Cerca nel sito

dal 29/04/2008 - al 14/03/2013

Vai alla Legislatura corrente >>

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Fine contenuto

MENU DI NAVIGAZIONE DEL DOMINIO PARLAMENTO

INIZIO CONTENUTO

MENU DI NAVIGAZIONE DELLA SEZIONE

Salta il menu

Strumento di esplorazione della sezione Documenti Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Temi dell'attività Parlamentare

L'assetto organizzativo dell'Alleanza atlantica

L'Alleanza atlantica

La North Atlantic Treaty Organization (NATO) è un’organizzazione Internazionale per la difesa nata con il Trattato del Nord Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949. Essa conta attualmente 28 membri; sono Paesi fondatori il Belgio, il Canada, la Danimarca, la Francia, l’Islanda, l’Italia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Portogallo, il Regno Unito e gli Stati Uniti. Successivamente, hanno aderito: Grecia e Turchia (1952); Germania (1955); Spagna (1982); Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia (1999); Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia (2004) ed, in ultimo, Croazia e Albania (2009).

L’obiettivo prioritario dell’organizzazione è la salvaguardia della sicurezza e della libertà degli Stati firmatari, da perseguire attraverso strumenti politici e militari, conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite.

Anche in assenza di attacco armato, vige l’obbligo di consultazione tra le parti ogni volta che, nell’opinione di una di queste, sussista una minaccia all’integrità territoriale, all’indipendenza politica o sicurezza di essa (articolo 4). La chiave di volta dell’architettura dell’Alleanza Atlantica è l’articolo 5, base del sistema di difesa collettiva: a norma di esso, sussiste l’impegno reciproco delle parti a considerare un attacco armato contro una o più di esse come un attacco diretto contro tutte. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le contromisure adottate dal singolo Stato o da più di essi, devono essere segnalate al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sospese dopo che questo abbia adottato le necessarie disposizioni.

L’articolo 5 è stato oggetto di interpretazione evolutiva che ha portato a ricomprendere nella nozione di aggressione “ogni attacco armato sul territorio di Alleati, proveniente da qualsiasi direzione” e, dunque, includere anche gli attentati terroristici nel novero delle minacce alla pace, alla sicurezza ed integrità degli stati.

L’attivazione dell’articolo 5 ha trovato applicazione per la prima volta per decisione del Consiglio atlantico riunitosi immediatamente dopo gli attentati terroristici di New York e Washington dell’11 settembre 2001, che stabilì che, qualora accertato che gli attacchi fossero diretti dall'estero contro gli Usa, essi sarebbero stati considerati come azioni offensive rientranti nell’ambito dell' articolo 5. D’altronde, l’articolo 24 del Nuovo Concetto Strategico della NATO, approvato a Washington nell’aprile 1999, aveva già incluso il terrorismo tra i “rischi di più ampia natura” per la sicurezza degli Stati membri.

L’articolo 6 del Trattato individua, invece, la direzione dell’attacco armato suscettibile di rendere applicabile l’articolo 5; ai sensi della prima disposizione citata: “per attacco armato contro una o più parti si intende un attacco armato contro il territorio di una di essere in Europa e o nell’America Settentrionale, contro la Turchia o le isole situate sotto la giurisdizione di una delle parti nella regione dell’Atlantico a nord del tropico del Cancro. E’ altresì, attacco armato quello rivolto contro le navi o gli aeromobili di una delle parti che si trovino su detti territori o in qualsiasi altra regione d’Europa nella quale, alla data di entrata in vigore del trattato, siano stazionate forze di occupazione di una delle parti, o che si trovino nel mare Mediterraneo o nella zona dell’Atlantico a nord del Tropico del Cancro”.

L’Alleanza Atlantica non dispone di un esercito proprio bensì si avvale delle forze armate dei Paesi membri. Esse sono, in via preliminare, sotto il comando e controllo esclusivo dei rispettivi Capi di Stato maggiore, fino a quando non vengono assegnate alla NATO dai Paesi stessi per intraprendere compiti nell’ambito di attività dell’organizzazione, sulla scorta di quanto pianificato dalle strutture politiche e militari dell’Alleanza atlantica.

In generale anche la struttura dell’Alleanza atlantica ha subito un’importante innovazione nel corso degli anni, particolarmente accelerata dopo il crollo dell’URSS.

Già nel 1991, infatti, in concomitanza con lo stabilimento delle relazioni diplomatiche con le repubbliche ex sovietiche ed i paesi dell’Europa centro-orientale, venne adottato un concetto strategico improntato al dialogo ed alla cooperazione, poi rafforzato nel 1994 con il programma Partnershipfor peace (PfP). Lo scopo di questa iniziativa era l’intensificazione della cooperazione politica e militare in Europa tramite relazioni bilaterali sempre più strette con i paesi partner, spesso culminate nell’adesione all’organizzazione. Con analoghe finalità, in riferimento al quadrante Mediterraneo, nel 1995 è stato avviato il Dialogo Mediterraneo, con sei paesi dell’area (Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia).

Di fondamentale importanza per il rilancio del ruolo internazionale della NATO è stato il vertice di Washington del 23-25 aprile 1999, che ha approvato il citato “Nuovo concetto strategico”, con il quale sono stati ridefiniti: lo scopo, la struttura e le funzioni dell’organizzazione, dando atto del mutato scenario della sicurezza euro-atlantica. E’ stata ribadita la politica dell’open door attraverso l’avvio del programma MAP (Membership Action Plan), che promuove l’adozione di riforme su base volontaria da parte di Paesi candidati all’adesione con lo scopo di facilitarne l’ingresso nell’organizzazione.

Anche dal punto di vista strutturale la NATO si è modificata consistentemente: con una riduzione da 65 a 20 quartier generali ed il superamento della tradizionale visione geografica delle responsabilità, in luogo di un approccio globale alla difesa, speculare all’espandersi della gamma di missioni dell’Alleanza.

Il vertice di Praga del 21-22 novembre 2002 ha visto l’approvazione di una serie di misure di riorganizzazione, culminate nella creazione della NATO Response Force (NRF) - una forza di reazione rapida entro 5 giorni - la riforma della struttura del Comando militare e l’impegno sulle capacità. Nella stessa occasione, è stato anche approvato un nuovo concetto militare che stabilisce un approccio globale per la difesa contro il terrorismo e consente alle forze NATO di intervenire ovunque i suoi interessi lo richiedano, anche fuori dai territori dei Paesi membri. Coerentemente, il 16 aprile 2003, il Consiglio Nord Atlantico ha avviato la prima missione militare extraeuropea dell’Alleanza Atlantica, disponendo l’assunzione da parte della NATO del comando, coordinamento e pianificazione della missione ISAF. Nel giugno 2004, al vertice di Istanbul è stato disposto il rafforzamento e l’estensione di tale missione ed è stata lanciata la Istanbul Cooperation Initiative (ICI), per la cooperazione bilaterale per la sicurezza con i Paesi del Medio oriente allargato (hanno aderito Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Quatar).

Il vertice di Lisbona del novembre 2010 ha approvato un nuovo Concetto Strategico che comprende la minaccia del terrorismo cibernetico e del narcotraffico tra le sfide da affrontare. E’ stato raggiunto un compromesso sul concetto di deterrenza nucleare e sulla creazione di uno scudo antimissile, grazie ad un ritrovato dialogo con la Federazione Russa nell’ambito del Consiglio NATO - Russia. E’ stata inoltre avviata la riflessione sull’exit strategy dall’Afghanistan, prevista per il 2014, da compiere congiuntamente alla cessione alle forze locali della responsabilità dell sicurezza collettiva.

Tali indirizzi sono stati ribaditi e precisati formalmente in occasione del vertice di Chicago del 20 e 21 maggio 2012. Nell’incontro è stato introdotto il concetto di smart defence, ovvero il richiamo all’utilizzo più efficiente ed efficace delle risorse a disposizione dell’Alleanza, in relazione alla situazione di crisi finanziaria che interessa la gran parte dell’area NATO. In un orizzonte temporale medio –lungo (fine 2020), i Paesi hanno convenuto di sviluppare la massima sinergia possibile nel dispiegamento delle forze allo scopo di massimizzare le capacità di dispiegamento congiunto delle forze degli Stati membri e la loro operatività sul territorio.

La struttura della NATO

Il Consiglio Nord Atlantico (NAC) è l’organo politico più autorevole poiché trae legittimazione direttamente dal Trattato Atlantico, ed è dotato di una funzione consultiva molto incisiva sui temi più rilevanti. Il Consiglio si riunisce con frequenza settimanale nella composizione di rappresentanti permanenti. Alternativamente, può riunirsi in sessioni ministeriali (Esteri, ma anche Difesa e Finanze) nonché a livello di Capi di Stato e di Governo. Dal 2013, il Rappresentante Permanente dell’Italia è l’ambasciatore Gabriele Checchia.

I governi degli Stati membri designano il Presidente del Consiglio Nord Atlantico, che ricopre l’incarico di Segretario Generale della NATO. Egli ha funzioni di coordinamento, promozione e direzione del processo decisionale in seno all’Organizzazione. Inoltre, è il portavoce ufficiale dell’organizzazione e il capo del personale internazionale dell’ente.

Dall’agosto 2009, Segretario Generale è l’ex primo ministro danese Andres Fogh Rasmussen (il cui mandato, in scadenza il 31 luglio prossimo, è stato prorogato al 31 luglio 2014), che è coadiuvato dal Segretario generale delegato, l’ambasciatore statunitense Alexander Vershbow.

Il Comitato Militare è la più alta autorità militare della NATO e la fonte primaria di consigli strategici per gli organi decisionali civili della NATO (Consiglio Nord Atlantico e Il Gruppo di pianificazione nucleare). Ha funzioni consultive per ogni azione militare e rappresenta il collegamento essenziale tra il processo di decisione politica e le strutture militari della NATO. Collabora, inoltre, allo sviluppo di politiche strategiche per l’Alleanza e fornisce guida militare ai due Comandi Strategici: l’ACO(Allied Command operations) e l’ACT (Allied Command Transformation). Il primo è responsabile operativo per tutte le attività militari a livello globale ed opera presso SHAPE (Supreme Headquarters allied Powers Europe) sotto la direzione del Comandante supremo alleato in Europa (SACEUR), la cui sede è Monk (Belgio); il secondo provvede alla formazione ed addestramento delle forze NATO ed agisce sotto l’autorità del Comandante Supremo alleato per la trasformazione (SACT), con sede a Norfolk, Virginia (USA). ACO ed ACT costituiscono il comando integrato NATO, recentemente reintegrato dal ritorno della Francia, che lo aveva abbandonato sin dal 1966, pur nel mantenimento della piena operatività in seno all’Organizzazione.

 


Struttura ACT 

Fonte: http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_52092.htm

 Struttura ACO


 

 Fonte: http://www.aco.nato.int/structure.aspx 

 

Al vertice del Comitato Militare vi è un Presidente, eletto a scrutinio segreto dai Capi di Stato maggiore dei paesi dell’Alleanza per un periodo di 3 anni. L’incarico è stato ricoperto dal febbraio 2008 al novembre 2011 dall’Ammiraglio Giampaolo Di Paola. Dal gennaio 2012, ricopre l’incarico il Generale danese Knuf Bartels.

L’Assemblea Parlamentare della NATO, non è un organo dell'Alleanza atlantica in senso stretto, non essendo esplicitamente prevista dal Trattato di Washington del 1949, bensì una struttura parallela che costituisce il punto di raccordo tra istanze governative in seno all’Alleanza Atlantica e quelle politiche dei Parlamenti Nazionali dei Paesi Membri. Il suo obiettivo è di favorire lo sviluppo della solidarietà atlantica sui temi della difesa e della sicurezza, tramite il confronto interparlamentare.

L’Assemblea si occupa, inoltre, di favorire lo sviluppo della democrazia parlamentare nell’area euroatlantica tramite il coinvolgimento dei parlamentari di paesi non membri nei lavori e nelle discussioni dell’organo.

Esso si compone di delegazioni dei Parlamenti nazionali (ciascuna da 3 a 36 parlamentari) in proporzione alla popolazione dei paesi membri, per un totale di 257 componenti attuali. La delegazione Italiana è composta da 18 parlamentari, 9 per ciascun ramo del Parlamento, nominati dai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato su designazione dei Presidenti dei gruppi Parlamentari. Il presidente dell’Assemblea è eletto al termine della sessione annuale, per un anno, rinnovabile una sola volta. Attuale presidente è l’inglese Hugh Bayley, eletto nel corso della 58esima Sessione Annuale (Praga, 9 – 12 Novembre 2012).

Organo direttivo dell'Assemblea è la Commissione permanente, costituita dai Presidenti delle delegazioni nazionali, dal Presidente dell'Assemblea, dai cinque Vice Presidenti dell'Assemblea, dal Tesoriere e dai Presidenti delle cinque Commissioni. L'Assemblea dispone di un Segretariato internazionale, con sede a Bruxelles, che assicura l'infrastruttura necessaria per l'organizzazione dei lavori dell'Assemblea, delle Commissioni e Sottocommissioni. La carica di Segretario Generale è ricoperta da David Hobbs (Regno Unito).

Il Consiglio di partenariato euroatlantico (EACP) è un forum di regolare consultazione, coordinamento e dialogo su questioni politiche e di sicurezza tra la NATO ed i 22 partner esterni (Armenia, Austria, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Finlandia, Georgia, Irlanda, Kazakistan, Kirghizstan, Malta, Moldova, Montenegro, Russia, Serbia, Svezia, Svizzera, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina ed Uzbekistan) che partecipano al Partenariato per la pace (PfP). L'EACP si riunisce mensilmente, a Bruxelles, a livello di Rappresentanti permanenti; due volte l'anno, sono previste riunioni sia a livello di Ministri degli Affari esteri che a livello di Ministri della difesa. Se necessario, possono tenersi riunioni anche a livello di Capi di Stato e di Governo.