per il fondo dei contributi indiretti. È vero che il fondo per l'editoria è un fondo unico, tuttavia è anche un fondo costruito anno per anno sulla previsione dei singoli comparti che lo costituiscono. Pertanto, se noi oggi riduciamo drasticamente un comparto, di conseguenza si riduce l'intero stanziamento.
Se il provvedimento fosse stato così facile, probabilmente qualcuno l'avrebbe già suggerito. Di fatto, i contributi diretti negli ultimi tre-quattro anni - quindi includo anche la mia precedente gestione - sono stati pagati usando tutte le risorse del fondo per l'editoria. Se oggi noi siamo in grado di pagare - e mi dispiace di non aver sentito su questo alcun cenno di gradimento - al 100 per cento gli imprenditori per l'anno 2007, lo possiamo fare solo perché abbiamo adottato questa pratica che era stata seguita negli anni precedenti.
In definitiva, per quanto riguarda il prossimo anno, noi pensiamo che ci verrebbe da pagare un contributo di 120-130 milioni di euro, grazie a questi risparmi del regolamento. Sulla base dei tagli, quindi, bisognerebbe trovare ancora 20-30 milioni di euro per pagare completamente anche tutti i contributi del 2008, così come abbiamo fatto quest'anno. Non posso dire con certezza che ce la faremo, ma spero che, ricorrendo a tagli sul nostro dipartimento o su Palazzo Chigi o sul risparmio e via dicendo, riusciremo a garantire - non è una promessa formale, come quella che vi avevo fatto per i pagamenti dell'anno 2007 - anche per l'anno 2008, a regolamento applicato (sempre che il regolamento passi per il vaglio del Consiglio di Stato) il pagamento di buona parte o addirittura il pagamento totale.

PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Bonaiuti.
Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
Considerato il poco tempo che abbiamo a disposizione, oggi ci limiteremo ad avviare la discussione. Sono già iscritti a parlare i colleghi Giulietti, Raisi, Levi e Caldoro.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor presidente, mi sembra che, per serietà nei confronti del Sottosegretario Bonaiuti, sia necessario leggere e studiare il regolamento, ma anche prevedere delle audizioni. Lo dico perché condivido l'impianto del regolamento, nel senso che ritengo che si tratti di qualcosa di serio. La ringrazio, quindi, signor Sottosegretario, per il lavoro svolto da lei e dal Dipartimento per l'editoria, così come, sempre su queste questioni, era stato portato avanti un lavoro di grande serietà da parte del Sottosegretario Levi.


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PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Lo ringrazio anch'io per il lavoro precedente.

GIUSEPPE GIULIETTI. Vado subito al punto. Quanto all'idea degli stati generali, dico che non ho condiviso il voto contrario del mio gruppo sugli emendamenti presentati dai colleghi Raisi, Granata ed altri. Svolgerò, quindi, il mio intervento parlando in prima persona. Penso che in quegli emendamenti vi fossero elementi di serietà, di razionalità, e comunque erano stati votati all'unanimità in Commissione bilancio. Se valga o meno il voto unanime espresso, la disputa sul parere vincolante, lo dico subito signor Sottosegretario, a me interessa poco; mi interessa di più il parere politico.
Non sono d'accordo con lei e con quanto le hanno detto gli uffici sul tema della delega; credo, invece, che a questo riguardo si debba discutere molto attentamente. Secondo me, c'è un eccesso di delega, in questo caso e, quindi, il parere vincolante è giustificato. Su questo, comunque, si aprirà un diverso dibattito. Tuttavia, il punto è un altro. Il Sottosegretario condivide l'impegno unanime di questa Commissione e della Commissione bilancio, che si è tradotto in alcuni testi che oggi vanno al Senato? Prima di affrontare il regolamento bisogna verificare un punto dirimente e capire se c'è la convinzione - parlo di un testo non scritto da me - che il ripristino dei diritti soggettivi è stata una scelta giusta effettuata dalla Camera, da confermare al Senato. Non vorrei che ci fosse al Senato qualche atteggiamento che portasse a modificare una questione sostanziale: si aprirebbe un conflitto, e non sarebbe la prima volta.
Questa Commissione e la Commissione bilancio si sono pronunciate in modo unanime sul tema dei diritti soggettivi. Non è un problema secondario. Si aprirebbe, dunque, un conflitto di difficile gestione e sarà lei a doverlo gestire, signor Sottosegretario, non io. La questione dei diritti soggettivi non può essere rimessa in discussione. Questo tema mi appassiona più del parere vincolante. Posso comprendere la sua risposta se lei mi dice che è un impegno del Governo, vincolante o meno. So che lei lo pensa, ma vorrei che questo fosse un punto fermo.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ho detto che non abbiamo obiezioni, salvo su quel parere vincolante.

GIUSEPPE GIULIETTI. Ma sono due cose diverse. Se viene ripristinato il tema dei diritti soggettivi, con il parere unanime di tutti, in quell'aula, al momento della discussione, ha un significato. Lei capisce che questo si lega intimamente ad un altro emendamento presentato e votato qui all'unanimità, riguardante il problema dei fondi. Parlo di un emendamento a firma dell'onorevole Granata, fatto proprio da tutti, e ve n'era uno identico a firma Levi, Ghizzoni e altri, che proponeva 140, 100, 100 alla tabella dell'editoria e individuava anche il fondo...

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. 140?

GIUSEPPE GIULIETTI. 140, 100, 100. Fu votato in Commissione.
Il punto è che io vorrei che fosse sostenuto al Senato. Signor Sottosegretario, come ho detto tante volte, so cosa vuol dire il conflitto con i ministeri di spesa. La questione non riguarda solo questo Governo, motivo per cui non amo la propaganda su queste vicende. Insomma, conosco le difficoltà.
Per questo insisto su questo tema, perché il giudizio politico mi sembra importante. Lei lo ha detto poco fa, ma vorrei che il tema fosse sviluppato meglio: al di là del regolamento, se non venisse approvato l'emendamento prospettato per i tagli, quale sarebbe la situazione reale? Il rischio è che si ripristinino i diritti soggettivi, si discuta del regolamento, ma nel frattempo intervenga un taglio tale da invalidare sia i diritti soggettivi, sia le possibilità future. Questo è il rischio che deriva dalla tenaglia.


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Signor Sottosegretario, le dico subito che io sono favorevole alla «bonifica». Se ci sono false cooperative - non m'interessa come si schiererà ciascuno di noi - è giusto procedere e fa bene il regolamento a essere preciso. Le vendite, la pulizia sono un elemento di modernità, che probabilmente farà soffrire tutti, ma a cui non credo che si possa rinunciare. Anche sulla questione degli stati generali si può trovare una condivisione. Comunque, questi temi possono preparare la riforma dell'editoria, ma ce ne sono altri su cui lavorare. Mi permetto di suggerirne alcuni, non so se condivisi o meno dai colleghi.
Quella della pubblicità legale è una grande questione. Non è vero che si deve operare solo su un fondo di bilancio. Il Ministro Brunetta ha introdotto il tema del trasferimento on line. Chiunque conosce minimamente l'editoria sa perfettamente che l'immediato trasferimento on line della pubblicità legale non garantirebbe pubblicità e trasparenza all'intera popolazione, perché in molte zone di questo Paese sono ancora i grandi giornali o i giornali locali o i giornali regionali a garantire una copertura capillare.
La possibilità di spostare al 2012 o, comunque, di rinviare non è poca cosa. Bisogna sapere di che cosa si parla: noi parliamo di strumenti che hanno una diffusione che non è affatto a copertura totale. Non si può intervenire sull'editoria a spizzichi e bocconi, perché questo creerebbe dei problemi. Non sono sostenibili gli emendamenti proposti? Il problema è capire quale è l'alternativa pratica da seguire.
Chiederei al presidente di farci avere i testi per poterli studiare e di avviare delle audizioni. Il Sottosegretario poco fa ha giustamente detto: «Abbiamo ascoltato tutti». Credo che dovrebbe farlo anche la Commissione, e sarebbe preparatorio alla riforma dell'editoria. Prima di affrontare la questione del regolamento, per poi formulare proposte emendative, possibilmente condivise, vorrei ascoltare la FIEG, le federazioni della stampa, insomma i soggetti implicati nell'editoria.
Inoltre, signor Sottosegretario, chiederei che vi fosse un'audizione dell'INPGI. Lei ha toccato il tema delicatissimo del rischio che persino aziende in attivo scarichino la crisi sull'INPGI. La crisi, invece, va affrontata seriamente attraverso gli ammortizzatori sociali (commenti del Sottosegretario Bonaiuti). Lei, non io, ha posto la questione delicatissima del rischio che venga usato l'INPGI, in forma sostitutiva, come paracadute sociale. Credo allora che valga la pena di prevedere un'audizione specifica, magari con la Commissione lavoro. Se esplode quell'ammortizzatore, noi avremo conseguenze incalcolabili sul settore. Altro che taglio di bilancio!

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dispostissimo.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Giulietti. Vorrei ricordare che la questione delle audizioni deve essere posta in Ufficio di Presidenza.

ENZO RAISI. Vorrei ringraziare il Sottosegretario Bonaiuti sia per aver rispettato la tempistica definita nella seduta in cui anch'io ero presente, sia per i numerosi aspetti che ha illustrato e che io condivido.
Quanto al contenuto del regolamento, come ha detto il collega Giulietti, mi riservo di farne una lettura approfondita quando ci verrà consegnato il testo. Comunque, se le linee generali sono quelle illustrate dal Sottosegretario, è obiettivamente difficile non concordare.
Mi fermerei, però, alla parte formale della sua relazione, in quanto due settimane fa questo Parlamento ha votato il provvedimento e quelli che lei ha citato come emendamenti in realtà non sono più tali, ma articoli di un dispositivo di legge votato dall'Assemblea, che verrà discusso dall'altro ramo del Parlamento, ma che per noi è già legge. Devo dire - io non sono un giurista, vengo dal mondo dell'impresa - che all'interno di quel provvedimento, il 1441-ter, sono già inseriti dei pareri vincolanti, da parte delle Commissioni,


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su alcuni atti di delega al Governo in merito a tematiche che riguardano l'energia nucleare e altre questioni. C'è già stata, in quel provvedimento, una linearità rispetto ai pareri vincolanti delle Commissioni su atti di delega al Governo.
Certo, sarebbe ben strano se noi accelerassimo un regolamento senza tener conto di quello che abbiamo votato la scorsa settimana. Se non altro, si doveva dare un parere su quell'atto, perché non si tratta più di emendamenti, come ho detto, ma di un articolo votato da questo ramo del Parlamento.
In merito a quella parte dell'articolo che faceva riferimento ad un emendamento proposto, tra l'altro, dalla Lega, mi permetto di fare una considerazione. Essendo stato relatore di quel provvedimento e avendo espresso parere favorevole, l'ho accolto con lo spirito di chi, nel momento in cui viene sottolineata la mancanza di fondi in un comparto così vasto come quello dell'editoria, sostiene che quantomeno si debba cominciare a tagliare partendo da chi, con quei fondi, fa utili che distribuisce ai vari azionisti. Mi sembra una scelta logica e banale. Posso dire - lo faccio essendo entrato in questo campo da poco tempo, venendo da campi professionali diversi - che trovo questo settore antiquato in molti suoi aspetti, a cominciare dal tema della distribuzione e da molto altro.
Trovo anche strano - non è certo sua la colpa, ma secondo me c'è un problema metodologico a monte - che noi continuiamo a parlare di un regolamento senza avere prima definito una normativa generale che riformi tutto il sistema. In altre parole, mi sarei aspettato - ovviamente posso anche sbagliare - che prima si definisse una norma quadro, e che quindi si passasse alla redazione di un regolamento, apportandovi le opportune modifiche in virtù di quella normativa generale.
Come ho detto, però, non è colpa sua, signor Sottosegretario. Lei ha ereditato il problema, ha ricevuto un compito e se ne è fatto carico e di questo la ringrazio. Quando lei dice, giustamente, che si procederà alla riforma generale del sistema editoriale e verranno modificati tanti aspetti, a quel punto il regolamento diventerà vecchio. È questo il rischio a cui andiamo incontro.
Il fatto è che in questo Paese si continuano a «mettere le pezze», ma poi il sistema non funziona.
D'altra parte, i numeri dell'editoria - li ho letti anch'io - sono veramente spaventosi in questi ultimi mesi. A parte una o due eccezioni, infatti, il 6, 7, 8 o 10 per cento di calo nella vendita di tutti i giornali significa una perdita veramente stupefacente...

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Con il calo della pubblicità.

ENZO RAISI. Il calo della pubblicità è consequenziale, purtroppo, a un cattivo vezzo delle nostre industrie, che per fronteggiare la crisi tagliano subito le spese degli uffici marketing. Questo è un errore micidiale. Quelle imprese non hanno ancora capito che è investendo nella pubblicità e nel marketing che si recuperano le quote perse nel mercato. Questo, comunque, fa parte di un sistema di piccole e medie imprese che, purtroppo, non arriva a capire questa dinamica.
Fermiamoci, tuttavia, al problema del calo della vendita dei giornali, che costituisce sicuramente un campanello d'allarme preoccupante.
Dopo aver svolto le audizioni - condivido quello che ha detto l'onorevole Giulietti - e dopo l'iter conclusivo dell'articolo 70-bis, che fa parte di un provvedimento molto importante, l'auspicio è che il prossimo anno si possa dare alla luce un nuovo quadro normativo che riguardi tutta l'editoria, con un occhio al futuro (e ben vengano anche gli stati generali).
Rispetto alle polemiche di cui abbiamo letto in questi giorni sui giornali, sono sinceramente convinto che l'editoria debba uscire da un sistema assistito di contributo pubblico. Occorre, però, una strategia che accompagni il cambiamento e che preveda anche i nuovi sistemi di comunicazione (internet e via dicendo).


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Non ho mai sopportato che, a fronte della redazione di un piano industriale, la definizione di un regolamento, addirittura retroattivo, lo facesse saltare. L'exit strategy va concordata, ma è evidente che l'editoria deve comunque adeguarsi a un sistema. Questo però deve essere fatto prevedendo un aiuto sul tema della distribuzione. Guardando il bilancio del Secolo d'Italia, giornale di cui curo l'amministrazione, vedo che più di un terzo dei costi deriva da un sistema di distribuzione che, tra l'altro, in alcune realtà, è addirittura monopolistico. In alcune città infatti c'è un solo distributore, e quindi manca un sistema concorrenziale. Questo non è possibile per un prodotto di largo consumo. Citatemi l'esempio di un altro prodotto di largo consumo con questo sistema distributivo. Non esiste.
Da questo punto di vista, spero che il prossimo anno sia possibile prevedere un intervento normativo generale su tutti i temi dell'editoria, che possa portare il nostro Paese a investire in un futuro che mi auguro migliore del presente.

RICARDO FRANCO LEVI. Anch'io sono lieto della presenza del Sottosegretario che ci consente questa riflessione generale. Credo che, nei mesi scorsi, il Governo si sia mosso sul tema dell'editoria con una certa sottovalutazione, da un lato, dello stato di crisi nel quale stavamo entrando e, dall'altro, dell'oggetto specifico sul quale si interveniva. Intendo dire che i tagli apportati nella finanziaria intervengono in misura e in proporzione straordinarie in un momento di incipiente e sempre più evidente crisi delle società editrici.
Credo che sia nell'esperienza di ciascuno di noi entrare in un supermercato e vedere, davanti ai banchi dei giornali, i pensionati che li leggono senza comprarli. Questo è un dato di fatto di tutta evidenza. Peraltro, quando si taglia in modo così pesante un contributo che è essenziale alla sopravvivenza delle aziende, quando si incide su aziende che producono un bene di interesse pubblico come l'informazione, esiste il rischio che il taglio in quantità diventi un taglio in qualità e si arrivi a mettere in pericolo il vero presidio del pluralismo dell'informazione garantito dalla nostra Costituzione. Questo è un fatto particolarmente delicato. Credo, dunque, che ci sia stata - non ho alcuna esitazione a dirlo - una sottovalutazione del problema da parte del Governo.
I tagli da un lato e l'abolizione del diritto soggettivo dall'altro configurano una situazione nella quale effettivamente è a rischio un elemento essenziale della nostra democrazia e un comparto importante nella nostra economia. Credo che ora sia intervenuta una riflessione più profonda da parte del Governo, di cui prendo atto con soddisfazione. A mio parere, anche le cose che ci ha riferito questa mattina il Sottosegretario Bonaiuti, in termini di tempi più distesi per la riflessione, a partire da uno slittamento dell'entrata in vigore del regolamento, vanno proprio in questa direzione e sono apprezzabili, pur con qualche riflessione aggiuntiva. Innanzitutto, il regolamento: non voglio entrare, in questo momento, nel merito del tema, squisitamente giuridico, se sia o non sia costituzionalmente corretto che un regolamento governativo sia sottoposto al vincolo di un parere del Parlamento; vorrei, però, richiamare il Governo alla necessità - visto che lo stesso Sottosegretario ha ricordato che questo regolamento trova la propria base normativa in una delega - che il regolamento corrisponda alla delega. Nutro al riguardo molte perplessità, in quanto, a partire da temi come il credito agevolato, che non sono compresi nella delega, ho davvero l'impressione che ci sia nella sostanza un eccesso di delega nel regolamento.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il credito agevolato?

RICARDO FRANCO LEVI. Il credito agevolato non è compreso sicuramente nella delega. Al di là dell'elemento formale dell'estensione della delega e dell'interpretazione che di tale estensione il Governo ha dato, è piuttosto nella sostanza, nell'interpretazione


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autentica che il Governo sembra dare dello strumento del regolamento che io nutro molte perplessità.
Nell'illustrazione che il Sottosegretario stesso ci ha fatto questa mattina del regolamento, nel momento in cui ha detto che questo si occuperà del sostegno all'occupazione, del sostegno agli investimenti, del nuovo assetto del mercato postale ed altro, si configura in effetti un regolamento che arriva quasi a svuotare quella necessità e quella esigenza di una vasta riforma del settore dell'editoria che non può che essere oggetto di una legge discussa dal Parlamento.
Credo che sia opportuno che il Governo, nella direzione di un maggior riserbo che in modo apprezzabile sembra ora avere deciso di adottare, riporti il regolamento a una dimensione più propria, che è quella di sveltire le procedure e di evitare l'uso improprio di fondi. Ritengo che su misure che consentono di tarare meglio i contributi non ci sarà difficoltà a trovare una condivisione. Ricordo, per inciso, che quando si parla del passaggio dalle tirature alle vendite diventa decisivo il problema delle vendite in blocco; se non sistemate quel problema non avrete, in realtà, un autentico controllo sulle vendite.
Il regolamento, però, non può arrivare a trasformarsi in una legge di sistema e in una legge di riforma. Per questo è bene che se ne occupi il Parlamento, a partire da un'iniziativa del Governo. Io stesso, come il Sottosegretario Bonaiuti ben sa, ho proposto un progetto di legge che riprende un vecchio disegno di legge, nel quale le questioni più vaste, dalla distribuzione alla pubblicità...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole, solo per comunicarle che i lavori dell'Aula stanno per iniziare. Naturalmente lei avrà nuovamente la parola.

RICARDO FRANCO LEVI. Concludo in un minuto. Chiederei a tutti noi - e ribadisco al presidente, anche da parte mia, la richiesta di programmare delle audizioni che ci consentano di affrontare in modo più complesso questo sistema - di trasferire su un disegno di legge, e non concentrare nel regolamento, l'ampiezza dell'intervento richiesto.
Infine, apprezzo sicuramente la capacità del Governo e del Dipartimento di assicurare entro l'anno il pagamento del 100 per cento dei contributi. Vorrei solo ricordare che questo era già stato fatto anche in precedenza e, dunque, non è un'innovazione.

PAOLO BONAIUTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ma non c'era questa crisi, onorevole Levi. Non erano crollate 20-30 banche internazionali, per non dire che rischia di andare in rovina la General Motors, che è il business dell'America.

RICARDO FRANCO LEVI. Cito solo un ultimo aspetto, del quale immagino molti nostri colleghi saranno stati informati direttamente o indirettamente. Sul progetto di legge di riforma dell'editoria che ho presentato è sorto un grosso problema di interpretazione a proposito della libertà dei blog. Ieri ho reso una dichiarazione alle agenzie, che credo sia stata ripresa nei vari siti, che ritengo risolva questo problema.

PRESIDENTE. Sono iscritti a parlare per la prossima seduta gli onorevoli Caldoro, Mazzuca, De Biasi, Girlanda, Murgia, Perina e Farina. Il testo che ci ha consegnato il Sottosegretario Bonaiuti sarà in distribuzione a partire dalle ore 14,00.
Concorderemo con il Sottosegretario le prossime sedute.
Grazie. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,10.

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