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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 25 novembre 2009
251.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO
Pag. 864

ALLEGATO 1

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 2937-bis).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2009 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La XIV Commissione,
esaminati il disegno di legge finanziaria per l'anno 2010 (C. 2937), il disegno di legge di bilancio per l'anno 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 20010-2012 (C. 2936) nella parte relativa alla Tabella n. 2, recante lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2010, limitatamente alle parti di competenza;
considerato che la manovra in esame si pone in linea con quella adottata lo scorso anno, stante che anche gli interventi di politica economica per il prossimo triennio sono finalizzati a contrastare gli effetti negativi della crisi economica senza determinare un peggioramento della situazione dei conti pubblici, in particolare attraverso la definizione di misure di sostegno articolate in modo da determinare un impatto quanto più possibile neutrale sulla finanza pubblica;
rilevata anche nel disegno di legge finanziaria per il 2010 l'impostazione semplificata già adottata nella manovra dello scorso anno, sia quanto a contenuto normativo, sia in termini di effetti sui saldi di finanza pubblica;
premesso che nel disegno di legge di bilancio per l'anno finanziario 2010, le politiche comunitarie sono esposte nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella 2), e più precisamente nella missione 3 - L'Italia nell'Europa e nel mondo (programma 3.1 - Partecipazione italiana alle politiche di bilancio in ambito UE, che fa capo al centro di responsabilità 4 - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato) e che lo stanziamento previsto complessivamente per tale ultimo programma risulta essere pari a 22.563,9 milioni di euro, con un decremento pari a 1342,2 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate per il 2009;
considerato che nel capitolo 7493 (Somme da versare al conto corrente infruttifero presso la Tesoreria centrale dello Stato denominato «Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie: finanziamenti nazionali) sono state iscritte somme pari a 5346,350 milioni di euro, con una diminuzione di 1525,936 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2009;
verificato altresì che il disegno di legge finanziaria 2010 dispone un rifinanziamento del Fondo di rotazione pari a 75,2 milioni di euro milioni di euro per l'anno 2010, a 41 milioni di euro per

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l'anno 2011 e a 5541 milioni di euro per l'anno 2012 (Tabella D);
premesso che il Dipartimento per le politiche comunitarie è uno dei centri di responsabilità di spesa della Presidenza del Consiglio dei ministri, la cui dotazione finanziaria per l'anno finanziario 2010 ammonta a 628,594 milioni di euro, con una variazione in aumento rispetto alle previsioni assestate 2009 di 40,770 milioni di euro;
tenuto conto che non è ancora disponibile il bilancio di previsione 2010 della Presidenza del Consiglio, e, pertanto, non si conosce la ripartizione delle somme spettanti a ciascun Centro di responsabilità;
evidenziata comunque la opportunità di assicurare il pieno funzionamento del Dipartimento per le politiche comunitarie, quando verrà effettuata la ripartizione delle somme spettanti a ciascun centro di responsabilità;
delibera di

RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

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ALLEGATO 2

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 2937-bis).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2009 (limitatamente alle parti di competenza).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE PRESENTATA DALL'ONOREVOLE GOZI

La XIV Commissione permanente,
esaminati per le parti di propria competenza il disegno di legge n. 2936 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)» e il disegno di legge n. 2937 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012»,
premesso che,
in sede di esame del DPEF 2010-2012 il Ministro Tremonti ha affermato che il Governo, per contrastare la crisi con le manovre 2009 e 2010, ha organizzato la politica economica su tre linee fondamentali: la finanza pubblica, la tenuta della struttura sociale, il credito alle imprese e la conservazione della struttura produttiva;
ad una attenta considerazione emerge che la gestione di bilancio e i provvedimenti anticrisi hanno avuto effetti perversi sullo stato dei conti pubblici e della nostra economia;
nel corso della legislatura sono apparsi evidenti le difficoltà previsionali e la sottovalutazione della gravità della crisi economica e finanziaria da parte del Governo: all'inizio della legislatura (giugno 2008) nel Documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013 indicava per il 2009 un PIL in crescita dello 0,9 per cento; nonostante la lunga sequenza di rettifiche in negativo di tali previsioni - a febbraio 2009, con l'aggiornamento del Programma di stabilità sono stati rivisti al ribasso tutti gli indicatori economici, riportando per la prima volta un dato negativo sulla crescita per il 2008 (-0,6 per cento) e per il 2009 (-2 per cento), ben al di sotto della media dell'Area euro - il Governo nella Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013 e nella Relazione previsionale e programmatica 2010 presentati dopo la pausa estiva, ha aggiornato in positivo le stime di crescita del PIL di quattro decimi di punto per il 2009 (da -5,2 per cento a -4,8 per cento) valori comunque migliori di quelli indicati a settembre 2009 dall'OCSE (Interim Assessment) e dalla Commissione UE (Interim Forecast); secondo la Commissione, in particolare, la contrazione del PIL 2009 in Italia, pari a -5,0 per cento, si mantiene di un punto percentuale al di sopra della media europea;

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in particolare la strategia anticrisi dei provvedimenti adottati tra la fine del 2008 ed i primi mesi del 2009 appare, con chiara evidenza, «troppo poco, troppo tardi»;
la capacità previsionale del Governo appare inadeguata anche rispetto ai due principali obiettivi di finanza pubblica considerati dalla UE indicatori di tendenziale equilibrio nella gestione delle risorse pubbliche: l' indebitamento netto e il debito pubblico misurati in rapporto al PIL; l'ISTAT stima per il 2009 un indebitamento al 4,6 per cento del PIL; per gli anni successivi l'istituto di statistica ritiene che non possa scendere al di sotto del 4 per cento (4,6 per cento nel 2010 e 4,3 per cento nel 2011); molto negativo il trend del rapporto debito pubblico/PIL: tra il 2008 (105,8 per cento) e il 2009 (115,3 per cento) è aumentato di 9,5 punti percentuali; si prevede un ulteriore deterioramento di tale rapporto, che dovrebbe toccare il 118,2 per cento nel 2010; solo a partire dal 2011 si inizierà ad invertire la tendenza, con un progressivo, ma limitato miglioramento nel 2012 e 2013;
l'avanzo primario in rapporto al PIL - essenziale per sostenere la spesa per il servizio del debito - è cresciuto costantemente dal 2,1 per cento del 1994 al 6,7 per cento del 1997; in seguito ha iniziato a contrarsi ogni anno, fino a raggiungere lo 0,4 per cento nel 2006; il Governo Prodi, con una terapia «d'urto» lo aveva riportato al 2,6 per cento nel 2007; la previsione, forse ottimistica, del Governo Berlusconi è che l'avanzo 2009 precipiti a -0,4 per cento del Pil; questo significa che l'avanzo primario, di 50 miliardi nel 2007, sarà pari a 5,6 miliardi di euro alla fine del 2009;
per le entrate le prospettive non sono incoraggianti: queste si ridurranno dell'1,4 per cento in termini nominali, per la prima volta negli ultimi cinquant'anni; secondo l'ISAE, intervenuto in audizione sulla Finanziaria in Senato, le entrate crescono (dal 46,6 per cento al 47 per cento del Pil) ma solo per la componente una tantum; la caduta del gettito è dovuta non solo alla forte contrazione del gettito dell'IVA (-9,5 per cento) nei primi nove mesi dell'anno ma, come ha puntualizzato Bankitalia nel corso dell'audizione sulla Finanziaria in Senato, «non si può escludere un intensificarsi del fenomeno dell'evasione»; e a proposito dello scudo: «può avere effetti negativi sugli incentivi dei contribuenti a pagare le imposte in futuro»; la politica del Governo ha dunque molto attenuato la «tax compliance» dei contribuenti, determinando anche una netta riduzione del reddito dichiarato ed emerso;
le spese «primarie» crescono dal 44,1 al 47,5 per cento del Pil: l'incremento della spesa corrente primaria, determinato, secondo il Governo, «dalle misure a sostegno dell'economia» contrasta con quanto affermato dal Governo, che più volte si è fregiato del merito di aver varato provvedimenti anticrisi «non espansivi, senza effetti finanziari «netti» che in alcuni casi hanno determinato miglioramento dei saldi di finanza pubblica»;
la Finanziaria 2010 anticipa alcune norme della riforma della contabilità: in particolare, non sono più incluse, rispetto alla disciplina ora vigente, le norme che implicano aumenti di spesa o riduzioni di entrata finalizzate direttamente al sostegno o al rilancio dell'economia; si mette così a regime la disciplina transitoria introdotta per l'esercizio finanziario 2009 dall'articolo 1, comma 1-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, la cui applicazione è stata estesa alla legge finanziaria per il 2010 dall'articolo 23, comma 21-ter, del decreto-legge n. 78 del 2009 collegato alla manovra;
tale misura non è «eccezionale» e «transitoria» e giustificata dalla strategia di prudenza fiscale del Governo per la politica di bilancio per il triennio «in attesa di un più netto consolidarsi della ripresa economica e, comunque, in attesa di una exit strategy (dalla crisi) che sarà definita in sede europea» ma, poiché è

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stata integralmente recepita dalla proposta di legge in materia di legge di contabilità e finanza pubblica approvata in seconda lettura, con modificazioni, dalla Camera l'11 novembre scorso, è una norma tale da pregiudicare tutte le politiche di sviluppo da adottare nei prossimi anni che il Governo intende introdurre «a regime» nella manovra di finanza pubblica; da tale quadro normativo deriva infatti che la legge finanziaria per il 2010 -così come quelle degli anni successivi - non possano più contenere disposizioni finalizzate direttamente al sostegno o al rilancio dell'economia;
considerato che:
la crisi occupazionale in Italia è molto grave: le stime Ocse prevedono una crescita del tasso di disoccupazione dal 6,7 per cento del 2008 al 10,5 per cento nel 2010, con la perdita di 1,1 milioni di posti di lavoro;
sono circa un milione i lavoratori in Cassa integrazione; le imprese che nel 2009 faranno ricorso agli ammortizzatori in deroga sono circa 36.000; da gennaio ad agosto del 2009 i decreti di Cassa integrazione straordinaria interessano 1.779 aziende e 2.552 siti produttivi (oltre il 60 per cento per crisi aziendali), senza considerare i lavoratori delle piccolissime imprese e i parasubordinati che non hanno nessun ammortizzatore sociale: nel secondo trimestre del 2009 - avverte il Bollettino di Bankitalia di ottobre - si stima una flessione di 300mila lavoratori «precari», soprattutto giovani;
sul fronte delle politiche del lavoro, la Finanziaria 2010 ben rappresenta la «doppia morale» del Governo Berlusconi: poiché per il rinnovo dei contratti pubblici, non sono previsti stanziamenti adeguati, questo risulta, di fatto, condizionato alle entrate da scudo fiscale;
il Bollettino di Bankitalia di Ottobre segnala che alla caduta della produttività si accompagna un costo del lavoro in crescita del 5,4 per cento, anche dopo l'esame del Senato in Finanziaria non sono previsti interventi per contenere la pressione fiscale, in particolare sul lavoro dipendente;
quanto al mezzogiorno, come ha sottolineato la Svimez, in Italia il finanziamento degli interventi anticrisi è stato assicurato principalmente mediante tagli, riprogrammazioni e riallocazioni delle risorse nazionali finalizzate allo sviluppo del Mezzogiorno, presenti nel Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS); il volume delle risorse FAS mobilitato prima per il finanziamento di interventi di carattere emergenziale e, successivamente, per misure anticrisi è ingente: tali fondi pur formalmente vincolati per legge, di fatto sono stati successivamente utilizzati per finalità specifiche non condizionate a particolari destinazioni territoriali; emerge, dunque, con evidenza, una configurazione di «non neutralità» delle crisi che rischia di dare luogo ad una tendenza alla redistribuzione delle risorse a favore delle aree più forti; la forte penalizzazione subita dal Mezzogiorno è riconducibile al sostanziale azzeramento degli interventi destinati alla riduzione degli squilibri territoriali;
l'Italia, sicuramente colpita sul versante dell'export dalla crisi del commercio mondiale, è tuttora la seconda manifattura d'Europa dopo la Germania, il che dimostra che l'Italia ha - nonostante tutto - un sistema produttivo solido, che sta affrontando la crisi senza il sostegno delle necessarie politiche anticicliche; in audizione al Senato sulla manovra di bilancio le Associazioni imprenditoriali hanno sottolineato che la manovra 2010 non contiene nuove misure di politica economica e industriale, se non per piccoli aggiustamenti finanziari;
l'avvio e il consolidamento delle misure anticicliche non può essere rinviato e, soprattutto, non può dipendere da incerte risorse derivanti da misure di fiscalità straordinaria come lo scudo fiscale; l'intero sistema economico e sociale e la struttura produttiva, pressati dalla crisi, chiedono certezze;
la strategia del Governo di rientro dal deficit e dal debito e di contrasto alla crisi

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tentative recovery») appare ancora del tutto inadeguata alla gravità della crisi e a contrastare i suoi effetti sul sistema produttivo, sui lavoratori, sulle famiglie, sugli enti territoriali gravati da crescenti e pressanti responsabilità amministrative senza risorse;
per quanto di competenza della XIV commissione, considerato che:
il Dipartimento delle politiche comunitarie è uno dei Centri di responsabilità di spesa della presidenza del Consiglio, organo dotato di larga autonomia finanziaria e contabile in forza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9/12/2002, e che il Bilancio di previsione per il 2010 della Presidenza non è ancora disponibile e sarà approvato, come lo scorso anno, con successivo e autonomo Decreto del Presidente del Consiglio;
pertanto, non sono valutabili nella quantità e nella qualità le risorse destinate al Centro di responsabilità del Dipartimento per le politiche comunitarie presso il quale operano tutti gli organi rilevanti per l'adeguamento della normativa italiana a quella europea, da quelli per il monitoraggio delle procedure di infrazione e per l'adempimento delle sentenze della Corte, a quelli per la predisposizione del Piano nazionale di Riforma sulla Strategia di Lisbona (Commissione per l'attuazione delle politiche comunitarie, Comitato antifrodi, Comitato tecnico permanente, CIACE, Struttura di missione sul contenzioso comunitario);
l'anno scorso si dovette registrare un decremento di oltre due miliardi di euro per il Dipartimento delle politiche comunitarie, diminuzione di circa il 10 per cento rispetto al 2008 mentre non è possibile capire dal documento di Bilancio le risorse stanziate per l'anno 2010;
l'unica voce per la quale è possibile proporre variazioni sostanziali di bilancio è la UPB 3.1.6 «Investimenti»; all'interno di questa è costituito il Capitolo di Bilancio 7493 «Fondo di Rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie: finanziamenti nazionali» in relazione al quale la diminuzione degli stanziamenti per 1.500 milioni di euro è interamente a carico del fondo;
con delibera CIPE del 15 giugno 2007 il cofinanziamento effettuato tramite il Fondo persegue tre diversi obiettivi: convergenza, competitività regionale e occupazione, cooperazione territoriale europea;
nonostante un intervento leggermente migliorativo del Senato, tagliare una parte del cofinanziamento per un importo di circa di 1,5 miliardi di euro equivale a togliere all'Italia Progetti di sviluppo per oltre 6 miliardi di euro;
l'Italia è uno dei Paesi con il maggior numero di procedure di infrazione, attualmente 149, la cui proliferazione ha dei costi diretti sul bilancio dello Stato in caso di condanna da parte della Corte di giustizia;
ad oggi risultano aperte 15 procedure di infrazione ex articolo 228 del Trattato CE, solo una minima parte delle quali sono state oggetto di specifiche disposizioni contenute negli articoli 2 ed 8 del dl 25 settembre 2009, n.135;
se per queste infrazioni la Corte di Giustizia giungerà ad emettere la seconda sentenza di condanna (ex articolo 228 TCE), il nostro Paese si troverà a pagare sanzioni pecuniarie il cui ammontare potrebbe essere di svariati milioni di euro ed il Governo dovrà decidere a quali capitoli di bilancio imputare la spesa;
tutto quanto sopra premesso e considerato, la Commissione,
delibera di

RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

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ALLEGATO 3

Disposizioni per la tutela e la commercializzazione di prodotti italiani. (Nuovo testo C. 2624 Reguzzoni e abb.)

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XIV Commissione,
esaminato il nuovo testo della proposta di legge C. 2624 Reguzzoni e abb., recante «Disposizioni per la tutela e la commercializzazione di prodotti italiani»;
considerato che:
esso è volto ad introdurre un sistema di etichettatura obbligatoria dei prodotti finiti e intermedi dei settori tessile, della pelletteria e calzaturiero, che evidenzi il luogo di origine di ciascuna delle fasi di lavorazione e che fornisca in maniera chiara e sintetica specifiche informazioni riguardanti: la conformità dei processi di lavorazione alle norme vigenti in materia di lavoro; la certificazione di igiene e di sicurezza dei prodotti; l'esclusione dell'impiego di minori nella produzione; il rispetto della normativa europea e degli accordi internazionali in materia ambientale;
esiste una giurisprudenza risalente e costante della Corte di Giustizia in materia di marchi di qualità di titolarità di enti pubblici, che ritiene incompatibile con il mercato unico, sulla base dell'articolo 28 del Trattato, la presunzione di qualità legata alla localizzazione nel territorio nazionale di tutto o di parte del processo produttivo, «la quale di per ciò stesso limita o svantaggia un processo produttivo le cui fasi si svolgano in tutto o in parte in altri Stati membri» (cfr. la sentenza della Corte UE del 12 ottobre 1978, causa 13/78, Eggers Sohn et Co. contro Città di Brema); a tale principio fanno eccezione solo le regole relative alle denominazioni di origine e alle indicazioni di provenienza;
l'articolo 16 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito in legge, con modificazioni, il 19 novembre 2009 e recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, interviene sulla stessa materia con una disciplina di carattere generale dei prodotti classificabili come «made in Italy», che tuttavia non si applica obbligatoriamente ma su iniziativa dei singoli produttori. Le previsioni del decreto-legge n. 135/2009, per tale motivo, come segnalato nella relazione illustrativa (A. S. 1784), «appaiono in linea con le indicazioni della Corte di giustizia delle Comunità europee, che, mentre ha costantemente ritenuto contrarie al Trattato le previsioni obbligatorie che esigano l'indicazione di origine di determinate merci, ancorché indistintamente applicabili alle merci nazionali e a quelle comunitarie, giacché tali previsioni hanno l'effetto di consentire al consumatore di distinguere fra queste due categorie di prodotti, il che può indurlo a dare la preferenza alle merci nazionali - ha, sin dagli anni Ottanta, riconosciuto meritevole di tutela l'interesse del produttore ad indicare di propria iniziativa l'origine nazionale del prodotto, salva la tutela del consumatore rispetto a indicazioni inesatte (si confronti, ad esempio, sentenza 25 aprile 1985, causa C-207/83, Commissione/Regno Unito, punto 21: «(...) nei casi in cui l'origine nazionale della merce suggerisce ai consumatori determinate qualità, i produttori hanno interesse ad indicarlo di loro iniziativa sui prodotti o sugli imballaggi, senza che sia necessario obbligarveli. In

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questo caso, la tutela dei consumatori è adeguatamente garantita dalle norme che consentono di far vietare l'uso di indicazioni d'origine false, norme che il Trattato CEE lascia intatte»»);
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
a) verifichi la Commissione l'opportunità di dettare una specifica disciplina per l'etichettatura obbligatoria delle produzioni «made in Italy» nei settori tessile, della pelletteria e calzaturiero, in presenza di una disciplina di carattere generale già oggetto di modifica ad opera del recentissimo decreto-legge n. 135/2009, che ha previsto la possibilità per i produttori di apporre - a determinate condizioni - il marchio «made in Italy», stabilendo le relative sanzioni in caso di violazione di tali disposizioni;
b) valuti la Commissione l'opportunità di integrare l'articolo 2, prevedendo che l'impiego del marchio «made in Italy» sia consentito alle imprese che rispettino non soltanto le normative ivi già richiamate ma anche le normative nazionali e comunitarie in materia di rapporti di lavoro, assicurando gli opportuni controlli sull'impiego di «lavoro nero», in ossequio alla normativa europea recentemente adottata che sanziona i datori di lavoro che utilizzano lavoratori stranieri immigrati clandestinamente;
c) valuti infine la Commissione l'opportunità di sopprimere l'articolo 4 del nuovo testo, in quanto ultroneo.

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ALLEGATO 4

Comunicazione della Commissione europea «Uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini». COM (2009) 262 def.

PROPOSTA DI PARERE FORMULATA DAL RELATORE

La XIV Commissione,
esaminata la comunicazione della Commissione europea COM(2009)262,
rilevato che:
le problematiche relative alla libertà, alla sicurezza e alla giustizia stanno assumendo una crescente importanza a livello internazionale e richiedono, per le dimensioni dei fenomeni sottostanti, che superano ampiamente le capacità di intervento dei singoli Stati membri, la realizzazione di un quadro normativo tendenzialmente uniforme all'interno dell'Unione europea tale da giustificare pienamente, sotto il profilo della sussidiarietà, l'adeguamento della normativa vigente attraverso specifiche iniziative legislative dell'Unione europea;
per un verso, infatti, l'intensificazione degli scambi e dei rapporti contrattuali comporta la moltiplicazione di operazioni a carattere transfrontaliero, cui consegue la necessità di evitare incertezze quanto al regime giuridico da applicare;
per altro verso, la globalizzazione può favorire le attività di organizzazioni criminali a carattere internazionale e di gruppi terroristici che operano su larga scala;
l'obiettivo che le istituzioni europee si sono date è di individuare le politiche più adeguate per facilitare gli scambi internazionali, allo stesso tempo evitando di creare situazioni suscettibili di mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini dell'Unione europea;
per questo motivo, nel Programma di Stoccolma, che fa riferimento al periodo 2010-2014, alla finalità della compiuta realizzazione di uno spazio di libertà, in modo da favorire la libertà di movimento dei cittadini dell'Unione europea, si accompagna la previsione di interventi mirati a rafforzare gli strumenti operativi e il coordinamento per il contrasto alla criminalità e al terrorismo;
più in generale, il Programma di Stoccolma non si limita ad un mero aggiornamento dei contenuti del Programma dell'Aja ma prefigura significative integrazioni e modifiche ispirate dall'evoluzione degli scenari e dalla emersione di nuovi problemi che l'Unione europea è chiamata ad affrontare,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
a) si persegua con coerenza l'obiettivo prioritario di un rafforzamento degli strumenti, a partire da Frontex, e delle politiche idonei a garantire una risposta efficace e coerente da parte degli Stati membri e delle istituzioni dell'Unione europea per quanto concerne la gestione e il contrasto del fenomeno dell'immigrazione clandestina allo scopo di:
1) contrastare con maggiore efficacia l'attività delle organizzazioni criminali che traggono profitti dal trasferimento nel territorio dell'UE di immigrati ovvero dal loro sfruttamento lavorativo;

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2) assicurare un adeguato sostegno ai paesi terzi che non dispongano di mezzi e risorse adeguati, in particolare rafforzando la collaborazione con i Paesi di origine e di transito in modo da evitare l'utilizzo dei rispettivi territori, e soprattutto delle loro coste, per il trasferimento di immigrati illegali;
3) parametrare le dimensioni dei flussi migratori regolari alle effettive opportunità di impiego legale nel territorio dell'UE;
4) rafforzare la solidarietà tra i diversi Stati membri in modo da non costringere quelli più esposti, per ragioni geografiche, alle pressioni migratorie, quali l'Italia, a farvi fronte da soli, in particolare garantendo una più equa ripartizione degli oneri tra tutti i Paesi dell'Unione;
5) provvedere affinché si possa procedere alla creazione di un Ufficio europeo dell'asilo entro la fine del 2009, allo stesso tempo definendo una politica comune in materia di asilo;
b) si proceda alle iniziative che possono utilmente contribuire all'intensificazione degli scambi a livello europeo, a partire dalla abolizione dell'exequatur in materia civile e commerciale per proseguire con il riconoscimento reciproco delle decisioni delle autorità giudiziarie e il riavvicinamento delle norme di diritto sostanziale, con particolare riferimento ad alcune fattispecie criminali particolarmente gravi;
c) si rafforzino le strutture come Europol essenziali per una efficace lotta al terrorismo, concentrando l'attenzione sull'utilizzo di internet per finalità terroristiche nonché sul rafforzamento della prevenzione e della sicurezza chimica, biologica, radiologica e nucleare.

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ALLEGATO 5

Comunicazione della Commissione europea «Uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini». COM (2009) 262 def.

PROPOSTA DI PARERE COME RIFORMULATA DAL RELATORE

La XIV Commissione,
esaminata la Comunicazione della Commissione europea: «Uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini» COM(2009)262 def.;
rilevato che:
le problematiche relative alla libertà, alla sicurezza e alla giustizia stanno assumendo una crescente importanza a livello internazionale e richiedono, per le dimensioni dei fenomeni sottostanti, che superano ampiamente le capacità di intervento dei singoli Stati membri, la realizzazione di un quadro normativo tendenzialmente uniforme all'interno dell'Unione europea tale da giustificare pienamente, sotto il profilo della sussidiarietà, l'adeguamento della normativa vigente attraverso specifiche iniziative legislative dell'Unione europea;
per un verso, infatti, l'intensificazione degli scambi e dei rapporti contrattuali comporta la moltiplicazione di operazioni a carattere transfrontaliero, cui consegue la necessità di evitare incertezze quanto al regime giuridico da applicare;
per altro verso, la globalizzazione può favorire le attività di organizzazioni criminali a carattere internazionale e di gruppi terroristici che operano su larga scala;
l'obiettivo che le istituzioni europee si sono date è di individuare le politiche più adeguate per facilitare gli scambi internazionali, allo stesso tempo evitando di creare situazioni suscettibili di mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini dell'Unione europea;
per questo motivo, nel Programma di Stoccolma, che fa riferimento al periodo 2010-2014, alla finalità della compiuta realizzazione di uno spazio di libertà, in modo da favorire la libertà di movimento dei cittadini dell'Unione europea, si accompagna la previsione di interventi mirati a rafforzare gli strumenti operativi e il coordinamento per il contrasto alla criminalità e al terrorismo;
più in generale, il Programma di Stoccolma non si limita ad un mero aggiornamento dei contenuti del Programma dell'Aja ma prefigura significative integrazioni e modifiche ispirate dall'evoluzione degli scenari e dalla emersione di nuovi problemi che l'Unione europea è chiamata ad affrontare;
sottolineata l'importanza di rafforzare il controllo parlamentare sulle politiche relative allo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, dando tempestiva attuazione alle apposite previsioni del Trattato di Lisbona;
sottolineata l'esigenza che il presente parere, unitamente al documento finale che sarà approvato dalle commissioni di merito, sia trasmesso alla Commissione europea, nell'ambito del dialogo politico, nonché al Parlamento europeo,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

Pag. 875

con la seguente condizione:
1) si persegua con coerenza l'obiettivo prioritario di un rafforzamento degli strumenti, a partire da Frontex, e delle politiche idonei a garantire una risposta efficace e coerente da parte degli Stati membri e delle istituzioni dell'Unione europea per quanto concerne la gestione e il contrasto del fenomeno dell'immigrazione clandestina allo scopo di:
1. contrastare con maggiore efficacia l'attività delle organizzazioni criminali che traggono profitti dal trasferimento nel territorio dell'UE di immigrati ovvero dal loro sfruttamento lavorativo;
2. assicurare un adeguato sostegno ai paesi terzi che non dispongano di mezzi e risorse adeguati, in particolare rafforzando la collaborazione con i Paesi di origine e di transito in modo da evitare l'utilizzo dei rispettivi territori, e soprattutto delle loro coste, per il trasferimento di immigrati illegali;
3. parametrare le dimensioni dei flussi migratori regolari alle effettive opportunità di impiego legale nel territorio dell'UE;
4. rendere obbligatoria ed irrevocabile, ai sensi dell'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'UE, la solidarietà tra i diversi Stati membri in modo da non costringere quelli più esposti per ragioni geografiche, quali l'Italia e altri paesi del Mediterraneo, alle pressioni migratorie, a farvi fronte da soli, in particolare garantendo una più equa ripartizione degli oneri, anche sul piano finanziario, tra tutti i Paesi dell'Unione;
5. provvedere affinché si possa procedere alla creazione di un Ufficio europeo dell'asilo entro la fine del 2009, allo stesso tempo definendo una politica comune in materia di asilo;

e con le seguenti osservazioni:
a) si proceda alle iniziative che possono utilmente contribuire all'intensificazione degli scambi a livello europeo, a partire dalla abolizione dell'exequatur in materia civile e commerciale per proseguire con il riconoscimento reciproco delle decisioni delle autorità giudiziarie e il riavvicinamento delle norme di diritto sostanziale, con particolare riferimento ad alcune fattispecie criminali particolarmente gravi;
b) si rafforzino le strutture come Europol essenziali per una efficace lotta al terrorismo, concentrando l'attenzione sull'utilizzo di internet per finalità terroristiche nonché sul rafforzamento della prevenzione e della sicurezza chimica, biologica, radiologica e nucleare;
c) si promuovano, nell'ambito della cooperazione giudiziaria in materia penale, ulteriori iniziative volte a rafforzare la protezione delle vittime dei reati e dei testimoni nonché la lotta alla corruzione.

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ALLEGATO 6

Comunicazione della Commissione europea «Uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini». COM (2009) 262 def.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XIV Commissione,
esaminata la Comunicazione della Commissione europea: «Uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini» COM(2009)262 def.;
rilevato che:
le problematiche relative alla libertà, alla sicurezza e alla giustizia stanno assumendo una crescente importanza a livello internazionale e richiedono, per le dimensioni dei fenomeni sottostanti, che superano ampiamente le capacità di intervento dei singoli Stati membri, la realizzazione di un quadro normativo tendenzialmente uniforme all'interno dell'Unione europea tale da giustificare pienamente, sotto il profilo della sussidiarietà, l'adeguamento della normativa vigente attraverso specifiche iniziative legislative dell'Unione europea;
per un verso, infatti, l'intensificazione degli scambi e dei rapporti contrattuali comporta la moltiplicazione di operazioni a carattere transfrontaliero, cui consegue la necessità di evitare incertezze quanto al regime giuridico da applicare;
per altro verso, la globalizzazione può favorire le attività di organizzazioni criminali a carattere internazionale e di gruppi terroristici che operano su larga scala;
l'obiettivo che le istituzioni europee si sono date è di individuare le politiche più adeguate per facilitare gli scambi internazionali, allo stesso tempo evitando di creare situazioni suscettibili di mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini dell'Unione europea;
per questo motivo, nel Programma di Stoccolma, che fa riferimento al periodo 2010-2014, alla finalità della compiuta realizzazione di uno spazio di libertà, in modo da favorire la libertà di movimento dei cittadini dell'Unione europea, si accompagna la previsione di interventi mirati a rafforzare gli strumenti operativi e il coordinamento per il contrasto alla criminalità e al terrorismo;
più in generale, il Programma di Stoccolma non si limita ad un mero aggiornamento dei contenuti del Programma dell'Aja ma prefigura significative integrazioni e modifiche ispirate dall'evoluzione degli scenari e dalla emersione di nuovi problemi che l'Unione europea è chiamata ad affrontare;
il Programma attribuisce altresì uno specifico rilievo alla promozione e tutela dei diritti fondamentali, anche con riferimento alla protezione delle donne e dei minori;
sottolineata l'importanza di rafforzare il controllo parlamentare sulle politiche relative allo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, dando tempestiva attuazione alle apposite previsioni del Trattato di Lisbona;
sottolineata l'esigenza che il presente parere, unitamente al documento finale che sarà approvato dalle commissioni di merito, sia trasmesso alla Commissione europea, nell'ambito del dialogo politico, nonché al Parlamento europeo,

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esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:
1) si persegua con coerenza l'obiettivo prioritario di un rafforzamento degli strumenti, a partire da Frontex, e delle politiche idonei a garantire una risposta efficace e coerente da parte degli Stati membri e delle istituzioni dell'Unione europea per quanto concerne la gestione e il contrasto del fenomeno dell'immigrazione clandestina allo scopo di:
1. contrastare con maggiore efficacia l'attività delle organizzazioni criminali che traggono profitti dal trasferimento nel territorio dell'UE di immigrati ovvero dal loro sfruttamento lavorativo;
2. assicurare un adeguato sostegno ai paesi terzi che non dispongano di mezzi e risorse adeguati, in particolare rafforzando la collaborazione con i Paesi di origine e di transito in modo da evitare l'utilizzo dei rispettivi territori, e soprattutto delle loro coste, per il trasferimento di immigrati illegali;
3. parametrare le dimensioni dei flussi migratori regolari alle effettive opportunità di impiego legale nel territorio dell'UE;
4. rendere obbligatoria ed irrevocabile, ai sensi dell'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'UE, la solidarietà tra i diversi Stati membri in modo da non costringere quelli più esposti per ragioni geografiche, quali l'Italia e altri paesi del Mediterraneo, alle pressioni migratorie, a farvi fronte da soli, in particolare garantendo una più equa ripartizione degli oneri, anche sul piano finanziario, tra tutti i Paesi dell'Unione;
5. provvedere affinché si possa procedere alla creazione di un Ufficio europeo dell'asilo entro la fine del 2009, allo stesso tempo definendo una politica comune in materia di asilo;

e con le seguenti osservazioni:
a) si proceda alle iniziative che possono utilmente contribuire all'intensificazione degli scambi a livello europeo, a partire dalla abolizione dell'exequatur in materia civile e commerciale per proseguire con il riconoscimento reciproco delle decisioni delle autorità giudiziarie e il riavvicinamento delle norme di diritto sostanziale, con particolare riferimento ad alcune fattispecie criminali particolarmente gravi;
b) si rafforzino le strutture come Europol essenziali per una efficace lotta al terrorismo, concentrando l'attenzione sull'utilizzo di internet per finalità terroristiche nonché sul rafforzamento della prevenzione e della sicurezza chimica, biologica, radiologica e nucleare;
c) si promuovano, nell'ambito della cooperazione giudiziaria in materia penale, ulteriori iniziative volte a rafforzare la protezione delle vittime dei reati e dei testimoni nonché la lotta alla corruzione.

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ALLEGATO 7

Sugli esiti della riunione della XLII COSAC svolta a Stoccolma il 5 e 6 ottobre 2009.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Lo scorso 5 e 6 ottobre 2009 si è svolta a Stoccolma la XLII Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari (COSAC), cui hanno partecipato per la XIV Commissione della Camera i vicepresidenti onorevoli Gianluca Pini e Enrico Farinone e l'onorevole Nicola Formichella e, per il Senato, la Presidente della Commissione politiche UE, senatrice Rossana Boldi, il vice presidente della medesima Commissione, senatore Giacomo Santini, e il senatore Silvio Emilio Sircana.
In via preliminare, occorre rilevare che lo svolgimento e i risultati stessi di questa riunione della Conferenza - come già avvenuto nella riunione di Praga nello scorso maggio e in casi precedenti - sono stati condizionati negativamente dalla articolazione poco razionale dell'ordine del giorno.
Esso contemplava un numero eccessivo di argomenti eterogenei e, in parte, non direttamente riconducibili alle funzioni e alle aree di attività della COSAC, che ha determinato una sostanziale dispersione del dibattito.
Ne è conseguita non solo la consueta compressione dei tempi di intervento per i rappresentanti dei parlamenti nazionali, ma anche una frequente riproposizione di argomentazioni analoghe in diversi momenti della riunione.
Andrebbe pertanto posta, a partire dalla prossima riunione dei Presidenti COSAC che avrà luogo a Madrid nel prossimo febbraio, la questione della concentrazione delle riunioni COSAC su temi e questioni di carattere realmente prioritario e soprattutto sullo scambio di informazioni e migliori prassi nelle rispettive attività in materia europea.
A questo scopo, lo svolgimento di un incontro bilaterale con l'omologa Commissione del Parlamento spagnolo, Presidenza entrante della COSAC, già concordato dall'Ufficio di Presidenza della XIV Commissione, potrebbe costituire un'utile occasione per una prima discussione.

Lo svolgimento della riunione

Dopo l'apertura dei lavori da parte del Presidente del Parlamento svedese, Per Westerbeg, e il saluto introduttivo di Anna Kinberg Batra, Presidente della Commissione EU del Riksdag, una prima serie di interventi è stata dedicata al risultato positivo ottenuto in Irlanda dal secondo referendum sull'adozione del Trattato di Lisbona. In tale ambito, vi sono stati diversi accenni ai passaggi ancora necessari per un definitivo accoglimento del Trattato, con particolare riferimento alla ratifica del medesimo da parte delle istituzioni della Repubblica ceca e della Polonia; è stato inoltre affrontato il tema della candidatura dell'Islanda per l'adesione all'Unione Europea.

Si è quindi passati - dopo l'adozione dell'ordine del giorno e la presentazione della 12a relazione semestrale - alla valutazione dei risultati dell'esercizio di sussidiarietà in ambito COSAC, sulla proposta di decisione-quadro concernente l'interpretazione nel processo penale. All'esercizio hanno partecipato 30 camere di 24

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Stati membri; tre camere hanno riscontrato una violazione del principio di sussidiarietà. Come già avvenuto in occasioni di precedenti esercitazioni, diverse assemblee hanno sottolineato l'inadeguatezza della motivazione della proposta sotto il profilo del rispetto del principio di sussidiarietà.?Nel dibattito è intervenuta la presidente Boldi, che ha segnalato l'esigenza che le garanzie di interpretazione vengano assicurate non solo per gli imputati nel corso dei procedimenti, ma anche nel successivo periodo della detenzione, con l'assistenza di interpreti specializzati.

Il successivo punto all'ordine del giorno, riguardante le priorità della Presidenza svedese dell'UE, è stato introdotto dal Primo Ministro svedese Fredrik Reinfeldt, che si è soffermato sui temi del completamento del processo di ratifica del Trattato di Lisbona, dell'exit strategy dalla crisi economica, dell'ampliamento dell'UE, nonché sulla difficile situazione riguardante la lotta ai cambiamenti climatici.
Sul punto - oggetto del successivo argomento all'ordine del giorno, durante il quale è intervenuto anche il ministro svedese dell'ambiente, Andreas Carlgren - hanno presso la parola gli onorevoli Pini e Farinone e il senatore Santini.
L'onorevole Pini ha in primo luogo evidenziato come la lotta ai cambiamenti climatici necessiti di una forte spinta in termini di finanziamento, senza la quale non si potranno avere che enunciazioni di principio. Si è quindi rivolto al rappresentante del Governo svedese chiedendo quali proposte, a tale riguardo, egli intenda avanzare in occasione del Consiglio europeo di dicembre e, con riferimento al Programma di Stoccolma, quali iniziative vorrà adottare affinché possano essere messe in campo strategie di solidarietà tra Stati membri in materia di immigrazione clandestina.
Il ministro Carlgren è intervenuto su tali aspetti nel suo successivo intervento, sottolineando le difficoltà sinora registrate nei negoziati e la necessità che i paesi industrializzati si impegnino maggiormente, anche in termini economici. Ha quindi sottolineato la necessità di un utilizzo proprio del diritto di asilo, che non deve divenire un 'supermercato' dell'immigrazione.
È quindi intervenuto il senatore Santini, che si è posto l'interrogativo se gli Stati Uniti e la Cina saranno effettivamente all'altezza di corrispondere - come si è riproposta l'Unione - agli obiettivi di abbattimento delle emissioni inquinanti, all'ordine del giorno della Conferenza di Copenaghen.
L'onorevole Farinone, infine, ha sottolineato l'importanza, oltre ai buoni propositi, di azioni concrete nella lotta ai cambiamenti climatici; ha quindi evidenziato come l'Europa debba assumere in questo ambito un ruolo globale e incisivo, che sappia - attraverso il conseguimento di risultati effettivi - rendere evidente l'importanza e l'utilità del suo impegno e dare un futuro all'unità degli Stati membri.

L'assise ha, quindi, provveduto, su iniziativa della Presidente di turno Anna Batra, a rinviare alla futura Presidenza spagnola la disamina delle modalità di applicazione del vaglio di sussidiarietà alla luce e ai sensi del Trattato di Lisbona che, a decorrere dal 1o gennaio 2010, dovrebbe entrare definitivamente in vigore. Al riguardo, si è svolto un breve dibattito che ha affrontato, tra l'altro, il tema del ruolo della COSAC nell'implementazione delle nuove disposizioni che disciplinano il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nella «fase ascendente» del diritto comunitario.
La Conferenza ha altresì proceduto alla ulteriore conferma biennale del mandato del membro permanente del Segretariato COSAC, in capo alla Signora Loreta Raulinaityte.

Il successivo 6 ottobre, i lavori si sono aperti con l'intervento del vice presidente della Commissione europea, Margot Wallstrom, sul tema della trasparenza nelle istituzioni europee e nei parlamenti nazionali con riferimento a tematiche europee.
Il dibattito ha coinvolto anche il senatore Santini, che ha sottolineato come il

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peso ingombrante della burocrazia sulla vita quotidiana di ogni cittadino e la persistente «chiusura» delle istituzioni comunitarie nei confronti della società civile, ad esempio, mediante l'eccessiva riservatezza di informazioni e documenti, limitano l'esercizio di un effettivo controllo democratico e impediscono pertanto di realizzare pienamente una vera cittadinanza europea.

L'onorevole Wallstrom, in chiusura della propria replica alle domande formulatele nel corso del dibattito e subito prima di lasciare i lavori, ha ricordato l'importanza dei media per la trasparenza dei lavori delle Istituzioni europee e nazionali, lamentando la criticità della situazione della libertà di informazione in Italia.
Sul punto è intervenuto l'onorevole Formichella, in avvio di discussione sul punto successivo, il Programma di Stoccolma, denunciando l'infondatezza delle considerazioni della Vice Presidente, indice di una scarsa conoscenza della realtà italiana. Con riferimento al Programma di Stoccolma, ha osservato come le questioni relative all'immigrazione richiedano risposte condivise e progressi concreti da cui dipendono le prospettive stesse di avanzamento del processo di integrazione europea. Ha quindi precisato che occorre rivedere le regole in materia di reinsediamento all'interno dell'UE degli immigrati, per non lasciare interamente a carico dei Paesi come l'Italia, più esposti per ragioni di vicinanza geografica, i costi finanziari, amministrativi e sociali della gestione della massa di emigranti che arrivano sul territorio europeo.
A seguito degli interventi dei ministri svedesi della giustizia e delle migrazioni, rispettivamente, Beatrice Ask e Tobias Billstrom, è anche intervenuta la senatrice Boldi auspicando che, nel quadro di politiche sistematiche aventi ad oggetto lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia sia affrontato il problema, ad esempio, del sovraffollamento carcerario, anche allo scopo di meglio garantire i diritti dei detenuti e di migliorare la loro qualità di vita.

Discussione del contributo finale e delle conclusioni

L'ultima sessione della Conferenza è stata dedicata all'approvazione del contributo e delle conclusioni. La delegazione italiana ha partecipato attivamente alla stesura dei due documenti, predisponendo due emendamenti volti, in particolare, a riaffermare la priorità, anche sotto il profilo finanziario. del progetto di Unione per il Mediterraneo rispetto agli altri partenariati regionali, e a chiedere il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nell'assemblea parlamentare per il partenariato orientale promossa dal Parlamento europeo.
Il primo emendamento, grazie al sostegno ottenuto preventivamente dalle delegazioni francese, spagnola e portoghese è stato accolto sia pure, con riformulazioni.