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Le relazioni USA-Pakistan

Le relazioni bilaterali Stati Uniti-Pakistan - alleato strategico nella lotta ad al Qaeda – già sotto torsione a causa della modalità di svolgimento del raid che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden in territorio pakistano (ad Abbottabad, 70 km dalla capitale Islamabad) il 2 maggio 2011, effettuato senza che le autorità di Islamabad ne fossero state informate, si sono ulteriormente irrigidite dopo che il comandante delle forze armate statunitensi, ammiraglio Mike Mullen a metà settembre 2011 ha affermato al Senato che la Rete Haqqani altro non è che “il braccio armato” del Pakistan nel conflitto in Afghanistan.
Le autorità pakistane, dopo un primo diniego, hanno ammesso contatti tra i propri servizi segreti militari (Isi) e il gruppo armato afghano, pur assicurando, tuttavia, che ciò “fa parte di una strategia per lottare meglio contro il terrorismo” e che il Pakistan non è l’unico paese ad avere relazioni con la Rete Haqqani, che è basata nel Nord Waziristan. Gli Usa, per i quali la Rete Haqqani è responsabile di attacchi contro l'ambasciata Usa a Kabul (13 settembre) e contro l'Isaf hanno ripetutamente sollecitato il governo pachistano ad adottare provvedimenti per quanto riguarda i legami esistenti con tale clan.

I rapporti bilaterali si sono ulteriormente aggravati dopo che il 26 novembre 2011 elicotteri della Forza ISAF provenienti dall'Afghanistan hanno colpito due postazioni pachistane nel distretto di Baizai, nella regione tribale di Mohmand, lungo la frontiera, uccidendo 24 soldati pachistani e ferendone altri 14. L'attacco è stato considerato "deliberato" dal Pakistan, che ha indirizzato una formale “forte protesta'” agli Stati Uniti e alla NATO senza che gli USA presentassero scuse formali.

Il Pakistan ha inoltre ordinato la sospensione del transito verso l'Afghanistan dei rifornimenti per le truppe ISAF e l’evacuazione della base aerea di Shamsi, nella provincia meridionale del Baluschistan, messa a disposizione della CIA per le operazioni nel deserto pakistano.

Da allora, nonostante Washington abbia fatto ricorso a voli cargo e a vie di transito più costose attraverso la Russia e l'Asia centrale, le forze USA hanno accumulato 2.843 container in attesa di entrare in territorio afghano. La ricerca per vie diplomatiche di un recupero dell'intesa con il Pakistan è durata diversi mesi, fino a quando, il 4 luglio 2012, il governo pachistano ha deciso la riapertura della frontiera pachistana al transito di automezzi Nato diretti in Afghanistan, consentendo quindi il ripristino delle cosiddette Linee di comunicazione terrestri (Gloc) utilizzate dai convogli che trasportano rifornimenti per le truppe della Coalizione internazionale dispiegate in territorio afghano.

Nel giugno 2012 un attacco da parte del network terroristico di matrice pakistana, Haqqani, contro la base militare americana “Salerno” nell’Afghanistan meridionale, ha causato la morte di due soldati statunitensi. L’attacco, di natura suicida, ha confermato le paure americane circa la forte instabilità della zona a confine tra Afghanistan e Pakistan, e ha riportato in primo piano le ambiguità di Islamabad nell’impegno antiterroristico.

Nel settembre 2012 si sono registrati nuovi episodi di violenza antiamericana in Pakistan. L’evento scatenante è stata la pubblicazione del film anti-islamico “L’innocenza dei Musulmani”, che ha infiammato l’intero mondo islamico a partire dall’Egitto. Le proteste esplose nelle città Pakistane sono state le più violente, e hanno portato alla morte di 23 persone e al ferimento di oltre 200 manifestanti. Un Ministro del Governo di Islamabad ha anche emesso una taglia di 100.000 dollari sull’autore del film, invitando Al Qaeda a fare giustizia.

Nel corso del 2012 i missili lanciati dai droni americani nel Waziristan, regione a nord-est del Pakistan, hanno causato la morte di 264 persone. La posizione ufficiale del Governo di Islamabad sugli attacchi missilistici - che sono iniziati nel 2004 - è che essi costituiscono una violazione dell’integrità territoriale pakistana.

Il Congresso americano ha espresso insoddisfazione per il procedere delle relazioni tra Washington e Islamabad. La proposta dell’amministrazione Obama per il bilancio dell’anno fiscale 2013 è di destinare 928 milioni di dollari di aiuti al Pakistan, quasi 800 milioni in meno rispetto all’importo annuo autorizzato per l’anno fiscale 2010. Ciò significa che l’amministrazione non adempirà al suo programma originario di fornire 7,5 miliardi di dollari a Islamabad entro il 2015.

Nonostante ciò, la maggior parte dei membri del Congresso resta convinta che gli Stati Uniti non possano permettersi di interrompere le relazioni di collaborazione internazionale con il Pakistan, soprattutto finché continueranno ad essere impiegate truppe in Afghanistan. In precedenza i rifornimenti ai militari americani arrivavano via mare al porto di Karachi, e poi di lì, attraverso le strade pakistane, fino all’Afghanistan. Da quando però Islamabad ha chiuso le rotte di approvvigionamento gli Stati Uniti sono stati costretti ad aprire rotte più costose, attraverso l’Asia centrale, il Caucaso e la Russia. Alcuni analisti hanno anche ventilato il pericolo che i tagli agli aiuti americani al Pakistan, un Paese già destabilizzato dai movimenti islamisti e separatisti, potrebbero indebolire ancora di più l’autorità del Governo di Islamabad e mettere a repentaglio la sicurezza dell’arsenale atomico pakistano. 

Alcuni segnali di svolta nell’atteggiamento del Pakistan rispetto ai gruppi terroristici sono arrivati nell’agosto del 2012 dal generale Pervez Kayani, il capo dell’esercito di Islamabad. Kayani ha condannato pubblicamente tutte le forme di estremismo, e ha invocato delle soluzioni costituzionali che mobilitino tutta la Nazione contro il terrorismo islamico. Il Pakistan ha diverse ragioni per essere preoccupato, come lo sono gli Stati Uniti, dalle attività dei gruppi terroristici. Negli ultimi dieci anni 45.500 cittadini pakistani hanno perso la vita in attacchi lanciati dagli estremisti islamici, inclusi 4.855 esponenti delle forze di sicurezza.