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Resoconti Stenografici delle sedi Legislativa, Redigente e Referente

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Commissione VII

23.
Mercoledì 30 maggio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Frassinetti Paola, Presidente ... 2

Proposte di legge (Seguito della discussione e rinvio):
Frassinetti e altri: Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione (C. 4117); Coscia ed altri: Modifica dell'articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per la promozione dei valori costituzionali nella scuola, e istituzione della Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione e della bandiera (C.2135)

Frassinetti Paola, Presidente, Relatore ... 2 3 4 6
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 2
Carlucci Gabriella (UdCpTP) ... 6
Goisis Paola (LNP) ... 3 6
Rossi Doria Marco, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca ... 2 6

Sui lavori della Commissione:

Frassinetti Paola, Presidente ... 6 7
Centemero Elena (PdL) ... 6
De Torre Maria Letizia (PD) ... 6

ALLEGATO: Testo unificato adottato come testo base ... 8

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

SEDE LEGISLATIVA


Seduta di mercoledì 30 maggio 2012


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAOLA FRASSINETTI

La seduta comincia alle 9,30.

(La Commissione approva il verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 65, comma 2 del regolamento, la pubblicità dei lavori della seduta odierna è assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Seguito della discussione delle proposte di legge Frassinetti e altri: Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione (C. 4117); Coscia ed altri: Modifica dell'articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per la promozione dei valori costituzionali nella scuola, e istituzione della Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione e della bandiera (C. 2135).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Frassinetti e altri: «Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione»; Coscia ed altri: «Modifica dell'articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per la promozione dei valori costituzionali nella scuola, e istituzione della Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione e della bandiera».
Ricordo che nella seduta del 22 maggio scorso la Commissione ha avviato la discussione sulle linee generali.

EMERENZIO BARBIERI. Signor presidente, posso comprendere tutte le motivazioni, però non è possibile che cominciamo la seduta con mezz'ora di ritardo perché il Governo arriva con mezz'ora di ritardo. Quando questo accadeva durante il Governo Berlusconi, si registravano attacchi forsennati. I Governi hanno precisi doveri nei confronti del Parlamento. Sono intervenuto in modo che questa mia dichiarazione resti a verbale e che le poche persone che ci seguono sappiano che il Governo è arrivato con 35 minuti di ritardo.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Accolgo il richiamo e mi scuso. Preciso, tuttavia, che questa mattina alle 7 siamo stati convocati per cercare di capire la situazione nelle zone terremotate con riferimento agli esami e per circa due ore abbiamo tentato di capire come agire. Purtroppo, rispetto al quadro organizzato fino all'altro ieri, la situazione è peggiorata, sia per quanto riguarda la statica degli edifici sia per quanto riguarda la tensione dei ragazzi e delle famiglie.
I colleghi sono ancora riuniti ed io ho cercato quanto prima di liberarmi. Chiedo scusa: in genere sono puntuale, ma accolgo comunque il richiamo in maniera umile.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, la sua motivazione è più che fondata.
Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire.


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PAOLA GOISIS. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la settimana scorsa sono intervenuti, prima di me, i miei colleghi, ma ritengo di dover svolgere anch'io alcune puntualizzazioni sul provvedimento in discussione.
Noi non abbiamo votato a favore del trasferimento in sede legislativa non per un pregiudizio, bensì perché abbiamo ragioni da far valere: devo però dire che in Aula l'atteggiamento della sinistra è stato a dir poco - non vorrei usare una parola troppo forte - scorretto. Ritengo che si debbano sempre valorizzare e considerare gli interventi di tutti gli onorevoli.
Ognuno di noi ha motivazioni da portare avanti e io ritengo che le nostre motivazioni siano più che legittime, se è vero che si sta discutendo un provvedimento che prevede che lo studio dell'inno di Mameli diventi obbligatorio nelle scuole: quell'inno, però, istituzionalmente non ha alcun valore, nel senso che non è ancora considerato l'inno nazionale e, quindi, pur avendo valenze, non ha caratteristiche e qualità istituzionali. D'altra parte, anche altri colleghi hanno affermato che forse la canzone del Piave è più adatta da considerare come inno nazionale, visto che è stata elaborata in una situazione che ha portato la nazione a realizzarsi come nazione unica.
Non possiamo accettare il provvedimento in esame proprio perché non viene riconosciuta ai paesi del Nord la dignità che loro compete. Per capire questo concetto, secondo me molto semplice, basti soltanto pensare al Veneto; il mio collega parlava del Piemonte, essendo originario di quella regione, e della sua storia e della lingua...

PRESIDENTE. Scusi, chiedo una puntualizzazione. Per «paesi del Nord» fa riferimento alle regioni?

PAOLA GOISIS. Intendo «Paesi» in senso lato, ma con la «p» maiuscola. Non intendo certo Cadoneghe o Vigodarzere, ma Veneto, Piemonte e via dicendo. Penso al Veneto, che ha una storia millenaria, che ci viene invidiata da tutto il mondo, anche per l'importanza di tutto ciò che ha determinato nella storia italiana, con tutte le guerre e le vicende che conosciamo; basti soltanto pensare che i padri della rivoluzione americana sono venuti a Venezia quando dovevano scrivere lo Statuto di quelli che poi sarebbero stati gli Stati Uniti.
Come si può pensare di dare dignità di inno nazionale all'inno di Mameli che, rispetto alla storia di Venezia, forse non ha nemmeno duecento anni, così come la bandiera? Venezia, invece, ha una storia più che millenaria. Non riconoscere la lingua veneta come lingua con la dignità che le compete, non riconoscere l'importanza dei simboli, quale può essere anche la bandiera del Veneto, ci lascia veramente sconcertati.
Per questa motivazione, non possiamo votare a favore del provvedimento in discussione.
Quando in Aula parlavo di «fratelli» o «fratellastri», quei termini hanno ingenerato (ho letto le agenzie dell'ANSA) lo sconcerto di una parte dell'Assemblea. Penso che questo sconcerto verrebbe meno - e, semmai, sarebbe da parte nostra più legittimato - se volessimo considerare che il Nord, quel Nord che sostiene l'economia di tutta la penisola, anche se oggi con tanta fatica, purtroppo è considerato ancora in qualità di colonia. Da quella zona si reperiscono le risorse, ma ad essa non viene riconosciuta la legittimità che le compete.
È chiaro, quindi, che non possiamo votare a favore, anche perché il significato politico di questa proposta - che potrebbe passare sotto silenzio, ma sono convinta che nessuno ritiene che questo possa avvenire, dal momento che si capisce molto bene che essa sarebbe prodromica in tal senso - è quello di fare dell'inno di Mameli l'inno nazionale, come forse sarebbe legittimo. Naturalmente, noi potremmo votare a favore del provvedimento qualora venissero riconosciute anche le caratteristiche e le specificità del Nord: si parlava della lingua piemontese, io parlo della lingua veneta e altri possono parlare


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della lingua lombarda e via dicendo, perché tutto deve essere riconosciuto come tale.
Capisco le considerazioni dei colleghi che parlavano dell'importanza della cultura siciliana, o della cultura di vari paesi del Sud Italia, ma non capisco e non posso più accettare che non vengano riconosciuti i valori, la storia, la cultura dei paesi del Nord. E per «paesi del Nord» intendo le grandi regioni che hanno avuto la loro storia e la loro importanza.
D'altra parte, chissà perché la storia della Serenissima viene quasi vista e sentita con un certo fastidio, quando il Veneto vuole affermarla con forza e insistenza. È una storia, come dicevamo, più che millenaria. Ricordo che nella città di Este abbiamo il primo Museo nazionale dei paleoveneti o veneti antichi, la cui storia risale a 1.000-1.200 anni avanti Cristo. Novecento anni prima di Cristo c'era addirittura la scrittura venetica.
Capisco che, di fronte alla vostra richiesta - parlo anche con la vicepresidente - queste mie considerazioni possono sembrare, secondo voi, non attinenti alla proposta stessa, ma ne parlo perché voglio far capire come si tenda quasi a dimenticare una realtà storica e culturale, che per noi è fondamentale, mentre si tenderebbe a far prevalere un'altra realtà che non ha più di duecento anni di storia (a voler essere generosi).
Mi rendo anche conto - la questione è già stata sollevata - che se, come è successo due settimane fa, durante l'esecuzione dell'inno di Mameli si fischia in un campo di calcio, l'Olimpico, evidentemente vuol dire che non è sentito in modo così intenso: da noi, invece, nessuno si sognerebbe di fischiare quando si fa garrire al vento la bandiera della Serenissima o quando si parla di Venezia o del leone di san Marco.
Questo mio intervento è volto a sollecitare la sensibilità dei colleghi, che è molto forte: d'altra parte, in questa Commissione lavoriamo bene, perché siamo tutti molto attenti alle tematiche culturali e storiche e a tutto ciò che riguarda cultura e tradizione. Insisto, tuttavia, sulla mia posizione, perché desidero ardentemente che anche il tema delle specificità culturali e storiche venga sottolineato con la dovuta attenzione e magari si approvi la proposta di legge che stiamo discutendo in sede di comitato ristretto.
Mi rendo conto di aver allargato il mio intervento a tematiche che possono apparire non direttamente collegate al provvedimento in esame, ma ad uno studio più attento emergerà una forte correlazione.

PRESIDENTE. Svolgerò una breve replica, in chiusura della discussione, rispetto agli interventi che sono stati svolti. L'onorevole Levi, giustamente, nel suo interessante intervento auspicava la discussione in Assemblea di una materia così importante. A dire la verità, la controindicazione è stata la tempistica, in quanto queste proposte di legge erano state presentate da me e dall'onorevole Coscia in occasione dei centocinquanta anni dell'Unità d'Italia.
Devo dire che mi mortifica essere qui a discutere di una questione come questa: noi stiamo dicendo che i nostri alunni dovrebbero conoscere il testo del loro inno nazionale; credo che in qualsiasi altra nazione - l'onorevole Goisis citava altri «paesi» - forse non ci sarebbe neanche da discuterne. Da noi se ne discute, giustamente, però immagino che in Assemblea spunti di polemica avrebbero potuto rallentare l'approvazione di una legge così importante.
Per quanto riguarda quanto sostenuto dall'onorevole Cavallotto (nella scorsa seduta) e dall'onorevole Goisis nella seduta odierna, usando una terminologia scolastica, visto che siamo nella Commissione cultura, scienza e istruzione, dico che siamo un po' fuori tema. Nessuno nega alle popolazioni le origini, la storia, le identità, le tradizioni, ma questo è un discorso diverso: un conto sono la patria e l'unità nazionale, ma ciò non toglie che ognuno sia orgoglioso delle proprie radici. Io sono orgogliosa di saper cantare in genovese la canzone della mia città, sono sicuramente convinta che debbano essere valorizzate le tradizioni locali e che nelle


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scuole della Lombardia si debbano studiare la storia e i beni culturali della regione, ma questo non c'entra nulla con l'inno nazionale che ogni nazione ha.
Onorevole Goisis, sono perfettamente d'accordo che esiste il dialetto veneto e via dicendo, però esiste la lingua italiana, e non a caso ho presentato una proposta di legge per tutelarla e valorizzarla.
Devo dire che mi viene forse facile, essendo di origini genovesi, parlare di un inno che è stato scritto da Goffredo Mameli, genovese, musicato da Novaro, genovese. Anche io ho a cuore le mie origini, che vengono esplicitate in questo senso.
Per quanto riguarda l'emendamento presentato dall'onorevole Zeller, avevo già parlato con lui per sottolineare il fatto che l'insegnamento dell'inno è lasciato all'autonomia delle singole scuole: si chiede di insegnare il testo, non di cantarlo in maniera retorica; non si impone alcunché, ma si chiede di spiegare il testo, anche alla luce dell'attualità, specificando ovviamente che determinate frasi sono del tutto legate a un'epoca, quella risorgimentale. In seguito c'è stata, per fortuna, una pacificazione e l'Europa ha acquisito altre valenze che sono molto lontane, in alcuni passaggi, da quelle esplicitate. Tuttavia, l'inno nazionale va preso nel suo complesso, per quello che è e che la storia ci consegna; non si può certo emendarlo.
L'onorevole Rivolta affermava che questa non è una priorità. Vorrei contestare questa affermazione: il fatto di vivere momenti di difficoltà economica non significa che tutto ciò che non riguarda IMU o riforma fiscale non sia una priorità. Diversamente, dovremmo chiudere l'attività della nostra Commissione. Essendo questa la Commissione cultura e istruzione, abbiamo il dovere di occuparci di queste tematiche e, a mio avviso, di pensare all'educazione popolare dei giovani. L'inno nazionale fa parte, ovviamente, di questa educazione popolare che dovrebbe dare coesione, elemento che, ancor più in un momento di difficoltà come questo, dovrebbe essere importante.
È vero, onorevole De Pasquale, che l'inno dovrebbe essere inserito in Costituzione: sono state presentate proposte di legge al riguardo, ma la Commissione cultura, scienza e istruzione rivendica un ruolo in questo senso, pur nell'autonomia delle scuole, all'interno di una disciplina particolare come «Cittadinanza e Costituzione». Lei ha ragione, comunque, che bisognerebbe spingere in questa direzione.
Onorevole Goisis, per quanto riguarda i fischi, lei sa che in quel caso la situazione era del tutto anormale. A me piace pensare a un'immagine: quando il Presidente della Repubblica Napolitano è andato a Torino, gli italiani stranieri, ossia i ragazzi italiani che hanno un colore di pelle diverso, hanno cantato l'inno nazionale tutti insieme: è stata una scena da brividi, poiché penso che anche i nuovi italiani debbano imparare l'inno.
Non è vero, onorevole Rivolta, che tutti lo conoscono e quindi è inutile insegnarlo. Cito un libro, L'Italia s'è desta, scritto da Maiorino, professore dell'Università La Sapienza, Marchetti Tricamo e Zagami: è un libro che non appartiene alla mia parte politica e che ho scoperto per caso in una libreria. A un certo punto, gli autori chiedono perché gli italiani conoscono così male il loro inno e quelli che dicono di conoscerlo si fermano alla prima strofa. La risposta è semplice: nessuno glielo insegna. Provate a interpellare professori e maestri dei vari livelli didattici e tutti escluderanno che l'inno nazionale sia un tema trattato nei corsi e quasi tutti lamenteranno le difficoltà di reperirne il testo.
Ritengo, dunque, che sia abbastanza superficiale dichiarare che tanto lo si conosce. Con queste proposte di legge si vuole far sì che gli studenti ne conoscano il testo, poi starà alla loro discrezionalità decidere di cantarlo o meno.
Credo, però, che in una scuola che deve ridare una coscienza nazionale e un'educazione popolare di coesione, anche a fronte di tanti nuovi italiani che stanno frequentando le nostre scuole, sia


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molto importante conoscere le parole di una canzone che ha accompagnato i segni e i momenti più importanti della nostra storia.
Invito, quindi, il rappresentante del Governo a prendere la parola.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo, lasciando alla Commissione le sue decisioni, recepisce i termini di questo dibattito, che mi sembra estremamente ricco.
Noi sappiamo che in merito all'inno nazionale esiste un problema, per il fatto che esso non è stato pienamente recepito: è un fatto rilevante, non si può negare. Pertanto, ci rimettiamo alle decisioni della Commissione.

GABRIELLA CARLUCCI. Intervengo a nome del gruppo UdC perché sono dispiaciuta per la discussione con l'onorevole Goisis. Quanto affermato dalla vicepresidente Frassinetti è fondamentalmente giusto: in Italia non si insegna l'inno nazionale...

PAOLA GOISIS. Ma non è inno nazionale!

GABRIELLA CARLUCCI. In tutti gli altri Paesi viene insegnato l'inno nazionale. È una gravissima carenza, perché l'inno nazionale è il simbolo della nostra cultura, è il nostro biglietto da visita.
Mentre all'estero insegnano l'inno nazionale, mentre da noi ciò non avviene e i nostri bambini non lo conoscono, se non glielo insegnano i genitori: credo che questa sia una grave mancanza. Noi siamo la Commissione cultura e giustamente possiamo intervenire per riempire questo vuoto.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Propongo, quindi, di adottare come testo base per il seguito della discussione il testo unificato delle proposte di legge C. 4117 Frassinetti e 2135 Coscia, elaborato nel corso dell'esame in sede referente (vedi allegato).
Pongo in votazione la proposta da me formulata.
(È approvata).

Il termine per la presentazione degli emendamenti sarà fissato nella odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Sui lavori della Commissione.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che hanno chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Colleghi, l'anno scorso, in occasione della discussione sulla direttiva della legge n. 440 del 1997 sul sostegno all'autonomia delle istituzioni scolastiche, abbiamo votato all'unanimità una mozione che proponeva di novellare la legge. Essendo nel frattempo decaduta la possibilità di avviare un'iniziativa come Commissione, ho lavorato a un testo di novella della legge, firmato da molti di voi, di vari gruppi, che verrà incardinata a breve in Commissione. Lo dico in primo luogo per rendere conto di questa iniziativa su cui eravamo tutti d'accordo. So che l'onorevole Centemero sta presentando un suo testo e di questo abbiamo parlato.
Richiamo questa circostanza, in secondo luogo, per chiedere, se siamo d'accordo, il trasferimento in sede legislativa, visto che non si tratta di una legge nuova, ma della novella di una legge esistente.

ELENA CENTEMERO. Signor presidente, intervengo con riferimento alla legge n. 440 del 1997 e a quanto affermato dalla collega De Torre.
A nome del Popolo della Libertà, verrà a breve depositata un'altra proposta di


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legge, alternativa rispetto a quella presentata dall'onorevole De Torre, riguardante la modifica della legge n. 440; la proposta parte dalla mozione, ma ha un'impostazione che deve confrontarsi con la vostra.
Le due proposte di legge saranno a breve incardinate in Commissione e mi auguro che si possa svolgere un lavoro di comparazione e di confronto, al fine di arrivare a un testo unificato.

PRESIDENTE. L'ufficio di presidenza si prenderà cura di questi temi.
Rinvio il seguito della discussione del provvedimento in titolo ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.


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