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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VII
23.
Mercoledì 29 giugno 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)

Aprea Valentina, Presidente ... 3 4 7 8
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 5
Galan Giancarlo, Ministro per i beni e le attività culturali ... 3 7
Giulietti Giuseppe (Misto) ... 4
Pes Caterina (PD) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile Nuovo Polo (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IRNP; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 29 giugno 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro per i beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Il Ministro, non avendo potuto seguire i nostri lavori della prima fase della legislatura, darà una suo parere complessivo, anche se interlocutorio, sulla proposta di legge sullo spettacolo dal vivo C. 136, in discussione presso la nostra Commissione. L'audizione sarà quindi sospesa per consentire la conclusione dell'esame in sede consultiva della proposta di legge C. 762 e abbinate, con l'espressione del parere alla XI Commissione (Lavoro) su un provvedimento che disciplina una materia che, in parte, era stata già contemplata all'inizio della legislatura, in provvedimenti all'esame della Commissione Cultura.
Signor Ministro, nel darle la parola, la ringrazio fin d'ora per l'attenzione e la disponibilità a seguire questo percorso.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. Non ho capito molto bene la situazione. Poiché sono un tipo disciplinato, ossequioso e rispettoso, esprimo il mio parere.

PRESIDENTE. A noi interessa la legge dello spettacolo. Le altre sono dinamiche parlamentari che sono frutto di altre polemiche.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. Non so se il mio parere vi entusiasmerà quanto la mia dichiarazione iniziale. Non mi illudo di tanto. Provo simpatia e condivisione degli obiettivi, delle finalità e dei propositi contenuti in quel disegno di legge. Credo, però, che siano intervenuti anche tanti fatti nuovi, dei quali non si può non tener conto.
Il primo fatto nuovo è la sentenza n. 153 del 2011 della Corte costituzionale che rigetta il ricorso della regione Toscana che reca alcune indicazioni ben precise, nonché di assoluta chiarezza sul rapporto, delle quali sarebbe stupido non tener conto. Dunque c'è la sentenza, la si analizza, se ne tiene e conto si modifica, se si ritiene di farlo, quell'impostazione.
Soprattutto, però, occorre tener conto di un aspetto, che è sempre quello della copertura finanziaria. La copertura ipotizzata è assolutamente insufficiente nel mantenere una legge di sistema, una legge così importante. È evidente.
Vorrei rilevare - l'affermo adesso e lo ripeterò anche dopo, quando mi chiederete di esprimere l'altro parere - che


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andare a ridefinire oggi un riparto del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) così difficoltosamente riottenuto non è semplice.
Non dimentichiamo che il FUS era stato cancellato; con un miracolo, con un ravvedimento, con tante operose azioni l'abbiamo ripristinato, ma in una misura che non è assolutamente sufficiente a ricoprire tutti gli obiettivi per il quale era stato determinato in una precisa cifra complessiva. Ora è pesantemente indietro. Ci sono alcune azioni, soprattutto nel campo del cinema, che non riusciamo a compiere, con la consapevolezza anche delle componenti presenti al tavolo di trattativa. Alcune misure, alcuni interventi che occorrerebbe attuare non sono sostenibili quest'anno e immagino che voi sappiate anche quali sono.
Indebolire il FUS in questo momento, dopo che è stata definita la ripartizione, non è opportuno. Voglio anche ricordare che per un anno non ci si era neppure riuniti per operare la suddivisione. Adesso l'abbiamo effettuata, seppure non come avrei voluto, ma ricalcando il passato. Era l'unica iniziativa che si poteva realizzare, iniziando così tardi e così miracolosamente.
Come si può sostenere adesso che occorre ridefinire la quota a coloro che si sono visti attribuiti alcuni stanziamenti? Io credo che, una volta condivisi gli obiettivi della legge, una volta condivisi in larghissima misura anche i contenuti e le modalità, sia davvero giunto il momento finale e conclusivo per sedersi intorno a un tavolo, vedere questi due aspetti e celermente - io credo che lo si possa fare davvero celermente, dal momento che la volontà esiste - arrivare a una conclusione che sia convincente e sostenibile, dal punto di vista sia giuridico, per il quale non credo che ci siano particolari difficoltà, sia economico, senza sotterfugi, senza cose che si dicono, ma non si dicono, senza affidare alla speranza di un futuro migliore i destini economici di una legge importante per questo Paese.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Sospendo brevemente l'audizione per riprendere la discussione in sede consultiva con l'espressione del parere alla XI Commissione sulla proposta di legge C. 762 e abbinate.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Ministro, approfitto dell'occasione per porgerle i miei auguri, dal momento che l'altra volta non ne ho avuto il tempo... Presidente, mi dica quando posso intervenire.

PRESIDENTE. Le ho dato la parola da tempo, onorevole Giulietti. Parli!

GIUSEPPE GIULIETTI. Presidente, chiedo scusa, ma non permetto a nessuno di darmi sulla voce. Io sono molto corretto ed educato con tutti. Sono intervenuto e aspettavo che si potesse parlare, però l'educazione è reciproca e non è gerarchica. Non vorrei che si fraintendesse la disponibilità.
Signor Ministro, le pongo alcune domande. Se può rispondere ora, o quando potrà, le sarò grato. La prima è sulla questione che lei ha posto la volta scorsa, che mi pare di grandissimo interesse, sui fondi non spesi.
Non mi interessa di chi siano le responsabilità, mentre voglio capire quali sono le ragioni dei fondi non spesi e bloccati, con un'avvertenza, signor Ministro: vorrei capire se sono soldi su poste di bilancio prefissate o se sono utilizzabili per alcune grandi leggi di settore presentate in questa sede da molti colleghi di ogni schieramento, non solo dalla proposta di legge De Biasi-Carlucci, ma anche dalle altre proposte di legge sul cinema, sul teatro e sulla musica. È fondamentale capire questo punto.


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Le rivolgo due richieste molto semplici, le sarei grato se fosse possibile avere una risposta. Oggi è comparsa un'agenzia che riguarda sempre le leggi di settore, la questione delicatissima del cinema, che sarà al centro anche della Mostra del cinema di Venezia È fondamentale capire se su una questione delicata come la ricostruzione di Cinecittà saranno garantite - lei conosce il dibattito in corso a Roma sulle proprietà terriere e immobiliari - l'autonomia dell'archivio e quella patrimoniale.
Passo all'ultima questione per aiutare la presidente - sono sempre rapidissimo, come è noto - ossia il Palazzo del cinema a Venezia. In merito le esprimo una perplessità che non è solo mia.
Quattro anni fa questa Commissione votò, nell'ambito dei 150 anni dell'Unità d'Italia, un grande progetto per 150 milioni di euro per quattro sale cinematografiche. Per sua ammissione, e io condivido il suo pensiero, quel progetto non c'è più. Cinquanta milioni sono stati spesi, è stato trovato l'amianto e nessuno sa perché; c'è un commissario straordinario per realizzare un progetto straordinario, quel progetto non c'è più, non vedrà più la luce, però c'è il commissario straordinario. Un commissario straordinario che dovrà realizzare un porticciolo e non più un grande Palazzo del cinema.
Le pongo una questione, signor Ministro, che senso ha un commissario straordinario, a che cosa serve alla Biennale e al cinema e come intende affrontare in via straordinaria questa questione?
Se se ne dovesse occupare prima la magistratura, sarebbe una sconfitta per la politica. Non consentiamo la supplenza per distrazione e omissione della politica.

GRAZIA EMILIA DE BIASI. Desidero anch'io ringraziarla, signor Ministro, e porgerle i miei auguri. Glieli avevo già rivolti a mezzo stampa, ma glieli porgo nuovamente di persona. Lei non ha un compito semplice, soprattutto in questa fase, ragion per cui raccolgo il suo invito a cercare punti in comune, o almeno le finalità comuni per lavorare.
Tuttavia, ci sono alcuni problemi che noi abbiamo bisogno di capire piuttosto rapidamente. Alcuni sono di natura finanziaria e altri di natura strutturale.
Quelli di natura finanziaria in un certo senso sono molto legati alla cultura. Le porto un esempio. Ieri noi abbiamo appreso che non vi sarà la disponibilità finanziaria per le celebrazioni del bicentenario verdiano. Questo è un problema. Al di là delle considerazioni di ognuno, festival o non festival, il punto è che Verdi nel mondo mi sembra rappresentare sufficientemente l'Italia. Vorrei capire quali sono le motivazioni di ciò.
Capisco il suo ragionamento, che ha svolto peraltro anche per la proposta di legge sullo spettacolo dal vivo, cioè che non si possono prelevare fondi da un FUS già ripartito, ma le chiedo, proprio in relazione alla sua affermazione per cui si può spendere meglio e anche ciò che non è stato ancora speso, se questa spesa è possibile in conto capitale. Questo è il primo punto.
Il secondo punto è quello che riguarda la capacità di spesa. Ormai da tre anni chiediamo la relazione annuale di ARCUS, che per obbligo di legge deve essere presentata al Parlamento. È la legge, non è una richiesta autonoma o personale. La Commissione congiuntamente, all'unanimità, ha chiesto di sapere non che cosa sia ARCUS, perché lo sappiamo, ma come è stata effettuata la ripartizione dei fondi, qual è il bilancio attuale di ARCUS e a che cosa sono stati destinati tali fondi. Vogliamo la relazione completa, non un riassunto come quello ci è stato reso pregevolmente in un'audizione importante, ma molto, molto parziale.
Seguo ciò che lei sostiene. Se vogliamo aumentare la quota di affidamento ad ARCUS, io credo che sia anche giusto che un Parlamento sappia come sono spesi questi finanziamenti. Il piccolo sospetto è che sia un po' un argent de poche ora di questo e ora di quello, il che, ovviamente, come lei può capire, non ci troverebbe d'accordo.
La terza domanda che io le voglio rivolgere, che è la domanda da 100 miliardi,


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naturalmente, cioè la metà della manovra, è la seguente: noi vorremmo sapere da lei, quando lei sarà disponibile a rispondere, come è ovvio e se potrà rispondere, che cosa succederà rispetto alla manovra. Io credo che ci sia un punto di verità nel sostenere che non è solo un problema che riguarda i tagli per la cultura. Non possiamo continuare a ragionare solo ed esclusivamente sugli elementi finanziari.
Se lei intende dare una sistemata al suo ministero e alle politiche culturali del nostro Paese, dovrà riconoscere che, obiettivamente, anche la parte finanziaria ha un suo perché, come si suol dire. Vorrei capire qual è l'intreccio che lei intende imprimere alla situazione drammatica e, quindi, a una manovra che ovviamente vedrà compresse, come posso immaginare, alcune spese e la necessità di poter agire anche su altri canali non esclusivamente finanziari per valorizzare la cultura nel nostro Paese.
Passo all'altro punto - procedo, come lei, per punti, in modo che sia poi anche più semplice pretendere una risposta, nel senso che non si tratta di ragionamenti disarticolati - che riguarda le defiscalizzazioni, un punto che a me sta molto a cuore.
Ne abbiamo ragionato molto, c'è un ordine del giorno che è stato approvato ai tempi della legge n. 100 del 29 giugno 2010 nel dibattito sulle fondazioni liriche. C'è stato un impegno molto grande di tutto il Governo su questo tema.
Allo stato attuale noi, da un parte, siamo in presenza di sponsorizzazioni nel rapporto con il privato, che sono una questione ben diversa dal finanziamento strutturale, e, dall'altra parte, osserviamo che le uniche defiscalizzazioni serie sono state quelle per il cinema. C'era un motivo, naturalmente, e non ho nulla da ridire, anzi sono molto contenta, perché hanno sortito risultati molto importanti.
Sul resto del comparto dello spettacolo e dei beni culturali, però, la domanda è la seguente: coglieremo l'occasione della riforma fiscale per agire le defiscalizzazioni, che sono tanto importanti nella relazione tra pubblico e privato?
Vengo all'altra domanda, caro Ministro, su cui sarei un pochino più polemica. Io trovo stravagante che il direttore generale del Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio, dottor Mario Resca, commissario straordinario del progetto Grande Brera, nonché percettore di una percentuale sui finanziamenti dei lavori, come da risposta a interrogazione presentata un anno fa, rilasci una bella intervista su un noto quotidiano nazionale, edizione locale, il Corriere della Sera, e informi che i soldi per la Grande Brera non ci sono. Ha affermato che mancano 30 milioni e ha fatto appello alla città. In proposito ho presentato da poco un'interrogazione e penso che ci sarà una risposta nei prossimi giorni; ricordo che noi chiediamo da due anni che il progetto Grande Brera venga reso noto, e nulla ci è stato riferito in merito. Non le sembra, dunque, un po' stravagante che improvvisamente, dopo che il ministero aveva dichiarato che erano stati stanziati 50 milioni di euro, improvvisamente manchino 30 milioni e non si sappia più dove «sbattere la testa» in uno dei tesori più importanti di Milano, naturalmente insieme all'Expo? Anche tutto il suo ragionamento, che io condivido, di sinergia con il turismo evidentemente rischierebbe di venire meno. Questo per noi è un punto molto importante.
L'altro punto - procedo proprio rapidamente, perché non c'è tempo e mi dispiace - riguarda i rapporti istituzionali, interistituzionali e l'applicazione del Titolo V della Costituzione.
Mi duole doverla contraddire su un punto rispetto alla legge, signor Ministro. Non voglio discuterne adesso, perché avremo modo di farlo, ma la sentenza della Corte costituzionale sul ricorso della regione Toscana si riferisce proprio alla legge n. 100 del 29 giugno 2010, quella sulle fondazioni liriche. È davvero il punto dolente di tutta la vicenda che riguarda lo spettacolo nel nostro Paese ed è molto complicato, perché la proposta di legge sullo spettacolo dal vivo C.136 richiama,


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peraltro profeticamente, il contenuto della sentenza della Corte costituzionale, mentre la legge n. 100 fa esattamente l'opposto.
C'è un problema istituzionale nell'applicazione del Titolo V, che io penso stia nello spettacolo, ma anche nella parte che riguarda la tutela dei beni e, quindi, il ruolo delle soprintendenze. Vogliamo prima o poi venire a una risoluzione della relazione fra centro e periferia, ossia ridistribuire funzioni e compartecipare le scelte?
Sono d'accordo che la tutela debba rimanere in capo allo Stato e non ho alcun problema su questo punto. È altrettanto vero, però, che obiettivamente, oggi, una parte della tutela, penso per esempio a tutta la parte del paesaggio, non può che avvenire attraverso una forte relazione con le soprintendenze locali - è un dato di fatto - con sovrapposizioni attuali di funzioni che non giovano assolutamente all'efficienza di tutti questi lavori. Le chiedo un chiarimento anche su questo tema.
Mi fermo per il momento. Ci sarebbe da discutere molto su Pompei e sugli articoli in prima pagina del Corriere della Sera, ma anche su questo aspetto arriverà un'interrogazione e avremo modo di parlarne.
Certamente, però, signor Ministro, grava un'ombra su alcune questioni e lo rilevo con grande sincerità. Noi abbiamo avuto rapporti eccellenti con il Sottosegretario Giro, che è sempre stato disponibile, ma abbiamo difficoltà obiettive, che io le chiederei di esaminare, con alcune direzioni generali, con le quali è impossibile discutere. Abbiamo chiesto più volte al dottor Mario Resca di essere presente per riferirsi con il Parlamento, ma non è mai successo. Non parliamo poi del dottor Salvatore Nastasi, perché è meglio stendere un velo di pietà. Grazie.

PRESIDENTE. Signor Ministro, ci sono ancora numerosi iscritti a parlare, ma a questo punto dovremo invitarla nuovamente per il seguito dell'audizione. In tutta onestà, il suo compito non è facile, perché già quando un Ministro inizia una legislatura ha i suoi problemi. Lei è intervenuto dopo tre anni e, quindi, deve avere tanta pazienza, perché noi abbiamo accumulato tre anni di tensioni, di attese, di aspettative e di assenze. Abbiamo bisogno di una sorta di terapia. Lei ci deve prestare una cura.

CATERINA PES. È diritto, non è terapia! È diritto del Parlamento, presidente. È un'altra questione. Abbiamo aspettato per mezz'ora il Ministro, stamattina.

PRESIDENTE. Abbiamo lavorato in quella mezz'ora, onorevole Pes! Chiedo al Ministro cortesemente di ritornare. Vedremo la sua agenda e sicuramente riprenderemo la discussione, questa volta partendo dai deputati e ascoltando la sua replica.
Do la parola al Ministro Galan per la replica.

GIANCARLO GALAN, Ministro per i beni e le attività culturali. Rispondo adesso e osservo che, se dipendesse da me, sarei pronto a rimanere qui anche fino alle quattro di mattina. Sia chiaro a tutti. Imputarmi di essere arrivato con 22 minuti di ritardo quando, nel frattempo, mi avete fatto aspettare nella sala accanto perché tenevate altre discussioni non è da persone corrette.
Rispondere alle domande che mi sono state poste mi attira moltissimo, anche se ad alcune sarebbe meglio che rispondessi domani sera, dopo l'approvazione della manovra in Consiglio dei ministri, altrimenti dovrei svolgere troppe anticipazioni. Poiché sono questioni in larga misura positive, avrei proprio il desiderio di raccontarvele e di disvelare il futuro.
Mi sembra doveroso precisare almeno un punto, altrimenti ci lasciamo quasi come se io volessi affossare le celebrazioni verdiane. Sento almeno su questo punto il dovere di dare una risposta. Ognuno conosce le ristrettezze in cui versiamo e la situazione del FUS. Non sto ad accampare giustificazioni. Reperire 10,5 milioni, una cifra enorme nel totale della lirica - spero di non offendervi - mi sembra complicato.


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Mi è sembrato uno di quei provvedimenti che facevano i partiti del passato in cui per far contento uno si facevano contenti altri otto e i conti dello Stato andavano a rotoli.
Posso proporre una soluzione seria? Ve la propongo, anche se in modo un po' confuso. Credo che in tutto il mondo, se si chiede di citare un'opera lirica, non si possa non menzionare Verdi. È un dovere morale procedere alla celebrazione di Verdi.
Poiché io credo che con le ristrettezze che abbiamo non riusciamo ad andare da nessuna parte e ci perdiamo, vorrei proporre una supervisione nazionale, un'attività da parte del ministero che si avvalga soprattutto di risorse proprie, o anche del FUS se è necessario, per una parte, ma soprattutto di risorse proprie e dei capitoli destinati ai fondi previsti per i Comitati nazionali, evitando una legge speciale.
Vi propongo di non ricorrere a una legge speciale, che non ci porta da nessuna parte e prevederebbe necessariamente determinati accorgimenti, e di costituire un Comitato nazionale o un altro organismo che si avvalga di tutti i fondi reperibili, andandoli a reperire ovunque, per organizzare le celebrazioni verdiane.
Realizzarle con legge speciale semplicemente mi sembrerebbe utilizzare un'arma troppo pesante per l'obiettivo che si vuole perseguire e soprattutto introdurre nuovi elementi di rigidità in una voce, quella del FUS, che necessita, invece, a mio avviso, del massimo dell'elasticità per rispondere alle richieste e alle esigenze future. Vi proporrei questo ed è l'unica risposta che ci tenevo proprio a darvi oggi.
Anzi, ne devo dare anche una seconda, perché è stata chiesta la relazione sull'attività di ARCUS. Io credo che sia un assoluto diritto dei cittadini quello di sapere come sono stanziati i fondi. Per parte mia vi assicuro che l'avrete appena sarà possibile e aggiungo che ciò che ho visto non mi piace.
ARCUS è stata una grande intuizione del mio predecessore Giuliano Urbani, voluta con grande motivazione, una delle grandi leggi dello Stato, è stata piegata a esigenze non dico clientelari, ma comunque spicciole. Nella mia concezione ARCUS dovrebbe finanziare pochissimi interventi di grandissimo spessore internazionale. Vorrei che fosse questo il suo obiettivo.
Nella manovra che si sta concludendo ho richiesto che ad ARCUS venga conferita una stabilità, perché intendere quella percentuale soltanto sulle opere poste in «legge obiettivo» significa portare ARCUS a una rapida estinzione.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e chiedo scusa ai colleghi per le tensioni che hanno caratterizzato questa giornata di lavoro.
Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 16,05.

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