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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 11 settembre 2012
702.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Missione a Bruxelles in occasione della Conferenza «Jobs for Europe: the employment policy conference», organizzata dalla Commissione europea (6-7 settembre 2012).

RELAZIONE

  La Conferenza «Jobs for Europe», organizzata dalla Commissione europea, ha avuto luogo a Bruxelles giovedì 6 e venerdì 7 settembre. In rappresentanza del Parlamento italiano, oltre a Giuliano Cazzola, vicepresidente della XI Commissione della Camera – redattore della presente relazione con la collaborazione dello staff degli uffici della Camera presente in loco – ha partecipato ai lavori anche il presidente della 11a Commissione del Senato, Pasquale Giuliano.
  La Conferenza aveva l'obiettivo di approfondire – con un approccio sostanzialmente seminariale – nuove dimensioni legate alle politiche per l'occupazione, con particolare riferimento al funzionamento del mercato del lavoro in Europa, allo sviluppo salariale, alla flexicurity in un contesto di crisi e alle disuguaglianze. Essa ha registrato la partecipazione di rappresentanti dei Parlamenti nazionali, dei Governi, delle istituzioni europee, dei sindacati, delle organizzazioni dei datori di lavoro, delle università e di altri soggetti del settore.
  I lavori sono stati aperti dagli interventi del Presidente della Commissione Barroso, del Presidente del Parlamento europeo Schulz, del Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy e dalla lectio magistralis dell'economista della London School of Economics, premio Nobel nel 2010, Christopher Pissarides.
  Nella sessione plenaria di apertura sono anche intervenuti il Segretario generale dell'OCSE Angel Gurria e il Ministro del lavoro italiano Elsa Fornero.
  Successivamente, i lavori si sono articolati in tre moduli (relativi rispettivamente all'impatto della crisi sul lavoro, alla politica del lavoro attraverso il ciclo della vita, al percorso verso la piena occupazione) e si sono quindi svolte tre sessioni parallele di approfondimento relative ai settori con alto potenziale di creazione di posti di lavoro (economia verde, sanità, nuove tecnologie).
  Nell'ambito della sessione di apertura, moderata dal Commissario Andor, il Presidente Barroso ha richiamato i dati sull'occupazione (in particolare giovanile) e ha preannunciato il lancio nei prossimi mesi da parte della Commissione di un «pacchetto giovani» che interverrà anche in materia di apprendistati; ha quindi evidenziato l'impegno della Commissione per l'adozione di un bilancio che promuova crescita e investimenti in vista di obiettivi di coesione e sociali e ha espresso al contempo qualche preoccupazione per il decorso dei negoziati sul quadro finanziario pluriennale. Si è quindi soffermato sulla necessità di misure che favoriscano la libera circolazione dei lavoratori e in materia di istruzione e formazione e sul rafforzamento del dialogo sociale.
  Il Presidente Schulz, sollecitando un impegno delle Istituzioni europee e degli Stati membri a combattere la disoccupazione analogo allo sforzo posto in essere contro gli squilibri di bilancio, ha evidenziato come le misure volte alla stabilità della valuta devono essere strumento per la crescita e la creazione di posti di lavoro. Si è quindi soffermato sul tema della disoccupazione giovanile; in proposito, ha Pag. 87rilevato, da un lato, la necessità di forme di garanzia del posto di lavoro per i giovani a livello UE (secondo modelli sperimentati in alcuni Paesi, come l'Austria), e, dall'altro, rivolgendosi alle imprese, ha evidenziato gli effetti negativi in termini di precariato derivanti dall'attuale uso dei tirocini.
  Anche il Presidente Van Rompuy ha sottolineato come la stabilità monetaria sia strumentale alla crescita e all'occupazione e, richiamando il negoziato sul quadro finanziario pluriennale, ha evidenziato l'impegno degli attori europei per garantire un uso dei Fondi sociali mirato a stimolare dell'occupazione. Questi temi saranno ulteriormente affrontati nella relazione che presenterà a dicembre e che costituirà il seguito della relazione discussa al Consiglio europeo di fine giugno. Dopo avere richiamato il tema della mobilità dei lavoratori, si è quindi soffermato sul ruolo delle parti per un'equa distribuzione degli sforzi e dei sacrifici imposti dalla crisi.
  Il professor Pissarides ha richiamato in termini generali gli obiettivi della riforma del mercato del lavoro di creare le condizioni per la crescita della produttività, di consentire l'adeguamento ai cambiamenti strutturali e il mitigamento dell'impatto della recessione. Ha quindi rilevato come, in un periodo di recessione, l'accento va posto sulla crescita dell'occupazione, piuttosto che sulla crescita di produttività. In proposito, ha confrontato l'esperienza tedesca e quella statunitense, osservando che, pur partendo da simili livelli di recessione e pervenendo ad un analogo aumento del PIL, negli USA si è verificata una ripresa senza occupazione (e contestualmente un aumento della produttività per lavoratore e per ora), in Germania invece un aumento dell'occupazione. L'economista ha quindi posto l'accento sull'importanza della flessibilità del mercato del lavoro (in proposito, richiamando il modello britannico), evidenziando al contempo la necessità di misure ulteriori che intervengano sul lato della domanda (come sussidi per gruppi svantaggiati, salari, starts-up). Sempre nell'ambito delle politiche per la domanda di lavoro, ha quindi rilevato la necessità di interventi per migliorare le competenze dei lavoratori e un maggior coinvolgimento dei datori di lavoro nella definizione dei programmi scolastici a livello locale e di istruzione secondaria. Ha espresso quindi qualche perplessità sull'enfasi posta, nell'ambito del pacchetto occupazione adottato ad aprile dalla Commissione, sulle potenzialità di lavoro nei settori delle nuove tecnologie e dell'economia verde. L'economista ha poi evidenziato l'opportunità dell'introduzione del salario minimo; esso avrebbe la funzione di incentivare l'accesso dei giovani al mercato del lavoro e rappresenterebbe una garanzia contro lo sfruttamento, ma, fermo restando le difficoltà di definirne l'entità, in linea di principio non dovrebbe essere alto. In conclusione della sua lectio, il professor Pissaredis ha quindi sottolineato la necessità di interventi volti all'eliminazione delle barriere alla mobilità e si è soffermato sulle opportunità in termini di occupazione che gli investimenti transfrontalieri possono offrire ai Paesi in difficoltà.
  Il Segretario generale dell'OCSE Gurria ha presentato il nuovo Interim economic assessment dell'OCSE, che contiene dati significativi sull'occupazione. Dal rapporto emerge che dovrebbero essere creati oltre quattro milioni di posti di lavoro per riportare l'Europa ai livelli occupazionali del periodo precedente alla crisi nel 2007; con riferimento poi alla disoccupazione giovanile e a quella a lungo termine, i dati mostrano l'incremento del numero dei disoccupati tra i 15 e i 24 anni (7,8 milioni) e dei disoccupati per un anno o più (10 milioni di europei, dei quali quasi 6 milioni per oltre due anni). Ha espresso quindi un positivo apprezzamento per il pacchetto occupazione adottato dalla Commissione e ha giudicato «una pietra miliare» la riforma italiana del mercato del lavoro, il cui impatto potrebbe essere ulteriormente rafforzato con altri interventi nel settore dei servizi (in particolare dei servizi professionali e della vendita al dettaglio).Pag. 88
  Anche il Ministro Fornero ha espresso la sua valutazione positiva per il pacchetto occupazione presentato dalla Commissione, basato su un paradigma economico che pone le persone e il capitale umano al centro dell'agenda politica europea e improntato ai principi dell'inclusione e del dinamismo. Secondo il Ministro, in particolare, l'obiettivo di inclusione implica interventi volti a favorire le possibilità di impiego, anche attraverso misure mirate su gruppi svantaggiati come giovani, donne, anziani, disabili. Dinamismo equivale a una «buona» flessibilità, non soltanto in entrata, ma anche in uscita; la «buona» flessibilità è il risultato di una miscela di buoni contratti, di attive politiche per l'occupazione, di sussidi di disoccupazione condizionati a comportamenti proattivi. Dinamismo e flessibilità si traducono in mobilità, che deve essere favorita attraverso l'eliminazione delle barriere alla libera circolazione dei lavoratori. Il Ministro Fornero ha quindi illustrato i cinque pilastri su cui si fonda la recente riforma del mercato del lavoro in Italia: flessibilità in entrata, flessibilità in uscita, schemi di protezione sociali, la definizione di politiche attive e la ridefinizione del ruolo dei servizi di impiego, strumenti di monitoraggio e valutazione della riforma. In particolare, con riferimento al primo aspetto, il Ministro ha posto l'accento sugli interventi in materia di apprendistato, sugli incentivi fiscali a favore dei gruppi svantaggiati, sulle iniziative per promuovere l'occupazione femminile; con riferimento alla flessibilità in uscita, ha illustrato gli interventi in materia di licenziamenti per motivi economici, soffermandosi, al contempo, sul mantenimento di strumenti di tutela dei lavoratori contro licenziamenti discriminatori e licenziamenti disciplinari illegittimi; con riferimento agli schemi di protezione sociale, il Ministro ha evidenziato il superamento dell'impostazione che privilegiava la tutela del lavoratore nel luogo di lavoro a favore di un approccio più generale volto a rinforzare la protezione del lavoratore nel mercato del lavoro. In conclusione del suo intervento, il Ministro ha evidenziato il legame tra le politiche dell'occupazione e la stabilità macroeconomica e, richiamato il negoziato sul quadro finanziario pluriennale, la necessità che siano previste risorse adeguate per l'occupazione e le politiche sociali.
  Per quanto poi riguarda i vari percorsi di lavoro sviluppati durante la Conferenza, il primo modulo affrontava il tema dell'impatto della crisi sul lavoro ed era articolato in tre sessioni, relative rispettivamente alla lotta alla disoccupazione nei Paesi oggetto di programmi dell'UE, all'interrelazione tra occupazione e povertà, agli aggiustamenti e alle strategie salariali.
  Nell'ambito della prima sessione, presieduta da Horst Reichenbach, Capo della task-force UE per la Grecia, sono intervenuti il Ministro del lavoro irlandese Richard Bruton, il Segretario di Stato per il lavoro portoghese Pedro Silva Martins e il professor Manos Matsaganis, dell'università di Atene. Si è parlato degli esiti delle strategie e delle misure di austerità adottate nei «Paesi programmi», che non hanno condotto al calo del tasso di disoccupazione, anche per via dell'incapacità del settore finanziario a sostenere un sostegno alla ripresa e delle difficoltà che si riscontrano nel mercato delle esportazioni. Si è convenuto sulla necessità di strategie di crescita, attraverso misure concrete, quali la ricapitalizzazione delle banche, investimenti nei nuovi settori (la crescita verde, il settore della tecnologia e dell'informazione, il settore sanitario), la lotta alla disoccupazione di lungo termine e giovanile, interventi sulle politiche fiscali.
  La seconda sessione, presieduta da Roberta Gatti, Capo economista per l'Europa e le Regioni dell'Asia Centrale della Banca Mondiale, ha affrontato il tema della povertà, con interventi di Fintan Farrell (del network europeo antipovertà), Maria Jepsen (Direttore dell'European Trade Union Institute) e Irena Topinska, professoressa dell'Università di Varsavia. Si è partiti dalla constatazione che il profilo dell'occupazione è cruciale per la lotta alla povertà, ma non sufficiente. Esistono ulteriori fattori che favoriscono la povertà Pag. 89(sono stati richiamati gli esempi delle famiglie monoparentali, alcuni gruppi svantaggiati, il rafforzamento delle condizionalità per accedere ai benefici sociali); tale dato è confermato dal fatto che il 50 per cento delle famiglie povere lavora. Sono state ipotizzate varie misure per contrastare la povertà, tra cui l'adozione di programmi innovativi mirati su specifici gruppi e zone svantaggiate, il riesame delle condizionalità per l'accesso ai benefici sociali, nuovi strumenti di misurazione della povertà e si è inoltre sottolineata l'urgenza di utilizzare la quota del Fondo sociale destinata all'inclusione sociale.
  La terza sessione, sui salari, è stata presieduta da Daniel Gros (Direttore del CEPS-Centre for European Policy Studies) e ha registrato gli interventi di Maria Helena André, parlamentare portoghese, di Neil Carberry (della Confederation of British Industry) e di Stefan Collignon (professore presso la Scuola superiore Sant'Anna di Pisa). Si è approfondita la funzione delle strategie salariali, in termini di competitività, distribuzione degli introiti ed effetti macroeconomici e si è evidenziato il ruolo della variabile salariale nell'ambito della politica dell'occupazione. Si è dibattuto inoltre degli effetti negativi dei cali salari sull'occupazione e sugli investimenti, del legame tra salari e produttività e dell'introduzione di salari minimi. Si è inoltre convenuto sulla validità del modello europeo di primazia del dialogo sociale e di autonomia delle parti sociali. Si è quindi affrontato il tema dei salari più elevati, sotto il profilo in particolare della trasparenza e di eventuali forme di tassazione. Sempre in tema di politiche salariali, è stata infine evidenziata la necessità di una politica coerente tra gli Stati membri e di un approccio integrato, che combini la prospettiva microeconomica con quella macroeconomica e che tenga conto delle interrelazioni tra l'efficienza e il principio di solidarietà.
  Il secondo percorso di lavoro, anch'esso articolato in tre sessioni, affrontava il tema della politica del lavoro vista attraverso il ciclo della vita: barriere all'occupazione femminile (prima sessione); occupazione giovanile (seconda sessione); invecchiamento attivo (terza sessione).
  La prima sessione era presieduta da Hanne Bjurstrom (Ministro del lavoro norvegese); sono intervenuti Francesca Bettio (Università di Siena), Christa Randzio-Plath (Università di Amburgo), Robert Anderson (Eurofound).
  È stato criticato l'approccio restrittivo che affronta il tema dell'occupazione femminile esclusivamente sotto il profilo della conciliazione vita privata-vita lavorativa ed evidenziata invece l'opportunità di considerare in termini più ampi il contributo che le donne possono fornire alla crescita sostenibile. Tra le cause delle barriere all'occupazione femminile sono stati analizzati gli stereotipi collegati al ruolo della donna nel mercato del lavoro e in famiglia – giudicati responsabili di oltre il 20 per cento del gender gap – e la segregazione professionale (le donne sono impiegate in settori specifici o svolgono lavori mal pagati e di bassa qualità). Si è evidenziato anche come le donne siano più colpite dal lavoro nero e si è affrontato il tema della cosiddetta «campana di vetro» che impedisce alle donne progressioni di carriera oltre un certo livello. Si è quindi dibattuto di misure concrete volte a promuovere alti tassi di lavoro femminile e flessibilità (dal congedo di paternità ai sussidi per assistere la donna nella cura di bambini e anziani) e si è evidenziato il ruolo che, in questo ambito, possono svolgere le parti sociali.
  Il panel sull'occupazione giovanile era presieduto dalla Presidente della Commissione lavoro del Parlamento europeo Pervenche Berès e composto dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, da Gunther Lambertz della Camera di Commercio tedesca e da Peter Matjasic, presidente dello European Youth Forum.
  Sulla base dei dati sulla disoccupazione giovanile, si è evidenziato come la crisi abbia reso più difficile la transizione dalla scuola al lavoro non soltanto per gruppi di giovani svantaggiati, ma anche per i laureati, spesso costretti ad una mobilità forzata. Si è dibattuto di misure a breve Pag. 90termine (interventi concentrati sulla formazione, l'espansione delle reti di sicurezza sociale, aiuti concreti per promuovere l'imprenditoria giovanile) e di misure di lungo termine, e in particolare di interventi sull'apprendistato. Con riferimento a tale ultimo aspetto è stato illustrato il modello tedesco, nonché la positiva esperienza del progetto «GiovaniSi» della Regione Toscana e delle misure poste in essere nella medesima Regione per favorire l'imprenditoria agricola giovanile.
  L'ultima sessione, relativa all'invecchiamento attivo, era presieduta da Juan Menéndez-Valdés (Direttore di Eurofound); sono intervenuti Aart de Geus (Presidente della Fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung), Anne-Sophie Parent (Segretario generale di AGE Europe) e Claudia Menne (Segretario confederale della Confederazione europea dei sindacati). Il tema è stato oggetto di posizioni contrapposte. Da un lato, si sono evidenziati i vantaggi della promozione dell'occupazione degli anziani – che aiuta a dar loro status sociale e reddito e influisce positivamente sul finanziamento del sistema sociale – e si è altresì sottolineata la necessità di un legame tra età pensionabile e prospettive di vita. In quest'ottica si sono discusse misure concrete per promuovere l'occupazione degli anziani, dall'introduzione di orari di lavoro più flessibili, alla formazione permanente, alla promozione dell'imprenditoria degli anziani, al miglioramento della qualità dei posti di lavoro. Dall'altro lato, si sono registrate opinioni critiche, fondate su argomenti di solidarietà generazionale, sulla necessità di pensionamenti anticipati per i lavori più pesanti, sull'incremento di povertà che deriverebbe a chi si ritira dal lavoro prima dell'età pensionabile.
  Il terzo modulo di lavoro, infine, affrontava in termini generali il tema del percorso verso la piena occupazione. Le tre sessioni in cui esso si articolava riguardavano rispettivamente: l'attivazione e creazione del lavoro, lo sviluppo dell'economia sociale, il concetto e l'attuazione della garanzia del lavoro.
  Nella prima sessione, presieduta da Josè Albino Silva Penenda (Presidente del Consiglio economico e sociale), sono intervenuti Herwing Immervoll (della Banca mondiale), Mik Woolley (Presidente del Comitato per l'occupazione dell'UE) e Stefano Scarpetta (Vice direttore del Dipartimento lavoro e affari sociali dell'OCSE). Si è in particolare evidenziata la necessità di politiche mirate sui singoli settori e sui singoli Paesi (in proposito, è stata citata la politica del lavoro danese, difficilmente esportabile in altri Paesi) e si è molto insistito sull'esigenza di un'interazione tra la politica del lavoro e le altre politiche.
  Nel secondo panel – presieduto da Marguerite Mendell (dell'Università di Montreal) e composto da Zigor Ezpeleta (Mondragon Corporation), Aurelie Duprés (European Network for social integration enterprises) e Thorkill Sonne (della società danese Specialisterne) – si è discusso di imprese sociali. Da un lato, sono stati evidenziati la maggiore capacità di resistenza delle imprese sociali, in ragione della loro maggiore flessibilità e il contributo che esse possono fornire per il superamento della crisi (sono stati addotti esempi concreti e sono stati richiamati i valori di cui esse sono portatrici). Dall'altro, è stata criticata la mancata definizione della nozione di economia sociale nei documenti della Commissione.
  Nell'ambito della terza sessione – presieduta da Koos Richelle (Direttore generale della DG Employment della Commissione europea) – sono intervenuti Bill Mitchell (Università di Newcastle, Australia), Frank-Jurgen Weise (Direttore generale dell'agenzia federale per l'impiego tedesca) e France Joubert (Centre Européen de Ressources pour le Groupements d'Employeurs). Si è dibattuto vivacemente dell'idea di garanzie per il lavoro, mirate anche a regolare l'inflazione, attraverso la creazione di lavori nel settore pubblico (è stata citata l'esperienza sudafricana). Molti hanno evidenziato come tale tipo di proposta deve rappresentare l’extrema ratio, nel caso in cui non siano efficaci politiche di segno diverso. È stata oggetto di posizioni discordanti anche l'ipotesi di espansione Pag. 91del part-time, rispetto a cui si è constatata constata la divergenza tra la posizione dei datori di lavoro e quella dei lavoratori.
  Nell'ambito delle sessioni parallele sui singoli settori ad alto potenziale di lavoro, si è in particolare discusso di economia verde. Tra i temi dibattuti, si è approfondita la questione della formazione dei lavoratori nuovi e della «riformazione» dei lavoratori già operanti in un determinato settore, a seguito della transizione verso un'economia verde (è stata anche citata la positiva esperienza francese); un'attenzione particolare è stata rivolta alle misure formative dirette ad incentivare l'occupazione femminile. Si è svolto, inoltre un vivace dibattito in merito agli effetti dell'eventuale introduzione della carbon tax (anche attraverso un confronto con i risultati delle riforme strutturali pensionistiche) e dei necessari correttivi per compensare la riduzione del PIL delle famiglie.
  Nell'ambito della sessione plenaria di chiusura della Conferenza, sono intervenuti Benedette Ségol, Segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati, e Maxime Cerutti, Direttore degli affari sociali di Business Europe.
  La prima ha fortemente criticato le politiche di austerity in atto in Europa, che producono evidenti effetti negativi sull'occupazione, e ha sollecitato forti investimenti nei settori ad alto potenziale di occupazione, misure di contrasto della disoccupazione giovanile e della discriminazione femminile e iniziative a favore dell'occupazione degli anziani. Richiamando l'esempio greco, ha quindi messo in dubbio l'assunto secondo il quale occorre ridurre il costo del lavoro per aumentare la competitività e ha invece evidenziato la necessità di interventi sulla qualità dei prodotti, sull'innovazione e sulla redistribuzione delle ricchezze. Evidenziando la necessità che i salari minimi siano adeguati, la Segretaria generale ha quindi presentato la proposta di un nuovo contratto sociale europeo, definita dalle organizzazioni sindacali e fondata su principi di democrazia sociale, di buon governo economico e di giustizia economica e sociale.
  Il rappresentante di Business Europe si è soffermato sul principio di sussidiarietà, che regola la materia, evidenziando come la maggior parte delle azioni vanno prese a livello nazionale e che, invece, a livello europeo, è necessario un miglior coordinamento della strategia dell'occupazione con le politiche di crescita. Con riferimento a misure concrete di competenza nazionale, ha affrontato il tema degli aggiustamenti salariali (evidenziando la necessità di flessibilità salariale che rispetti le tradizioni industriali degli Stati membri e garantisca che il salario rifletta la produttività), del salario minimo (andrebbe rispettata la scelta degli Stati membri che non lo hanno introdotto), del peso fiscale sul costo del lavoro e delle distorsioni create dalla diversità dei sistemi fiscali (andrebbe garantito l'allineamento dei criteri), del miglioramento del sistema dell'istruzione (che dovrebbe meglio rispondere alle esigenze delle imprese), dell'opportunità di basarsi sulle buone prassi sperimentate in alcuni Paesi (come Germania e Danimarca), del coordinamento della politica dell'occupazione con altre politiche.
  Successivamente, si sono svolti gli interventi del Ministro del lavoro della Presidenza cipriota Sotiroula Charalambous e del nuovo Direttore generale dell'ILO (International Labour Organization) Guy Ryder.
  Il Ministro cipriota ha sottolineato l'impegno della Presidenza sui temi oggetto della Conferenza, soffermandosi in particolare sulla necessità di usare in modo più efficace lo strumento costituito dal Quadro finanziario pluriennale.
  Il Direttore dell'ILO ha fornito dati sulla disoccupazione globale, evidenziando l'emergenza sociale connessa agli elevati tassi di disoccupazione e l'urgenza di interventi concreti, in particolare per contrastare la disoccupazione giovanile e per migliorare la qualità del lavoro.
  La Conferenza è stata chiusa dall'intervento del Commissario Andor, che ha Pag. 92richiamato alcuni dei temi trattati nella Conferenza su cui si è registrato un ampio consenso. Tra questi: l'introduzione di una garanzia di lavoro per i giovani; la creazione di condizioni che consentano una maggiore mobilità volontaria dei lavoratori; il ruolo cruciale del Fondo sociale europeo e della politica di coesione; la necessità di interventi di formazione dei lavoratori; le misure volte a favorire l'occupazione delle donne e dei lavoratori anziani; l'introduzione di un salario minimo, come garanzia contro lo sfruttamento dei giovani; il ruolo delle parti sociali, una forte dimensione sociale nel futuro budget europeo; la necessità di un forte coordinamento tra gli attori coinvolti nella definizione delle politiche per l'occupazione.
  Passando ad alcune considerazioni conclusive di natura più specificamente politica, si può affermare che la Conferenza è stata certamente un evento significativo, soprattutto per l'impegno profuso nell'organizzarla e nell'attribuirvi peso politico, a partire dalla presenza e dagli interventi dei leader dell'Unione ai vertici delle tre grandi istituzioni: la Commissione (Josè Manuel Barroso), il Parlamento (Martin Schulz), il Consiglio (Herman Van Rompuy). I loro discorsi hanno tracciato il perimetro entra il quale si sono svolti, sul piano politico, i lavori della Conferenza che ha voluto riprendere la piattaforma sul lavoro «varata» lo scorso 18 aprile. Pur nell'ambito di alcune differenze nelle analisi e nelle indicazioni, i tre leader hanno inteso sottolineare la gravità della crisi e dei suoi effetti sull'occupazione, su quella giovanile in particolare, nonché confermare la costruzione di un nuovo equilibrio tra risanamento e sviluppo che garantisca il mantenimento del modello sociale europeo. La qualità dell'occupazione – si è detto – è una componente dell'unione economica. La responsabilità sociale deve valere anche tra gli Stati a livello europeo in nome del principio della solidarietà e la stabilità della moneta non può essere un fine, ma un mezzo per creare occupazione, perché lo squilibrio occupazionale è più grave di quello fiscale. Ad avviso del redattore della presente relazione, l'impostazione più corretta sembra essere quella di Van Rompuy, il quale ha richiamato non solo le cause contingenti della crisi, ma anche quelle di carattere strutturale individuate soprattutto nella questione demografica e nella difficoltà a fare fronte alla concorrenza internazionale. Così le riforme sono la sola maniera per garantire la solidarietà e la stabilità monetaria è una condizione per la crescita. Sempre Van Rompuy, peraltro, si è sforzato di indicare i presupposti dell'inversione della tendenza al declino attraverso l'unione bancaria, fiscale e economica per una maggiore competitività nel quadro di una maggiore legittimità democratica. Più in generale, il dato dell'analisi è stato assolutamente prevalente su quello delle proposte. Spesso ci si è limitati solo a porre, nei gruppi di lavoro, dei problemi, suscitando talvolta, in quel poco di dibattito che si è potuto svolgere, parecchie resistenze ostili al cambiamento. Si direbbe quasi che le politiche del lavoro siano chiamate ad affrontare e a porre rimedio ai guasti prodotti dalla crisi in termini di nuova e di buona occupazione, soprattutto dei giovani. Ma i suggerimenti risentono di un approccio volontaristico, sostanzialmente acritico e predicatorio, come se quelle politiche non venissero svolte per mancanza di volontà politica o per incapacità dei governi. Eppure, sembra evidente che non si possono curare gli effetti della crisi senza aggredire e superare la crisi che quegli effetti ha prodotto. Ma l'Unione non riesce a sottrarsi alla logica della «quadratura del cerchio». Tutto si tiene: lo sviluppo, il modello sociale, il lavoro dignitoso, la stabilità monetaria. Per giustificare quest'operazione, Barroso ha portato l'esempio dei Paesi più competitivi i quali non hanno rinunciato all'economia sociale di mercato. Nessuno però si è posto una domanda cruciale: si tratta di Paesi all'avanguardia che indicano una prospettiva futura oppure siamo in presenza degli ultimi fortilizi (prima o poi destinati a cadere) di un'Europa che continua a vivere al di sopra delle sue possibilità e non riesce a farne a meno ?

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ALLEGATO 2

5-07112 Damiano: Accesso alla pensione per i soggetti addetti ai lavori usuranti.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole Damiano – con il presente atto parlamentare – chiede quali siano i dati relativi al numero di soggetti rientranti nelle categorie di lavoratori addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, nonché quanti di questi lavoratori abbiano effettivamente avuto accesso anticipato al trattamento pensionistico.
  Nel ricordare preliminarmente che la questione posta è stata già prospettata in altri atti di sindacato ispettivo voglio precisare, in via generale, che il decreto legislativo n. 67 del 2011 riconosce l'accesso anticipato al pensionamento ai lavoratori addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti.
  In particolare, ai sensi dell'articolo 1 del citato decreto legislativo, i lavoratori addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti possono accedere al trattamento pensionistico anticipato qualora abbiano svolto una o più delle attività lavorative – tassativamente indicate nello stesso decreto – per un periodo di tempo pari ad almeno sette anni, compreso l'anno di maturazione dei requisiti, negli ultimi dieci anni di attività lavorativa, per le pensioni aventi decorrenza entro il 31 dicembre 2017.
  Il medesimo articolo individua, inoltre, i requisiti prescritti per il conseguimento del diritto al trattamento pensionistico, a seconda del tipo di attività particolarmente faticosa e pesante svolta dai lavoratori interessati.
  Ai fini dell'accesso ai benefici pensionistici previsti dal decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, il lavoratore interessato deve presentare apposita domanda presso l'Ente previdenziale presso il quale il lavoratore è iscritto, intesa ad ottenere il riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti.
  La domanda deve essere corredata dalla documentazione minima di cui alla tabella A del decreto interministeriale 20 settembre 2011 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, sulla base della quale viene verificato l'effettivo svolgimento delle suddette lavorazioni.
  L'accesso anticipato al trattamento pensionistico da parte dei soggetti che abbiano effettivamente svolto attività particolarmente faticose e pesanti è comunque subordinato alla presentazione della domanda di pensionamento.
  Ciò premesso, con riferimento a quanto specificamente richiesto dall'Onorevole Damiano, faccio presente che sulla base dei dati forniti dall'INPS, risulta che nell'anno 2011, per il riconoscimento dello svolgimento di attività lavorative particolarmente faticose e pesanti, sono state presentate n. 11.124 domande, di cui n. 3.089 accolte e n. 8.035 respinte per carenza dei requisiti di legge.
  Inoltre – alla data del 28 giugno 2012 – risultano finora liquidati, a carico delle gestioni previdenziali dell'INPS, n. 930 trattamenti pensionistici anticipati, per effetto del riconoscimento dello svolgimento di attività lavorative particolarmente faticose e pesanti.
  L'INPS ha reso noto che una delle principali criticità riscontrate per l'accoglimento di molte domande di accesso ai Pag. 94benefici in argomento deriva dal fatto che la documentazione da produrre deve risalire all'epoca in cui l'attività lavorativa è stata svolta e non può essere sostituita da dichiarazioni rilasciate «ora per allora».
  Altro elemento di criticità, per quanto riguarda il settore privato, è dato dal mancato riconoscimento ai fini probatori della certificazione rilasciata dal datore di lavoro attestante lo svolgimento delle lavorazioni particolarmente usuranti, a differenza di quanto previsto dalla tabella A del predetto decreto interministeriale per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
  Per questi motivi, nella maggior parte dei casi, il rigetto delle domande è collegato alla mancata allegazione di prove adeguate, sulla base della documentazione prodotta, circa l'effettivo svolgimento delle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti per i periodi richiesti dalla normativa vigente ai fini del riconoscimento del relativo beneficio pensionistico.

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ALLEGATO 3

5-07268 Farina Coscioni: Sulla dinamica di taluni incidenti verificatisi sui luoghi di lavoro.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole Farina Coscioni – con il presente atto parlamentare – richiama l'attenzione sui tre infortuni mortali sul lavoro verificatisi, nei giorni 2 e 3 dello scorso mese di luglio, nelle province di La Spezia, Lecco e Pisa.
  In proposito, con riferimento all'incidente verificatosi – lo scorso 3 luglio – ad Arcola (in provincia di La Spezia), occorre subito precisare che la vittima non era dipendente di un'azienda agricola, bensì un pensionato intento a tagliare – con un sega elettrica – un tronco d'albero nel proprio cortile di casa. Il caso in esame, pertanto, pur nella sua estrema gravità, non configura un infortunio sul lavoro.
  Riguardo all'infortunio mortale avvenuto, quasi contemporaneamente, ad Abbadia Lariana – in provincia di Lecco – al signor Massimiliano Pelli, socio lavoratore, con mansioni di autotrasportatore, della ditta Pelli Autotrasporti snc, faccio presente quanto segue.
  Preliminarmente occorre precisare che la società Meccanica Muttoni snc, con sede legale in Abbadia Lariana (LC, aveva venduto alla società MRC snc di Monza un tornio obsoleto presente presso il proprio sito produttivo, con l'intesa che quest'ultima società si facesse carico del trasporto del tornio acquistato nonché dello spostamento, all'interno dello stabilimento della Meccanica Muttoni, di un secondo tornio da collocare nel posto di quello venduto.
  Conseguentemente, la società MRC snc aveva incaricato la Pelli Autotrasporti snc del ritiro del tornio venduto, nonché dello spostamento dell'altro tornio.
  Lo scorso 3 luglio, il signor Pelli si trovava presso le officine della Meccanica Mattoni snc, intento a caricare sul proprio automezzo il tornio da trasportare; al termine dell'operazione, lo stesso si accingeva, con l'aiuto del titolare e di un dipendente della Meccanica Muttoni, a posizionare la seconda macchina nel punto indicato, utilizzando proprie attrezzature.
  In particolare, dopo aver provveduto – mediante un carrello girevole – allo spostamento della macchina, i tre si accingevano a sollevarlo avvalendosi a tal fine di due martinetti idraulici.
  Nel corso di tale operazione, il sig. Pelli, chinatosi sotto il tornio, provvedeva al posizionamento manuale dei martinetti, invitando i due collaboratori a togliere l'attrezzatura sottostante utilizzata per il trasporto del macchinario.
  Nel corso di tale operazione il tornio, chinatosi di fianco, cadeva improvvisamente a terra colpendo mortalmente alla testa il sig. Pelli.
  Nell'incidente rimaneva coinvolto anche il titolare della Meccanica Muttoni che – nel tentativo di arrestare il macchinario in caduta – ha riportato un trauma contusivo al braccio destro.
  Resisi conto della gravità dell'accaduto, i due – con l'aiuto degli altri operai presenti nel reparto – riuscivano a sollevare il tornio liberando il sig. Pelli dal peso del macchinario.
  Tuttavia, i sanitari del servizio 118 giunti tempestivamente sul posto non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del lavoratore.
  Sul luogo dell'infortunio intervenivano altresì i Carabinieri della Stazione di Mandello del Lario e i tecnici dell'Asl di Lecco. Pag. 96Questi ultimi, all'esito degli accertamenti di competenza, hanno redatto apposita informativa alla Procura della Repubblica di Lecco.
  Sono pertanto in corso – da parte della competente Autorità Giudiziaria – le indagini volte a verificare, oltre che le cause dell'incidente, anche l'eventuale violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.
  Con riferimento all'infortunio verificatosi – lo scorso 2 luglio – a Santa Maria a Monte, nel Pisano, faccio presente quanto segue.
  Il signor Mei Gianfranco, dopo aver trascorso un periodo di detenzione, era stato inserito in un progetto denominato «Borsa Lavoro», della durata di tre mesi, consistente in un'esperienza formativa e di qualificazione professionale presso la cooperativa sociale «Ambiente e Servizi Valdarno» con sede in Santa Maria a Monte.
  La predetta cooperativa si occupa della raccolta a domicilio dei rifiuti effettuata nel centro storico di Santa Maria a Monte, con l'impiego di asini cosiddetti «spazzini».
  Il giorno 2 luglio, intorno alle ore 8,40, il signor Mei e una collega che lo precedeva si trovavano nella predetta località intenti a percorrere, ciascuno a fianco ad un asino con in groppa cassoni per la raccolta dei rifiuti, la via S. Michele.
  In siffatto contesto, improvvisamente, sopraggiungeva un'autovettura che – per cause ancora in corso di accertamento – travolgeva l'operatore con conseguenze mortali. La collega rimaneva fortunatamente illesa.
  Sul luogo dell'incidente sono prontamente intervenuti i Carabinieri della Stazione di Santa Maria a Monte che a seguito degli accertamenti hanno posto sotto sequestro l'autovettura.
  Sull'incidente risulta aperto un procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Pisa.
  Nel rispondere all'ultimo quesito posto dall'interrogante, mi preme precisare che il Ministero che rappresento intende perseguire la promozione di comportamenti rispettosi delle norme di legge in materia di salute e sicurezza sul lavoro, accompagnando il processo di attuazione del Testo Unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (decreto legislativo 81 del 2008 e successive modificazioni e integrazioni) con idonee iniziative promozionali finalizzate all'accrescimento delle conoscenze in materia di salute e sicurezza nelle aziende, nei lavoratori e negli studenti, con particolare attenzione all'aspetto della formazione.
  In questa prospettiva, con l'approvazione – in data il 9 aprile 2008 – del Testo Unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ha preso avvio un complesso processo di attuazione delle disposizioni in esso contenute che ha coinvolto il Ministero che rappresento, le altre Amministrazioni interessate e le Parti sociali allo scopo di definire un sistema regolatorio in materia di salute e sicurezza sul lavoro quanto più moderno ed efficace.
  Posso, pertanto, affermare che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è attivamente impegnato affinché possa concludersi quanto prima il processo di attuazione del Testo unico il termine ultimo richiesto dal Ministro, auspicando a tal fine – come peraltro ha avuto modo di ribadire lo stesso Ministro – che prosegua in modo proficuo il dialogo e la collaborazione fra i diversi attori istituzionali coinvolti sui temi della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

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ALLEGATO 4

5-07603 Fedriga: Situazione retributiva dei lavoratori della FINTEL Costruzioni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Onorevole Fedriga – con il presente atto parlamentare – richiama l'attenzione sulla situazione retributiva dei lavoratori della FINTEL Costruzioni s.r.l. che hanno prestato la propria attività lavorativa nei seguenti appalti:
   lavori di realizzazione di una rete IP (Internet Protocol) multi servizio su una nuova struttura in fibra ottica tra le sedi della C.V.A. S.p.A. (Compagnia valdostana delle Acque);
   lavori di impiantistica dell'Autostrada A5 – tratto Aosta – Traforo del Monte Bianco (Committente: R.A.V. S.p.A. – Raccordo Autostradale Valle d'Aosta).
  Da quanto appreso dalla competente Direzione Territoriale del Lavoro del Ministero che rappresento e dalla Regione Autonoma della Valle d'Aosta, nel primo caso i lavori sono stati affidati alla ATI Consorzio Stabile Valori in qualità di mandatario e al Consorzio stabile AEDARS in qualità di mandante; nel secondo caso i lavori sono stati interamente affidati al Consorzio Stabile Valori.
  In entrambi i casi, tuttavia, il Consorzio stabile Valori ha indicato la FINTEL Costruzioni s.r.l. quale impresa esecutrice dei lavori.
  A seguito di tale incarico la FINTEL Costruzioni s.r.l., che ha sede a Roma, ha aperto una posizione assicurativa presso l'INPS di Aosta per l'assicurazione del personale occupato in Valle d'Aosta.
  Le mancate retribuzioni lamentate dai lavoratori della FINTEL Costruzioni s.r.l., secondo quanto segnalato dalle Organizzazioni Sindacali locali, si riferiscono a prestazioni lavorative eseguite nel periodo luglio 2011 – giugno 2012, nell'ambito dei due appalti sopra richiamati mentre i pagamenti relativi agli stati di avanzamento contabilizzati sono stati eseguiti al Consorzio Stabile Valori in qualità di mandatario dell'ATI o affidatario unico dei lavori.
  La Direzione Regionale del Lavoro della Valle d'Aosta è stata interessata della questione di cui all'articolo 5 del Regolamento del Codice degli Appalti (approvato con decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 2070) in quanto il Consorzio Stabile Valori, soggetto appaltatore, non intende provvedere al pagamento delle retribuzioni arretrate per conto della propria consorziata e impresa esecutrice FINTEL Costruzioni s.r.l. e si oppone alla procedura del pagamento sostitutivo negandone il fondamento giuridico.
  L'Ufficio territoriale, dopo aver chiesto al Consorzio Stabile Valori la documentazione prevista dalla norma sulla tracciabilità dei pagamenti negli appalti pubblici, prevede di effettuare riscontri sul personale effettivamente impegnato nei lavori in questione.
  Da ultimo faccio presente che la Regione autonoma della Valle d'Aosta, come ente territoriale e di governo, nonché come controllante di C.V.A. S.p.A., ha fatto sapere di essersi attivata allo scopo di sostenere le ragioni dei lavoratori.

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ALLEGATO 5

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012 (C. 5325 Governo).

EMENDAMENTO

  Alla Tabella n. 2, stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione 25 – Fondi da ripartire, al programma 25.1 Fondi da assegnare, apportare le seguenti variazioni:
   CP: -4.000.000;
   CS: -4.000.000.

  Conseguentemente, alla Tabella n. 4 stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, missione 1. Politiche per il lavoro, al programma 1.3 Politiche attive e passive del lavoro, apportare le seguenti variazioni:
   CP: +4.000.000;
   CS: +4.000.000.
5325/XI/Tab. 2/1. Fedriga.

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ALLEGATO 6

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 (C. 5324 Governo).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   esaminato il disegno di legge C. 5324, recante il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011, relativamente alle parti di competenza;
   considerato che, con riferimento alle parti di interesse della Commissione, le previsioni in corso d'esercizio hanno avuto un incremento netto di 728 milioni di euro in termini di competenza (di cui 1,01 miliardi di parte corrente e 2,52 miliardi in conto capitale) e 4,3 miliardi di euro in termini di cassa (di cui 451 milioni di parte corrente e 277 milioni in conto capitale);
   preso atto del rilevante ammontare dei residui accertati al 31 dicembre 2011, che si stabiliscono complessivamente, per effetto delle variazioni intervenute nel corso dell'anno, in 19,33 miliardi di euro, di cui 15,35 di parte corrente e 3,97 di conto capitale;
   ritenuto necessario che il Governo approfondisca la questione relativa all'incremento dei residui di competenza e di cassa, registratasi in maniera costante sotto la responsabilità di Esecutivi diversi tra loro, poiché tale fenomeno, seppur in leggero miglioramento nel corrente esercizio, appare anomalo e produce effetti negativi anche sul piano della gestione concreta della spesa (incidendo, ad esempio, sul ritardo nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni),

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con la seguente osservazione:
   si auspica un sollecito intervento del Governo, quanto meno con riferimento al bilancio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per fare chiarezza sulla questione dell'eccessivo ammontare dei residui, anche al fine di verificare se non si renda necessario un deciso intervento di «ripulitura» del bilancio.

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ALLEGATO 7

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012 (C. 5325 Governo).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   esaminato il disegno di legge C. 5325, recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012, con riferimento alla Tabella n. 2, recante lo Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, limitatamente alle parti di competenza;
   preso atto, per i profili di interesse della XI Commissione, delle parti della Tabella n. 2 (Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze) che risultano attinenti, principalmente, alla missione n. 25, recante «Fondi da ripartire» (relativi alle risorse della contrattazione collettiva nelle pubbliche amministrazioni),

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

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ALLEGATO 8

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012 (C. 5325 Governo).

Tabella n. 4: Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XI Commissione,
   esaminato il disegno di legge C. 5325, recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012, con riferimento alla Tabella n. 4, recante lo Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, limitatamente alle parti di competenza;
   considerato che, in relazione alle parti di interesse della Tabella n. 4, le previsioni per il bilancio 2012 si assestano: per i residui, in 18,50 miliardi di euro, di cui 14,61 per la parte corrente e 3,89 in conto capitale; per la competenza, in 98,88 miliardi di euro, di cui 97,22 per le spese correnti e 1,66 in conto capitale; per la cassa, in 101,19 miliardi di euro, di cui 98,51 per le spese correnti e 2,65 per le spese in conto capitale;
   rilevata l'esigenza di verificare con attenzione la congruità delle stime relative ai risparmi di spesa esposti nella Tabella n. 4, recante lo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con la seguente osservazione:
   valuti la Commissione di merito se i risparmi registrati nell'ambito dell'assestamento dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali non risultino sottostimati, soprattutto alla luce delle recenti riforme previdenziali che hanno prodotto elevate economie di spesa, dalle quali si potrebbe invece attingere per il finanziamento di importanti interventi normativi correttivi (come, ad esempio, quello a sostegno dei cosiddetti «lavoratori esodati»).