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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 luglio 2009
208.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

TESTO AGGIORNATO AL 29 LUGLIO 2009

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ALLEGATO 1

Libro verde «Verso una migliore integrazione della rete transeuropea di trasporto al servizio della politica comune dei trasporti».
COM(2009)44 def.

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

La XIV Commissione,
esaminato il Libro verde «Verso una migliore integrazione della rete transeuropea di trasporto, al servizio della politica comune dei trasporti» (COM(2009)44 def.) ed espresso apprezzamento per l'iniziativa della Commissione europea di una revisione delle priorità e degli obiettivi della politica del settore delle reti TEN-T;
giudicato condivisibile l'obiettivo di un'evoluzione della strategia sino ad oggi seguita dei progetti prioritari, nel senso di integrarla facendo riferimento a una rete prioritaria che offrirebbe il valore aggiunto di raccordare più sistematicamente i nodi (causa dei maggiori problemi di congestione) con porti e aeroporti come punti di ingresso della rete e principali punti di interconnessione intermodale;
ferma restando la necessità di garantire una sostanziale continuità con l'approccio seguito sinora, al fine di razionalizzare e riorientare l'impostazione attuale e contribuire più efficacemente al perseguimento di importanti obiettivi comuni, nonché per rispondere alle sfide del settore sotto il profilo politico, economico, ambientale e tecnologico, anche al fine di evitare dispersione di risorse già assegnate per progetti prioritari;
preso atto, altresì, delle conclusioni sul Libro verde approvate dal Consiglio trasporti, comunicazioni ed energia del 12 giugno 2009, nelle quali si sottolinea l'importanza di tenere conto della coesione territoriale, economica e sociale, nonché di un coordinamento con le misure e gli obiettivi definiti nell'ambito della politica comune dei trasporti (trasporti intelligenti, gestione del sistema del traffico, interoperatività, innovazione tecnologica, nonché i corridoi di trasporto ferroviario, corridoi verdi e blocchi di spazio aereo) tenendo presente che le reti TEN-T dovrebbero contribuire in maniera significativa alla riduzione delle emissioni di CO2;
considerato che il metodo suggerito dall'Europa, vale a dire la concentrazione di risorse su determinati progetti prioritari, si è dimostrato particolarmente utile nel nostro paese, dove è molto forte la tendenza a parcellizzare gli interventi e la distribuzione delle risorse;
tenuto conto, inoltre, che lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto riveste un carattere prioritario per l'Italia - caratterizzata da uno storico ritardo e squilibrio infrastrutturale soprattutto a carico delle regioni meridionali e da uno squilibrio modale che grava maggiormente sul traffico su gomma - e che è opportuno che il Paese sappia rappresentare le proprie esigenze e la propria vocazione: la realizzazione delle reti transeuropee situate sul territorio italiano è condizione indispensabile per aumentare i livelli di competitività del Paese e per prevenire fenomeni

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di marginalizzazione economica, attesa peraltro la sua peculiare posizione geopolitica;
rilevata altresì l'esigenza che il presente parere sia trasmesso, unitamente al documento finale approvato dalla Commissione di merito, alla Commissione europea nell'ambito del dialogo politico,

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
a) considerate le difficoltà finanziarie riscontrate per completare le reti TEN-T, nonché la natura a lungo termine dei progetti di maggiore dimensione, si pone l'esigenza di: 1) aumentare il budget comunitario Ten-T relativo al prossimo periodo di programmazione 2014-2020; 2) concentrare le risorse del budget Ten-T sui 30 progetti prioritari; 3) rendere disponibili i finanziamenti comunitari TEN-T per più di un periodo di programmazione;
b) si rappresenti che l'opzione 1 del Libro verde relativa alla metodologia di pianificazione - che prospetta il mantenimento dell'attuale struttura a doppio livello, basata sulla rete globale (strade, ferrovie, treni ad alta velocità, vie di navigazione interne e porti marittimi) e sui 30 progetti prioritari già individuati con la decisione n. 884 del 2004 - sembra ispirata ad un maggiore realismo e suscettibile di arricchire l'approccio attuale;
c) ferma restando la necessità di dare continuità alle azioni intraprese per il periodo 2007-2013, si valutino eventuali limitate integrazioni all'elenco dei 30 progetti prioritari, ove ritenuti fondamentali per implementare in futuro una rete prioritaria transeuropea; in particolare, l'Italia dovrebbe fare valere il suo interesse per il potenziamento del raccordo con il bacino mediterraneo.

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ALLEGATO 2

Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008.
Doc. LXXXVII, n. 2.

PROPOSTA DI RELAZIONE DEL RELATORE

Considerazioni generali.

L'esame della Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008 costituisce il primo documento di carattere generale che il Governo presenta alle Camere in questa legislatura ai fini di un confronto articolato su tutte le politiche e le principali questioni relative all'UE nonché sugli strumenti e le procedure per l'intervento dell'Italia - e specificamente del Parlamento - nella formazione della normativa europea.
Nella legislatura in corso la Camera ha, invero, già avuto modo in due occasioni di svolgere - in tutte le Commissioni e quindi in Assemblea - un esame approfondito di atti di carattere generale relativi ai rapporti con l'UE, definendo indirizzi per il Governo.
In primo luogo, con le risoluzioni Gottardo ed altri (6-00017) e Gozi ed altri (6-00019), approvate, quasi all'unanimità, lo scorso 22 aprile 2009 in esito all'esame del programma legislativo e di lavoro per il 2009 della Commissione europea e del programma dei diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese, sono stati definiti indirizzi e priorità di carattere generale per l'azione del Governo in materia europea.
Tuttavia, in questo caso la base per l'esame e l'espressione di indirizzi parlamentari era costituita dalle priorità politiche delle Istituzioni dell'Unione europea e non dalle indicazioni dettagliate del Governo.
In secondo luogo, lo scorso 19 maggio la Camera ha approvato all'unanimità la risoluzione Centemero ed altri (6-00021), in esito all'esame della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'UE nel 2007, stabilendo alcune linee generali per il riassetto del quadro normativo e regolamentare relativo all'intervento del Parlamento in materia europea, in particolare al fine di rafforzarne l'intervento nella c.d. fase ascendente.
Poiché la relazione - riferendosi al 2007 - conteneva indicazioni obsolete, non è stato invece possibile procedere né in Commissione né in Assemblea ad una valutazione del merito delle scelte politiche operate dal Governo nei vari settori di attività dell'UE.
Rispetto ai documenti già esaminati, la relazione per il 2008 presenta dunque un evidente valore aggiunto con riferimento ad almeno due principali ambiti di interesse:
contiene numerosi elementi di informazione e valutazione sulle posizioni assunte e gli obiettivi conseguiti dal Governo nelle competenti sedi europee nel 2008, nonché - in casi purtroppo ridotti - sugli indirizzi che esso intende seguire nell'anno in corso. Su questi aspetti le Commissioni di settore hanno svolto un esame approfondito formulando valutazioni ed orientamenti;
reca indicazioni molto accurate sull'organizzazione e gli strumenti di intervento del Governo in materia europea nonché sul raccordo tra Governo, Parlamento, regioni e altri soggetti interessati. Sulla base di questi elementi, la Commissione Politiche dell'Unione europea ha proseguito la riflessione in merito alla

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revisione delle norme legislative e regolamentari vigenti relative all'intervento della Camera in materia europea, già avviata nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla legge 11 del 2005 e giunta ad alcune conclusioni in occasione dell'esame della relazione per il 2007.

La presente relazione reca anzitutto alcune considerazioni e proposte in merito alla revisione della struttura della relazione nonché alla sua procedura di esame, anche alla luce dell'approvazione da parte della XIV Commissione di alcuni emendamenti al disegno di legge comunitaria 2009 volti ad adeguare la disciplina dell'articolo 15 della legge 11 del 2005.
In secondo luogo, saranno valutati, sulla base delle indicazioni contenute dalla relazione del Governo, gli strumenti di partecipazione dell'Italia al processo di integrazione europea, con particolare riferimento al ruolo del Parlamento.
Per l'indicazione di orientamenti su specifici progetti di atti comunitari o questioni settoriali - che potranno confluire nella risoluzione da approvare in esito all'esame in Assemblea - si fa invece rinvio ai pareri delle singole Commissioni di settore, allegati alla presente relazione.

La procedura di esame della relazione annuale: prospettive di modifica.

La relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008 è giunta all'esame della Camera ben oltre il termine di presentazione del 31 gennaio, in ragione del fatto che il Governo ha giustamente atteso, prima di procedere alla trasmissione, la conclusione dell'esame alla Camera del disegno di legge comunitaria 2008 e della relazione per il 2007.
Le ragioni di questo ritardo sono pertanto - a conferma dell'esperienza delle passate legislature - da rinvenire nella procedura di esame congiunto con il disegno di legge comunitaria prevista dai regolamenti di Camera e Senato.
Tale procedura, pur dotata di una sua logica interna, impedisce al ramo del Parlamento che interviene in seconda lettura sul disegno di legge comunitaria un tempestivo esame della relazione.
Nella risoluzione approvata in Aula all'unanimità nel maggio 2009 sulla relazione annuale per il 2007, la Camera ha già manifestato la volontà di disabbinare - attraverso le appropriate modifiche regolamentari - l'esame della relazione dal disegno di legge comunitaria e di procedere conseguentemente all'abbinamento con l'esame degli strumenti di programmazione legislativa e politica della Commissione europea e del Consiglio dell'UE.
In tal modo, si concentrerebbe in un'unica fase, collocata ad inizio d'anno, l'analisi e il confronto tra le linee d'azione del Governo e delle istituzioni europee e la conseguente definizione degli indirizzi di carattere generale da perseguire nella formazione delle politiche dell'Unione europea.
Dopo un'attenta riflessione, la Commissione politiche UE è giunta alla conclusione che è necessario, in via propedeutica rispetto alla riforma regolamentare, apportare le appropriate modifiche dell'articolo 15 della legge 11 del 2005, anche una revisione della struttura e dei contenuti stessi della relazione.
A questo scopo, nel corso dell'esame del disegno di legge comunitaria 2009 presso la Commissione politiche UE è stato approvato un emendamento che, modificando l'articolo 15 della legge 11 del 2005, scinde in due diversi documenti l'attuale contenuto della relazione:
una relazione programmatica, da presentare entro il 31 dicembre di ogni anno, recante indicazione di obiettivi, priorità e orientamenti che il Governo intende seguire a livello europeo nell'anno successivo. Tale documento potrebbe essere agevolmente abbinato all'esame degli strumenti di programmazione legislativa dell'UE, presentati di norma tra novembre e dicembre di ogni anno, configurando una vera e propria sessione di fase ascendente;

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una rendiconto, da presentare entro il 31 dicembre di ogni anno, delle attività svolte dal Governo nell'anno precedente con indicazione del seguito dato agli indirizzi del Governo. Questo documento potrebbe essere oggetto di un autonomo esame.

Struttura e criteri di redazione della relazione.

In base all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, la relazione annuale deve distinguere chiaramente i resoconti delle attività svolte e gli orientamenti che il Governo intende assumere per l'anno in corso, illustrando:
gli sviluppi del processo di integrazione europea;
la partecipazione dell'Italia al processo normativo comunitario con l'esposizione dei princìpi e delle linee caratterizzanti della politica italiana nei lavori preparatori;
l'attuazione in Italia delle politiche di coesione economica e sociale, l'andamento dei flussi finanziari verso l'Italia e la loro utilizzazione;
i pareri, le osservazioni e gli atti di indirizzo delle Camere, nonché le osservazioni della Conferenza dei presidenti delle regioni, della Conferenza Stato-regioni e della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, con l'indicazione delle iniziative assunte e dei provvedimenti conseguentemente adottati;
l'elenco e i motivi delle impugnazioni da parte del Consiglio dei Ministri delle decisioni del Consiglio o della Commissione delle Comunità europee destinate alla Repubblica italiana.

La relazione assume dunque un estremo rilievo per il raccordo tra Parlamento e Governo in materia europea in quanto, in base al dettato normativo sopra richiamato e a quello dei regolamenti di Camera e Senato, dovrebbe consentire, in via sistematica ed organica,:
di verificare l'attività svolta dall'Italia nelle sedi decisionali europee in ciascun settore e per ciascun progetto normativo o tema rilevante;
di ottenere un riscontro del seguito dato dal governo agli indirizzi definiti dalle Camere sia in via generale sia con riferimento a specifici progetti di atti normativi o atti di strategia e di indirizzo dell'UE;
di valutare e discutere gli orientamenti che il Governo intende seguire nell'anno in corso, con riguardo ai principali temi e proposte all'esame delle istituzioni dell'UE;
di operare sugli aspetti sopra richiamati un esame articolato e approfondito presso tutte le commissioni di settore, per le parti di rispettiva competenza, e presso la Commissione Politiche dell'Unione europea, seguito da un dibattito in Assemblea e dall'approvazione di una risoluzione.

La relazione relativa all'anno 2008 presenta numerosi ed importanti elementi innovativi ma anche, analogamente alle precedenti, numerosi elementi di criticità sotto il profilo della struttura e della tecnica redazionale, rispetto in particolare alle previsioni dell'articolo 15 della legge 11 del 2005.
Sotto il primo profilo, va sottolineato che per la prima volta la relazione menziona, in un apposito allegato, gli atti di indirizzo adottati dalle Camere nonché delle osservazioni trasmesse dalle regioni in merito alla formazione della normativa comunitaria.
Inoltre, sviluppando e consolidando l'impostazione che era stata seguita per la predisposizione della relazione 2007 dal precedente Governo, è presente una apposita sezione, la parte seconda, relativa alla partecipazione italiana all'UE, recante numerose informazioni sull'organizzazione e le attività svolte dalle amministrazioni

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Statali in materia e sul raccordo con le Camere e gli altri oggetti istituzionali nonché con le parti sociali.
Una specifica sezione è inoltre dedicata ad un profilo di estrema importanza, su cui la risoluzione dello scorso maggio sulla relazione per il 2007 richiamava l'attenzione: le strategie di comunicazione per avvicinare l'Europa ai cittadini.
Accanto a questi aspetti positivi, il documento presenta alcune lacune rispetto alla previsione della legge 11 del 2005.
In primo luogo, esso reca un resoconto accurato delle attività svolte nel 2008 e nei primi mesi del 2009 ma solo in un numero limitato di casi definisce gli orientamenti che il Governo intende seguire nel 2009 con riferimento alle politiche ed ai principali provvedimenti all'esame dell'UE.
La mancata indicazione degli orientamenti in questione riduce in misura significativa l'utilità della relazione, pregiudicando l'incisività dell'esame parlamentare e, più in generale, del ruolo delle Camere nella formazione delle decisioni europee.
In secondo luogo, le diverse sezioni tematiche della relazione appaiono redatte secondo criteri non sempre omogenei e in alcuni casi non sono concentrate su aspetti strettamente attinenti alla partecipazione italiana all'UE. In alcuni casi, la relazione sembra addirittura indicare in termini inesatti o incompleti la posizione tenuta dal Governo in seno al Consiglio nell'ambito del negoziato su specifiche proposte legislative, quale in particolare quella relativa alla durata della protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi.
La relazione risulta conseguentemente di non agevole lettura, anche in considerazione delle dimensioni complessive, e ne è compromessa la fruibilità ai fini dell'esame parlamentare.
In terzo luogo, la relazione precisa solo occasionalmente le iniziative assunte e i provvedimenti adottati dal Governo per dare attuazione ai numerosi atti di indirizzo delle Camere da esso stesso richiamati.
Alla luce del fortissimo incremento dell'attività di fase ascendente di Camera e Senato registrato in questo avvio di legislatura, l'indicazione del seguito dato dal Governo agli orientamenti definiti dal Parlamento assume un rilievo ancora più significativo e dovrebbe pertanto essere adeguatamente riportata nelle prossime relazioni annuali.
In attesa della necessaria riforma della struttura del documento va richiamata l'attenzione del Governo sulla necessità che le prossime relazioni, in conformità al dettato dell'articolo 15 della legge n. 11 del 2005:
espongano in modo più sistematico ed organico gli orientamenti che il Governo stesso intende assumere per l'anno in corso;
siano predisposte secondo criteri redazionali omogenei che consentano, per ciascuna politica o tema, una agevole distinzione tra il resoconto delle attività svolte e l'indicazione di orientamenti per il futuro. A questo scopo potrebbe risultare utile la predisposizione di brevi sintesi in chiusura di ciascuna sezione;
diano conto degli interventi adottati dal Governo per attuare gli indirizzi definiti dalle Camere su singoli atti o progetti di atti dell'UE nonché dei casi di apposizione della riserva di esame parlamentare ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 del 2005.

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Strumenti per la partecipazione dell'Italia all'integrazione europea: prospettive di riforma alla luce del Trattato di Lisbona.

La relazione riporta nella sezione prima della parte seconda, importanti indicazioni sull'organizzazione e sull'attività del Governo in materia europea nonché sulla partecipazione del Parlamento alla formazione e all'attuazione della normativa europea.
Questi dati vanno letti alla luce degli sviluppi intervenuti successivamente alla presentazione della relazione del Governo in relazione al processo di ratifica del Trattato di Lisbona, che rendono urgente la predisposizione di misure legislative e regolamentari per la piana applicazione delle importanti innovazioni introdotte dal Trattato, con particolare riferimento al ruolo dei parlamenti nazionali.
La fissazione della data del 2 ottobre per il secondo referendum sulla ratifica del Trattato in Irlanda e la possibilità che il Parlamento tedesco approvi entro la fine di settembre le modifiche legislative richieste dal Tribunale costituzionale con la sentenza del 30 giugno 2009 rendono infatti non improbabile l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona il 1o novembre 2009 o, al più tardi, il 1o gennaio 2010.
Ai fini dell'attuazione del Trattato la sentenza del Tribunale costituzionale tedesco assume un rilievo significativo proprio perché subordina la ratifica del Trattato di Lisbona da parte della Repubblica federale alla previa modifica della legislazione tedesca vigente, al fine di riconoscere, a fronte delle importanti innovazioni prospettate dal Trattato di Lisbona, sufficienti diritti di intervento del Bundestag e del Bundesrat nel processo di formazione della normativa comunitaria e nell'adozione delle future modifiche ai trattati.
La pronuncia è particolarmente complessa e contiene anche indicazioni che potrebbero essere addirittura intese quale preclusione dell'adesione della Germania ad un ulteriore avanzamento del processo di integrazione verso un vero e proprio sistema federale.
In questa sede, appare tuttavia opportuno richiamare alcune importanti implicazioni della pronuncia per i parlamenti nazionali:
si precisa che allo stato attuale del processo di integrazione, l'Unione europea continua a trarre la propria legittimazione prevalentemente dagli organi costituzionali, quali i parlamenti, che nei singoli Stati membri agiscono sulla base della sovranità popolare;
si statuisce, conseguentemente, che a fronte dell'estensione delle competenze dell'UE e al rafforzamento delle sue Istituzioni determinato dal Trattato di Lisbona, occorre assicurare che «le responsabilità connesse all'integrazione» siano esercitate adeguatamente dai parlamenti nazionali, non solo attraverso i nuovi poteri previsti dal Trattato, ma anche mediante appropriati strumenti di diritto interno;
si chiarisce in tal modo che un adeguato intervento dei parlamenti nazionali nel processo decisionale comunitario è indispensabile per assicurare il rispetto del principio di democraticità garantito dalla Legge fondamentale tedesca.

Queste conclusioni colgono un elemento comune all'esperienza di tutti gli ordinamenti nazionali: il processo di integrazione europea - il cui avanzamento l'Italia sostiene con convinzione - non deve determinare un'erosione delle competenze dei parlamenti nazionali
In coerenza con questa impostazione, occorre valutare, anche nell'ambito della revisione della legge 11 del 2005 e del regolamento della Camera, non soltanto la definizione di strumenti necessari per l'applicazione delle specifiche disposizioni del Trattato sul ruolo dei parlamenti nazionali ma anche l'introduzione di meccanismi un adeguato rafforzamento della partecipazione del Parlamento alla formazione delle decisione europee, soprattutto mediante il raccordo con il Governo.

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I dati contenuti nella relazione costituiscono una preziosa base di partenza per questa valutazione.

Attività del CIACE.

Un primo importante elemento di riflessione concerne l'attività il Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE): la relazione ricorda che nel corso del 2008 il comitato si è riunito quattro volte, in relazione al pacchetto energia-cambiamenti climatici; il comitato tecnico permanente si è riunito invece sette volte, in merito all'attuazione della Strategia di Lisbona.
Altre riunioni si sono svolte a livello di gruppi di lavoro ed hanno riguardato temi ulteriori, quali l'immigrazione, la proprietà intellettuale, la direttiva antidiscriminazione, il fondo di adeguamento alla globalizzazione, le accise, gli organismi geneticamente modificati. Il CIACE ha inoltre organizzato «sessioni di dialogo» con le parti sociali presso il CNEL, in particolare. sul dialogo sociale e sulla Strategia di Lisbona.
Nel 2009 è stata già svolta una riunione per la preparazione del Consiglio europeo di marzo, mentre altre due riunioni riguarderanno la preparazione e l'approvazione del rapporto sullo stato di attuazione della Strategia di Lisbona.
Da questi dati, nonostante alcuni segnali incoraggianti, emerge tuttavia che il CIACE, per la scarsa frequenza delle sue riunioni a livello ministeriale e di comitato tecnico, e per la concentrazione su pochi temi non eserciti quel generale e sistematico ruolo di coordinamento della formazione della posizione italiana in materia di UE che gli è invece attribuito dalla leggi 11 del 2005.
È dunque necessario impegnare il Governo a valorizzare il ruolo del CIACE, disponendone l'intervento anche a livello ministeriale su tutte le questioni di maggiore rilevanza. Andranno inoltre considerate modifiche alla legge n. 11 del 2005, volte a rafforzare le competenze del comitato e le risorse umane e finanziarie a sua disposizione.
Il ruolo del CIACE, anche alla luce dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, è decisivo per una partecipazione più efficace del nostro Paese nelle sedi decisionali europee. Il coordinamento tra le Istituzioni e le amministrazioni nazionali interessate è infatti una condizione imprescindibile sia per la identificazione tutela degli interessi nazionali sia per assicurare un più alto grado di conformità dell'ordinamento nazionale a quello europeo.

Procedure di infrazione.

Un secondo importante elemento di riflessione concerne le procedure di infrazione.
Dai dati riportati nella relazione emerge una significativa riduzione delle procedure di infrazione nel corso del 2008 (da 109 a 159): si tratta del dato in assoluto più basso dal 2000.
Va dunque dato atto al Governo e, in particolare, alla Struttura di missione operante presso il Dipartimento Politiche comunitarie, di essere riusciti a migliorare la capacità del nostro Paese di dare tempestiva attuazione agli obblighi comunitari.
Al tempo stesso, come sottolineato dalla relazione, il numero complessivo delle procedure rimane elevato, tenuto anche conto del fatto che in 15 casi l'Italia è stata già condannata dalla Corte di giustizia e in 13 casi sono state avviate procedure di infrazione ai sensi dell'articolo 228 del Trattato istitutivo della Comunità europea, per mancata attuazione di sentenze della Corte.
Tali ultime procedure potrebbero determinare una seconda condanna del nostro Paese con conseguente inflizione di ammende per un ammontare sino a 700.000 euro al giorno.
Circa 30 procedure, soprattutto in materia ambientale, sembrano riconducibili ad attività di singoli enti locali. Tuttavia, è evidente che il Parlamento, a partire dalla legge comunitaria per il 2009 di cui abbiamo oggi avviato l'esame, può contribuire

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ad adottare misure opportune per prevenire e ridurre le procedure di infrazione.
A questo scopo è essenziale che le Camere ricevano una informazione tempestiva e sistematica sulle procedure pendenti, in modo da esser poste nelle condizioni di intervenire in modo tempestivo e consapevole.
Il Trattato di Lisbona renderà infatti più celere lo svolgimento delle procedure di infrazione e l'adozione di sentenze di condanna al pagamento di ammende per gli stati inadempienti: è dunque essenziale che il Parlamento sia posto in condizione di prevenire o rimediare agli inadempimenti degli obblighi comunitari.
L'articolo 15-bis della legge 11 del 2005 offre alcuni strumenti utili a tale scopo.
Anche in relazione a questi profili, la Commissione Politiche dell'Union europea ha approvato un emendamento al disegno di legge comunitaria 2009 che, modificando l'articolo 15-bis della legge 11 del 2005, dispone la trasmissione su base trimestrale anziché semestrale, come previsto attualmente, delle relazioni del Governo sulle procedure di infrazione e in materia di aiuti di stato nonché delle sentenze della Corte di giustizia relative all'Italia con indicazione del relativo impatto finanziario. Per le procedure di infrazione relative alla mancata attuazione di sentenze della Corte, avviate ai sensi dell'articolo 228 del Trattato CE, il termine è ridotto ad un mese, in considerazione del rischio di adozione di sentenze di condanna ad ammende pecuniarie di ammontare sino a 700.000 euro.
Va considerata in aggiunta la possibilità di una trasmissione sistematica e confidenziale della documentazione relativa a specifiche procedure. Si eviterebbe in tal modo il periodico ricorso a decreti legge salva infrazione.

Il raccordo tra Camere e Governo.

Un terzo importante aspetto esaminato dalla relazione attiene all'adempimento degli obblighi di trasmissione e di informazione del Governo alle Camere in materia europea.
La relazione ricorda come - in attuazione dell'accordo interistituzionale del gennaio 2008 - siano state migliorate le modalità di trasmissione alle Camere degli atti e progetti di atti dell'UE e contiene l'impegno del Governo a perfezionarle nel 2009.
Al riguardo, va osservato che se la quantità e la tipologia dei documenti ricevuti dalle Camere è soddisfacente, pur essendo necessario migliorarne la tempestività e la classificazione, non altrettanto può dirsi per le informazioni di contesto relative alle iniziative delle Istituzioni dell'UE.
A fronte dei 6.699 documenti trasmessi dal Governo alle Camere nel 2009, il Governo ha proceduto soltanto a segnalare in ciascun invio gli atti di maggiore rilievo, senza tuttavia fornire direttamente o indirettamente le motivazioni di tale segnalazione.
Il Parlamento italiano, a differenza della maggior parte degli altri parlamenti nazionali, non riceve infatti in via sistematica note esplicative in merito ai contenuti, al fondamento giuridico, al quadro negoziale, all'impatto dei progetti di atti dell'UE né indicazioni sulle posizioni assunte dal Governo nelle sedi decisionali comunitarie.
Manca conseguentemente una segnalazione precoce alle Camere delle iniziative di maggiore rilievo su cui è opportuno l'esame parlamentare.
A parte le comunicazioni del Ministro degli esteri prima delle riunioni del Consiglio europeo, le Camere non ricevono inoltre informazioni sistematiche sulle attività svolte dal Governo in seno al Consiglio e alle altre istituzioni dell'UE.
Ciò rende poco agevole la selezione da parte delle Camere dei progetti di atti dell'UE da esaminare e la valutazione della relativa urgenza.
Occorre, sia dando attuazione alle disposizioni esistenti nella legge 11 del 2005, sia attraverso eventuali integrazioni del dettato della legge, colmare queste lacune,

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creando un flusso informativo completo e sistematico, non limitato alla mera trasmissione degli atti.
Il nuovo contesto istituzionale disegnato dal Trattato rende infatti indifferibile il rafforzamento del raccordo tra Governo e Camere.
L'esercizio del controllo di sussidiarietà e degli altri poteri di intervento diretto dei parlamenti nazionali nel processo decisionale europeo non deve infatti costituire un canale di intervento nella formazione della normativa europea alternativo rispetto all'attività di indirizzo e controllo nei confronti del Governo.
A questo scopo, appare opportuno individuare alcune linee prioritarie di intervento:
accompagnare alla trasmissione degli atti e dei progetti di atti una segnalazione motivata delle proposte legislative e delle altre iniziative di maggiore rilevanza nonché, almeno nei casi più rilevanti, una valutazione approfondita e tempestiva sui contenuti dei documenti trasmessi, sul loro fondamento giuridico, sull'impatto previsto sull'ordinamento nazionale, sul rispetto dei principi di sussidiarietà. Ciò è essenziale per un esercizio adeguato e coerente del controllo di sussidiarietà e di altre prerogative, quali quelle relative al veto nel campo del diritto di famiglia;
assicurare una partecipazione sistematica dei rappresentanti del Governo alle sedute degli organi parlamentari in cui si discuta di progetti di atti dell'UE o di altri temi europei, in modo da assicurare il confronto politico approfondito ed adeguato;
rafforzare le strutture del Governo incaricate di definire le grandi linee della posizione italiana nelle sedi decisionali comunitarie, con particolare riguardo - come già ricordato - al Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE).

Sarà altresì necessario uno stretto raccordo tra le Camere e il Governo nella definizione delle disposizioni legislative necessarie per dare attuazione ad alcune specifiche previsioni del Trattato di Lisbona. In particolare, andranno stabilite le modalità di presentazione da parte del Governo del ricorso alla Corte di Giustizia, a nome di una o di entrambe le Camere, per violazione del principio di sussidiarietà da parte delle Istituzioni europee.
La stessa esigenza di cooperazione si porrà per disciplinare la partecipazione del servizio diplomatico italiano al Servizio europeo per l'azione esterna.

L'attuazione della Strategia di Lisbona.

Un ulteriore importante elemento di riflessione in merito al raccordo tra Governo e Parlamento concerne l'attuazione in Italia della Strategia di Lisbona.
La relazione dà conto dell'adozione del piano nazionale di riforma per il 2008-2010 adottato dal Governo nell'ottobre 2008.
Nonostante la relazione affermi che il Parlamento è stato «puntualmente informato sulle azioni legate alla preparazione del PNR», in particolare attraverso l'audizione del Ministro Ronchi sulle linee programmatiche del suo dicastero nel luglio 2009, va ribadita l'esigenza di un reale coinvolgimento delle Camere nell'attuazione della Strategia di Lisbona a livello nazionale.
A questo scopo, è necessario che Il Governo consulti adeguatamente le camere sul progetto dei piano di riforma e sulle relative relazioni annuali di attuazione.
Ciò risponde non solo alle indicazioni delle stesse Istituzioni dell'UE - ribadite sin dall'introduzione nel 2005 del ciclo di governance triennale della Strategia - ma anche all'esigenza di legare le priorità politiche nazionali e le decisioni di spesa agli obiettivi di crescita e occupazione definiti dalle Linee direttrici integrate adottate a livello europeo.

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Presenza italiana nelle Istituzioni UE.

Un ultimo punto importante, anche in vista dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, attiene al rafforzamento della presenza italiana presso le istituzioni dell'UE, che fa registrare risultati molto positivi.
Grazie all'azione del Governo, l'Italia si è situata alla fine del 2008 al terzo posto per numero di funzionari di vertice in seno alla Commissione europea, con 4 direttori generali e 4 vice direttori generali. Dati incoraggianti si registrano anche al Parlamento europeo con due direttori generali italiani.
Significativi sono anche i dati relativi al numero di esperti nazionali distaccati (END) presso la Commissione europea: con 93 unità l'Italia si colloca al terzo posto. La relazione non nasconde tuttavia la resistenza di alcune amministrazioni a distaccare i propri funzionari presso le istituzioni UE.
A questo riguardo, occorre, dando piena attuazione alla direttiva sulla razionalizzazione ed il rafforzamento dell'istituto dell'esperto nazionale distaccato presso l'UE, emanata nel 2007, promuovere un ulteriore incremento degli END sia presso le amministrazioni ministeriali sia presso gli organi costituzionali e autorità indipendenti.
Il distacco costituisce infatti un'occasione preziosa di formazione di personale altamente specializzato che può garantire, al rientro, un deciso salto di qualità delle competenze dell'amministrazione di provenienza in materia europea.
Potrebbe essere opportuno prevedere al riguardo le opportune garanzie per una ricollocazione degli END in posizioni adeguate e strettamente attinenti alle attività relative all'UE nelle amministrazioni di provenienza ovvero presso il CIACE.

Il raccordo con il Parlamento europeo.

Le innovazioni introdotte dal Trattato di Lisbona pongono altresì l'esigenza di rafforzare il raccordo tra le Camere e il Parlamento europeo.
La Camera si è costantemente opposta alla interpretazione delle innovazioni introdotte dal Trattato di Lisbona come affermazione di un antagonismo tra i parlamenti nazionali da un lato, difensori delle competenze e degli interessi nazionali, e il Parlamento europeo, promotore di un'integrazione più forte.
Il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali possono infatti contribuire, pur nel rispetto delle rispettive competenze e procedure, a rafforzare l'esercizio delle rispettive competenze.
In coerenza con questa impostazione la Camera ha già sviluppato forme di cooperazione sistematica sia con gli organi del Parlamento europeo sia, soprattutto, con gli europarlamentari italiani:
si è consolidata la prassi di svolgere su specifiche proposte legislative o temi di interesse comune audizioni di europarlamentari italiani (c.d. tavoli di collegamento);
si sono svolte numerose audizioni o incontri, a Roma o Bruxelles, con il Presidente del Parlamento europeo, con delegazioni di commissioni del Parlamento europeo ovvero con singoli europarlamentari, relatori su specifici provvedimenti o Presidenti di commissione;
si è affermata in questa legislatura, su iniziativa della commissione politiche UE, la prassi di trasmettere di norma al Parlamento europeo tutti gli atti di indirizzo approvati su atti dell'UE e i relativi pareri espressi dalla Commissione politiche UE.

Ulteriori forme di cooperazione bilaterale e multilaterale potrebbero essere sviluppate

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che, anche in relazione alla risoluzione approvata dal Parlamento europeo nel maggio 2009 sulla base del rapporto Brok.
Al tempo stesso andrebbe considerata con attenzione l'ipotesi di prevedere - sul modello di altri Paesi quali la Germania e il Belgio la partecipazione, in casi specifici da individuare, di europarlamentari italiani ai lavori della XIV Commissione in qualità di osservatori.

Strategie di comunicazione.

La relazione richiama le numerose iniziative di comunicazione promosse dalle Istituzioni dell'UE e dal Governo italiano per avvicinare i cittadini all'Europa.
Nonostante le attività avviate, si avverte l'assenza di una iniziativa di portata generale volta ad informare i cittadini sul Trattato di Lisbona e sui principali sviluppi dell'UE, sul modello di quanto realizzato in altri Stati membri.
Come già sottolineato nella risoluzione della Camera dello scorso maggio sulla relazione annuale per il 2007, occorre definire una strategia complessiva in questa direzione, privilegiando in particolare le iniziative di formazione e comunicazione presso le scuole e le università, nonché prevedendo anche la trasmissione da parte della RAI, in fasce orarie di ascolto medio-alto, di contenuti europei appropriati.
Anche la Camera può contribuire a questo processo, mediante l'organizzazione di seminari di approfondimento su specifici temi e la promozione di eventi aperti al pubblico.

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ALLEGATO 3

Comunicazioni del vicepresidente della Commissione, on. Enrico Farinone, sugli esiti della riunione dei Presidenti COSAC svolta a Stoccolma (6-7 luglio 2009).

Lunedì 6 luglio 2009 ho partecipato alla riunione dei Presidenti della COSAC, in preparazione della COSAC plenaria che si svolgerà a Stoccolma il 5 e 6 Ottobre prossimi. Per il Senato era presente la Presidente della Commissione Politiche dell'Unione europea, senatrice Boldi.
La presidente della Commissione UE del Riksdag, Anna Kinberg Batra, ha illustrato gli ordini del giorno della riunione e della COSAC plenaria, che sono stati entrambi approvati. La COSAC di ottobre tratterà:
andamento della Presidenza svedese;
cambiamento climatico;
trasparenza nelle Istituzioni europee e nei Parlamenti nazionali nella trattazione delle materie europee;
programma di Stoccolma.

Alla Conferenza saranno invitati come osservatori rappresentanti dei Parlamenti di Norvegia e Islanda.
Si è quindi svolta una breve discussione sullo stato delle ratifiche del Trattato di Lisbona, nel corso della quale il rappresentante irlandese ha espresso fiducia che con il prossimo referendum di ottobre l'Irlanda ratificherà il Trattato. Il rappresentante del Bundestag ha assicurato che entro il 18 settembre sarà approvata la legge richiesta dalla Corte costituzionale tedesca - mirata al rafforzamento dei poteri del Parlamento rispetto al Governo nella trattazione delle questioni UE - e successivamente il Presidente della Repubblica siglerà la ratifica. Il rappresentante del Parlamento europeo ha sottolineato l'importanza che in ogni Stato membro siano introdotte norme legislative per conferire adeguato rilievo ai poteri dei Parlamenti nazionali, in vista dell'importanza che assumeranno con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Il presidente della Delegazione per le questioni europee dell'Assemblea nazionale francese, Pierre Lequiller, ha richiamato l'attenzione sull'allarme destato dal forte astensionismo alle elezioni europee. Ciò pone un'esigenza di maggiore informazione e contatto con i cittadini, e sono principalmente i Parlamenti nazionali a doversene far carico.

Questioni procedurali.

La presidente Batra ha annunciato che nei prossimi giorni il Segretariato della COSAC invierà i documenti necessari per l'avvio dell'esperimento di sussidiarietà sulla proposta di regolamento relativo alle disposizioni testamentarie e alla proposta di decisione sui diritti procedurali nei processi criminali. I risultati dell'esercizio saranno discussi alla COSAC di ottobre.
Sono state quindi approvate le linee della relazione semestrale redatte dal Segretariato COSAC, nonché la proposta di prorogare l'attuale sistema di cofinanziamento del Segretariato fino al dicembre 2011, per dare tempo alla COSAC di discutere su un assetto definitivo di tale cofinanziamento. Nei prossimi giorni sarà inviata una lettera a tutte le Assemblee, perché manifestino in una «lettera di intenti» la decisione di voler continuare a finanziare il Segretariato fino al termine del 2011. Alla COSAC di ottobre si deciderà sulla nomina del membro permanente del Segretariato, poiché il 15 febbraio 2010 verrà a scadenza il mandato del membro attuale.

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Il presidente della Commissione mista per gli affari europei del Parlamento spagnolo, Miguel Arias, ha annunciato che, sotto la Presidenza spagnola della UE (gennaio-giugno 2010), la riunione dei presidenti COSAC si svolgerà il 4 e 5 febbraio, mentre la COSAC avrà luogo dal 30 maggio al 1ogiugno.

Priorità e sfide della Presidenza svedese.

Il Ministro svedese per gli affari europei, Cecilia Malstram, ha illustrato le priorità della Presidenza svedese, che si impegnerà a rispondere alle aspettative dei cittadini, contando al massimo sulla cooperazione delle Istituzioni europee e dei Parlamenti nazionali:
crisi economica: la Svezia preparerà il dibattito, affinché la Spagna sia pronta a partire con una nuova strategia basata sulla lotta all'esclusione sociale e alla disoccupazione, nonché sul controllo dei mercati finanziari;
cambiamenti climatici: la Presidenza svedese farà di tutto per arrivare ad un accordo al Vertice di Copenhagen di fine dicembre. A tal fine è necessario che l'UE non si divida e svolga un ruolo guida, proponendo di rafforzare la solidarietà dei Paesi ricchi nei confronti di quelli più poveri;
spazio di libertà, sicurezza e giustizia: il programma di Stoccolma dovrà tenere nella massima considerazione il diritto di asilo, e garantire adeguata protezione alla cittadinanza europea;
strategia per il Mar Baltico: non deve essere intesa come un'iniziativa volta a creare nuove strutture, ma come un metodo - sotto la supervisione della Commissione europea - per affrontare i problemi, soprattutto ambientali, di una zona europea che offre grandi potenzialità di crescita economica.
allargamento: il processo deve continuare, nonostante le difficoltà da ultimo registrate nei rapporti tra Croazia e Slovenia;
partenariato orientale: deve essere concretizzato, perché sia operativo a partire dal 1o gennaio 2010;
relazioni esterne: devono essere potenziate soprattutto con gli USA, la Cina e la Russia;
trattato di Lisbona: massimo impegno per la conclusione delle ratifiche.

Nel dibattito seguito alla relazione del Ministro sono state sollevate diverse questioni. Sulla crisi economica si è fatto appello ad un rafforzamento degli organismi di regolamentazione finanziaria - con un maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali -, e alla necessità di avviare un «New Deal» per affrontare la crisi secondo una logica che crei continuità tra i programmi già in atto e quelli da avviare, e prestando particolare attenzione alla lotta alla disoccupazione.
Quanto al programma di Stoccolma, è stata da più parti sollevata l'esigenza di prestare particolare attenzione alla tutela della privacy, soprattutto sotto il profilo della raccolta di dati sensibili.
Molti degli intervenuti hanno sottolineato che la strategia per il Mar Baltico non deve far dimenticare che molte altre regioni europee hanno bisogno di forti incentivi alla crescita, e che i programmi e le cooperazioni attualmente incorso, come ad esempio nel Mediterraneo, necessitano di un opportuno rilancio.
Sul partenariato orientale è intervenuto il rappresentante del Senato polacco, che ha sottolineato l'opportunità che esso sia strutturato sul modello di Euromed, coinvolgendo dunque tutti i Parlamenti nazionali dell'UE.
Quanto all'allargamento, i rappresentanti del Parlamento turco e del Parlamento croato hanno invitato a compiere tutti gli sforzi, perché non rimanga un problema dimenticato, e siano superate le difficoltà che in questo momento impongono una battuta d'arresto.
Il rappresentante del parlamento spagnolo ha chiesto informazioni sullo svolgimento del prossimo Vertice con gli Stati Uniti, e ha domandato se la Svezia abbia intenzione di entrare nell'area Euro.

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Nel mio intervento ho rimarcato la necessità che si arrivi quanto prima alla completa ratifica del Trattato, che solo potrà consentire di avere un Parlamento europeo nel pieno dei suoi poteri, una Commissione definita nella sua composizione e quindi in grado di esercitare il suo ruolo propulsore, un Consiglio europeo finalmente in grado di fissare indirizzi politici stabili, e soprattutto la figura istituzionale - l'Alto Rappresentante per la politica estera - necessaria per conferire all'Europa unità di azione e di identificazione nell'azione esterna.
Quanto alle singole priorità, ho richiamato l'importanza di dare attuazione alla Strategia di Stoccolma, secondo le linee indicate nella comunicazione della Commissione: la creazione di un comune spazio di libertà, sicurezza e giustizia presuppone un'azione concordata e unitaria degli Stati membri, in quanto l'Europa è ormai uno spazio unico. È giusto quindi, come sostiene la Commissione, far maturare una cultura comune tra gli Stati, che induca anche i cittadini ad avvertire la propria sicurezza come un bene comune da difendere, e che li faccia sentire protetti dalle Istituzioni dell'Europa, e quindi anche maggiormente impegnati a sostenerle.
Ho, quindi, osservato che è pienamente condivisibile l'obiettivo della Presidenza di raggiungere un accordo entro la fine del 2009 sul nuovo quadro di vigilanza finanziaria dell'UE, al fine di ristabilire la fiducia dei risparmiatori. La Camera dei deputati sta valutando attentamente la questione ed è orientata ad impegnare il Governo italiano a promuovere soluzioni - sul piano delle strutture e delle procedure - che privilegino il conferimento di poteri più incisivi ed estesi ai nuovi organismi da costituire a livello europeo.
Ho inoltre invitato la Presidenza a continuare a conferire il dovuto rilevo a cooperazioni già da tempo strutturate, come quella con i Paesi del Mediterraneo, che anzi ha bisogno in questo momento di grave crisi nell'area specifica di un rinnovato impulso di intervento da parte dell'Unione.
Ho concluso, esprimendo la convinzione che il grande peso dato dalla Presidenza svedese alle sfide poste dai cambiamenti climatici, con le loro implicazioni non solo ambientali, ma anche economiche, meriti il più ampio sostegno da parte di tutti gli Stati membri.
Nella sua replica, il Ministro Malstròm ha condiviso l'opportunità che i Parlamenti nazionali siano coinvolti nei piani di lotta alla crisi economica, rispetto alla quale ha invitato la Commissione europea a presentare una comunicazione per la nuova strategia di Lisbona, che si augura trovi più attenta attuazione, anche da parte degli Stati membri, rispetto alla precedente.
Sul programma di Stoccolma, ha convenuto sulla necessità che a misure forti sul piano della sicurezza corrispondano iniziative volte a tutelare la privacy dei cittadini.
Quanto alla strategia per il Baltico, ha precisato che prevede progetti concreti soprattutto sul piano ambientale e della sicurezza marittima. La Russia non è parte della strategia, ma dovrà certamente essere coinvolta sotto diversi aspetti, che potranno essere considerati nel prossimo Vertice UE/Russia. Ha poi precisato che la nuova strategia non andrà a scapito dell'impegno europeo in altre aree, come il Mediterraneo, dove rimane costante l'impegno dell'UE.
Sull'allargamento ha ribadito l'impegno della Presidenza nel far continuare il processo, pur ammettendo le difficoltà create dal recente dissidio sui confini tra Slovenia e Croazia.
Rispondendo, infine, al rappresentante spagnolo, ha rivelato che alcuni sondaggi testimonierebbero di una tendenza favorevole degli svedesi ad adottare l'euro, ma che in ogni caso il dibattito al riguardo non sarà avviato prima del 2010.
Ha quindi chiesto la parola il presidente della Delegazione per le questioni europee dell'Assemblea nazionale francese, Pierre Lequiller, per ribadire la assoluta necessità di comunicare con maggiore efficacia ai cittadini l'idea d'Europa. A tal fine ha proposto che uno degli

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incontri organizzati congiuntamente dal Parlamento svedese e dal Parlamento europeo sia dedicato al tema della cittadinanza europea.

Più voce ai Parlamenti - cinque anni di progresso nella cooperazione europea.

La Vicepresidente della Commissione europea, Margot Wallström, ha ripercorso i cinque anni, nel corso dei quali la Commissione ha realizzato una strategia di maggiore comunicazione con i Parlamenti nazionali, coinvolgendoli direttamente in un «dialogo politico» con la Commissione, che ha avuto un grande successo, e che certamente faciliterà l'attuazione delle disposizioni del Trattato di Lisbona che più direttamente riguardano i Parlamenti nazionali.
Da quando, nel settembre 2006, è stato avviato il dialogo politico, la Commissione ha ricevuto quasi 400 pareri dalle Assemblee dell'UE, e si sono svolte quasi 500 riunioni tra Commissari europei e rappresentanti dei Parlamenti nazionali. Questo processo risponde all'esigenza di dare maggiore voce ai cittadini, e la Commissione è impegnata per formare i propri funzionari affinché le risposte ai pareri dei Parlamenti siano sempre più tempestive e accurate.
La Commissione continuerà a lavorare per una sempre maggiore trasparenza e scambio di informazioni, ma è importante che i Parlamenti nazionali diano sempre più spazio, nei loro lavori, alle questioni europee, anche esercitando un più adeguato controllo sui rispettivi Governi.
Ha concluso manifestando piena disponibilità a collaborare sempre più strettamente con i parlamenti nazionali.
Nell'intervento che ho svolto subito dopo la relazione della Vicepresidente della Commissione europea ho sottolineato come l'astensionismo alle elezioni europee - richiamato in mattinata dal presidente Lequiller - crei un grande allarme sull'adesione dei cittadini all'idea di Europa. A questo riguardo c'è bisogno di una stretta collaborazione tra Istituzioni europee e Parlamenti nazionali per comunicare meglio ai cittadini il significato dell'Europa, e indurre una loro maggiore partecipazione al dibattito sui temi europei.
Ho poi rilevato che il dialogo politico ha determinato un più forte interesse dei Parlamenti nazionali ad intervenire sulle proposte normative europee, ed ha fatto maturare una più diffusa consapevolezza dell'importanza di incidere tempestivamente sulla fase di formazione delle norme e delle politiche europee. Questa è l'esperienza della Camera dei deputati: dal 2006 ad oggi, infatti, il numero degli atti esaminati in «fase ascendente» dalle nostre Commissioni parlamentari è più che decuplicato, e va sempre più crescendo, accompagnato anche da una più ragionata articolazione dei pareri espressi.
Ho, infine, osservato che la cooperazione tra Parlamenti e con la Commissione europea ha imboccato la giusta strada per la necessaria valorizzazione della dimensione parlamentare in Europa, fondamentale per avvicinare realmente i cittadini alle politiche europee. Sono convinto che, con l'auspicata entrata in vigore del Trattato di Lisbona, tale dimensione acquisterà un valore fondamentale anche per conferire all'Europa il ruolo che le spetta nella dimensione mondiale.
Molti degli intervenuti hanno sostenuto la primaria responsabilità dei Parlamenti nel controllare i rispettivi Governi, ma anche la necessità che la Commissione risponda sempre puntualmente ai pareri inviati dalle Assemblee.
È stato poi sollevato il problema di una maggiore trasparenza di alcuni processi decisionali, ed in particolare di quelli relativi alla comitatologia: spesso decisioni importanti vengono prese «a porte chiuse» da esperti senza mandato politico, e nulla si riesce a sapere su come vengano adottate le decisioni. Si è, quindi, richiesto alla Commissione di mettere a disposizione dei Parlamenti nazionali, come già avviene per il Parlamento europeo, tutte le informazioni riguardanti la comitatologia.

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Il rappresentante della House of Lords ha chiesto che la Commissione si interessi per associare i Parlamenti nazionali al controllo su Europol ed Eurojust
Nella sua replica, la Vicepresidente Wallström ha convenuto sulla necessità di un maggior coinvolgimento dei cittadini, che passa attraverso un maggior coinvolgimento e impegno dei Parlamenti nazionali nella trattazione delle questioni europee.
Da parte sua, la Commissione è impegnata a fare sempre meglio sia per garantire risposte più tempestive e puntuali, sia soprattutto per assicurare maggiore trasparenza, anche per quanto riguarda la procedura di comitatologia.
Del resto, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, i Parlamenti nazionali avranno poteri ancora maggiori; ciò vale anche per il controllo su Europol ed Eurojust, in quanto il Trattato prevede una norma specifica per il controllo esercitato dai Parlamenti.
La presidente della Commissione UE del Riksdag, Anna Kinberg Batra, ha ringraziato tutti gli intervenuti ed ha chiuso la riunione.