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Resoconti stenografici delle audizioni

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Commissioni Riunite (Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e V Camera)
AUDIZIONE
INDAGINE CONOSCITIVA
1.
Lunedì 22 novembre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

La Loggia Enrico, Presidente ... 3

Audizione di rappresentanti del Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari (SUNIA), del Sindacato inquilini casa e territorio (SICET), dell'Unione nazionale inquilini ambiente e territorio (UNIAT-UIL) e dell'Unione inquilini, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale (Atto n. 292) (ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati):

La Loggia Enrico, Presidente ... 3 4 6 7 8 9 10 12
Barbieri Daniele, Segretario nazionale del SUNIA ... 8 10 11
Barbolini Giuliano (PD) ... 7 8
Chiriaco Francesco, Segretario generale del SUNIA ... 3
D'Ubaldo Lucio Alessio (PD) ... 8 11
De Cesaris Walter, Segretario nazionale dell'Unione inquilini ... 9 10
Franco Paolo (LNP) ... 11
Pascucci Fabrizio, Presidente dell'UNIAT-UIL ... 6 7 8 10
Petterlin Massimo, Segretario generale delSICET ... 4 9
Vitali Walter (PD) ... 11

Audizione di rappresentanti del Coordinamento unitario della proprietà immobiliare (Arpe, Federproprietà, Confederazione della piccola proprietà immobiliare-CONFAPPI e Unione piccoli proprietari immobiliari-UPPI) e di Confabitare-Associazione proprietari immobiliari, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale (Atto n. 292) (ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati):

La Loggia Enrico, Presidente ... 12 15 16 17 19
Anderson Massimo, Presidente di Federproprietà ... 17
Barbolini Giuliano (PD) ... 17
Carini Giacomo, Presidente dell'UPPI ... 15 16 17 18
Notari Alessandro, Responsabile del Centro studi fiscale nazionale di Confabitare-Asso-ciazione proprietari immobiliari ... 12 15
Troilo Gabriele, Delegato dellaCONFAPPI ... 18
Vitali Walter (PD) ... 17
Zanni Alberto, Presidente nazionale di Confabitare-Associazione proprietari immobiliari ... 12

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale (Atto n. 292) (ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati):

Franco Paolo, Presidente ... 19 23 25
Barbolini Giuliano (PD) ... 23
D'Ubaldo Lucio Alessio (PD) ... 23
Merola Federico, Direttore generale del-l'ANCE ... 19 23 25
Zandonà Marco, Direttore dell'area fiscalità edilizia dell'ANCE ... 19 23

Audizione di rappresentanti dell'Istituto per la finanza e l'economia locale (IFEL), nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale (Atto n. 292) (ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati):

La Loggia Enrico, Presidente ... 25 31 34 39
Barbolini Giuliano (PD) ... 33 39
D'Ubaldo Lucio Alessio (PD) ... 32
Ferrari Giuseppe Franco, Presidente dell'IFEL ... 25 39
Ferri Andrea, Consulente scientifico dell'IFEL ... 29 37
Scozzese Silvia, Direttore scientificodel-l'IFEL ... 26 34 39
Vitali Walter (PD) ... 32

ALLEGATI:
Allegato 1
: Documentazione consegnata dai rappresentanti di SUNIA, SICET e UNIAT-UIL ... 40
Allegato 2: Documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Unione Inquilini ... 42
Allegato 3: Documentazione consegnata dai rappresentanti di Confabitare-Associazione proprietari immobiliari ... 45
Allegato 4: Documentazione consegnata dai rappresentanti del Coordinamento unitario della proprietà immobiliare (Arpe-Federproprietà, CONFAPPI e UPPI) ... 63
Allegato 5: Documentazione consegnata dai rappresentanti dell'ANCE ... 75
Allegato 6: Documentazione consegnata dai rappresentanti dell'IFEL ... 86

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Seduta del 22/11/2010


Pag. 12


...
Audizione di rappresentanti del Coordinamento unitario della proprietà immobiliare (Arpe, Federproprietà, Confederazione della piccola proprietà immobiliare-CONFAPPI e Unione piccoli proprietari immobiliari-UPPI) e di Confabitare-Associazione proprietari immobiliari, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale (Atto n. 292).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dell'articolo 144 del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione di rappresentanti del Coordinamento unitario della proprietà immobiliare (Arpe, Federproprietà, Confederazione della piccola proprietà immobiliare-CONFAPPI e Unione piccoli proprietari immobiliari-UPPI) e di Confabitare-Associazione proprietari immobiliari, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale (Atto n. 292).
Do la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento della relazione.

ALBERTO ZANNI, Presidente nazionale di Confabitare-Associazione proprietari immobiliari. Innanzitutto desidero ringraziare a nome mio e dell'associazione che rappresento il presidente della Commissione e tutti i signori commissari, deputati e senatori, per averci convocato a quest'audizione molto importante soprattutto nel settore che rappresentiamo, cioè quello della proprietà immobiliare. Siamo qui per affrontare il tema della cedolare secca sugli affitti, introdotta nello schema di decreto legislativo approvato dal Governo lo scorso 4 agosto nell'ambito dell'attuazione del federalismo fiscale.
Come associazione, riteniamo che essa sia un passo molto importante, che va sicuramente al rilancio del mercato delle locazioni a livello nazionale. Ci siamo permessi, però, di portare all'attenzione della Commissione alcune piccole considerazioni, nonché alcune proposte.
Se lo permette, presidente, proprio per questo motivo - per entrare nel tecnico - lascerei la parola al dottor Alessandro Notari, che siede alla mia sinistra, responsabile del Centro studi fiscale e nazionale di Confabitare, il quale potrà affrontare in modo molto più dettagliato e specifico le singole questioni.

ALESSANDRO NOTARI, Responsabile del Centro studi fiscale nazionale di Confabitare-Associazione proprietari immobiliari. Ringrazio il signor presidente e i componenti della Commissione presenti.
Il mio intervento ha lo scopo di analizzare dal punto di vista prettamente tecnico la nuova normativa sulla cedolare secca introdotta dallo schema di decreto


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legislativo sul federalismo fiscale. Attraverso la mia analisi metterò in evidenza alcuni punti che necessiterebbero di maggiore chiarezza nella stesura definitiva della normativa.
Nel dettaglio, come sappiamo, lo schema di decreto legislativo sul federalismo fiscale prevede un'imposta del 20 per cento da calcolare sul canone di locazione annua relativo ai contratti a uso abitativo e alle loro pertinenze.
Tale imposta del 20 per cento, chiamata cedolare secca, è facoltativa e non obbligatoria per il contribuente, il quale ha la possibilità di scegliere se applicarla o meno in base alla sua convenienza fiscale.
La mia analisi parte proprio da questa considerazione, in quanto, di primo acchito, considerando che le aliquote della tassazione ordinaria vanno dal 23 al 43 per cento e che la tassazione secca è del 20 per cento, si potrebbe pensare che sia indubbiamente più conveniente la cedolare secca rispetto alla tassazione ordinaria.
Così non è, però, come si può evincere dalle tabelle che ho riportato nella nostra relazione. In molteplici esempi ho messo in evidenza la situazione di un contribuente che presenti solo ed esclusivamente redditi da canoni di locazione, in altri, che successivamente passerò a illustrare, i casi in cui il contribuente abbia altri redditi.
La cedolare secca è, dunque, un sistema di tassazione opzionale, ma lo schema di decreto legislativo non mette in evidenza le modalità con le quali tale opzione deve essere posta in essere e soprattutto se valga per tutti i contratti di locazione in essere presso il contribuente, oppure se quest'ultimo può scegliere diversamente per un contratto piuttosto che per un altro.
Un altro elemento che lo schema non prende in considerazione è molto importante: la scelta compiuta dal contribuente è vincolante per tutti gli anni successivi oppure può essere modificata dal contribuente anno per anno in funzione della sua convenienza fiscale, ossia soprattutto dal possedere o meno altri redditi?
Chiamo questo elemento lo zoccolo duro, con riferimenti all'importo relativo agli altri redditi che determina la convenienza o meno della cedolare secca. Tale entità di redditi può essere diversa anno per anno e, quindi, creare un vincolo legato perennemente non permetterebbe al contribuente di compiere una scelta oculata.
Dal punto di vista oggettivo, inoltre, la cedolare secca riguarda i contratti a uso abitativo, ma mi fa sorgere comunque un dubbio: nel caso in cui il proprietario possedesse un immobile classificato catastalmente come abitativo, ma lo dovesse dare in affitto a uso ufficio, si guarda il riferimento catastale dell'immobile o, invece, l'uso che ne viene fatto? Anche su questo punto lo schema non mette in evidenza come si debba comportare il contribuente.
Un altro elemento da prendere in considerazione è la base imponibile. La base imponibile della cedolare secca è pari al 100 per cento del canone di locazione. Nella tassazione ordinaria, invece, è dell'85 per cento per quanto riguarda i canoni liberi e del 59,5 per cento per quanto riguarda i canoni convenzionati per immobili ubicati in comuni con un'alta tensione abitativa. Anche questo elemento - insieme alla questione delle aliquote progressive IRPEF - deve essere preso in considerazione dal contribuente proprietario per verificare la propria convenienza fiscale. Negli esempi riportati ho preso in considerazione queste basi imponibili per sviluppare i miei conteggi.
La cedolare secca è, inoltre, sostitutiva non solo dell'IRPEF, ma anche delle addizionali regionali e comunali che vengono applicate nel caso della tassazione ordinaria, come pure dell'imposta di bollo e dell'imposta di registro.
Lo schema prevede la sostituzione dell'imposta di registro in due tempistiche diverse, cioè dal 1o gennaio del 2011 per quanto riguarda i canoni convenzionati e dal 2014 per quanto riguarda i canoni liberi. Anche di questo aspetto deve tener conto il contribuente per verificare la propria convenienza fiscale.


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Abbiamo già individuato tre elementi: la base imponibile nelle sue diverse percentuali; le aliquote IRPEF e la mancata debenza di determinate imposte, quali le addizionali comunali e regionali; l'imposta di registro in tempi diversi o l'imposta di bollo.
Non ci dobbiamo limitare, tuttavia, solo ed esclusivamente a questi tre elementi, perché un aspetto fondamentale per orientare la scelta del contribuente ad adottare o meno la cedolare secca o la tassazione ordinaria dipende, come ricordavo precedentemente, dagli altri redditi posseduti, in quanto la cedolare secca non è altro che una tassazione separata dell'imponibile dei contratti di affitto.
Nella tassazione ordinaria, invece, si ha una sommatoria totale di tutti i redditi e, quindi, la fascia che viene assoggettata al 20 per cento nella tassazione ordinaria si aggiunge allo zoccolo duro degli altri redditi: più il soggetto ha un reddito alto, al quale aggiungere il reddito da locazione, maggiore è la convenienza, in quanto l'aliquota progressiva IRPEF, da calcolarsi sulla fascia di canone di locazione, è sicuramente più alta se gli altri redditi sono comunque più elevati. Anche questo punto di vista deve essere assolutamente preso in considerazione.
Un altro elemento riguarda gli effetti che la scelta sulla cedolare secca comporta per quanto riguarda gli oneri detraibili e deducibili. Essendo un'imposta forfettaria, se il soggetto ha solo ed esclusivamente redditi da locazione, non può beneficiare né degli oneri deducibili, né di quelli detraibili. Per oneri deducibili intendo, per esempio, il versamento ai fondi pensione o ai contributi previdenziali; per oneri detraibili le spese mediche, il 36 per cento e il 55 per cento, naturalmente se il regime verrà prorogato, come sembra, per il 2011 e anni successivi.
Trattandosi, come dicevo, di un'imposta forfettaria, la cedolare secca non riesce ad assorbire né gli oneri deducibili, né quelli detraibili. Se ci sono altri redditi essa dipende dalla capienza di tali redditi in funzione degli oneri sostenuti, perché, non sommando più i redditi insieme, può essere che il totale dei redditi del contribuente che esulano da quelli d'affitto non siano sufficienti affinché egli possa ottenere l'agevolazione di cui beneficiano comunque gli altri contribuenti che non esercitano l'opzione, ma rimangono nella tassazione ordinaria.
Un ulteriore elemento da prendere in considerazione nella valutazione è che esistono oneri per carichi di famiglia che aumentano al diminuire del reddito. Se si sceglie la cedolare secca, il reddito da affitto non viene sommato agli altri, l'imponibile degli altri redditi è più basso e quindi gli oneri a carico sono più alti. Si tratta di un vantaggio per il contribuente, da soppesare naturalmente in base alla mancata possibilità di dedursi o di detrarsi gli altri oneri.
Come vedete, ci sono molti elementi da prendere in considerazione per verificare se per un contribuente sia più conveniente la cedolare secca rispetto alla tassazione ordinaria.
Un altro aspetto da prendere in considerazione, che lo schema di decreto legislativo non mette in evidenza, è la tempistica. A nostro avviso, essa è molto importante: quando il contribuente deve scegliere la propria opzione? Ci possono essere moltissimi momenti: in sede di dichiarazione dei redditi oppure quando viene registrato il nuovo contratto di locazione a partire dal 1o gennaio del 2011, oppure ancora quando si paga l'imposta di registro, nel caso di contratti già in essere.
In tutti e tre i casi, però, emergono problematiche in capo al contribuente che deve compiere la propria scelta. Se la si effettua in sede di dichiarazione dei redditi, in quel momento si ha la fotografia della propria posizione reddituale, perché lo si fa a consuntivo e, quindi, si riesce a determinare la propria convenienza, dal momento che si conoscono già i redditi.
Se, invece, si compie la scelta in sede di registrazione del contratto oppure del suo rinnovo annuale, il reddito di quell'anno è in corso di formazione e, quindi, non si può sapere a quanto ammonterà lo zoccolo duro degli altri redditi su cui effettuare poi la propria scelta.


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Vi porto un esempio classico. Un mio contribuente si è rivolto al mio studio riferendomi che dal 1o gennaio del 2011 dovrà stipulare un nuovo contratto e chiedendo se gli convenisse la cedolare secca oppure no. Considerate che il mio contribuente possiede un esercizio commerciale e che, quindi, al 1o gennaio del 2011, non potrà sapere a quanto ammonterà il reddito di tale esercizio. Compiere una scelta di questo tipo nel momento in cui si va a registrare il contratto è assolutamente azzardato, perché non si riesce a conoscere il reddito che si formerà nel corso dell'anno.
La nostra proposta in quest'ipotesi è quella di far sì che la scelta venga effettuata in sede di dichiarazione dei redditi, ma, nello stesso momento, considerando che in tale sede si è già versata l'imposta di registro del contratto di affitto o di rinnovo annuale, chiediamo che ci sia la possibilità di compensare l'imposta di registro pagata con la cedolare secca.
Esiste, tuttavia, in un determinato punto dello schema una locuzione in cui si afferma che l'imposta della cedolare secca non dà luogo a rimborsi. Tale locuzione farebbe intendere che la possibilità di compensazione non ci sia.
Come proposta chiediamo, dunque, che la scelta possa essere compiuta in sede di dichiarazione dei redditi, quando il contribuente ha la consapevolezza di avere la fotografia esatta del proprio reddito, e di poter compensare l'imposta di registro già pagata con la cedolare secca. In questo modo, si avrebbe un esborso anticipato di ciò che non si dovrebbe pagare, ma almeno si potrebbe ridurre l'imposta secca di ciò che non si sarebbe dovuto pagare.
Passando agli esempi che Confabitare ha preparato, nei primi quattro ho preso in considerazione un contribuente che ha solo ed esclusivamente redditi da canoni di locazione.
Nei primi due esempi il canone di locazione è di 15.000 euro, negli altri due di 40.000. Ho portato, quindi, l'esempio di un reddito basso e di un reddito alto.

PRESIDENTE. Se posso permettermi, ce li studieremo in seguito, perché, se lei ce li spiega, arriviamo alle 20,30, l'orario in cui avremmo già dovuto aver finito con voi, con coloro che seguiranno e con altri due gruppi successivi.
Vi chiedo scusa, ma dateci una mano a rispettare i tempi.

ALESSANDRO NOTARI, Responsabile del Centro studi fiscale nazionale di Confabitare-Associazione proprietari immobiliari. Metto solo in evidenza la ratio degli esempi, dove si evince che, se il soggetto possiede solo redditi da locazione, gli conviene la tassazione ordinaria rispetto alla cedolare, perché in quest'ultimo caso non potrebbe beneficiare né degli oneri deducibili, né di quelli detraibili.
Se, invece, il contribuente possiede anche altri redditi, maggiori sono questi, maggiore è la convenienza fiscale.
Bisognerebbe creare, pertanto, una diversificazione della cedolare secca in modo tale da dare il beneficio anche a coloro che non hanno altri redditi. In questo modo, infatti, il beneficio sarebbe solo ed esclusivamente per coloro che hanno uno zoccolo duro formato da altri redditi molto alti.
Si potrebbero prevedere, per esempio, due fasce di reddito.

GIACOMO CARINI, Presidente dell'UPPI. Come lei saprà, signor presidente, da anni ci battiamo per la cedolare secca, uno degli aspetti della riforma in essere, non tanto e non solo perché la pressione fiscale ha raggiunto livelli insopportabili, ma anche perché è consequenziale a questa eccessiva pressione fiscale anche l'evasione.
Noi pensiamo, e l'abbiamo affermato da tempo, che con la cedolare secca, quindi con la riduzione della pressione fiscale, emergerebbe tutto il nero che oggi - bisogna confessarlo - esiste. Per i proprietari è una sorta di legittima difesa: essendo tassati troppo, evadono.
Riteniamo, dunque, che con la cedolare secca venga compensato il teorico minor reddito che deriverebbe dalla modifica


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dell'aliquota con l'emersione dell'evasione fiscale.
Per quanto concerne poi la riduzione della pressione fiscale, riteniamo che in questo momento storico, poiché i canoni di locazione hanno raggiunto un livello a loro volta insopportabile - come testimoniano le numerose cause pendenti per morosità - con la riduzione della pressione fiscale anche la proprietà sarà indotta a mitigare le proprie pretese.
Conosciamo i nostri soggetti, perché la morosità, signor presidente, non è utile per nessuno. Non lo è per la proprietà, perché, come lei mi insegna, nell'ipotesi in cui l'inquilino si renda moroso, occorrono un paio d'anni per liberare gli immobili.

PRESIDENTE. Il proprietario modello è quello che giustamente pretende tanto, compresa la puntualità nei pagamenti. Non vorrà farmi credere che esiste un proprietario modello che si accontenta di molto meno.

GIACOMO CARINI, Presidente dell'UPPI. Presidente, è gioco forza così. Già adesso, perlomeno nelle nostre sedi, stiamo ridimensionando...

PRESIDENTE. Era una battuta scherzosa.

GIACOMO CARINI, Presidente dell'UPPI. Capisco perfettamente, ma noi che abbiamo il polso della proprietà già adesso stiamo riducendo i canoni di locazione. Ci sono molti proprietari che raggiungono l'intesa con l'inquilino attraverso la riduzione dei canoni di locazione, nella speranza di superare questo periodo di crisi. Poi magari tutto ritornerà a posto.
Siamo, però, preoccupati per la questione dei contratti a canone concordato, che in effetti funzionano da ammortizzatore sociale. Non ho capito bene se nell'intenzione del legislatore venga lasciato o meno in vigore l'articolo 8 della legge n. 431 del 1998. L'imponibile per i contratti a canone concordato è il reddito ricavato oppure il reddito ricavato meno il 15 per cento e l'eventuale ulteriore 30 per cento? Se non fosse così, perderemmo proprio questo istituto, che, lo ripeto ancora una volta, funziona da ammortizzatore sociale e apre a determinate fasce deboli il problema delle locazioni.

PRESIDENTE. Voi sareste d'accordo nel mantenerlo?

GIACOMO CARINI, Presidente dell'UPPI. Senz'altro, però occorre considerare la pressione fiscale per i contratti liberi. Se ho capito bene e in effetti si ricava mille, non essendoci nemmeno più il 15 per cento, la cedolare secca si applica ai mille.
Se capitasse lo stesso ai contratti a canone concordato, essi scomparirebbero, perché in questo momento lochiamo a una cifra inferiore. Toglieremmo, dunque, di mezzo i contratti a canone concordato e faremmo il male della collettività proprio per i soggetti deboli, che hanno trovato una possibilità di accedere al mercato locativo privato grazie a questi contratti concordati.
Le assicuro che in molte zone d'Italia essi vengono molto praticati, per esempio a Padova, a Torino, a Reggio Calabria, laddove si è raggiunta una comprensione nei rapporti tra inquilino e proprietario e ci si è avvicinati al canone corrente di mercato. Questi sono due punti per la cedolare secca.
Abbiamo visto il resto della normativa e condividiamo naturalmente che si metta fine alla pletora di imposte in campo locale e si punti a un'imposta unica. Non sappiamo ancora quali saranno i risultati, ma non vorremmo che nella modifica venisse ad aumentare la pressione fiscale generale sugli immobili.
Occorre verificare sul concreto che cosa significhi passare all'imposta unica che conglobi in sé tutte le imposte locali esistenti. In via teorica ciò è accettabile, ma in via pratica non vorremmo che quanto esce dalla porta rientrasse dalla finestra.
Passo ora la parola ai miei colleghi. Abbiamo già rimesso un appunto relativo agli orientamenti del coordinamento.


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PRESIDENTE. Vi chiedo se poteste fornircene uno più articolato, magari di un paio di pagine.

GIACOMO CARINI, Presidente dell'UPPI. Entro domani sarà rimesso alla vostra segreteria.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

WALTER VITALI. Concordo con ciò che avete riferito a proposito del mantenimento del canale del canone concordato. Tale richiesta coincide, peraltro, anche con la proposta dell'associazione degli inquilini. Parlo per me, naturalmente, però ritengo che sia un aspetto su cui riflettere attentamente.
Mi pare, però, che vi stiate concentrando esclusivamente sul tema della cedolare secca. Non vi sarà sfuggito che il decreto legislativo descrive due fasi, una transitoria, dove sostanzialmente non cambia nulla per i comuni, e una in cui a regime, invece, si introduce l'IMU, l'imposta municipale unica.
Non vi sarà sfuggito che attraverso questa seconda fase si prevedono forti detrazioni sia per gli immobili non a uso residenziale, sia per quelli locati.
Non vi sarà sfuggito neanche che non è scritto quale sia l'aliquota base di questa nuova imposta a regime. Non vi sorge il sospetto che tutto ciò potrebbe tradursi in un incremento insostenibile sulle seconde e sulle terze case?
È stato calcolato da tecnici di diversa provenienza che si potrebbe addirittura profilare tre volte l'attuale aliquota base dell'ICI sull'abitazione principale e, in generale, il 4 per mille. Qualora fosse così, che cosa ne pensate?

MASSIMO ANDERSON, Presidente di Federproprietà. Al di là di queste valutazioni, siamo partiti dalla premessa che lo Stato avrebbe dato meno disponibilità finanziarie alle regioni, le regioni si sarebbero trovate in difficoltà a esaudire le esigenze delle realtà territoriali, ossia dei comuni, ergo una tassa che avrebbe incorporato tutte le imposte esistenti sarebbe inevitabilmente finita nelle tasche dei proprietari di immobili.
Da questo punto di vista, il nostro orientamento è nettamente contrario a questa possibilità, anche perché, benché sia stata eliminata l'ICI, abbiamo visto che essa verrà triplicata. Oltre a ciò per il momento prevediamo anche il nuovo classamento delle abitazioni, vale a dire un'ulteriore spesa che graverà sulle tasche dei proprietari.
Siamo aperti, invece, all'esigenza sociale perché i contratti agevolati diventino anche un sistema di calmiere nei confronti del mercato libero. Se essi decadono, infatti, tutto finirebbe sul mercato libero e si andrebbero a colpire le fasce che non sono né troppo ricche, né troppo povere per poter usufruire degli affitti. È una visione che abbiamo a tutela delle fasce deboli, ma anche dei proprietari.

PRESIDENTE. Se non ho compreso male, voi siete d'accordo con la cedolare secca, con il mantenimento del doppio canale, concordato e libero, con l'applicazione dell'articolo 8 della legge n. 431, ma siete sostanzialmente di opinione non favorevole rispetto all'imposta municipale unica, così come è al momento ipotizzata.

GIACOMO CARINI, Presidente dell'UPPI. Come ho ricordato prima, non vorrei che quanto esce dalla porta rientri dalla finestra. Il nostro obiettivo è che la pressione fiscale diminuisca, perché si tratta di uno dei problemi che incidono fortemente sul mercato delle locazioni.

GIULIANO BARBOLINI. Dal mio punto di vista è apprezzabile la sensibilità che dimostrate sul tema dei canoni concordati. Mi pare un punto di equilibrio da rimarcare.
Vi è una questione che, invece, mi interessava approfondire, magari anche nella nota che ci farete arrivare, anche se vi prendete un giorno in più per elaborarla.


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Giustamente avete colto un problema del decreto, in cui ci sono da una parte la cedolare secca e dall'altra la previsione di IMU, in cui si conferma l'esenzione sull'ICI prima casa, ma la si conserva su altre tipologie, prevedendo alcuni meccanismi e tipologie di abbassamento del canone. Il rischio è che sul resto, per far quadrare i conti, perché alla fine un trasferimento deve arrivare, si raggiungano livelli insostenibili.
Credo che, se si applica la cedolare secca sugli affitti, avere un meccanismo che incentivi la messa sul mercato dell'affitto e l'incontro fra domanda e offerta degli immobili, anziché tenerli sfitti, per esempio, potrebbe essere una soluzione. Avete costruito dal vostro punto di vista uno scenario: avete formulato alcune ipotesi che possano portare a stabilire fino a che punto ci si potrebbe spingere nell'aliquota sulle superfici diverse da quelle della prima abitazione?
Tutti abbiamo l'obiettivo della riduzione della pressione fiscale. Non so se il quadro di compatibilità finanziaria effettivamente lo consentirà domani o dopodomani, però esiste comunque un equilibrio di sistema che altrimenti rischia di saltare.
Ci interessava capire se avevate svolto un ragionamento o elaborato uno schema. Il Governo il 30 di novembre ci dovrebbe riferire il suo parere in termini di aliquote. È un elemento importante, perché fino adesso discutiamo di princìpi, ma non di numeri, il che non aiuta la comprensione e la chiarezza.

GIACOMO CARINI, Presidente dell'UPPI. Senatore, lei ha posto il dito su una delle tante piaghe. Il pianeta casa e locazione si influenza nei diversi settori e non può essere esaminato a compartimenti stagni.
Lei ha parlato delle case sfitte, che sono moltissime. Esiste, però, una motivazione per cui si tengono le case sfitte, legata all'impossibilità di recuperarle in tempi brevi anche se si presenta la necessità da parte del proprietario.
Ci stiamo ora soffermando sulla questione fiscale, però andrebbe visto, secondo me, anche questo problema: se vi fosse snellezza nella liberazione degli immobili, nessun proprietario sarebbe tanto pazzo da tenere sfitta una casa pagando l'ICI al 2 per mille in più e le spese condominiali, senza ricavare un euro di reddito.
Una ragione ci deve essere ed è quella che le ho riferito. È in corso un blocco degli sfratti che si protrae dal 2000 nei confronti di determinati soggetti, che ha dato sfiducia a tutti proprietari, i quali si tengono stretti il loro appartamento se in prospettiva prevedono di averne necessità.
Chiedo scusa se sono uscito fuori tema, però, come ho ricordato prima, non possiamo discutere del problema casa per settori. I diversi settori si influenzano a vicenda, signor presidente. Questo è uno dei problemi molto seri, perché si tengono le case sfitte. Dovremmo trovare un sistema, ragionando in via generale, per far sì che, perlomeno nell'ipotesi in cui si presenta la necessità, gli immobili vengano rilasciati in tempi brevissimi, altrimenti non risolveremo mai il problema delle case sfitte.

GABRIELE TROILO, Delegato della CONFAPPI. Mi permetto di richiamare l'attenzione della Commissione su un fatto di carattere particolare, che ritengo però di importanza.
Il presupposto di tutto il federalismo fiscale è che in effetti i trasferimenti e le conglobazioni delle imposte non riguardino i servizi pubblici locali, i quali devono essere pagati attraverso le tariffe.
Purtroppo, proprio in ragione dei rifiuti solidi urbani, si sta verificando un'inversione di tendenza da parte del legislatore, il quale dispone che la tassa sui rifiuti solidi urbani abbia carattere tributario per questioni di IVA.
Anche questo va a finire, in effetti, nel calderone dell'imposta municipale unica, e non è poco, mentre dovrebbe essere pagato con la tariffa secondo i canoni generali in materia di tariffe.


Pag. 19

PRESIDENTE. È uno degli argomenti che dovremo esaminare con il collega Barbolini. Vi saremmo molto grati se poteste inviarci alcune informazioni in più.
Ringrazio gli auditi per la loro relazione, nonché per il documento che hanno consegnato di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati 3 e 4).
Dichiaro conclusa l'audizione.

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