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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione VIII
6.
Martedì 22 luglio 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Alessandri Angelo, Presidente ... 3

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso, sugli eventi alluvionali occorsi nel maggio e nel luglio 2008 nel Nord Italia (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Alessandri Angelo, Presidente ... 3 8 12 14
Bertolaso Guido, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 3 12 13 14
Cera Angelo (UdC) ... 10 14
Codurelli Lucia (PD) ... 9
Crosio Jonny (LNP) ... 8
Esposito Stefano (PD) ... 10 13
Ghiglia Agostino (PdL) ... 8 10
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 11 14
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 22 luglio 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANGELO ALESSANDRI

La seduta comincia alle 8,50.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso, sugli eventi alluvionali occorsi nel maggio e nel luglio 2008 nel Nord Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso, sugli eventi alluvionali occorsi nel maggio e nel luglio 2008 nel Nord Italia.
Nel ringraziare il sottosegretario, gli do immediatamente la parola.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie presidente. In merito agli eventi alluvionali che hanno colpito recentemente il Nord Italia e precisamente la regione del Piemonte nello scorso mese di maggio e quella della Lombardia nel corrente mese di luglio, preme evidenziare che entrambi i fenomeni sono stati caratterizzati dal manifestarsi di precipitazioni intense ma localizzate, che hanno interessato porzioni abbastanza limitate di territorio nazionale.
Sebbene gli eventi occorsi in Piemonte - al cui proposito ho già riferito presso codesta Camera dei deputati, in occasione dell'informativa urgente tenutasi nel corso nella seduta pubblica del 10 giugno ultimo scorso - siano stati per estensione e intensità, assai più gravosi di quelli che hanno interessato il territorio valtellinese, non si può non considerare che anche in quest'ultimo caso la vulnerabilità degli insediamenti abitativi, nonché delle infrastrutture stradali ed idrauliche sia stata la causa predominante dei danni e degli effetti registrati nel corso degli eventi.
In entrambi i casi il fenomeno, nel suo manifestarsi generale, è stato puntualmente previsto consentendo l'allertamento preventivo degli enti e delle amministrazioni locali, nonché delle strutture operative preposte alle attività di soccorso. Tali previsioni hanno favorito, nella maggior parte dei casi, l'attuazione tempestiva di tutte le misure necessarie alla salvaguardia della popolazione presente nelle aree maggiormente esposte a rischio, tra cui numerose evacuazioni.
Entrando nello specifico degli eventi meteorologici occorsi nelle scorse giornate del 12 e 13 luglio e che hanno interessato principalmente la provincia di Sondrio e marginalmente quelle di Como e Lecco, dirò che tali fenomeni sono stati responsabili di diffusi danni alle infrastrutture e di notevoli disagi alla popolazione ed alla viabilità.
L'evento è stato preceduto da precipitazioni localmente intense, registrate su tutta la fascia alpina e prealpina della Lombardia già nelle giornate dal 6 all'8 luglio 2008, le quali, dopo una breve


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pausa, hanno interessato nuovamente tali aree nei giorni dall'11 al 14 luglio con fenomeni diffusi prevalentemente a carattere impulsivo e temporalesco.
Le condizioni predisponenti di imbibizione del terreno, associate all'avvicinarsi di una significativa perturbazione, avevano indotto già il giorno 11 luglio, il dipartimento della Protezione civile ed i centri funzionali decentrati interessati ed autonomi ad emettere un avviso di condizioni meteo avverse per le regioni Valle D'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, e province autonome di Trento e Bolzano ed avvisi di criticità idrogeologica ed idraulica per le regioni Valle D'Aosta, Lombardia, Veneto, e provincia autonoma di Bolzano.
In particolare, la regione Lombardia, in attuazione di quanto previsto dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, che disciplina il sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, quale responsabile delle attività di allertamento regionale (disciplinate con decreto della giunta regionale n. 21205 del 24 marzo 2005) nella mattina di venerdì 11 ha emesso un avviso regionale di condizioni meteorologiche avverse, che individuava la fase acuta dell'evento tra le ore 18.00 di sabato 12 luglio, fino alle ore 6.00 di lunedì 14 luglio, seguito alle ore 12.00 da un avviso di criticità che dichiarava attivato lo stato di preallarme per rischio idrogeologico-idraulico alluvionale in molte zone di allertamento riguardanti la provincia di Sondrio e gran parte delle province di Varese, Como, Lecco, Bergamo e Brescia. Alle ore 11.30 di sabato 12 luglio tale stato di preallarme è stato quindi esteso anche alle province di Milano, Varese, Como e Lecco.
In ambito nazionale il centro funzionale centrale del dipartimento, anche di concerto e concordemente tra gli altri con il centro funzionale della regione Lombardia, ha emesso il bollettino di criticità nazionale nel pomeriggio dell'11 luglio, indicando per la stessa giornata una situazione di moderata criticità per rischio idrogeologico sulla sola provincia autonoma di Bolzano e, a partire dalla mattinata di sabato 12 luglio, di moderata criticità per rischio idrogeologico localizzato anche sulla Valle d'Aosta, la Lombardia (Valtellina, Nord Ovest, pianura occidentale lombarda, Garda-Val Camonica) e Veneto (monti Lessini, bacino del Piave, bacino del Brenta).
Il Centro funzionale centrale del dipartimento della Protezione civile ha quindi provveduto, già a partire quindi dalla giornata dell'11 luglio ad effettuare un attento e continuo monitoraggio degli eventi attesi ed in atto, nonché una rigorosa vigilanza dei territori coinvolti.
Le precipitazioni si sono distribuite temporalmente in tre impulsi principali: dalle 12.00 alle 16.00 del 12 luglio, dalle 19.00 alle 24.00 del 12 luglio, dalle ore 3.00 alle 9.00 del 13 e il fenomeno è stato caratterizzato da un flusso da sud-ovest (zone del Biellese e la Verbania) a nord-est (province di Como, Lecco, Sondrio) distinguibile in più passaggi, che complessivamente hanno fatto registrare precipitazioni intense associate a temporali localmente molto forti (biellese, 60 millimetri/ora) e generalmente, in Lombardia, a temporali forti (20-30 millimetri/ora).
In Lombardia le precipitazioni hanno investito diffusamente per 72 ore pressoché consecutive (dal pomeriggio dell'11 alla mattina del 14), gran parte della fascia alpina e prealpina e parte dell'alta pianura occidentale. Nel resto della regione si sono verificate precipitazioni sparse, ma non altrettanto insistenti e intense; i settori di pianura, in particolare quella orientale e dell'Oltrepò, sono stati interessati solo marginalmente e durante l'ultima fase dell'evento.
In proposito preme evidenziare che i massimi quantitativi di precipitazione, dell'ordine complessivamente di 70-155 metri areali e 190 millimetri puntuali, sono stati registrati sull'area di allertamento che include le province di Varese, Como, Lecco, Sondrio, con quantitativi significativi sulle aree della Valtellina.
Le precipitazioni registrate che sono state comunque critiche, hanno determinato l'ingrossamento dei corsi d'acqua afferenti


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al reticolo idrografico secondario, che in alcuni casi ha determinato locali episodi di tracimazione.
Va infine evidenziato che pur avendo avuto l'evento inizio il 12 luglio, le segnalazioni di effetti al suolo sono iniziate a pervenire alla sala situazione Italia (SSI) del dipartimento della Protezione civile solo dalla mattina del 13 luglio e si sono susseguite fino alla prima parte della giornata del 14.
Infatti il dipartimento della Protezione civile, che ha intrattenuto costanti contatti con i centri funzionali e le sale operative, nonché con le strutture di Protezione civile, delle regioni interessate, alle 10.50 di domenica 13 luglio ultimo scorso riceveva comunicazione dell'interruzione, a causa di smottamenti, di due strade provinciali (strada provinciale n. 64 da Moggio verso Val Taleggio e la strada provinciale n. 583 Valmadrena-Bellagio), dalla sala operativa della regione Lombardia.
Complessivamente il quadro degli effetti è stato caratterizzato da smottamenti, colate, frane allagamenti ed esondazioni localizzate ad opera del reticolo idrografico secondario. Le interruzioni della viabilità (strade statali e provinciali e linee ferroviarie) sono state diffuse e dovute a molteplici cause: da ostruzioni parziali o totali della sede stradale per smottamenti e o frane ad interruzioni per esondazione di torrenti.
Nella provincia di Sondrio, in particolare, si è resa necessaria l'evacuazione complessiva di 300 persone, alcune decine a causa dell'isolamento di frazioni per l'interruzione della viabilità di accesso (comune di Berbenno), altre a scopo precauzionale per fenomeni di dissesto dei versanti (val Masino) e le rimanenti a causa di una frana ha coinvolto delle case, danneggiandone seriamente un paio, a Colorina-Forcola.
Sebbene la capillare azione di prevenzione e contrasto degli effetti promossa sul campo si sia resa incontestabilmente efficace, purtroppo non si è potuto impedire il verificarsi, pur lontano dall'epicentro dell'evento stesso, di un episodio accidentale che ha comportato la fatale perdita di due vite umane, travolte dalla caduta di un albero sulle sponde del Ticino che ha causato la loro caduta nell'acque del fiume.
Successivamente, nel comune di Mandello del Lario (Lecco), a seguito del crollo di un muro di sostegno di un terrapieno che ha interessato 9 abitazioni, si è dovuto procedere all'evacuazione di quattro nuclei familiari, per un totale di 17 persone. La maggior parte delle persone evacuate è stata ospitata da parenti, le rimanenti sono state alloggiate presso alcune strutture messe a disposizione dal comune e nel territorio del comune di Colico, il torrente Perlino è stato interessato da una colata detritica che ha parzialmente ostruito il corso d'acqua, la cui officiosità idraulica è stata prontamente ripristinata.
Altresì lo straripamento del torrente Finale ha reso necessaria anche l'evacuazione di circa 30 persone a Berbenno, in provincia di Sondrio e successivamente (ore 14.30) dalla prefettura-UTG di Sondrio è, giunta la notizia che in località Val Masino il sindaco aveva disposto, a scopo precauzionale, l'evacuazione di 150 persone e che a Talamona si era verificata l'esondazione dei torrenti Roncaiola e Malasca, mentre tra i comuni di Colonna e Forcola una frana aveva coinvolto alcune abitazioni, rendendo così necessaria l'evacuazione di altri 120 abitanti.
In sintesi si rappresenta che il numero totale delle persone evacuate risulta essere pari a 239 di cui 20 a Berbenno, 92 a Colorina, 119 a Forcola e 8 a Tartano.
Non è stato possibile evitare che la piazza Cavour della città di Como si allagasse a causa dell'esondazione de lago stesso.
Per quanto concerne la viabilità, il comando provinciale dei Carabinieri di Sondrio ha comunicato che, sempre nel corso della mattinata del 13 luglio, la strada statale n. 38 dello Stelvio, principale via di comunicazione per l'accesso in Valtellina, è stata invasa dal torrente Finale, affluente dell'Adda, lasciando così, il passo dell'Aprica come unica possibilità di ingresso in valle.


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Sul posto sono intervenute squadre di Vigili del fuoco e Carabinieri, insieme alla Polizia stradale e ai tecnici della società ANAS.
La sala operativa della regione Lombardia ha inoltre comunicato anche la chiusura della strada statale n. 36 (raccordo tra Lecco e Bellabio) per allagamento.
Comunque anche durante tutto il corso del pomeriggio si sono protratti gli interventi di soccorso, finalizzati a mettere in sicurezza la popolazione ed a ripristinare i diversi tratti di viabilità interrotti, sono stati numerosi e dal centro operativo del Vigili del fuoco è giunta la notizia che le zone tra Sondrio e il comune di Morbegno erano state colpite da una frana che ha interessato una decina di abitazioni e che il comune di Tartaro, a causa di frane, era rimasto isolato. La prefettura di Lecco, inoltre, ha confermato l'evacuazione di quattro nuclei familiari nel comune di Mandello del Lario.
Nel primo pomeriggio, lungo la linea Lecco-Tirano i treni sono stati deviati prima della stazione San Pietro (Sondrio), chiusa a causa di allagamenti, che ne rendevano difficile il raggiungimento anche tramite navette. Comunque, in tarda serata la linea ferroviaria ha ripreso il normale funzionamento.
Successivamente, nella tarda mattinata di lunedì 14 luglio, l'intensità delle piogge è diminuita, e la perturbazione si è spostata verso l'Appennino tosco-emiliano e la sala operativa dei Carabinieri (ore 10.20) ha comunicato il rinvenimento dei corpi dei due uomini travolti da un albero a Besate (Milano), che risultavano travolti e dispersi nelle acque del Ticino dal giorno precedente. Solo nel corso della mattinata di martedì 15 luglio si è proceduto alla riapertura della strada statale n. 38 dello Stelvio in direzione sud e la prefettura-UTG di Sondrio ha dichiarato chiusa l'Unità di crisi.
Preme infine richiamare l'attenzione sulla risposta che il servizio nazionale di Protezione civile ha fornito ponendo in essere attività di prevenzione e di contrasto all'evento in questione, in adempimento della normativa di Protezione civile che nel corso degli ultimi anni ha subito una profonda evoluzione.
In merito alle funzioni di intervento affidate allo Stato, su specifica richiesta della regione il dipartimento ha inviato un nucleo di intervento a supporto della regione stessa, con il compito di mantenere un efficace e continua attività di collegamento e ove fosse stato necessario di coordinamento tra livello nazionale e regionale.
Tale nucleo, partito alle ore 21.30 di domenica, si è diretto presso la sala operativa regionale di Milano dove, dopo un esame della situazione con i funzionari della Protezione civile regionale, ha programmato l'attività operativa da intraprendere. Successivamente il nucleo del dipartimento della Protezione civile si è recato a Sondrio ove alle 9.30 del 14 luglio ultimo scorso, si è tenuto un incontro del Centro coordinamento soccorsi (CCS) presso la sede della prefettura. La situazione che al momento non evidenziava particolari criticità, veniva efficientemente gestita dalle forze in campo, anche se i rappresentanti del dipartimento ravvisavano la necessità di mantenere un serrato livello di attenzione soprattutto in relazione alle situazioni di rischio residuo tramite un monitoraggio a vista del territorio mediante l'impiego di tecnici e di squadre di volontariato al fine di procedere, ove se ne fosse verificata l'esigenza, all'adozione delle misure idonee per prevenire qualsiasi situazione di pericolo per la popolazione.
Successivamente i rappresentanti del dipartimento hanno effettuato un sopralluogo in prossimità dell'area di ammassamento dei volontari allestita nel comune di Berbenno ed hanno supportato, fino al primo pomeriggio, le autorità locali nella gestione della situazione che è andata progressivamente migliorando nel corso della giornata.
Per quanto concerne infine le attribuzioni che la normativa in vigore affida alle regioni queste ultime per il conseguente adempimento sono chiamate ad attivare un proprio modello di intervento che assicuri


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una risposta il più efficiente ed efficace possibile per il contrasto dei rischi, supportata dalle prefetture a cui il legislatore, già dal 1992, affida la funzione di coordinamento delle risorse statali da impiegare in emergenza.
Nella situazione particolare la regione Lombardia ha attivato il modello già efficacemente testato in occasione dell'esercitazione della Valtellina svolto nel luglio del 2007. Tale esercitazione è stata organizzata dal dipartimento della Protezione civile e dalla regione Lombardia, congiuntamente con province e prefetture, con la presenza di numerosi osservatori internazionali e con l'obiettivo di verificare l'efficacia del sistema di risposta delle componenti e delle strutture operative del servizio nazionale di Protezione civile.
Così la regione ha prontamente inviato sul posto funzionari sin dalla mattinata della domenica 14 luglio, mentre nel contempo, alle 11.30 del 13 luglio la prefettura di Sondrio ha attivato la sala operativa per il monitoraggio della situazione di maltempo e alle 12.30 ha istituito il CCS, d'intesa con la provincia, mentre a livello locale sono state attivate unità di crisi locale presso i comuni di: Colonna, Berbenno, Talamona, Val Masino. Anche la prefettura di Lecco, presso la provincia, ha seguito la situazione maltempo fornendo costanti informazioni sull'evento e attivando l'unità di crisi locale (UCL) nel comune di Colico.
Per quanto concerne l'impiego di uomini e di mezzi un grande supporto è stato fornito dalla stazione di Sondrio della Guardia di finanza che ha garantito l'impiego dei propri mezzi ad ala rotante impiegati tanto nelle operazioni di evacuazione della popolazione dalle zone montane isolate quanto nel trasporto in loco di tecnici provenienti da Milano.
Inoltre le organizzazioni di volontariato di Protezione civile sono state impiegate prevalentemente per attività di viabilità ed assistenza alla popolazione, tanto che nella giornata del 13 luglio hanno operato 22 gruppi di Protezione civile della provincia di Sondrio con circa 170 uomini; mentre, il giorno successivo le province di Brescia, Lecco e Bergamo hanno provveduto all'invio di ulteriori uomini e mezzi e precisamente di 43 gruppi di Protezione civile di cui 25 della provincia di Sondrio e 18 delle province indicate per un totale di 200 uomini circa, coordinati dalla regione Lombardia.
Presso l'oratorio parrocchiale del comune di Berbenno, dotato di servizi e cucina, è stata allestita l'area di ammassamento dei soccorritori, che ha operato anche come centro di accoglienza e smistamento dei volontari provenienti da fuori provincia. I volontari sono stati utilizzati a supporto delle esigenze delle amministrazioni comunali in particolare dei sindaci dei comuni più colpiti quali Berbenno (60 volontari), Colonna (35 volontari) ed in misura minore Buglio in Monte e Forcola.
Come sopra già accennato, in considerazione della situazione venutasi a creare il Governo nel corso della seduta del Consiglio dei Ministri di venerdì 18 luglio ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per la provincia di Sondrio, non ritenendo che per le altre provincie sussistano condizioni tali da non poter essere gestite dalle autorità territoriali competenti.
Per ulteriore informazione si evidenzia che non appena la regione avrà fornito gli elementi di competenza verrà emanata un'ordinanza di Protezione civile.
In conclusione, per quanto concerne la problematica generale relativa alla gestione del rischio idrogeologico e idraulico, valgono tutte le considerazioni già esposte in occasione dell'informativa del Governo riguardante i succitati eventi calamitosi dello scorso maggio in Piemonte, soprattutto in relazione alla necessità di adottare adeguate e severe misure di governo del territorio al fine di non aggravare l'esposizione al rischio di territori già morfologicamente e geologicamente soggetti ad elevata pericolosità e di garantire adeguate risorse economiche per gli interventi strutturali di messa in sicurezza del territorio, perseguendo a tal fine anche un più stretto raccordo tra le attività proprie del Servizio nazionale della Protezione civile, quali


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l'allertamento, il monitoraggio e la sorveglianza in tempo reale, il soccorso alla popolazione e il ritorno alle ordinarie condizioni di vita, e quelle proprie della pianificazione e programmazione degli interventi di difesa del suolo e di governo urbanistico del territorio.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Bertolaso.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

AGOSTINO GHIGLIA. Buongiorno, signor sottosegretario, e grazie per la disponibilità. Svolgerò solo alcune brevi osservazioni. Sulla tempestività degli interventi in Piemonte mi ero già espresso in Assemblea, quindi non rinnovo i complimenti e la gratitudine per l'attenzione dimostrata e per la velocità nell'azione intrapresa.
Domani avremo l'audizione informale della presidente della regione Piemonte, Mercedes Presso, sui danni in Piemonte. Vorrei sapere se, ad oggi, il Governo disponga di una quantificazione precisa e dettagliata dei danni alluvionali in questa regione. È evidente, infatti, che rispetto alla disponibilità, prevista nel decreto-legge n. 97 del 2008, di circa 80 milioni di euro nel triennio, ci sono state richieste di ogni tipo e, addirittura, in alcune interviste si è parlato di 700 milioni di euro per il solo Piemonte. È evidente che 700 milioni di euro per il solo Piemonte sarebbero il migliore dei mondi possibili, ma la cifra andrebbe poi moltiplicata per tutte le regioni d'Italia per garantire la messa in sicurezza - per quanto la volontà del Signore sia imperscrutabile - di tutto il territorio nazionale.
Per restare all'oggi e a quanto è accaduto, è importante per noi andare oltre la propaganda e oltre il fatto che si cerca - legittimamente, sia chiaro - di chiedere di più per mettere in sicurezza il territorio.
Quello che a noi interessa, dunque, è sapere, nel dettaglio, quanto è stato richiesto, quanto è stato investito dai comuni e a quanto ammonterebbero in realtà le opere indispensabili e indifferibili per garantire, nei limiti del possibile, la messa in sicurezza delle zone che sono state interessate dall'evento calamitoso e anche, ovviamente, per affrontare le principali criticità e pericoli imminenti o immanenti che potrebbero concretizzarsi in caso di ulteriori abbondanti precipitazioni. Grazie.

JONNY CROSIO. Signor sottosegretario, da valtellinese non posso che ringraziarvi - lei e i suoi uomini - per il lavoro che avete svolto nelle tragiche ore dell'alluvione. Il mese di luglio, del resto, mi verrebbe da dire che andrebbe cancellato per noi valtellinesi, se è vero che anche nel 1987, proprio in questi giorni si stava consumando la tragedia della Valtellina, in particolare della Val Pola.
Mi permetto di confermare quanto lei ha detto sulla precisione e sulla puntualità della macchina della protezione civile, dal Dipartimento nazionale, alla regione Lombardia, alla provincia di Sondrio. Voglio citare la provincia di Sondrio - dove fino a poche settimane fa ero assessore alla protezione civile - perché lo scorso anno abbiamo organizzato una grande esercitazione, nella quale abbiamo messo alla prova la macchina che in questi giorni si è dimostrata performante.
È chiaro che c'è ancora molto da fare, ma noi siamo certi che l'azione dei volontari, in particolare, ma anche di tutte le istituzioni della provincia di Sondrio abbia dato i risultati sperati.
Permettetemi, però, di fare una considerazione. In provincia di Sondrio gli ultimi eventi calamitosi si sono concentrati nelle zone in cui non si è ancora riusciti ad attuare interventi di regimazione e di messa in sicurezza del territorio.
Noi sappiamo che, a seguito della grande alluvione del 1987, è stata varata la legge n. 102 del 1990, la «legge Valtellina», che ha prodotto, durante l'emergenza ma anche in questi venti anni, oltre duemila miliardi di vecchie lire di opere eseguite.
Possiamo tutti confermare che la provincia di Sondrio, oltre ad essere stata una


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palestra per la Protezione civile - che probabilmente è nata da noi - è stata anche un laboratorio per quanto riguarda il sistema di monitoraggio e di intervento sulle grandi frane e sui grandi eventi calamitosi nell'arco alpino.
La legge n. 102 del 1990 è stata una buona legge. Proprio in questi mesi, infatti, sta andando in esaurimento tutta la progettazione e, in particolare, le opere programmate. Va sottolineato il fatto che, contrariamente a quanto purtroppo spesso avviene ancora nel nostro Paese, per quanto riguarda la «legge Valtellina», che ha interessato la provincia di Sondrio ma anche le province di Lecco, Como, Bergamo e Brescia, le opere, che sono ormai concluse e quasi tutte collaudate, hanno portato un grande beneficio. Infatti, abbiamo constatato che le frane sono avvenute esattamente dove non sono stati attuati gli interventi.
Io vengo da un paese che il sottosegretario conosce molto bene, Dubino, dove nel 2000 abbiamo avuto cinque frane, con 1500 evacuati e, purtroppo, un morto. Abbiamo realizzato opere importanti per la difesa e la messa in sicurezza del territorio. Anche da noi c'è stata nei giorni scorsi una grossa concentrazione di piogge in poche ore, ma le opere hanno retto, sebbene la popolazione sia ancora letteralmente terrorizzata in caso di grandi precipitazioni: come si dice, quando ci si scotta con l'acqua calda si ha paura anche di quella fredda.
Credo che sia importante concentrare uno sforzo di programmazione e uno sforzo economico per riattivare questa legge o comunque per attivare tutte le azioni possibili per la messa in sicurezza del territorio. Certamente, bisogna considerare che la situazione economica è difficile e che questo Governo potrebbe trovarsi in difficoltà per quanto riguarda le infrastrutture, ma per la difesa e la messa in sicurezza del territorio è indispensabile riuscire ad attuare una programmazione che ci permetta almeno di non contare i morti. Lo dico perché, purtroppo, troppo spesso ci troviamo ancora davanti a queste situazioni.
Sarà premura mia e dei miei colleghi, nel corso dei prossimi giorni, quando ce ne sarà l'occasione, sensibilizzare anche il ministro per cercare di capire esattamente quali azioni si intendano compiere per la messa in sicurezza del territorio dell'arco alpino e non solo.

LUCIA CODURELLI. Ringrazio il sottosegretario per l'ampia relazione, che mi riservo di leggere attentamente quando ne avrò copia.
Non discuto sulle modalità e sull'immediatezza dell'intervento, ma ritengo che esso debba essere visto come un dato di partenza, perché c'è sempre qualcosa rispetto alla quale è opportuno andare oltre. Nell'emergenza va bene questo intervento, ma non bisogna dimenticare che quando c'è stato un livello così circoscritto c'è anche un altro livello che si è creato intorno.
Sappiamo che la rete di comunicazione fondamentalmente è una sola, così come la rete ferroviaria. Dunque, c'è un problema di intervento sull'emergenza, ma occorrerebbe molto di più. Bisognerebbe lavorare anche sul coordinamento e sulle modalità della comunicazione. Da questo punto di vista, credo che le cose non abbiano funzionato appieno.
Ripeto che il livello di intervento nell'emergenza è stato buono - lo sottolineo perché conosco Lecco, ma anche Sondrio - ma non bisogna assolutamente fermarsi; piuttosto bisogna cercare di migliorare, anche tenendo conto che la Valtellina vive un disagio maggiore rispetto ad altre situazioni, proprio per le comunicazioni riferite ad una sola arteria.
Anche rispetto all'ANAS qualche ragionamento in tema di coordinamento delle attività di manutenzione occorrerebbe farlo, perché lì la piaga è abbastanza vistosa. Sulla «legge Valtellina», concordo che è stata una buona legge e che, come ogni legge, andrebbe monitorata. Una volta ho affermato che se le leggi fossero monitorate tutte come si sta facendo, in modo strumentale, per la legge n. 194 del 1978, saremmo in grado davvero di verificare quali sono i punti deboli della legislazione per poi ripartire. Ma non è sempre così.


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Come dicevo, la legge n. 102 del 1990 è una buona legge, che va rifinanziata per realizzare tutti gli interventi di messa in sicurezza del territorio. Ma esiste anche un problema più generale, quello della tutela dell'ambiente. Dovremmo riconoscere, ad esempio, che nella zona colpita dall'ultima alluvione qualche ragionamento sulla responsabilità dell'uomo andrebbe fatto. Noi dobbiamo avere la capacità di intervenire per proteggere il territorio, ma anche di impedire che venga violentato, come invece in tanti casi avviene.
Dunque, in sintesi, occorrono maggiore comunicazione e maggiore coordinamento negli interventi e, ragionando sulla messa in sicurezza del territorio, va tenuto nella dovuta considerazione anche il problema della viabilità.
Infine, ritengo che prima di parlare di quante risorse servono sia doveroso dire come vengono spese. E non lo dico per spirito polemico, ma solo per sottolineare che le risorse che si chiedono sono di tutti e a maggior ragione, quindi, si deve rendere conto di come vengono spese. Alla richiesta di federalismo, dunque, da questo punto di vista, deve corrispondere una responsabilità nei confronti di tutti.

STEFANO ESPOSITO. Vorrei rivolgere una domanda al sottosegretario Bertolaso in merito al provvedimento, che abbiamo cominciato ad esaminare ieri in Commissione, relativo alla conversione in legge del decreto-legge n. 97 del 2008, nel quale sono stanziate le risorse per il prossimo triennio per rimediare ai danni dell'alluvione in Piemonte del maggio scorso. Vorrei capire, cioè, se queste risorse, che vanno in capo al Commissario per la gestione dell'emergenza, sono fuori dal patto di stabilità del bilancio regionale: su questo punto preciso, ci sono infatti opinioni diverse.
L'altra questione che volevo affrontare - visto che questa audizione era stata immaginata con la presenza contemporanea del sottosegretario Bertolaso e della presidente Bresso (e in più noi avevamo chiesto la presenza anche dei presidenti delle province di Cuneo e Torino), cosa che poi non è stata possibile avere - è quella relativa alle risorse fin qui spese dai comuni - e in parte anticipate dalle due province citate - e alle conseguenti difficoltà finanziarie in cui i medesimi comuni si sono venuti a trovare, fino al punto che, in alcuni casi, si trovano nell'impossibilità, in assenza delle risorse, di emettere le fatture.
Infine, con grande serenità, voglio dire all'onorevole Ghiglia che è la prima volta che sento un esponente di un territorio chiedere meno risorse per il proprio territorio. Io spero e mi auguro che alle risorse che sono in campo - 68 milioni di euro per un triennio - se ne aggiungano almeno altrettante, se non altro per evitare che i colleghi della Valtellina approfittino di quello che lei ha detto. In ogni caso, per quello che ci riguarda, noi condurremo una battaglia per ottenere il doppio delle risorse fin qui stanziate.

AGOSTINO GHIGLIA. L'onorevole Esposito, Stefano in amicizia, volutamente travisa il significato delle mie parole. Io sono un realista: se dobbiamo giocare al rialzo, lui chiede il doppio, io il triplo e via di seguito, ma per serietà piemontese sono abituato a chiedere le cose possibili per i danni veri e per quello che si può fare nel concreto. Tutti siamo capaci di vendere sogni, salvo poi non riuscire a farvi fronte.
Io ho bisogno di conoscere l'entità reale dei danni, quello che il Governo sta facendo e, soprattutto, il dettaglio delle spese. Diversamente sui territori si andrà, irresponsabilmente, a una gara al rialzo, che di certo non fa il bene delle popolazioni coinvolte.

ANGELO CERA. Signor presidente, mi richiamo alla relazione del dottor Bertolaso per ricordargli che ci sono eventi che si ripetono nel tempo. Succede infatti che, specialmente in alcune aree, si ripetano sciagure naturali che lasciano il segno.
Mentre ascoltavo i colleghi parlare di fondi più o meno consistenti, pensavo che in altre parti del nostro territorio non si


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è mai parlato di fondi. I comuni hanno dovuto affrontare i problemi da soli e in moltissimi casi ciò che la natura ha distrutto non è stato più ripristinato.
Ricorda, dottor Bertolaso, l'alluvione di Apricena di qualche anno fa? Mi piacerebbe sapere come è intervenuto lo Stato. Ricorda cosa è successo a Peschici lo scorso anno? In due mesi il fuoco ha distrutto un'intera foresta secolare e, due mesi dopo, una grossa alluvione ha distrutto quello che era rimasto dell'economia di quella zona.
Se avrà occasione - noi l'aspettiamo il prossimo 24 luglio - di considerare la natura di quei luoghi, si accorgerà che verso il mare scendono tanti rivoli che diventano molto pericolosi in caso di piogge abbondanti.
Perché, allora, non immaginare un intervento giusto su tutto il territorio, non solo per il Piemonte? Perché non fare qualcosa per revisionare tutto il territorio della nostra nazione? Cosa è successo l'anno scorso per Peschici? Una presa per i fondelli. Lo Stato non è intervenuto; non sappiamo di una sola lira spesa dallo Stato per quel territorio. Che dire, poi, del fatto che i primi interventi si registrarono quattro ore dopo? Solo quest'anno abbiamo visto i Canadair, dopo che metà del nostro Gargano è stato distrutto.
Perché non cercare, con il decreto-legge n. 97 del 2008, attualmente all'esame del Parlamento, di revisionare le zone già colpite? Signor sottosegretario, se tornerà ad Apricena, sul «luogo del delitto della natura», si accorgerà che molti fiumi che accedono a quella zona sono ancora come la natura li ha lasciati. Questo succede solo per il Meridione?
Vanno bene tre anni di intervento per il Piemonte, ma gli stessi interventi sono stati previsti per il Meridione? Per la Campania, rispetto a quello che è successo qualche anno fa, è stata chiesta la stessa attenzione?

SERGIO MICHELE PIFFARI. Ringrazio il sottosegretario per la sua relazione che, contenendo notizie anche sugli ultimi eventi che hanno colpito la Valtellina, completa il quadro rispetto a quanto è accaduto a maggio in Piemonte.
Cercherei di tenere separate, nei ragionamenti, due questioni: il pronto intervento, la necessità di intervenire immediatamente, anche ripristinando alcune infrastrutture sul territorio, e un'azione più lungimirante di consolidamento o comunque di lotta al problema del dissesto idrogeologico, legato - a mio parere - molto più alla natura delle montagne che all'azione devastatrice dell'uomo. Per quanto possa essere devastante, per adesso l'uomo incide ancora poco rispetto alla natura delle montagne.
Quanto si è fatto con la legge n. 102 del 1990 in Valtellina è sicuramente pregevole. Tuttavia, si tratta di una legge di ricostruzione, di rilancio di un territorio che è stato devastato, un territorio vastissimo che comprendeva più province della Lombardia. Sono ancora in corso di realizzazione diverse opere, alcune delle quali arrivate in ritardo perché qualche provincia si era dimenticata di avere a disposizione risorse da spendere. Forse sarebbe opportuno fare una riflessione, quando avremo modo e tempo, anche su queste opportunità mancate.
Vengo al discorso delle azioni di monitoraggio del territorio. Abbiamo verificato che la criticità di cui parliamo nasce quando le precipitazioni superano un certo livello. Lo abbiamo verificato negli episodi che hanno riguardato la Toscana, il Piemonte, la Campania e la Valtellina, anche negli anni precedenti. Quando si supera una certa soglia di millimetri di precipitazioni piovose entro un tempo limitato, effettivamente la montagna collassa, indipendentemente dalle infrastrutture realizzate dall'uomo.
Inoltre, siccome non sempre gli eventi si verificano laddove abbiamo censito situazioni di criticità, occorre dire che le nostre previsioni non sempre sono giuste. All'opposto, se come in questo caso le previsioni del tempo sono state esatte, allora probabilmente è il caso di potenziare per il futuro il sistema di rilevazione delle precipitazioni, magari con collegamenti on line, quindi in diretta, di tutte le


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stazioni di rilevamento esistenti. Sappiamo che i grandi bacini idrografici hanno proprie stazioni di rilevamento, e così ne hanno il Corpo forestale dello Stato e i gestori degli impianti sportivi in montagna, almeno nella stagione invernale. Quel che manca e che invece occorre è un'azione di coordinamento di questi sistemi di verifica in tempo reale delle precipitazioni, in modo da essere tempestivi laddove localmente può verificarsi un collasso a causa di precipitazioni abbondanti.
È certamente opportuno lavorare quindi sul pronto intervento, anche se credo che questa sia materia delle regioni, le quali devono dettare i tempi e selezionare le priorità sulle opere da effettuare.
Noi dovremo lavorare invece a medio e lungo termine nel valutare interventi di consolidamento di questo dissesto idrogeologico. Spero che avremo ulteriori opportunità come quella odierna per esaminare il quadro attuale e per portare avanti questo lavoro.

PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Bertolaso per la replica.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie presidente. Su molte delle considerazioni di carattere generale svolte, per le quali ringrazio comunque gli onorevoli parlamentari, ho già avuto modo di riferire in occasione dell'informativa del Governo a seguito degli avvenimenti alluvionali che hanno riguardato il Piemonte.
In quell'occasione, ho ricordato che, sulla base delle previsioni contenute dei piani di assetto idrogeologico - redatti dalle Autorità di bacino, non dalla Protezione civile o dal Ministero dell'ambiente -, per mettere in sicurezza il territorio delle sole regioni del Centro-Nord dal dissesto idrogeologico servirebbero 27 miliardi di euro.
Sono quindi molto grato agli onorevoli parlamentari che sollecitano l'esigenza di un lavoro a medio e lungo termine, finalizzato alla messa in sicurezza del territorio; sono tutti argomenti sacrosanti dei quali, però, si parla dopo qualche evento calamitoso. Fortunatamente, nel caso della Valtellina, ne parliamo senza dover registrare vittime; così non è stato, purtroppo, nel caso dell'alluvione in Piemonte.
La verità è che la situazione del dissesto idrogeologico del nostro territorio è stata ampiamente fotografata, quindi sappiamo che l'80 per cento dell'Italia è a rischio di frane e alluvioni. Per il Piemonte la percentuale sale all'87 per cento, per la Valtellina siamo a un eccellente 100 per cento, e così per la Valle d'Aosta.
Servirebbero soldi, tanti soldi. Non si dimentichi che la legge che tutela la difesa del suolo, quella che dovrebbe rappresentare per tutti noi il punto di riferimento per la sicurezza del territorio, è la n. 183 del 1989. Ricordo che nell'ultima finanziaria sono stati stanziati 265 milioni di euro per tutta l'Italia, a fronte dei 27 miliardi di euro che servirebbero. Né gli anni precedenti sono stati più proficui per quello che riguarda il finanziamento della legge n. 183 del 1989.
Badate, stiamo parlando solo del dissesto idrogeologico. Stendiamo un velo pietoso sul rischio sismico, che, come è noto a molti dei parlamentari presenti, per me rappresenta la priorità assoluta tra tutte le priorità di competenza della Protezione civile.
È ben evidente, peraltro, che sono di competenza della Protezione civile l'allertamento, il monitoraggio, la sorveglianza in tempo reale, il soccorso alla popolazione e il ritorno alle ordinarie condizioni di vita. Per quanto riguarda, invece, la programmazione degli interventi strutturali per la difesa del suolo, non voglio dire che «non è di nostra competenza» - sapete che detesto questa espressione -, ma certamente deve essere quantomeno condivisa con altre amministrazioni centrali e regionali.
Più che chiedere l'attenzione e i finanziamenti necessari, per quanto ci riguarda, non possiamo fare. Fortunatamente abbiamo in piedi un sistema, al quale molti di voi hanno fatto riferimento oggi, che tutto sommato ha funzionato e ci ha permesso di limitare i danni.
All'onorevole Cera, che mi chiesto se ricordo l'alluvione di Apricena, dico che la


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ricordo, ma egli ammetterà, del resto, che gli unici quattrini che sono stati messi a disposizione del sindaco di Apricena, in tempi non sospetti, sono stati quelli erogati dalla Protezione civile nazionale, non certo dalle realtà locali che della vicenda di Apricena si sarebbero dovute occupare.
Così come, per quanto riguarda la vicenda di Peschici dello scorso anno, ricordo che il primo ad arrivare sull'incendio - dall'Aquila, dove ero andato a vedere il Canadair precipitato - fu il Capo della Protezione civile nazionale, prima ancora dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri, per non parlare delle autorità locali. Quindi, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità.
Relativamente al discorso dei finanziamenti erogati al Meridione in occasione di calamità naturali, faccio presente che noi siamo sempre intervenuti tempestivamente, cercando di ottenere lo stanziamento di più fondi possibili. Non sono sicurissimo, però, che i risultati siano stati gli stessi.
Nel dire questo non intendo riferirmi alla Puglia, ma a una vicenda che mi amareggia moltissimo, quella di Vibo Valentia. Come ricorderete, due anni or sono Vibo Valentia fu investita da un'alluvione violentissima; sono state stanziate risorse cospicue rispetto ai danni registrati nel territorio. Ma, dopo 24 mesi, non possiamo dire che tutti gli interventi siano stati realizzati, come magari è successo in altre parti del nostro Paese in occasioni analoghe. Questo richiama evidentemente l'esigenza di rafforzare le realtà locali che si devono occupare della materia.
Quanto ai finanziamenti per il Piemonte, non ritengo di dover entrare più di tanto nel merito perché, con ordinanza di protezione civile, la presidente della regione è stata nominata Commissario di governo. A lei spetta dunque il compito di quantificare nel dettaglio la stima dei danni che hanno interessato le province piemontesi coinvolte dall'alluvione di maggio ed ella svolge questo compito in nome e per conto del Governo, essendo appunto Commissario di governo. Quando avremo la stima esatta delle valutazioni che poi il Commissario deve fornire al dipartimento della Protezione civile, saremo in grado di dire se la quantificazione dei danni sia stata eseguita in modo puntuale, oppure se vi siano state delle carenze.
Allo stato, come sapete, alcuni finanziamenti sono stati già erogati, altri ne stanno arrivando. La presidente commissario aveva individuato un'esigenza pari a circa 100 milioni di euro per gli interventi più urgenti. A questa cifra stiamo arrivando progressivamente con una serie di finanziamenti.
Nell'ordinanza di protezione civile è detto in modo molto chiaro che i comuni e le province possono, o meglio, devono anticipare i finanziamenti che servono per il ripristino delle situazioni, fermo restando che con l'erogazione dei finanziamenti statali questi anticipi verranno rimborsati.
Per quanto riguarda la questione dell'inclusione o meno dei finanziamenti nel patto di stabilità, dico che tali finanziamenti vi rientrano, ma noi, con ordinanza di protezione civile - lo posso comunicare in anticipo - intendiamo derogare al patto di stabilità per i comuni che hanno subìto i danni dell'alluvione (ce lo consente anche la normativa europea). Con questo provvedimento potremo risolvere il problema che riguarda i comuni che, se i finanziamenti dovessero rientrare nel patto di stabilità, subirebbero ulteriori conseguenze dal punto di vista del bilancio. In estrema sintesi, andremo dunque in deroga al patto di stabilità.

STEFANO ESPOSITO. Mi scusi signor sottosegretario: dunque i fondi per l'alluvione in Piemonte sono fuori dal patto di stabilità interno?

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, certo. Mi spiego meglio. Il Commissario di Governo ha un proprio bilancio. Bisogna distinguere: il presidente della regione fa una cosa, il Commissario di Governo ne fa un'altra. I capitoli di bilancio che vengono assegnati al Commissario, dunque, sono per il Commissario e non per il presidente della regione.


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Il Commissario, peraltro, è soggetto ad una serie di rendicontazioni al dipartimento della Protezione civile, come pure ad una preventiva presentazione dell'esatta quantificazione dei danni. Immagino che domani il Commissario vi fornirà ulteriori e più dettagliati elementi.

ANGELO CERA. Dottor Bertolaso, il mio intervento non era una polemica nei suoi confronti.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Diciamo allora che abbiamo parlato affinché suocera intendesse...

ANGELO CERA. Volevo semplicemente richiamare il fatto inaccettabile che i soccorsi in Gargano arrivarono dopo 5 ore

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Non è così, onorevole Cera, mi perdoni. I soccorsi non sono arrivati dopo cinque ore, ma dopo poche ore. Peraltro, gli interventi erano stati resi difficoltosi dalla mancanza, come lei sa, di un piano di protezione civile locale che, invece, per legge doveva essere stato da tempo realizzato e verificato.
Voglio peraltro dire - e credo che ciò sia motivo di soddisfazione per alcuni parlamentari presenti in quest'aula - che quest'anno, dopo che abbiamo garantito e favorito il gemellaggio tra la protezione civile della Puglia e quella del Piemonte, abbiamo sul Gargano - proprio ieri l'altro sono andato ad aprire il campo nella Foresta Umbra -150 volontari per la lotta contro gli incendi boschivi del Piemonte che lavorano in sinergia con i volontari della Puglia per mettere sotto controllo e tutelare quel territorio.

ANGELO CERA. Mi perdoni signor sottosegretario. Va benissimo questa iniziativa, ma approfitto dell'opportunità per dirle che in una situazione particolare come quella del Gargano, che è grande quanto l'intero Molise, che è fortemente antropizzata e che, tra l'altro, è parco nazionale, non è possibile avere un solo presidio di vigili del fuoco, peraltro piccolissimo, a Vico del Gargano.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo una brevissima precisazione. L'esclusione dei fondi dal patto di stabilità interno vale, oltre che per le regioni, anche per i comuni, le comunità montane e le province?

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Certamente, sì.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il sottosegretario Bertolaso per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,45.

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