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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite
(XIII Camera e 9a Senato)
2.
Giovedì 6 novembre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 2

Audizione del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Mariann Fischer Boel, sulle proposte di regolamenti e di decisioni del Consiglio relative alla politica agricola comune (PAC) e alle politiche di sostegno allo sviluppo rurale (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):

Russo Paolo, Presidente ... 2 3 5 6 8 12 13 14 15 16
Andria Alfonso (PD) ... 5
Beccalossi Viviana (PdL) ... 6
Bellotti Luca (PdL) ... 14
De Camillis Sabrina (PdL) ... 14
Fischer Boel Mariann, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale ... 3 8 15
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 7
Gottardo Isidoro (PdL) ... 13
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 12
Ruvolo Giuseppe (UdC) ... 8
Rainieri Fabio (LNP) ... 13
Scarpa Bonazza Buora Paolo, Presidente della 9a Commissione del Senato ... 2 3
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONI RIUNITE
XIII (AGRICOLTURA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
E 9a (AGRICOLTURA E PRODUZIONE AGROALIMENTARE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di giovedì 6 novembre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PAOLO RUSSO

La seduta comincia alle 8,35.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Mariann Fischer Boel, sulle proposte di regolamenti e di decisioni del Consiglio relative alla politica agricola comune (PAC) e alle politiche di sostegno allo sviluppo rurale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Mariann Fischer Boel, sulle proposte di regolamenti e di decisioni del Consiglio relative alla politica agricola comune (PAC) e alle politiche di sostegno allo sviluppo rurale.
Ringrazio vivamente la signora Mariann Fischer Boel per aver accolto l'invito delle nostre Commissioni a discutere le proposte di revisione della PAC.
Su tale tema, le Commissioni agricoltura hanno attivato sia alla Camera che al Senato l'apposita procedura prevista dai regolamenti parlamentari per l'esame degli atti preparatori relativi alla normativa comunitaria. A tal fine, hanno svolto un'ampia e approfondita attività conoscitiva incontrando numerose rappresentanze degli operatori agricoli e agroalimentari. Nelle prossime sedute, anche sulla base degli elementi che potranno emergere dall'odierna audizione, procederanno a definire e approvare documenti di indirizzo, che avranno come destinatario il Governo italiano.
Ringraziamo non solo per la cortese presenza, ma anche per la costante assistenza alle Commissioni e l'attenzione per il nostro lavoro il Sottosegretario per le politiche agricole, alimentari e forestali Antonio Bonfiglio. Do la parola al presidente della Commissione agricoltura del Senato, senatore Scarpa Bonazza.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Presidente della 9a Commissione del Senato. Solo un breve indirizzo di saluto all'illustre convenuta Mariann Fischer Boel, che ho già avuto l'onore e il piacere di conoscere negli anni scorsi, quando esercitava il suo importante ruolo di Ministro dell'agricoltura, della pesca e degli affari marittimi della Danimarca, prima di diventare un'apprezzata e amata Commissaria europea all'agricoltura. Considero di assoluto interesse e attualità il fatto che oggi sia qui con noi, che partecipi oggi anche a un importante incontro con i giovani agricoltori del nostro Paese e che in questa fase finale della discussione, che ci porterà alla conclusione dell'Health check, ci possa delineare come il lavoro si stia definendo nell'ambito del Consiglio dei ministri dalla sua visuale, prospettando anche i lineamenti della futura politica agricola comunitaria. Grazie ancora di essere qui con noi.

PRESIDENTE. Grazie. Scusando i colleghi senatori, che alle 9,15 dovranno lasciare la seduta a causa dei lavori in Assemblea, darei la parola alla signora Fischer Boel; poi consentirei un primo


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giro di un intervento per gruppo, indipendentemente da Camera e Senato, e una prima replica della signora Fischer Boel.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Presidente della 9a Commissione del Senato. Signor presidente, confermo che, purtroppo alle 9,30 noi senatori anziani siamo convocati in Assemblea, per cui alle 9,15 dovremo lasciare l'aula.

PRESIDENTE. Come dicevo, quindi, procederemo ascoltando il Commissario Mariann Fischer Boel, e in seguito con un primo, rapido giro di interventi uno per gruppo, con una prima replica del Commissario e con ulteriori istanze.
Presumo che, quando il collega Paolo Scarpa si riferiva ai giovani agricoltori, non alludesse a noi.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Presidente della 9a Commissione del Senato. Naturalmente.

PRESIDENTE. Do quindi la parola al Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Mariann Fischer Boel.

MARIANN FISCHER BOEL, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Presidenti, onorevoli parlamentari, anch'io posso dire cari amici, perché è davvero piacevole rivedere volti già noti tra i presenti. È un grandissimo piacere essere di nuovo in Italia, dove mi sento sempre accolta da una squisita ospitalità. Come ex parlamentare, del resto, sono sempre molto interessata a incontrare e ascoltare persone appartenenti a Commissioni diverse, per avere un dibattito aperto e franco. Cercherò di rendere il mio intervento il più breve possibile, per riaprire poi il dibattito durante questa audizione.
Presumo che tutti voi abbiate rilevato come dalla scorsa estate il lavoro sia andato avanti a gonfie vele nell'ambito della Commissione europea e del Consiglio dei ministri dell'agricoltura. Al Consiglio di novembre, giungeremo alla fine del nostro Health check, della valutazione dello stato di salute della PAC (Politica Agricola Comune) e subito dopo inizieremo la discussione sulle prospettive finanziarie del post 2013 fino al 2020.
Tutti questi dibattiti si stanno svolgendo però in un'atmosfera di ansia. Dalla fine di agosto dell'anno scorso, infatti, abbiamo assistito a un vertiginoso aumento dei prezzi. Numerosi titoli dei giornali riguardavano tale aumento in tutta Europa, mentre soltanto adesso si constata un inizio di calo dei prezzi. Gli operatori stanno quindi nervosamente cominciando a parlare di volatilità del settore.
Per quanto riguarda l'agricoltura, abbiamo rilevato anche alcuni problemi sui mercati finanziari e siamo ansiosi di valutare l'impatto sull'economia diffusa, non potendo escludere ripercussioni anche sui prezzi dei terreni, laddove in alcune parti d'Europa i prezzi sono altissimi.
Dobbiamo quindi ricordarci tutti che il clima politico può cambiare rapidamente. Non credo però che tali cambiamenti possano modificare le nostre possibilità di ultimare il dibattito politico sulla valutazione dello stato di salute della PAC. Infatti i principi fondamentali sono rimasti immutati, e sono sicura che tali principi di base stiano rafforzando il settore dell'agricoltura e non piuttosto indebolendolo.
Dobbiamo considerare il mercato come un soggetto con cui lavorare, da non temere, e rendere più facile ai nostri agricoltori rispondere alle sue sollecitazioni. Credo che non dovremo attendere ancora molto per vedere il mercato in azione. L'anno scorso, i prezzi hanno iniziato ad aumentare vertiginosamente e il costo di una tonnellata di frumento a Rouen ha raggiunto i 300 euro. In conseguenza di questo, gli agricoltori hanno reagito al mercato, iniziando a seminare più terra per i cereali per il prossimo raccolto, perché abbiamo consentito di reinserire nella rotazione i seminativi messi a riposo, aumentando così la produzione del 6 per cento circa.
Se le nostre previsioni sono giuste e il tempo meteorologico tiene, nel 2008-2009 i raccolti saranno superiori, eccedendo i 300 milioni di tonnellate, rispetto ai 258 milioni


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di tonnellate dell'anno scorso. Attraverso l'Health check, la valutazione dello stato di salute della PAC, vogliamo aiutare gli agricoltori a rispondere alle sollecitazioni del mercato. Nell'Health check abbiamo offerto la possibilità di abolire completamente l'obbligo di messa a riposo.
Il settore lattiero caseario interessa molto la popolazione italiana. Nel 2003, abbiamo deciso di abolire 2015 il sistema delle quote latte il 31 marzo 2015. Desideriamo quindi preparare il settore e fornire adesso una sorta di atterraggio morbido aumentando le quote, per evitare che nel 2015 i produttori vadano a sbattere contro un muro e possano adattare il valore delle quote nel tempo che rimane.
Il secondo punto è il giusto tipo di sostegno. Non intendo buttar via tutti i fattori che hanno stabilizzato l'agricoltura, lasciando il settore agricolo a navigare da solo in un mare in tempesta. Sicuramente, voglio non destabilizzare l'agricoltura europea, ma mantenere il regime di pagamento unico, che considero un'importante rete di sicurezza per il reddito degli agricoltori. Desidero però essere sicura che questo regime funzioni meglio e fornisca una rete di sicurezza in tempi di crisi reali, evitando però che sia esso a stabilire i prezzi del mercato.
Considero opportuno occuparci anche della distribuzione del denaro agli agricoltori, perché dobbiamo essere in grado di spiegare ai nostri contribuenti i motivi e le modalità con cui paghiamo il nostro settore agricolo. Non possiamo non riconoscere ad esempio come i formaggi italiani di alta qualità richiedano un sostegno per la loro conservazione. Dobbiamo quindi aiutare i nostri agricoltori a far fronte alle sfide che ci attendono, quali innanzitutto il cambiamento climatico, la gestione delle risorse idriche - questione molto importante per l'Italia, le energie rinnovabili e la biodiversità.
Non saremo in grado di risolvere questi problemi senza fornire adeguati finanziamenti. Abbiamo quindi proposto di aumentare la modulazione, per cui il denaro proveniente dal primo pilastro andrebbe al secondo. Abbiamo suggerito di trasferire nel secondo pilastro la riduzione dell'8 per cento dei pagamenti diretti.
Ci chiediamo quale aspetto avrà la PAC dopo il 2013, ma dovremmo stabilire prima quale genere di politica vogliamo adottare e poi occuparci dell'adattamento del bilancio, ovvero di come trovare i mezzi finanziari per garantire un sostegno alla politica che vogliamo, e non il contrario. Dobbiamo essere in grado di esprimere i nostri intenti, perché, se non decidiamo le nostre politiche, posso garantirvi che saranno altri a farlo. In genere ci viene detto quanto abbiamo a nostra disposizione e quindi siamo noi che adattiamo le nostre politiche al bilancio a nostra disposizione: ma a me piacerebbe che si procedesse al contrario.
Sono sicura che per il periodo successivo al 2013 ci sarà un dibattito sulla distribuzione del denaro tra i diversi Stati membri. I 12 nuovi Stati membri temono infatti di non poter accettare la distribuzione sproporzionata attualmente in essere, perché il pagamento diretto, al momento dell'accessione, è stato legato alla produzione storica. La nuova distribuzione dovrà invece tener conto della concorrenza, e questo sarà uno dei punti principali.
Il 15 ottobre abbiamo presentato un Libro verde sulla qualità. Considero fondamentale per la produzione agricola europea del futuro essere in grado di fornire i maggiori livelli di qualità e credo che l'Italia, avendo una lunga tradizione anche come grande cucina, debba sfruttare questa opportunità, laddove in futuro non saremo in grado di competere con i Paesi a basso costo, come il Brasile, sulla produzione di massa. Per quanto riguarda però la qualità dei prodotti, noi dobbiamo utilizzare al meglio le nostre capacità, considerando anche che abbiamo a disposizione nuovi mercati in Asia. Non sottovaluterei la situazione economica anche in quelle parti del mondo, ma in ogni caso ci sono ancora persone che cercano prodotti europei di alta qualità.
Sono in Italia per celebrare il 50o anniversario della Fondazione Ceja, l'organizzazione dei giovani agricoltori, cui è necessario rendere omaggio, perché sono loro a introdurre innovazione e imprenditorialità.


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Creano e applicano infatti nuove idee, sono in grado di combattere anche in difficili situazioni di mercato e di innovare continuamente. Mi sento sempre molto a mio agio con i giovani agricoltori e desidero sottolineare che essi devono poter guadagnare denaro perché devono poter pagare la mia pensione. Grazie.

PRESIDENTE. Come concordato, do la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ALFONSO ANDRIA. Grazie, presidenti. Anche a nome del gruppo del Partito Democratico della Commissione agricoltura al Senato della Repubblica, mi permetta di rivolgerle, Commissario, il saluto e il benvenuto con un particolare compiacimento per il lavoro che ella va svolgendo, che ho avuto modo di apprezzare personalmente come membro del Parlamento europeo dal 2004 sino all'aprile 2008.
Vengo subito al problema per non sottrarre tempo ai colleghi. Personalmente, ho sempre guardato alla politica agricola comune come a uno strumento di coesione territoriale. La dimensione territoriale della PAC è infatti assolutamente incontestabile e rappresenta uno strumento di integrazione. Si ribadisce spesso che gli agricoltori sono i più antichi europeisti. Ci compiace verificare poi questa nuova intrapresa che i giovani agricoltori italiani portano avanti anche con strumenti innovativi, dando luogo ad una nuova configurazione dell'imprenditore agricolo.
All'interno degli strumenti del pacchetto legislativo-regolamentare, che le istituzioni europee hanno licenziato per il periodo di programmazione 2007-2013, con riguardo ai fondi strutturali, abbiamo avuto cura - in quel momento ero tra i relatori sulla politica di coesione, sul regolamento per il fondo europeo dello sviluppo regionale - di mettere insieme lo sviluppo e la dimensione urbana con la dimensione rurale, ritenendo che soprattutto le zone rurali più prossime ai centri urbani avessero un particolare ruolo nello sviluppo delle città.
Da questo punto di vista, introduco il primo degli argomenti in discussione, il problema delle quote latte, che ella ha poc'anzi accennato e che tuttavia non è esaustivo delle problematiche e sarebbe riduttivo considerare l'unico problema, seppure in alcune realtà del nostro Paese se ne dibatta continuamente per la legittima aspettativa degli operatori del settore. La soppressione del legame tra aiuti a livello di produzione per alcuni prodotti, gli acquisti delle eccedenze attraverso i magazzini pubblici dell'Unione europea, il trasferimento di una parte degli aiuti europei dal sostegno ai mercati agricoli al mondo rurale, il passaggio dal primo al secondo pilastro, la modulazione sono questioni che hanno occupato anche il Parlamento italiano. La realtà in cui operiamo in entrambe le Commissioni agricoltura della Camera dei deputati e del Senato è vivacemente impegnata sull'argomento, come anche i partiti politici.
Alcune settimane fa, il Partito Democratico ha infatti promosso un'iniziativa rilevante, invitando il relatore in seno al Parlamento europeo sull'Health check della PAC, il collega Luis Manuel Capoulas Santos, per una giornata di approfondimento, una sorta di seminario aperto a tutti i gruppi parlamentari delle Commissioni competenti di Camera e Senato, agricoltura e politiche comunitarie, così come naturalmente alla rappresentanza di Governo. Molti colleghi hanno ritenuto estremamente utile quel tipo di approfondimento, che abbiamo promosso anche per approfondire le nostre conoscenze attraverso la voce di uno dei protagonisti di questa materia.
In tale circostanza, abbiamo appreso come il lavoro di sintesi operato in seno al Parlamento europeo sia stato particolarmente delicato, dando atto al collega Capoulas Santos di aver trovato una sorta di compromesso dinamico sull'insieme degli strumenti per lo stato di salute della PAC.
Da questo punto di vista, vorrei accennare ad alcune questioni, una delle quali ha occupato la riflessione anche a livello nazionale in un vertice informale svolto qualche giorno fa a Verona sul tema del tabacco. Su questo argomento, le chiedo un particolare chiarimento, facendo però precedere


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questa richiesta da un'istanza largamente avvertita all'interno delle Commissioni da parte di tutte le rappresentanze politiche. Nella realtà italiana, che ella ben conosce, e soprattutto in alcune regioni quali l'Umbria, il Veneto e la Campania rilevanti questioni interessano l'occupazione e il reddito. All'interno dei 400 mila lavoratori europei che si occupano di queste questioni connesse al tabacco, in Italia ne abbiamo infatti circa 100 mila con un fatturato annuo di 390 milioni, a fronte delle importazioni del tabacco che si potrebbero verificare da Paesi terzi.
Come comunicato dal Ministro competente per le politiche agricole Luca Zaia, di concerto con i suoi colleghi di altri Paesi (la Bulgaria, la Grecia, la Francia, la Polonia, la Romania, la Spagna e l'Ungheria), intendiamo chiedere una proroga degli aiuti accoppiati al tabacco fino al 2013.
L'antefatto è ben noto: nel 2004 la minoranza di blocco contraria al disaccoppiamento totale riuscì a ottenere il disaccoppiamento parziale degli aiuti al tabacco. Oggi, si rileva una grande aspettativa, per cui le chiedo non soltanto di valutare con l'attenzione e l'equilibrio che tutti le riconosciamo questa istanza unanimemente proveniente dal settore, ma anche di mettere a parte i colleghi delle due Commissioni sullo stato di avanzamento e sulle concrete possibilità di uno sbocco positivo intorno a una questione così avvertita e cruciale per alcune economie locali. Vorrei chiederle un minimo approfondimento sulla nuova formulazione dell'articolo 68, ex articolo 69, tema che ci interessa insieme con il Ministro, con l'onorevole Sottosegretario, e di cui abbiamo discusso anche nel confronto tra le Commissioni, formando poi il nostro giudizio e dando alla deputazione parlamentare italiana espressa nel Parlamento europeo il massimo supporto favorendo la sinergia tra i parlamentari europei e il Parlamento italiano. Su queste questioni sarebbe necessario un approfondimento.
Mi limito a porle due domande conclusive per flash. Sappiamo che un banco di prova molto rilevante attende le istituzioni europee e i Governi nazionali nel 2009 ed è quello relativo alle dotazioni finanziarie, alla verifica del bilancio complessivo dell'Unione europea. Ritengo che ogni risultato, anche quello migliore che auspichiamo per il nostro Paese e per gli altri 26 Paesi membri dell'Unione europea, che verrà raggiunto al termine dell'iter procedurale e del pronunciamento che il Parlamento europeo il 19 novembre avrà sull'argomento, poi del successivo Consiglio che non so se verrà mantenuto così come originariamente programmato, richieda la definizione nello scorcio di anno che abbiamo davanti del problema della politica agricola comune e la valutazione del suo stato di salute. Vorrei sapere dunque quali rischi si intravedano rispetto alle dotazioni finanziarie. Non vorremmo che i risultati conseguiti venissero vanificati nel momento della verifica delle dotazioni finanziarie.
L'ultimo argomento s'incrocia con un fatto di attualità, perché ieri pomeriggio in quest'aula abbiamo avuto un'ulteriore audizione sull'argomento. Durante una precedente seduta delle Commissioni riunite e anche insieme con la Commissione esteri, siamo stati informati dal Direttore generale della FAO, Jacques Diouf, dell'impegno assunto dal Presidente della Commissione europea in ordine alle questioni della fame nel mondo, cioè all'assegnazione di una quota residua del 2008 rinveniente dai fondi della per la politica agricola comune come sostegno ai Paesi svantaggiati, in cui la povertà produce il rischio di morti per inedia. Vorremmo sapere se il Commissario intenda dare un impulso in questo senso.

PRESIDENTE. Nel salutare il collega Lusetti, che abbiamo il privilegio di avere oggi con noi, darei la parola alla collega Viviana Beccalossi, chiedendo a lei, che non ha esperienza come parlamentare europea, quella brevità che il collega Andria non ci ha offerto.

VIVIANA BECCALOSSI. Essendo lombarda, la concretezza appartiene al mio DNA. Condivido molte delle considerazioni del senatore Andria.
Nel salutare Mariann Fischer Boel, che ringrazio per la sua presenza, mi preme


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rilevare come stiamo affrontando la revisione della PAC alla Camera e al Senato cercando di rappresentare gli interessi degli agricoltori italiani, a prescindere dal colore politico o dall'organizzazione di categoria. Le porto quindi il saluto a nome degli italiani e degli agricoltori di tutti i colori politici e di tutte le organizzazioni agricole.
Il clima di ansia per la volatilità dei prezzi citato dal Commissario si sta diffondendo anche in Italia, dal momento che l'agricoltura dipende sempre di più dalla finanza, dalle bioenergie, dai fattori climatici, dalle emergenze igienico-sanitarie, fattori poco gestibili. Dal 2003, si è cominciato a parlare di revisione della PAC e uno degli argomenti da lei citati riguarda la questione delle quote latte, che abbiamo dibattuto in occasione degli Stati generali del latte tenuti circa un anno fa in Lombardia. In Italia, tale tema preoccupa molto, in particolare in alcune regioni produttrici della maggioranza del latte. Come da lei rilevato, si teme di giungere alla chiusura del regime delle quote latte senza che gli agricoltori siano pronti ad affrontare il libero mercato. Considero quindi giusto arrivarvi attraverso un atterraggio morbido, con un aumento proporzionale e annuale delle quote latte. Vorrei sapere se il Commissario Mariann Fischer Boel ritenga che la distribuzione delle quote in più debba essere data a tutti gli agricoltori, anche a coloro che notoriamente non hanno rispettato il regime delle quote latte, giacché in Italia si rileva il problema degli splafonatori storici, o se questo invece cozzi con una politica europea in tal senso.
A prescindere dal colore politico, gli agricoltori italiani hanno una preoccupazione. È unanimemente chiaro che, a prescindere da modulazione o premi sulla qualità, nel bilancio europeo il capitolo agricoltura peserà sempre meno, sebbene storicamente abbia rappresentato la voce di spesa più importante. Questo contrasta con le crescenti richieste formulate dalle politiche europee al mondo agricolo, al quale si chiede di essere ecocompatibile e sicuro, di garantire un armonioso rapporto con l'ambiente, di dimostrare attenzione verso il benessere animale e l'estetica della campagna. Vorrei sapere se ritenga possibile conciliare questo con il reddito al mondo agricolo in una situazione in cui è necessario confrontarsi con il mondo finanziario e con il clima che sta cambiando: ritiene sia possibile continuare a fare l'agricoltore? Personalmente credo che avremo grossi problemi.
Nel 2003, abbiamo iniziato a parlare di revisione della PAC, ma ritengo che, poiché la politica cammina sulle gambe degli uomini, un giorno potremmo prendere atto di aver sbagliato. Abbiamo quindi il dovere di rivedere alcune posizioni, aspetto su cui la politica deve essere unita a livello non solo italiano, ma anche europeo.

SEBASTIANO FOGLIATO. Ringrazio anch'io a nome del gruppo della Lega Nord il Commissario Mariann Fischer Boel, che ci ha onorato della sua presenza. Innanzitutto, constato come abbia espresso con chiarezza le esigenze dell'agricoltura. Vorrei stimolarla su alcuni argomenti, evidenziando soprattutto come la politica sia tacciata di utilizzare per l'agricoltura molte risorse dell'Unione europea. La politica deve tutelare l'agricoltura, che riveste un ruolo strategico e fondamentale, il quale deve essere riconosciuto in termini di reddito, permettendo agli agricoltori di continuare a lavorare e a presidiare il territorio. Si tratta quindi di un settore che possiede un valore superiore a quello che sembra e deve essere valutato non solo in base all'incidenza sul PIL, ma anche considerando come occupi i due terzi del territorio. È quindi necessario calcolarne anche le esternalità positive, quali la tutela dell'ambiente. Se dunque non avremo un'agricoltura attiva sul territorio, dovremo sostenere costi superiori ai sussidi garantiti agli agricoltori. Dobbiamo dunque valutare questi fattori positivi.
Raccomando quindi che le politiche agricole definite a livello europeo siano più attinenti. Poiché nascono da negoziati che richiedono anni, talvolta quando vengono applicate non corrispondono più alla realtà del momento, come in passato hanno dimostrato le scelte sui set aside o sugli aiuti


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disaccoppiati, laddove in Italia la produzione di grano duro era stata quasi abbandonata, facendo lievitare molto il prezzo. Occorre dunque realizzare una politica europea più attuale rispetto ai cambiamenti che si verificano in Italia, negli altri Paesi e nel mondo, in grado di dimostrarsi più vicina all'agricoltore.
Desidero esprimere un'altra considerazione sui piani di sviluppo rurali (PSR). Ritengo che a livello comunitario debba essere modificato il modo di considerare l'efficienza di questi piani, non limitandosi a valutarne solo l'efficienza amministrativa, quindi la capacità di spesa, ma considerando anche l'efficacia dei risultati prodotti. È quindi doveroso individuare una sintesi, anche perché spesso l'agricoltore riceve solo parzialmente questi soldi, in parte assorbiti per l'amministrazione e la gestione dei piani. Devono essere quindi valutati diversamente e resi più efficienti, affinché aiutino l'agricoltore a rimanere sul territorio, svolgendo un ruolo fondamentale, di cui tutti beneficiano. Se infatti l'agricoltura non si occupasse di mantenere bello un territorio, il turismo non avrebbe lo stesso impatto.
È dunque necessario contrastare l'opinione diffusa secondo cui l'agricoltura sarebbe assistita e promuovere a livello anche mediatico una campagna che garantisca un dibattito più sereno e illustri l'impiego di queste risorse europee.
La ringrazio di essere stata con noi per esporci le ultime linee in materia di politiche di programmazione dell'Unione europea.

GIUSEPPE RUVOLO. Le assicuro, presidente, che mi atterrò ai tempi europei.

PRESIDENTE. Lunedì, ho avuto il privilegio di partecipare al meeting dei presidenti di Commissione agricoltura a Bruxelles, al quale ha partecipato Mariann Fischer Boel, e tutti abbiamo espresso le nostre considerazioni in 140 secondi.

GIUSEPPE RUVOLO. Rispetterò ancora di più i tempi europei.
Rivolgo innanzitutto un saluto al Commissario anche a nome dell'UDC. Desidero porre subito alcune domande specifiche. Lei ha parlato della sfida per il futuro, elencando alcune questioni forti, quali la genetica, il settore idrico, la biodiversità. Vorremmo quindi conoscere la sua linea di pensiero relativamente agli OGM.
Per quanto riguarda la produzione del grano e dei cereali, che lei considera sufficiente, le cito un dato di queste ore. Nell'area meridionale di questo Paese, gli agricoltori hanno deciso di non seminare perché i costi di produzione non garantiscono un prezzo sul mercato in grado di mantenere in vita un'impresa agricola. In questo scenario, vorrei sapere quali iniziative possa intraprendere il suo Ministero.
Un anno fa, lei dichiarava che gli agricoltori europei dovranno trovarsi un secondo lavoro, un'altra fonte di reddito in vista della riduzione del budget agricolo dopo il 2013. Rispetto all'anno scorso lo scenario è radicalmente cambiato, per cui vorremmo sapere se sia rimasta di questa opinione o abbia altre soluzioni da suggerirci.

PRESIDENTE. Grazie. Chiederei a Mariann Fischer Boel di cominciare a darci qualche sua utile valutazione sulle sollecitazioni che sono state qui fornite. Do quindi la parola al Commissario per la replica.

MARIANN FISCHER BOEL, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Grazie, signor presidente. Mi trovo in una posizione più vantaggiosa rispetto a quella dei Parlamentari che si sono riuniti a Bruxelles l'altra settimana, perché i 140 secondi prima citati non mi basterebbero per rispondere a tutte le domande che mi sono state rivolte in questa sede.
Inizierò dal settore lattiero caseario, che rappresenta uno dei settori in cui sarà molto importante per il vostro Paese e per il Ministro italiano Zaia uscire dai negoziati al Consiglio di novembre con un buon pacchetto per l'Italia. Il motivo per cui abbiamo deciso di aumentare le quote del 2 per cento dal 1 aprile è stata la considerazione


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dei prezzi che abbiamo visto lo scorso autunno: credo che sia stato molto apprezzato il fatto che abbiamo offerto la possibilità di avviare l'aumento del sistema delle quote latte. Abbiamo proposto un ulteriore aumento del 5 per cento spalmato nei prossimi 5 anni all'interno della PAC, ma il vostro Ministro ci ha detto chiaramente che avete bisogno di una maggiore quantità. Avere un'eccedenza di produzione vi costringe al pagamento di sovrattasse. Per ciò la richiesta da parte dell'Italia è quella di anticipare parte dell'aumento delle quote. Spetta alla Commissione presentare proposte, ma al Consiglio dei ministri dell'agricoltura decidere. Credo che ciò sarà possibile e nel primo documento di compromesso proporrò che si chieda agli Stati membri se sono d'accordo che si anticipi l'attuazione delle quote di latte in alcuni degli Stati membri.
Il relatore Capoulas Santos è stato vostro ospite e avete riferito che la sua relazione è stata molto forte. Devo dire però che la relazione di Capoulas Santos ha ricevuto 1.000 emendamenti all'interno del Parlamento europeo. Quando infatti si svolge un dibattito sulle politiche agricole, emergono approcci così diversi in merito ai propri bisogni che ad esempio, nel caso del latte, ci sarà uno Stato membro che pretende un aumento pari a zero, e altri Paesi invece, come l'Italia, che chiederanno l'anticipazione di un ulteriore aumento del 10 per cento. In tutti i compromessi politici, è necessario cercare a metà strada un punto di arrivo, come avverrà nella riunione del Consiglio di novembre.
Sono comunque ottimista e convinta della possibilità che si raggiunga un compromesso, tenendo conto delle specificità di alcuni Stati membri. Per quanto riguarda le quote latte in Europa, oggi non soddisfiamo i requisiti, perché alcuni Paesi sono del 10-20 per cento al di sotto delle quote. Spesso, quindi, viene proposto di redistribuire le quote non usate, ipotesi apparentemente plausibile, che però non garantirebbe prevedibilità agli agricoltori, che produrrebbero ignorando se entro la fine dell'anno saranno costretti o meno a pagare la supertassa, non sapendo quanta parte della loro produzione sarà considerata eccedente. Ritengo che questo non sia l'approccio più idoneo per la società agricola.
Emerge inoltre la questione riguardante la possibilità di mantenere vivo il settore lattiero-caseario in regioni che sono difficili o perché, ad esempio, montagnose, o perché la produzione lattiero-casearia è per loro l'unica attività possibile. Offriremo quindi la possibilità agli Stati membri di utilizzare parte del denaro modulato, per includere un piccolo pacchetto per il latte in considerazione delle nuove sfide che si pongono dinanzi a noi: energie rinnovabili, biodiversità, gestione risorse idriche e cambiamenti climatici. Questo potrebbe aiutare i Paesi a garantire che la produzione lattiero casearia non scompaia da certe regioni. Questa richiesta è stata specificamente formulata dalla Germania. Soddisfare questi requisiti e queste nuove sfide della produzione lattiero casearia richiede maggiore modulazione. Conosco la posizione italiana: avete una percentuale tra 0 e 15. Alcuni Paesi chiedono 10 più 5, insieme a fondi comuni d'investimento e piani assicurativi. Anche in questo caso vedete quanto siano diverse le posizioni dei vari Stati membri.
Potrei parlare a lungo del tabacco, ma, lasciata l'Aula, vi chiedereste cosa ho detto. Sarò estremamente chiara su quanto è possibile fare. Il tabacco non fa parte dell'Health check, della valutazione dello stato di salute della PAC. Nel 2004, infatti, insieme ad altri prodotti mediterranei, è stato regolamentato con approvazione unanime all'interno del Consiglio. Tutti i Paesi membri produttori di tabacco hanno votato a favore di questa riforma. Posso garantire quindi che la possibilità di riaprire questa riforma è fuori discussione, perché non rientra nell'Health check e perché non esistono proposte al riguardo.
Dovete essere in grado di spiegare ai vostri produttori di tabacco che si tratta della riforma del 2004, quando sapevate cosa sarebbe accaduto nel 2010 e che sarebbe stato necessario prepararvi ai cambiamenti, disaccoppiando il 50 per cento dei pagamenti diretti. Nella politica di sviluppo rurale, dovete quindi individuare strumenti in grado di aiutare le Regioni


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produttrici di tabacco e i produttori. Credo che dobbiate riconoscere che non si può continuare a produrre tabacco che nessuno vuole fumare, e quindi migliorare la qualità, se volete mantenere la produzione del tabacco, oppure aiutare i produttori di tabacco a fare qualcosa di diverso con il denaro a vostra disposizione.
Politicamente, quindi, dovete escludere la possibilità di una riapertura e dimostrarvi costruttivi a vantaggio dei produttori. Non voglio sottovalutare la portata delle difficoltà, ma, aspettando che la Commissione e il Consiglio risolvano i problemi, ingannereste la vostra gente. Vi esorto quindi a individuare soluzioni nell'ambito delle possibilità offerte e a discutere le vostre esigenze. Se continuo a parlare, voi continuerete a ribadire l'esigenza di riconsiderare la riforma, ma questo non accadrà. Dovete sfruttare al meglio la situazione, consapevoli dell'impossibilità politica di indurre il Consiglio a una riapertura.
Qui non siamo in una Commissione sanità; sapete che esistono Commissioni sanità in alcuni Stati membri che non vorrebbero mai che ciò accadesse. E d'altra parte io stessa non lo proporrei mai. Dovete quindi continuare, perché ne avete le possibilità. Per eventuali dubbi potete contattarci a Bruxelles, ove la direzione generale competente sarà a disposizione per aiutarvi a trovare le soluzioni. Sono consapevole di essere brutale in questo caso, ma lo ritengo necessario.
Per quanto riguarda l'articolo 68, nella riforma del 2003 è stata introdotta la possibilità di prendere il 10 per cento dei pagamenti diretti, tenerlo nel primo pilastro - il che significa che questo 10 per cento non è cofinanziato - e utilizzarlo. Nel 2003 c'erano possibilità molto limitate, mentre adesso abbiamo aperto il menu dell'articolo 68 e introdotto i fondi comuni di investimento e i piani assicurativi per coprire le malattie animali e le condizioni climatiche avverse. A tale proposito vorrei chiarire tale assicurazione non copre i redditi degli agricoltori, per cui non ci troviamo di fronte a una rete di sicurezza per i redditi. In questa situazione possiamo elaborare un regime, che aiuti gli agricoltori nel caso in cui il loro reddito scenda più del 30 per cento, per cui subentriamo noi con una compensazione. Credo che questa sia un'ottima idea. Non voglio entrare in dettagli in merito a quale parte di questo 10 per cento possa essere utilizzata come pagamento accoppiato. Noi diciamo che è il 2,5 per cento, ma potrebbero esserci piccole variazioni di flessibilità: di sicuro, comunque, non si arriva al 5 per cento.
Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Beccalossi, quando visito gli Stati membri e parlo dell'immagine dell'agricoltura, ribadisco sempre che la prima priorità per l'agricoltura in Europa è produrre alimenti. L'agricoltura continua a produrre cibo e prodotti alimentari di alta qualità. In secondo luogo, utilizzeremo ulteriori possibilità, aiutando il settore agricolo a entrare nel settore della produzione energetica con il sostegno del denaro modulato: producendo biodiesel e bioetanolo, ma anche altri tipi di energia, come ad esempio l'elettricità, l'agricoltura può così contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.
L'agricoltura si è comportata molto bene, riducendo le emissioni di gas serra rispetto al 1990, ma, considerati gli obiettivi, si deve ancora lavorare. Se possiamo contribuire alla produzione di energia, la nostra posizione è forte. Dobbiamo quindi promuovere forme di collaborazione tra gli agricoltori per coinvolgerli nella produzione di energia, con le giuste decisioni politiche in tema di sostenibilità e con il giusto sostegno.
Ritengo importante anche un'altra questione: in che modo comunichiamo alla società l'entità di quanto il settore agricolo fornisce? Credo che vi sia spazio per ulteriori miglioramenti in questo rapporto di comunicazione. Sono certa che verrà rivolta molta attenzione a come spenderemo il nostro denaro. Dobbiamo essere in grado di spiegare che già oggi gli agricoltori stanno fornendo enormi vantaggi e benefici alla società, mantenendo intatti il paesaggio e i valori culturali nelle aree rurali. Se vogliamo conservare il nostro budget, dobbiamo essere in grado di spiegare meglio


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che disponiamo di un'enorme gamma di strumenti con i quali possiamo migliorare la qualità delle nostre aree rurali.
Per quanto riguarda le prospettive finanziarie, si avvierà una discussione sulla situazione fino al 2013. Adesso mi atterrò al bilancio assegnato all'agricoltura nel 2002 per il periodo fino al 2013, senza alcuna rinuncia.
La semplificazione continuerà ad essere un esercizio nel settore agricolo. Credo che si possa fare molto per semplificare le nostre norme e renderle più appetibili per gli agricoltori e per coloro che controllano il sistema. Nell'Health check abbiamo cercato di semplificare la condizionalità, che gli agricoltori hanno percepito con grande difficoltà, ritenendola un elemento difficile da gestire. Quando abbiamo disaccoppiato i pagamenti diretti agli agricoltori, il nostro obiettivo primario era garantire loro la possibilità di rispondere ai mercati. Oggi, pensando a un disaccoppiamento del grano duro, i prezzi sono aumentati e, appena viene recepito l'aumento dei prezzi in un determinato settore, si sceglie immediatamente di lavorare in quello. La flessibilità con i pagamenti disaccoppiati è quindi molto più consistente.
Mi stupisce che qualcuno ricordi ancora la mia dichiarazione del Natale 2007, in cui ho affermato che gli agricoltori avrebbero dovuto trovarsi un secondo lavoro. All'epoca questo suscitò reazioni in Francia e la Commissione agricoltura si meravigliò del fatto che potessi addirittura suggerire agli agricoltori una scelta simile. Ritengo però che ci sia stato un equivoco. Non ho infatti suggerito loro di avere un secondo reddito, bensì ho sottolineato la necessità di diversificare l'attività agricola.
Per me è ovvio che, con i finanziamenti per lo sviluppo rurale, se si vive in una zona particolarmente bella e si dispone delle strutture più idonee, si hanno enormi possibilità di diversificare, alimentando il turismo e la vendita diretta dei prodotti agricoli. Ho quindi suggerito agli agricoltori non di lavorare part time in altri settori quali quello della scuola, né di occuparsi di altro o destinare i loro campi al calcio, bensì di diversificare la produzione.
Avete rilevato come oggi gli agricoltori siano particolarmente ansiosi, come evidenziato nel mio intervento iniziale. Bisogna tener conto della volatilità del mercato, considerare come nell'autunno 2006 i prezzi fossero piuttosto bassi, gli agricoltori abbiano continuato nello stesso modo e nel 2007 si sia assistito a un enorme e inaspettato aumento. Abbiamo ascoltato molti analisti economici, nessuno dei quali aveva previsto una cosa del genere. Nessuno sa già adesso quale sarà il livello dei prezzi il prossimo anno, perché questo dipende dal mercato mondiale. Viviamo infatti in un mondo globale e i risultati del raccolto in Australia, in Canada o in America del sud saranno determinanti anche per il livello dei prezzi in Europa. Se c'è una siccità in Australia, ci saranno immediate ripercussioni sui prezzi europei.
Si rileva quindi un'ansia maggiore rispetto al passato. Gli agricoltori sono preoccupati anche perché i prezzi dei fertilizzanti sono aumentati moltissimo, giacché sono legati ai prezzi energetici. Ma credo che proprio per questo il loro livello ricomincerà a scendere.
Gli OGM rappresentano il mio settore preferito. So che alcune regioni italiane sono fermamente contrarie alla possibilità di utilizzare gli OGM. Una regione può decidere volontariamente di non avviare la produzione di OGM, ma può legiferare in materia, perché non sarebbe conforme alle regole.
Per quanto mi riguarda, credo sia importante separare le importazioni dalla coltivazione. In genere mi concentro sulle importazioni, in quanto abbiamo un enorme interesse all'importazione di soia dall'America del sud e dagli Stati Uniti. Se non potessimo importare soia, tutta la produzione di carne in Europa calerebbe in maniera drammatica. Il 90 per cento della soia importata oggi è già geneticamente modificata e rinunciarvi sarebbe terribile per il nostro settore. Dobbiamo chiederci cosa accadrebbe, se impedissimo l'importazione di OGM o fossimo troppo lenti ad approvare nuovi tipi di OGM - e quando dico «approvare», intendo sempre con il mantenimento di un'estrema prudenza sul piano della salute


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sia umana che ambientale. Ma se noi fossimo riluttanti in merito a questa questione, cosa accadrebbe? Basterebbe semplicemente spostare la produzione fuori dall'Europa, negli Stati Uniti, in Argentina o in Brasile? Allora dovremmo poi aumentare le nostre importazioni, ma questo in Europa vuol dire «restrizioni»: quindi i costi di produzione aumenterebbero per i nostri stessi beni, mentre scenderebbero per quei produttori che dispongono di OMG. In talune parti d'Europa, i consumatori importerebbero carne ai prezzi più bassi possibile, e quella carne proveniente da animali allevati con mangimi OGM che in Europa non sono neanche consentiti. Così facendo, ci daremmo quindi la zappa sui piedi e inganneremmo i nostri stessi consumatori.
Desidero comunque non sottovalutare l'importanza del settore delle coltivazioni biologiche. Ma se non avremo alcuna tolleranza verso gli OGM, incontreremo enormi difficoltà. Sono favorevole alla produzione biologica, ma i consumatori sarebbero i primi a pagare il prezzo più alto per queste decisioni.
Sarò molto franca. Nel dibattere questi argomenti negli Stati membri e nel Consiglio, mi accorgo di come i ministri, che sono interessati primariamente a essere rieletti, affrontano la questione con una certa esitazione, portandosi dietro l'approccio emotivo e non scientifico dei loro stessi cittadini nei confronti degli OGM, per cui percepiamo riluttanza anche all'interno del Consiglio. Essi sostengono di essere pronti ad assumersi la responsabilità politica, laddove il sistema di approvazioni funzioni bene. Vi chiedo quindi di non dire che io voglio diminuire la qualità del nostro sistema di approvazione. Ma vi chiedo anche di fidarvi dei dati scientifici. Mi scuso, signor presidente, per essermi dilungata.

PRESIDENTE. No, assolutamente. Abbiamo alcuni istanti per qualche domanda flash. Chiedo quindi estrema sintesi negli interventi.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Grazie per la sua presenza, per il contributo che ci ha offerto e per i tanti stimoli forniti al dibattito. Consideriamo la sua presenza ancora più importante, perché oggi rappresenta la Comunità europea. Come Partito Democratico, infatti, crediamo alla Comunità europea non come insieme di burocrati, ma come comunità capace di esprimere solidarietà e grande forza e di stimolare quanto già esiste nei singoli territori. Perciò abbiamo approvato ultimamente il Trattato di Lisbona. Vorrei partire da qui per analizzare rapidamente la PAC e la tematica del disaccoppiamento.
La PAC è frutto del suo tempo. Per quanto ci riguarda, abbiamo dovuto favorire le produzioni o tentato di evitare le distorsioni del mercato, prevedendo anche il disaccoppiamento per non incidere su di esso. Oggi, però, come lei ha brillantemente evidenziato, ci troviamo dinanzi a una situazione diversa. In Italia, in un anno abbiamo registrato il 32 per cento di aumento della pasta, ci illudiamo che i nostri magazzini siano pieni di carne, di cereali e di altri prodotti mentre invece sono vuoti e l'Italia è costretta a importare il 50 per cento di grano duro, il 70 per cento di grano tenero, il 25 per cento di mais, il 90 per cento di soia e il 50 per cento di carne. Nel mondo si producono 276 milioni di tonnellate di carne, ma presto ne occorreranno altri 70-80 milioni, mentre l'offerta è rigida ed è difficile accrescerla.
Anche la Comunità europea incontra questi problemi, importando moltissimo, giacché in Europa arrivano l'85 per cento delle esportazioni agricole africane e il 45 per cento di quelle del Sud America.
Non possiedo una risposta, Commissario, però mi chiedo come si possa ancora adottare una politica del disaccoppiamento quando le nostre scorte sono ridotte, e come si possa favorire i giovani e fornire loro una prospettiva. Confidiamo che l'agricoltura sia al centro della politica economica europea, ma non dare prospettive ai giovani e non favorire il ricambio generazionale provoca evidenti problemi. Dobbiamo quindi valutare l'opportunità di procedere in una politica del disaccoppiamento.


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Poiché la mia cultura mi induce a tralasciare ciò che ci divide e a valorizzare quanto ci unisce, preferisco non affrontare oggi il tema degli OGM, di cui avremmo una diversa valutazione. Sarà però necessaria una valutazione complessiva sul dopo 2013 e su come procedere, valutando in che modo la Comunità europea, che è una comunità di solidarietà e fratellanza e non solo di mercato, possa aiutare gli altri Stati e le regioni con minori risorse.
Vorrei sapere se oggi sia possibile realizzare insieme una politica che consenta di non eliminare le risorse finora assegnato all'agricoltura dalla Comunità europea. In una situazione di prezzi elevati e di forte crisi alimentare, la Comunità europea deve mettere a disposizione dell'agricoltore le stesse risorse.
Aggiungo un'ultima preghiera sul tabacco, perché, pur comprendendo la diversità di vedute, in un clima di solidarietà dobbiamo collaborare per risolvere un problema che riguarda intere regioni della nostra Italia.

PRESIDENTE. Do la parola al collega Gottardo, informando lui, il collega Rainieri e il collega Bellotti che dopo due minuti dovrò interromperli.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Commissario, lei comprenderà come sia difficile il compito del Ministro Luca Zaia nel rappresentare un Paese che ha i piedi nel Mediterraneo, con tutto ciò che riguarda quel clima, quelle produzioni e quelle situazioni di concorrenza, e la testa nelle Alpi, con necessità quindi ben diverse. Questa è infatti la caratteristica del nostro Paese, che spesso induce chi deve rappresentarlo nei negoziati internazionali a partire da un pacchetto, che rappresenta una sorta di compromesso interno, prima di andare in sede europea.
Considero urgente l'adeguamento delle quote latte, ma ritengo opportuno che, proprio per i riflessi e le implicazioni che le quote latte hanno sulle politiche ambientali e sociali, sul problema dell'abbandono rurale, la Commissione europea leghi questo aumento a criteri di radicamento. Credo infatti che la Germania o altri Paesi abbiano profondamente ragione nel rifiutarsi di lasciare gli Stati membri liberi di usare a piacimento le quote latte, orientandoli invece secondo precisi criteri.
Ritengo che ci si occupi poco della ricaduta che l'attuale crisi economica avrà sull'agricoltura europea. Vorrei sapere quindi innanzitutto se si stia riflettendo sulle eventuali implicazioni di una chiusura della libera circolazione nel mercato da parte degli Stati Uniti d'America, come reazione a questa politica di crisi. All'indomani delle elezioni americane, il dibattito lascia infatti trapelare la possibilità di un cambio di rotta nell'impostazione della libera circolazione. Si parla di aiuti di Stato in agricoltura, del problema delle banche e dei settori. Per quanto riguarda l'agricoltura, nessuno ha ancora affrontato questo importante tema.
Appare interessante quanto da lei dichiarato in merito al problema del sostegno al reddito degli agricoltori in un momento di grave difficoltà. Lei accennava a un calo di reddito del 30 per cento, che sarebbe però importante legare anche a fattori straordinari e non eccezionali. Ritengo che l'Unione europea non possa mantenere inalterata la sua politica di aiuto per le avversità atmosferiche, prescindendo dalla grave crisi che è in atto.

FABIO RAINIERI. Sarò brevissimo. Desidero porre alcune domande molto semplici, una delle quali riguarda la questione blue tongue. In Italia, soprattutto in Lombardia e nel Lazio, abbiamo questo grave problema, il quale, in attesa che la Commissione europea trovi una soluzione, sta creando gravi disagi alle aziende agricole.
Il Commissario ha citato l'aumento dei prezzi senza operare una netta distinzione tra produzione e mercato. Purtroppo, infatti, i prezzi sono aumentati nei mercati ma, non alla produzione. Gli agricoltori non hanno avuto alcun beneficio da questo aumento, subendo anzi un aggravio di costi di produzione dai concimi, all'energia e ai carburanti. Anche su questo chiederei un chiarimento da parte del Commissario.


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Ritengo che sul latte sia stato detto molto, non rispettando però la verità, giacché molti Stati membri dell'Europa hanno due, tre o anche quattro volte la produzione rispetto al consumo interno, mente l'Italia ha il 50 per cento della produzione rispetto al consumo. Considero dunque opportuno riconoscere un adeguamento al nostro Paese, giacché in molte zone togliendo il latte si elimina l'agricoltura. Ritengo che questo rappresenti un valore aggiunto, di cui il nostro Paese non possa fare a meno.
Sulla produzione degli OGM dobbiamo stare molto attenti. L'Europa ha grandi possibilità soprattutto nella produzione di foraggi proteici, ma dobbiamo fare attenzione alle informazioni fornite, perché, se il consumatore sapesse che si utilizzano molti prodotti con OGM, soprattutto la soia presente in tutti i mangimi per animali, si arrecherebbe un grave danno all'agricoltore.

LUCA BELLOTTI. Saluto la Commissaria. Esprimerò alcune brevissime riflessioni. Spesso, il concetto di agricoltura è affiancato dal concetto di povertà. In agricoltura vi è povertà in Italia come anche negli altri Paesi europei. Quando l'Europa si confronta con altri blocchi produttivi, cediamo quote di produzione a favore di persone probabilmente più povere di noi in un settore debole dell'economia europea.
La questione che riguarda la Comunità è quella delle riforme. Una riforma dovrebbe presentare anche sviluppi positivi e opportunità, mentre invece le riforme che il nostro Paese ha dovuto subire sono state profonde penalizzazioni.
Quando si perde uno zuccherificio, infatti, si perde non solo uno stabilimento, ma anche la storia e la cultura. In quel luogo, per decine di anni non verranno più coltivate le barbabietole, per cui diventa molto difficile convincere i nostri agricoltori di tale necessità, quando poi leggono che a livello internazionale il prezzo dello zucchero è aumentato. Vi è quindi una percezione di carenza strategica da parte della Comunità europea in settori assolutamente vitali del tessuto produttivo nazionale.
Per quanto riguarda il contenimento dei prezzi, siamo in un settore assolutamente incerto, essendo passati dalle presunte eccedenze alle reali carenze, essendo stato clamorosamente smentito in un anno chiunque abbia fatto previsioni. Ritengo però che la Comunità europea dovrebbe attuare una politica forte sulle scorte, unici elementi in grado di garantire un minimo di equilibrio sul mercato e di serenità all'interno della Comunità europea. In Italia, invece, si rilevano profonde carenze, laddove appare inaccettabile importare oltre il 50 per cento della carne.
Dobbiamo risolvere un'altra questione di grande ipocrisia che riguarda gli OGM. Siamo infatti contrari agli organismi geneticamente modificati, ma tutti i nostri animali mangiano OGM. È quindi necessario fare chiarezza attraverso una maggiore informazione necessaria nel mondo dell'agricoltura, e una particolare attenzione alla burocrazia, percepita in Europa come elemento rilevante, laddove burocrazia significa anche che molte risorse che dovrebbero andare all'agricoltura purtroppo vengono trattenute molto prima.

PRESIDENTE. Grazie, do la parola alla collega De Camillis per un minuto.

SABRINA DE CAMILLIS. Ringrazio il Commissario e colgo l'occasione per porle una questione fuori dalla revisione della PAC, che riguarda la filiera dello zucchero, citata nel precedente intervento. L'Italia ha risposto in modo più che adeguato alla riforma, riducendo la quota più di quanto richiesto. Su 19 stabilimenti, 6 dovevano rimanere in attività, ma già l'anno scorso 2 non hanno prodotto. Uno dei 4 rimasti, quello del Centro-Sud Italia, sta vivendo un momento di emergenza legato alla questione di competitività, che toccherà anche gli altri zuccherifici del Nord. Anche Germania e Francia hanno avanzato una richiesta di revisione di quell'accordo. Vorrei sapere se, anche alla luce di quanto sta succedendo, non ritenga opportuno iniziare a dare peso al sistema di crisi economica e finanziaria del mondo, così come rilevato anche dall'onorevole Gottardo,


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anche sul settore dell'agricoltura, e dimostrare capacità di aprirsi a una riflessione, non arroccandosi su convinzioni prima valide, che oggi necessitano di rivisitazioni.

PRESIDENTE. Nel dare la parola al Commissario, mi permetterei di riportarla a un tema già sollevato. L'Italia ha sollecitato l'abbassamento del limite del contributo minimo dei 250 euro a 100-150 euro o l'ipotesi alternativa dell'erogazione biennale, per combattere le spese di burocrazia. Vorremmo conoscere le disponibilità a ragionare su questo fronte.
Do la parola al Commissario per la replica.

MARIANN FISCHER BOEL, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Grazie, presidente. Non so a che ora dobbiamo chiudere la nostra riunione, mentre forse dovrò adattarmi ai tempi a disposizione.

PRESIDENTE. Abbiamo dieci minuti.

MARIANN FISCHER BOEL, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Bene. Per quanto riguarda la produzione agricola europea in generale, oggi l'Europa è il più grande importatore ed esportatore di prodotti agricoli del mondo. Abbiamo un'eccedenza sulle nostre esportazioni pari a 70 miliardi di euro l'anno. Non siamo forti sulla produzione di massa: infatti, il motivo per il quale siamo tra i più grandi importatori è che importiamo ancora una gran parte della produzione di massa, ad esempio carne, pur concentrandoci sulla qualità delle nostre esportazioni, settore nel quale vorrei che continuassimo ad essere forti.
Accoppiare di nuovo i pagamenti agli agricoltori, imporre loro di produrre grano duro per avere denaro, è una scelta lontana dalle mie convinzioni. Ritengo che gli agricoltori debbano poter decidere personalmente quello che credono sia meglio per la loro produzione. Non credo quindi che si tornerà mai a riaccoppiare i pagamenti, laddove si siano conseguiti risultati positivi. D'altra parte credo che i giovani agricoltori siano pienamente soddisfatti del sistema disaccoppiato, perché questo sistema di disaccoppiamento è più imprenditoriale e permette loro di fare ciò che ritengono più opportuno.
Gli Stati membri hanno la possibilità di evitare la distribuzione delle quote latte, tenendo il latte nelle riserve nazionali, qualora non lo ritengano opportuno. Affido questa scelta agli Stati membri. Non sono però in una posizione tale da sostenere un sistema come quello americano, in cui si lega la rete di sicurezza al reddito degli agricoltori, perché questo non sarebbe compatibile con l'OMC. Vogliamo invece avere un sistema grazie al quale, in caso di avversità climatiche quali siccità o alluvioni e della conseguente riduzione del reddito del 30 per cento, compensare gli agricoltori fino al 100 per cento della perdita con il nostro piano assicurativo.
Per quanto riguarda la blue tongue, l'estate scorsa abbiamo avviato una campagna di vaccinazione pagata dalla Comunità europea. Il virus che viene iniettato è totalmente pagato dalla Comunità, ma i costi della vaccinazione sono ripartiti al 50 per cento, approccio molto forte per sradicare la malattia. Adesso, dobbiamo affrontare la sfida contro un nuovo virus in arrivo in Europa. Per quanto attiene le responsabilità della Commissione, stiamo valutando interventi anche in questo caso.
Concordo con voi sulla rilevante sproporzione tra i prezzi sostenuti dal settore al dettaglio e quelli dei produttori primari. Quando i prezzi sono aumentati, si è vista immediatamente la reazione, come nel caso del pane: in alcune parti d'Europa il prezzo del pane è aumentato del 20 per cento, sebbene meno del 10 per cento del suo valore sia legato ai prezzi del frumento. Adesso che i prezzi stanno calando, il settore al dettaglio sta reagendo più lentamente a questa riduzione.
In generale, non considero debole il settore agricolo, anzi credo che goda di ottima salute e sia in grado di resistere alle nuove sfide con i giusti strumenti politici, rimanendo vivo e vitale. Per i piccoli agricoltori


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delle aree più difficili e montuose abbiamo attivato politiche di sviluppo rurale per aiutarli a restare attivi.
Avete dichiarato che le riforme penalizzano sempre gli agricoltori e, quindi, che il Commissario sta cercando ancora una volta di penalizzare il settore visto che sta operando una sua riforma, ma sbagliate. In Europa, i prezzi sono stati tre volte più alti rispetto ai prezzi mondiali, per cui è stato necessario riformare il settore. Se non avessimo fatto nulla, allora sì che avrei penalizzato l'intero settore dello zucchero in Europa, che sarebbe uscito dal mercato perché non si poteva mantenere un livello dei prezzi così alto. Quello che abbiamo fatto è stato operare una riforma in virtù della quale abbiamo compensato gli agricoltori che erano usciti dal mercato.
Il pacchetto dello zucchero per l'Italia era il più remunerativo che abbia mai visto, perché l'ex Ministro italiano dell'agricoltura lo ha negoziato con grande abilità. Talvolta, quindi, avete una percezione assolutamente errata. Avreste potuto attribuirmi la colpa, se non avessi fatto nulla. Anche in aree dell'Europa in cui la produzione dello zucchero è stata buona, questa sarebbe stata spazzata via dalle esportazioni dal Brasile senza che i produttori potessero ottenere compensazioni, mentre così possono ricevere un premio adeguato e diversificare la loro produzione. E né la Francia né la Germania hanno chiesto di riaprire la riforma dello zucchero, perché fondamentalmente l'attuale regime soddisfa tutti.
Quando ho presentato la riforma del vino, alcuni erano spaventati temendo che potesse danneggiare il settore, mentre oggi, dopo la sua attuazione, il settore gode di ottima salute. Questa è la maledizione del Commissario, alzarsi in piedi e dire che una cosa è necessaria, prendersi le colpe del caso ma insistere comunque sulla necessità di fare o non fare una cosa, perché questo è il suo lavoro.

PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario, signora Mariann Fischer Boel, non solo per la cortesia di essere stata qui con noi, ma anche per le utili indicazioni offerte.
Rivolgo il saluto della Commissione al Capo di gabinetto, dottor Paul Christophersen, che ha accompagnato il Commissario.
Auspichiamo che questa iniziativa sia utile alla redazione di un documento, che ci auguriamo comune, e, alla luce dell'approvazione del Trattato di Lisbona, sia anche una sollecitazione a intervenire ancora meglio come Parlamento sui processi decisionali di livello europeo.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,15.

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