III Commissione - Mercoledì 20 aprile 2011


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ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato per le parti di competenza il Documento di economia e finanza 2011 (DEF 2011), deliberato dal Consiglio dei ministri il 13 aprile scorso, ai sensi della legge 7 Aprile 2011, n. 39, e presentato dal Governo nell'ambito delle nuove regole adottate dall'Unione Europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri;
esaminato in particolare il Programma nazionale di riforma (PNR) che definisce gli interventi per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020», alla luce del progetto preliminare di PNR presentato dall'Italia all'avvio del semestre europeo dal gennaio 2011 e relativo anche ad una serie di riforme prioritarie in tema di competitività del sistema produttivo italiano;
richiamato il parere espresso dalla III Commissione lo scorso 6 ottobre 2010 sullo Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013. (Doc. LVII, n. 3), contenente l'auspicio che, esauritasi la fase segnata dalle esigenze di normalizzazione dei meccanismi di spesa, che ha fortemente condizionato l'operatività dell'apparato del Ministero degli Affari esteri, siano individuate risorse adeguate e coerenti con i sempre più numerosi ambiti in cui l'Italia è chiamata operare sullo scenario mondiale;
considerato che il PNR fornisce elementi sul grado di competitività internazionale dell'economia nazionale e evidenzia che i principali fattori sottostanti la perdita di quota di mercato mondiale delle esportazioni italiane sono tra loro interdipendenti e si riconducono alla bassa produttività delle imprese, ad un modello di specializzazione settoriale di tipo tradizionale, alla limitata flessibilità delle destinazioni geografiche, alle ridotte dimensioni delle imprese italiane e alla limitata propensione all'innovazione e alla ricerca e sviluppo;
rilevata l'assenza di riferimenti all'attuale dinamica del commercio internazionale e al negoziato presso l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC),
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
nella definizione e nell'attuazione delle priorità del Programma nazionale di riforme valuti la Commissione di merito l'opportunità di tenere conto, anche alla luce delle risultanze dell'indagine conoscitiva sui problemi e le prospettive del commercio internazionale verso la riforma dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC), svolta dalla III Commissione, delle risposte che da quel negoziato potranno venire alle specifiche esigenze del nostro sistema produttivo.


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ALLEGATO 2

5-04532 Renato Farina: Sull'applicazione del principio di sussidiarietà nella destinazione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo.

TESTO DELLA RISPOSTA

La Cooperazione italiana, nell'attuale congiuntura di finanza pubblica, si adopera costantemente per evitare che le ristrettezze di bilancio possano ripercuotersi sull'impegno complessivo dell'Italia sul fronte dello sviluppo.
A questo fine, il Ministero degli affari esteri segue linee operative ispirate ad un concetto di aiuto allo sviluppo onnicomprensivo, basato sulla valorizzazione di tutte le fonti di finanziamento e su responsabilità condivise fra tutti gli attori coinvolti (donatori e beneficiari, comparto pubblico, settore privato e società civile, enti centrali e territoriali), nel rispetto dei principi di efficacia degli aiuti, definiti in particolare nella Dichiarazione di Parigi del 2005 e nell'Agenda di Accra del 2008.
Al contempo si mira sempre di più all'efficacia degli aiuti, ovvero alla necessità di aumentare l'impatto dell'aiuto pubblico. Da un lato, i Paesi donatori stanno, infatti, sempre più attenti a spendere meglio il denaro destinato ai Paesi in via di sviluppo. Dall'altro, si richiede ai Paesi partner una maggiore responsabilizzazione, intensificando la trasparenza e la lotta alla corruzione in loco.
L'orientamento prevalente a livello internazionale è, inoltre, di puntare sempre più ad una dimensione qualitativa degli aiuti piuttosto che ad una logica quantitativa, risultata spesso inefficiente.
Con riferimento ai fondi destinati alla Cooperazione, le risorse finanziarie stanziate dalla Legge di Stabilità, per l'anno in corso, ammontavano a circa 173 milioni di euro. Al netto degli impegni già assunti (inclusi quelli pluriennali), le risorse effettivamente a disposizione per nuove attività da realizzare nel 2011 si attestano a circa 95 milioni di euro.
La Legge di Stabilità 2011 prevede, inoltre, in caso di mancati introiti derivanti dall'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze di banda larga, una potenziale riduzione lineare delle dotazioni finanziarie delle missioni di spesa di ciascun Ministero. Il Ministero dell'Economia e Finanze ha pertanto disposto, nel marzo scorso, un accantonamento di risorse pari a complessivi 17,5 milioni di euro sui capitoli della Cooperazione, accantonamento che al momento non è tuttavia detto si traduca in un taglio effettivo.
Per quanto riguarda i metodi di intervento adottati dalla Cooperazione, la legge 49 dell'87 prevede che i canali per veicolare l'aiuto allo sviluppo siano esclusivamente: il bilaterale, il multilaterale, il multibilaterale e i progetti cosiddetti «promossi ONG».
In particolare, in conformità con le Linee Guida 2011-2013 della Cooperazione, il canale bilaterale viene privilegiato solo laddove ne sussistano le condizioni, in primo luogo, dunque, in presenza di un contesto normativo adeguato, nonché a fronte delle capacità del Paese partner di utilizzare rapidamente le somme ad esso destinate.
Nell'ambito del canale bilaterale, la Cooperazione italiana si avvale, in alcuni limitati casi, anche del sostegno generale al bilancio: un sostegno finanziario non a progetti specifici ma al bilancio dello Stato partner. L'Italia impiega attualmente tale metodo solo in Mozambico e Libano, mentre è più diffuso l'utilizzo del supporto


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settoriale al bilancio. Con questi strumenti, la Cooperazione italiana mira a favorire sia un maggior coordinamento tra i donatori sia i processi di pianificazione e controllo della spesa pubblica nel paese beneficiario, rafforzando il dialogo tra i dicasteri interessati e stimolando comunque il coinvolgimento di tutti gli attori interni - parlamenti, società civile, autorità locali - nelle politiche di sviluppo.
Il sostegno generale al bilancio è peraltro esplicitamente previsto dall'Agenda di Accra del 2008, terza tappa, dopo Roma 2003 e Parigi 2005, del percorso di definizione dell'agenda internazionale incentrata sull'efficacia degli aiuti.
Per quanto riguarda il mondo delle ONG - che comprende anche molte delle importanti realtà che l'Onorevole interrogante ha citato - la normativa prevede che a tutte le Organizzazioni non Governative riconosciute idonee possano essere concessi contributi per lo svolgimento di attività di cooperazione da loro promosse, ovvero possa essere affidato loro l'incarico di realizzare specifici programmi di cooperazione i cui oneri siano finanziati dalla Farnesina, secondo modalità stabilite con apposita delibera del Comitato Direzionale della Cooperazione. Il Ministero degli Esteri considera, naturalmente, con particolare attenzione il canale delle ONG per il ruolo cruciale che esse svolgono nelle società in cui operano.


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ALLEGATO 3

5-04168 Mecacci: Sul trattamento dei migranti provenienti dalla Libia ed in particolare sull'episodio del 1o luglio 2009.

TESTO DELLA RISPOSTA

La condotta dei militari italiani impiegati nella vigilanza, prevenzione e contrasto dell'immigrazione clandestina è sempre stata improntata alla salvaguardia della vita umana e al rispetto della dignità della persona. A tali principi si sono conformate e si conformano le attività di collaborazione in materia migratoria con Paesi terzi. Attività che includono la sorveglianza, l'intervento ed il soccorso in mare dei natanti in difficoltà, nello spirito delle Convenzioni internazionali e delle disposizioni in materia contenute nei Protocolli ONU di Palermo contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani.
In tema di flussi migratori via mare, l'Italia ha quindi sempre condotto un'azione di sensibilizzazione sulla necessità che ciascuno Stato rivierasco, coinvolto o a rischio di coinvolgimento nel fenomeno, facesse rispettare le norme internazionali sulla sicurezza della navigazione.
L'impegno e la sensibilità della nostra Ambasciata in Libia sul tema dei rifugiati sono testimoniati, tra l'altro, dalle lettere che, in diverse occasioni, il Rappresentante UNHCR a Tripoli ha inviato per ringraziare il nostro Paese e l'Ambasciatore per il reinsediamento in Italia di gruppi di eritrei.
Sullo specifico episodio citato dall'interrogante, il Ministero dell'Interno fa presente che il 1o luglio 2009 sono stati riconsegnati alle autorità libiche, che ne avevano fatto richiesta, 82 stranieri, avvistati il giorno precedente in acque internazionali a sud di Lampedusa da unità aeronavali del Comando Operativo della Guardia di Finanza e soccorsi da un'unità della Marina Militare.
Due di loro sono stati ricoverati in ospedale a scopo precauzionale: una donna, perché in stato di gravidanza; e un uomo perché dichiarava di essere stato percosso, par non riportando alcuna lesione visibile. Prima di essere consegnati alle autorità libiche, tutti gli stranieri sono stati adeguatamente assistiti da personale della Marina Militare italiana, anche con l'ausilio del medico di bordo.
Sono stati loro distribuiti viveri, bevande e coperte. Gli stranieri sono stati fotografati, perché erano sprovvisti di documenti di riconoscimento. È stato loro assegnato un numero progressivo d'identificazione in modo da poter associare a ciascun naufrago i relativi oggetti personali. Tutti hanno dichiarato di essere eritrei e nessuno ha manifestato l'intenzione di richiedere la protezione internazionale, nonostante tra i migranti ve ne fosse uno in grado di parlare in modo comprensibile l'inglese. Il trasbordo dei clandestini è avvenuto in condizioni di massima sicurezza anche a mezzo di un gommone già predisposto in mare, con un sommozzatore a bordo. L'adozione di misure precauzionali ha consentito, nella circostanza, il pronto recupero di un clandestino che si era gettato in mare.
Stiamo parlando, lo ricordo, di un episodio del 2009. In quel momento la collaborazione italo-libica in materia migratoria si svolgeva, come noto, sulla base di specifiche intese tecniche firmate a partire dal 2007. I pattugliamenti congiunti sono avvenuti nel pieno rispetto del


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diritto internazionale e degli standard in materia di asilo politico e altre forme di protezione internazionale. Ora ovviamente con la crisi in Libia, il contesto di riferimento è mutato e tali intese non vengono più applicate.
In parallelo il Governo si è sempre adoperato affinché l'UNHCR potesse pienamente operare in Libia. Alla notizia della decisione delle autorità libiche di chiudere l'Ufficio dell'Alto Commissariato per i rifugiati, l'Italia ha svolto una tempestiva azione di sensibilizzazione nei confronti dell'allora Governo di Tripoli. Un'azione che aveva iniziato a dare risultati incoraggianti: Tripoli aveva parzialmente modificato la propria decisione, consentendo la prosecuzione delle attività e dei progetti facenti capo all'UNHCR in Libia. Era stato inoltre avviato il negoziato diretto tra Tripoli e l'Alto Commissariato nel senso da noi auspicato. Lo stesso Alto Commissariato ci ha dato atto, in più occasioni, che tali sviluppi positivi erano stati resi possibili grazie all'intervento dell'Italia.
Nell'attuale incertezza della crisi libica, l'Italia è in prima linea nell'impegno umanitario. Mi sembra peraltro importante sottolineare che l'esigenza di contrastare l'immigrazione clandestina è ben presente al Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi. Un impegno politico fermo che, nei colloqui di ieri qui a Roma, il Presidente Jalil ha definito una «linea rossa». Più in generale, come più volte ribadito dal Governo in queste settimane, la gestione del fenomeno migratorio dall'Africa richiede una dimensione europea che finora è purtroppo mancata. È indispensabile non solo il principio della condivisione degli oneri (burden sharing) ma soprattutto una politica attiva che superi gli accordi bilaterali. L'intesa sottoscritta il 4 ottobre 2010 dai Commissari europei Malmstrom e Fule con Tripoli è stato un segnale positivo ma insufficiente. Occorre andare oltre e definire una vera strategia europea.
Nel frattempo, il Governo continua a fare la propria parte con interventi umanitari a favore delle persone coinvolte nella crisi libica. A fronte dell'appello dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Italia ha recentemente accolto 115 rifugiati eritrei provenienti da Tripoli, tra cui molti bambini, che sono stati trasportati con voli dell'aeronautica militare ed alloggiati in una struttura allestita dal Ministero dell'Interno. Un'operazione che ha ricevuto il plauso e il riconoscimento dell'UNHCR e di altri organismi attivi in campo umanitario.


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ALLEGATO 4

5-04424 Barbi: Sulla partecipazione dell'Italia alla cooperazione allo sviluppo delegata dall'UE.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come evocato dagli Onorevoli interroganti, per poter finalizzare un accordo di «cooperazione delegata» con la Commissione europea l'Italia deve superare una procedura di audit volta ad ottenere una certificazione di idoneità.
A tal fine la Farnesina ha innanzitutto promosso l'adozione di norme interne per ricevere fondi dalla Commissione o da altri Stati Membri e trasferirne nel senso inverso, come previsto nel quadro della Gestione Centralizzata Indiretta.
La procedura è stata formalmente avviata ad agosto 2010 con l'invio alla Commissione di una lettera d'intenti ed una dichiarazione di interesse da parte della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli affari esteri (DGLS).
In un contesto di risorse umane e finanziarie decrescenti, la DGCS (dove è peraltro operativo un nuovo ufficio per le politiche di sviluppo UE) ha istituito una Task Force interna per approfondire l'analisi delle componenti dell'audit. Ha altresì delineato un percorso per l'adozione di misure che tengano conto dell'esperienza maturata a livello UE. È stato, ad esempio, avviato un processo per la «gestione del rischio» legato alle attività e agli obiettivi della nostra Cooperazione, nonché una riflessione per il consolidamento del sistema di controllo interno.
La riorganizzazione dei servizi della Commissione ha rallentato la procedura di selezione della società di consulenza che sarà incaricata da Bruxelles di effettuare 1'audit. Gli esiti dovrebbero essere noti a breve ed è prevedibile la visita degli auditors a maggio. La durata della procedura dipenderà dall'esito della valutazione, con particolare riguardo ad eventuali raccomandazioni di misure di adeguamento.
Oltre alla DGCS è in fase di valutazione la richiesta di SIMEST. L'accreditamento di enti italiani alla «cooperazione delegata» è seguito con la massima attenzione dalla Farnesina nei contatti con la Commissione europea. Il tema è stato approfondito anche nel colloquio del Ministro Frattini con il Commissario per lo Sviluppo Piebalgs lo scorso 24 gennaio.
In vista dell'ottenimento dell'idoneità, la DGCS ha al contempo avviato una capillare azione informativa per valorizzare le relative possibilità di finanziamento a beneficio di altri Ministeri, ICE, Confindustria, Sindacati, Fondazioni bancarie, mondo cooperativo, Enti locali, ONG, e Università.
La cooperazione delegata rappresenta una priorità per il Governo. Essa consentirà di accrescere il «valore aggiunto» del nostro sistema Paese nell'esecuzione delle politiche di sviluppo UE. L'Italia potrà, inoltre, attuare interventi in sinergia con la Commissione e con altri Stati Membri, in Paesi e settori prioritari dove alla nostra Cooperazione sia riconosciuto un «ruolo guida» in virtù della sua consolidata presenza, ampliando così le risorse a disposizione.
Tali obiettivi si inquadrano nella riduzione della frammentazione degli aiuti, promossa dalla Farnesina e rafforzata con l'adozione del secondo Piano programmatico nazionale per l'efficacia degli aiuti. La gestione di fondi in delega UE si accompagnerà ad un'efficiente presenza della Cooperazione italiana nei Paesi partner di rilevanza primaria.