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Resoconti Stenografici delle sedi Legislativa, Redigente e Referente

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Commissione I
20.
Giovedì 5 luglio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Bruno Donato, Presidente ... 3

Proposta di legge (Seguito della discussione e rinvio):
D'Alema ed altri: Modifiche alla legge 3 agosto 2007, n. 124, concernente il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e la disciplina del segreto (C. 5284):

Bruno Donato, Presidente, Relatore ... 3 11
Bressa Gianclaudio (PD) ... 7
Minniti Marco (PD) ... 3
Santelli Jole (PdL) ... 11
Tassone Mario (UdCpTP) ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE I
AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI

Resoconto stenografico

SEDE LEGISLATIVA


Seduta di giovedì 5 luglio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DONATO BRUNO

La seduta comincia alle 14.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 65, comma 2, del Regolamento, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Proposta di legge D'Alema ed altri: Modifiche alla legge 3 agosto 2007, n. 124, concernente il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e la disciplina del segreto (C. 5284).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati D'Alema ed altri: «Modifiche alla legge 3 agosto 2007, n. 124, concernente il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e la disciplina del segreto».
Ricordo che nella seduta di ieri è stata aperta la discussione sulle linee generali, la quale, secondo quanto stabilito dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, proseguirà nella seduta odierna e in quella di martedì 10 luglio.
Ricordo altresì che il termine per la presentazione di emendamenti è stato fissato alle ore 15 di martedì 10 luglio.
Ringrazio il sottosegretario De Gennaro per la sua presenza.
Do la parola ai colleghi che sono iscritti a parlare, ad iniziare dall'onorevole Minniti.

MARCO MINNITI. Grazie, presidente. Il quadro che abbiamo di fronte è, a mio avviso, largamente condivisibile, innanzitutto nel metodo. L'idea, a cinque anni dalla sua approvazione, di procedere a una manutenzione, come l'ha definita il presidente D'Alema - usando un termine anglosassone direi un check-up - della legge n. 124 del 2007 mi sembra del tutto appropriata.
La legge n. 124 del 2007 è stata approvata a larghissima maggioranza nella precedente legislatura. Il fatto che abbiamo di fronte un range di proposte molto limitato è anche indice del buon funzionamento della legge.
È evidente che non stiamo facendo una riforma della riforma. Riforme come questa durano mediamente trent'anni. È giusto intervenire in corso d'opera per migliorare, correggere e meglio precisare, ma l'idea di riformare la riforma, soprattutto per organismi così delicati, dovrebbe essere lontana da noi, cosa che mi pare abbastanza chiara in questa circostanza. D'altro canto, come è stato qui ricordato, la legge n. 124 del 2007 interviene a modifica della legge n. 801 del 1977 esattamente dopo trent'anni e dopo cambiamenti epocali nella vita del pianeta. Ricordo soltanto il crollo del muro di Berlino e l'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre del 2001.
Ritengo anche molto importante che le proposte di «manutenzione» vengano dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR). È la sede giusta. Il «meccanismo» potrebbe apparire


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formalmente non improprio, ma di delicatissima gestione. Io, invece, lo ritengo molto corretto. Poiché la legge n. 124 del 2007 è stata approvata con una larghissima maggioranza parlamentare, mi sembra un'impostazione saggia che il chek-up venga eseguito dal comitato di controllo sull'intelligence, nel quale sono rappresentate tutte le forze parlamentari.
Penso anche che la presa d'atto che negli ultimi cinque anni la minaccia è significativamente cambiata risponda ai nuovi compiti che si trovano di fronte l'intelligence italiana e l'intelligence dell'intero pianeta. L'idea di intervenire con una certa nettezza sulle questioni relative alla cyber security rappresenta, secondo me, un aspetto molto rilevante di questa proposta di legge che andrebbe valorizzato.
Cinque anni fa il quadro della minaccia cibernetica non era così evidente. Oggi il rischio di cyber attack è sul tavolo delle grandi cancellerie del pianeta. L'Italia può quindi ora sviluppare potenzialità significative proprie, come ad esempio l'esperienza straordinaria maturata in questi anni dalla Polizia postale, la quale costituisce un punto di riferimento assoluto nel campo europeo, e incamerarle nel suo sistema di intelligence, approfittando delle competenze già acquisite, sviluppandone di nuove e avviando soprattutto il ringiovanimento delle forze in campo.
Vorrei ricordare che, per esempio, la componente anagrafica dello MI5, il security service del Regno Unito, non è comparabile a quella dell'intelligence italiana e degli altri livelli di intelligence. Mediamente circa il 40 per cento degli appartenenti allo MI5, che è il servizio segreto interno, è al di sotto dei 40 anni. È del tutto evidente che per dotarsi di una capacità di intervento sulla cyber security il ringiovanimento delle forze in campo sia necessario, tenendo conto che le intelligenze che si applicano a questo settore sono solitamente giovanissime e, per altro, si affievoliscono rapidamente nel tempo.
Mettere la cyber security al centro del nuovo quadro della minaccia comporta anche questo aspetto del ringiovanimento dei ranghi, che non può essere sancito per legge, ma deve essere un impegno dell'intelligence italiana. Con questo non voglio dire che dobbiamo arrivare a costituire - mi rivolgo sottosegretario De Gennaro, che so essere esperto di queste cose - una Unità 8200 come esiste nell'intelligence israeliana, benché si tratti di un'unità particolarmente capace che in una situazione delicata ci ha mostrato come uno strike cibernetico sia meglio di uno strike militare.
Uno strike cibernetico può infatti servire a rallentare la minaccia nucleare dell'Iran. Affermo ciò perché alcune situazioni sembrano impossibili da dirimere, ma nella realtà non lo sono. Tra uno strike militare che metta in discussione la sicurezza del pianeta, rispetto al quale sono assolutamente contrario, e uno strike cibernetico che produca l'effetto di bloccare le centrifughe iraniane, il secondo costituisce un punto di riferimento importante.
Penso anche che il progetto di legge presentato dagli onorevoli D'Alema, Cicchitto - che ne sono i primi firmatari - ed altri risponda a un'ispirazione di fondo, la stessa che il legislatore ha cercato di applicare discutendo e approvando la legge n. 124 del 2007. Il principio era quello di concentrare le risorse e di ottenere una più forte capacità di coordinamento. Questo veniva assicurato dal nuovo ruolo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), un ruolo significativo e innovativo rispetto al passato. Il fatto che si intervenga per rafforzare ulteriormente, laddove possibile, il potere di coordinamento, a mio avviso, va nella giusta direzione.
Il punto fondamentale della legge n. 124 del 2007 era, però, il principio di bilanciamento essenziale in ogni democrazia secondo cui più poteri si danno all'intelligence più poteri e strumenti di controllo deve avere il Parlamento. Con la legge n. 124 del 2007 si è fatto un passo molto significativo e molto richiesto anche da coloro che operano nei nostri servizi di sicurezza, quello cioè delle garanzie funzionali. Nel momento in cui si è aperto il capitolo delle garanzie funzionali per i dipendenti dell'intelligence italiana si è significativamente


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lavorato perché il comitato di controllo parlamentare avesse più poteri. Oggi intorno a questi poteri si pone il nodo di una riflessione.
Comincio con l'affrontare un tema delicatissimo qual è quello del budget. Nella legge n. 124 del 2007 ci si è fermati sulla possibilità che il COPASIR intervenisse sul budget, ma sappiamo perfettamente che non esiste comitato di controllo sui servizi al mondo che non intervenga su questo fronte. Non è stata inserita tale previsione perché la legge è stata pensata come un work in progress, ma un comitato parlamentare che non possa intervenire sul budget interviene effettivamente su molto poco.
Che si inizi a discutere del budget e a entrare nel campo del riparto lo considero un fatto particolarmente importante, come mi sembra rilevante che si affronti il tema del Reparto informazioni e sicurezza dello Stato maggiore della Difesa (RIS), che rischia di diventare un'anomalia. Il progetto di legge affronta la questione molto bene e, secondo me, in sintonia con la volontà del legislatore.
Come risulta ampiamente dai dibattiti parlamentari dell'epoca, quando ha approvato la legge n. 124 del 2007, il legislatore ha escluso il RIS dall'ambito delle strutture sottoposte al COPASIR non perché riteneva che dovesse essere sganciato dal controllo parlamentare, ma esattamente per il motivo opposto. Si riteneva, infatti, sbagliato dare vita a un terzo servizio. Fare del RIS un servizio militare riconosciuto dalla comunità dell'intelligence nel momento in cui l'allora SISMI da servizio militare diventava servizio civile sotto la Presidenza del Consiglio e si passava dal SISMI all'AISI, appariva come un'assoluta distonia.
È chiaro che tutto ciò ha lasciato un margine di ambiguità particolarmente evidente, soprattutto per quanto riguarda quella parte di attività operativa che tecnicamente si chiama «spionaggio dei segnali elettromagnetici» (SIGINT). Di recente il DIS ha elaborato un ottimo dizionario delle formule dell'intelligence e se potesse essere trasmesso alla Commissione sarebbe un fatto positivo.
Parliamo di controllo satellitare. Una struttura dello Stato maggiore della Difesa non può compiere il controllo satellitare se non lo fa l'AISE. Mi pare abbastanza evidente. Il fatto che il progetto di legge ribadisca con grande chiarezza che la comunità dell'intelligence è costituita da DIS, AISE e AISI e che il RIS ha funzioni operative proprie, collegate allo Stato maggiore della Difesa, tali da intervenire sul teatro d'operazioni delle Forze armate e non di carattere generale mi sembra molto saggio e giusto.
Fermo restando quanto ho già detto, il cuore del provvedimento è il rapporto tra l'apposizione del segreto di Stato e il ruolo del comitato parlamentare di controllo sui servizi. Penso che il principio posto alla base della proposta di legge sia un principio corretto. C'è un richiamo fortissimo al Governo.
Quando discutiamo di progetti di legge sui servizi e in generale dovremmo fare un ragionamento di astrazione perché non discutiamo di questo o quel Governo. Dovremmo pensare a governi neutri, maggioranze neutre e opposizioni neutre, senza sapere chi sono. Mettendoci un nome e un cognome, le cose diventano più complicate.
Tuttavia, la mia opinione è molto netta da questo punto di vista. Il segnale chiaro è che non bisogna abusare dell'opposizione del segreto di Stato, e forse lo si è fatto. L'opposizione del segreto deve essere un'ultima ratio, soprattutto nel rapporto con il Comitato parlamentare di controllo.
Si fa un passo avanti importante, che io penso vada valorizzato: il Comitato parlamentare decide non più all'unanimità, ma con i due terzi. Una parte significativa del COPASIR potrebbe formarsi una convinzione indipendentemente dalle appartenenze di maggioranza e opposizione, cosa che io ritengo legittima e giustissima.
Quando si entra in un comitato di controllo sui servizi si rappresentano maggioranza e opposizione. Non è per caso che è stato stabilito per legge che il


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presidente del COPASIR sia dell'opposizione e non della maggioranza. Nel momento in cui si lavora, si dovrebbe però guardare agli interessi generali dello Stato. La possibilità che esista un punto di scioglimento tra maggioranza e opposizione tale per cui i due terzi dei membri chiedano al Governo di non opporre il segreto di Stato sul comportamento non consono alle regole e alle leggi di un singolo appartenente ai servizi è, a mio parere, un fatto culturalmente, oltre che istituzionalmente, rilevante.
È evidente che la soluzione qui proposta è impegnativa. Il ragionamento presenta due poli. Da un lato c'è la legge n. 124 del 2007, secondo la quale il Governo trasmette al COPASIR le «ragioni essenziali» dell'opposizione del segreto di Stato. È obiettivamente troppo poco. Le ragioni essenziali possono ridursi a una comunicazione di servizio e questo non va bene. Il progetto di riforma avanzato dalla proposta di legge, dall'altro lato, propone invece che sia trasmesso al COPASIR tutto il quadro informativo in possesso del Governo.
Siamo di fronte a un tema delicatissimo perché, come sapete perfettamente, il patrimonio di una struttura di intelligence è un patrimonio informativo spesso condiviso con altre strutture di intelligence. L'elemento fondamentale del rapporto tra l'intelligence di un Paese e le intelligence alleate è la credibilità nel conservare un patrimonio informativo che non è proprio, ma trasferito da altri servizi.
È uno scambio, a volte uguale a volte ineguale, ma, i torti subiti e i vantaggi goduti finiscono quasi sempre per equivalersi. Il quadro è abbastanza delicato e noi dobbiamo preservare il fatto che si trasmetta l'idea che le strutture informative italiane siano in grado di gestire un segreto. Altrimenti subentrerebbero enormi difficoltà.
La via maestra per affrontare questo tema sarebbe farsi un'idea del COPASIR e della sua composizione, non tanto nel numero quanto nella qualità dei membri. È a tutti noto che nei regimi democratici compiutamente bipartitici esiste un meccanismo per cui ai comitati di controllo si trasmette tutto. Il comitato parlamentare di controllo sui servizi negli Stati Uniti, noto come the Gang of Eight, il gruppo degli otto - quattro membri della Camera dei rappresentanti e quattro del Senato - viene addirittura informato sulle operazioni in corso. Il punto non è il numero, ma il fatto che di questi otto facciano parte persone che tutte quante, nella democrazia dell'alternanza, hanno avuto la possibilità di utilizzare materiale segretato e sono quindi considerate del tutto affidabili.
Teoricamente questo potrebbe avvenire anche per l'Italia. È, però, un meccanismo più complesso perché noi non siamo una democrazia compiutamente bipartitica, soprattutto se prendiamo come riferimento il Regno Unito. Lì il comitato di controllo sull'intelligence è nominato dal Primo Ministro, che può addirittura revocarne i membri.
Naturalmente esiste una prassi consolidata per cui ciò non avviene in caso di violazione delle indicazioni di partito. Lo dico perché è cosa di attualità. Se dovesse succedere, sarebbe un fatto clamoroso. Non è prescritto dalla legge, ma è chiaro che il Primo Ministro non sostituisce un membro che viola l'indicazione del partito. Per altro, il Primo Ministro è il capo della maggioranza.
Non si può cambiare la composizione e la qualità del COPASIR a fine legislatura, ma coloro che siederanno in Parlamento nella prossima legislatura forse dovranno valutare se, pur di ottenere più informazioni, non convenga avere una struttura di controllo più solida e composta in base a principi di respiro repubblicano e nazionale, ferma restando la prevalenza dell'opposizione, che a mio avviso rappresenta un punto chiave in questo quadro. Non è però questione all'ordine del giorno.
Penso, invece, che oggi, in riferimento a questo progetto di legge, si possa affrontare l'esigenza che il comitato parlamentare di controllo abbia tutti gli elementi atti a stabilire e verificare che l'opposizione del segreto di Stato è fondata. Si tratta chiaramente di molto più delle ragioni


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essenziali. Forse è qualcosa di meno di tutte le informazioni, ma è quanto consentirebbe di rendere, da un lato, protagonista il Comitato parlamentare di controllo e, dall'altro, più «solido» il nostro rapporto con gli altri Paesi, fermo restando che io non ho nulla da dire sulla impermeabilità del COPASIR rispetto al filtrare di informazioni. Non faccio, però, un ragionamento attuale. Il mio è un ragionamento a regime. Dobbiamo pensare di qui ai prossimi cinque o sei anni.
Se si dovesse privilegiare questa via, si potrebbe anche pensare che la scelta di informare presidente e vicepresidente del COPASIR sia superata. A quel punto, infatti, il quadro delle informazioni atte a sostenere la fondatezza dell'opposizione del segreto di Stato si potrebbe fornire all'intero comitato. Come ripeto, è però questione sulla quale non mi «impicco». Mi sembra forse più funzionale.
Il punto delicato è che, mentre il presidente del COPASIR rappresenta l'opposizione, il vicepresidente rappresenta la maggioranza e mi pare complicato comprendere perché il Governo debba informare anche la maggioranza, visto che è già rappresentata dal Governo stesso.
Da ultimo, il progetto di legge affronta il tema delle intercettazioni preventive, offrendo una soluzione, a mio avviso, giusta, vale a dire quella di spingere verso un ruolo più importante della Procura generale presso la Corte d'appello di Roma. Mi sembra una soluzione saggia per ragioni che sono implicite.
Ieri il presidente D'Alema ha detto giustamente che le intercettazioni preventive servono in relazione a tre aspetti: l'antiterrorismo, l'antimafia e il controspionaggio. Converrebbe, quindi, completare il meccanismo che nella legge n. 124 del 2007 non c'era, come pure nel decreto - legge n. 144 del 2005. È prevista cioè una copertura per le intercettazioni preventive che riguardano l'antiterrorismo e l'antimafia, ma non per il controspionaggio.
Nel momento in cui affrontiamo questa revisione e fermo restando che la volontà del legislatore era anche quella di dotare l'intelligence italiana degli strumenti per il controspionaggio, che è questione fondamentale per la sicurezza del nostro Paese, potremmo stabilire che lo schema previsto dalla legge n. 124 del 2007 per le intercettazioni preventive, unitamente al riferimento alla Procura generale presso la Corte d'appello di Roma, si applica anche al controspionaggio.

GIANCLAUDIO BRESSA. Riprendendo un punto dell'intervento del collega Minniti che ritengo essere molto vero e significativo, vorrei sottolineare che non siamo di fronte a una riforma della riforma, a dimostrazione del fatto che la legge n. 124 del 2007 ha ottenuto gli effetti che stavano all'origine di quella proposta.
Ognuno di noi è figlio della propria storia e delle proprie esperienze. Nella passata legislatura mi sono trovato a essere contemporaneamente membro dell'allora Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti italiani (COPACO) e di questa Commissione e ho seguito direttamente e personalmente il processo di riforma. Se dovessi fare una valutazione dell'iter e dell'esito della legge n. 124 del 2007, direi che quella riforma, avendo chiari gli obiettivi di fondo, non ha saputo liberarsi di alcune timidezze, che questa proposta di legge affronta rispetto ad alcune questioni che potremmo definire ordinarie.
La migliore definizione del ruolo del DIS, ad esempio, è di completamento e dà copertura legislativa a quello che di fatto il DIS stava già compiendo in via «politico-amministrativa». Va, quindi, fortemente sostenuta. La proposta affronta poi temi che erano stati sottovalutati, come quello della cyber security, e si occupa in maniera più decisa quella che il collega Minniti ha definito l'anomalia del RIS, a mio modo di vedere risolvendola.
Affronta, però, mettendo i piedi nel piatto, soprattutto la questione che per me era stata il punto dolente della precedente riforma. Il problema non è il segreto di Stato in quanto tale, bensì il rapporto tra il Parlamento e il sistema dei servizi. Ho sempre sostenuto e sono pienamente convinto


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che i servizi di sicurezza siano una garanzia fondamentale per la democrazia di un Paese, ma devono essere tali. Non ho, quindi, alcun cedimento rispetto a fantasie che tendono a una impropria, inutile e impossibile «democratizzazione» dei servizi.
I servizi hanno una funzione chiaramente definita dalla legge e chiaramente rappresentata da chi è stato incaricato di occuparsene. Se i servizi sono tali, il tema vero è il rapporto in cui si trovano con il Parlamento della Repubblica. Dentro questa logica rientra anche il rapporto tra servizi, Governo e Parlamento.
La giurisprudenza costituzionale, che parte da una vecchia sentenza del 1977 poco significativa ai nostri fini, dal 2009 in avanti è stata inequivocabile nei suoi indirizzi, in quanto ha riconosciuto che il Parlamento è la sede normale ed esclusiva del controllo sui servizi di sicurezza, specificando che è nel merito che questo controllo deve essere esercitato.
Come dicevo prima, sono figlio delle esperienze che ho fatto e al COPACO ho assistito a una vicenda che è presente nell'ultima sentenza della Corte costituzionale, quella del 2012, e che per brevità indicherò come la vicenda di Pio Pompa. Non voglio tediare i colleghi di questa Commissione, ma, nel momento stesso in cui il Governo pone il segreto di Stato su quei fatti - e io non ho nulla da eccepire sul perché possa averlo deciso -, fa esplodere fino in fondo il problema. I componenti del COPACO, infatti, in quell'occasione non erano stati messi a conoscenza di nulla in una vicenda che, con un termine edulcorato, definirei problematica non tanto dal punto di vista delle implicazioni per la sicurezza nazionale, intese come possibili attacchi provenienti dall'esterno, quanto dal punto di vista della sicurezza democratica nazionale, a seguito di atteggiamenti non sempre limpidi e comprensibili da parte delle forze che hanno il delicatissimo e importantissimo compito di garantire la sicurezza del Paese.
Credo che la proposta di legge affronti in maniera incisiva e risolutiva questi problemi attraverso quattro articoli che, a mio modo di vedere, rappresentano la rottura della timidezza della legge n. 124 del 2007. Mi riferisco all'articolo 6, laddove si abbassa il quorum dall'unanimità alla maggioranza dei due terzi per la richiesta da parte del COPASIR a essere informato sul segreto di Stato; all'articolo 8, laddove si conferisce al COPASIR un vero potere ispettivo relativamente «all'accertamento della correttezza delle condotte poste in essere da appartenenti o da ex appartenenti agli organismi di informazione e sicurezza», una funzione ispettiva questa che, introdotta in maniera opportuna dalla legge n. 124 del 2007, trova in un rapporto bilanciato tra servizi, Governo e Parlamento la sua logica conclusione; e soprattutto agli articoli 10 e 11 in cui viene trattato il delicatissimo tema del segreto di Stato.
La dottrina si è variamente esercitata per cercare di definire che cosa sia il segreto di Stato e quando sia opponibile. Per la verità si tratta di un dibattito intellettualmente molto interessante, ma politicamente poco significativo. Può essere interessante per i miei approfondimenti di tipo intellettuale, ma quello che voglio come parlamentare è la certezza che il segreto di Stato, diritto sacrosanto e non contestabile per un governo, abbia un reale punto di verifica nel merito. La proposta di legge che è stata avanzata a prima firma D'Alema e sottoscritta dai componenti del COPASIR credo trovi un punto di equilibrio.
Credo, in conclusione, che ci troviamo di fronte a un provvedimento estremamente significativo, che ha il merito e il pregio di rafforzare, nel senso di riconoscere fino in fondo, la pienezza dei poteri dei servizi, la pienezza dei poteri del Governo sulla gestione dei servizi e sull'opposizione del segreto di Stato e che, nel sottolineare questi strumenti come funzioni proprie, inalienabili e insopprimibili ai fini della garanzia della sicurezza nazionale, assicura nel contempo al Parlamento la possibilità di esercitare un vero controllo di merito, dando piena attuazione alla giurisprudenza costituzionale.


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Il collega Minniti, a mio avviso, ha molto puntualmente descritto i meccanismi di controllo probabilmente più efficaci ed efficienti che esistano al mondo: le commissioni di controllo parlamentare del Regno Unito e degli Stati Uniti d'America. Giustamente il collega fa presente che quelle sono realtà bipolari e che tali modalità sono il portato naturale di una storia politico-parlamentare che non è riproducibile qui da noi. Io credo, però, che l'ipotesi che è in discussione, ponendo al centro il ruolo del controllo di merito del Parlamento nell'unica forma possibile, vale a dire attraverso il COPASIR, rappresenti davvero un passo in avanti.
Nel caso dovesse essere approvata, renderebbe la nostra democrazia e i nostri servizi all'avanguardia.

MARIO TASSONE. Vorrei fare una valutazione di carattere generale, scusandomi nuovamente per l'assenza in occasione della relazione introduttiva, dovuta a impegni del mio gruppo parlamentare. Nel mio intervento farò alcune considerazioni sulle modifiche apportate alla legge n. 124 del 2007, anche sulla scorta dell'esperienza accumulata nel tempo.
Come ebbi modo di dire anche all'epoca intervenendo in Aula, la legge n. 124 del 2007 ha rappresentato un passo in avanti rispetto alla legge preesistente. Non vorrei però enfatizzare quella riforma e i passi importanti che si sono fatti, né vorrei in questa sede nascondere ulteriori possibili valutazioni di dati e aspetti.
Se io dicessi allo stato attuale che il cerchio è chiuso, non farei una considerazione giusta rispetto ai problemi che ci siamo posti. Certo, il passaggio dal Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza (CESIS) al DIS operato dalla legge n. 124 del 2007 è stato fondamentale. In base alla vecchia legge n. 801 del 1977, infatti, il segretario generale del CESIS non era sovraordinato ai servizi. Si discuteva se dare vita o meno a un sistema binario, ma allora il segretario generale del CESIS aveva il compito della gestione amministrativa del personale dei due servizi. Non aveva alcun potere di coordinamento. Se un organismo non è sovraordinato agli altri, come si vide negli anni Novanta, non esiste alcun coordinamento. Tutt'al più vi era un supporto logistico e amministrativo dei servizi stessi.
La legge n. 124 del 2007 ha specificato i compiti e il ruolo di coordinamento del DIS e ha introdotto, a mio avviso giustamente, una responsabilità in capo al Presidente del Consiglio dei Ministri o a un'autorità da lui delegata, come ad esempio un ministro senza portafoglio. Ricorderà, presidente che, quando abbiamo discusso della riforma della protezione civile, ho portato avanti una «battaglia» sia in sede referente sia in Aula affinché il delegato non fosse un ministro con portafoglio.
Se il legislatore del 2007 considerò che la delega dovesse andare a un ministro senza portafoglio, c'era un significato, così come ha una giustificazione il fatto che tale autorità possa essere un sottosegretario, ma non il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri che svolge le funzioni di segretario del Consiglio medesimo. Dico questo perché non c'è dubbio che nel passato, con alterne vicende, abbiamo avuto una situazione labile e precaria sul piano del controllo politico da parte del Governo e sul piano del controllo parlamentare, a causa dei compiti limitati dell'allora COPACO.
Benché le risposte siano in parte racchiuse in queste modifiche, mi domando se con il COPASIR si sia fatto quel salto di qualità nel controllo sugli organismi dell'informazione e della sicurezza. Non ci è possibile perlustrare compiutamente questo dato e mi rimetto a quanto detto dal presidente del Comitato stesso.
È vero che si è fatto un passo in avanti per quanto riguarda il controllo delle spese, ma al COPACO, presieduto allora da Chiaromonte poi da Pecchioli, si discuteva dell'opportunità di conoscere la disponibilità e la gestione delle risorse anche per quanto riguardava alcuni obiettivi. Il Comitato non doveva sapere i termini specifici, ma almeno avere un quadro di riferimento degli oneri e dei risultati raggiunti. La legge n. 124 del 2007 su questo piano


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non raggiunge grandi traguardi. Questa riforma conferma alcuni aspetti, ma rispetto al dibattito che caratterizzò quella stagione certamente non è esaustiva. È la prima valutazione che faccio.
Importante è l'ufficio ispettivo in capo al DIS, svincolato dalle due agenzie AISE e AISI, perché ha una propria autonomia di valutazione e di conoscenza dei dati. Riconosco che la modifica proposta alla nostra attenzione fornisce all'organo parlamentare gli strumenti per una conoscenza molto più diretta e immediata. I servizi di informazione, detti comunemente servizi segreti, nella storia italiana sono stati talmente segreti che sia il Paese sia il Parlamento non hanno avuto davvero contezza della loro attività e della loro azione.
Quando qualcosa è circondato da grande segretezza, non c'è dubbio che possano essere fatte le più svariate valutazioni e possano emergere le più svariate insinuazioni, tant'è vero che, ogni volta che in questo Paese è accaduto qualcosa di poco chiaro e di cui non è stato possibile individuare gli autori, se ne è attribuita, nel bene e nel male, la responsabilità ai servizi, proprio per la scarsa conoscenza della loro attività.
Anche questo rientra nello sforzo che stiamo compiendo e che ha compiuto certamente il COPASIR nel presentarci questa proposta, da cui emerge una serie di problemi che dovrà essere considerata con molta attenzione. Se dicessi che il testo così come ci è pervenuto non è emendabile, non è modificabile in alcuna delle sue parti, prenderei una posizione di non operatività rispetto ad alcune situazioni che vanno certo aggiustate e modificate.
Ne citerò soltanto due. La vicenda del segreto di Stato ha accompagnato molti momenti della storia parlamentare. Il problema è quello del ruolo di controllo del Parlamento e il collega Minniti ha fatto la sua valutazione al proposito. Prima c'erano gli otto componenti del COPACO, ora ci sono i dieci del COPASIR. La maggioranza richiesta per poter derogare all'opposizione del segreto di Stato da parte del Presidente del Consiglio oppure la trasmissione di tutti gli elementi concernenti il segreto di Stato opposto, compresi quelli relativi a servizi stranieri, potrebbero creare qualche squilibrio.
Questa valutazione, benché non fosse nell'intendimento del collega Minniti, nasce da una scarsa considerazione nei confronti dei colleghi parlamentari. È grave, a mio avviso, perché sarebbe come parlare di democrazia rappresentativa e poi sospenderla per alcune vicende. Su questo dobbiamo chiarirci perché è un'impostazione che desta in me qualche preoccupazione.
Certo è che qualche valutazione ulteriore sul segreto di Stato, per come ci è stato rappresentato, e sui poteri esclusivi del Presidente del Consiglio dei ministri andrà fatta. Senz'altro l'argomento sarà ripreso dai colleghi che interverranno in sede di discussione delle linee generali del provvedimento e nell'ambito dell'attività emendativa.
In secondo luogo, non credo che presidente e vicepresidente del Comitato parlamentare abbiano un ruolo particolare. Il presidente di un organismo parlamentare è un primus inter pares. Il fatto che il presidente sia espressione della minoranza è la traduzione normativa di un vecchio fair-play parlamentare, secondo cui la presidenza degli organismi di controllo veniva attribuita all'opposizione, ma nulla di più. Trattandosi di un comitato ristretto di dieci persone, non credo si possano fare differenze perché il presidente è di minoranza e il vicepresidente è di maggioranza. A mio avviso, questo creerebbe una disarmonia che non sarebbe giustificabile né comprensibile.
Credo, in conclusione, che tra gli aspetti sui quali bisogna confrontarsi ci siano gli ulteriori poteri di controllo del COPASIR per quanto riguarda le spese e le responsabilità. Un passo in più sull'attività ispettiva credo si possa fare. Gli ispettori saranno sicuramente efficienti e capaci, ma io ritengo che il COPASIR potrebbe riservarsi qualche potere in più per svolgere un controllo non generico, ma penetrante ed evitare che dalle ispezioni


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arrivino migliaia di carte di cui non sia possibile trarre la sintesi. Così non cambierebbe nulla. Ritengo, invece, che per il Comitato dovrebbe essere previsto un qualche tipo di azione più penetrante.
Come gruppo, signor presidente, ci riserviamo di interloquire ulteriormente sia in sede di discussione generale sia ovviamente attraverso la presentazione di emendamenti.

PRESIDENTE. Dato che alle 15 riprenderanno i lavori dell'Assemblea, rinvio gli altri interventi in discussione generale alla seduta di martedì prossimo.
Ha chiesto di intervenire sui lavori della Commissione l'onorevole Santelli.

JOLE SANTELLI. Signor presidente, vorrei chiederle di valutare la possibilità di posticipare il termine di presentazione degli emendamenti alla giornata di mercoledì.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, differisco alle ore 10 di mercoledì 11 luglio il termine per la presentazione di emendamenti alla proposta di legge in esame.
Rinvio il seguito della discussione ad altra seduta.

La seduta termina alle 14,50.

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