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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 26 novembre 2009
252.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e XI)
ALLEGATO
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ALLEGATO

Sulla missione a Stoccolma in occasione della Conferenza interparlamentare sull'uguaglianza di genere (12-13 novembre 2009)

RELAZIONE DELL'ON. AMICI E DELL'ON. SALTAMARTINI

Una delegazione della Camera dei deputati, composta dall'on. Amici, in rappresentanza della I Commissione, e dall'on. Saltamartini, in rappresentanza della XI Commissione, ha partecipato alla Conferenza interparlamentare sull'uguaglianza di genere, che si è svolta a Stoccolma il 12 e 13 novembre scorsi. Alla Conferenza, organizzata dal parlamento svedese in coincidenza con il semestre di presidenza europea, hanno partecipato i rappresentanti delle Commissioni competenti in materia di pari opportunità dei Parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea. Tale incontro, pertanto, ha rappresentato il consueto appuntamento annuale, organizzato da uno dei due parlamenti dei Paesi che assumono - nel corso del medesimo anno - il semestre di presidenza dell'Unione europea, dedicato al confronto tra assemblee parlamentari sui temi della parità di genere e delle pari opportunità.
La Conferenza è stata strutturata in due giornate di lavoro, ciascuna delle quali dedicata ad una specifica sessione, l'una finalizzata ad approfondire il tema dell'uguaglianza di genere in politica, l'altra diretta ad affrontare la questione dell'uguaglianza di genere nel mercato del lavoro.
Le due sessioni, peraltro, sono state precedute - nella prima giornata di lavoro - dal saluto introduttivo del Presidente della Commissione Lavoro del Parlamento svedese, Hillevi Engström, che ha illustrato i principi generali della Conferenza, nonché dagli interventi dell'ex Vicepresidente del Parlamento europeo, Charlotte Cederschiöld, e dell'ex Segretario generale delle donne dell'Internazionale socialista, Irmtraut Karlsson, che hanno sviluppato taluni spunti di riflessione sugli argomenti all'ordine del giorno delle due sessioni di lavoro, rivolgendo, in particolare, un forte invito alle donne impegnate in politica a battersi per l'affermazione della rappresentanza di genere nell'ambito istituzionale e per l'eliminazione di ogni forma di segregazione di genere nel mercato del lavoro.
Va, inoltre, segnalato che le due sessioni nelle quali si sono suddivisi i lavori della Conferenza sono state caratterizzate da una originale e, per certi versi, singolare forma di partecipazione dei parlamentari, basata su un sistema di registrazione delle opinioni dei partecipanti alla Conferenza medesima attraverso un meccanismo elettronico di «remote control», con il quale i parlamentari stessi sono stati invitati a rispondere ai quesiti posti da una giornalista, moderatrice degli incontri. In sostanza, le due sessioni plenarie, piuttosto che in un classico confronto di idee mediante interventi dei membri delle delegazioni partecipanti, si sono sviluppate attraverso un meccanismo elettronico di rilevazione dei loro orientamenti, che - essendo strutturato sostanzialmente sotto forma di intrattenimento televisivo e avendo, dunque, un carattere molto «irrituale» - è apparso piuttosto lontano dai tradizionali schemi previsti in queste sedi di incontro interparlamentare.
Passando, quindi, alla prima sessione dei lavori, si sottolinea che essa è stata basata su una relazione tematica della

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professoressa Drude Dahlerup, dell'Università di Stoccolma, che ha affrontato l'argomento delle «quote di genere» e dei sistemi elettorali che prevedono, in varie forme, meccanismi per la promozione delle pari opportunità tra sessi in politica. La relazione citata, nel fornire un inquadramento completo e interessante dei diversi sistemi esistenti (dal quale emerge, peraltro, una chiara sotto-rappresentazione delle donne nella maggior parte delle assemblee elettive), si è soffermata sull'esame delle possibili strategie da seguire per favorire l'incremento della rappresentanza femminile nei parlamenti nazionali e per eliminare eventuali forme di discriminazione, nonché per massimizzare gli effetti delle «quote di genere» - senza, con ciò, esprimere giudizi di valore in termini assoluti sulla bontà o meno di tali strumenti - nell'ottica di un innalzamento della rappresentanza femminile nelle istituzioni rappresentative. La professoressa Dahlerup ha, in particolare, indicato i differenti metodi per l'applicazione delle quote direttamente nei sistemi elettorali (fissazione di un determinato numero minimo di seggi da attribuire a candidature femminili; indicazione di quote minime di candidate da considerare elette nell'ambito di ciascuna lista; inserimento nelle liste di una quota minima di candidate, imposta per legge), nonché i casi in cui le quote sono previste dai singoli partiti politici, mediante norme dettate nei rispettivi statuti. La relatrice, inoltre, dopo avere invitato ad una riflessione sulla validità delle varie sanzioni previste per il mancato rispetto delle disposizioni predette, ha anche sottolineato taluni elementi che - a suo giudizio - favoriscono il buon funzionamento dei meccanismi basati sulle «quote di genere», segnalando in particolare che tali meccanismi agiscono con più efficacia nei sistemi elettorali di carattere proporzionale e basati su sistemi di lista bloccata.
La prima sessione di lavoro, quindi, si è conclusa con un confronto più informale all'interno di tre specifici gruppi di lavoro, costituiti dalla presidenza svedese per approfondire in una sede più ristretta le tematiche emerse nella Conferenza plenaria. Al riguardo, peraltro, occorre rilevare che la costituzione dei gruppi di lavoro, essendo stata predefinita dagli organizzatori e non essendo rimessa alla libera valutazione delle delegazioni partecipanti, ha di fatto costretto la delegazione italiana ad incontrare esclusivamente i parlamentari dei Paesi inclusi nel proprio gruppo di lavoro, limitando il confronto e non consentendo di avviare riflessioni comuni con tutti i parlamenti presenti all'iniziativa; in tal modo, si è forse sprecata l'occasione di rendere più effettivo e libero il confronto nei gruppi di lavoro e si è finito per trasformare anche questa sede di dibattito politico in una sede poco flessibile ed efficace.
Con riferimento, poi, alla seconda sessione dei lavori, si osserva che essa è stata aperta da un saluto iniziale del Vicepresidente della Commissione Lavoro del Parlamento svedese, Berit Högman, che ha introdotto il tema dell'uguaglianza di genere e della lotta alla segregazione femminile nel mercato del lavoro, auspicando un sempre maggiore impegno dei parlamenti nazionali per migliorare la situazione esistente. La sessione si è, successivamente, sviluppata in senso opposto rispetto alla precedente, in quanto hanno avuto luogo prima le riunioni dei tre gruppi di lavoro e, successivamente, si è passati all'incontro in sede plenaria.
Nella riunione del gruppo di lavoro al quale ha partecipato la delegazione italiana, caratterizzata - come detto in precedenza - da una certa difficoltà di sviluppare compiutamente un confronto di merito, si è comunque avviata una riflessione sulle modalità per promuovere e favorire la migliore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, anche mediante interventi per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e il rafforzamento della partecipazione dei padri ai congedi parentali. Nel quadro delle iniziative volte all'incremento dei servizi sociali e per l'infanzia, sono state dunque individuate alcune «sfide-chiave» per lo sviluppo di politiche capaci di fronteggiare la segregazione femminile nel mondo del lavoro;

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in questo ambito, ogni delegazione nazionale partecipante ai lavori del gruppo ha potuto esporre la situazione interna al proprio Paese, indicando le misure vigenti, anche in relazione alla specifica situazione di crisi economica che sta caratterizzando l'occupazione a livello mondiale. In questo confronto con altri Stati europei, è stato peraltro possibile verificare come l'Italia possa considerarsi all'avanguardia nella legislazione in materia di tutela della maternità e della paternità, nonché sul versante delle politiche di lotta alla segregazione nel mercato del lavoro, risultando, semmai, in una posizione meno avanzata sotto il profilo dell'approccio culturale a tali tematiche e dell'attuazione concreta delle misure esistenti.
La seconda sessione, infine, si è conclusa con la relazione tematica svolta dalla professoressa Francesca Bettio, dell'Università di Siena, che è stata la coordinatrice del recente rapporto della Commissione europea sulla segregazione di genere nel mercato del lavoro. La relatrice ha, pertanto, illustrato i principali elementi di tale rapporto, dando conto alla Conferenza delle più significative statistiche sul tema. In questo ambito, particolare interesse ha destato l'inquadramento economico delle misure per la lotta alla segregazione femminile, basato su una distinzione di fondo tra politiche di lungo termine e politiche di breve/medio termine, nonché l'individuazione delle «nuove» cause della segregazione femminile, che il rapporto stesso avrebbe indicato come in grado di smentire le tradizionali teorie sui fattori condizionanti il minore impiego delle donne e la loro sotto-rappresentazione nel campo dell'occupazione. La stessa relazione della professoressa Bettio e il breve dibattito successivo hanno, infine, messo in luce le priorità di intervento e le principali tendenze in atto nel mercato del lavoro dei diversi Paesi europei e mondiali.
In conclusione, non vi è dubbio che la Conferenza sia stata certamente utile, anche se occorre sottolineare una significativa difficoltà nell'approfondire i diversi argomenti, tendenzialmente a causa delle modalità di organizzazione dei lavori, nonché di una impostazione dei temi che spesso risulta - in simili occasioni - un po' troppo «retorica» e poco centrata sugli aspetti di merito. In ogni caso, la delegazione italiana ha ritenuto di poter convenire sul fatto che sia stato importante partecipare a Conferenze come quella di Stoccolma, soprattutto per verificare che, sia pure con alcune differenze di impostazione e di metodo, la questione dell'uguaglianza di genere e dello sviluppo delle pari opportunità è chiaramente sentita in tutti i Parlamenti europei e rappresenta un elemento comune di azione di tutte le assemblee legislative.