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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XI
3.
Martedì 17 giugno 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Cazzola Giuliano, Presidente ... 3

Seguito dell'audizione del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, sulle linee programmatiche del dicastero, per le parti di competenza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)

Cazzola Giuliano, Presidente ... 3 11
Baldelli Simone (PdL) ... 6
Caparini Davide (LNP) ... 6
Di Biagio Aldo (PdL) ... 8
Foti Antonino (PdL) ... 4
Gatti Maria Grazia (PD) ... 8
Poli Nedo Lorenzo (UdC) ... 3
Rossi Mariarosaria (PdL) ... 5
Schirru Amalia (PD) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE XI
LAVORO PUBBLICO E PRIVATO

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 17 giugno 2008


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIANO CAZZOLA

La seduta comincia alle 10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza.
Nel ricordare che nella precedente seduta il Ministro ha svolto una relazione sul tema oggetto dell'audizione in relazione al quale è stato avviato il dibattito, ringrazio il Ministro Sacconi per essere ritornato tempestivamente in Commissione per il seguito di tale audizione. Prego i colleghi di svolgere interventi brevi, in modo da dare la possibilità al Ministro di essere in Assemblea per le ore 11 in vista dello svolgimento dell'informativa urgente del Governo sul tragico incidente sul lavoro verificatosi in provincia di Catania.
Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

NEDO LORENZO POLI. Signor Ministro, abbiamo ascoltato con grande attenzione la sua relazione svolta nella seduta del 10 giugno scorso, apprendendo come intende agire e portare avanti determinati provvedimenti.
Del resto, negli ultimi anni credo che il mondo del lavoro sia stato abbastanza sofferente a causa della burocrazia e degli impedimenti che non hanno permesso agli imprenditori, ma anche agli stessi lavoratori, di lavorare in una condizione di tranquillità e di fiducia verso il futuro.
Personalmente sono nel mondo del lavoro dal 1970, dunque ne conosco le problematiche e le grandi difficoltà. Anziché cercare di essere più competitivi e di impegnare le proprie energie fondamentalmente nella ricerca di nuove tecnologie e nuovi mercati, le aziende - specialmente i piccoli imprenditori - perdono intere giornate tra le scartoffie, nel tentativo di risolvere i vari problemi che sono sempre più complicati nella gestione del rapporto di lavoro.
Ho ascoltato con grande attenzione la semplificazione che lei ha proposto in ordine ai libri paga e ai libri matricola oltre alle sue considerazioni sul provvedimento delle dimissioni volontarie. In proposito, al Senato, nella passata legislatura, ho cercato di far capire che si trattava di un provvedimento non giusto che avrebbe complicato ulteriormente la situazione, come del resto è avvenuto, considerati i problemi sorti da quando è in vigore. Il fatto è che si pensa sempre a quel qualcuno che non rispetta la legge e non al restante 80-90 per cento che, al contrario, la rispetta.


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In questi giorni sono stato avvicinato anche dalle associazioni imprenditoriali, che hanno espresso le loro difficoltà, in quanto di fronte alle situazioni più disparate - persone che firmano dimissioni volontarie e non consegnano il modulo all'impresa, persone che rassegnano verbalmente le proprie dimissioni - non sanno come comportarsi.
Questo provvedimento, quindi, ha certamente complicato la vita di chi, al contrario, intende semplificare il lavoro, eliminando vincoli e difficoltà, non riuscendo neppure a raggiungere lo scopo di eliminare le cosiddette «dimissioni in bianco». Del resto, chi non opera nella legalità, troverà sempre un artifizio per non rispettarla e non è giusto che pochi soggetti mettano in difficoltà la maggior parte degli imprenditori che gestiscono le loro imprese con serietà e nel rispetto delle regole.
Quanto alla sicurezza - ricordo, al riguardo, gli interventi che abbiamo svolto in Commissione lavoro al Senato - è essenziale che questo Paese cambi radicalmente direzione, per ottenere una maggiore sicurezza sul lavoro. A tal fine è necessario spingere principalmente sulla formazione, sull'informazione e sulla prevenzione. Probabilmente queste tre parole non sono state mai prese in considerazione. La verità è che non si investe nella formazione, a partire dalla scuola fino al momento in cui , dopo aver terminato gli studi, si entra nel mondo del lavoro; né ci si occupa di chi perde il proprio posto oppure di chi, durante lo svolgimento del proprio lavoro all'interno di un'azienda, cambia mansioni, senza che vi siano regole che, grazie ad una formazione interna, permettano di svolgere mansioni più pericolose.
Sono questi, dunque, i tre punti fondamentali che dobbiamo cercare di incentivare in questo Paese, piuttosto che concentrarci sull'aumento della burocrazia e sulle responsabilità, che quasi sempre gravano esclusivamente sul datore di lavoro, attraverso il ricorso a formule sanzionatorie.
Inoltre, è necessario occuparsi del collegamento tra gli enti preposti al controllo della sicurezza. In questo Paese ci sono otto-nove enti che agiscono in questo ambito senza un coordinamento che consenta a ciascuno di essi di fare la propria parte. Penso agli ispettori dei vari enti, in principal modo dell'INAIL, che normalmente si limitano a compilare le statistiche degli incidenti più gravi, anziché andare nei cantieri e nelle fabbriche per dare indicazioni affinché siano migliorate le condizioni di lavoro e si riduca la possibilità di infortuni.
È necessario, quindi, un riordino degli enti preposti alle ispezioni. A mio avviso, dovrebbe essere un solo ente ad occuparsene, e l'istituto assicurativo dovrebbe avere anche il compito di controllare l'applicazione delle tariffe e dei premi nell'ambito di quelle aziende che rispettano le regole e investono sulla formazione e sulla prevenzione degli infortuni; non ha senso che ci siano nove ispettori, ciascuno scollegato dall'altro, e nessuno fornisca indicazioni e suggerimenti per il miglioramento della qualità del lavoro, specialmente nei settori ad alto rischio.
In conclusione, come gruppo parlamentare guarderemo con attenzione al programma da lei enunciato, pronti a dare il nostro apporto sui provvedimenti fondamentali per il rilancio del mondo del lavoro. Certamente vigileremo affinché ciò che lei ha detto sia realizzato nel più breve tempo possibile. Credo che questo Paese abbia bisogno di una semplificazione e di una riorganizzazione generale del mondo del lavoro.

ANTONINO FOTI. Signor presidente, per quanto riguarda la normativa - lo avevamo accennato nella scorsa audizione - in vigore per gli investimenti immobiliari, proprio negli enti pubblici come l'INAIL, voglio ricordare al Ministro che fino al 31 dicembre 2007 vigeva una norma in base alla quale questo istituto poteva avere investimenti in forma diretta pari al 55 per cento dei propri fondi disponibili, di cui il 25 per cento per investimenti diretti alla costruzione di università,


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il 15 per cento per investimenti in campo sanitario (ad esempio, per i centri di riabilitazione) e il rimanente 15 per cento per interessi sociali, tra i quali rientravano anche la costruzione di edifici pubblici (penso, ad esempio, alle caserme).
La finanziaria del 2008 ha escluso definitivamente l'investimento diretto, stabilendo la possibilità solo di un investimento indiretto pari al 7 per cento per l'INAIL, sottraendo in tal modo tutte le iniziative in corso con il nulla osta del Ministero vigilante, ovvero il Ministero del lavoro.
La stessa norma, immagino su richiesta dei sindacati e dello stesso INAIL, è stata ancora una volta modificata il 28 febbraio 2008. Ebbene, in base a questa nuova norma, del totale del 55 per cento il 7 per cento può essere destinato a investimenti in forma diretta, naturalmente preservando tutti quelli per i quali era già stata avviata un'iniziativa (tra le altre iniziative, cito la realizzazione del Dipartimento di medicina molecolare del San Raffaele di Milano, l'ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino, l'ospedale di Acquaviva delle Fonti).
Con la modifica introdotta dalla legge n. 31 del 28 febbraio 2008, dunque, si dà la possibilità all'INAIL di proseguire almeno su queste iniziative in corso, ripristinando il quadro normativo parziale. Il decreto-legge n. 93/2008 sottrae definitivamente all'INAIL la possibilità di questi investimenti, peraltro effettuati con fondi propri. Chiedo se sia possibile, da parte del Governo, presentare degli emendamenti al riguardo.

MARIAROSARIA ROSSI. Signor Ministro, avverto personalmente l'obbligo di dare seguito alle istanze che moltissimi imprenditori mi hanno sottoposto, in relazione a un problema che grava su numerose imprese nel nostro Paese, che sinteticamente riassumo.
A seguito delle politiche con le quali il precedente Governo ha combattuto e, per così dire, demonizzato la legge n. 30/2003, comunemente chiamata «legge Biagi», gli organi competenti in materia hanno dato luogo a una serie di sopralluoghi mirati a contestare in toto ogni tipo di contratto a progetto.
Il fine dell'azione intrapresa è stato quello di convincere l'opinione pubblica che i contratti a progetto fossero essenzialmente un'ingiusta forma di sfruttamento per i lavoratori, a tutto vantaggio del bieco profitto dell'imprenditoria. La natura del contratto a progetto esprime il proprio valore nella flessibilità, valore che consente alle imprese di mantenere un livello di competitività per continuare a garantirsi committenti e poter così operare in fasce di mercato estremamente dinamiche.
Le azioni ispettive hanno finito per travolgere indistintamente tutte le realtà imprenditoriali, quelle che hanno effettivamente abusato della flessibilità offerta loro dalla legge e quelle che, invece, hanno riconosciuto in questo strumento la giusta forma contrattuale applicabile nel proprio contesto, nonché il mezzo migliore per garantire un futuro alla propria azienda.
Queste ultime imprese hanno così dovuto affrontare situazioni di gravissimo disagio, arrivando in molti casi a portare la propria attività oltre confine, per mantenere i livelli di prestazione a cui erano contrattualmente vincolate.
I contenziosi aperti in sede giurisdizionale hanno messo a repentaglio la sopravvivenza stessa delle imprese, e continueranno a produrre una costante perdita di posti di lavoro sia atipici che subordinati, poiché un'azienda che vede venir meno il proprio volume di commesse si trova costretta a ridurre l'organico a tutti i suoi livelli.
Nell'attesa di una revisione dei contenuti e dell'applicazione stessa della legge n. 30, le chiedo, signor Ministro, se lo ritiene opportuno, di tracciare un argine di contenimento alla situazione, discutendo su provvedimenti che possano sospendere o almeno differire le ispezioni in corso e l'esito dei giudizi pendenti, per proseguire poi sulla base di disposizioni più chiare e delineate.
Le sottopongo tale questione soprattutto nel contesto economico attuale e in uno scenario globale dove la flessibilità nel


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lavoro è l'unico strumento per non condannare alla disoccupazione un gran numero di lavoratori, molti dei quali alla loro prima esperienza di lavoro.
Allo stato attuale dobbiamo preoccuparci non più solo dei lavoratori precari, ma delle aziende destinate ad essere anch'esse precarie, poiché operanti in settori dove non essere competitivi significa uscire definitivamente dal mercato.

DAVIDE CAPARINI. Signor presidente, la legge Maroni e il Libro Bianco sono stati un primo tentativo di rispondere alle complessità della globalizzazione. Condividiamo con il Ministro la necessità di fare un «tagliando» a tale legge, tenendo conto che non si può compiere un'operazione di trapianto a cuore aperto dei meccanismi di flessibilità e mobilità di un modello tipicamente americano su un tessuto sociale come quello europeo, in particolar modo come quello del nord che è, evidentemente, profondamente diverso.
Inoltre, condividiamo l'osservazione formulata sull'urgenza di un matching tra domanda e offerta, tematica che rientra nel secondo pilastro della riforma che il precedente Governo Berlusconi aveva intrapreso al fine di favorire il raccordo tra domanda e offerta.
Vi è poi la questione da sempre aperta, rimasta purtroppo irrisolta, della riforma degli ammortizzatori sociali. Certamente non possiamo rispondere alle criticità dovute alla globalizzazione con risposte vecchie. Personalmente ho avuto la fortuna di vivere un'esperienza di applicazione sul territorio della politica del welfare to work (politiche attive per il lavoro), nell'ambito della crisi del settore tessile (mi riferisco alla provincia di Brescia).
L'impegno che l'aspetta, signor Ministro, è sicuramente gravoso. In aggiunta a ciò che ha ben evidenziato nel corso della precedente audizione, le chiediamo anche un approccio etico al welfare.
Io ho visto, nella XIII legislatura, un Governo che in quattro anni, dal 1999 al 2000, ha prodotto circa sei leggi a favore dei lavoratori socialmente utili. Credo che non sia più possibile tollerare l'assistenzialismo e un approccio alle risorse pubbliche così come è stato concepito nel precedente secolo.
Pertanto, l'impegno che chiediamo al Ministro Sacconi è anche di rimuovere queste sacche di clientelismo e di assistenzialismo e di riportare eticità anche nel rapporto tra coloro che oggi chiedono un aiuto allo Stato e coloro che, in questo caso Governo e Parlamento, questo aiuto lo devono dare in base a reali necessità e non a logiche meramente clientelari.
Signor Ministro, la Lega Nord, per quanto potrà, sarà al suo fianco nella sfida di modernizzazione del mercato, nel rispetto dell'eredità e dei valori che permeano la nostra cultura, la cultura del lavoro, la cultura del fare. È una cultura che deve trovare, anche all'interno delle istituzioni, una risposta precisa e concreta, che finalmente dia al nostro sistema delle regole certe e condivise, che ci consentano di essere un Paese europeo, un Paese all'altezza delle sfide del terzo millennio.

SIMONE BALDELLI. Signor presidente, l'impostazione dell'audizione ci pone di fronte ad alcune riflessioni. Nella scorsa legislatura abbiamo avuto due anni di confronto piuttosto vivace con la maggioranza di centrosinistra e con il Ministro Damiano su alcuni temi che, a nostro avviso, sono stati affrontati con l'ultimo protocollo del welfare solo in parte, oppure, in alcuni casi, non sono stati affrontati e sono diventati oggetto di dibattito politico.
Nella relazione del Ministro Sacconi abbiamo visto concretizzarsi alcune nostre proposte, alcune nostre linee guida, che abbiamo portato avanti nel corso della legislatura in un quadro organico di riferimento che - fermo restando il sacrosanto diritto della ex maggioranza di difendere le proprie posizioni, il proprio operato e il proprio lavoro - credo possa essere ravvivato e nobilitato da un confronto serio e sereno su alcuni temi toccati dal Ministro Sacconi nel corso della sua audizione.
Il Ministro Sacconi ha fatto riferimento alle linee programmatiche di un dicastero


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strategico e di un settore su cui si gioca grossa parte della partita politica che riguarda le esigenze più concrete dei cittadini e delle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Con un clima più disteso e sereno, non essendoci, in questo momento, sul piano politico, una forte presenza istituzionale e parlamentare di coloro che hanno fatto la guerra alla legge Biagi, ritengo ci siano le condizioni per un dialogo e un confronto sereno, serio, utile su tanti aspetti che riguardano il welfare a 360 gradi.
Ritengo sia ottima l'iniziativa del Libro verde e quella sul piano straordinario di formazione, atteso che il deficit che registriamo è forte, sostanziale, concreto, e rischia di rendere dispersive tante iniziative che non portano, nel concreto, a un miglioramento del sistema di formazione.
Il piano di detassazione degli straordinari e dei premi, di fatto, supera alcune critiche iniziali avanzate in maniera un po' strumentale o legate ad una scarsa conoscenza del provvedimento. In realtà, la detassazione dei premi aziendali permette di superare anche le discriminazioni tra lavoro femminile e lavoro maschile; si supera così qualsiasi genere di statistica rispetto all'accesso al lavoro straordinario, che viene considerato appannaggio prevalente dei lavoratori di sesso maschile.
Abbiamo considerato il superamento dello scalone un'operazione sbagliata, sia in termini finanziari, che in termini di equità generazionale, tematiche da considerare sempre nelle politiche di welfare. La tendenza di questi ultimi decenni è stata quella di caricare sulle spalle delle nuove generazioni i costi di un sistema di welfare costruito su un modello sociale riferito alle precedenti generazioni.
Ebbene, credo che si debba tornare a ragionare in questi termini. È evidente che dobbiamo valutare tanti aspetti relativi alla previdenza, tra cui anche alcune proposte che sono state avanzate, come ad esempio quella riguardante il conto corrente previdenziale per i giovani.
Offro alcuni spunti molto rapidi per tener presente alcuni profili che possono essere maggiormente valorizzati. Nella passata legislatura in Commissione abbiamo audito il presidente dell'INPS in ordine allo scetticismo che poteva esserci attorno all'operazione di razionalizzazione degli enti gestori e in merito al gettito che ciò avrebbe potuto produrre.
In questo senso, le parole del Ministro Sacconi ci sembra vadano in una direzione di razionalizzazione serena di enti minori, al fine di renderli più omogenei; si prende pertanto una direzione più concreta nel verificare la possibilità effettiva di trarre un gettito da questa operazione.
Riagganciandomi a quanto diceva il collega Caparini, credo che la questione degli ammortizzatori sociali vada affrontata, anche in forza del fatto che le nuove generazioni non hanno potuto godere di tale strumento, a differenza di quelle vecchie.
Le nuove generazioni, infatti, oggi si trovano con un modello di lavoro e un modello di welfare in genere che non è quello degli anni '60-'70, ma non è neanche quello a cui il Ministro Sacconi giustamente guarda con attenzione e al quale, a suo avviso, bisogna tendere.
Il Ministro Sacconi, infatti, fa riferimento al welfare to work, alla formazione attiva, ad un sistema di welfare che permetta a tutti una piena occupabilità, garantisca la formazione per tutto il percorso della vita e tutti gli altri elementi che conosciamo.
Da questo punto di vista, dunque, ritengo sia opportuno svolgere una riflessione sugli ammortizzatori sociali. Oltre a questo, credo che sia necessaria una riflessione comune sulle proposte che introducono miglioramenti in termini di deregolazione al fine di individuare soluzioni di buonsenso, magari anche ascoltando coloro che operano in quei settori nei quali si pone la questione delle dimissioni volontarie. A tale riguardo, va preso atto che, nel tentativo di ridurre una distorsione di fatto, esistente, sono stati introdotti degli elementi che hanno paradossalmente aumentato il contenzioso o lasciato aperte determinate situazioni. Il Ministro Sacconi ha citato l'esempio del lavoratore straniero che sbatte la porta e


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va via e lascia aperta una situazione giuridica che meriterebbe una risoluzione proprio perché attiene ad un comportamento concludente.
Da questo punto di vista, credo che con grande serenità si possa fare un monitoraggio e verificare quali siano gli strumenti migliori per risolvere una conseguenza negativa, anche se involontaria, di un provvedimento che, probabilmente, partiva dal fine alto e nobile di ridurre la pratica delle dimissioni prefirmate in riferimento all'occupazione femminile e via dicendo.

ALDO DI BIAGIO. Signor Ministro, condivido in toto la sua relazione, comprese le considerazioni sul Libro verde. Le chiedo unicamente una maggiore condivisione soprattutto con le parti sociali.
Mi lasci esprimere una considerazione: saluto positivamente, all'indomani dell'ennesima tragedia sul lavoro, l'annuncio relativo alla promozione di un piano straordinario per la cultura della sicurezza che riconosca, come suo presupposto, un'intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni. Appare doveroso, quanto opportuno, agire su due versanti affinché vengano esorcizzate definitivamente tragedie evitabili.
Da un lato, occorre incrementare le ispezioni per verificare la corretta applicazione delle norme, adeguando il numero degli ispettori, ancora troppo basso rispetto alle imprese, e migliorando il coordinamento di tutte le strutture preposte all'attività di vigilanza, incluse le ASL, che a livello territoriale potrebbero essere maggiormente presenti. Dall'altro lato, occorre tracciare chiaramente i contorni di una cultura della sicurezza attraverso dinamiche di formazione e informazione, all'interno e all'esterno dei luoghi di lavoro.
Va considerata, inoltre, la formazione dei cittadini extracomunitari che molto spesso - ed è un problema non trascurabile - non parlano nemmeno l'italiano, rendendo così complesso il richiamo alla sicurezza.

MARIA GRAZIA GATTI. Ringrazio il Ministro Sacconi per essere venuto in Commissione e per averci presentato le linee dell'intervento che il Governo intende attivare sulle questioni del lavoro.
Vorrei partire da una precisazione, sperando in questo modo di chiarire la posizione del Governo precedente sul contratto a progetto. Il precedente Governo ha applicato la legge Biagi sui contratti a progetto, emanando come primo atto la circolare di applicazione degli stessi (circolare già preparata dal Ministro Maroni, ma che non era stata ancora emanata).
Assunto questo dato, vorrei riflettere sulle comunicazioni che il Ministro ha fatto in questa sede (anche se in questi giorni ci sono state altre occasioni in cui il Ministro ha presentato le sue linee programmatiche e ha parlato dei provvedimenti che intende adottare) . Su alcuni elementi nutro perplessità che vorrei manifestare al signor Ministro.
Sono assolutamente d'accordo sul fatto che vi sia la necessità, in Italia, di un welfare delle opportunità, che metta in gioco le responsabilità individuali, come il Ministro ci ha detto in questa sede, però questo tipo di welfare non può prescindere da elementi di tutela e di equità.
Signor Ministro, il rapporto di lavoro è ancora, nella gran parte dei casi, un rapporto ineguale, in cui c'è una parte debole, il lavoratore, e una parte forte, il datore di lavoro. È questo il motivo per il quale la nostra Costituzione ha costituzionalizzato il rapporto di lavoro, sancendo che ogni legge ordinaria debba rispettare tale principio.
Sono perfettamente d'accordo sul fatto che dai tempi dell'emanazione della Costituzione molte cose siano cambiate: è cambiato in molti casi il lavoro, sono cambiati i tipi di prestazione, sono intervenute le tecnologie, c'è stata una legislazione ordinaria vastissima. È altrettanto vero che ci sono delle complicazioni dal punto di vista legislativo e delle procedure che andrebbero semplificate. Tuttavia, non sono assolutamente d'accordo con la deregolazione, perché senza regole, in un rapporto ineguale, la parte debole soccombe. A volte, signor Ministro, la parte debole non soccombe soltanto dal punto di


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vista dei diritti, ma soccombe in maniera definitiva, come abbiamo visto in Sicilia.
Per quel che riguarda la sicurezza del lavoro, penso sia essenziale aumentare i controlli, aumentare il personale preposto e via dicendo. Quando le autorità che hanno il compito di governare si pongono l'obiettivo di un intervento culturale secondo me limitano il tipo di intervento che possono fare. L'intervento culturale si può fare in vari modi, in vari ambiti. Il Governo deve appunto governare i processi, deve riuscire ad impedire che certe cose accadano, deve mettere in piedi meccanismi che, anche nei tempi necessari per il loro sviluppo, riescano a bloccare certi processi.
Penso, ad esempio, che l'intervento legislativo che ha provveduto ad un riordino complessivo della normativa degli ultimi trent'anni in materia di sicurezza sul lavoro abbia rappresentato un tentativo importante, che forse sarà il caso di cominciare a valutare. All'interno del testo era previsto un intervento nella scuola, nell'università, nella formazione per quanto riguarda la sicurezza; inoltre, erano previsti diversi interventi relativamente a competenze, enti e controlli. Forse sarebbe il caso di cominciare ad applicarlo, per vedere a che risultati conduce. Siamo disponibili a sistemarlo strada facendo, valutando i necessari correttivi.
Sono assolutamente d'accordo con il Ministro nel ritenere che nella nostra società ci sono alti tassi di inattività. Proprio per questo, signor Ministro, mi aspettavo, nella sua enunciazione, una serie di interventi specifici sull'occupazione femminile.
Penso che in una società in cui le donne lavorano di più è possibile fare più figli ed allevarli meglio. Questo ci dice l'esperienza europea e mi sarebbe piaciuto ascoltare sue proposte a questo proposito. Penso che i problemi del Paese derivino anche da una bassa natalità, per riattivare la quale credo sia indispensabile l'ingresso massiccio delle donne nel mondo del lavoro, con le loro capacità, la loro cultura, la loro maggiore scolarità e i loro talenti.
Non ho colto nel suo intervento riferimenti a come il Governo intende affrontare il problema della precarietà giovanile, che riguarda, ancora una volta, molte giovani donne. Ho colto con qualche preoccupazione le linee che lei ci ha presentato sui contratti a termine e sul part-time, nella convinzione che quella indicata non sia la strada giusta.
Mi permetto di aggiungere ancora una considerazione sulla questione della sicurezza. Penso che un elemento importante per riuscire a garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, soprattutto per le ditte in appalto, sia la riproposizione della responsabilità solidale sugli appalti. A mio parere, questo è un elemento essenziale, non solo in edilizia, dove assistiamo alla proliferazione degli appalti e dei subappalti nei cantieri, ma anche negli impianti fissi, con riferimento alle numerose esternalizzazioni.
Nelle linee programmatiche del Ministro ho colto alcuni elementi che poi ho ritrovato nel provvedimento sulla detassazione degli straordinari e sui premi che esamineremo in Commissione in sede consultiva. Vorrei capire meglio cosa intende il Governo quando parla di premi. Si tratta dei premi di risultato frutto della contrattazione di secondo livello oppure si tratta di altro? Si tratta forse di cifre in qualche modo collegate alla produttività, come per esempio premi individuali, quelli che chiamiamo classicamente superminimo?
A questo proposito non mi convince l'affermazione del Ministro relativamente a una sorta di mancato riconoscimento della contrattazione territoriale. Signor Ministro, io vengo da Pisa. In provincia abbiamo la zona cosiddetta «del cuoio», caratterizzata da una presenza vastissima di piccole e piccolissime imprese strutturate, anche dal punto di vista della parte datoriale, in due organizzazioni. In questo territorio c'è una contrattazione di zona di tipo territoriale, che garantisce il salario di secondo livello a questi lavoratori. Sarebbe estremamente difficile fare contrattazione aziendale in piccole e piccolissime aziende. Siamo riusciti, con grande sforzo, a trovare


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degli elementi al fine di portare avanti la contrattazione (aumento dell'uso dell'energia o aumento dell'uso dell'acqua) e questo meccanismo funziona.
Si tratta di lavoratori che a volte fanno dello straordinario e che, come gran parte dei lavoratori dipendenti in questo momento, hanno problemi salariali. Non penso che si possa escludere questo tipo di contrattazione da ipotesi di decontribuzione. Allo stesso modo, penso che si tirerebbero fuori intere categorie. Gli edili, ad esempio, fanno accordi provinciali di secondo livello, non altro. Pertanto, di questi aspetti dovremmo tenere conto. Se ho capito male, sono assolutamente disponibile a rivedere la mia posizione.
Allo stesso modo, anche l'artigianato potrebbe avvertire una serie di difficoltà qualora ci fossero problemi a considerare quella territoriale come una contrattazione di secondo livello a tutti gli effetti, anche dal punto di vista degli interventi di sgravi fiscali.
Da ultimo, ritengo che la contrattazione a livello territoriale e aziendale copra un numero troppo basso di aziende e di lavoratori, ragion per cui l'impegno che credo debba esercitare il Governo è quello di favorire l'incontro con le parti sociali per garantire una copertura maggiore della contrattazione di secondo livello.
Credo che l'intervento sugli straordinari sia abbastanza discriminante per i giovani, le donne e quelle persone che, in generale, hanno un contratto atipico. Penso, invece, che l'intervento sui premi potrebbe rappresentare, con queste caratteristiche, un buon avvio.

AMALIA SCHIRRU. Signor presidente, rivolgo alcune domande su questioni che sono emerse anche nel dibattito di questa mattina. Innanzitutto, vorrei comprendere meglio il problema relativo alle dimissioni volontarie, che è stato affrontato dal precedente Parlamento. Anche sulla base di indagini svolte dalle organizzazioni sindacali, è indubbio che il problema delle dimissioni in bianco sia un fenomeno che colpisce soprattutto le donne quando scelgono di vivere una maternità.
Abbiamo pensato che l'unico sistema fosse quello di individuare una procedura che, tra l'altro, a noi è sembrata quella più semplice e non costosa. Tale procedura è attivabile non solo attraverso i servizi per l'impiego, ma anche nel proprio comune, al fine di dare la possibilità al datore di lavoro di disporre di un procedimento più semplificato, ricorrendo semplicemente a un modulo.
In questo momento a me interessa capire se si nega il fenomeno. Laddove si registrano problemi burocratici, credo che questi vadano affrontati con serenità, senza negare e sconfessare il lavoro svolto, che - lo ripeto - nasce da problemi reali.
È stato richiamato anche oggi il tema dell'applicazione della legge n. 30 del 2003, in particolar modo per quanto riguarda il lavoro a progetto. A noi risulta che questa tipologia di rapporto di lavoro sia tuttora in atto, senza problemi. Si tratta di una fattispecie prevista, per l'appunto, dalla legge n. 30, che è stata applicata fino in fondo anche dal precedente Governo.
Le uniche misure di modifica della legge n. 30, predisposte su richiesta della Commissione lavoro e attuate dal Ministro Damiano, hanno interessato solo le tipologie più anomale - quale, ad esempio, il lavoro a chiamata - peraltro con la previsione di deroghe che riguardano ad esempio il settore turistico e alberghiero, il settore dell'agricoltura e via elencando.
L'altro settore nel quale si è attivato un intervento è quello del lavoro tripartito, poco usato, tra l'altro, dal sistema delle imprese. Mi sembra che si possa registrare una disinformazione su questa materia, su cui sarebbe bene, se necessario, ritornare a discutere, al fine di prendere in considerazione i problemi che si presentano oggi nel mercato del lavoro e le regole che si applicano.
Mi ha fatto piacere ascoltare nella relazione del Ministro Sacconi il riferimento a politiche in favore degli ultimi. Penso soprattutto a quelle realtà segnate da forme di estrema povertà, ai pensionati al minimo, agli invalidi civili, soprattutto quelli più gravi, che vivono con un'indennità


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di pensione di 215 euro, e magari non hanno nemmeno un'abitazione. Penso, inoltre, ai lavoratori espulsi dal mercato del lavoro, a coloro che hanno 50-55 anni e hanno grosse difficoltà a inserirsi nuovamente nel mondo del lavoro.
Mi piacerebbe capire quali sono gli interventi che il Governo intende mettere in atto su questi particolari temi, tenendo presente che alcune misure potrebbero riguardare il problema dell'affitto, per quanto riguarda l'abitazione, l'aumento dell'assegno, per quanto riguarda le pensioni di invalidità, soprattutto tentando di inserire elementi di parità e di eliminare quelle ingiustizie che ancora si presentano nell'erogazione di questo assegno. Allo stesso modo, sarebbero opportuni degli interventi di carattere sociale riguardanti i pensionati al minimo.
Noi siamo disponibili a discutere e ad affrontare questi temi nel merito.

PRESIDENTE. Il Ministro Sacconi deve allontanarsi per seguire il dibattito in Assemblea.
Essendovi altri iscritti a parlare, nel ringraziare il Ministro Sacconi per la sua disponibilità a tornare in questa sede, rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 10,55.

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