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dal 29/04/2008 - al 14/03/2013

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Temi dell'attività Parlamentare

Stato di avanzamento del processo di allargamento
Il pacchetto allargamento 2012-2013

Il 10 ottobre 2012 la Commissione ha presentato l’annuale pacchetto allargamento, composto dalla comunicazione Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2012-2013 (COM (2012) 600), e dalle relazioni sui progressi compiuti dai singoli paesi, candidati e potenziali candidati.

La comunicazione rende conto dello stato di avanzamento del programma di allargamento dell’Unione europea. Sulla base delle analisi approfondite per paese, la comunicazione passa in rassegna le realizzazioni di ciascun paese sulla strada dell’adesione, fa il punto della situazione, valuta le prospettive per i prossimi anni e formula raccomandazioni. Come in passato, la comunicazione si concentra su una serie di problematiche chiave e sul sostegno dell’Unione ai paesi dell’allargamento, soprattutto tramite lo strumento di assistenza preadesione (IPA).

Come in passato, la Commissione sottolinea la necessità di prestare particolare attenzione ad una serie di sfide fondamentali:

  • lo Stato di diritto al cuore della politica di allargamento. Le adesioni recenti e le sfide nei paesi dell’allargamento hanno evidenziato la necessità che lo Stato di diritto occupi un posto ancor più centrale nella politica di allargamento. A tale proposito la comunicazione ricorda che il Consiglio ha approvato il nuovo approccio ai negoziati su sistema giudiziario e diritti fondamentali e su giustizia, libertà e sicurezza, proposto dalla Commissione nel documento di strategia dello scorso anno. L’approccio, che informa attualmente il quadro negoziale con il Montenegro adottato a giugno 2012, pone lo Stato di diritto saldamente al centro del processo di adesione e definisce le basi dei negoziati futuri. I negoziati di adesione su questi capitoli verranno avviati già nelle prime fasi e saranno chiusi solo alla fine del processo per garantire il tempo necessario a definire track record solidi e dare alle riforme un andamento irreversibile. La Commissione continuerà inoltre a dare priorità alle questioni legislative ben prima dell’avvio dei negoziati, anche nell’ambito dei dialoghi strutturati e dell’assistenza dello strumento IPA per il periodo 2014-2020.Comunque in tutte le fasi del processo di adesione gli aspiranti membri dovranno mostrarsi in grado di rafforzare la realizzazione pratica dei valori su cui si basa l’Unione, assicurando e promuovendo sin dal principio il buon funzionamento delle istituzioni alla base della governance democratica e dello Stato di diritto: parlamento, governo, apparato giudiziario (ovvero tribunali e procure) e organi di contrasto; 
  • garantire la libertà di espressione dei media. La libertà di espressione è un diritto fondamentale, tutelato dall'ordinamento internazionale, su cui si fonda il funzionamento del pluralismo democratico. I criteri politici di Copenaghen individuano nella libertà di espressione un elemento centrale del processo di adesione. È fondamentale che i paesi dell'allargamento garantiscano il carattere aperto e pluralista dei media, come fondamento di una cultura giornalistica critica e indipendente. Nella prima metà del 2013 la Commissione prevede di organizzare il seguito della conferenza “Speak up!” tenutasi a maggio 2011, che riunirà i rappresentanti dei media e della società civile dei Balcani occidentali e della Turchia. Scopo della conferenza è quello di interloquire con le parti direttamente interessate per raccoglierne punti di vista e esperienze, al di là degli interlocutori governativi ufficiali. La Commissione continuerà a monitorare attentamente gli sviluppi nell'ambito degli accordi e dei dialoghi strutturati esistenti con i paesi dell'allargamento e ingloberà ulteriormente questi temi nei negoziati di adesione, soprattutto nel quadro del capitolo su sistema giudiziario e diritti fondamentali;
  • cooperazione regionale e riconciliazione nei Balcani occidentali. La cooperazione regionalee le relazioni di buon vicinato sono elementi essenziali del processo di stabilizzazione e associazione e in quanto tali vengono monitorate attentamente dalla Commissione in tutte le fasi del processo di adesione. La cooperazione regionale suffraga e agevola la riconciliazione in una regione che, nel passato recente, è stata teatro di dolorosi conflitti. La cooperazione e gli scambi regionali non solo sono in grado di apportare ulteriori benefici economici alla regione ma rientrano anche a pieno titolo nel processo di integrazione all'Unione, che spesso fa appello a approcci e misure regionali. Nell'ultimo decennio si è assistito a notevoli progressi in questo senso, cui si aggiungono i passi importanti di quest'ultimo anno. Al tempo stesso le questioni risalenti ai conflitti passati, al pari di altre questioni bilaterali pendenti, rimangono problematiche cruciali per la stabilità nei Balcani occidentali, con ripercussioni sulla cooperazione regionale e sulle relazioni tra i paesi, nonché sul funzionamento e sul processo di riforma interni ai paesi stessi. Le questioni pendenti vanno affrontate urgentemente e la loro risoluzione permetterà di rimuovere un ostacolo fondamentale sul cammino dei Balcani occidentali verso l'Unione. In particolare le vertenze su questioni interetniche o sullo status, segnatamente in Bosnia-Erzegovina e Kosovo, che continuano ad ostacolare il regolare funzionamento delle istituzioni e a frenare il processo di riforma e il programma europeo, possono avere a volte più vaste implicazioni regionali. La Commissione esorta le parti a fare il necessario per risolvere le vertenze pendenti, in linea con i principi stabiliti e i mezzi disponibili, anche rivolgendosi alla Corte internazionale di giustizia se necessario o a altri organi di composizione delle controversie esistenti o ad hoc. La prospettiva dei negoziati di adesione può essere un forte stimolo per la soluzione delle controversie e la Commissione si dichiara pronta ad intervenire per facilitare il processo;
  • accelerare la ripresa economica nei paesi dell’allargamento.Gli sviluppi socio-economici disegnano nei paesi dell’allargamento un paesaggio frastagliato. Tutti i paesi dell’allargamento hanno conservato in buona misura la stabilità macroeconomica anche se per alcuni la stabilità di bilancio è decisamente a rischio. La crisi economica colpisce tutta la regione; nei Balcani occidentali gli scarsi livelli di competitività, reddito e investimenti e l’elevata e crescente disoccupazione retrocedono i paesi in condizioni di recessione.  L’economia turca continua a crescere anche se a un ritmo meno elevato. In Islanda la ripresa è iniziata nel 2011 ed è continuata nel 2012. L’Unione sostiene i paesi fornendo loro consulenza strategica e assistenza finanziaria e collabora con le istituzioni finanziarie internazionali per convogliare i prestiti agevolati verso i settori prioritari. La Commissione continuerà ad associare i paesi dell’allargamento alla strategia Europa 2020 e valuterà la possibilità di discutere le questioni riguardanti la competitività e l’occupazione in particolare nel contesto del processo di stabilizzazione ed associazione (PSA), che costituisce l’inquadramento delle relazioni dell’UE con i paesi dei Balcani occidentali. Secondo l’approccio Europa 2020 i paesi dell’allargamento sono incoraggiati a prendere in considerazione obiettivi nazionali in materia di occupazione, innovazione, cambiamenti climatici, energia, istruzione, riduzione della povertà e inclusione sociale. Dal 2013 la Commissione avvierà gradualmente con i paesi dell’allargamento un dialogo sui programmi per l’occupazione e le riforme sociali nell’ambito di un approccio globale per l’impiego e la politica sociale. La Commissione intende inoltre favorire una partecipazione più estesa dei paesi dell’allargamento ai programmi dell’Unione per permettere loro di collaborare con gli Stati membri nei settori delle iniziative faro della strategia Europa 2020; 
  • governance economica dell’Unione e paesi dell’allargamento. Alla luce dei profondi cambiamenti in corso nella governance economica dell’Unione, è importante continuare a informare e associare i paesi dell’allargamento in questo processo, anche in considerazione del loro elevato livello di integrazione economica con l’UE.La Commissione europea informa i paesi dell’allargamento circa gli sviluppi delle politiche economiche dell’Unione nell’ambito dei regolari dialoghi bilaterali politici e economici e del dialogo economico multilaterale tra Commissione, Stati membri e paesi candidati sul controllo di bilancio preadesione.La vigilanza economica che la Commissione esercita sui paesi dell’allargamento verrà progressivamente adeguata in funzione degli sviluppi della governance economica dell’UE.La Commissione chiederà ai paesi di rafforzare i programmi economici a medio termine, soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità della posizione con l’estero e i principali ostacoli strutturali alla crescita, in linea con la strategia Europa 2020, e presterà particolare attenzione al potenziamento dei quadri di bilancio nazionali che dovranno garantire elevati standard di qualità. I paesi dovranno impegnarsi seriamente dando seguito alle raccomandazioni convenute nella riunione congiunta dell’ECOFIN annuale e potranno essere informati sugli altri sviluppi nella governance dell’Unione durante la preparazione e in occasione delle riunioni ECOFIN congiunte e nell’ambito dei forum PSA, dedicati di norma alla vigilanza economica e di bilancio.Le future riunioni di screening daranno ai paesi l’occasione di familiarizzarsi con i nuovi obblighi previsti dalla normativa economica e monetaria dell’Unione e con la nuova struttura di vigilanza finanziaria. La Commissione valuterà se invitare a queste riunioni i paesi candidati non ancora impegnati nel processo negoziale e se organizzare ulteriori riunioni di screening durante i negoziati di adesione per rendere conto dell’adozione di nuove norme dell’acquis;
  • comunicazione con il pubblico. Secondo la Commissione, il successo e la sostenibilità della politica di allargamento dipendono dalla comprensione e dal sostegno dell’opinione pubblica. A parere della Commissione l’informazione dei cittadini ela comunicazione con il pubblico competono principalmente agli Stati membri e ai paesi dell’allargamento. È essenziale agevolare la comprensione e il dibattito informato sull’impatto della politica di allargamento, soprattutto in un momento in cui l’Unione è alle prese con sfide importanti. La Commissione continuerà dal canto suo a informare il pubblico sul processo di allargamento per alimentare un dibattito informato. La Commissione rileva inoltre che il processo di allargamento, per sua natura inclusivo, richiede la partecipazione delle parti in causa. Nei paesi dell’allargamento sono necessari un ampio consenso politico e il sostegno della popolazione per le riforme perché contribuiscono notevolmente alle trasformazioni necessarie per progredire sulla strada dell’Unione. Tramite lo strumento di vicinato per la società civile la Commissione continuerà a sostenere questo processo, soprattutto con piccole sovvenzioni a favore delle organizzazioni di base della società civile in ambito locale;
  • assistenza finanziaria. Per quanto riguarda l’assistenza finanziariaai paesi dell'allargamento che si preparano all'adesione, - fornita essenzialmente a titolo dello strumento di assistenza preadesione (IPA), che per il periodo 2007-2013 ha una dotazione totale di 11,6 miliardi di euro - dal 2010 la Commissione è andata spostando gradualmente l'assistenza finanziaria dalsostegno a singoli progetti verso un approccio più globale e settoriale concentrato sui settorichiave del programma di riforma del paese beneficiario. I governi dei paesi dell'allargamentovengono spronati ad adottare politiche globali e sostenibili in ambiti prioritari quali giustizia eaffari interni, pubblica amministrazione, sviluppo del settore privato, trasporti, energia, ambiente e cambiamento climatico, sviluppo sociale, agricoltura e sviluppo rurale.I documenti di programmazione indicativa pluriennale (MIPD) per il periodo 2011-2013 hanno individuato i settori chiave nazionali in funzione della specifica situazione e dello stadio di avanzamento del processo di adesione di ciascun paese. Viene data particolare attenzione alla lotta anticorruzione, allo sviluppo della società civile e alla libertà di espressione. Circa il 10% dei fondi IPA disponibili sarà destinato a progetti multinazionali nei Balcani occidentali e in Turchia. In linea con la comunicazione di giugno 2011 dal titolo "Un bilancio per la strategia 2020" e nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, il 7 dicembre 2011 la Commissione ha presentato la proposta di regolamento del nuovo strumento finanziario di preadesione, come parte del pacchetto di strumenti nel settore dell'azione esterna. Secondo la Commissione, l'assistenza a titolo del regolamento IPA attualmente in vigore si è dimostrata efficiente e efficace; la proposta relativa al nuovo strumento finanziario si basa dunque sull'esperienza acquisita nell'attuazione dello strumento vigente. Su questa base, il nuovo strumento contempla il sostegno sia per il raggiungimento dei criteri di adesione che per lo sviluppo socioeconomico. In consultazione con i paesi beneficiari, con gli altri donatori e con la società civile e basandosi sull'esperienza fin qui acquisita, la Commissione ha riflettuto su come rafforzare il nesso tra l'assistenza finanziaria e le priorità della strategia di allargamento, su come rendere l'assistenza finanziaria più strategica, mirata e flessibile e su come semplificare le procedure. Gli elementi presi in considerazione in questo senso sono una pianificazione più globale e di più lungo respiro dell'assistenza in tutte le aree di intervento, una maggiore attenzione per i bisogni e le priorità dei paesi beneficiari, ricompensare i progressi nel processo di adesione, utilizzare i fondi IPA per attrarre ulteriori fondi da parte di altri donatori e del settore privato e potenziare il ruolo della società civile.
Lo stato dell’adesione dei paesi candidati

ex Repubblica iugoslava di Macedonia

La ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha avanzato domanda di adesione all’Unione europea il 22 marzo 2004, ottenendo lo status di paese candidato dal Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2005. Il 14 ottobre 2009 - nell’ambito del pacchetto allargamento - la Commissione ha deciso di raccomandare l'apertura di negoziati di adesione tra l’UE e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sulla base dei notevoli progressi registrati, e ha ribadito tale posizione negli anni successivi ma l’UE non ha ancora preso una decisione in merito.

Come ribadito anche nell’ultima relazione, la Commissione è fermamente convinta che si debba passare alla fase successiva del processo di adesione per consolidare il ritmo e la sostenibilità delle riforme, soprattutto per quanto riguarda lo Stato di diritto, e per rafforzare le relazioni interetniche. Questo sviluppo gioverebbe all’intera regione.

Anche il Parlamento europeo - da ultimo nella risoluzione del marzo 2012 - chiede che sia stabilita una data per l'inizio dei negoziati d'adesione. Secondo il Parlamento europeo, un ritardo in tal senso da parte del Consiglio potrebbe causare una frustrazione legittima fra l'opinione pubblica del Paese balcanico.

L'adesione del paese all'Unione è stata finora bloccata dalla disputa con la Grecia sul nome.

In considerazione dei progressi compiuti negli ultimi mesi dai recenti contatti tra le due parti, in seguito alla proposta greca relativa ad un memorandum d'intesa, e con il mediatore delle Nazioni Unite, il Consiglio dell’11 dicembre 2012 ha deciso che esaminerà la situazione, sulla scorta di una relazione che la Commissione presenterà nella primavera del 2013. La relazione valuterà lo stato di attuazione delle riforme nel contesto del dialogo ad alto livello sull'adesione nonché gli interventi compiuti per promuovere le relazioni di buon vicinato e per raggiungere una soluzione negoziata e accettata da ambo le parti riguardo alla questione del nome del paese, sotto l'egida delle Nazioni Unite. Se l'esito della valutazione sarà positivo, la Commissione sarà invitata dal Consiglio europeo a presentare senza indugio una proposta relativa ad un quadro negoziale con l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e a portare avanti il processo di esame analitico dell'acquis dell'UE iniziando dai capitoli sul sistema giudiziario e i diritti fondamentali, nonché la giustizia, la liberta e la sicurezza.

Islanda

Il 17 luglio 2009 l’Islanda ha presentato domanda di adesione all’Unione europea. Sulla base della valutazione positiva della Commissione, Il 17 giugno 2010 il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con il paese.

La Commissione ha rilevato infatti che l’Islanda – che è una repubblica parlamentare con una profonda e radicata tradizione di democrazia rappresentativa, con un ordinamento costituzionale e giuridico stabile - soddisfa i criteri politici stabiliti dal Consiglio europeo di Copenaghen del 1993, condizione indispensabile per l’apertura dei negoziati. Inoltre l’Islanda presenta un elevato grado di integrazione con l'UE: partecipando, infatti, al mercato unico da oltre 15 anni, tramite l’accordo sullo Spazio economico europeo (SEE), l’Islanda ha adottato una porzione significativa delle normative dell’Unione europea; dal 1996, il paese è inoltre associato agli accordi Schengen, di cui applica le disposizioni in materia di libera circolazione delle persone dal 2001.

Il 26 luglio 2010 è stato adottato il quadro negoziale dell’UE, il quale delinea i principi, la sostanza e le procedure che dirigono i negoziati con l’Islanda, che sono stati avviati ufficialmente il 27 luglio 2010 a Bruxelles, nel corso della prima conferenza intergovernativa tra UE e Islanda.

Allo stato 11 sono i capitoli negoziali conclusi e 16 quelli aperti.

In una risoluzione del luglio 2010 il Parlamento europeo pur esprimendo il suo sostegno all’apertura dei negoziati di adesione, chiede all'Islanda di cessare tutte le attività di caccia alla balena e di abbandonare ogni riserva formulata nei confronti della Commissione baleniera internazionale.

Secondo il PE il paese ha inoltre bisogno di riformare in modo sostanziale l'organizzazione e il funzionamento del proprio sistema di vigilanza finanziaria, oltre che il modo in cui sono nominati i giudici, i pubblici ministeri e le supreme autorità giudiziarie. I settori che dovranno essere integralmente negoziati con l'Islanda sono l'agricoltura, la pesca, la tassazione, la politica economica e monetaria e le relazioni esterne.

Montenegro

Il Montenegro ha avanzato richiesta di adesione all’Unione europea il 15 dicembre 2008 e ha ottenutolo status di paese candidatonel dicembre 2010.

I negoziati di adesione sono stati avviati ufficialmente il 29 giugno 2012, a margine del Consiglio europeo, sulla base delle valutazioni positive espresse dalla Commissione europea nella relazione annuale di ottobre 2011 e nella successiva relazione di maggio 2012.

Il Montenegro è il primo paese al quale si applica il nuovo approccio ai negoziati di adesione – proposto dalla Commissione, in occasione del consenso rinnovato sull'allargamento stabilito dal Consiglio europeo del dicembre 2006  -, che prevede un’attenzione particolare alle questioni relative a diritti fondamentali, sistema giudiziario, lotta alla corruzione e al crimine organizzato, coperte dai capitoli negoziali 23 e 24. Il nuovo approccio consente di aprire tali complessi capitoli all’inizio dei negoziati di adesione e di chiuderli per ultimi, concentrandosi sull’attuazione di tabelle di marcia e introducendo progressive prove delle prestazioni raggiunte.

Come risulta dalla relazione 2012 sui progressi compiuti dal Montenegro, presentata dalla Commissione il 10 ottobre 2012, nell’ambito dell’annuale pacchetto allargamento, già nella primavera del 2012 è stato avviato lo screening dei capitoli in questione mentre per gli altri capitoli è cominciato a settembre 2012 e dovrebbe concludersi entro l’estate del 2013.

Per quanto riguarda i progressi compiuti dal paese rispetto agli anni precedenti, nella relazione sul Montenegro la Commissione rileva che il rispetto dei criteri politici risulta soddisfacente: il quadro legislativo-istituzionale e le politiche sono stati migliorati in modo da garantire un funzionamento più efficiente del parlamento e del settore giudiziario e da rafforzare la politica anticorruzione, i diritti umani e la tutela delle minoranze. In particolare, si è iniziato ad applicare la recente legislazione sulle elezioni e la capacità del parlamento è stata rafforzata a livello amministrativo e di esperti; la trasparenza è migliorata e sono state previste commissioni separate sull’integrazione europea e sulla lotta alla corruzione. Secondo la Commissione occorre tuttavia proseguire gli sforzi volti a potenziare la capacità legislativa e di controllo del parlamento. Le riforma della costituzione e della pubblica amministrazione proseguono e il Montenegro ha continuato a onorare gli obblighi sottoscritti nell’ambito dell’accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA) e a svolgere un ruolo costruttivo nella regione nel rispetto degli impegni internazionali.

Per quanto riguarda lo Stato di diritto, secondo la Commissione il Montenegro deve impegnarsi di più per rendere irreversibile l’attuazione delle riforme, soprattutto nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, in particolare nelle alte sfere. Il paese deve inoltre portare a termine il processo di revisione costituzionale per aumentare l’indipendenza del sistema giudiziario. Occorrono inoltre ulteriori sforzi per garantire un sistema di nomine e di carriere basato sul merito nonché per rafforzare la responsabilità e l’integrità della magistratura. Date le dimensioni ridotte dell’amministrazione nazionale, lo sviluppo della capacità amministrativa necessaria ad attuare l’acquis è visto come un problema trasversale.

Il 18 dicembre 2012 nel corso della conferenza intergovernativa UE-Montenegro è stato chiuso il primo dei capitoli negoziali, il n. 25 relativo a scienza e ricerca.

Serbia

il Consiglio europeo dell’1 e 2 marzo 2012 ha concesso alla Serbia lo status di paese candidato.

Nell’esprimere soddisfazione per la concessione dello status di paese candidato, il Parlamento europeo – nella risoluzione adottata il 29 marzo 2012 - ritiene necessario avviare quanto prima negoziati di adesione con la Serbia, dimostrando così l'impegno dell'UE rispetto alla prospettiva di adesione del paese all'Unione europea. La condizione è che la Serbia abbia normalizzato i rapporti con il Kosovo e il processo di riforma continui.

La Serbia aveva presentato domanda di adesione all’UE il 22 dicembre 2009. Su invito del Consiglio del 25 ottobre 2010, il 12 ottobre 2011 la Commissione aveva espresso parere positivosull’attribuzione dello status di paese candidato.

Per quanto riguarda invece l’apertura dei negoziati di adesione, la Commissione raccomanda che essi siano avviati non appena il paese avrà compiuto progressi significativi nella normalizzazione delle relazioni con il Kosovo secondo le condizioni del processo di stabilizzazione e di associazione: rispettando pienamente i princìpi alla base di una cooperazione regionale inclusiva; rispettando pienamente le disposizioni del trattato che istituisce la Comunità dell’energia; trovando soluzioni per quanto riguarda le telecomunicazioni e l'accettazione reciproca dei diplomi; continuando ad applicare in buona fede tutti gli accordi conclusi e collaborando attivamente con la missione EULEX perché possa svolgere i suoi compiti in tutte le parti del Kosovo.

Dal 9 dicembre 2008 è stata dispiegata in Kosovo la missione EULEX, con l’obiettivo di sostenere le autorità kosovare nel monitoraggio e nel potenziamento di tutti gli ambiti relativi allo Stato di diritto, con particolare attenzione a forze di polizia, sistema giudiziario e sistemi di correzione.

Come si legge nella relazione sui progressi compiuti dalla Serbia, secondo la Commissione, la stabilità e il funzionamento delle istituzioni sono state garantite prima e dopo le elezioni presidenziali, politiche e locali e in Vojvodina; malgrado il rallentamento dell’attività legislativa dovuto alle elezioni, nella maggior parte dei settori si osservano progressi nell’attuazione delle riforme. La relazione rileva che la Serbia ha continuato a collaborare senza riserve con il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY) e la realizzazione degli obblighi in forza dell’accordo interinale e/o dell’accordo di stabilizzazione e associazione procede senza problemi. Secondo la Commissione il dialogo con Pristina ha prodotto una serie di risultati, ma gli accordi raggiunti non sono stati applicati in modo uniforme: di recente la Serbia ha firmato il protocollo tecnico sulla gestione integrata delle frontiere ed è stata finalmente chiarita l’interpretazione serba dell’accordo sulla cooperazione regionale e sulla rappresentanza del Kosovo; dall’entrata in vigore dell’accordo il carattere inclusivo della cooperazione regionale non risulta più ostacolato. Come rilevato dalla Commissione, i nuovi leader serbi hanno ribadito l’impegno ad attuare tutti gli accordi già raggiunti nel dialogo con Pristina e a cominciare ad affrontare questioni politiche più ampie. Il rispetto di questo impegno è fondamentale per il passaggio del paese alla fase successiva dell’integrazione nell’Unione.

Sulla base di tali risultati, secondo la Commissione la Serbia è dunque sulla buona strada verso un rispetto soddisfacente dei criteri politici e delle condizioni legate al processo di stabilizzazione e di associazione. Il paese deve però garantire maggiore impegno sullo Stato di diritto, soprattutto per quanto riguarda il settore giudiziario; le recenti difficoltà evidenziano infatti la necessità di un rinnovato impegno a proseguire le riforme e a garantire l’indipendenza, l’imparzialità e l’efficienza del settore, anche alla luce delle recenti pronunce della Corte costituzionale e tenuto conto della necessità di riconquistare la fiducia dei cittadini dopo il discredito gettato dal processo di riconferma dei giudici. Anche alla luce dei recenti eventi, la Serbia deve prestare particolare attenzione ai diritti dei gruppi vulnerabili e all’indipendenza delle principali istituzioni, come la banca centrale. Il paese deve continuare a impegnarsi in modo costruttivo nella cooperazione regionale e a approfondire le relazioni con i paesi del vicinato. Dovrà inoltre rilanciare l’interesse per le riforme e compiere ulteriori progressi verso un miglioramento visibile e duraturo delle relazioni con il Kosovo.

La Commissione intende raccomandare l’avvio dei negoziati di adesione con la Serbia, non appena avrà stabilito che il paese rispetta adeguatamente i criteri e le condizioni di adesione stabiliti dal processo di stabilizzazione e associazione, in particolare la questione del Kosovo, ritenuta prioritaria dal Consiglio. In linea con le conclusioni del Consiglio del 5 dicembre 2011, le relazioni tra Serbia e Kosovo devono registrare progressi visibili e duraturi in modo da permettere a entrambi i paesi di proseguire sulla strada dell’Unione e evitare che si ostacolino a vicenda. Questo processo dovrà consentire gradualmente la piena normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo permettendo ad entrambi di esercitare pienamente i rispettivi diritti e di assumersi le rispettive responsabilità nell’ambito dell’Unione. Il processo dovrà in particolare risolvere i problemi nel Kosovo settentrionale rispettando al tempo stesso l’integrità territoriale del paese e le esigenze specifiche della popolazione locale.

La Commissione sottolinea che il processo di normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina andrà affrontato anche al momento di definire il quadro negoziale, che permetterà in futuro di condurre i negoziati di adesione con la Serbia. È importante che le parti seguano con determinazione questo approccio globale, avvalendosi del pieno sostegno dell’Unione.

La strategia dell’UE in materia di allargamento

Come dettagliato nel seguito, la strategia dell’Unione europea in materia di allargamento è stata definita dal Consiglio europeo alla fine del 2006 e resta tuttora valida.

La strategia presentata dalla Commissione

Nel novembre 2006 la Commissione ha presentato il documento di strategia 2006-2007 sull’ampliamento, comprendente una relazione speciale sulla capacità di integrazione dell'Unione. Nel documento la Commissione ribadisce i tre principi su cui si basa la strategia, già preannunciati nel 2005:

  • consolidamento degli impegni. Consolidamento significa che l'Unione attua il suo programma di allargamenti rimanendo prudente per quanto riguarda eventuali nuovi impegni, mentre tiene fede a quelli assunti nei confronti dei paesi già coinvolti nel processo;
  • rispetto delle condizioni. A tutti i paesi candidati, effettivi o potenziali, vengono applicate condizioni giuste, anche se rigorose. Il passaggio a una fase successiva dipende dai progressi compiuti da ogni paese per soddisfare le condizioni fissate per ciascuna tappa del processo di adesione. Questa impostazione permette di consolidare le riforme e di preparare i nuovi Stati membri a rispettare i loro obblighi al momento dell'adesione;
  • migliore comunicazione. Il successo dell'allargamento presuppone un sostegno da parte di tutti i cittadini dell'UE. Gli Stati membri devono assumersi le loro responsabilità per comunicare informazioni esaurienti su questo processo, evidenziando in particolare i vantaggi che ne conseguono per i cittadini dell'UE. La legittimità democratica rimane un fattore essenziale per il processo di adesione dell'UE. Dal canto suo la Commissione intende promuovere una maggiore trasparenza e, a questo fine, raccomanda di rendere pubblici i principali documenti, quali relazioni di screening, parametri di riferimento per l'apertura dei capitoli di negoziato e posizioni comuni finali dell'UE.

Basandosi sull'esperienza acquisita con i precedenti allargamenti, la Commissione propone di migliorare ulteriormente la qualità del processo di adesione adottando le seguenti misure concrete:

  • la capacità di integrare paesi specifici sarà valutata in tutte le fasi essenziali del processo di allargamento analizzando, in particolare, l'impatto sulle istituzioni, sul bilancio e sulle politiche dell'UE, segnatamente la politica agricola e le politiche strutturali;
  • l'esito del dialogo politico ed economico alimenterà direttamente il processo negoziale;
  • si farà un uso più sistematico di parametri di riferimento concreti, in base ai quali saranno decise l'apertura e la chiusura dei negoziati sui singoli capitoli;
  • questioni come la riforma giudiziaria, la capacità amministrativa o la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata vanno affrontate nelle prime fasi del processo di adesione.

La relazione speciale costituisce parte integrante del documento di strategia sull'ampliamento del 2006. A seguito della richiesta formulata dal Consiglio europeo del giugno 2006, essa è incentrata sui problemi da affrontare a medio e lungo termine per quanto riguarda la capacità dell'UE di integrare nuovi Stati membri.

Dopo avere fatto una panoramica storica sulla capacità di integrare nuovi membri dimostrata dall’Unione europea nel corso dei precedenti allargamenti, la Commissione delinea un metodo di valutazione della capacità dell'Unioneeuropea in previsione degli allargamenti futuri, alla luce di tre componenti: istituzioni, politiche comunitarie e bilancio.

Secondo la Commissione, l'Unione deve garantire l'efficienza e la continuità di funzionamento delle istituzioni comunitarie e dei processi decisionali, come pure il mantenimento del livello di responsabilità corrispondente alle une e agli altri, sia per l'attuale configurazione dell’UE che in vista di un ulteriore allargamento.

Un più efficace funzionamento dell'Unione europea, secondo la Commissione, è nell'interesse sia dell'Unione allargata che dei potenziali Stati membri per gli anni a venire. Anche con le nuove adesioni, l'Unione deve essere in grado di continuare a garantire lo sviluppo e l'attuazione delle politiche comuni in tutti i settori. L'impatto dell'allargamento sulle politiche comunitarie sarà valutato durante tutte le fasi essenziali del processo. In futuro, i pareri della Commissione sulle domande di adesione di ciascun paese candidato comprenderanno una valutazione dell'impatto dell'adesione del paese interessato sulle politiche dell'UE. Tale valutazione verrà presa in considerazione nel quadro di definizione del mandato per i negoziati di adesione.

La relazione sottolinea che l'Unione deve essere in grado di continuare a finanziare le politiche comunitarie in modo sostenibile, perciò l'impatto delle nuove adesioni sul bilancio dell'UE sarà oggetto di una scrupolosa disamina nel corso dell'intero processo dell'allargamento. I pareri della Commissione sulle domande di adesione di ciascun paese candidato forniranno una stima circa il corrispondente impatto sul bilancio comunitario.

Le conclusioni del Consiglio europeo di dicembre 2006

La comunicazione sulla strategia futura ha costituito la base del dibattito sull’allargamento che si è tenuto in occasione del Consiglio europeo di dicembre 2006, che ha riguardato tutti gli aspetti relativi a ulteriori allargamenti, ivi compresa la capacità dell'Unione di accogliere nuovi membri, nonché i modi di migliorare la qualità del processo di allargamento, sulla base delle positive esperienze finora acquisite. Nelle conclusioni adottate sull’argomento, il Consiglio europeo “conviene che la strategia di allargamento, fondata su consolidamento, condizionalità e comunicazione, combinata con la capacità dell'UE di integrare nuovi membri, rappresenta la base di un rinnovato consenso sull'allargamento”. Nel confermare che l’UE mantiene i suoi impegni riguardo ai negoziati in corso, il Consiglio europeo ha convenuto sui miglioramenti proposti dalla Commissione riguardo a gestione e qualità dei negoziati ed ha sottolineato che il ritmo dell’allargamento deve tener conto della capacità dell’Unione europea di assorbire nuovi paesi. A tale scopo, il Consiglio europeo invita la Commissione a fornire valutazioni di impatto sulle principali politiche europee nelle fasi cruciali del processo di adesione e, in particolare, nella predisposizione del parere sulla domanda di adesione dei singoli paesi.