Camera dei deputati Dossier ES0852_0 [data]

Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum e la Comunità europea - A.C. 4470 - Elementi per l'istruttoria legislativa
Riferimenti:
AC N. 4470/XVI     
Serie: Progetti di legge    Numero: 512
Data: 06/07/2011
Descrittori:
CARAIBI   RATIFICA DEI TRATTATI
RELAZIONI ECONOMICHE INTERNAZIONALI   UNIONE EUROPEA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari

SIWEB

 

6 luglio 2011

 

n. 512/0

 

Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum e la Comunità europea

A.C. 4470

Elementi per l’istruttoria legislativa

 

 

Numero del progetto di legge

C. 4470

Titolo

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, Protocolli, Dichiarazioni e Atto finale, fatto a Bridgetown, Barbados, il 15 ottobre 2008

Iniziativa

Governo

Iter al Senato

Si

Numero di articoli

3

Date:

 

presentazione o trasmissione alla Camera

29 giugno 2011

assegnazione

5 luglio 2011

Commissione competente

III Affari Esteri

Sede

Referente

Pareri previsti

I Affari Costituzionali, II Giustizia, V Bilancio, VI Finanze, VII Cultura, VIII Ambiente, IX Trasporti, X Attività produttive, XI Lavoro, XII Affari sociali, XIII Agricoltura e XIV Politiche dell'Unione europea

 

 



Contenuto

È all'esame della Commissione Affari esteri l'Accordo di partenariato economico tra i paesi caraibici riuniti nel  CARIFORUM da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri dall'altro, fatto a Bridgetown, Barbados, il 15 ottobre 2008. Il disegno di legge è strettamente collegato a un altro provvedimento all'esame della Commissione, iniziato il 22 giugno 2011, ovvero la seconda revisione dell'Accordo generale di partenariato (APE) tra la Comunità europea e i 79 paesi del gruppo Africa, Caraibi e Pacifico (ACP), noto come Accordo di Cotonou.

Il CARIFORUM raggruppa, proprio all'interno dei paesi ACP, quelli facenti parte della Comunità e mercato comune dei Caraibi (CARICOM), unitamente alla Repubblica dominicana, che nel CARICOM figura come osservatore.

Si ricorda che il CARICOM esiste dal 1° agosto 1973, allo scopo di promuovere lo sviluppo e l’integrazione economica tra i propri membri: questi sono Antigua e Barbuda, le Bahamas, Barbados, il Belize, la Dominica, Grenada, la Guyana, Haiti, la Giamaica, Montserrat, Saint Kitts and Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent and the Grenadines, il Suriname, Trinidad e Tobago.

La CARICOM (Caribbean Community) nasce con il Trattato di Chaguaramas firmato il 4 luglio 1973, subentrando alla CARIFTA (Caribbean Free Trade Association); un protocollo annesso al Trattato gettava le basi per la creazione di un Mercato Comune dei Caraibi (MMC).

Obiettivo generale della CARICOM è quello di intensificare il commercio tra gli Stati membri e favorire la competitività delle loro produzioni, mantenendo una politica di rigido protezionismo fondata su elevate barriere tariffarie al commercio con paesi terzi. Sono anche state adottate diverse misure per i paesi meno sviluppati della Comunità e un programma di armonizzazione delle politiche economiche. Per la costituzione della zona di libero commercio all’interno della CARICOM sono state eliminate le tariffe intra-zona - con alcune eccezioni – ed è prevista una tariffa esterna comune.

Negli anni ’90, la CARICOM ha così varato il progetto Caribbean Single Market and Economy (CSME), finalizzato a rimuovere gli ostacoli al commercio di beni e di servizi, alla libera circolazione di capitali e di mano d’opera. Il 30 gennaio 2006, a Kingston (Giamaica) è stato rilanciato il Mercato Unico della CARICOM, indicando l’obiettivo di realizzare una vera Economia Unica entro il 2008 .

Oggi, malgrado persistano eccezioni per alcuni prodotti, si può dire che i territori dei paesi CARICOM costituiscano effettivamente una zona di libero commercio. La realizzazione della tariffa esterna comune comporterà una riduzione sostanziale della protezione esterna e potrà causare difficoltà soprattutto per i paesi che dipendono in modo significativo dalle tariffe sulle importazioni.

Oggi la CARICOM fa registrare importanti progressi nell’area della circolazione di persone, ma il ritmo della liberalizzazione dei servizi e dei movimenti di capitali dovrebbe chiaramente accelerare per raggiungere gli obiettivi fissati nel CSME. Per quanto riguarda le riforme istituzionali, c’è un consenso abbastanza diffuso sul fatto che il meccanismo di consultazione tra gli organismi della CARICOM e le autorità nazionali non ha prodotto i risultati sperati.

Nel complesso si può dire che, malgrado i loro sforzi, la CARICOM e i paesi membri - fortemente dipendenti dagli Stati Uniti e dal mercato internazionale – non siano riusciti a raggiungere l’obiettivo di una vera economia comune. Inoltre, come per altri paesi e processi in America Latina, i negoziati simultanei (a livello multilaterale, continentale e biregionale) evidenziano le difficoltà di questi piccoli paesi e la mancata capacità di costruire un’agenda che sia allo stesso tempo interna, regionale e internazionale.

Gli accordi di partenariato (APE) sono lo strumento principale proprio del nuovo corso nei rapporti tra la CE e i paesi ACP inaugurato nel 2000 con l'Accordo di Cotonou: si tratta in effetti ancora di strumenti mirati a favorire lo sviluppo dei paesi svantaggiati, ma in un quadro di apertura al mercato mondiale che ne consenta una crescita autosostenuta e perciò stabilmente acquisita. In precedenza, infatti, i paesi ACP avevano goduto di un largo regime preferenziale sui dazi delle loro esportazioni nel territorio della Comunità europea, che tuttavia non aveva favorito la crescita commerciale, tanto che il livello dell'export regionale è oggi inferiore a quello di vent'anni fa. Inoltre, con la sempre maggiore integrazione commerciale internazionale dovuta ai negoziati in seno all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), i regimi preferenziali venivano ad essere sempre meno proponibili, in quanto anche esposti ai ricorsi - proprio in seno all'efficiente meccanismo di risoluzione delle controversie dell’OMC - di altri paesi da essi esclusi. In questo contesto lo strumento dell’APE si è posto come suscettibile di superare simultaneamente tutti questi problemi, soddisfacendo alla condizione OMC di una apertura di tutti gli scambi tra i partner di un accordo commerciale.

Per la stipula degli accordi di partenariato economico nel quadro delle relazioni UE-ACP sono state individuate sei regioni geografiche, tra le quali quella caraibica, con il raggruppamento, appunto, dei paesi del CARICOM. Finora, in effetti, quello con i paesi caraibici è l'unico APE completo perfezionato, mentre nelle altre aree geografiche sono stati variamente negoziati accordi meno impegnativi, limitati per lo più alla liberalizzazione nel settore dei mercati di beni.

In particolare, l'Accordo di partenariato economico tra CE e i CARICOM apre senz'altro tutti i mercati dal lato dell'Unione europea, mentre ne prevede l'apertura graduale da parte dei paesi caraibici. Al tempo stesso l'APE in esame non manca, servendosi proprio di disposizioni dell’OMC, di porre al riparo alcune merci dai regimi di liberalizzazione, né di proteggere industrie sensibili ed emergenti, come anche di prevedere tempi lunghi per la liberalizzazione, nonché salvaguardie che prevengano impennate delle importazioni pregiudizievoli per le ancora fragili economie della regione.

Il commercio dell'UE con la regione caraibica ammontava nel 2007 a più di 6 miliardi di euro: l'UE ha esportato verso i Caraibi merci per 3,275 miliardi di euro, mentre le  esportazioni dai Caraibi all'UE hanno registrato un valore di quasi 3 miliardi di euro.

Al centro dell'Accordo di partenariato economico vi è la creazione di un mercato regionale integrato nei Caraibi, con l'armonizzazione progressiva delle tariffe esterne dei paesi CARIFORUM contestualmente alla liberalizzazione del flusso di merci tra le economie dei Caraibi.

Dovrebbero in tal modo essere favorite le condizioni per stimolare gli investimenti e l'iniziativa del settore privato, innescando mediante una maggiore competitività la crescita economica durevole nella regione caraibica. Naturalmente da parte degli Stati caraibici vi è l'impegno all'avvio di riforme nazionali e regionali, che l'Unione europea vorrà dal canto suo sostenere mediante misure di cooperazione. Ciò dovrebbe anche rendere la regione più attraente in quanto mercato d'investimenti e di scambi.

L'APE, inoltre, rimuove immediatamente tutte le tariffe e le quote che venivano applicate sulle esportazioni dai Caraibi all'UE: l'unica eccezione è costituita dallo zucchero e dal riso, che verranno comunque liberalizzati in tempi brevi.

L'UE ha anche accettato di aprire nuovi mercati per le imprese e gli operatori dei Caraibi che intendono offrire servizi nell'UE e per giovani professionisti dei Caraibi, affinché possano acquisire un'esperienza di lavoro nell'UE, ben al di là delle agevolazioni solitamente offerte dall'Europa nel contesto di qualsiasi altro accordo commerciale.

Sul lato caraibico è prevista una graduale apertura dei mercati nell'arco di 25 anni, che comporterà ribassi nei prezzi delle merci a vantaggio dei consumatori e delle imprese. I paesi dei Caraibi beneficeranno di "norme sull'origine" migliorate a sostegno dello sviluppo di industrie che importano materiali per produrre beni destinati poi a essere esportati in Europa. Per settori come le industrie di trasformazione degli alimenti e quelle della pesca è importante poter importare materie prime dal di fuori della regione caraibica.

Una Dichiarazione in materia di cooperazione allo sviluppo annessa all’APE in esame impegna l'UE a utilizzare il sostegno finanziario Aid for Trade (aiuto per il commercio) per aiutare i paesi caraibici a dare attuazione all'APE.

Il volume delle merci liberalizzate dai paesi CARIFORUM in virtù dell’APE in esame è pari al 61% delle importazioni dall'UE in valore nell'arco di 10 anni, all'82% nell'arco di 15 anni e all'86% nell'arco di 25 anni. I principali settori esclusi dai tagli tariffari sono i prodotti agricoli e i prodotti agricoli trasformati, alcuni prodotti chimici, i prodotti di arredamento e altri prodotti industriali.

L'Accordo contiene anche disposizioni volte a proteggere e a far valere gli standard ambientali e i diritti dei lavoratori, garantendo allo stesso tempo il diritto dei paesi dei Caraibi a legiferare e a gestire i loro affari sovranamente.

L'APE stipulato con i Caraibi fruirà di un'assistenza finanziaria dal Fondo di sviluppo dell'Unione europea, in particolare dal programma regionale, per un ammontare di 165 milioni di euro per il periodo 2008-2013. I finanziamenti verranno usati, tra l’altro, per creare programmi di sviluppo delle aziende e per fornire assistenza nella riforma dei sistemi di tassazione dei paesi CARIFORUM.

 

L'accordo di Partenariato CE-CARIFORUM si compone di 250 articoli, con 7 Allegati, 3 Protocolli e alcune dichiarazioni finali.

Gli articoli 1-18 enunciano gli obiettivi dell'Accordo, come anche i principi e gli elementi essenziali di esso, che non a caso coincidono con quelli già presenti nell'Accordo di Cotonou - parità delle parti, centralità del dialogo, democratizzazione, rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, cooperazione allo sviluppo, pratiche di buon governo, monitoraggio della realizzazione degli obiettivi dell'Accordo.

Gli scambi commerciali e le connesse questioni sono oggetto degli articoli 9-59, ove si prevedono i regimi e i ritmi di liberalizzazione di cui già in precedenza.

Gli articoli 60-121 riguardano invece gli investimenti, gli scambi di servizi e il commercio elettronico, con l'ottica particolare di agevolare gli investimenti stranieri nella regione caraibica, compensando i possibili effetti pregiudizievoli per i paesi di essa con un'apertura europea molto più ampia di quanto non faccia il CARIFORUM.

Gli articoli 122-124 riguardano i pagamenti correnti e i movimenti di capitali.

Le questioni connesse agli scambi - che comprendono la concorrenza, l'innovazione e la proprietà intellettuale, gli appalti pubblici, l'ambiente, gli aspetti sociali, la protezione dei dati personali - sono riportate agli articoli 125-201. In particolare, si mira a prevenire distorsioni della concorrenza come cartelli o abuso di posizioni dominanti, lasciando tuttavia alle Parti il diritto di mantenere o istituire monopoli di carattere pubblico o privato. L'articolo 129 contiene specifiche previsioni per le imprese pubbliche che, su richiesta del CARIFORUM, vengono esentate dall'osservanza delle prescrizioni dell'Accordo limitatamente ad alcuni settori. Vi sono nell'Accordo molteplici disposizioni di cooperazione in direzione dell'innovazione scientifica, tecnologica, informatica e nelle comunicazioni. Riconoscendo i vigenti quadri pattizi internazionali con riferimento ai diritti d'autore, ai marchi e alle patenti, l'Accordo prevede invece da parte del CARIFORUM l'organizzazione di un sistema di protezione delle indicazioni geografiche entro la fine del 2013, prodromico a un accordo specifico con l'Unione europea sullo stesso argomento. Negli appalti pubblici, lungi dal prevedere per le aziende europee la partecipazione alle gare per contratti nazionali nella regione caraibica, le disposizioni dell'Accordo mirano soprattutto a stabilire nei vari paesi criteri di trasparenza.

La prevenzione e risoluzione di controversie formano oggetto degli articoli 202-223, mentre ai successivi articoli 224-226 vengono trattate eccezioni generali quali quelle in materia di sicurezza e di fiscalità.

Le disposizioni istituzionali sono contemplate agli articoli 227-232, che istituiscono diversi organismi come il Consiglio congiunto CARIFORUM-CE, il Comitato CARIFORUM-CE per il commercio e lo sviluppo, il Comitato parlamentare e il Comitato consultivo CARIFORUM-CE.

Infine, le disposizioni generali e finali, di cui agli articoli 233-250, trattano di problematiche quali quelle della collaborazione nella lotta alle attività finanziarie illecite, delle difficoltà nella bilancia dei pagamenti che alcuni paesi possono attraversare, delle relazioni giuridiche tra l'Accordo in esame e l'Accordo di Cotonou o gli accordi istitutivi dell'Organizzazione mondiale del commercio.

I 7 Allegati all’Accordo in esame riguardano rispettivamente i dazi all’esportazione, i dazi sui prodotti originari dei paesi del CARIFORUM, i dazi sui prodotti originari dei paesi della Comunità europea, gli impegni nel settore degli investimenti e degli scambi di servizi, i centri di informazione per assicurare la trasparenza nell'esecuzione dell'Accordo, gli appalti interessati e i mezzi di pubblicazione.

I 3 Protocolli, invece, riguardano rispettivamente la definizione di prodotti originari e i metodi di cooperazione amministrativa, l'assistenza amministrativa reciproca nel settore doganale - ricalcando sostanzialmente le norme già contenute in accordi bilaterali della Comunità europea con singoli paesi -, la cooperazione culturale, i cui concetti si ispirano alla convenzione UNESCO dell'ottobre 2005 sulla protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali.

 

Contenuto del disegno di legge di ratifica

Il disegno di legge (approvato dal Senato S. 2623 nella seduta del 29 giugno 2011) si compone di 3 articoli, ilprimodei quali concerne l’autorizzazione alla ratifica dell’Accordo di partenariato economico tra la CE e i suoi Stati membri da un lato, e gli Stati membri del CARIFORUM dall’altro, firmato il 15 ottobre 2008 a Bridgetown, Barbados, mentre il secondo contiene il relativo ordine di esecuzione. L’articolo 3, infine, prevede l’entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica per il giorno successivo a quello della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

 

Nel corso dell’esame presso l’Assemblea del Senato il Governo ha accolto l’ordine del giorno, non posto in votazione, G100 (testo 2) d’iniziativa dell’on. Poretti, che impegna il Governo ad avviare, di concerto coi partner europei, tutte le opportune iniziative volte a far avanzare le legislazioni nazionali dei membri del Cariforum che ancora prevedono la pena di morte affinchè essi passino a una moratoria de jure conseguentemente modificando la propria posizione in seno all'Assemblea generale dell’ONU, in vista del prossimo voto sulla risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni previsto per il 2012; il governo è altresì invitato a promuovere in sede comunitaria adeguate iniziative nei confronti dei Paesi membri del Cariforum che dovessero riprendere le esecuzioni.

 

La relazione tecnica che accompagna il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica esclude che la partecipazione italiana all’ Accordo di partenariato economico CE-CARIFORUM possa comportare ulteriori oneri per il bilancio dello Stato, in quanto per le attività da essa previste - si fa riferimento al Protocollo II, che riguarda l’assistenza amministrativa reciproca nel settore doganale – l’Agenzia delle Dogane si avvarrà degli ordinari stanziamenti a suo favore.

 

Il disegno di legge è invece accompagnato da una Analisi tecnico-normativa (ATN), che definisce l'Accordo quale rientrante nelle fattispecie di cui all'articolo 80 della Costituzione, giustificandone così l'autorizzazione parlamentare alla ratifica; per il resto, l’ATN non individua profili di incompatibilità con l’ordinamento nazionale né, ovviamente, con l'ordinamento comunitario, trattandosi di un Accordo negoziato proprio per iniziativa delle Autorità europee. L’ATN riconosce peraltro una possibile interferenza dell’applicazione dell’Accordo con le competenze esclusive delle Regioni e delle autonomie locali, che tuttavia sono tenute al rispetto degli accordi internazionali dell’Italia e degli impegni in sede comunitaria.

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipartimento Affari Esteri                                                                                   ( 06.67604939 - *st_affari_esteri@camera.it

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