Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle audizioni

Torna all'elenco delle sedute
Commissione VII
22.
Mercoledì 15 giugno 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 2

Audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Aprea Valentina, Presidente ... 2 4 5 7
Galan Giancarlo, Ministro per i beni e le attività culturali ... 2 4 5
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 15 giugno 2011


Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 14,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
Nel dare il benvenuto al Ministro Galan, gli lascio subito la parola, poiché oggi non abbiamo molto tempo. I lavori della nostra Commissione, che ho l'onore di presentarle, Ministro, hanno subito una modifica perché i lavori dell'Aula riprenderanno alle 15 con discussione generale.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor presidente, non potrò essere brevissimo nella prima audizione che avviene dopo due mesi...

PRESIDENTE. Possiamo anche interrompere e poi riprendere.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. Cercherò di essere sintetico, altrimenti vi toccherà ascoltarmi un'altra volta.
Voglio partire da un articolo della Costituzione, l'articolo 9 che, come ognuno di voi sa, recita: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Nessuno ha mai pensato di modificare o di cambiare questo articolo, quindi è una sorta di philosophia perennis.
Ci si può e ci si deve dividere sulle modalità con le quali dar corso a questo articolo della Costituzione, a questa parte del dettato costituzionale, ma la sostanza rimane un imperativo, un dovere per tutti. Intendo dire che quello che si potrà fare per la cultura in Italia o lo si fa tutti insieme o non riuscirà a farlo nessuno. Ci sono altri settori della vita politica in cui ci si divide anche sugli obiettivi, ma non questo. L'obiettivo ci viene indicato dalla Costituzione e nessuno si è mai sognato di cambiarlo, e lo si raggiunge se c'è una condivisione più grande.
Mi riferisco proprio al dovere di lavorare per l'obiettivo, facendo cose diverse, pensando in modo diverso, aspirando anche in modo competitivo a perseguire obiettivi diversi, utilizzando mezzi e strumenti diversi, esponendo impostazioni culturali fra le più diverse, ma sapendo che stiamo lavorando nella diversità per un obiettivo comune.
Innanzitutto, segnalo un fatto che è determinante per tutto quello che avremo da dirci. Prima di chiedere nuove risorse,


Pag. 3

è doveroso spendere quelle che si hanno; e quelle che abbiamo sono tante, tantissime.
Il quadro dei fondi comunitari per il sud Italia, per il ciclo 2007-2013, - attenti, siamo ancora nel 2011 - prevede un totale di risorse immenso: 34,099 miliardi di euro, divisi ovviamente nelle varie linee di intervento. Di queste, soltanto il 16 per cento è stato programmato e solo il 9 per cento impegnato. Per parlarci chiaro, ci sono 31 miliardi ancora da investire.
Quando si vuole, si può fare. Per citare il caso di Pompei, grazie a una collaborazione internazionale e con il Ministro Fitto, in soli due mesi siamo riusciti a reperire, per il recupero del sito, risorse europee per 105 milioni. È stato realizzato un piano di interventi, un preciso cronoprogramma che in quattro anni porterà alla risoluzione dei problemi e al rilancio potenziale del sito.
Ora vorrei parlarvi di ARCUS. Credo che l'intuizione di Giuliano Urbani fosse corretta e di grande civiltà. Ogni intervento infrastrutturale ha inevitabilmente delle conseguenze sul contesto paesaggistico in cui si inserisce, talvolta persino sul patrimonio culturale circostante. Mi sembra un fatto di civiltà pensare ad ARCUS come elemento di compensazione per le conseguenze che si producono.
Ecco perché presenterò la modifica (o l'interpretazione, meglio) per cui ad ARCUS deve far capo il 3 per cento di tutti i finanziamenti statali destinati a investimenti per infrastrutture strategiche e per insediamenti produttivi. Non mi fermerò a una visione ristretta, come quella che si vorrebbe dare, per cui soltanto i progetti inseriti in «leggi obiettivo» e approvati dal CIPE avrebbero questa previsione del 3 per cento. Lo farò, se già non l'ho fatto.
Mi batterò anche per eliminare una norma della legge 24 dicembre 2007, n. 244, legge finanziaria del 2008, che vieta la riassegnazione al MIBAC dei proventi della bigliettazione dei musei, dei servizi aggiuntivi, dei fondi lotto, delle stesse elargizioni liberali. È una norma che ha ridotto, di fatto, del 50 per cento negli ultimi anni queste significative fonti di finanziamento del Ministero.
Voglio anche ribadire l'obiettivo di incrementare il coinvolgimento economico dei privati, cittadini e aziende, anche perfezionando, migliorando, semplificando il sistema degli sgravi fiscali, sulla scorta di quanto avviene nel mondo con esempi diversificati e molteplici, di cui forse il migliore e il più adattabile al nostro Paese mi sembra essere quello francese.
L'impegno manifestato recentemente da un importante gruppo italiano per quanto riguarda il Colosseo mi sembra esemplare al proposito. A fronte di 25 milioni di euro messi a disposizione per il restauro del Colosseo, verrà concesso uno sfruttamento pubblicitario equilibrato e sostenibile del sito, rigidamente controllato dalla Sovrintendenza. Al contrario, ahimè, di quanto avviene nella mia città, Venezia, dove questa norma non è rispettata.
Occorrerà trovare una soluzione, credo anche per via legislativa. Quindi, al di là di campanilismi e contrapposizioni ideologiche, una normativa nazionale più stringente, a proposito di advertising, che coinvolga il patrimonio artistico e monumentale, sarebbe auspicabile. Penso, ad esempio, che la notizia che si stanno effettuando dei lavori possa essere tranquillamente data e sfruttata, ma senza utilizzare il monumento.
Cercherò anche di dare compiuta attuazione al Codice per i beni culturali e il paesaggio varato nel 2004 dal mio predecessore Giuliano Urbani, che ha fatto scuola nel mondo.
Mi viene evidentemente logico parlare ora del ruolo dei sovrintendenti. Vorrei - lo dico apertamente - che il ruolo dei sovrintendenti forse percepito, sempre di più, come una garanzia di qualità dello sviluppo. La loro attività non può essere percepita come quella della burocrazia che dice sempre di no. Cercheremo di indirizzarli verso quella funzione, che è un servizio che aiuta e assiste nella ricerca delle soluzioni giuste ed equilibrate, compatibili con l'esercizio della tutela che è il loro compito primario.
Faccio un'ammenda, questa volta tutta del Ministero. La capacità di spesa del Ministero è bassissima. Per questo io ho i


Pag. 4

residui, quelli che quando studiavo economia si chiamavano residui perenti, troppo elevati. La capacità di spesa è bassa. Ho dettato allora una norma che so che ha incontrato qualche ostilità da parte dell'opposizione. Mi riferisco alla norma che innalza la soglia della trattativa privata sui beni culturali soltanto da 500.000 a 1,5 milioni di euro.
Ognuno può manifestare quello che ritiene, è giusto e logico, ma io faccio un appello a far sì che il dibattito parlamentare, in virtù di quello che dicevo all'inizio, porti a una soluzione condivisa di quella che per me è una misura di semplificazione.
Aggiungo, inoltre, che troverete presto anche il riconoscimento della qualifica di restauratore.
Credo che, su questa questione, il Parlamento debba trovare soluzioni equilibrate e condivise nel regime transitorio. Questo è un compito vostro. Io do un indirizzo, se mi è consentito farlo: è giusto considerare le esperienze lavorative e formative seriamente compiute, ma deve essere garantita anche la qualità della selezione.
Ho già chiesto anche agli uffici di definire rapidamente le linee guida operative per l'archeologia preventiva. Si tratta, almeno per come la intendo, di una grande opportunità per conoscere il patrimonio archeologico e, al tempo stesso, per accelerare la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali. Il reperimento delle navi sul lido di Ostia antica è un esempio virtuoso dell'utilità che può derivare dall'archeologia preventiva al nostro Paese.
L'articolo 9 della Costituzione assegna alla Repubblica - quindi, per l'articolo 114, allo Stato, alle regioni, alle province e ai comuni - una fondamentale funzione, quella di tutela, essenziale in Italia, paese che ha la fortuna di essere il frutto straordinario della stratificazione successiva di 3 millenni formidabili. La compartecipazione paritaria tra i diversi organi dello Stato, tra i diversi livelli di governo deve però avvenire nel rispetto dei ruoli, non a caso diversificati dalla legge. Con tutto il rispetto che si può avere per le istanze locali, ho l'assoluta convinzione che le pressioni sono insostenibili in alcuni casi e che quindi la funzione di tutela debba rimanere una prerogativa dello Stato.
Un obiettivo fondamentale che sto perseguendo, anche con buoni risultati, è quello di varare nuovi piani paesaggistici regionali che, come sapete, vengono definiti di intesa fra la regione e lo Stato. Abruzzo, Campania, Marche, Piemonte, Umbria e Veneto hanno già sottoscritto con il Ministero i protocolli d'intesa per la redazione dei nuovi piani paesaggistici. Presto verrà firmato quello con la Basilicata. Con le altre regioni il dialogo - ahimè - è ancora allo stato preliminare.
Sul versante della valorizzazione del patrimonio culturale, non posso che esporvi una consapevolezza che non renderà felice una mia collega del Governo: l'abbinamento fra cultura e turismo in Italia è indefettibile. So che a lei non fa piacere sentirlo dire, ma chiedo quale motivo dovrebbe spingere un cinese, un messicano o un brasiliano a venire sulle nostre spiagge invece che su quelle del resto del mondo, dal momento che il costo è uguale. La mia collega si arrabbia quando lo dico, ma è così.

PRESIDENTE. La collega è ovviamente il Ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. C'è, però, un motivo per cui le nostre spiagge sono preferibili. Lo vedete quando prendete un dépliant in Olanda, in Germania o in Austria. Nel depliant realizzato dall'ufficio del turismo croato è scritto: «Vieni a Rovigno, vieni a Parenzo, ti porteremo a Venezia». Ogni mattina una nave parte da Rovigno, da Parenzo o da Pola e porta i turisti tedeschi a visitare Venezia, quindi li riporta a destinazione nel pomeriggio.

PRESIDENTE. Vendono loro il pacchetto italiano.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. Quindi, se da un lato il Ministero si sta impegnando per ampliare e rilanciare i musei esistenti e


Pag. 5

per crearne di nuovi, soprattutto con una particolare attenzione all'arte contemporanea, sulla quale siamo tutti meno preparati che sul Settecento o inizio Ottocento (io faccio ammenda), dall'altro si fa poco o niente per offrire a chi viene da altre parti del mondo per ammirarli in un contesto adeguato.
Dico questo, per chi mi ha seguito, con riferimento non soltanto ovviamente all'arte contemporanea, ma anche ad altre straordinarie opere che all'estero costituirebbero motivo sufficiente, da sole, per la realizzazione di un museo fra i più visitati.
Cambiamo pagina: l'altro mondo del MIBAC è lo spettacolo.

PRESIDENTE. Siamo molto ferrati.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. So che siete preparati. Ho una convinzione assoluta: di fronte a discussioni e dibattiti culturali se il cinema e il teatro siano o meno cultura o se lo diventino successivamente, soltanto quando entrano nella tradizione popolare e diventano, per fare un esempio, «Umberto D» (non era cultura quando fu fatto; entrò sul mercato, secondo la tesi di molti, anche autorevoli, e divenne cultura successivamente), io dico che il teatro, la musica, il cinema fanno parte della vita di ciascuno di noi e ci aiutano a vivere meglio. Quindi, sia come individui sia come popolo, abbiamo il dovere morale di aiutare, incentivare, favorire questa forma di arte che certamente diventa cultura in moltissimi casi.
Oltre a questo, lo spettacolo è la parte integrante dell'economia della creatività, il cui ruolo è importante anche sotto lo stesso profilo economico e dal punto di vista delle potenzialità di sviluppo. Oltretutto lo spettacolo - lirica, teatro e cinema in particolare - ci fa fare bella figura nel mondo, quindi è nostro interesse appoggiarlo ed aiutarlo.
Alla fine, dunque, tutto lo spettacolo, con diverse sfumature, è un equilibrio delicato fra la creazione culturale e la produzione economica.
Il reintegro delle risorse del Fondo unico dello spettacolo (FUS) ci impone ora un dovere, quello di realizzare una riforma legislativa organica capace di definire un nuovo assetto del sistema spettacolo, di razionalizzare l'utilizzo del Fondo unico dello spettacolo al fine di rendere efficace ed efficiente l'uso delle risorse pubbliche che abbiamo fortunatamente ritrovato.
Per questo sono grato alla Commissione cultura della Camera per quello che ha fatto in proposito, con la proposta di legge sullo Spettacolo dal vivo. Penso che sia un buon testo sul quale iniziare la discussione conclusiva e credo che rappresenti una risposta.

PRESIDENTE. La discussione conclusiva! L'espressione «iniziare la discussione» ci aveva un po' tramortito. Ma Ministro, sappiamo che lei è un uomo concreto.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. Si andrà pure a dibattere da qualche parte. Fosse così semplice! Per carità, chi mi conosce sa che sono un amante dei decreti-legge, degli editti e quant'altro...

PRESIDENTE. Delle legislative... Noi desidereremmo avere per quel testo la sede legislativa!

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. La stabilizzazione delle agevolazioni fiscali per il cinema e il rifinanziamento del FUS ci consentono un quadro più confortante di quello che sarebbe stato un paio di mesi fa, però le risorse non sono al momento sufficienti a finanziare le varie linee di intervento.
Vi dico apertamente, dunque, che se è stata revocata la sospensione per i decreti tecnici relativi ai contributi per la promozione e la produzione cinematografica, rimangono sospesi quelli per il sostegno all'esercizio cinematografico, alle percentuali sugli incassi e ai premi di qualità. Provvedimenti che comunque dovranno essere ripensati e, a proposito, ho già incontrato le associazioni di categoria.


Pag. 6


Giungo alla conclusione, che è un po' l'essenza dell'azione che vorrei imprimere al Ministero: non si arriva da nessuna parte se la politica da un lato e la comunità intellettuale dall'altro si fanno la guerra. La politica senza comunità intellettuale perde di spinta ideale. La comunità intellettuale senza la politica perde una possibilità in più di far diventare concrete le sue proposte.
Si dice che in Italia la cultura sia monopolio della sinistra. Si dice anche che questa costituisca una sorta di egemonia, frutto di una riuscita attuazione della profezia gramsciana sull'auspicata conquista delle cosiddette «casematte». Se ne potrebbe discutere - sarebbe bello e piacevole - sia sul merito sia per quanto riguarda le origini.
Per il Ministro della cultura, in qualche modo e in una certa misura, questo che potrebbe risultare un ostacolo insormontabile deve essere superato. Non può essere superato auspicando trasformismi culturali impensabili; non può essere fatto chiedendo a questa parte dell'intellighenzia italiana di sposare le tesi e la storia culturale di un ministro del centrodestra che proviene da una storia culturale e politica liberale e non può essere fatto neanche chiedendo un'adesione preconcetta al programma di governo del Ministro. Certamente, invece, può essere fatto chiedendo almeno che, per difendere le proprie posizioni e le proprie idee, non si arrivi a episodi di vero e proprio autolesionismo nazionale.
Non chiedo altro che un dibattito franco, aperto, disponibile a salvare ciò che c'è da salvare in quanto di interesse nazionale. Poi ognuno tornerà sulle sue posizioni e le difenderà, come è giusto che sia.
Può ipotizzarsi un momento nazionale di chiamata a raccolta di tutti coloro che vogliano o debbano occuparsi della cultura italiana, della sua conservazione, del suo sviluppo, per poter fare una rassegna che faccia il punto su tutti gli aspetti critici e definisca, per la parte restante di questa legislatura, una scala di alcune priorità, possibilmente condivise, ma soprattutto raggiungibili?
Chiedo questo perché sono convinto che non basti il dibattito all'interno dei partiti e nelle aule parlamentari. Occorre un momento più importante di chiamata a raccolta, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'unità del nostro Paese, di tutti coloro che vogliano dare un contributo, segnalare una criticità, indicare una via, proporre modalità di reperimento di risorse.
Senza esagerare, credo che in Italia sia arrivato il momento in cui sia necessaria una sorta di piano rooseveltiano della cultura. Lo dico perché quando in un Paese c'è di mezzo qualcosa di fondamentale, questo non può che essere perseguito chiamando a raccolta e coinvolgendo tutti, ascoltando, vagliando, condividendo ove possibile, decidendo.
Come si fa a far rinascere la cultura senza l'impegno degli enti locali, degli operatori del settore, di coloro che a vario titolo operano nel settore culturale, di tutti coloro che conservano il nostro patrimonio, di tutti coloro che fanno spettacolo, di tutti coloro che fanno ricerca e cultura in senso generale? Non so se tutto questo è un sogno e basta.
Rivolgo a voi, deputati della Commissione cultura, lo stesso importante invito che ho lanciato in Senato: c'è bisogno di tutti noi, non posso non chiamare a raccolta tutti.
La natura ultima della missione del Ministero per i beni e le attività culturali consiste nel restituire l'Italia agli italiani, nel restituire loro una conoscenza, un'esperienza viva, un'interazione intellettuale ed emotiva con il retaggio dei nostri padri. Ed è per questo che sono convinto che prima e più ancora che sui cosiddetti grandi eventi, troppo spesso spersonalizzanti e prodotti in serie come format televisivi, il Ministero debba concentrarsi sul patrimonio. Non sull'effimero, dunque, ma sul permanente, non sulla distrazione, ma sulla concentrazione delle forze, delle risorse e del pensiero.
Roberto Longhi ha scritto che ogni italiano dovrebbe imparare da bambino la storia dell'arte come una lingua viva, se vuole avere coscienza intera della propria nazione. Ebbene, a noi spetta proprio


Pag. 7

l'alto compito di far sì che un italiano di ogni regione, di ogni livello sociale e culturale torni a sentire come proprio il patrimonio ereditato dai padri.
Se vogliamo che gli italiani tornino a esercitare davvero la loro piena sovranità di cittadini, dobbiamo aiutarli a riappropriarsi delle loro chiese, delle loro piazze, delle loro campagne, di un Paese la cui unicità consiste nella densità di un patrimonio artistico diffuso, inestricabile dal paesaggio urbano e naturale in cui è andato infinitamente stratificandosi in millenni di storia gloriosa.
Il Ministro per i beni culturali sente su di sé la responsabilità di far vivere il teatro, la musica, il cinema, di tutelare e valorizzare i musei, i siti monumentali, le biblioteche, gli archivi e ogni altro serbatoio di cultura e di memoria, ma sente soprattutto la responsabilità di far conoscere, di difendere, di far respirare un organismo vivo, un ambiente culturale in cui la natura e l'arte sono state tanto unificate dalla storia da non potersi salvare l'una senza l'altra.
Quell'organismo, per me, è insieme il corpo e l'anima della patria: si chiama Italia.

PRESIDENTE. Ministro, la ringraziamo per le anticipazioni che ha voluto darci, ma anche per l'accorato appello con cui ha voluto concludere il suo primo intervento in Commissione cultura.
Prima di darci appuntamento per il seguito dell'audizione, concludo con la presentazione della Commissione perché il Ministro, come sapete, è intervenuto a metà legislatura. Per il Partito Democratico sono presenti la capogruppo onorevole Ghizzoni, l'onorevole Melandri che, come ricorderà, è stata Ministro per i beni culturali, il vicepresidente della Commissione Nicolais, gli onorevoli Pes, De Pasquale, Levi (che ha ricoperto incarichi di governo), De Biasi, componente come segretaria di presidenza dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, autorevolissima collega che da sempre ha seguito questi settori in Commissione cultura ed è la cofirmataria della proposta di legge con l'onorevole Carlucci; abbiamo poi gli onorevoli Mazzarella e Bachelet, gli onorevoli Coscia, Lolli, Russo e De Torre, segretaria di Presidenza della Commissione. Per il gruppo misto abbiamo l'onorevole Giulietti; per l'Italia dei Valori il capogruppo onorevole Zazzera. Per l'UdC è presente l'onorevole Lusetti, anche lui segretario di Presidenza in questa legislatura. Per Futuro e libertà è presente l'onorevole Granata presidente dell' «Associazione articolo 9», (onorevole Granata, lo dico, poiché lei è arrivato un momento dopo e il Ministro ha iniziato la sua relazione richiamando proprio l'articolo 9 della Costituzione). Per la Lega, sono presenti il capogruppo onorevole Goisis e l'onorevole Rivolta; per PdL, il capogruppo onorevole Emerenzio Barbieri, gli onorevoli Frassinetti, vicepresidente della Commissione, Murgia, Giammanco, Parisi, Ceccacci Rubino, Scalera, Di Centa, Centemero, Farina e Carlucci che, insieme alla Ceccacci e ad altri colleghi, ha presentato il numero più alto di proposte di leggi in questo settore.
Ministro, ora ci conosce e sa che cosa ci aspettiamo da lei. Naturalmente, confido che questa nostra chiacchierata istituzionale possa riprendere al più presto per ascoltare le reazioni della Commissione, dell'opposizione e delle forze di maggioranza, e poi cominciare davvero a lavorare per mettere a frutto tutte le giornate di questa seconda fase della legislatura che la vede Ministro per i beni e le attività culturali.
Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 15,40.

Consulta resoconti delle audizioni
Consulta gli elenchi delle audizioni