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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 luglio 2011
514.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Sulla missione a Le Bourget (Parigi) dal 23 al 24 giugno 2011 per la visita alla 49a edizione del Salone Internazionale dell'Aeronautica e dello Spazio.

COMUNICAZIONI

Nella giornata del 23 giugno 2011 una delegazione della Commissione Difesa, composta dal Presidente Edmondo Cirielli e dall'onorevole Pier Fausto Recchia, si è recata in missione a Le Bourget (Parigi) per una visita alla 49a edizione del Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio.
Il Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio è una manifestazione di grande rilievo a livello europeo ed internazionale, che ha luogo ad anni alterni in Francia e nel Regno Unito, alla quale prendono parte le più importanti industrie operanti nel settore della difesa, nonché le piccole realtà aziendali per la presentazione di prodotti particolarmente innovativi.
Nel corso della visita la Commissione ha potuto apprezzare la macroscopica presenza dell'industria italiana nel settore, rappresentata in primo luogo dalla galassia delle aziende del Gruppo FINMECCANICA, che hanno presentato alcuni dei prodotti più interessanti nel panorama europeo e mondiale. Tale impressione è stata confermata nella colazione di lavoro con l'amministratore delegato del gruppo, dott. Giuseppe Orsi, e con i responsabili dei principali rami di azienda partecipate da FINMECCANICA, in cui la delegazione della Commissione ha potuto acquisire utili informazioni sulle prospettive imprenditoriali nei diversi mercati europei e mondiali delle imprese italiane operanti nel settore, e ha potuto apprezzare la politica globale di penetrazione del gruppo che richiede un'attiva cooperazione delle istituzioni nazionali, per continuare a recitare il ruolo di assoluta protagonista del mercato mondiale.
Motivo di orgoglio dell'industria nazionale saranno sicuramente alcuni nuovi modelli esposti quali, in particolare, gli addestratori M-346 e M-311; gli aerei senza pilota Falco Evo, Neptune e Sentry; e l'elicottero di nuova generazione per impieghi commerciali AW 189 della Agusta-Westland.
Non minore apprezzamento hanno suscitato alcuni prodotti ad altissimo contenuto tecnologico e potenziale utilizzo integrato militare e civile, quali i nuovi sistemi satellitari o di rilevamento radar, tra cui merita un cenno il Twr (through the wall), sviluppato dalla Selex-Sistemi Integrati, che è un radar portatile in grado di vedere attraverso i muri, utile quindi per applicazioni civili - come localizzare sopravvissuti intrappolati in un edificio in fiamme o in zone colpite da terremoto - e per applicazioni militari, per esempio, in azioni antiterrorismo.
La Commissione ha potuto inoltre usufruire di una concreta dimostrazione delle capacità sistemistiche di strumenti integrati di controllo di scenari operativi plausibili attuali, rappresentati da un video relativo a una specifica situazione/azione. Si tratta della fase di sviluppo del noto progetto «Forza Nec», (Network Enabled Capabilities), progetto congiunto Difesa-Industria, nato per soddisfare tali esigenze.
La delegazione è stata poi favorevolmente impressionata dalla visita al padiglione organizzato dalla regione Campania, che ha consentito la presenza di micro imprese operanti in segmenti di nicchia del settore, connotati da elevatissima tecnologia e altissimo potenziale di ricerca e sviluppo.

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ALLEGATO 2

Sulla missione a Varsavia dal 3 al 5 luglio 2011 per la partecipazione alla Conferenza dei Presidenti della Commissioni competenti in materia di difesa dei Parlamenti dell'Unione europea.

COMUNICAZIONI

Lo scorso 4 luglio, a Varsavia, ho preso parte, presso la sede del Parlamento polacco, alla Conferenza dei Presidenti delle Commissioni Difesa dei Parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea, organizzata dal Parlamento polacco nell'ambito del semestre di presidenza dell'Unione europea.
Al riguardo desidero ringraziare la Presidenza polacca - oltre che per l'attenta e puntuale assistenza organizzativa fornita ai partecipanti - per aver voluto svolgere questa riunione in coincidenza con l'inizio del proprio turno semestrale, a testimonianza dell'importanza che le tematiche della difesa hanno assunto in tempi recenti, anche a seguito dell'evolversi della situazione internazionale dell'area mediterranea.
Inevitabilmente, entrambe le sessioni in cui si sono articolati i lavori hanno infatti finito con assumere al centro della riflessione proprio il ruolo giocato dall'Europa nei contesti di crisi internazionali più vicini a suoi confini, sia nella sua dimensione collettiva, sia nelle iniziative assunte dai singoli Paesi.
Nel corso del dibattito è stata costantemente condivisa la necessità - pur senza negare le difficoltà che si sono verificate - di trarre insegnamenti dall'esperienza connessa all'impegno della Comunità internazionale in Libia che consentano, in un prossimo futuro, di realizzare più efficaci meccanismi decisionali all'interno dell'Unione europea e una più stretta cooperazione con le strutture della NATO.
Così come si è più volte rimarcata l'esigenza di realizzare in termini sempre più stringenti adeguate forme di cooperazione e di condivisione degli obiettivi operativi con la Russia e con i Paesi dell'Est europeo non facenti parte né della NATO né dell'Unione europea.
Nell'ottica di affrontare questo complesso quadro di sfide e di sfruttare al meglio le potenzialità europee nel campo della Difesa, la prima sessione dei lavori si è concentrata sulle strutture necessarie a supportare una politica comune di sicurezza e difesa (PCSD), quale potrebbe essere, in particolare, il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE).
I lavori sono stati aperti dal Presidente della Repubblica, Bronislaw Komorowski, e dal Presidente della Camera dei deputati, maresciallo Grzegorz Schetyna, che hanno rimarcato l'opportunità, peraltro priva di credibili alternative, di realizzare concrete sinergie tra Unione europea e Nato, avendo ormai quest'ultima assunto un ruolo ed una dimensione politica e militare che la rende insostituibile partner per la dimensione esterna dell'Unione. Nel contempo, si è preso atto delle scelte degli USA di estendere la copertura del cosiddetto scudo anti missilistico e di ridurre il loro impegno militare a livello globale. Tali aspetti non potranno che condurre l'Unione europea a stringere ulteriori vincoli e accordi di partenariato con la Russia. Simili iniziative presuppongono però una maggiore autorevolezza da parte della politica comune in tema di sicurezza e difesa, che non può prescindere da meccanismi di maggiore efficacia nell'assunzione delle decisioni necessarie.

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Il Ministro della difesa della Repubblica polacca, Bogdan Klich, ha elencato le priorità di settore che la Presidenza polacca intende perseguire durante il semestre, così sintetizzabili:
creare più sicurezza con un maggior numero di strumenti di tipo militare a carattere di deterrenza ed anche di intervento, soprattutto attraverso la mobilitazione delle strutture di eccellenza in campo militare di tutti gli Stati membri da realizzare con sempre più frequenti iniziative congiunte e strumenti militari integrati, come definito nel vertice di Gent, e come integrato da un «elenco» dettagliato che la Presidenza polacca si impegna a realizzare nel semestre;
assicurare maggiore capacità di azione mediante una coerente organizzazione dei battle group europei, adesso sottoutilizzati, ma cui la Polonia intende partecipare in prima persona nell'auspicio che si trovino sistemi di finanziamento adeguati a carico del bilancio dell'Unione;
una compiuta riforma di quelle strutture idonee a prestare unitamente attività di cooperazione civile e militare nei teatri di crisi;
un rafforzamento dei legami con la NATO, da un lato, e la Russia e gli altri paesi dell'Est europeo, dall'altro, da coinvolgere anche nelle missioni internazionali, superando gli accordi cosiddetti «Berlino Plus» in un quadro condiviso di scambio di informazioni e di collaborazione operativa.

Il dibattito si è sviluppato a seguito dell'intervento del segretario generale (polacco) del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), Maciej Popowski, che ha rimarcato come la struttura, una volta definiti gli aspetti organizzativi, sia finalmente in grado di operare in numerosi contesti di crisi, in alcuni casi in piena autonomia come in particolare in Congo. Naturalmente, affinché l'azione sia pienamente efficace, ha evidenziato come occorra rafforzare la cooperazione dei singoli Stati, soprattutto nella disponibilità di mezzi finanziari, di trasporto, di scambio di informazioni di intelligence e di esperti civili in campo medico giuridico ed ingegneristico. Peraltro, l'oratore ha sottolineato che, proprio in occasione della crisi libica, si sono sviluppate nuove e proficue pratiche di cooperazione sia tra la SEAE e l'Agenzia europea di difesa (EDA), sia nei confronti delle strutture di comando della NATO.
Sulla base di tale relazione, i rappresentati delle Commissioni difesa dei parlamenti britannico e francese hanno evidenziato l'esigenza di rafforzare la cooperazione tra i paesi europei, eventualmente affrontando in Consiglio europeo i problemi che riguardano le difficoltà poste da Cipro e dalla Turchia sul superamento degli accordi «Berlino Plus» e sull'utilizzo di mezzi nazionali militari e civili in un quadro di azione europeo. Il presidente della Commissione difesa del Senato della Repubblica italiana, senatore Cantoni, ha rimarcato la posizione italiana di appoggio ad una maggiore azione di tipo politico nel campo della difesa europea, evidenziando l'opportunità di coinvolgere nelle decisioni i parlamenti nazionali e ha stimolato i diversi paesi europei che assumeranno la Presidenza a riproporre incontri a livello parlamentare con periodicità costante. A tale richiesta si è associato il rappresentante cipriota e quello belga, che ha anzi auspicato la creazione di un vero e proprio forum parlamentare dedicato al monitoraggio di tale settore, magari anche con compiti di controllo sui budget di spesa a supporto del Parlamento europeo. Infine, la delegazione estone ha rimarcato l'esigenza di non sottovalutare i pericoli della guerra cibernetica, suggerendo che l'Unione europea assuma specifiche iniziative su tale aspetto.
Nella seconda sessione dei lavori, dedicata in modo più specifico alle relazioni tra Unione europea e NATO, il vicepresidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, Jadwiga Zakrzewska ha svolto una relazione introduttiva incentrata sul nuovo concetto strategico adottato nel vertice di Lisbona del 2010 che impone, proprio in ragione delle nuove sfide globali, di superare

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ogni diffidenza tra le due organizzazioni che, pur aventi strutture e caratteristiche totalmente differenti, devono necessariamente cooperare in modo sempre più sinergico e complementare. In questo quadro occorre dunque pervenire in tempi rapidi a organismi comuni, a un uso flessibile delle rispettive risorse militari e civili, comprese le forze di reazione rapida ed i battle group europei, e giungere a una comune posizione di apertura verso la Russia.
Al dibattito ha fornito spunti di riflessioni la relazione del professor Adam Rotfeld, consigliere del ministro degli affari esteri polacco, che ha rimarcato la necessità di recuperare un comune spirito geopolitico europeo, superando egoismi nazionali nelle diverse crisi internazionali, purtroppo manifestatisi tradizionalmente nel conflitto israelo-palestinese e, più di recente, in Libia. Secondo l'oratore, ciò è in parte rilevante attribuibile anche alla crisi economica globale e all'assenza di una reale leadership europea nella gestione delle operazioni belliche e di ricostruzione civile, oltre che dall'ingresso nella comunità europea di paesi non tradizionalmente legati al «blocco occidentale».
In questa sessione dei lavori ho ritenuto di svolgere un breve intervento, al fine di evidenziare che non sembra realisticamente possibile procedere a una piena condivisione sul piano delle azioni operative e dei relativi obiettivi tra le strutture Nato e paesi dell'est legati storicamente a una diversa politica internazionale. In questo senso, ho invece rilevato che un ruolo di coesione può essere svolto più efficacemente proprio dall'Unione europea che, nella consistenza attuale, è certamente meno legata alla logica novecentesca dei blocchi contrapposti. Ciò non deve però impedire la massima sinergia tra Nato e Unione europea, fino a giungere alla creazione di strumenti militari comuni. Il fatto che non sia ancora avvenuto ha dimostrato quali conseguenze negative ne derivano proprio in occasione delle vicende collegate alla crisi libica. In quel contesto l'Unione europea è stata piuttosto assente, anche a causa di ingiustificabili scelte unilaterali di taluni Stati membri. Ho ritenuto anche di sottolineare il poderoso impegno in termini di uomini e mezzi, anche finanziari, che il nostro Paese sostiene in Afghanistan, ben superiore a quello di altri paesi che pure avrebbero analoghe se non superiori capacità, sottolineando che sarà necessario riflettere attentamente sui meccanismi di sostegno finanziario delle missioni internazionali. Ho quindi ipotizzato che si lavori per la costituzione di un fondo comune europeo cui possano attingere i paesi che si assumono gli oneri, anche politici, di partecipare alle missioni internazionali.
Ho ovviamente accolto con favore l'intervento dei rappresentanti francesi e inglesi, che hanno giustificato l'intervento unilaterale in Libia dei rispettivi Paesi unicamente in funzione dell'esigenza di evitare prevedibili emergenze umanitarie, replicando che tale è stata ovviamente la principale preoccupazione anche dell'Italia, che non ha esitato a fornire le sue basi, senza le quali la missione non avrebbe avuta alcuna possibilità di essere realmente effettuata.