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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 ottobre 2009
234.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Martedì 20 ottobre 2009. - Presidenza del presidente Angelo ALESSANDRI.

La seduta comincia alle 12.35.

Istituzione di campi di ormeggio attrezzati per unità da diporto nelle aree marine protette, nelle aree marine di reperimento e nei tratti di costa sottoposti ad eccessiva pressione turistica ed antropica.
C. 2722 sen. Ranucci, approvata dal Senato.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Alessio BONCIANI (PdL), relatore, sottolinea che la proposta di legge in esame, composta da 4 articoli, approvata dall'altro ramo del Parlamento, mira a promuovere un progetto di infrastrutturazione leggera delle aree marine protette e di reperimento, al fine di dotarle di campi di ormeggio attrezzati laddove più alta è la pressione del diporto. Come è emerso durante il dibattito al Senato, le isole minori e alcune aree marine di maggior pregio subiscono, specie nel periodo estivo, una pressione turistica che rischia di comprometterne i valori ambientali. In particolare, risulta fortemente avvertita la necessità di promuovere un intervento nelle isole minori e nelle altre aree marine di pregio naturalistico, attraverso la costruzione di campi ormeggio attrezzati ove risulta maggiore la pressione della nautica da diporto.
Rileva, quindi, che l'articolo 1, comma 1, prevede che gli enti gestori delle aree marine protette possano istituire, in regime di esenzione concessoria, campi di ormeggio attrezzati, anche con l'impiego di tecnologie informatiche e telematiche, nelle zone di riserva generale (zone B) o di riserva parziale (zone C) per le unità da diporto autorizzate alla navigazione in tali zone ai sensi del regolamento di organizzazione dell'area marina protetta. I campi di ormeggio, detti anche campi boe, sono aree adibite alla sosta delle unità da diporto, attrezzate con gavitelli ancorati al fondale, disposti in file ordinate e segnalati

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per la sicurezza della navigazione. I progetti di installazione dei campi di ormeggio sono, in tali casi, sottoposti al parere della locale Capitaneria di porto, la quale provvede con ordinanza per gli aspetti relativi alla sicurezza.
Il comma 2 reca, quindi, le finalità dei campi di ormeggio. Esse consistono nella riduzione del fenomeno dell'aratura e danneggiamento dei fondali vulnerabili da parte di ancore delle unità da diporto, nella fruizione regolamentata dell'area, nell'erogazione di un numero limitato di permessi di stazionamento nonché nella garanzia della trasparenza dei criteri di accesso attraverso forme di prenotazione non onerosa ed in via telematica.
Ricorda, quindi, che durante l'iter al Senato è stato precisato che tali campi di ormeggio avrebbero un precipuo effetto di tutela del fondale marino. Essi dovrebbero, infatti, essere contraddistinti da un innovativo sistema di ancoraggio delle boe, caratterizzato da corpi morti ancorati al fondale facilmente installabili, senza impatto ambientale e resistenti anche a forti mareggiate, che permetterebbe, inoltre, anche di limitare, se non di eliminare completamente, gli ancoraggi sulle praterie di posidonia oceanica che rappresentano uno dei principali fattori di impatto sull'ecosistema. In altre riserve marine del Mediterraneo come Port-Cros (Francia), Lavezzi (Corsica) o Isole Medes (Spagna), sono state avvertite analoghe esigenze e si stanno approntando o si sono approntati parchi boe.
In tale contesto, gli enti gestori dei campi di ormeggio provvedono alla definizione di tariffe orarie e giornaliere di stazionamento e alla destinazione di una quota, pari al 15 per cento degli ormeggi, riservata alle imbarcazioni a propulsione velica, come definite dal codice della navigazione.
Rileva, in proposito, che la normativa dettata dal Codice della nautica da diporto ed attuazione della direttiva 2003/44/CE in materia di navigazione da diporto, reca una classificazione delle imbarcazioni sulla base della lunghezza dello scafo, senza prevedere un'autonoma disciplina per le imbarcazioni a vela.
Ricorda, inoltre, che l'articolato prevede, altresì, che i proventi dovranno essere destinati, oltre che al recupero delle spese per l'allestimento e la manutenzione dei campi di ormeggio, ad interventi di tutela ambientale dell'area marina, in particolare per servizi di pulizia e raccolta differenziata dei rifiuti e per servizi di sorveglianza e prevenzione contro gli sversamenti e l'abbandono di rifiuti in mare.
Nell'allestimento dei campi di ormeggio gli enti gestori dovranno individuare, per l'ancoraggio sul fondale delle boe, sistemi compatibili con le caratteristiche dei fondali, al fine di assicurare un minore impatto ambientale. Inoltre, potranno prevedere sistemi tecnologicamente avanzati per il monitoraggio remoto degli ormeggi e delle strutture a terra, al fine di verificarne costantemente il corretto posizionamento e funzionamento.
I comuni hanno la possibilità di istituire direttamente i campi di ormeggio per la tutela e la salvaguardia di particolari tratti di costa sottoposti ad eccessiva pressione turistica, ma non ricompresi nelle aree marine protette o in quelle di reperimento, sulla base di linee guida predisposte entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della proposta di legge in esame, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. I comuni dovranno redigere, altresì, mappe ecologiche e di vulnerabilità dei fondali, nonché anche studi di incidenza, ove necessario.
Rammenta, quindi, che l'articolo 2 prevede che anche nelle aree marine di reperimento i comuni possano istituire campi di ormeggio per le finalità e secondo i criteri indicati nell'articolo 1, in regime di esenzione concessoria e con la facoltà di affidamento dell'allestimento e della manutenzione a terzi. Spetterà, invece, alla locale Capitaneria di porto provvedere in merito agli aspetti relativi alla sicurezza della navigazione.
Ricorda, in proposito, che le aree marine di reperimento finora individuate sono 49-50 se si considera che le Isole

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pontine sono state scorporate in: isole di Ponza, Palmarola e Zannone e isole di Ventotene e Santo Stefano e sono state indicate in una serie di disposizioni legislative: di esse, 21 sono già state istituite e altre 18 sono di imminente o prossima istituzione in quanto è già in corso l'iter che porterà al decreto istitutivo. Le restanti 11 sono solo state indicate dalla legge come meritevoli di tutela ma non è ancora iniziato alcun iter amministrativo per l'istituzione.
L'articolo 3, infine, stabilisce che i campi di ormeggio vengano segnalati in base alle indicazioni che i comuni e gli enti gestori acquisiscono dall'Istituto idrografico della Marina. A tale istituto - oltre che al competente ufficio tecnico dei fari della Marina militare - gli enti gestori devono comunicare la posizione e le caratteristiche dei campi di ormeggio.
L'articolo 4 reca la clausola di invarianza degli oneri finanziari.
In merito al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, ricorda che l'articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, rimette alla competenza legislativa esclusiva dello Stato la materia della «tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali» nel cui ambito rientra la tutela delle aree marine protette; da ultimo, nella sentenza n. 233 del 2009, la Corte costituzionale ha ricordato che le acque marine e costiere, a differenza delle acque dolci interne, che hanno un preciso collegamento al bacino territoriale di riferimento, in cui si configura la competenza regionale, coinvolgono interessi cui sovrintendono organi statali.
Riservandosi di approfondire ogni elemento di valutazione che potrà emergere nel corso del dibattito e segnalando l'opportunità di procedere anche ad audizioni degli operatori dei soggetti interessati dal provvedimento in esame, auspica, comunque, che il provvedimento in esame, sul quale si è registrata presso il Senato un'ampia convergenza di tutte le forze politiche, possa completare celermente il suo iter in Commissione al fine di divenire in tempi ristretti legge dello Stato e fornire, quindi, agli operatori del settore un utile strumento per lo sviluppo di un turismo rispettoso dell'ambiente e dell'ecosistema marino.

Angelo ALESSANDRI, presidente, con riferimento all'opportunità, segnalata dal relatore - su cui personalmente concorda -, di procedere ad audizioni degli operatori interessati dal provvedimento in esame, comunica che sottoporrà la questione all'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Nessun altro chiedendo di parlare, la Commissione approva all'unanimità la proposta di parere formulata dal relatore.

La seduta termina alle 12.40.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Martedì 20 ottobre 2009. - Presidenza del presidente Angelo ALESSANDRI.

La seduta comincia alle 12.40.

Sulla missione a Stoccolma in occasione della Conferenza dei Presidenti delle Commissioni Ambiente dei Parlamenti dell'Unione europea (27-28 settembre 2009).

Angelo ALESSANDRI, presidente, comunica di avere partecipato, in rappresentanza della Camera dei deputati, alla Conferenza dei presidenti delle Commissioni competenti in materia di ambiente e sviluppo sostenibile dei Parlamenti dell'Unione europea, che si è svolta il 27 e 28 settembre scorso a Stoccolma e che ha avuto come tema principale la questione relativa alla deforestazione e alle politiche relative ai cambiamenti climatici e alla perdita della biodiversità. L'incontro alla quale ha partecipato anche il Presidente dell'omologa Commissione del Senato, è stato organizzato dal Parlamento svedese nell'ambito delle iniziative parlamentari adottate nel corso del semestre di presidenza svedese dell'UE e rappresenta un

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appuntamento ormai consueto tra gli organismi parlamentari che si occupano di sostenibilità ambientale.
Di particolare interesse è stata la visita organizzata il 27 settembre ad un nuovo quartiere residenziale, Hammarby Sjöstad, costruito nella parte sud di Stoccolma, in una vasta area di duecento ettari, a pochi minuti dal centro storico, fino a pochi anni fa zona di insediamento industriale, soggetta, in base al progetto, ad un'ambiziosa opera di riqualificazione ambientale. Il progetto sarà interamente completato nel 2017 e vedrà la costruzione di 11.000 unità abitative da destinare a circa 25.000 persone. L'intenzione del programma di sviluppo di questa zona è stata quella di riprodurre su entrambe le sponde del lago di Hammarby la struttura che caratterizza il centro di Stoccolma, pianificando le stesse dimensioni dei quartieri, delle strade e dei cortili, pur con tipologie di edifici maggiormente esposti al sole, alla luce, e con aperture su spazi verdi e sull'acqua.
Gli edifici sono stati progettati in modo da garantire un elevato standard energetico, con doppi vetri, coibentazione delle facciate, illuminazione a basso consumo energetico e caldaie a biogas. Attraverso l'installazione di pannelli fotovoltaici e termici collocati sui tetti e sulle facciate degli edifici, l'energia solare viene trasformata in energia elettrica destinata al riscaldamento dell'acqua. Il sistema di riciclaggio prevede che i rifiuti organici sono convogliati in enormi cisterne nel sottosuolo dove, attraverso opportuni trattamenti, i liquami sono trasformati in biogas riutilizzato nelle cucine dei medesimi edifici, mentre i residui solidi vengono successivamente prelevati e trasformati in concime. I rifiuti domestici vengono separati e raccolti in cisterne ubicate nel sottosuolo, evitando così antiestetici cassonetti e minimizzando i costi della raccolta. I rifiuti non riciclabili sono invece trasportati nel locale inceneritore. La loro combustione produce calore sufficiente a coprire il 47 per cento del riscaldamento domestico. Il restante 50 per cento viene fornito dalla combustione di olio biologico (16 per cento) e dall'energia idrica prodotta dalle acque di scarico (34 per cento). L'energia elettrica proviene, invece, da pannelli solari posti sui tetti degli edifici ed è in grado di garantire l'illuminazione degli spazi comuni e metà del fabbisogno di acqua calda per uso domestico. Hammarby Sjöstad dispone, quindi, di un sistema di riciclaggio a circuito chiuso, in cui gli abitanti contribuiscono fino al 50 per cento dell'energia necessaria semplicemente producendo rifiuti, mente il restante 50 per cento deriva da altre fonti pulite quali pannelli solari, centrali idriche e eoliche.
La realizzazione del progetto ha visto il coinvolgimento di due distinte municipalità, Stoccolma e Nacka, ricadendo l'area interessata nel territorio di entrambe le amministrazioni; ciò ha determinato la necessità di coordinamento nella pianificazione dell'opera, con la costituzione di un ufficio specifico comune che ha operato con metodologie di lavoro innovative, coinvolgendo investimenti pubblici e privati.
Nella giornata di lunedì 28 settembre si è svolta la Conferenza sulle politiche connesse alla deforestazione, che ha visto la partecipazione di esperti nel settore e di rappresentanti delle istituzioni comunitarie e svedesi. L'incontro ha consentito di sviluppare, in un serrato confronto interparlamentare, una importante riflessione sul ruolo che l'Europa intende svolgere per ridurre la deforestazione in atto a livello planetario, anche attraverso la creazione di un meccanismo mondiale per il carbonio forestale, strumento finalizzato alla raccolta di finanziamenti, e l'inclusione della deforestazione nei mercati del carbonio; al riguardo mi preme sottolineare che nel corso della Conferenza è stato evidenziato come non sia statisticamente possibile misurare la riduzione del livello di carbonio in seguito all'apprestamento di concrete misure di deforestazione.
In conclusione, osserva che la riunione è stata certamente utile, anche se occorre rilevare una certa difficoltà di approfondimento degli aspetti più propriamente politici delle questioni.

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In ogni caso, ritiene che sia stato importante partecipare alla Conferenza, soprattutto per verificare che, sia pure con alcune differenze di impostazione e di metodo, la questione della deforestazione e delle politiche ad esso connesse è chiaramente sentita in tutti i Parlamenti europei e che a breve essa si imporrà come tema cruciale dell'Agenda politica europea.

La Commissione prende atto.

Sulla missione all'Isola del Giglio per verificare le esigenze connesse alla gestione dell'ente parco (5 ottobre 2009).

Angelo ALESSANDRI, presidente, ricorda che il 5 ottobre scorso una delegazione della Commissione, da lui guidata e composta dai deputati Alessio Bonciani e Silvia Velo, componente della IX Commissione, che ha partecipato alla missione in sostituzione del deputato Raffaella Mariani, ha effettuato una missione all'Isola del Giglio.
La missione era stata a suo tempo deliberata dall'Ufficio di presidenza allo scopo di verificare le esigenze connesse alla gestione dell'ente parco, nonché per approfondire le questioni relative alla proposta ministeriale di istituzione di un'area marina protetta, che sta destando un certo allarme presso le popolazioni locali ed è stata oggetto di grande attenzione da parte degli organi di informazione locali.
In proposito, fa presente che la Commissione ha potuto anzitutto accertare la sussistenza di un'effettiva, diffusa preoccupazione per il futuro della comunità e del territorio ove mai si arrivasse all'effettiva istituzione dell'area marina protetta, la quale viene percepita come portatrice di vincoli talmente restrittivi alle attività economiche e al tradizionale modo di vita delle comunità isolane, da rappresentare uno dei rischi più gravi di impoverimento non solo materiale, ma anche culturale e identitario, di quelle comunità e una delle cause più gravi del progressivo spopolamento delle piccole isole dell'Arcipelago Toscano.
In questa cornice complessa, ritiene che la missione sia stata sicuramente di grande utilità, anzitutto perché è stata percepita - e in tal senso si sono espressi tutti i rappresentati delle istituzioni locali - come un segno concreto di rispetto e di attenzione da parte delle istituzioni nazionali per le problematiche di quei territori.
Inoltre, la missione è stata l'occasione per mettere a fuoco, partendo dai casi concreti e dall'esperienza di vita quotidiana dei cittadini che hanno partecipato numerosi ai due incontri tenuti, il primo nella Sala consiliare e il secondo nell'area antistante il porto di Isola del Giglio:
le maggiori criticità della normativa nazionale sulle aree protette (legge n. 394 del 1991) e sulle riserve marine (legge n. 979 del 1982);
le più vistose lacune della proposta a suo tempo avanzata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di istituzione di un'area marina protetta dell'Arcipelago Toscano, di cui si è chiesta, quantomeno, una moratoria;
le maggiori perplessità in ordine all'attuale gestione dell'Ente Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano.

Al tempo stesso, anche grazie alla pluralità dei punti di vista di cui la delegazione parlamentare è stata capace di farsi portatrice, in un clima improntato ad un confronto positivo e costruttivo, la missione ha consentito di riproporre l'attenzione sulla necessità di una nuova legislazione a sostegno delle isole minori, capace di eliminare o quantomeno ridurre gli svantaggi strutturali che ostacolano lo sviluppo di tali territori, nonché di garantire la salvaguardia e la valorizzazione delle loro specificità culturali, economiche, sociali e ambientali.
In particolare, la missione ha consentito di riaffermare l'importanza dell'obiettivo strategico della tutela dello straordinario patrimonio naturalistico e ambientale dell'ecosistema terrestre e marino dell'Arcipelago Toscano, in una visione, tuttavia, che pone tale obiettivo, non in

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opposizione, ma al servizio dello sviluppo economico dei territori, dei bisogni e delle aspirazioni delle comunità locali.
Preannuncia, quindi, l'intenzione di voler verificare in tempi rapidi la possibilità di procedere, in ambito parlamentare alla predisposizione:
di atti d'indirizzo volti, da un lato, a sospendere l'applicazione di ogni provvedimento relativo all'introduzione di particolari e ulteriori regimi vincolistici nell'area marina circostante le isole dell'Arcipelago Toscano, dall'altro, a rimuovere gli ostacoli di tipo amministrativo e gestionale che sono di ostacolo allo sviluppo di una moderna offerta turistica e alla valorizzazione delle attività sociali ed economiche;
di progetti di legge, i cui contenuti di base sono stati, peraltro, già enucleati nelle loro linee essenziali, per modernizzare il quadro normativo vigente e per far sì che le attività di governo, a tutti i livelli, siano sempre più chiaramente improntate ad una più ampia fruizione delle bellezze naturalistiche e ad un più profondo rispetto dell'identità culturale e della volontà delle comunità locali.

La Commissione prende atto.

La seduta termina alle 12.50.