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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissione XI
9.
Mercoledì 6 luglio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Moffa Silvano, Presidente ... 3

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, sullo stato di attuazione del riordino degli enti previdenziali (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):

Moffa Silvano, Presidente ... 3 6 8 10
Bobba Luigi (PD) ... 6
Cazzola Giuliano (PdL) ... 6
Fedriga Massimiliano (LNP) ... 6
Foti Antonino (PdL) ... 8
Gnecchi Marialuisa (PD) ... 7
Poli Nedo Lorenzo (UdCpTP) ... 7
Sacconi Maurizio, Ministrodel lavoro e delle politiche sociali ... 3 8
Santagata Giulio (PD) ... 7
Scandroglio Michele (PdL) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile Nuovo Polo (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IRNP; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.

COMMISSIONE XI
LAVORO PUBBLICO E PRIVATO

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 6 luglio 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SILVANO MOFFA

La seduta comincia alle 14,30.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, sullo stato di attuazione del riordino degli enti previdenziale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, sullo stato di attuazione del riordino degli enti previdenziali. Ringrazio per la sua presenza anche il sottosegretario Bellotti.
I nostri tempi sono piuttosto contingentati, sia per un impegno del Ministro, sia perché dobbiamo tornare in Aula. Cerchiamo di essere sufficientemente sintetici.
Do la parola all'onorevole Ministro Sacconi per la relazione.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Leggerò una relazione che consegnerò agli atti in ordine ai temi oggetto di questa audizione, partendo dal decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, poi convertito con modificazioni, che prevede, lo ricordo, tra le misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica significativi interventi di razionalizzazione organizzativa e funzionale degli enti preposti alla cura degli interessi pubblici in campo previdenziale, assistenziale e assicurativo, al fine non solo di contenere la spesa pubblica, ma anche di migliorare l'azione amministrativa e la qualità dei servizi erogati.
L'intervento del legislatore si pone in continuità logica con il vigente quadro normativo e con gli altri precedenti interventi in materia, che sono rivolti al perseguimento degli obiettivi prefissati dal Governo e trasfusi nel Patto di stabilità e di crescita per il triennio 2010-2012.
In questo senso la normativa di contenimento della spesa pubblica non va letta solo in chiave di mero risparmio, ma anche quale occasione di rilancio delle amministrazioni coinvolte nei nuovi assetti organizzativi.
Ai fini che qui interessano assume certamente particolare valenza il contenuto dell'articolo 7 della legge n. 122 del 2010, che nel suo declinarsi prevede misure di soppressione e di incorporazione di taluni enti previdenziali, di riassetto degli organi amministratori, di ridimensionamento della loro composizione, nonché di taluni comitati.
Con riferimento a quest'ultimo aspetto in particolare, l'amministrazione, definite talune delicate problematiche interpretative ed applicative, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, sta procedendo alla ricostituzione dei cosiddetti comitati INPS, applicando la riduzione del numero dei rispettivi componenti


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non inferiore al 30 per cento in base all'articolo 7, comma 10, della stessa legge.
Per quanto riguarda i procedimenti di incorporazione, la riforma ha previsto significativi interventi di razionalizzazione e integrazione di funzioni omogenee in campo previdenziale, assistenziale e assicurativo attraverso la soppressione di enti pubblici e di istituzioni di dimensioni minori e la loro incorporazione in altri enti con dimensione e struttura organizzativa più articolate, secondo criteri di concentrazione, di uniformità di azione e di maggiore efficienza nell'utilizzo delle risorse umane e strumentali, consentendo per tale via il conseguimento di obiettivi strategici comuni per una migliore efficienza, trasparenza ed efficacia nell'erogazione dei servizi a favore dei cittadini utenti.
La definizione di questo percorso di progressiva razionalizzazione e integrazione delle funzioni tra i diversi enti coinvolti ha richiesto un'attività istruttoria complessa ed articolata e il necessario coinvolgimento anche di diversi soggetti pubblici istituzionali, in relazione alla quale si è immediatamente intervenuti con apposite direttive, dettando opportune linee operative al fine di garantire la piena continuità delle funzioni, la tutela dei soggetti destinatari dell'azione degli enti soppressi, la correttezza ed economicità della gestione, soprattutto nel periodo transitorio fino alla conclusione dell'articolato processo di incorporazione.
Ricordo le direttive del 23 giugno 2010 in relazione alla soppressione dell'IPSEMA, dell'ISPESL, dell'IPOST, dell'ENAPPSMSAD, e dello IAS e del 6 agosto 2010 in relazione alla soppressione dell'ENAM.
Si è, altresì, provveduto a sollecitare i competenti vertici degli enti interessati allo scopo di porre in essere tutte le attività necessarie e propedeutiche finalizzate alla predisposizione dei bilanci di chiusura delle gestioni, fermo restando l'immediato subentro nei rapporti attivi e passivi da parte degli enti incorporanti.
Tale attività, che prevede la necessaria collaborazione dei diversi soggetti istituzionali coinvolti, in particolare per la definizione e certificazione da parte degli organi di controllo della chiusura contabile alla data dell'incorporazione, in considerazione della particolare delicatezza ha richiesto i necessari approfondimenti tecnici, con conseguente dilatazione dei tempi relativi all'adozione dei provvedimenti finali di trasferimento agli enti subentranti delle funzioni, delle risorse strumentali e umane e finanziarie di quelli soppressi.
Peraltro, proprio al fine di concentrare la relativa azione amministrativa, l'amministrazione ha attivato appositi tavoli tecnici con le amministrazioni interessate, onde intervenire a condivise conclusioni sul contenuto dei decreti di incorporazione previsti dal comma 4 del citato articolo 7 della legge n. 122 del 2010.
Guardiamo ora la riforma della governance. Con riferimento al riassetto degli organi di governo e al processo di semplificazione organizzativa operato dalla riforma della governance di cui all'articolo 7, comma 7, della legge n. 122 del 2010, che ha riguardato gli enti di previdenza, con due direttive, del 29 novembre 2010 e del 28 aprile 2011, sono stati individuati i criteri guida per il corretto funzionamento degli organi istituzionali nel rispetto dei princìpi generali di correttezza, trasparenza e distinzione dei poteri e delle responsabilità, al fine di definire taluni aspetti di criticità riscontrati dagli enti in relazione al nuovo modello di governance risultante dalla riorganizzazione voluta dal legislatore.
Si tratta di un intervento che, in un ottica di semplificazione organizzativa e in funzione di risparmio, ha accentrato in un'unica figura monocratica, quella del presidente, le funzioni che nel previgente sistema erano già attribuite al presidente stesso e al Consiglio di amministrazione.
Pertanto si è ribadito che il sistema di governance duale continua a prevedere la necessaria interrelazione tra un organo di esclusiva indirizzo strategico, il CIV, che è rimasto organo collegiale, conservando le attribuzioni già previste dalla legge, e un organo di indirizzo politico-amministrativo,


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ovvero il presidente, che ha sostituito il Consiglio d'amministrazione e, infine, un organo responsabile della gestione, cioè il direttore generale.
Insieme ai predetti organi continuano a operare il collegio sindacale e il magistrato della Corte dei conti delegato al controllo.
Le indicazioni fornite nelle due direttive ministeriali sono state dettate dall'esigenza di definire i rapporti tra gli organi istituzionali e, in particolare, tra il presidente e il direttore generale, a seguito della soppressione del Consiglio d'amministrazione, nel rispetto dei princìpi di leale cooperazione e correttezza, riaffermando nel contempo la netta separazione tra l'attività di indirizzo politico-amministrativo che caratterizza il mandato del presidente e l'attività di gestione amministrativa tipica del direttore generale.
Più in particolare, si è inteso garantire la trasparenza e il buon andamento dell'azione amministrativa nello sviluppo delle fasi istruttorie, decisionali e di controllo da parte degli organi competenti, che mantengono comunque le rispettive prerogative. Sono stati così ricostruiti i flussi dei processi istruttori e decisionali al fine di assicurarne la completezza senza nel contempo pregiudicarne la celerità e l'efficacia, nonché al fine di consentire l'espletamento delle attività di verifica e controllo da parte degli organi a ciò deputati.
Allo scopo di delineare il giusto raccordo tra le interferenze funzionali degli organi sono stati in particolare declinate le procedure finalizzate all'emanazione delle determinazioni presidenziali.
Inoltre, in relazione ai richiamati princìpi di leale cooperazione e correttezza che devono sottendere ai rapporti tra gli organi si è sottolineata l'esigenza del necessario coinvolgimento, previa comunicazione degli organi oggetto di determinazione, degli organi di controllo sull'esame degli schemi provvedimento più rilevanti.
Tale confronto, che potrà avvenire in apposite riunioni, rappresenta la fase finale dell'istruttoria tecnica iniziata dal direttore generale, è preliminare all'adozione del provvedimento e comunque non incide sulla competenza decisionale esclusiva del presidente, il quale potrà anche discostarsi da quanto emerso nel corso della riunione tecnica, essendo l'unico responsabile del provvedimento adottato.
Nell'ambito di tale procedura è stato chiarito che la proposta del direttore generale si pone quale presupposto della determinazione presidenziale, in quanto sintesi finale delle istruttorie poste in essere dalla tecnostruttura su indicazione del presidente.
La stessa, tuttavia, non vincola l'azione del presidente che, fermi restando i vincoli di legittimità fissati dalla vigente normativa, potrà modificarne il contenuto anche eventualmente disattendendo il parere espresso dal direttore generale e dagli organi di controllo.
Resta fermo che il presidente dovrà necessariamente avvalersi, in presenza di modifiche aventi riflessi sulle risorse umane e finanziarie, della tecnostruttura che sarà tenuta a operare in conformità con le indicazioni ricevute.
Solo in alcune ipotesi qualificate, stante la particolare rilevanza gestionale delle stesse, la proposta del direttore generale assume carattere obbligatorio ed è in ogni caso necessario che anche eventualmente a seguito di una dialettica interna tra gli organi la successiva determina del presidente coincida con la proposta del direttore generale.
È stato, inoltre, precisato che il presidente, fermi restando gli atti e le comunicazioni di competenza dei dirigenti ai sensi del decreto legislativo n. 165 del 2001, rappresenta l'istituto in ogni altro atto, rapporto e comunicazione avente rilevanza esterna e che al presidente compete la valutazione annuale del direttore generale e l'attribuzione a esso dei premi incentivanti sulla base della proposta formulata dall'OIV.
Al direttore generale cui compete l'obbligo di disporre l'esecuzione delle determinazioni adottate dal presidente è, invece, attribuito un generale potere-dovere di impulso dell'attività attraverso la formulazione


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della proposta di determinazione che, come detto, solo in alcune ipotesi assume carattere obbligatorio.
Quanto sopra affermato trova logica coerenza con i poteri attribuiti al direttore generale che, in quanto vertice operativo della tecnostruttura, è organo responsabile della gestione amministrativa degli enti. Da tale prerogativa deriva che egli propone la nomina dei dirigenti di prima fascia, assegna loro le risorse umane e finanziarie ed è, quindi, responsabile del loro operato e del raggiungimento degli obiettivi agli stessi assegnati e, di conseguenza, valuta la loro performance operativa e comportamentale.
In tal modo si ritiene che siano stati ulteriormente precisati e chiariti gli ambiti di attribuzione e le competenze tra i diversi organi, così come definiti dalla nuova governance. L'auspicio è ora che, dopo gli assestamenti connessi all'iniziale fase sperimentale della riforma, prevalga infine una piena e leale cooperazione istituzionale tra gli organi, nel rispetto delle distinte funzioni da ciascuna esercitate nelle diverse fasi del processo decisionale, al fine di assicurare la necessaria funzionalità dell'ente e con essa il raggiungimento degli obiettivi di efficienza, trasparenza ed efficacia nell'erogazione dei servizi a favore dei cittadini utenti.
La relazione, ovviamente, è consegnata agli atti.

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Rompo il ghiaccio, presidente. Intanto ringrazio il Ministro anche per il lavoro che il suo Ministero ha svolto per specificare i compiti dei diversi organi degli enti, lavoro necessario dopo la prima fase di assestamento e di riorganizzazione della governance degli enti stessi.
Vorrei soltanto soffermarmi su un punto che il Ministro ha citato alla fine della relazione, la nomina dei dirigenti, non per un mero fatto di nomine di prima fascia, che ovviamente poco ci interessa, ma per capire.
Dal momento che è il direttore generale a proporre al presidente i nomi e che il presidente sottoscrive e quindi firma e vidima la nomina stessa, il dubbio che avevo era quello che a una scelta non corrispondesse una responsabilità, indifferentemente da quale parte debba stare la responsabilità, se da quella del direttore o del presidente. Il Ministro conosce meglio di me l'assetto degli enti e, quindi, troverà le migliori soluzioni. Semplicemente vorrei che ci fosse un filo conduttore tra chi sceglie e chi si assume poi la responsabilità della scelta stessa.

LUIGI BOBBA. La mia domanda è di tipo sostanziale. Definiti il modello, le competenze, la distinzione delle responsabilità, le forme di controllo, volevo sentire dal Ministro su questa prima fase quanto questo modello sia effettivamente funzionale e funzionante, a quali problemi è andato incontro e quali siano gli eventuali correttivi a un modello teoricamente ben congegnato, ma che, almeno a quanto mi consta, non sempre fila perfettamente come appare nella sua brillante relazione.

GIULIANO CAZZOLA. Ringrazio il Ministro e sarò molto breve. Premesso che nessuno verserà una lacrima sulla soppressione dei Consigli di amministrazione, la cui soppressione è stata una misura opportuna - lo rilevo anche per un'esperienza di lunghi anni trascorsi negli enti previdenziali - prima che il Governo intervenisse con questa misura radicale e alquanto importante, che il ministro ha illustrato nella sua relazione, era aperto comunque un dibattito sul sistema duale.
Il sistema duale fu introdotto negli enti previdenziali con la riforma del 1994. Il Ministro ritiene risolto questo problema, questa riflessione sul sistema duale e, quindi, anche sui rapporti fra i diversi organi, fra CIV e organi esecutivi, con queste misure, oppure ritiene che la riflessione sia ancora aperta e che richiederà in futuro ulteriori provvedimenti e messe a punto?


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NEDO LORENZO POLI. Il lavoro svolto ha dato risultati positivi, come mi sembra anche dalle relazioni annuali dei diversi enti. Ieri abbiamo sentito l'INAIL, alcuni giorni fa l'INPS e anche gli altri enti, quindi credo che ci siano stati risultati importanti. La riorganizzazione e l'accorpamento degli enti nel provvedimento che il Ministro ha citato prima nella sua relazione mi sembra abbiano dato risultati positivi.
Certamente nelle strutture complesse, come principalmente l'INPS, che in alcuni momenti delicati hanno dovuto affrontare tutti i problemi conseguenti alla crisi economica che continua tuttora, evidentemente ci sono situazioni da gestire. Considerata, però, l'organizzazione attuale, avendo vissuto, come anche il collega Cazzola (lui più di me), un'esperienza nei Consigli di amministrazione che gestivano gli enti, un tempo sarebbe stato più difficile gestire una fase come l'attuale, nonché la riorganizzazione e la modernizzazione degli enti stessi. Vedo che sono state attuate buone iniziative, anche eliminando tutto il cartaceo. Certamente le due figure del presidente e del direttore generale, i cui compiti mi sembrano chiariti, fanno parte di un sistema che prevede la collaborazione di entrambe le figure affinché tutto si svolga nel migliore dei modi.
La questione del sistema duale esiste da tempo e occorre valutare se sia giusto o meno. Evidentemente ci sarà ancora da discutere dei diversi comitati provinciali e regionali. Sono stati diminuiti, però occorre vedere se sono ancora necessari.
C'è stato bisogno di un po' di rodaggio, ma l'impostazione data sta comunque dando frutti e, quindi, credo che la strada sia quella giusta.

GIULIO SANTAGATA. Dovendo recarmi alla Commissione agricoltura, porrò domande cui il Ministro risponderà, ma le cui risposte mi saranno riferite in seguito.
Non voglio piangere sui Consigli d'amministrazione, non arrivo a tanto, ma l'idea che un terzo della spesa pubblica italiana sia gestita da enti amministrati da organi monocratici mi pone un problema. Sono sulla linea del collega Bobba. Non è ideologia: vediamo che cosa succede e come funziona il sistema.
È evidente che questa scelta rende indispensabile rafforzare al massimo gli elementi di vigilanza, ma non so fino a che punto il CIV svolga questo tipo di ruolo o se esso venga di fatto assunto fuori dall'istituto dal Ministero che lei dirige. Sono perplessità che nutro e che affermo.
L'altra informazione che mi piacerebbe conoscere è, invece, di carattere organizzativo ed è capire in che misura gli enti, in particolare l'INPS, stiano facendo ricorso a esternalizzazioni che, a quanto mi consta, riguardano il core business dell'istituto e non solo funzioni banali o marginali che si possono con facilità esternalizzare per risparmiare.
Mi riferisco in particolare all'informatica e al sistema informativo, ma anche in generale a una difficoltà che oggi segnalano tutte le strutture preposte alla vigilanza esterna, come gli ispettori. Mi piacerebbe conoscere l'opinione del Ministro su questa operazione di esternalizzazione e sulla sua efficacia.

MARIALUISA GNECCHI. Abbiamo visto nella manovra finanziaria 2011-2014 rispetto alle casse professionali la scelta di pensare a un intervento di controllo sia sulla gestione, sia in generale. Ci interesserebbe anche capire, in particolare rispetto a tutta questa enorme gamma di casse e di enti che gestiscono le pensioni, che intenzioni reali ci possano essere e soprattutto quali tempi possano essere previsti.
In sostanza, in questa Commissione siamo stati favorevoli all'aumento del contributo integrativo per le casse dei liberi professionisti, sempre nell'ottica di andare verso pensioni migliori, però bisognerebbe capire - oltre al fatto che ci piacerebbero pensioni migliori per tutti - come si organizzerà realmente questa governance dei diversi enti, quale sia la direzione e quali i tempi.

MICHELE SCANDROGLIO. Grazie, Ministro. È opportuna la sua riflessione. Sui


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Consigli di amministrazione non so se il collega Santagata dovrà piangere in futuro o meno, ma al momento evitiamo di farlo, perché la loro soppressione è una risposta alla semplificazione.
Io ho sempre un dubbio rispetto al ruolo dei CIV, che hanno una forma articolata tra il collegio sindacale e il rapporto col presidente. Trovo che questa formulazione possa riservarci alcune sorprese.

ANTONINO FOTI. Ringrazio anch'io il Ministro che, a conclusione di una serie di audizioni, ci ha rappresentato, oltre che formalmente con una direttiva, quali sono i rapporti e le relazioni fra i vertici degli enti previdenziali. Volevo sapere se il Ministro non ritiene che la concentrazione di poteri che in precedenza spettava ai Consigli amministrazione, che, come osservava il collega Cazzola, nessuno vuole richiamare, abbia fatto venire meno il rapporto proficuo di collaborazione.
Nelle audizioni, soprattutto quando sono venuti i presidenti degli enti, caro Ministro, ci è stato riferito a un dato momento che la faccia e la firma sono messe da loro e che su alcuni atti nel confronto con i direttori generali c'è una prevalenza. Ciò ha testimoniato, e la direttiva in parte l'ha sanato, il fatto che questa ingerenza, anche se i presidenti non la vogliono, nei casi concreti si è verificata.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Sacconi per la replica.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti e che hanno posto tutti problemi oggettivamente impliciti nei processi di riorganizzazione e di razionalizzazione.
Innanzitutto sono state poste richieste di una valutazione sostanziale di ciò che è accaduto, del percorso che si è prodotto, del rapporto fra organi monocratici e fra questi e i CIV, per non parlare delle attività di vigilanza.
Dal punto di vista del rapporto tra i due organi monocratici, il presidente e il direttore, è stato necessario un affinamento della prima direttiva, in un momento successivo - ne ho citate due, una a novembre e l'altra ad aprile - proprio perché la prima esperienza, legata alla prima direttiva, aveva richiesto non correzioni, ma chiarimenti.
Noi abbiamo seguito il criterio che ci sembrava coerente con la norma di legge, cioè quello per cui il presidente riassume le funzioni del Consiglio di amministrazione. Non c'è un vero quid novi, se non nella natura monocratica dell'organo, che ieri era plurale e che può determinare, proprio per la sua stessa caratteristica monocratica, una confusione di funzioni rispetto all'esperienza passata.
In realtà, mi sembra che, svolto il successivo chiarimento, tutti l'abbiano accettato, il che è importante, come il fatto che lo riconoscano come un corretto atto di descrizione delle rispettive funzioni e soprattutto che lo stiano applicando. Allo stato mi sento di affermare che è in atto la situazione positiva che l'onorevole Poli con il suo intervento sottolineava.
Dal punto di vista dei rapporti con i CIV non si sono avvertite particolari problematicità. Io onestamente difendo il ruolo dei CIV. La nostra storia è quella di enti previdenziali a suo tempo gestiti da rappresentanti delle stesse parti sociali, che a un dato punto furono le stesse parti sociali a voler modificare, seppure in un contesto particolare, come fu quello dei primi anni Novanta, ritraendosi in una dimensione di indirizzo e vigilanza da parte di rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori, che costituiscono una sorta di utile termine di riferimento per il direttore e per il presidente, al fine di capire l'efficacia della loro azione amministrativa, la loro efficienza, la loro tempestività. In tal modo essi hanno la possibilità di avere un immediato sensore degli utenti attraverso la mediazione delle organizzazioni che questi utenti rappresentano.
L'equilibrio che si è venuto definendo mi sembra sostanzialmente, ove più e ove


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meno, più in alcuni momenti e forse meno in altri, complessivamente allo stato funzionare.
Gli organi di vigilanza sono diversi, sono interni ed esterni. C'è l'Organo interno di valutazione, l'OIV cui facevo prima riferimento, uno strumento utile al presidente e al direttore per monitorare l'andamento complessivo della macchina amministrativa; c'è il collegio sindacale, composto anche da rappresentanti dei Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze, che si coordina con le stesse attività di vigilanza espresse da queste amministrazioni; c'è la Corte dei conti, che mantiene le funzioni tradizionalmente svolte.
Certamente quelle esterne sono funzioni di vigilanza di carattere cartolare e successivo, non attività di vigilanza invasiva. La capacità preventiva è legata agli atti di indirizzo che vengono prodotti e che periodicamente vengono aggiornati.
C'è stata anche una specifica richiesta sull'esternalizzazione da parte dell'onorevole Santagata. Posso svolgere un approfondimento anche specifico per capire il rapporto fra le funzioni core e quelle a esse ausiliarie, seguendo un criterio che ragionevolmente credo ci possa trovare consenzienti, ossia quello per cui le prime devono essere interne e le seconde possono essere anche acquisite dall'esterno in funzione di una loro specializzazione, ferma restando la capacità dell'amministrazione di mantenere su di sé il governo delle funzioni pubbliche demandate all'istituto.
Nel disegno di legge delega di riforma dell'assistenza, oltre che del sistema fiscale, si ipotizza che l'INPS diventi una struttura prefettizia capace di monitorare complessivamente le prestazioni sociali, non solo quelle di sua competenza, parte delle quali, secondo la delega, perderebbe.
Per portare un esempio, l'indennità di accompagnamento - parliamo di circa 13 miliardi di euro - nell'ipotesi della delega passerebbe alle regioni e per esse alle AASSLL, affinché le prestazioni di carattere finanziario siano integrate con le prestazioni reali e funzionali soprattutto a soluzioni sussidiarie.
È il caso dell'assistenza domiciliare alternativa a un'assistenza intramoenia o in una struttura di residenza per anziani. Nel primo caso la prestazione finanziaria non avrebbe senso, perché c'è una piena presa in carico, nell'altro caso la collaborazione fra l'azienda territoriale e la famiglia richiede anche un sostegno e una prestazione finanziaria, in modo che quella indennità di accompagnamento oggi centralisticamente decisa e affidata all'assoluta autonomia responsabile dei percettori, sia più correttamente finalizzata e integrata con le prestazioni reali di carattere socio-sanitario.
Anche perdendo l'INPS, nell'ipotesi di riforma, alcune funzioni, noi chiediamo che esso acquisisca pieno monitoraggio del complesso delle prestazioni, tanto che dovrebbe sviluppare quel fascicolo elettronico della persona, che è già avviato con il conto corrente contributivo, quello proprio e in prospettiva quello di tutti gli enti che raccolgono, per diventare il fascicolo complessivo delle prestazioni della persona, non solo di quelle assistenziali, oltre che di quelle previdenziali, ma anche delle prestazioni sociali degli enti locali e delle regioni. Si tratta di un fascicolo che si integra, se volete, con il fascicolo sanitario delle AASSLL che via via lo stanno producendo, ma con un monitoraggio complessivo per persona, per famiglia e per impresa, per altri versi.
A questo proposito io posso far svolgere una ricognizione specifica, non rispetto a specifici affidamenti, ma al modello organizzativo che gli enti assumono, in modo da mantenere il governo pieno delle funzioni pubbliche rilevanti che sono previste.
Era stata posta una domanda specifica sui dirigenti di prima fascia. Sostanzialmente si presume che in quel caso debbano andare d'accordo, perché l'uno propone e l'altro dispone. In fondo è giusto. Il procedimento è trasparente e, quindi, la proposta dell'uno è agli atti. È vero che la responsabilità è dell'altro, il quale ha, però, la possibilità di non condividere.


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Finché non c'è condivisione, non c'è soluzione. È bene che queste figure apicali siano di comune gradimento.
Non dimentichiamo che la figura del direttore risponde degli atti. Porto un esempio. Il segretario generale di un Ministero non risponde degli atti dell'amministrazione, perché ha una funzione di coordinamento, mentre il direttore generale dell'istituto risponde di tutta la filiera, perché è sovraordinato e non è una figura di mero coordinamento. È un organo che risponde di tutta l'attività che a lui si riferisce ed è evidente che, quindi, occorre una leale collaborazione.
Io sono l'autore materiale e non solo il proponente dell'epoca, in quanto alla guida del Ministero della funzione pubblica nel 1992, della separazione: nel decreto legislativo n. 29 del 1993 la separazione fu un atto di mio pugno, sulla cui base anche Bassanini operò.
Personalmente continuo a credere in ciò. Facemmo bene allora a separare, non solo per le contingenti pulsioni del momento, le funzioni di indirizzo politico-amministrativo dalla funzione di gestione.
Infine, l'onorevole Gnecchi pone un problema sulle casse. Io sono molto lieto che me lo ponga, perché ho fortemente voluto la riforma contenuta nel decreto di manovra.
Il sistema delle casse è un sistema importante dimensionalmente e qualitativamente, perché è previdenza primaria e opera su raccolta obbligatoria.
Mi sono permesso di svolgere una semplice riflessione sul fatto che, laddove c'era previdenza primaria e raccolta obbligatoria, dovesse valere, a maggior ragione, ciò che applichiamo alla previdenza complementare e su base volontaria, attraverso due strumenti fondamentali, la regolazione prudenziale dell'asset allocation, cioè degli investimenti, e un'autorità di vigilanza, per le ragioni che prima ricordavo.
La vigilanza cartolare successiva può essere comprensibile nel rapporto fra ministero ed ente pubblico, ma non è sufficiente nel rapporto fra il ministero e un ente privato o privatizzato o una cassa privata o privatizzata.
Il ministero conserverà la vigilanza strategica di sostenibilità di lungo periodo e l'esame dei bilanci tecnici trentennali, che è un'attività tipicamente cartolare, ma la vigilanza operativa passa alla COVIP, il soggetto più prossimo che ha capacità di ispezione e di regolazione continua, ovviamente secondaria.
Ho avuto modo di spiegarlo anche all'associazione che riunisce le casse. Ciò non vuole essere per nulla un atto punitivo o frutto di un pregiudizio. Significa dare agli operatori, agli investitori, perché sono anche investitori importanti, un assetto complessivo e proporzionato di vigilanza in nome anche degli interessi in gioco, che sono quelli, in questo caso, dei liberi professionisti.
Poi ci sono i problemi che valuteremo alla luce dell'analisi dei bilanci tecnici, quando avremo modo di parlarne. Noi siamo abbiamo svolto le nostre valutazioni su di essi e il Ministero dell'economia e delle finanze sta svolgendo le proprie. Le incroceremo in un'unica valutazione di Governo. Probabilmente evidenzieranno alcuni problemi, a partire da quelli di carattere demografico, che non sono secondari.

PRESIDENTE. Ringrazio il signor Ministro per la sua disponibilità e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,10.

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