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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VII
28.
Mercoledì 14 dicembre 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 2

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, professore Carlo Malinconico, su questioni concernenti il settore dell'editoria (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Aprea Valentina, Presidente ... 2 6 13 15
Bonaiuti Paolo (PdL) ... 12
Capitanio Santolini Luisa (UdCpTP) ... 11
Carra Enzo (UdCpTP) ... 10
Giulietti Giuseppe (Misto) ... 6 14
Levi Ricardo Franco (PD) ... 8
Malinconico Carlo, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria ... 2 13 14
Mazzuca Giancarlo (PdL) ... 8
Palmieri Antonio (PdL) ... 12
Porta Fabio (PD) ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud): Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 14 dicembre 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 14,45.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, professore Carlo Malinconico, su questioni concernenti il settore dell'editoria.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per l'editoria, professore Carlo Malinconico, su questioni concernenti il settore dell'editoria.
Il sottosegretario Malinconico, che è venuto tante volte in questa sede, nella sua vecchia veste di soggetto autorevole nel campo dell'editoria, ci conosce bene. Tuttavia, oggi è audito come membro del Governo, quindi cercheremo di riservargli la giusta attenzione perché la sua audizione si possa svolgere nel clima migliore.
Do la parola al sottosegretario Malinconico.

CARLO MALINCONICO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Grazie, presidente. Desidero innanzitutto rivolgere il mio saluto deferente alla Commissione in questa nuova veste e ringraziarla di questa audizione, perché so quanto fosse opportuno questo incontro. Devo ringraziare anche il sottosegretario Bonaiuti, che mi ha preceduto in questa veste e che siede vicino a me, per l'attività finora svolta, che è necessario il Governo continui a portare avanti.
Devo svolgere alcune premesse di carattere generale, non certo disegnare un quadro esaustivo, perché so che i tempi sono come sempre concitati, in queste ore. Tuttavia, tengo a fare un inquadramento di carattere generale.
Il tempo che il Governo ha davanti a sé, probabilmente, non consente di affrontare tutti i temi che sono sul tappeto. Bisognerà naturalmente prevedere delle priorità, dovremo darci degli obiettivi precisi da affrontare in questo periodo, ma soprattutto, a mio parere, dovremo cercare di tramutare una situazione di crisi qual è quella che stiamo vivendo in una situazione di opportunità, ossia cercare di cogliere dalla situazione di crisi i fattori che ci possono portare a un diverso e migliore assetto.
Ho già citato la volontà di operare, proprio per raggiungere risultati, in continuità con l'attività svolta, proseguendo il lavoro iniziato proficuamente sui tavoli che sono stati avviati dal sottosegretario Bonaiuti, portando avanti un diretto confronto con le Commissioni di Camera e Senato, ai quali intendo continuamente fare riferimento, proprio perché sappiamo che il tema dell'editoria è estremamente delicato e ha bisogno di una particolare riflessione.
Ho già avviato consultazioni, nell'immediatezza del mio insediamento, per cercare


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di mettere in moto l'attività del Governo in questo settore. In particolare, ho già incontrato la Federazione nazionale della stampa per fare una ricognizione dei problemi più urgenti, ed è prossimo un incontro anche con altri rappresentanti delle categorie, così come con la RAI, per cercare di affrontare immediatamente i temi che ci premono.
Desidero premettere una lettura generale del quadro che presenta l'editoria. Vorrei concentrare la mia riflessione - è quello che mi serve per avere spunti e priorità da cogliere - sul fatto che l'editoria è innanzitutto un comparto produttivo, con significativi risvolti occupazionali che vanno tenuti in considerazione. È un comparto che produce, però, anche cultura, prodotti innovativi, quindi è il regno della creatività; è un comparto nel quale convivono grandi gruppi, ma anche piccole e medie imprese che sono estremamente vitali e importanti nel nostro tessuto economico. Infine, come sapete benissimo, è un comparto nel quale risiedono i valori fondamentali, costituzionali della libertà di stampa, del pluralismo, della libertà di cronaca che connotano il nostro sistema e vanno salvaguardati.
Naturalmente affronterò specificamente, in un passaggio, il tema della contribuzione diretta, che è un tema certamente importante e anche attuale: sono qui, dunque, per fornire chiarimenti e soprattutto, per rispondere alle vostre domande, se ve ne saranno. Tuttavia, vorrei evitare che l'opinione pubblica possa trarre, da alcune discussioni dovute ai problemi relativi alla contribuzione diretta, la sensazione che tutto il settore dell'editoria sia assistito dallo Stato. Trovo che ciò non sia giusto: una gran parte dell'editoria che svolge la propria attività sia nel campo dei giornali sia in quello dei libri non riceve contributi dallo Stato, quindi non risulta essere corretta un'immedesimazione in un contesto generale.
Una stima, ancorché approssimativa, permette di affermare che il 10 per cento di ciò che va in edicola riceve contributi da parte dello Stato; la restante parte, invece, è priva di contribuzione. È giusto considerarlo.
I contributi indiretti, d'altra parte, sono stati cancellati dal 2010. Non c'è più nessun tipo di contribuzione indiretta e non ci sono più tariffe agevolate; le tariffe sono state poi convenute direttamente tra editori e la società Poste Italiane e ciò ha comportato un risparmio di spesa per lo Stato di 250 milioni di euro.
Altri contributi indiretti, come credito agevolato e credito d'imposta, sono stati ridotti sostanzialmente a zero. Con riferimento al contributo d'imposta, sulla carta, come sapete, era stata data l'autorizzazione da parte della Comunità europea, ma siamo in attesa che questo beneficio per l'incremento del costo della carta venga trasferito materialmente dal Ministero dell'economia alla Presidenza del Consiglio. Abbiamo sollecitato che questo trasferimento avvenga quanto prima per poter attribuire tale beneficio del credito d'imposta.
I giornali e i libri stanno vivendo, come sapete, un momento molto difficile. I primi dieci mesi del 2011 hanno visto una contrazione significativa dei ricavi, sia in termini di vendite sia in termini di pubblicità. Con riferimento alle vendite, per le testate quotidiane vi è stata una riduzione del 2,62 per cento nei primi dieci mesi di quest'anno rispetto all'anno precedente; per la pubblicità, si è registrato un calo medio del 4,6 per cento, sia per i quotidiani che per i periodici, anche se per gli uni e per gli altri le cifre sono diverse. È positivo il dato della lettura, che è ancora molto forte, sia per i libri che per i giornali. In particolare, un dato relativo ai giornali indica che vi sono 24 milioni di lettori al giorno in media e anche per quanto riguarda i libri il dato relativo alla lettura è molto significativo.
Tutto questo porta a dire che il sistema è vitale, anche se sta affrontando, come sappiamo, un momento di difficoltà dovuto a una crisi epocale di trasformazione dell'informazione e di tutta l'editoria - presente in tutto il mondo, non soltanto nel nostro Paese - e, inoltre, ad una crisi


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di contesto che comporta evidentemente un appesantimento dei conti economici, quindi anche una contrazione sia degli acquisti di prodotti editoriali sia della pubblicità.
Devo dire che un dato significativo e importante è quello relativo ai prodotti editoriali on line, che stanno crescendo in modo significativo. Anche a questo riguardo vorrei riferire qualche osservazione su alcuni stimoli che, a mio avviso, devono essere forniti dal Governo per cercare di alimentare la crescita, dal momento che questo è un dato che interessa tutto il settore.
Avevo anticipato che avrei dedicato un passaggio specifico alla contribuzione diretta. Lo faccio subito perché ho accennato al fatto che si tratta di un settore molto sensibile e molto delicato, ancorché - torno a dire - si tratti di un settore che non coinvolge tutta l'editoria: quindi, è bene che i discorsi siano fatti con le dovute distinzioni.
I contributi all'editoria, come sapete, sono assegnati a diverse categorie di giornali: giornali di partito e di movimento politico, minoranze linguistiche, giornali italiani all'estero, cooperative di giornalisti, giornali editi da fondazioni, cooperative, enti non profit, giornali per i non vedenti, giornali editi da associazioni di consumatori e utenti. Tutti questi dati - sia i soggetti che percepiscono i contributi sia le quantità di contributi erogati - sono indicati sul sito, quindi possono essere consultati e verificati.
I fondi dell'editoria sono andati progressivamente calando. Se nella gestione 2007 ammontavano a 564 milioni, si è passati nella legge di stabilità per il 2012 a 137,7 milioni di euro. Questo è avvenuto nell'ultima legge di stabilità approvata dal Parlamento, prima dell'avvento del Governo Monti. Tengo a sottolinearlo per fare chiarezza su questo punto: il decreto-legge cosiddetto «salva- Italia» non ha apportato tagli e riduzioni. Le tabelle sono quelle che erano, non sono state previste né modifiche né tagli futuri.
Mi preme dire, però, che sui 138 milioni di cui stiamo parlando per il 2012 - questo è il motivo della preoccupazione - purtroppo gravano oneri che non sono, tra l'altro, neppure riferibili all'editoria direttamente: prima di tutto, una rata annuale dello Stato nei confronti delle Poste di circa 50 milioni di euro per un debito contratto negli anni passati; in secondo luogo vi sono altri oneri relativi alle convenzioni stipulate dallo Stato con riferimento alle minoranze linguistiche, alla RAI (si tratta di oltre 22 milioni); infine, vi sono altri oneri, come quello di circa 4 milioni per Radio radicale. Se scremiamo l'ammontare da tutti questi oneri, la disponibilità per il 2012 è di 53,5 milioni di euro, che costituisce approssimativamente il 30 per cento di quello che per il 2012 è prevedibile in base alle erogazioni degli anni precedenti.
Dicevo che il decreto-legge «salva-Italia» si ritrova questa situazione, non l'ha modificata, come non ha modificato la disponibilità finanziaria; inoltre, il decreto-legge non ha previsto - tenevo a dare questo chiarimento da parte del Governo - che nel 2014 cessi il fondo, quindi cessi qualunque forma di contribuzione. Il provvedimento prevede che nel 2014 cessi un certo sistema - definito dalla legge, quindi occorrerà una nuova legge per rivederlo - di erogazione del fondo, non il fondo stesso, perché si ritiene che esso debba essere rivisto, alla luce delle emergenze e di ciò che è emerso, per renderlo più proficuo e per ritornare a quello spirito iniziale della contribuzione diretta che corrisponde alla salvaguardia del pluralismo, quindi dei giornali che effettivamente svolgono questo ruolo.
Devo anche aggiungere che l'articolo 29, comma 3 del decreto-legge cosiddetto «salva-Italia», prevede - oltre alla cessazione del sistema attuale e, quindi, alla necessità di una nuova legge che disciplini la materia - che sia emanato subito un regolamento che riveda i criteri per l'erogazione delle risorse. Questo è stato ritenuto un dato essenziale, perché occorre, da un lato, riportare allo spirito iniziale della contribuzione diretta e, dall'altro, fare i conti con risorse che si sono andate via via restringendo. Il regolamento Bonaiuti


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- lo chiamo così - del 2010 ha già avviato quest'opera e l'ulteriore restrizione delle risorse impone che i criteri siano ulteriormente rivisti: dobbiamo partire da subito, proprio per cercare di evitare che i giornali che debbono contare su questo contributo siano lesi nelle loro aspettative.
Quali saranno i nuovi criteri? Intendo muovermi immediatamente con la consultazione delle parti interessate, ovviamente coinvolgendo le Commissioni parlamentari. Vorrei garantire che mi muoverò immediatamente nella ricerca di questa modifica dei criteri del regolamento, sul solco di quello che è stato l'auspicio indicato dal Presidente della Repubblica in occasione della sua risposta alla lettera che gli era stata indirizzata da diversi giornali. Il Presidente ha indicato l'esigenza di garantire queste forme di pluralismo e, al contempo, ha chiesto al settore stesso (quindi anche a me come rappresentante del Governo) di individuare subito strumenti che possano razionalizzare, moralizzare - la lettera del Presidente della Repubblica usa il termine «bonificare» -, riportare a un sistema più virtuoso i criteri, quindi su questa base intervenire.
L'anno più complesso è il 2012, perché è l'anno in cui iniziano ad applicarsi i criteri del regolamento Bonaiuti, il regolamento 2010, quindi non c'è la possibilità di un intervento immediato perché i criteri 2012 riguardano il 2011 e così, anche partendo subito, come mi impegno a fare, per il 2011 non mi sembra che i nuovi criteri possano avere un'incidenza dal punto di vista giuridico.
Ci troviamo, quindi, nel 2012, con maglie un po' più larghe che dobbiamo stringere, per quell'opera di cui parlavamo, con riferimento alla lettera del Presidente della Repubblica, e con risorse che sono quelle che sono. Quindi, lo snodo del 2012 è una fase di transizione che io vedo come particolarmente difficile e delicata perché, come qualcuno a mio avviso ha correttamente osservato, è necessario che la riforma sia approvata, ma che arrivi non in una situazione di deserto o di perdite ormai acquisite. È chiaro che il 2012 è un periodo di transizione particolarmente delicato, che va quindi tenuto in considerazione.
Ecco perché, nell'emendamento alla legge di conversione del decreto-legge cosiddetto «salva-Italia», si è prevista questa possibilità di ricorrere a un fondo presso la Presidenza del Consiglio - cosiddetto «fondo Letta» - laddove si è inserita la voce «sostegno dell'editoria e del pluralismo informativo», proprio per dar modo di agevolare questa fase di transizione.
Da un lato, nessuna riforma può essere fatta se nel frattempo abbiamo avuto, purtroppo, situazioni ormai compromesse; dall'altro, lasciatemi dire che saremo credibili - mi ci metto io per primo, alla fine si tratta di un problema di credibilità - soltanto se mostreremo, come settore, di essere in grado di fare una riforma strutturale, con i nuovi criteri del regolamento, quanto prima possibile. Questo testimonierà il fatto che la transizione, quindi l'erogazione di somme da parte di questo fondo, ha un fine nobile, quello del passaggio a un sistema più virtuoso. Ci tenevo a rappresentare direttamente alla Commissione questo tema, perché ci occuperà nei prossimi mesi e, direi, nei prossimi giorni: su di esso chiederò naturalmente l'avviso della Commissione.
Tengo a dire che l'editoria, essendo una realtà così complessa, va alimentata in tutte le sue componenti. Tutto il settore dell'editoria - tornando a parlarne in termini generali - prevede la necessità di una serie di interventi di manutenzione che da tempo non sono stati effettuati. La rete di distribuzione, per esempio, così com'è è obsoleta, non incentiva e non motiva gli edicolanti e i rivenditori a incrementare le vendite, quindi va potenziata nell'ambito della crescita. Il modo per ottenere questo obiettivo, a mio avviso, è incentivare l'informatizzazione delle edicole, che consentirebbe, da un lato, una gestione migliore da parte degli editori e, dall'altro, una riduzione delle rese. Quello delle rese è un argomento angosciante, poco noto a chi non lavora nel settore: è uno spreco in termini di risorse economiche e ambientali che davvero deve cessare.


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L'informatizzazione è un bel modo per affrontare il problema e certamente le edicole dovrebbero essere incentivate in tal senso.
Della resa certificata ho parlato, quindi non mi ripeto. Inoltre, va rivisto il concetto di prodotto editoriale, per poterlo meglio adeguare al sistema. Infine, un elemento importante che va curato è costituito dall'incentivazione alla modernità, alla multimedialità: i prodotti sul web sono un'opportunità e vanno visti come tali. Pertanto, va incentivato, per chi naturalmente lo ritiene, il passaggio alla multimedialità, perché anche questo è crescita. Va accolto con favore - o, meglio, doveva essere accolto (non so se potrà essere ripreso) - il discorso della banda larga, cioè la possibilità per lo Stato di spingere sulla realizzazione della banda larga e di incentivarne la domanda da parte dei fruitori e dei lettori e di ricorrere alla banda larga per la lettura dei prodotti editoriali.
L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - lo ricordo perché è un elemento che, se possibile, andrebbe ripreso - aveva individuato nell'asta delle frequenze, in base alla legge, una quota che poteva essere destinata alla crescita della banda larga. L'editoria (giornali e libri) in questo avrebbe molto da guadagnare, perché è un canale non sostitutivo della carta stampata ma che può incrementare la crescita.
Tutti questi temi sono stati oggetto di tavoli che l'onorevole Bonaiuti, allora sottosegretario, aveva insediato e che secondo me stavano lavorando bene, tanto che avevano già raggiunto dei risultati. La mia intenzione è quella di riprendere immediatamente questi tavoli per portarli avanti nel più breve tempo possibile, contando sull'ascolto delle parti di tutta la filiera. Poiché quest'ultima si è sentita per molto tempo abbandonata - contavano solo gli editori - bisogna risentirla nel suo complesso.
Cito gli ultimi due punti, chiedendo scusa se ho abusato del tempo. Provvedimenti importanti sono all'esame del Parlamento: uno di essi riguarda la tutela del precariato. Vorrei assicurare al riguardo il pieno appoggio del Governo. Naturalmente non so quale sia, a questo proposito, il punto di arrivo attuale del Parlamento, ma credo che il provvedimento sia sufficientemente maturo per poter andare in porto.
Un altro provvedimento importante riguarda la riforma dell'ordine. È un tema complesso, che naturalmente non si può neppure trattare soltanto per accenni, però nella proposta di legge sono contenuti spunti interessanti, ad esempio sulla deontologia, che sono significativi per la categoria dei giornalisti, ma - lasciatemelo dire - anche in generale per l'editoria.
L'editoria è un settore che ha necessità di una serie di questi interventi. Come dicevo all'inizio, dobbiamo creare una priorità di questi interventi, cercare una solidarietà con tutte le fasi della filiera, sia per i giornali che per i libri, per cercare di incentivare il processo di riforma. Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Malinconico.
Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GIUSEPPE GIULIETTI. Approfitto di questo clima di ringraziamenti generalizzati di questa stagione - ma lo faccio in modo mirato - per ringraziare il sottosegretario Bonaiuti che ci ha seguito in questi anni e fare gli auguri al sottosegretario Malinconico.
Faccio una premessa, che credo non sia solo mia ma di tutti i gruppi parlamentari di questa Commissione. Su questi temi abbiamo sempre cercato di avere un assetto unitario negli anni. Credo di poter garantire che questo è l'atteggiamento che tutti terremo, evitando cambi di toni a seconda del cambio e della natura dei Governi.
Passo ora alle domande. Parliamo di una materia delicatissima. Lei ha fatto riferimento al Presidente Napolitano, e ha fatto bene, ma si tratta di uno degli appelli meno ascoltati. Il Presidente Napolitano ha posto con molto garbo una questione: stiamo parlando non di merci qualunque ma di merci speciali, i tagli lineari sono


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una bestialità in questo settore e la soppressione di voci non garantite dal mercato è rischiosa (qualunque sia questa voce, non mi interessa). Sono a rischio voci non solo dei giornali di partito, come sento dire, ma di straordinaria esperienza. Segnalo, ad esempio, le televisioni antimafia da Telejato a Radio Siani. Vorrei che tenessimo conto che non ci sono solo alcune esperienze, ma una complessità di esperienze nel Paese, tutte con la stessa dignità.
Le chiedo una sua valutazione - se può, non facciamo trabocchetti - sulla manovra. Il problema non è capire di chi è la responsabilità, ma sottolineare che noi avevamo una copertura del 90 per cento (correggetemi se sbaglio) sull'annualità in corso, mentre attualmente siamo, a mio giudizio, attorno al 27 per cento sull'annualità successiva.
Si dice che l'emendamento - anch'io l'ho salutato con soddisfazione - votato in serata, riferito al cosiddetto «fondo Letta», è un passo in avanti. Lo pensiamo tutti, o almeno io lo penso. Chiedo se il trasferimento in quel fondo ci dia garanzia, nelle due annualità successive, di una copertura simile a quella che c'è stata in questi anni o se si tratti di un trasferimento teorico che dovrà essere accompagnato da una contrattazione guidata dal sottosegretario, e possibilmente con un appoggio forte della Commissione - per questo è importante che lei lo dica alla Commissione -, come è accaduto altre volte. Io credo che di automatico non ci sia nulla, che la contrattazione sarà dura come negli ultimi anni e che sia meglio una parola di verità piuttosto che diffondere speranze sul fatto che sia stata risolta la situazione. Non l'avete fatto voi, ma c'è un oscillare di sensazioni che può essere pericoloso nel rapporto con le parti sociali.
Vorrei capire se c'è un automatismo o se c'è un passo in avanti che dovrà essere accompagnato da una definizione dei livelli e delle modalità, attraverso l'azione del sottosegretario, degli uffici e della Commissione parlamentare, che non è la stessa cosa. Se è così, questa è una Commissione disponibile, così chiudiamo la polemica (non con lei, sottosegretario). È inutile che ogni volta ci si senta dire da qualcuno che c'è un problema di colpire gli sprechi: siamo totalmente d'accordo: si colpiscano gli sprechi, si mandino gli ispettori, si caccino i banditi, non si guardi in faccia nessuno. Nessuno in questa Commissione chiede di tutelare i banditi.
Mi permetto di ripetere una proposta già rivolta all'onorevole Bonaiuti: non aspettiamo il 2014, c'è già un lavoro che è stato svolto dal Dipartimento e che è disponibile, procediamo immediatamente a votare i criteri di pulizia in questa Commissione. Secondo me non ci sarà ostacolo. C'è un problema di alzare il numero degli addetti, come era stato detto anche dal precedente Governo? Siamo d'accordo. C'è un problema di criteri di pulizia? Affrontiamolo, facciamo lo stralcio, che non inficia la riforma generale. Io sono favorevole ad anticipare tutte le nozioni di pulizia, il Parlamento non vuole impedire niente, e sono sicuro di non parlare solo a titolo personale. Faccia, allora, uno stralcio delle norme che erano già state individuate.
Un'altra notizia che gira è relativa al fatto che c'è già un'intesa e i giornali di partito saranno salvati attraverso il cosiddetto «fondo Letta», mentre tutti gli altri sono fuori. È importante sapere se questo è vero, poi ciascuno di noi giudicherà. Io non sarei favorevole, ma mi sembra opportuno che su questo aspetto si chiarisca all'esterno. Insomma, si tratta di capire quale criterio è stato identificato.
Mi pare - lei, sottosegretario, lo ha detto con chiarezza - che con le norme sul precariato condivise da tutti possiamo procedere in tempi rapidissimi, come è già stato proposto anche da altri presidenti di gruppo, addirittura in sede legislativa, e si può chiudere questa discussione.
Le chiederei di esprimere la sua posizione sull'ordine dei giornalisti anche al Senato, dal momento che non capisco perché il provvedimento qui votato all'unanimità in quella sede dorma da settimane. Assistiamo alla singolare circostanza per cui dell'ordine non si parla, e non vorrei che alla fine passassero altre


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opzioni. Poiché abbiamo iniziato un percorso di riforma, è bene che lo portiamo a compimento.
Passo all'ultima domanda, richiamando un tema che lei ha citato più volte e che devo dire era stato posto anche con molta forza dal sottosegretario Levi a suo tempo e nel progetto di legge Levi sull'editoria. Poiché non vorrei ridurre tutto solo a numeri o a salvataggi pure importanti o a regolamenti, richiamo l'attenzione sull'iniziativa relativa alla campagna per la lettura, alla diffusione della lettura e del libro, all'alfabetizzazione, all'alleanza con le televisioni, per rimettere al centro il tema della lettura, che riguarda anche la formazione. È un tema che ci riguarda, lei ne ha parlato anche al convegno dell'associazione editori. Vorrei sapere, dunque, in che modi e in che forme si intenda riprendere questa iniziativa.
Come ultima preghiera, lasci stare tutti quelli che le consigliano di fare interventi maldestri sulla rete. Mi pare che questo capitolo andrebbe affrontato con molta serietà e attenzione, mentre sconsiglierei interventi pedestri e improvvisati sulla rete perché questi impediscono qualunque riflessione seria. Mi riferisco a cose non dette da me ma anche dall'onorevole Palmieri.

GIANCARLO MAZZUCA. Innanzitutto rivolgo gli auguri di buon lavoro al nuovo sottosegretario. Mi fa piacere che nella sua relazione abbia tenuto conto delle linee guida portate avanti dal precedente Governo e dal sottosegretario Bonaiuti e che abbia dichiarato di muoversi su questa strada. Mi sembra un buon inizio per la sua attività.
Condivido molti dei punti che lei ha affrontato, le questioni relative alle emergenze del settore e le modalità con le quali, compatibilmente con le risorse disponibili, si possa affrontare questa situazione che è assolutamente urgente e importante per il settore dell'editoria.
Anch'io, come già l'onorevole Giulietti, intendo sottolineare l'importanza di quella riforma, seppur contenuta, relativa all'ordine dei giornalisti, che proprio questa Commissione approvò all'unanimità addirittura a luglio e da sette mesi staziona al Senato, nella 1a Commissione, e non va avanti. Non capisco per quale motivo questa riforma, chiesta anche - come lei sa, in quanto presidente della FIEG - dagli addetti ai lavori del settore, sia rimasta bloccata.
Se, nella nuova veste di sottosegretario, lei potesse intervenire perché questo provvedimento possa avere un rapido iter di approvazione, gliene sarei grato.
Mi ha fatto molto piacere che lei abbia parlato anche del punto prioritario - soprattutto nella carenza attuale del settore - che riguarda la distribuzione dei giornali. Lei ha insistito sul discorso relativo all'automazione del settore distributivo.
Io ho presentato un emendamento al decreto-legge «salva-Italia» proprio per cercare di rendere più importante il ruolo degli edicolanti, per farli diventare piccoli imprenditori di se stessi. Mi meraviglio, considerata la sua attenzione per questo punto importante di riforma, che questo emendamento sia stato stralciato. Le chiedo se, nell'ambito di una riforma completa del settore distributivo, può prendere in considerazione il mio emendamento, che è stato per il momento stralciato.
Inoltre, lei non ha parlato dell'autonomia dell'INPGI (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani). Molte volte si parla della necessità di mantenere l'autonomia dell'istituto, ma spesso si parla anche della necessità di ridurla o addirittura eliminarla: vorrei conoscere la sua posizione al riguardo.
Infine, lei non ha accennato al discorso sulle intercettazioni telefoniche, che riguarda anche il settore dei giornali. Qual è il suo parere in proposito? Grazie, sottosegretario.

RICARDO FRANCO LEVI. Mi associo ai ringraziamenti e alle considerazioni che sono state espresse dai colleghi commissari che sono intervenuti prima di me, e che quindi non ripeto.
Rispetto all'intervento del sottosegretario Malinconico, prendo atto - andando per punti specifici - della condivisione sul tema del credito d'imposta per la carta, e


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mi pare di capire che sia solo una questione di tempi per il trasferimento dal Ministero dell'economia alla Presidenza del Consiglio. Vorrei un'assicurazione o quanto meno un'indicazione su questi prevedibili tempi e la garanzia che non ci siano problemi diversi da quelli del tempo.
Cito ora un punto più delicato. Il sottosegretario ci ha parlato dell'impegno, contenuto nel decreto-legge chiamato «salva-Italia», a una complessiva ridefinizione dei criteri con i quali viene sostenuta l'editoria, ma anche di un problema di regolamento, da qui ad allora, per incidere sulla possibilità di governo dell'attuale situazione soprattutto nel 2012, in un momento di stress finanziario.
Abbiamo tutti concordato sull'opportunità di dare seguito a quell'operazione di bonifica già avviata da tanto tempo. Vorrei solo ricordare, se posso, un elemento personale, ma peraltro in diversa figura professionale. Come ricorderà anche il sottosegretario Malinconico, fu da parte del nostro Governo di due legislature fa che fu stabilita un'intesa con la Guardia di finanza, per portarla dentro il Dipartimento dell'editoria al fine di attuare l'avvio di una bonifica.
C'è un importante tema relativo al rapporto tra istituzioni e fonti normative. È giusto attuare tramite regolamento ciò che compete a un regolamento, ma io vorrei che il sottosegretario Malinconico assumesse l'impegno che, nel rispetto di ciò che di particolare c'è quando si parla di editoria, ossia del valore preminente e costituzionalmente difeso del pluralismo dell'informazione, non si dimenticasse nemmeno per un momento che questa materia, proprio per la sua rilevanza costituzionale, deve essere sottoposta all'autorità e al controllo del Parlamento.
Non si può accettare che possa essere approvata una ancorché meritoria riforma dell'editoria e dei criteri di sostegno dell'editoria tramite regolamento, con il risultato, di fatto, di una delegificazione di materia che invece deve essere mantenuta sotto il controllo della legge del Parlamento. Pertanto, stante la disponibilità nostra a cooperare nell'ambito delle responsabilità proprie del Parlamento e di questa Commissione, vorrei che il distinguo tra ciò che deve essere approvato tramite regolamento e ciò che deve restare nella legge rimanga ben fermo.
Quanto ai criteri futuri, vorrei richiamarne almeno due. Da un lato, la necessità di accompagnare l'innovazione tecnologica, che non riguarda solo il tema grosso dell'informatizzazione del sistema distributivo e della rete delle edicole, ma chiama in causa in prima battuta proprio i giornali e le case editrici, perché il passaggio dalla carta alla rete è ovviamente una sfida ma anche una grande opportunità per qualche giornale.
Inoltre, è tema delicato sul territorio quello di porre rimedio alla disparità di trattamento, che molto spesso si verifica addirittura a pochi chilometri di distanza, tra giornali che sono sostanzialmente identici l'uno all'altro ma che, per diversa conformazione societaria o altro motivo ricevono diversi trattamenti di sostegno pubblico. Il tema della disparità di trattamento tra le voci è un tema che, dalla concorrenza al pluralismo, va ovviamente affrontato.
Infine, accenno a un tema che lei stesso ha toccato di sfuggita parlando dei vincoli che gravano sulla tabella C, ossia le convenzioni. Vorrei parlare di Rai International: per una vecchia eredità - non ho bisogno di dirlo a lei, ma forse non tutti i nostri colleghi commissari lo sanno - l'attività di Rai International è l'unica attività della Rai che non è finanziata dal canone ma con una convenzione specifica tra Rai e Presidenza del Consiglio, che sostanzialmente viene ad essere quasi azzerata nei numeri.
Questo pone un problema, perché, se è vero che ridurre il peso delle convenzioni sulla tabella C libera risorse a favore dei giornali, Rai International resta un grande progetto - non dico nemmeno una realtà, perché Rai International viene da anni di mortificazione e quasi di vergogna, come sa chi abbia girato il mondo e abbia assistito a che cos'è Rai International nel mondo - e una grande prospettiva di crescita per la Rai, nonché un importante


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strumento per la presenza internazionale dell'Italia, che sarebbe delittuoso ridurre perché si debbono azzerare i fondi della Presidenza del Consiglio.
Pertanto, posto che si creda nella necessità di avere una grande Rai International - se non ci si crede la si chiuda e si lasci fare ai privati -, delle due l'una: o si ricostituiscono i soldi alla Presidenza del Consiglio o si attribuisce tutto di nuovo alla Rai sotto forma di canone e si impone alla Rai di occuparsene, ma le nozze con i fichi secchi non si fanno, soprattutto in un tema di questo genere. Vorrei anche su questo aspetto una parola di conforto o, quanto meno, vorrei sapere su quali linee intenda muoversi il sottosegretario.

ENZO CARRA. Mi associo anche io al generale entusiasmo per questa audizione.
Sulla questione più spinosa, quella dei contribuiti ai giornali, se abbiamo capito bene, l'allarme viene abbastanza ridimensionato dalle parole del sottosegretario Malinconico. A me piacerebbe anche che quello che abbiamo sentito in Commissione venisse spiegato meglio sia ai diretti interessati sia all'opinione pubblica. In sostanza, la pregherei veramente di spiegare come stanno le cose.
Questo è il dato che la riguarda direttamente, ora entro invece in un campo molto più sindacabile, quello proprio del Parlamento. Credo che lei in questo momento abbia una formidabile occasione per fare una politica diversa nel campo dell'editoria. Fatto salvo il momento di ultra-emergenza a cui si riferivano prima i colleghi Giulietti e Levi, richiamando la copertura del cosiddetto «fondo Letta», quello che però non mi tranquillizza è vedere parificate tutte le testate che sono in qualche modo legate al contributo del Dipartimento per l'informazione e l'editoria.
Lei potrebbe anche tentare - naturalmente è una mia opinione - di spingere i giornali di partito a passare direttamente dalla carta alla rete, perché non si vede per quale motivo si debbano parificare i giornali di partito a giornali realizzati da cooperative, ma che sono di altra dimensione e hanno un altro pubblico. In fondo, i giornali di partito hanno una rete che è già tale e credo che sia possibile fare con loro un ragionamento che li porti a dimensionarsi in maniera diversa, ad andare quasi esclusivamente sulla rete. Del resto, essi parlano a gruppi già organizzati; non credo che qualche giornale di partito oggi pensi di fare quello che facevano i giornali di partito di quarant'anni fa, da l'Unità al Secolo d'Italia. Non dico che è un'azione che si può realizzare in due giorni, ma se lei la comincia è meglio.
È diverso il caso di giornali come l'Avvenire o Il manifesto. In quel caso, capisco che il cartaceo abbia ancora una ragione, ma questo discorso vale meno per altri. Le sarei grato se, su questo argomento, chiarisse la sua posizione.
Parlando anche di agenzie, non tutte le agenzie sono uguali e non si comprende per quale motivo si debba pensare a contributi a pioggia a tutte le agenzie di stampa. A quel punto anche io e il collega Barbieri ne potremmo aprire una, e sarebbe migliore di alcune che ricevono il contribuito dello Stato. Poiché siamo in difficoltà tutti quanti, parliamone: non vedo quale sarebbe lo scandalo.
Ho ascoltato l'intervento dell'ex sottosegretario Levi - questa è una Commissione di revenant - e anche io credo che su Rai International voi dobbiate assumere un'iniziativa, pensando tra l'altro che la Rai, se non ricordo male, aveva a suo tempo costituito una società - che credo sia tuttora esistente - che si chiama Rai World; non ho capito che cosa significa rispetto a Rai International, ma forse doveva addirittura assorbirla. Signor sottosegretario, potrebbe prendere un'iniziativa, magari basterebbe una telefonata o forse anche meno, per capire che cosa vogliono fare questi signori. Credo che, in quel caso, serva effettivamente un segnale per i nostri connazionali all'estero, ma vorrei sapere che cosa vuole fare l'azienda di questi carrozzoni ormai spenti e che in passato hanno fatto spendere al Governo, a voi, molte risorse.


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Nel caso voi prendeste un'iniziativa, credo che questa Commissione sia più che disposta a starvi dietro e a sostenervi.
Infine, lei ha accennato alla proposta di legge A.C. 3555 sul precariato giornalistico, di cui avevamo parlato in altra veste (a proposito di revenant), e di questo la ringrazio molto. Credo che questa Commissione sia in grado - mi risulta dagli uffici che i previsti pareri delle Commissioni sono puntualmente arrivati e sono positivi - di chiedere, nei prossimi giorni, il trasferimento in sede legislativa.
Le chiediamo, signor sottosegretario, di fare lo stesso lavoro con il Senato. Questo è un discorso non politico ma di umanità minima, pensando a quel povero ragazzo che è morto ieri cadendo da un'impalcatura, mentre lavorava per sei euro e mezzo all'ora. Il giornalista non muore - qualche volta - ma ne prende cinque, attualmente. Se si riesce, almeno sotto questo punto di vista, a intervenire, si fa qualcosa di utile per gli altri.
Sull'ordine dei giornalisti sono d'accordo, penso che abbiamo fatto quello che dovevamo; adesso, se lei riesce a dare una spinta in più, noi siamo fermamente convinti - ho sentito gli interventi dei miei colleghi - del sostegno che possiamo dare alla sua azione e al suo intervento. Grazie.

FABIO PORTA. Ringrazio il signor sottosegretario. Dopo aver ascoltato gli interventi dei miei colleghi Levi e Carra sarò ancora più breve perché essi hanno toccato il tema che mi sta a cuore. Sono membro della Commissione affari esteri e vorrei porre al sottosegretario la questione non soltanto di Rai Internazionale - nei termini, che condivido, che sono stati posti dai miei colleghi - ma in generale dell'informazione italiana all'estero.
Ho in mano, tra l'altro, la convenzione tra la Presidenza del Consiglio e la Rai, dove si parla chiaramente della mission della Rai, che prevede esplicitamente l'informazione destinata all'estero non soltanto come informazione essenziale - soprattutto oggi, con la partecipazione diretta dei nostri connazionali anche alle elezioni politiche e referendarie, quindi una funzione assolutamente unica e tra l'altro non esercitata da nessun altro - ma direi, in un momento di crisi, considerato anche quello che fanno gli altri Paesi europei anche in termini di informazione pubblica all'estero, come divulgazione e supporto al sistema Italia.
Credo che questo sarebbe il momento per rafforzare questo tipo di informazione che, lo ripeto, non è soltanto un servizio per gli italiani all'estero ma è un supporto essenziale alla diffusione della lingua, della cultura, dei prodotti italiani all'estero. Vorrei chiedere al sottosegretario qual è la sensibilità e la priorità che questo Governo sta assegnando a tale capitolo. Mi rendo conto che il 2012 sarà, come l'ha definita il sottosegretario, una sorta di camminata nel deserto per questo capitolo, però credo che in questa camminata salvaguardare queste sentinelle sia essenziale.
Con tutto il rispetto per l'informazione pubblica di Radio radicale o per quello che fanno i giornali di partito, io credo che i 6 milioni e qualche centinaio di migliaia di euro di Rai Internazionale, se debitamente utilizzati, con autoproduzioni come previsto dalla convenzione, siano soldi spesi bene, nell'interesse non solo dell'Italia e degli italiani all'estero, ma anche della presenza, della penetrazione commerciale e dell'internazionalizzazione del Paese. Grazie.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Sarò rapidissima anche perché, come è stato detto, molti temi sono stati già affrontati e non posso che condividere le sollecitazioni che sono provenute da tutti.
Ringrazio il sottosegretario per essere venuto in Commissione, peraltro in tempi molto brevi. Ci rendiamo conto della fatica del Governo in questo periodo farraginoso, quindi la sua presenza ci fa molto piacere e le garantiamo la nostra collaborazione, sperando che dia buoni frutti.
Le pongo, signor sottosegretario, una domanda diretta. Lei ha parlato del cosiddetto «fondo Letta», il tema è stato ripreso dai colleghi e siamo molto contenti che questa sia una risposta alla famosa


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lettera-appello dei direttori dei giornali. In tempo di crisi, di difficoltà, di lacrime e sangue, come suol dirsi, questo fondo secondo lei basterà? Siccome a rivolgere questo appello sono molti giornali autorevoli e anche storici, questo fondo può dare davvero garanzie di copertura? Sarebbe davvero penoso assistere, tra un po' di tempo, nuovamente ad appelli drammatici di chi non può pagare gli stipendi o non può garantire l'uscita in edicola. Uno sforzo in questa direzione secondo lei è stato sufficiente oppure andiamo incontro ad acque tempestose?
In secondo luogo, io sono d'accordo a «bonificare» non solamente i giornali, che in effetti in alcuni casi sono solo di facciata per lucrare vantaggi su leggi dello Stato, ma anche altri soggetti, televisioni, radio, agenzie. Secondo me, lei ha il compito molto gravoso, ma anche molto positivo, di svolgere un monitoraggio di tutto quello che si sta facendo. Ho l'impressione che questo lucrare, compiuto anche da testate giornalistiche inesistenti o finte, sia avvenuto anche in altri campi. Non si tratta, dunque, di colpire solamente l'editoria e le attività legate alla carta. Chiedo, dunque, se lei intenda agire anche in questa direzione e se effettivamente intenda assumersi l'impegno di disboscare, e io sarei assolutamente d'accordo nel farlo in molte direzioni.
Infine, il problema di Rai International è molto serio. Tutti noi abbiamo avuto occasione di viaggiare e abbiamo visto che è una situazione assolutamente penosa, inaccettabile. Io dico che o si cambia o si chiude il canale. Non possiamo accettare che si dia un'immagine dell'Italia così deprimente, così avvilente e negativa come quella che Rai International - mi assumo la responsabilità di quello che dico - diffonde in giro per il mondo. Questo è ancora più vero se si fa un confronto con le reti tedesche, inglesi, americane, arabe e via dicendo, che invece mandano in onda trasmissioni straordinarie.
Dunque, o si chiude o si provvede a un cambiamento. Questa è un'occasione difficile, ma da non perdere. Grazie.

ANTONIO PALMIERI. Signor sottosegretario, lapidariamente intervengo sul tema relativo ad Internet e, più in generale, sul tema dell'economia digitale. L'onorevole Giulietti mi ha già citato e associato «in contumacia» - ma io lo faccio pubblicamente - all'indicazione di pars destruens, cioè all'osservazione sulla necessità di stare attenti a non fare interventi che, anche al di là delle intenzioni, possano essere percepiti come di natura censoria. Tuttavia, lei ha fatto un accenno, nella sua introduzione, alla necessità di sviluppare in generale l'economia digitale, quindi i prodotti che riguardano la sua competenza in questo settore. Le chiedo se questa idea, anche in forza della sua precedente esperienza, sia già forte di contenuti o di vie d'azione oppure, viceversa, se sia un'intenzione che sarà poi, nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi, corroborata con dei contenuti. Grazie.

PAOLO BONAIUTI. Intervengo solo per esprimere una notazione per quanto riguarda Rai International. Quando sono arrivato alla Presidenza del Consiglio, a Rai International venivano versati 35 milioni, che ora sono passati a 21 e dovrebbero poi passare a 6. Tuttavia, vi pongo il problema di Rai International come un esempio, un nodo di quelli che si devono affrontare stando alla Presidenza del Consiglio: ma chi l'ha detto? Dov'è scritto e in base a quali principi la Presidenza del Consiglio dovrebbe versare soldi a Rai International, che fa parte della Rai e ha come suo obiettivo il servizio pubblico e ha pure un contratto per questo servizio pubblico?
Chiedo se non è servizio pubblico dare agli italiani all'estero un servizio - perdonatemi, lo dico avendo io girato molto e vedendo spesso i programmi di Rai International - migliore di quello che viene dato. Insomma, se dobbiamo affrontare il problema dobbiamo richiamare anche le convenzioni. Posso essere d'accordo sulla necessità, sancita dalla Costituzione, di pagare per le minoranze linguistiche. Conosco e rispetto il valore delle minoranze,


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ce l'ho in testa fin da quando sono nato, ma che debba essere la Presidenza del Consiglio a sovvenzionare Rai International, che fa parte di quel corpo immenso che è la Rai, non me lo spiego. Mi dovete dire perché dobbiamo mantenere questa impostazione. Grazie.

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Malinconico per la replica.

CARLO MALINCONICO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Le domande e gli aspetti sollevati sono numerosi e naturalmente immaginavo che alcuni aspetti avrebbero richiesto un approfondimento.
Cercherò di rispondere e di essere esaustivo, ma comunque penso che invierò alla Commissione una relazione scritta, scusandomi se non sono riuscito - non c'è stato il tempo, mi dispiace - a farlo per oggi.
L'onorevole Giulietti mi chiede di svolgere una valutazione in merito alla manovra e se questo fondo ci dia garanzie oppure sia da contrattare. In merito, si apre un discorso molto ampio, di contesto. In effetti, se è vero che quest'anno - 2011, con riferimento al 2010 - la percentuale di copertura sfiora il 90 per cento, guardando il dato del 30 per cento per il 2012 riportato nella tabella il gap è evidente. Le tabelle delle leggi finanziarie e delle leggi di stabilità sono state sempre in progressivo ribasso, ma ricorderete che nel corso dell'anno sono intervenuti provvedimenti per rifinanziare gli interventi.
Questo obiettivo - diciamolo molto sinceramente - era molto difficile da ottenere adesso, perché la situazione è quella che è. Non si trattava, come è stato talora ritenuto, di tagliare, perché tagli non ce ne sono: tuttavia, in questa fase rimpinguare sarebbe stato particolarmente difficile da un punto di vista politico e dal punto di vista dell'opinione pubblica. Se la strada, quella che si è vista come praticabile, era quella che è stata poi realizzata attraverso l'emendamento, dico con massima chiarezza alla Commissione che non ci dà certezze, nel senso che purtroppo non è stabilito un importo. Quello che posso garantire è che con l'aiuto della Commissione su questo aspetto lavoreremo intensamente.
Aggiungo che più saremo credibili, come riformatori, nel sottoporre subito nuovi criteri all'esame, prima di tutto, delle Commissioni, più sarà plausibile uno sforzo che non sarà compiuto a perdere, ma nell'ottica buona di pervenire a una soluzione definita. Certamente, comunque, la questione è da definire.
Quanto ai giornali di partito, so che è stata data una lettura in questi termini, ma assolutamente escludo che si sia voluto salvare soltanto i giornali di partito. Nella norma il riferimento riguarda il sistema, cioè il metodo di erogazione e di suddivisione, ma questo non vuol dire affatto che si sia voluto salvaguardare i giornali di partito e toccare solo gli altri giornali. Lo escludo in modo assoluto. L'impegno del Governo, in questo come in altri settori - spero di rispondere anche all'onorevole Capitanio Santolini - è un intervento volto a disboscare, a moralizzare non solo in questo settore. È giusto ricordarlo: la bonifica va fatta laddove ci sono risorse pubbliche. Dobbiamo partire da questo schema: la risorsa pubblica deve essere finalizzata a obiettivi virtuosi, quindi occorre vedere l'intervento in positivo, non come una zavorra.
Per quanto riguarda la campagna di lettura, è subito partita l'indicazione di riprenderla immediatamente; questo è un discorso che va promosso subito con il Dipartimento e ho già fornito indicazioni in questa direzione.
Relativamente agli interventi sulla rete - mi ricollego a quanto affermava l'onorevole Palmieri e forse anche qualche altro onorevole -, vorrei rassicurare che la mia posizione è la seguente: Internet ha nel suo Dna la libertà di circolazione, quindi non c'è una volontà, né in termini diretti né in termini indiretti, di alterare alcunché. Altro discorso, proprio per incentivare il passaggio all'on line, è vedere in questo ambiente, e soltanto con riferimento a chi fa un'utilizzazione a fini commerciali dei prodotti on line, come


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studiare strumenti agili per facilitare incontri negoziali che consentano di riposizionare, tra chi esercita attività di sfruttamento commerciale, una forma di ritorno di qualche compenso.
La qualità - ne sono convinto sotto un profilo di funzionamento del sistema - è l'elemento discriminante per quanto riguarda l'attività giornalistica, quindi dei giornali e dei libri, rispetto ad altro. La qualità costa. Rimane fermo il presupposto che non si può immaginare che ci siano forme di «censura» o comunque di limitazione della libertà di circolazione su Internet. Aggiungo - lo dico in modo specifico perché non vorrei essere equivocato, il che in questa materia è sempre facile - che il diritto di cronaca, il diritto di riprendere, il diritto della libera circolazione delle notizie devono essere salvaguardati. Questo è fuori discussione.
La richiesta è quella di aiutare il passaggio al multimediale, il lancio di nuovi prodotti, ritenendo che questo possa costituire un elemento di crescita. Ci tenevo a ribadirlo.
Onorevole Mazzuca, terrò sicuramente conto, anche nell'audizione al Senato, che già mi è stata preventivata, dei suoi suggerimenti nella direzione di sveltire le riforme in corso di esame, in particolare quella riguardante l'ordine dei giornalisti.
Quanto all'emendamento sugli edicolanti, in questa congerie, purtroppo, capisco che alcuni emendamenti anche molto positivi siano stati tralasciati. Mi impegno, comunque, a riprenderlo e a riesaminarlo.
Per quanto riguarda l'INPGI, voglio dare atto che, per quanto è a mia conoscenza, l'Istituto ha svolto un'opera molto seria, conducendo una gestione molto oculata. Credo che questo tipo di atteggiamento debba essere incoraggiato e valorizzato.
Sulle intercettazioni, premesso che non c'è stato alcun riferimento da parte del Presidente del Consiglio, va naturalmente salvaguardata qualunque decisione sarà presa collegialmente dal Governo. La mia personale opinione è che i principi costituzionali e i principi del diritto europeo, in particolare del Consiglio d'Europa, debbano essere salvaguardati prima di tutto e che non ci possano essere restrizioni, e soprattutto sanzioni a carico dei giornalisti e dei giornali. Lo ripeto, prendetela come un'opinione personale.

GIUSEPPE GIULIETTI. Non è tollerabile...

CARLO MALINCONICO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria. Non volevo anticipare posizioni che sono naturalmente del Governo.
L'onorevole Levi ha ricordato il credito d'imposta sulla carta. In proposito, ho verificato proprio ieri che il decreto è alla firma del Presidente del Consiglio, nella sua veste di Ministro dell'economia, quindi non ho notizia di qualche intoppo al momento, e perciò confido anch'io che sia sollecitamente firmato. È una piccola cosa che riguarda giornali e libri, ma è un segnale di attenzione e, soprattutto in questo momento, è importante.
Quanto alla fonte normativa, sono d'accordo che in una materia così delicata la legge deve avere il ruolo che le compete, perché i criteri debbono essere sempre da essa calibrati. A questo lavoreremo da subito. L'idea di rivedere il regolamento nasce dal fatto che esso dà la possibilità di arrivare in termini molto rapidi alla restrizione, proprio in quell'ottica di passaggio. Il discorso dell'accesso al cosiddetto «fondo Letta» va anche legato alla dimostrazione della volontà virtuosa del Governo.
Io sono un convinto assertore dei criteri futuri per accompagnare l'evoluzione tecnologica. Si è fatto cenno, da parte di alcuni componenti della Commissione, ai giornali politici e di partito. Credo che una forma di incentivazione, laddove certi sistemi cartacei non si giustificano per determinati equilibri economico-finanziari, debba provenire da chi amministra risorse pubbliche; questo passaggio si tradurrebbe in un risparmio sia per l'imprenditore e per l'impresa che per le casse pubbliche.
Per quanto riguarda l'eventuale disparità di trattamento, mi rendo conto della


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serietà del tema e naturalmente lo terrò presente. Ci sono anche, in proposito, segnalazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che si riferiscono al 2010, quindi dovremo tenerne conto.
Per quanto riguarda il discorso relativo ai vincoli sulla tabella C ed al finanziamento tramite le convenzioni, purtroppo i limiti angusti posti dalle norme non ci renderanno la vita facile. Questo purtroppo è vero e dovremo cercare di trovare un modo per affrontare tutte queste situazioni.
Onorevole Carra, sui contributi ai giornali ho già cercato di rispondere. La situazione è quella che è, e adesso è difficile prevedere quali saranno gli effetti del regolamento Bonaiuti che entra in vigore. Mi auguro, anzi sono sicuro che esso produrrà effetti positivi, ma bisogna capire quale sarà l'incidenza dell'applicazione del regolamento e noi dovremo ulteriormente restringere.
Per quanto riguarda le spese per le agenzie, è necessario considerare che si tratta di servizi resi alla pubblica amministrazione sulla base di convenzioni che tengano conto anche dei fabbisogni. Il Dipartimento ha effettuato questo tipo di verifica e dobbiamo proseguire sulla strada di una verifica corretta dei fabbisogni delle amministrazioni.
Rai International è stata evocata da più componenti della Commissione. Anch'io avverto l'insoddisfazione di un sistema quale esso è: da un lato esso si basa su una convenzione, dall'altro questa sistemazione evidentemente non è appagante. Penso anch'io che la Rai abbia una funzione di promozione della cultura italiana, quindi potete immaginare quanto io consideri fondamentale questa presenza all'estero. Proprio nel contrasto di queste situazioni ho chiesto immediatamente un incontro con il direttore generale della Rai, che terremo lunedì prossimo, per affrontare il tema. Non sono in grado - lo faccio per sincerità e per onestà dovuta nei confronti della Commissione - di anticipare nulla, perché prima voglio capire quali sono le strade praticabili e le situazioni in essere. Vi garantisco, però, che la sensibilità del Governo è assicurata.
Relativamente al discorso sul precariato, certamente anche al Senato l'atteggiamento del Governo sarà quello di mostrare attenzione per una sollecita approvazione del disegno di legge.
Onorevole Porta, in riferimento a Rai International ribadisco quello che ho detto.
Sugli altri interventi garantisco che lo scopo è quello di dare una spinta all'editoria e che la crisi possa in qualche modo essere girata in positivo. Considero ottima l'iniziativa di istituire alcuni tavoli, come affermava prima l'onorevole Bonaiuti: essa ha consentito alla filiera di affrontare congiuntamente i problemi. È un'iniziativa che non costa ma dà il senso di una rete, di una politica industriale, di una scelta sulla quale le imprese si possono orientare. Questo lavoro non costa ma è prezioso e proprio per questo mi impegno a proseguire con determinazione. Abbiamo bisogno di una crescita e allora ben venga tutto ciò che fa crescere.
Per quanto riguarda gli aspetti che non ho potuto trattare per motivi di brevità di tempo, rinvio a una relazione scritta che invierò. Ringrazio per le domande e mi impegno a lavorare per portare risultati concreti. Grazie.

PRESIDENTE. Ringraziamo il sottosegretario e, in attesa della relazione che verrà distribuita a tutti i commissari, gli auguriamo buon lavoro e anche buon Natale. Ci rivedremo sicuramente a gennaio.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,10.

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