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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VII
29.
Giovedì 15 dicembre 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3

Audizione del Ministro dei beni e delle attività culturali, professore Lorenzo Ornaghi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Aprea Valentina, Presidente ... 3 12 15
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 14
Carra Enzo (UdCpTP) ... 12
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 12
Levi Ricardo Franco (PD) ... 12
Ornaghi Lorenzo, Ministro dei beni e delle attività culturali ... 3 12
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud): Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 15 dicembre 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dei beni e delle attività culturali, professore Lorenzo Ornaghi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dei beni e delle attività culturali, professore Lorenzo Ornaghi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
Professore, è per noi un grande onore riceverla stamattina nella veste di Ministro dei beni e delle attività culturali, ma anche per quello che lei ha sempre rappresentato nel mondo della cultura e, mi permetta di aggiungere, anche per noi cattolici.
Do la parola al Ministro Ornaghi.

LORENZO ORNAGHI, Ministro dei beni e delle attività culturali. Ringrazio molto la Presidente Aprea e anche voi. Il cordiale buongiorno è iniziato con una levataccia istituzionale. Desidero anche ringraziare la presidente e voi tutti della cortesia per avermi concesso un po' di tempo prima dell'audizione, in modo tale da poter rendere contezza della varietà e della complessità dei problemi che fanno capo al Ministero per i beni e le attività culturali. Grazie davvero.
In premessa, penso che adottare il metodo cooperativo con le Commissioni parlamentari sia il modo migliore, non solo per acquisire elementi, ma anche al fine di individuare il metodo migliore per cercare di risolvere, nel tempo che sarà concesso, questioni che gravano da parecchio tempo. Sarebbe opportuno che, dopo questa prima audizione e dopo l'illustrazione da parte vostra di temi particolarmente rilevanti, trovassimo il metodo migliore per farlo.
Aggiungo la richiesta di giustificazione per la lunghezza di questo mio primo intervento. Vi annoierò un po', ma ho ritenuto di svolgere una definizione sistematica, se possibile, dei problemi.
Indico soltanto, e lo lascio nel testo che verrà consegnato, il punto di partenza - non mi dilungo, per guadagnare tempo -, che, però, è un aspetto importante, una registrazione che emerge anche dalle più recenti e accurate indagini demoscopiche.
Un aspetto che mi ha colpito è costituito dal fatto che il cittadino italiano, con una percentuale ormai elevata, considera il bene culturale come un bene comune e, quindi, lo sente come proprio. Credo che questa precisazione, se ben interpretata e vista, ad esempio, nei mutamenti intervenuti rispetto ad alcuni decenni fa, sia un punto molto importante da cui partire: il bene culturale non è un oggetto che esiste e ha soltanto un suo valore storico, ma è da considerare un bene comune destinato alla fruizione di tutti.


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Questo è davvero un punto rilevante, insieme a un altro, che indico soltanto, cioè la mia convinzione che, soprattutto in questa fase, la cultura, per adoperare un termine generale che rischia di essere generico, deve essere non soltanto qualcosa che noi conserviamo rispetto all'identità, sia essa nazionale, sia essa territoriale, ma è ciò che deve produrre la visione culturale necessaria per cercare di uscire da questa crisi. Non è un elemento accessorio o superfluo, dunque, ma un elemento costitutivo.
Date queste premesse, che ho sviluppato in due paginette, proseguirei con l'elenco dei problemi per come li ho analizzati.
Il primo punto è costituito dai beni culturali come possibile fattore di sviluppo economico. Sottolineerò questo tema richiamando alcune disposizioni presenti nel decreto cosiddetto «salva-Italia», che voi siete chiamati a valutare ed eventualmente ad approvare in questi giorni.
I settori economici direttamente legati alla cultura e, soprattutto, il turismo culturale non sono oggi in condizione di svilupparsi secondo le loro effettive potenzialità. Ciò è confermato largamente da tutti i dati a disposizione e, quindi, la prima questione, tema già considerato anche da me con il Ministro del turismo, è come renderli, invece, fattori di sviluppo.
Secondo i dati ISTAT del 2009, il turismo culturale è stimato in una percentuale pari al 34,6 per cento dell'economia turistica, la quale, a sua volta, rappresenta l'8,6 per cento del PIL e dà lavoro, tra sistema alberghiero, strutture complementari e indotto, a circa 2,2 milioni persone.
Peraltro, nonostante la crisi in atto da tempo, il turismo è in ripresa soprattutto in Europa. L'Italia è al quinto posto nella classifica mondiale degli arrivi internazionali - è interessante conoscere quali sono i Paesi con i maggiori arrivi: Francia, USA, Cina e Spagna - e nel 2010 ha registrato 43,6 milioni di arrivi internazionali, con un incremento quasi dell'1 per cento.
Il fatturato del turismo culturale nel 2010 è stato pari a 8,3 miliardi di euro e si stima che alla fine del 2011 crescerà quasi del 5 per cento, tornando ai livelli del 2006.
In particolare, in quelle che sono considerate le 352 città italiane di interesse storico-artistico, nel 2009 vi sono stati 33 milioni di arrivi, con il 57 per cento di stranieri e 91 milioni di pernottamenti. Le fonti sono dell'ISTAT.
Va, inoltre, segnalato che, nel corso del 2010, nei 424 istituti e luoghi della cultura statali si sono registrati oltre 37 milioni 300 mila visitatori, con una crescita del 15 per cento rispetto all'anno precedente.
Per quanto riguarda gli addetti del comparto culturale, una ricerca svolta dall'Associazione per l'economia della cultura intitolata «Recenti tendenze dell'occupazione culturale in Italia» (i dati sono del 2008) aveva individuato circa 380 mila addetti, tra artisti, professionisti, tecnici specializzati e intermedi e impiegati nei settori patrimonio, arti visive, artigianato artistico, architettura urbanistica, editoria, spettacolo e audiovisivo.
Quali sono, a fronte di questa prima realtà, i dati di bilancio del ministero? Negli ultimi anni, come è noto, per cause molteplici l'impegno finanziario dello Stato è andato scemando. Lo stato di previsione della spesa del Ministero per i beni e le attività culturali dal 2008 al 2011 ha subìto un decremento costante, quantificabile nell'ordine del 30 per cento. L'incidenza rispetto al bilancio complessivo dello Stato è passata dallo 0,28 per cento del 2008 allo 0,19 dell'anno in corso, con un calo percentuale di quasi un terzo, il 31 per cento.
Nel 2012 si registra prevedibilmente un incremento di risorse legato all'entrata in vigore del decreto-legge n. 34 del 2011, convertito nella legge n. 75 del 2011, che ha previsto un incremento degli stanziamenti pari a 236 milioni di euro a decorrere dal 2011.
Anche per quanto riguarda il FUS, il Fondo unico per lo spettacolo, abbiamo avuto una diminuzione di risorse. Occorre, tuttavia, dare atto al Governo precedente, quindi al Ministro Galan, di aver compiuto uno sforzo per ripristinare un livello adeguato


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di finanziamento, soprattutto con il decreto-legge n. 34 del 2011. Nel 2011, pertanto, si registra, un incremento rispetto all'anno precedente delle risorse destinate al FUS, che passano da 398 a 422 milioni di euro.
Con il FUS, come noto, vengono finanziati, tra gli altri, la Biennale di Venezia, il Centro sperimentale di cinematografia, l'Istituto nazionale per il dramma antico, il Teatro «La Fenice» di Venezia, nonché le 14 fondazioni lirico-sinfoniche.
Le risorse finanziarie utilizzate per i principali istituti culturali italiani, tra cui la Triennale di Milano, la Quadriennale di Roma, il Fondo ambiente italiano, la Fondazione festival pucciniano, la Fondazione festival dei due mondi, sono diminuite, passando dagli oltre 29 milioni del 2008 ai 17,9 milioni del 2011. Anche in questo ambito ci sarà una modesta inversione di tendenza e nel 2012 lo stanziamento passerà dagli attuali 17,9 a 18,5 milioni.
Quali sono i primi provvedimenti assunti dal nuovo Governo? Mi soffermo su di essi perché non sono certamente sfuggiti alla vostra attenzione, ma sono sfuggiti, grazie al cielo fino adesso, al più vasto mondo comunicazionale e comunicativo. Il cosiddetto decreto «salva-Italia» contiene alcune disposizioni per noi importanti, ragion per cui chiamo la vostra attenzione e chiedo il vostro contributo.
Tra le prime sono state introdotte misure di semplificazione delle procedure in materia di agevolazioni fiscali per i beni e le attività culturali. Al momento l'articolo 40, comma 9, è una disposizione a costo zero, che mira, e sono sicuro che ce la farà, a rendere più semplice l'uso delle agevolazioni fiscali già esistenti, in quanto sostituisce la semplice autocertificazione del cittadino agli adempimenti burocratici finora previsti, che erano davvero molto complessi.
Se non verrà resa più complessa da un ente più o meno misterioso, credo che sia una buona misura. Da sola non basta e, come accennavo anche ieri in Commissione al Senato, occorrerà impostare su questa, anche rispetto al 5 per mille, un'opportuna campagna comunicazionale. Il cittadino deve anche essere informato di questa possibilità, soprattutto poiché il 5 per mille non costa nulla. Se non si conosce tale possibilità, però, non la si può cogliere e, quindi, bisogna immaginare una soluzione.
La seconda disposizione che ci interessa è stata prevista all'articolo 42, comma 9: si tratta di una disciplina diretta a facilitare le donazioni per il restauro di beni culturali mediante l'eliminazione del divieto di riassegnazione al ministero delle erogazioni liberali offerte dai privati per il restauro dei beni culturali. Lo scopo, come è evidente, è quello di consentire al ministero di ricevere direttamente le donazioni dei privati per finanziare i restauri. Anche questa norma non comporta nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.
Un'ulteriore disposizione è quella diretta a garantire il turnover del personale che va in pensione, così da assicurare l'effettività delle funzioni di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale statale, all'articolo 30, comma 8. Anche questa misura non aggiunge costi per lo Stato ed è totalmente autofinanziata con i risparmi derivanti dalle cessazioni del servizio.
La norma si colloca in un'ideale linea di continuità, che era già condivisa ed era stata aperta, seppure solo di recente, dal precedente Governo. Il provvedimento su Pompei, ossia il decreto-legge n. 34 del marzo 2011 e la recente legge di stabilità del 2012 riconoscono, infatti, la necessità e l'urgenza di potenziare il personale in servizio per assicurare lo svolgimento delle funzioni di tutela del patrimonio culturale.
Certamente ci sono tanti problemi, come dimostrano anche le cronache di ieri e dell'altro ieri nelle edizioni locali di diversi giornali nazionali, perché non è tanto facile continuare nello sforzo apprezzato dal pubblico di mantenere aperti i musei nelle ore serali e nei giorni festivi. Sarebbe stato di fatto impossibile, con i tagli di personale previsti. Il problema deve essere risolto e vedremo come affrontarlo.
Dopo le 308 nuove assunzioni, di cui 18 di livello dirigenziale non generale, già


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avviate in base alle leggi richiamate, nel 2012 e nel 2013 si potrà procedere all'assunzione di centinaia di giovani tecnici e funzionari che, auspicabilmente, porteranno energie nuove e linfa vitale alla funzione di tutela del patrimonio. Credo che questo sia un risultato importante.
Un'ulteriore, importante disposizione, contenuta sempre nel decreto-legge «salva-Italia», a cui tenevo in modo particolare, essendomi reso conto dell'enorme complessità della questione, è quella che prevede la proroga di un anno del termine per il Regolamento di riordino delle fondazioni lirico-sinfoniche. La proroga di tale termine mi è sembrata indispensabile al fine di assicurare, a partire dalle Commissioni, un'adeguata istruttoria, anche con le categorie interessate, per giungere, come mi è sembrato di capire, a una non facile riforma condivisa e seria di questo delicatissimo settore. Non ho ancora capito bene qual è il metodo migliore, ma bisogna arrivarci, perché è una questione molto complicata e ho, dunque, preferito prendere un po' di tempo.
Infine, come avrete visto e come lo stesso Capo dello Stato ha sottolineato nel suo comunicato, è stata garantita, attraverso un apposito finanziamento aggiuntivo, la possibilità, almeno per un po' di tempo, di consentire il regolare svolgimento delle attività di due tra le più autorevoli istituzioni culturali del Paese, l'Accademia dei Lincei e l'Accademia della Crusca. Il finanziamento ammonta in tutto a 2 milioni di euro, 1,3 per i Lincei e 700 mila per la Crusca, a carico del bilancio del ministero. Le istituzioni che hanno bisogno di sostegno sono tante, ma in questo caso l'urgenza rappresentava quasi una emergenza.
Le misure a favore della cultura e dei beni culturali contenute nel decreto-legge «salva-Italia» mostrano o vorrebbero anticipare un atteggiamento di attenzione crescente nei confronti del nostro patrimonio culturale. Conviene, peraltro, illustrare in sintesi, perché è il punto da cui partire in forma quasi sinottica, gli interventi normativi che si sono succeduti durante l'anno in corso e anteriormente all'insediamento dell'attuale esecutivo.
Chiedo scusa se sono tutte questioni che conoscete, ma, dando una visione di insieme, potremo successivamente vedere quali sono le più urgenti e qual è il metodo più opportuno per giungere, attraverso una visione il più possibile consensuale, a soluzioni tempestive.
In ordine di tempo vi è il decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito poi nella legge 26 maggio 2011, n. 75, il quale ha: autorizzato la spesa di 80 milioni di euro per la manutenzione e la conservazione dei beni culturali, più altri 7 milioni di euro annui per interventi a favore di enti e istituzioni culturali; previsto l'adozione, con decreto del Ministro, di un programma straordinario e urgente di interventi conservativi di prevenzione, manutenzione e restauro da realizzarsi nelle aree archeologiche di Pompei, per la cui realizzazione è previsto l'utilizzo, oltre che dei proventi della competente soprintendenza, anche del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) con il concorso finanziario della regione Campania. Aggiungo a margine che ho personalmente molto apprezzato l'interesse e la tempestività del Ministro Barca su questo tema e, quindi, sull'immediato recupero, valutazione da parte degli organismi competenti, acquisizione e monitoraggio delle modalità di spesa dei fondi europei.
Inoltre, il decreto ha: autorizzato l'assunzione di nuovi funzionari presso la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e di Pompei, nel limite di spesa di 900 mila euro annui, a decorrere dall'anno 2011 (si tratta di 22 unità di personale), nonché l'assunzione di ulteriore personale specializzato, anche dirigenziale, con sblocco del turnover, nei limiti dei risparmi derivanti dai pensionamenti effettuati nel 2010; consentito alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e di Pompei di ottenere ulteriori servizi tecnici necessari ai fini dell'attuazione del programma straordinario, avvalendosi anche della società ALES, interamente partecipata dallo Stato; introdotto diverse misure di semplificazione,


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quali il dimezzamento dei termini delle gare, la semplificazione della progettazione e la semplificazione delle procedure in materia di contratti di sponsorizzazione, al fine di favorire l'apporto di risorse finanziarie provenienti da soggetti privati e allo scopo di favorire la pronta realizzazione degli interventi per Pompei; consentito il riequilibrio contabile delle soprintendenze speciali autonome mediante il trasferimento di fondi tra le medesime con un semplice decreto ministeriale.
Ulteriori significative disposizioni figurano nel decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito nella legge 12 luglio, n. 106, che ha previsto: l'innalzamento della soglia di trattativa privata per i lavori pubblici su beni culturali da 500 mila a un milione di euro; la definitiva chiarificazione che la procedura di archeologia preventiva prevista dagli articoli 95 e 96 del Codice dei contratti pubblici si applica a tutti i lavori pubblici, anche a quelli diretti alla realizzazione di infrastrutture a rete, i cosiddetti settori esclusi o speciali; l'innalzamento del requisito di storicizzazione, cioè di età di realizzazione degli immobili pubblici, dagli attuali 50 a 70 anni, ai fini della presunzione di interesse culturale e della conseguente sottoposizione a tutela in via interinale, sino a verifica ai sensi dell'articolo 12 del Codice dei beni culturali; l'esclusione dell'obbligo di denuncia di trasferimento della detenzione per gli immobili sottoposti a tutela; la modifica dell'articolo 146, comma 5, del Codice dei beni culturali del paesaggio, con la previsione che, a seguito dell'entrata in vigore dei nuovi Piani paesaggistici redatti congiuntamente tra Stato e regioni, contenenti analitiche prescrizioni d'uso dei beni paesaggistici tutelati, e quando il ministero avrà verificato l'avvenuto adeguamento degli strumenti urbanistici, il parere del soprintendente non solo, come era in precedenza previsto, sarà obbligatorio e non più vincolante, ma, sulla base del cosiddetto silenzio-assenso, si considererà favorevole quando non venga reso entro 90 giorni, termine peraltro doppio rispetto a quello attualmente previsto.
Il decreto-legge n. 98 del 6 luglio, convertito nella legge 15 luglio 2011, n. 111, contiene innanzitutto un riconoscimento importante nei confronti del ruolo della cultura, perché prevede che il Fondo unico per lo spettacolo e le risorse destinate alla manutenzione e alla conservazione dei beni culturali siano pre-selettivamente esclusi dall'applicazione di alcune misure di riduzione della spesa; stabilisce che comuni ed enti locali, nel limite di spesa complessivo a livello nazionale di 40 milioni di euro, possano superare la soglia di spesa del 20 per cento rispetto a quanto stanziato nell'anno precedente per la realizzazione di mostre autorizzate dal Ministero per i beni e le attività culturali, di concerto, ai soli fini finanziari, con il Ministero dell'economia; prevede la costituzione della società a responsabilità limitata, S.r.l., Istituto Luce a Cinecittà, partecipata integralmente dallo Stato tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, rispetto alla quale il Ministero per i beni e le attività culturali esercita i diritti di socio, sentito il Ministero dell'economia e delle finanze per quanto riguarda i profili patrimoniali, finanziari e statutari (la conseguenza è stata la liquidazione della società Cinecittà S.p.A.); prevede che dal 2012 il contribuente possa destinare il 5 per mille dell'IRPEF anche al finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici; la norma, inoltre, nell'istituire il Fondo infrastrutture ferroviarie e stradali nello stato di previsione della spesa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, stabilisce che dall'anno 2012 una quota parte fino al 3 per cento delle risorse del fondo sia assegnata alla spesa per la tutela e gli interventi a favore dei beni e delle attività culturali tramite la società ARCUS; reca disposizioni concernenti la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico di regioni ed enti locali e, dato fondamentale, facendo salva l'applicazione degli articoli 12 e 112 del Codice dei beni culturali in materia di verifica dell'interesse culturale e di valorizzazione dei beni del patrimonio culturale.


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Infine, la legge 12 novembre 2011 n. 183, meglio nota come legge di stabilità, reca all'articolo 24 una serie di disposizioni per lo sviluppo del settore dei beni e delle attività culturali. In particolare, al comma 1 stabilisce che le somme corrispondenti all'eventuale minor utilizzo annuale delle risorse tax credit rispetto alla copertura fissata confluiscano per legge nel Fondo per la produzione, la distribuzione, l'esercizio e le industrie tecniche.
Al comma 2 chiarisce che sono fatte salve le assunzioni straordinarie per la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei, che avvengono, pertanto, in deroga anche ai tagli degli organici previsti dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25. Il Ministero per i beni e le attività culturali è autorizzato, dopo l'utilizzo delle graduatorie regionali in corso di validità per l'assunzione di personale da destinare sul territorio nazionale alle funzioni di tutela, a formare una graduatoria unica nazionale per l'assunzione di personale specificamente previsto presso la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e di Pompei, considerato che per la regione Campania non vi sono graduatorie in corso di validità.
La stessa legge reca anche previsioni in materia di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico e di terreni agricoli che, in realtà, non appaiono o non mi sembrano opportunamente coordinate con il sistema ordinamentale di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Questo è un rischio sempre presente. Da parte mia, mi impegnerò per cercare di garantire, in sede di attuazione, le esigenze di tutela del patrimonio culturale affinché sia seguita una linea interpretativa conforme interamente al Codice dei beni culturali, che prevede un iter preciso per la verifica dell'interesse culturale.
Aggiungo che, in tema di tutela del paesaggio, a volte, soprattutto nelle ultime settimane, mi è parsa non completamente fondata e, in alcuni casi, anche ingenerosa la serie di critiche comparsa su alcuni organi di stampa e sollevata da associazioni ambientaliste di inerzia del Governo sulla questione della pianificazione paesaggistica.
A me non pare che sia così. Sono stati stipulati 17 accordi con le regioni per l'elaborazione congiunta dei nuovi Piani paesaggistici conformi al Codice, che pone la pianificazione congiunta fra Stato e regioni come uno dei capisaldi della moderna tutela dinamica del paesaggio.
In pratica, con tutte le regioni, fatta eccezione per il Molise, sono in corso tavoli di co-pianificazione paesaggistica. Peraltro, è da registrare la non sempre piena disponibilità delle regioni a lavorare insieme alla Soprintendenza. So che ciò può essere rovesciato da parte delle regioni, ma partiamo da questa registrazione, nel senso di dare ai Piani paesaggistici un effettivo contenuto regolativo di disciplina dell'uso compatibile del territorio e non solo un contenuto descrittivo che si risolve in meri auspici e indirizzi non vincolanti per le autonomie territoriali.
Alcune regioni, anzi, deviando dall'iter indicato dalla legge, hanno preferito usare o stanno preferendo usare la legge regionale sul cosiddetto Piano casa per tentare, per dir così, fughe in avanti. Al riguardo, il Governo precedente è stato particolarmente attento e condivisibilmente severo nel contestare queste prassi.
Per parte mia intenderei assicurare altrettanta attenzione e determinazione nel riaffermare il principio fondamentale secondo il quale le regole di tutela dei beni paesaggistici devono essere definite con l'apporto determinante dello Stato, perché la pianificazione paesaggistica costituisce la costituzione materiale del territorio, che ne definisce la disciplina di fondo e di lungo periodo dello sviluppo, a tutela di un interesse che non è solo locale o regionale, ma che deve obbedire a un criterio che impone il ruolo, in questo caso davvero primario, dello Stato.
Tracciato il quadro di partenza, indicherei alcune possibili linee per i prossimi mesi. Mi sembrano non irrealistiche, ma, con la buona volontà di tutti, realizzabili.
Innanzitutto, però, vorrei esprimere il mio apprezzamento per il proficuo lavoro


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propositivo e di elaborazione sinora svolto da questa Commissione, per quanto mi è risultato dalla lettura di diversi atti.
Parto da una questione che so essere particolarmente viva, quella della legge quadro sullo spettacolo, proposta a suo tempo dagli onorevoli Carlucci e De Biasi. Mi trovo sulla sostanza concorde nel ritenere importante l'iniziativa legislativa nelle forme che poi i gruppi intenderanno definire con precisione, giacché questa iniziativa pone mano a un disegno complessivo di riforma del settore.
Tra parentesi, io credo che, quando non si vada nel terreno delle utopie, riforme sistemiche siano preferibili a interventi parziali, perché questi rischiano di essere incoerenti o contraddittori rispetto ai precedenti, tenendo conto delle esigenze legate a un uso più razionale delle risorse economiche di sostegno allo spettacolo mediante la creazione di un sistema in grado di creare sviluppo, con un'articolata - questo è importante - previsione di agevolazioni fiscali.
Sui contenuti di fondo, nei confronti dei quali, lo ribadisco, esprimo una condivisione sostanziale, mi pare che sia già stato raggiunto un accordo tra le forze politiche. Non si possono, tuttavia, sottovalutare, per arrivare al varo definitivo, alcuni aspetti che sono stati segnalati dagli uffici di diversi dicasteri, legati soprattutto alla copertura economico-finanziaria complessiva del provvedimento, aspetti forse non ancora del tutto superati, pur dopo l'esame da parte della Commissione bilancio della Camera. Credo che sia forse il primo ostacolo, non so se unico, ma comunque fondamentale, superato il quale credo che si possa procedere in tempi brevi.
Per parte mia assicuro l'impegno massimo e anche la mia massima disponibilità affinché queste difficoltà possano essere appianate e il disegno di legge possa giungere al più presto alla sua approvazione, corrispondendo così alle aspettative dei lavoratori e degli operatori del mondo dello spettacolo.
Un ulteriore provvedimento importante, sul quale desidero esprimere il mio positivo apprezzamento, è quello relativo alle Celebrazioni verdiane - da più parti mi si riferisce che siamo un po' in ritardo. Vediamo di superare i ritardi - legate all'imminente bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi.
Ritengo che tali celebrazioni possano e debbano costituire un'occasione di importanza fondamentale per la promozione in Italia e all'estero del patrimonio culturale nazionale legato alla grande tradizione della lirica. Mi aspetto anche in questo caso, dal lavoro delle Commissioni parlamentari, e di questa in modo specifico, una visione che appiani alcune piccole divergenze, ma che, in realtà, potenzi gli aspetti più rilevanti del provvedimento.
Nel corso della discussione del provvedimento, sul quale il relatore aveva presentato una risoluzione, successivamente ritirata, non sempre vi è stata piena coincidenza fra le posizioni del Governo all'epoca in carica e quelle dei parlamentari. Mi è parso di capire - posso sbagliare, ma correggetemi, se sbaglio - che il problema o l'ostacolo più rilevante riguardasse la copertura economica degli interventi previsti, che dovranno essere realizzati dal Comitato promotore, con oneri che erano originariamente posti a carico del FUS, per un ammontare di circa 10,5 milioni di euro, un onere di non poco conto, in un momento come l'attuale.
Se è vero che sul FUS si è riusciti, negli ultimi tempi, con notevole fatica, a ottenere alcuni incrementi di dotazione, è altrettanto vero che il livello complessivo della disponibilità del fondo è ancora non sufficiente per finanziare una vasta gamma di interventi. Ritengo, quindi, che la soluzione di copertura alternativa riferita alle risorse disposte dal decreto-legge n. 34 del 2011, che autorizza la spesa di 80 milioni di euro annui per la manutenzione e conservazione di beni culturali, possa costituire una valida soluzione per assicurare la realizzazione di un programma articolato e complesso, che vede, peraltro, e giustamente, il contributo e la partecipazione di una pluralità di soggetti, regioni, province e comuni, e che, ripeto, a me pare, se ben studiato e ben attuato,


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un'occasione importante di promozione anche all'estero di un aspetto significativo della cultura italiana.
Analogo problema di risorse ha riguardato, e fu già sollevato al momento del discorso iniziale dal Presidente Monti, il Parco nazionale della Pace di Sant'Anna, che nel 2010-2011 non ha ricevuto dal Ministero dell'interno il contributo di 50 mila euro per il proprio funzionamento. So che se ne è discusso in Commissione numerose volte.
Il bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012 e il bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014, approvato con legge di stabilità, hanno reintrodotto lo stanziamento per tale contributo nel capitolo pertinente del Ministero dell'interno, che pertanto potrà rinnovare il contributo.
Vi è poi la proposta di legge, già licenziata dal Senato, riguardante l'insequestrabilità delle opere d'arte: il provvedimento si propone di garantire alle istituzioni che le hanno messe a disposizione la restituzione delle opere d'arte senza che a ciò venga a frapporsi quale ostacolo lo stato e la natura delle eventuali controversie sul diritto di proprietà delle stesse.
Anche a tal proposito ritengo personalmente condivisibile l'obiettivo che si intende perseguire, in sostanza quello di favorire l'organizzazione di mostre e, quindi, la diffusione della cultura attraverso l'esposizione nelle diverse rassegne di grandi capolavori sparsi nelle diverse parti del mondo.
Si tratta, tuttavia, di un provvedimento delicato, giacché investe i poteri dell'autorità giudiziaria e può impattare negativamente sul fondamentale diritto di tutela in giudizio dei propri diritti e interessi legittimi sancito dall'articolo 24 della Costituzione.
So che il testo attuale, a seguito dei lavori del Comitato ristretto e dell'approvazione di un emendamento del relatore, che ha riscritto l'articolato, propone un impianto normativo differente rispetto alla versione originaria. Al riguardo, occorrerà anche da parte mia considerare attentamente e, quindi, formulare tutti gli approfondimenti tecnici necessari, perché parrebbe, almeno a una prima lettura - ma mi riservo un po' di tempo per ulteriori approfondimenti -, che nel nuovo testo venga meno l'espressa statuizione del divieto di sequestro delle opere in prestito temporaneo per la mostra, sostituita con la previsione di una garanzia di restituzione a carico del ministero, la cui esatta portata, peraltro, richiede anche giuridicamente di essere approfondita.
Ritengo, inoltre, già da ora di poter manifestare condivisione delle finalità perseguite con la proposta di legge presentata dall'onorevole Barbieri, che reca disposizioni per la conservazione, il restauro, il recupero e la valorizzazione di monumenti per la celebrazione di eventi storici di rilevanza nazionale. Si tratta indubbiamente di luoghi significativi per la memoria civile e storica dell'Italia, quali il Duomo di Milano, il complesso monastico di San Giovanni Battista del Monte Venda e l'area archeologica di Paestum, così come tanti altri. Persistono criticità per la copertura finanziaria attualmente all'esame della Commissione bilancio. Credo che sarà una dura lotta.
Ritengo, infine, di poter esprimere un parere positivo sulla proposta di legge della presidente, l'onorevole Aprea, riguardante il riconoscimento del valore sociale, culturale e ricreativo dello spettacolo viaggiante, i circhi, nonché i parchi di divertimento, così come sulla proposta di legge che, in occasione del novantesimo anniversario della scomparsa del leader socialista Di Vagno, nato nel 1921, ne intende ricordare la figura e il sacrificio. La Commissione bilancio della Camera ha rilevato una mancata disponibilità economica. Vedremo di intervenire.
Tra le nuove iniziative normative - arrivo ad alcuni problemi più delicati, ma mi consentirete di darne solo l'indicazione per titoli - che si ipotizza di proporre a breve, compatibilmente con le esigenze di contenimento della spesa e di conseguimento del pareggio di bilancio, vi sarà l'introduzione di nuove e più estese agevolazioni fiscali per chi investe in cultura. Credo che questo sia un passaggio fondamentale.


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Dal 2000, quando vennero introdotte, al 2010, un arco decennale abbondante, le erogazioni liberali in favore della cultura sono passate da 17 milioni di euro a poco più di 32 milioni, ma, in realtà, credo che le potenzialità dei privati siano maggiori e, quindi, che si possa e si debba fare di più.
Sul tavolo delle questioni da valutare e considerare credo vi sia anche una decisione che non è solo del ministero pro tempore da me retto, ma che coinvolge anche altri ministeri, per esempio quello delle infrastrutture e dei trasporti, ossia una valutazione sulla società ARCUS. Incontrerò al più presto il Viceministro Ciaccia per valutare eventualmente e, se del caso, orientare nuovamente o potenziare.
Desidero concludere questo mio intervento, che auspico sia davvero l'inizio di un dialogo fruttuoso, con la raccolta delle opinioni di tutti gli onorevoli deputati della Commissione cultura, anche con un annuncio e un impegno, che riguardano entrambi la massima istituzione cultura italiana, in realtà già anticipati dalla stampa regionale.
Dopo aver consultato il comune di Venezia e gli enti territoriali, aver valutato i dati delle diverse manifestazioni del passato e aver considerato gli interventi sulle strutture permanenti realizzati e in essere, come probabilmente sapete, ho deciso di confermare Paolo Baratta alla presidenza della Fondazione biennale di Venezia. Ho raccolto tutti i pareri e ho anche un po' puntato i piedi, rispetto agli «strattonamenti» giornalistici o di settori dell'intellighenzia, che, secondo me, non aiutano a fare le valutazioni, ma questa è un'opinione personale. Le istituzioni locali hanno ovviamente un grande valore nell'orientare le decisioni. Le altre decisioni che appartengono alla competenza del ministero verranno esercitate con la discrezionalità ad esso attribuita.
Mi impegno, inoltre, per quanto di mia competenza, a raccordarmi al più presto con il sindaco di Venezia e con il presidente della Biennale per individuare una soluzione adeguata alla questione del nuovo Palazzo del cinema e dei congressi al Lido e dare così alla Mostra internazionale d'arte cinematografica, la più antica del mondo, gli spazi di cui ha bisogno per mantenere la propria competitività e il proprio prestigio.
Concludo, infine, con una proposta, indicazione o ipotesi su cui la Commissione potrà lavorare, un'ipotesi che ho formulato ieri per la prima volta alla Commissione del Senato. Credo che sarebbe davvero importante poter costruire, di intesa e in collaborazione con il Ministero dell'università - parlerò con il Ministro Profumo a breve - una giornata per la cultura e per i beni culturali nelle nostre scuole. Io credo che sarebbe un'iniziativa di rilievo se, accanto a giornate che sono un po' spente, come la giornata del risparmio, noi riuscissimo a introdurla per i nostri studenti: essa avrebbe non solo la funzione di far conoscere, ma, a mio modo di vedere, una funzione preventiva rispetto al buon uso e all'affetto per i beni culturali.
L'altro aspetto, su cui mi impegno a informare puntualmente la Commissione parlamentare, di cui mi sono accorto in queste prime settimane è relativo al fatto che sussiste una dimensione rilevantissima, anche nei beni culturali e nella cultura, che è la cosiddetta dimensione dell'internazionalizzazione. Credo che su questo tema una valutazione da parte della Commissione sia importante.
Mi sono trovato in pochissimi giorni a ricevere il Ministro della cultura bulgaro e quello francese. Sarò a Mosca la settimana prossima per chiudere l'anno della cultura e credo, quindi, che una riflessione da parte del gruppo sulla dimensione internazionale possa essere, più avanti, molto interessante e anche nuova per uscire - concludo con la mia ultima notazione, di cui chiedo venia - sia in termini legislativi, sia in termini concettuali, dalla frammentazione delle misure, che prende tutti noi inevitabilmente e per cercare una sistematicità. Credo che la stessa dimensione internazionale possa essere un opportuno sostegno lungo questa via.


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Ringrazio per l'attenzione e chiedo scusa se ho letto un po' in fretta, ma volevo rimanere nei tempi. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro, per la ricognizione ampia sullo stato dell'arte che ci ha fatto ripercorrere effettivamente tutta la legislatura e, soprattutto, per le suggestioni che ha voluto consegnarci rispetto alle sue future azioni da ministro dei beni culturali da ora in avanti.
Colleghi, avverto che, essendo imminente la seduta dell'Assemblea, alle 10 dovrò formalmente chiudere la seduta. Gli interventi che avranno luogo in seguito alla chiusura formale della seduta, pertanto, non saranno verbalizzati ma i colleghi potranno intervenire nella seduta di mercoledì prossimo, durante la quale proseguirà l'audizione del Ministro.
Do la parola all'onorevole Levi che ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.

RICARDO FRANCO LEVI. Mi perdoni, presidente, vorrei appunto intervenire sull'ordine dei lavori, se la collega Carlucci lo consente. Il Ministro ha terminato parlando della Biennale. Il Consiglio d'amministrazione della Biennale scade il 18 dicembre. Avendo seguito e apprezzato la dichiarazione, resa dal Ministro, di conferma del Presidente Baratta, vorrei che fosse messa a verbale della seduta odierna la richiesta al Ministro di garantire l'arrivo immediato del decreto di nomina del Presidente Baratta, in modo da consentire a noi di esprimere il parere necessario ed evitare la prorogatio del Consiglio d'amministrazione.

PRESIDENTE. Il suo intervento viene riportato nel resoconto, anche se non abbiamo ancora ricevuto la comunicazione.

LORENZO ORNAGHI, Ministro dei beni e delle attività culturali. Ho già inviato la comunicazione, secondo procedura, al presidente della Camera. Manca soltanto la trasmissione alla vostra Commissione, perché il Ministero, per canto suo, ha compiuto il suo dovere.

PRESIDENTE. Non appena il presidente della Camera riceverà l'atto, noi saremo pronti a inserirlo all'ordine del giorno della seduta di martedì, anche se si tratta di un punto non previsto; la comunicazione, comunque, non è arrivata.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Scusi, presidente, intervengo sul metodo: penso che sia meglio sospendere il dibattito e tenerlo mercoledì.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mercoledì prossimo proseguiremo con gli interventi; oggi ascolteremo solo l'onorevole Carra e l'onorevole Barbieri, cui do la parola per porre quesiti o formulare osservazioni.

ENZO CARRA. Io considero quello che ci è stato presentato stamattina dal Ministro Ornaghi un buon Codice. Soprattutto, devo sottolineare che dal combinato disposto dell'intervento del Ministro e dai primi interventi nel decreto-legge «salva-Italia» si osserva un cambio di visione strategica che a noi, credo, generalmente piace e che trova il consenso di gran parte di questa Commissione.
Il Ministro ha cominciato sostenendo che il bene culturale, oltre che essere visto come bene di tutti, è anche fattore di sviluppo economico. Finalmente cominciamo a riscoprire come con la cultura si possa anche guadagnare. Lei sa benissimo che esattamente in quest'Aula erano state svolte considerazioni totalmente opposte a quelle che lei ha testé reso a questa Commissione.
Questo è un fatto «rivoluzionario» - lo dico in maniera del tutto enfatica -, però io ne prendo atto e credo che molti dei nostri colleghi ne prenderanno atto con piacere.
La prima parte del suo intervento - non dico che è condivisibile da parte nostra, perché non dobbiamo esprimere giudizi - ci induce, se possibile, a cercare di collaborare e di cooperare al suo lavoro.
La seconda parte, quella relativa alla frammentazione, agli spot, mi sembrerebbe


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da rinviare a un altro momento e da considerare anche con maggiore attenzione, perché non sempre gli spot fanno bene alla salute e ai beni culturali. Lei ha tempo davanti. Quando non è proprio necessario, non abbiamo bisogno di sapere se c'è stato un piccolo intervento oggi o domani. Possiamo vederli anche con un dato metodo.
Aggiungo un'altra considerazione sul piano generale. Io ho constatato con grande interesse, anche se non ci sono molte risorse, un'attenzione al Ministero dei beni culturali e alle sue attività. Ho sentito da lei, ma lo sapevamo, come nel decreto-legge «salva-Italia» sia stato risolto il finanziamento all'Accademia dei Lincei e della Crusca.
In merito interpellerei anche la presidente Aprea. Trattandosi di finanziamenti non colossali, mi domando, per esempio, se non si potrebbe chiedere, partendo da noi, che tutto o parte del risparmio che le Camere intendono realizzare nelle loro spese - non soltanto con riferimento alle indennità parlamentari, ma anche alle spese di gestione - che, come tutti sappiamo, verrà effettuato, possa essere reso a scopo di finanziamento dell'Accademia dei Lincei e dell'Accademia della Crusca.
Ciò significherebbe, oltretutto, un passare dal produttore al consumatore e chiedere una tutela della lingua italiana in un posto dove la lingua italiana viene massacrata normalmente. Credo che questa sia una proposta che può essere presa in considerazione. Possiamo spendere in altro modo i soldi, ma ho sentito parlare, se non ho capito male, di 2 milioni di euro all'anno spesi per queste due importantissime Accademie, quella dei Lincei e quella della Crusca. Sappiamo bene, almeno per aver frequentato le scuole elementari, a che cosa serve la Crusca. In fondo questo potrebbe essere uno scopo non solo nobile, ma anche utile per la Camera e per i suoi risparmi.
Termino con l'inizio dell'intervento sull'ordine dei lavori del collega Levi. Ho sentito, signor Ministro, che lei ha raccolto i pareri riguardanti il rinnovo, anzi la conferma del professor Baratta alla Biennale di Venezia. Lei sa che in quest'Aula è stato espresso un parere precedente sul fondatore dell'Auditel, che proprio oggi viene accusato dall'Antitrust di essere poco fedele e condannato anche a una cifra cospicua. Credo che proprio il parere contrario che è stato espresso in Commissione, con una polemica interna, sia stata la ragione che ha fatto decadere e ha tagliato la testa a una candidatura che altrimenti, nonostante tutto, a questo punto sarebbe già sul suo tavolo e che lei sicuramente non avrebbe potuto cambiare.
Da questo punto di vista io credo che sia utile, anzi necessario per noi - lei ha già affermato che se ne è fatto carico - che la Commissione esprima il più presto possibile il richiesto parere, per essere anche noi convinti che la conferma del Professor Baratta, che ha alle spalle una carriera piuttosto onusta in diversi settori, sia quella più utile alla Biennale.
Infine, lei ha citato, un po' alla rinfusa, ma non poteva fare altrimenti, altre rassegne, manifestazioni e festival annuali. Visto che siamo all'inizio del mandato, per il quale le rivolgiamo gli auguri, naturalmente, io credo che non sia opportuno giudicare volta per volta manifestazioni che hanno tutte a che fare con un solo scopo, con un solo obiettivo, ossia quello della diffusione della cultura e dello spettacolo in Italia, come se si trattasse di autorità portuali, cioè che non sia opportuno decidere alla spicciolata, volta per volta, di corsa, perché ci sono scadenze.
Sarebbe molto importante, per questa Commissione, se lei riuscisse, e non le sarà difficile, a tracciare un quadro generale e organico delle principali manifestazioni di questo Paese e ci comunicasse anche qual è il personale e quali i vertici ai quali più si avvicinano quelle manifestazioni, dando una visione che abbia a che fare con il glocal. Sarebbe opportuno che, una volta all'anno, questa Commissione si interessasse dei criteri, oltre che dei nomi di chi sarà chiamato dal Ministero a gestire queste grandi manifestazioni nazionali. Ciò rappresenterebbe un passo in avanti. La ringrazio molto.


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EMERENZIO BARBIERI. Signor presidente, ho trovato molto interessante l'esposizione del Ministro, rispetto alla quale vorrei svolgere alcune sottolineature che riguardano il complesso delle questioni che lei, Ministro, ha affrontato. Vorrei anche sgombrare subito il campo dalla questione Baratta, - la chiamo così per intenderci.
Io non so se lei sia arrivato alla determinazione di riconfermare il dottor Baratta a seguito della mancata approvazione, da parte della Commissione cultura della Camera, del nome proposto dal suo predecessore, ma queste sono riflessioni che appartengono per intero al suo potere e, quindi, non sono qui a chiederle la ragione che l'ha spinta a tornare sul nome di Baratta.
Quella espressa dal collega Levi è, però, una preoccupazione che condivido anch'io, nel senso che prima facciamo meglio è. È ovvio che le proposte di nomina, quando vengono votate all'unanimità dalle Commissioni, acquistano, e lei ne è consapevole, un peso ben maggiore rispetto a quando vengono approvate a maggioranza. Ciò riguarda tutte le nomine, non importa se effettuate da un Governo o da un altro.
Ricordo, tanto per intenderci, e credo che sia un precedente che lei farebbe bene a tirar fuori dalle carte, che il Ministro Mussi, quando il Governo Prodi stava cadendo - il che avveniva alla fine di gennaio del 2008 -, nominò presidente del Consiglio nazionale delle ricerche un professore che fu poi puntualmente riconfermato dalla ministra Gelmini. Può anche accadere, dunque, che una nomina abbia una taratura politica, ma venga poi confermata da un Governo espressione di una diversa maggioranza politica.
Ho letto oggi sul Corriere - l'ha ripreso anche lei nel suo intervento di ieri al Senato - una questione che condivido in toto e sulla quale credo che faremmo bene a soffermarci. Sarà interessante, a questo riguardo, sentire che cosa dirà la Lega, che risulta a oggi l'unico partito all'opposizione. Immagino che da domani si aggiungerà anche l'Italia dei Valori, in modo tale da compensare gli opposti estremismi.
La sua considerazione che giudico molto interessante è la seguente: la legge sulla casa della regione Lazio è una legge sulla quale non è possibile che lo Stato faccia finta di nulla. Io sono consapevole del fatto che la regione Lazio è governata dalla Presidente Polverini, che appartiene al mio stesso partito, però la tutela del paesaggio - lei lo ha correttamente ricordato - è un compito che spetta in via prioritaria allo Stato. Non è possibile far passare, di fatto, con ipotetiche leggi sulla casa, perché di questo si tratta, una violazione e un vulnus rispetto al paesaggio. Su questo punto sono d'accordo.
Svolgo un'ultima riflessione e poi entro nel merito dei temi. Nella prima audizione che tenne in questa sede, il Ministro Bondi - lo ricorda il suo Capo di Gabinetto, perché era anche il Capo di Gabinetto del ministro Bondi - ci riferì che aveva bisogno che la Commissione cultura della Camera gli desse una mano seria, in quanto aveva l'impressione, e purtroppo non era solo un'impressione, di avere - vado alla sostanza politica, Ministro - all'interno del Governo qualcuno che non gli era amico, ossia il Ministro dell'economia e delle finanze, l'onorevole Giulio Tremonti.
Ho voluto ricordare questo fatto perché non vorrei che lo sforzo che lei sta compiendo e sul quale noi siamo disponibili - parlo ovviamente per il gruppo del PdL, ma, da quanto ho capito, tutta la Commissione è disponibile a darle una mano -, possa trovare, utilizzando un termine forte per capirci, un nemico nel Ministro attuale dell'economia e delle finanze, che, per puro caso, è anche il Presidente del Consiglio.
Passo alle questioni che lei ha sollevato molto sinteticamente. Quanto alla questione Verdi, il Governo precedente aveva dato l'assenso al trasferimento in sede legislativa dell'esame del provvedimento, con l'imputazione che lei ha correttamente ricordato. Io non ho alcuna difficoltà - mi sono consultato con gli occhi con la presidente Aprea - a modificare, essendone relatore, l'imputazione, però a questo punto bisogna che ciò, e ne ho già discusso anche


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con la collega Motta cinque minuti fa, venga attuato dal Governo e, se mi consente, Ministro, come lei ha ricordato, con un po' di celerità.
Anche la vicenda relativa alle celebrazioni in onore di Verdi, e lei non ne ha alcuna responsabilità, parte nel marzo del corrente anno. Tenga conto che da marzo a dicembre fa in tempo a nascere un bambino, che è una cosa un po' più seria del varo di una legge, ragion per cui bisogna accelerare un po' i tempi. Io sono disponibile a recepire un emendamento del Governo che vada nella direzione che lei ha testé indicato.
Sulla questione relativa a Taiwan tenga conto che noi abbiamo preso in mano la situazione. Cito Taiwan, così ci capiamo, anche alla luce del fatto che ieri sera la rappresentanza diplomatica italiana di Taiwan in Italia ha offerto la cena di Natale, alla presenza dei parlamentari di tutti gli schieramenti politici, dal PD all'Italia dei Valori. In merito abbiamo preso un po' di tempo. Noi stiamo tentando di cambiare un testo, grazie anche a un lavoro molto serio svolto insieme al gruppo del PD, che è stato votata all'unanimità dal Senato della Repubblica.
Concludo, presidente, però si tratta di argomenti piuttosto seri. Sintonizziamoci rispetto alle questioni che lei ha illustrato, ma bisogna procedere con un po' di celerità.
Sui monumenti le ricordo, perché è entrato allora da sottosegretario - uso il termine monumenti e lei capisce a che cosa mi riferisco: il Duomo di Milano e tutti gli altri -, che il sottosegretario al MEF, onorevole Cesario, alla Commissione bilancio chiese di posticipare l'espressione del parere favorevole al testo di legge ad un momento successivo all'approvazione della legge di stabilità (non c'entra nulla il decreto-legge «salva-Italia»), da parte della Commissione bilancio.
Il suo collega sottosegretario al Ministero dell'economia, onorevole Casero diede la copertura del Governo, quindi è necessario riprendere anche questa questione. Tenga conto che la stesura della proposta di legge, come lei avrà visto, è condivisa da tutti i gruppi parlamentari, quelli che allora erano maggioranza e che oggi sono di nuovo maggioranza insieme agli altri...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Barbieri, devo interromperla. La seduta in Assemblea è appena iniziata. Rinvio pertanto il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 10,05.

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