XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 157 di mercoledì 1 aprile 2009
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 9,10.
LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, Buonfiglio, Gianni Farina, Renato Farina, Volontè e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (A.C. 2187-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi.
Ricordo che nella seduta del 30 marzo 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e ha avuto luogo la replica del relatore per la Commissione finanze, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già presentate in Commissione e in tale sede dichiarate inammissibili, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge: D'Antoni 3.013, che prevede il riconoscimento di crediti di imposta per gli investimenti effettuati nelle aree svantaggiate; Zucchi 4.015, volto a incrementare il Fondo di solidarietà nazionale incentivi assicurativi; Cenni 5.025, che reca una norma di interpretazione autentica in materia di contenziosi previdenziali di cui sia parte l'INPS; Borghesi 5.053, volto a prevedere che le pubbliche amministrazioni rilascino, a richiesta, certificazioni dei crediti vantati nei con loro confronti dalle imprese fornitrici.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, in quanto non aventi finalità di diretto sostegno o rilancio di settori produttivi: Zamparutti 1.413, riguardante le modifiche delle caratteristiche costruttive e funzionali dei veicoli a motore in veicoli elettrici; Burtone 5-bis.400 e 5-bis.401, volti a prevedere disposizioni di favore per le aziende operanti in territori colpiti da eventi calamitosi; Boccia 6.0400, limitatamente al comma 2, che novella l'articolo 12, comma 5, recante modalità per la sottoscrizione di obbligazioni bancarie speciali da parte del Ministero dell'economia e delle finanze; Versace 7.403, che apporta modifiche in materia di versamenti Pag. 2dell'imposta regionale sulle attività produttive; Giudice 7.0400, in materia di perenzione dei residui delle spese in conto capitale per iniziative di incentivazione in favore delle imprese; Mariani 7-quater.403, recante una novella alla disciplina dettata dall'articolo 2 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, in materia di danno ambientale; Pastore 7-quater.404, recante una norma di interpretazione autentica dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 641, in materia di tasse sulle concessioni governative per i provvedimenti amministrativi e gli atti emessi in favore dei comuni, delle province e delle regioni; Lovelli 7-septies.0400, che autorizza la spesa di 150 milioni di euro in favore dei beneficiari delle agevolazioni previste ai sensi dell'articolo 4-quinquies del decreto 19 maggio 1997, n. 130, in favore dei titolari di attività localizzate in aree a rischio esondazione.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Zamparutti 1.415, ai sensi del punto 5.2 della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, in quanto volto a modificare in modo del tutto frammentario e parziale disposizioni contenute in atti normativi non aventi forza di legge.
Avverto che il Governo, con lettera in data di ieri, ha presentato l'emendamento Dis 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto legge n. 5 del 2009, preannunziando l'intenzione di porvi la questione di fiducia. Su tale proposta emendativa è in corso la valutazione di ammissibilità da parte della Presidenza. All'esito di tale valutazione, l'emendamento Dis.1.1 sarà trasmesso ai gruppi, al Comitato dei nove delle Commissioni finanze e attività produttive e alla Commissione bilancio, ai fini dell'espressione del prescritto parere.
Nel frattempo, la seduta sarà sospesa e riprenderà allorché tutti i predetti adempimenti saranno stati completati.
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, abbiamo avuto notizia in questo momento di una lunga serie di valutazioni di inammissibilità relative a proposte emendative presentate dal nostro gruppo. Naturalmente, sappiamo bene che questo giudizio è una prerogativa assolutamente non discutibile del Presidente della Camera, ma la preghiamo, signor Presidente, di fare, prima della ripresa dei lavori, un supplemento di valutazione.
Soprattutto, abbiamo avuto notizia dagli organi di stampa, e adesso ne abbiamo avuta anche conferma in Aula, della presentazione di un maxiemendamento da parte del Governo che, secondo le notizie di stampa, sarebbe tale da configurare l'introduzione di un altro decreto-legge all'interno di quello al nostro esame. Al di là della valutazione che poi insieme faremo nelle Commissioni, in proposito saremmo grati al Presidente se volesse convocare anche il Comitato per la legislazione, vista la complessità e la delicatezza dei problemi che si pongono dal punto di vista del profilo costituzionale della sovrapposizione dei decreti-legge, ma anche della materia apparentemente estranea, così come viene rappresentata dagli organi di stampa.
Sappiamo che il Presidente, così rigoroso nella valutazione di ammissibilità delle proposte emendative da noi presentate, sarà altrettanto rigoroso nella valutazione del maxiemendamento del Governo. Troveremmo singolare che ci fosse un giudizio di inammissibilità per proposte emendative che hanno a che vedere esattamente con la stessa materia oggetto del decreto-legge e invece si considerasse ammissibile un maxiemendamento che è totalmente estraneo alla materia degli incentivi per i quali è stato proposto.
La nostra preghiera, pertanto, è che ci sia una fase congrua di valutazione, tutta quella che serve, ma anche molto rigorosa. Non abbiamo dubbi sul rigore; abbiamo, però, la preoccupazione che si possa creare un precedente sul quale richiamiamo l'attenzione, non solo del Presidente Pag. 3della Camera, ma dello stesso Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, a nome del gruppo dell' Italia dei Valori, intendo sottolineare il fatto che noi confidiamo molto sul suo ruolo di garante di questa Assemblea e delle sue procedure.
L'estraneità di materia a cui faceva riferimento poco fa il presidente Soro è del tutto evidente. Ciò che noi le chiediamo, signor Presidente, non è un vaglio di ammissibilità severo, ma un vaglio di ammissibilità serio e sereno. Poco fa lei ha già annunciato una serie di inammissibilità riferite ad altre proposte emendative e vorremmo che la stessa serietà fosse applicata al maxiemendamento preannunciato dal Governo.
Tuttavia sarebbe davvero fuori luogo in questo momento fare astrazione da quanto è avvenuto ieri, dalla discussione che c'è stata ieri nella Conferenza dei presidenti di gruppo e dalla decisione di far decadere il decreto-legge sulle quote latte. Pertanto, entrando nel merito, voglio dire con tutta chiarezza che noi dell'Italia dei Valori non ci opponiamo pregiudizialmente a che una parte del decreto legge sulle quote latte, mi verrebbe voglia di dire la parte buona di quel provvedimento, possa essere recepito sotto forma di emendamento al decreto-legge sulla rottamazione. Saremo tuttavia inflessibili nel giudizio qualora il maxiemendamento fosse la riproposizione in toto in questo decreto legge al nostro esame del decreto legge lasciato decadere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche da parte del gruppo dell'Unione di Centro c'è la preoccupazione per la china che questa maggioranza e questo Governo stanno prendendo. Come abbiamo più volte detto e sottolineato, i decreti-legge e la posizione della questione di fiducia sono diventati ormai la regola, e questo credo non abbia giustificazioni se non negli impegni elettorali o nei rapporti tesi che vi sono all'interno di questa maggioranza.
Ieri avevamo sperato di sbagliarci nel pensare che la posizione della questione di fiducia sul decreto-legge anticrisi potesse essere congiunta con quella sul decreto-legge sulle quote latte o che parte di quest'ultimo potesse essere inserito nel primo. Si tratta di una questione molto delicata, e non possiamo pensare che si possano discutere assieme provvedimenti così diversi tra loro.
Vi è una combinazione di argomenti che non può essere posta in discussione in quest'Aula. Ora lei, signor Presidente, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, ha dichiarato inammissibili alcune proposte emendative. Credo che si debba essere seri fino in fondo. Ovviamente, come abbiamo sempre fatto, essendo all'opposizione, dove ci hanno mandato gli elettori, esprimeremo voto contrario sulla questione di fiducia, sempre. Tuttavia, sul merito dei provvedimenti abbiamo sempre tentato di confrontarci, per cercare di dare un contributo serio. Questo maxiemendamento, oltre a costituire una forzatura di difficile giustificazione, conterrà tali e tante diversità che sarà impossibile, per questo Parlamento, dare un contributo.
Le chiedo, a nome dell'Unione di Centro, un impegno. Ci affidiamo a lei, signor Presidente, che ha già dimostrato, anche la scorsa settimana, di avere grande senso di responsabilità e delle istituzioni a salvaguardia del ruolo di questo Parlamento. Anche in questo caso ci affidiamo a lei affinché non si vada oltre quello che è un limite che, forse, abbiamo già superato.
PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti e mi riservo di valutare la richiesta del presidente Soro di convocare il Comitato per la legislazione.
Assicuro, anche se non credo che ve ne sia la necessità, che il criterio con cui la Presidenza ha valutato l'ammissibilità delle proposte emendative già presentate in Commissione e valuterà l'ammissibilità di quanto contenuto nel maxiemendamento che il Governo ha preannunziato, sarà un criterio all'insegna, unicamente, di un doveroso rigore e di un'altrettanto doverosa oggettività. Ancora più precisamente, non saranno ammesse, come ho detto poc'anzi, tutte quelle proposte emendative che non abbiano finalità di diretto sostegno o di rilancio di settori produttivi.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.
La seduta, sospesa alle 9,25, è ripresa alle 12.
PRESIDENTE. La Presidenza si scusa con i colleghi per il ritardo, ma - come è facile immaginare - non si è trattato di un lavoro propriamente agevole, o, se preferite, più complicato di quello che era logico prevedere.
La Presidenza, anche a seguito delle osservazioni del presidente Soro, ha ritenuto di rivedere il giudizio di ammissibilità relativo ad alcune proposte emendative, che possono essere ricondotte, sia pure parzialmente, alla finalità complessiva del decreto-legge in esame, ovvero quella di sostenere o rilanciare specifici settori produttivi, finalità alla luce della quale è stato effettuato il vaglio di ammissibilità sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo.
Si tratta, in particolare, delle seguenti proposte emendative: Burtone 5-bis.400 e 5-bis.401 recanti misure di favore delle aziende operanti in territori colpiti da eventi calamitosi; Lovelli 7-septies.0400, che stanzia risorse in favore dei titolari di attività localizzate in aree a rischio esondazione.
Avverto, inoltre, che la Presidenza ha proceduto al vaglio di ammissibilità dell'emendamento Dis 1.1 del Governo (Vedi l'allegato A - A.C. 2187-A), prendendo atto di alcune successive correzioni di forma apportate al testo dal Governo e di alcune integrazioni comunicate, sempre dal Governo, prima del vaglio di ammissibilità, che risultano già incluse nel testo, che sarà distribuito (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, per il testo recante le modifiche apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A - A.C. 2187-A).
Osservo che l'emendamento Dis. 1.1 reca, oltre al testo delle Commissioni, alcune misure ulteriori riguardanti diverse materie e tra queste, in particolare, quelle contenute nel decreto-legge n. 4 del 2009 in materia di quote latte. Al riguardo, la Presidenza, non discostandosi dagli orientamenti già seguiti in sede referente, ha adottato, ai fini dell'ammissibilità, un criterio sostanzialmente finalistico, del resto inevitabile in provvedimenti di questa natura, ammettendo al voto le parti nuove dell'emendamento del Governo aventi finalità di sostegno o rilancio di settori produttivi, dichiarando viceversa inammissibili le norme estranee a tale criterio.
Alla luce di tale criterio sono, pertanto, da ritenersi inammissibili ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento le seguenti parti dell'emendamento Dis. 1.1 del Governo. Il comma 4-ter dell'articolo 3, che novella l'articolo 28 comma 1-bis del decreto-legge n. 248 del 2007, prevedendo risorse in favore dell'Istituto di sviluppo agroalimentare (ISA). Tale disposizione non appare direttamente finalizzata al sostegno dell'economia, in quanto si limita, attraverso l'erogazione di finanziamenti al suddetto istituto, a completare l'attuazione di disposizioni già in vigore; l'articolo 5-ter, volto a novellare l'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008 in materia di cessazione dal servizio a seguito del compimento dell'anzianità massima contributiva da parte di personale dipendente delle pubbliche amministrazioni. Tale disposizione, che peraltro riproduce l'articolo aggiuntivo Bernardo 7.057, dichiarato Pag. 5inammissibile in sede referente, oltre ad avere natura meramente ordinamentale, ha un ambito di applicazione limitato al solo personale impiegato nel settore pubblico.
I commi 18-quinquies e 18-sexies dello stesso articolo 7-ter, i quali prevedono l'esclusione dell'esecuzione forzata sui fondi intestati al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, stabilendo nel contempo la nullità dei relativi atti di sequestro e pignoramento. Tali disposizioni, che peraltro risultano sostanzialmente analoghe al comma 16 dell'articolo aggiuntivo 7.0212 dei relatori, comma dichiarato inammissibile in sede referente, avendo carattere esclusivamente ordinamentale non sono riconducibili alle finalità di sviluppo di settori economici proprie del provvedimento in esame; il comma 6 dell'articolo 7-sexies, volto a sopprimere l'ultimo periodo del comma 2 dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 26 del 2007, che subordina alla preventiva approvazione comunitaria la concessione di agevolazioni in materia di accise sul gasolio utilizzato come carburante. Tale disposizione ha natura procedurale, in quanto si limita ad eliminare una delle fasi dell'iter amministrativo che disciplina l'erogazione delle suddette agevolazioni.
Per quanto riguarda la parte dell'emendamento Dis 1.1 che riproduce il testo del decreto-legge n. 4 del 2009 in materia di quote latte, la Presidenza, nel contemperare il criterio di ammissibilità sopra enunciato, riferito alla finalità di sostegno e rilancio dell'economia cui possono essere ricondotte le citate disposizioni in materia di quote latte, con l'esigenza, anche alla luce dell'andamento dell'esame in Assemblea del decreto-legge n. 4 del 2009, di non ampliare ulteriormente il contenuto del decreto-legge in esame, ha ritenuto ammissibili le sole norme che riproducono il testo approvato dal Senato e che sono direttamente finalizzate al rilancio del settore lattiero caseario, con le modifiche dirette al recepimento delle condizioni espresse dalla Commissione bilancio, nel corso dell'iter del predetto decreto-legge, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Alla luce di tale criterio sono da ritenere inammissibili le sottoindicate disposizioni che recano misure ulteriori rispetto alle quali il Governo potrà, se lo riterrà opportuno, intervenire in altra sede: i commi 11 e 12 dell'articolo 8-quinquies, concernenti la previsione di un secondo rinnovo degli incarichi dirigenziali a tempo determinato presso l'AGEA, nonché l'articolo 8-octies, che reca una norma di interpretazione autentica relativa alla determinazione della retribuzione pensionabile dei lavoratori agricoli a tempo determinato. Entrambe tali disposizioni hanno carattere prevalentemente organizzatorio; l'articolo 8-decies, che corrisponde all'articolo 6-quater del decreto-legge in materia di quote latte, introdotto dalla Commissione agricoltura nel corso dell'esame in sede referente, concernente il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali nell'agricoltura. Tale disposizione, peraltro, riproduce l'articolo aggiuntivo Zucchi 4.015, già riferito al presente decreto-legge e dichiarato inammissibile nel corso dell'esame in sede referente.
Come preannunziato, l'emendamento Dis. 1.1, nel testo dichiarato ammissibile, sarà trasmesso ai gruppi e al Comitato dei nove delle Commissioni finanze e attività produttive, nonché alla Commissione bilancio, ai fini dell'espressione del prescritto parere.
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, noi siamo sicuramente ammirati dalla sapienza giuridica che lei ha dimostrato nell'illustrazione dei criteri di ammissibilità. D'altro canto, non possiamo non constatare come lei abbia rivisto i criteri di ammissibilità anche di alcuni nostri emendamenti alla luce della presentazione dell'emendamento del Governo. Pag. 6
Vorrei che sottolineassimo una cosa in maniera molto forte e che questa Assemblea prestasse la massima attenzione a ciò che sta per avvenire in quest'Aula. Lei ha detto in maniera chiara che il criterio che l'ha guidata nel dichiarare ammissibili o meno gli emendamenti è quello finalistico: quello per cui i suddetti devono essere tutti ricondotti al sostegno e al rilancio dei settori produttivi. Ora le faccio presente, Presidente, che questo decreto-legge reca: «misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi».
Se noi svolgiamo questo ragionamento per cui l'agricoltura, e in particolar modo il tema delle quote latte, diventa un settore industriale in crisi, stiamo introducendo il principio di una sorta di omogeneità in bianco dei decreti-legge, in qualche modo cancellando la previsione dell'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 che, invece, è molto rigorosa in termini di omogeneità.
Noi cancelliamo la storia parlamentare che ha visto nel 2002 il Presidente Ciampi rinviare alle Camere un decreto-legge, che anche in quel caso affrontava temi riferibili alla zootecnia, alla pesca e all'agricoltura, perché non si era tenuto conto dell'omogeneità della materia trattata. Stiamo in qualche modo stracciando una storia parlamentare, una storia costituzionale importante, introducendo un precedente, la cui gravità e la cui pericolosità deve essere chiara a tutti. Se, infatti, l'agricoltura diventa un tema assimilabile e omogeneo rispetto ai settori industriali perché non fare, attraverso un emendamento del Governo, la riforma dell'università che dia più forza alle lauree tecniche o in agraria oppure perché, già che ci siamo, non modificare il Parlamento e superare il bicameralismo perfetto con un'unica Camera, considerato che abbiamo bisogno di approvare le leggi velocemente perché in tempo di crisi le decise devono essere immediate?
Voi capite che con questo criterio assolutamente incongruo di omogeneità è possibile inserire in un decreto-legge qualsiasi cosa, ma questo non è il problema più importante che ci troviamo ad affrontare. La questione più delicata dal punto di vista costituzionale è che con questo meccanismo che il collega Roberto Zaccaria definisce dei «decreti Minotauro», cioè si taglia la testa di uno e la si trapianta nel corpo di un altro, noi andiamo completamente a cancellare il terzo comma dell'articolo 77 della Costituzione che prevede che un decreto-legge debba essere convertito entro sessanta giorni.
Vi faccio un esempio per spiegarmi meglio. Il Governo approva un decreto-legge a settimana; vara cinque decreti-legge di fila e decide, di volta in volta, di trasferire il primo decreto nel secondo, il secondo nel terzo, il terzo nel quarto, il quarto nel quinto e alla fine si converte il quinto decreto e solo quello che, però, al suo interno contiene tutti i decreti precedenti e si va ben oltre il termine dei sessanta giorni che il terzo comma dell'articolo 77 prevede come norma inderogabile. Ma non è vi solo il terzo comma dell'articolo 77 della Costituzione; vi è anche una giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale a partire dalla prima sentenza sull'argomento, la n. 302 del 1988, per finire con la sentenza n. 360 del 1996 che stabiliva che non era più possibile reiterare i decreti-legge e tutti coloro che erano presenti in quest'Aula nel 1996 ricordano quale fu la fatica di dover convertire un centinaio di decreti-legge che erano il patrimonio di reiterazioni degli ultimi cinque o sei anni.
Noi, in questo momento, con la sua decisione, Presidente, stiamo assumendo una decisione gravissima sul piano della correttezza costituzionale e della prassi che questo Parlamento ha sempre seguito. È una decisione molto grave che noi contestiamo con fermezza e che non potrà restare senza conseguenze gravi nel futuro lavoro di questa nostra Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, colleghi, in onore del Ministro Pag. 7Zaia, potrei iniziare con la citazione di un detto, credo di origine veneta, per cui: «il taccone è peggiore del buco» (Commenti della deputata Dal Lago)... lo dico non in lingua madre, mi perdoneranno i colleghi della Lega.
Ieri è stata minacciata la «ghigliottina», la questione di fiducia sul provvedimento delle quote latte; poi con un soprassalto di resipiscenza la maggioranza ha scelto un'altra strada che, purtroppo, si rivela pericolosa dal punto di vista dei precedenti parlamentari e forse è anche peggiore di quello che ieri veniva ipotizzato. Il collega Bressa ha ricordato che i decreti-legge per la nostra Costituzione devono essere valutati dal punto di vista dei loro presupposti specifici: l'articolo 77 della Costituzione esige che necessità ed urgenza siano riferite a materia omogenea. Ora, attraverso questa operazione di trapianto da un decreto-legge, che viene abbandonato strada facendo, ad un altro emesso successivamente, a prescindere dalla questione delle materie, noi assistiamo ad un palese, evidente ed innegabile aggiramento del divieto della reiterazione dei decreti-legge.
Va da sé che, se ogni volta si prende il contenuto di un decreto-legge per infilarlo in un decreto-legge successivo, l'obbligo di non reiterare i decreti-legge, che la Corte costituzionale ha ufficialmente sancito per porre fine ad una prassi negativa delle Camere, è assolutamente vanificato. Si crea, infatti, un effetto matrioska per cui mettiamo un decreto-legge dentro l'altro e, di conseguenza, non vi sarebbe più fine. Inoltre, lo strapotere del Governo nell'abuso dello strumento dei decreti-legge diventerebbe addirittura neppure più legato al termine dei sessanta giorni per la conversione in legge. Infatti, l'unico onere che ha il Governo - ovvero rispettare il termine di sessanta giorni per la conversione - verrebbe bellamente annullato, alla faccia del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Presidente, lei ha citato l'articolo 96-bis del nostro Regolamento, ma questo articolo, al comma 7, è suscettibile di una sola interpretazione, in quanto è stabilito che non sono ammissibili gli emendamenti non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge. Non ripeto ciò che ha detto il collega Bressa, ma che l'agricoltura sia strettamente attinente all'industria francamente rappresenta una forzatura che apre la strada a qualunque assimilazione. Se, infatti, l'industria è attinente all'agricoltura, allora lo è il terziario all'agricoltura e all'industria e così via. In questo modo diamo la stura ad una cascata che non si ferma più.
Aggiungo anche una considerazione politica che faccio al Governo. Per riprendere l'espressione del collega Bressa, questo Minotauro che voi avete creato con questo innesto artificiale pone anche un problema nell'atteggiamento dell'opposizione nei confronti del decreto-legge anticrisi, rispetto al quale l'opposizione avrebbe avuto un atteggiamento non pregiudizialmente ostile. Ci rendiamo conto, infatti, che contiene misure a nostro parere insufficienti, ma comunque positive per fronteggiare la difficile contingenza economica della nostra industria. Tuttavia, nella misura in cui voi alla «parte umana» del decreto-legge aggiungete la «parte animale» - e non per nulla parliamo di quote latte - e create questo Minotauro, ci mettete in condizione di dover dire di «no» anche alla parte umana. A questo punto, infatti, la parte animale che ci infilate dentro diventa una pietra che trascina a fondo tutto quanto.
Ci fa piacere che il Presidente del Consiglio ieri abbia scoperto che l'emergenza e la disoccupazione ci sono; dunque, questo decreto-legge appariva ancor più urgente e forse ancor più bisognoso di un'ampia condivisione. Con questa scelta, tuttavia, il Governo e la maggioranza ci mettono in condizione di non poter fare questa condivisione.
Presidente, le diamo atto che, con alcune sforbiciate e limitazioni sulle ammissibilità, lei ha compiuto un timido sforzo per contenere questa evidente forzatura dei Regolamenti e della Costituzione. Tuttavia, le diciamo con franchezza che avremmo voluto un po' più di coraggio perché le prerogative del Parlamento che Pag. 8lei spesso dice di voler difendere, certo, si difendono con le espressioni, ma queste ultime rischiano di essere retoriche se non trovano poi una coerente applicazione negli atti per quanto riguarda la gestione di questa Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, svolgo alcune brevi considerazioni perché ho sentito richiami alla mitologia, alle matrioske e quant'altro. Secondo me, il criterio che deve ispirare l'attività legislativa deve essere diverso, ovvero quello di riuscire a dare delle risposte alla gente, ai settori produttivi e all'agricoltura. Questo è il criterio che deve ispirare prima di tutto l'attività legislativa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e lo dico con rispetto anche delle argomentazioni portate dai colleghi di opposizione.
Quando sentiamo parlare - lo dico con rispetto anche delle argomentazioni dei colleghi dell'opposizione - del ruolo del Parlamento e del fatto che il Parlamento non debba soggiacere al Governo, il modo migliore - l'unico possibile - per riuscire a riportare la bilancia dal punto di vista del Parlamento e di recuperare autorevolezza come Camera e come Senato, è quello di riuscire a dare risposte e, quindi, di avere tempi certi per l'approvazione dei provvedimenti, senza far decadere i decreti-legge che si occupano di settori strategici e di materie importanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Questa dovrebbe essere la via da seguire e questo dovrebbe essere il criterio che responsabilmente ispira tutti. Quanto alle considerazioni di ordine procedurale che sono state svolte, tenendo conto che, comunque, la forma è sicuramente sostanza, che è importante e va rispettata, vorrei far notare che non solo la forma e le regole sono state rispettate, ma che questo è di tutta evidenza. Infatti, se leggo il titolo del decreto-legge n. 5 del 2009, che stabilisce misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, e il successivo titolo dei provvedimenti che riguardano l'agricoltura, ossia il decreto-legge che riguarda le quote latte, che ha attinenza con la produzione lattiero-casearia, da qui ricavo che sono materie assolutamente affini. Non possiamo, infatti, pensare che il settore agricolo non sia un settore industriale. Non possiamo pensare che i lavoratori che si occupano di agricoltura non siano lavoratori (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di rispettare ciò che sta dicendo il presidente Cota, anche se non si condivide.
ANTONIO BORGHESI. La mucca meccanica!
ROBERTO COTA. Scusate, qui non c'è niente da ridere.
MASSIMO VANNUCCI. C'è da piangere!
ROBERTO COTA. Fareste bene, colleghi, a non strumentalizzare argomenti così delicati. Come voi sapete, anche nel corso del dibattito nelle Commissioni, per quanto riguarda il cosiddetto decreto-legge incentivi, il testo originario del provvedimento si è ampliato, perché, giustamente, si voleva cogliere questa occasione importante per affrontare non soltanto i problemi di un comparto, ma quelli di più comparti e di più settori.
Quindi, anche per questi motivi, la scelta ha una sua logica e rispetta pienamente le forme, le regole e le procedure parlamentari.
Da ultimo, cari colleghi, vorrei fare una semplicissima considerazione di carattere politico: se pensate che la Lega lasci soli gli agricoltori e consenta di far decadere il decreto-legge sulle quote latte, vi sbagliate di grosso! La Lega non lo ha permesso e non lo permetterà e, per questo motivo, Pag. 9oggi questo provvedimento si discute (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, su una cosa il presidente Cota ha davvero ragione: qui non c'è proprio niente da ridere. Credo che ci sia da piangere, se teniamo conto di quello che qui oggi questa maggioranza e questo Governo si apprestano a fare.
Oggi, scriviamo forse l'ultimo capitolo di una storia tutta in negativo, indecorosa, di come sono stati condotti questi primi nove mesi di legislatura: un Parlamento svuotato di competenze, ridotto a uno zerbino del Governo e ormai limitato ad approvare decreti-legge che si succedono uno dietro l'altro e questioni di fiducia che si succedono una dietro l'altra.
Non basta, ormai siamo arrivati anche al decreto-legge che recepisce, attraverso un maxiemendamento, un altro decreto-legge che il Governo non ha più la forza, la coesione e il tempo per riuscire a convertire nei termini previsti dalla Costituzione.
Non so quante altre puntate di questa terribile storia questa maggioranza e questo Governo ci vorranno ancora raccontare, ma credo che già quella di oggi basti perché dalle parti delle opposizioni si levi - spero unanime e con forza - un grido di protesta. Non è possibile continuare così. Non è possibile approvare un decreto-legge come quello sulle quote latte, che altro non rappresenta se non questa infinita storia di una maggioranza non unita e basata sul ricatto reciproco: allora approviamo le ronde contro la volontà di una parte della maggioranza, perché la Lega ricatta la maggioranza, approviamo il «decreto Alfano» contro un'altra parte della maggioranza, perché è la parte che fa riferimento a Forza Italia che ricatta la maggioranza. Arriviamo oggi a discutere un decreto-legge pieno di ingiustizie, che non fa il bene dell'agricoltura, ma soltanto di quei pochi non onesti e non corretti che in questi anni non hanno rispettato la legge, non hanno speso soldi e investito risorse per mettersi in regola. Gli onesti, al contrario, si vedono penalizzati perché chi invece in questi anni ha approfittato, ha abusato e ha addirittura venduto le proprie quote latte ad altri, ricavandone un illecito profitto e sforando ancora di più sulle quote di produzione, oggi si vede finalmente tutto questo condonato.
Che si arrivi a premiare chi ha violato le regole, chi non ha osservato le disposizioni che l'Europa e lo Stato hanno previsto in questi anni, che addirittura una maggioranza e un Governo si pieghino a questi interessi particolari, violando le regole parlamentari e introducendo un maxiemendamento (che credo resterà come una pietra della vergogna, una piccola pagina, ma vergognosa, della storia parlamentare) per questo ennesimo condono, che altro non è se non l'ennesimo spot elettorale di una delle componenti della maggioranza, e piegare a tutto questo la dignità del Parlamento, credo sia un qualcosa che quest'Aula ancora non aveva visto e proprio non meritava.
Non posso che affermare che, per quanto riguarda il gruppo dell'Italia dei Valori, con questo ennesimo schiaffo, con questo ennesimo strappo, cambia, una volta per tutte, se ancora ci fosse stato bisogno di averne riprova, il nostro atteggiamento. Abbiamo provato, abbiamo sperato (l'abbiamo fatto anche con il federalismo fiscale) che ci fosse la possibilità di un confronto serio sui temi e sul merito delle riforme per cambiare questo Paese. Ci rendiamo conto che così non è, ci rendiamo conto che questa maggioranza è mossa da interessi particolari che, di volta in volta, schiacciano il resto della maggioranza in uno scambio perpetuo che non ha mai, come fine ultimo, l'interesse del Paese, ma sempre un interesse elettoralistico.
Noi non ci stiamo più: da oggi, vi annunciamo, che ogni singolo decreto-legge che porterete in quest'Aula per voi diventerà un calvario. Non ve ne faremo più passare una, perché non è possibile Pag. 10andare avanti ancora così, umiliando il Paese e le istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).
ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, cari colleghi, sinceramente di fronte ad una questione così importante e delicata come quella che si pone oggi alla nostra attenzione, relativa al rapporto tra la centralità del Parlamento nella formazione delle leggi e la tutela delle prerogative del Governo, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione sulla decretazione d'urgenza, dovremmo aprire un dibattito sereno e approfondito per cercare di capire come il Parlamento, rispettando la sua centralità, possa assolvere al dovere costituzionalmente previsto di conversione, o meno, ma comunque arrivando ad un voto, dei decreti-legge del Governo.
Questo è il grande tema. Invece, sinceramente, resto allibito dalle minacce che arrivano dall'opposizione. Ritengo che quando il collega Bressa afferma che ci saranno conseguenze gravi o il collega Donadi dice che trasformeranno il nostro lavoro in un calvario, ciò non risponda alla logica istituzionale che ci deve essere, anche nello scontro, tra maggioranza e opposizione, soprattutto quando si affronta un argomento così delicato.
Io voglio scindere le due questioni. La prima questione riguarda il merito e la seconda riguarda il problema dei decreti-legge.
Per quanto riguarda il merito, innanzitutto, credo che tutto si possa imputare al Presidente Fini tranne lo schiacciamento delle prerogative parlamentari rispetto alle esigenze del Governo. Anzi, probabilmente è il Governo che più volte ha dovuto notare che il Presidente Fini sottolineava un'eccessiva invadenza, attraverso la decretazione d'urgenza e la posizione delle questioni di fiducia, dell'Esecutivo rispetto alle prerogative parlamentari. Quindi, rispetto al decisore credo che non vi siano sospetti. Tuttavia, ritengo che il Presidente della Camera non abbia bisogno di avvocati, e sarei la persona meno adatta a difendere le scelte fatte dal Presidente della Camera per ovvie ragioni.
Vi è, però, una questione di attinenza - lo dico al collega Bressa - perché spero che, oltre a leggere il titolo del decreto-legge sugli incentivi, il collega Bressa abbia letto i due provvedimenti, per scoprire che all'interno del provvedimento sugli incentivi è previsto il finanziamento del fondo alle piccole e medie imprese che nell'altro provvedimento viene allargato anche alla crisi dell'agricoltura. Quindi, sono i due testi dei decreti-legge fatti dal Governo che intrecciano i loro contenuti.
Essi intrecciano i loro contenuti, e dove sono l'omogeneità e l'unicità? L'omogeneità sta nel fatto che il Governo, di fronte ad una crisi complessiva, interviene con più decreti, ma con un unico obiettivo. Quando voi dite di infilarci allora pure il terziario, io vi dico che il terziario c'è. Sono contemplati pure i commercianti e gli artigiani, perché nel momento in cui io prevedo degli incentivi per comprare la lavatrice, la lavastoviglie e il frigorifero è chiaro che do un incentivo al commercio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ed anche al terziario artigiano perché l'installatore, l'artigiano dovrà andare a montare le 100 mila lavatrici nuove che saranno vendute in base a questi provvedimenti.
Quindi, voi dovete entrare in un ottica diversa che è quella dell'unicità dell'intervento rispetto a tutti i settori in crisi, e all'intreccio contenutistico che c'è nel momento in cui - e voi lo sapete bene - si va a rifinanziare il fondo per le piccole e medie imprese e lo si allarga anche alla crisi dell'agricoltura.
Detto questo, l'altra questione riguarda i decreti-legge, il contingentamento, e l'esigenza di conversione. Vi è una situazione in cui, in un bicameralismo perfetto, tra le poche imperfezioni, si registra una differenza tra Senato e Camera in ordine al contingentamento del decreto-legge. Pag. 11Quindi, tutti contestiamo il bicameralismo perfetto e riconosciamo che una delle imperfezioni è proprio questa.
Nel momento in cui alla Camera non si possono contingentare i decreti-legge si pone una grande questione democratica, regolamentare e normativa, cioè quella del rischio della prevalenza della minoranza sulla maggioranza, non in termini democratici, dal punto di vista dei voti, ma attraverso un ostruzionismo che impedisce ad uno strumento costituzionalmente previsto di essere valutato definitivamente dall'Assemblea entro i sessanta giorni, così come previsto dal Regolamento. Ecco qual è la questione.
PRESIDENTE. Concluda onorevole.
ITALO BOCCHINO. Noi vogliamo aprire con voi - ho concluso, Presidente - un grande dibattito su quale debba essere l'iter dei decreti-legge all'interno di questa Aula, sul contingentamento, sulla cosiddetta ghigliottina, sulle scelte che devono essere fatte in Parlamento, ma cerchiamo di non strumentalizzare momenti come questi e di non dividerci quando si decide di crisi che riguardano imprese e lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ROBERTO GIACHETTI. Per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo che sia utile, prima che lei intervenga in questo dibattito, richiamare in particolare l'articolo 8 del Regolamento. Credo che mai come in questo momento l'articolo 8 non rappresenti una disposizione generica e un richiamo generico. Infatti, l'articolo 8 dispone che il Presidente rappresenta la Camera, assicura il buon andamento dei suoi lavori, facendo osservare il Regolamento.
Le chiedo, signor Presidente, con questo richiamo al Regolamento - anche prima che lei risponda in questo dibattito - di tenere conto di quanto è stato detto, sul piano dei rilievi costituzionali e, soprattutto, di quanto è stato detto sul piano dei rilievi che poco hanno risposto ai quesiti che noi ponevamo, come quelli dell'onorevole Cota e dell'onorevole Bocchino, e che invece hanno messo in campo delle tossine di carattere politico che uniformano il giudizio della maggioranza praticamente a quello del Presidente del Consiglio nell'evidenziare come questo Parlamento debba via via rinunciare ai propri diritti per venire incontro alle esigenze del Governo e della maggioranza.
Nel rappresentare la Camera, lei ha anche il dovere di rappresentare la verità dei fatti che accadono in questa Camera. Lei sa perfettamente, signor Presidente, che noi abbiamo ritardato l'esame di questo decreto-legge non perché sono intervenuti venti deputati dell'opposizione, ma perché il presidente della Commissione bilancio, della Lega, ha detto più volte ripetutamente che non vi era copertura per questo decreto-legge. Non è stata l'azione ostruzionistica dell'opposizione: abbiamo perso ore e ore perché vi sono stati veti incrociati che bloccavano e paralizzavano anche i lavori delle Commissioni che riguardavano questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori) perché si stavano realizzando scontri e lotte intestine all'interno della maggioranza.
Signor Presidente, a lei l'ho detto e lo ripeto anche in questo momento: io non ho votato il Presidente Fini quando c'è stato da votare il Presidente della Camera. Oggi, per come lei si è comportato, sicuramente la voterei come Presidente della Camera e parlo a titolo personale. Lei, tuttavia, in questo momento deve perlomeno all'opposizione la verità dei fatti e deve rispondere alle considerazioni politiche per quanto è avvenuto qua dentro. Lei Pag. 12può essere anche costretto a fare una forzatura - e lo sa, signor Presidente, di fare una forzatura sul piano regolamentare - che creerà sicuramente problemi seri nella gestione di questa Camera. Lo fa perché è stato attaccato dalla sua maggioranza, dalla maggioranza che lo ha votato, più volte perché ha difeso il Parlamento. Lei in questo momento - concludo, signor Presidente - credo che abbia il dovere...
ITALO BOCCHINO. Smettila Giachetti!
ROBERTO GIACHETTI. ...di parlare e dire la verità su come si sono svolti i fatti in quest'aula. Non si può utilizzare un argomento falso per poter giustificare un'azione che è deprimente per il Parlamento e anche grave per la tutela della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. I colleghi mi perdoneranno se inizio il mio pacato ragionamento con un riferimento di natura esclusivamente personale, ma poiché, giustamente, l'opposizione si rivolge alla Presidenza, ritengo che non sia un fuor d'opera ricordare che ventisei anni di permanenza ininterrotta in quest'Aula, molti dei quali sui banchi dell'opposizione, sono un arco di tempo sufficiente per garantire al Presidente la possibilità di comprendere le nobili ragioni politiche che hanno portato oggi l'opposizione ad esprimere valutazioni legittime e molto critiche nei confronti di quanto è accaduto. Non mi meraviglio di ciò e - ripeto - non vi trovo assolutamente nulla di anomalo rispetto a quanto accaduto in quest'Aula centinaia di volte, se non migliaia di volte, nell'ultimo quarto di secolo: parlo almeno del periodo che mi ha visto deputato della Repubblica.
Ciò comunque non vuol dire che si possa esprimere in modo così netto un giudizio nei confronti delle scelte - che, come i colleghi sanno, sono incontestabili - della Presidenza in ragione della volontà e del comportamento della Presidenza medesima in ordine all'unico dovere di chi presiede quest'Aula: garantire il rispetto non solo - ça và sans dire - della Costituzione, ma del Regolamento e della prassi applicativa del medesimo Regolamento.
Infatti, al netto delle considerazioni politiche, al netto di quanto più volte i colleghi hanno richiamato - non ultimo il collega Giachetti - vale a dire che le ragioni per le quali si è giunti alla situazione in cui ci troviamo certamente sottolineano responsabilità o, comunque, trasparenti divisioni all'interno della maggioranza; al netto del legittimo tentativo messo in atto dalle opposizioni di portare alla decadenza del decreto-legge, in quanto non era nel merito condiviso; al netto di tutto ciò che appartiene - lo ripeto - esclusivamente a valutazioni legittime di tipo politico, ciò che voglio che rimanga chiaro e agli atti è che non si può affermare, perché si dice cosa palesemente non vera, che saremmo in presenza di una decisione della Presidenza nuova, immotivata e tale da determinare parole fuori di luogo, strappi, motivi di vergogna o, peggio ancora, offese e umiliazioni.
Ho troppo rispetto del tempo del Parlamento e del vostro tempo per leggere le centinaia di precedenti nel corso dell'intera storia repubblicana che si riferiscono a decreti-legge confluiti per intero - lo ripeto: per intero - in altri decreti-legge ovvero in altri procedimenti legislativi.
Sarebbe, credo, estremamente significativo, da un punto di vista di personale conoscenza della storia di questa Aula del Parlamento, andare a rileggere le dichiarazioni che venivano svolte in altri tempi, ogni qualvolta accadeva quello che anche in questa circostanza è accaduto.
Mi limito soltanto a ricordare, per non andare troppo indietro nel tempo, che tra i casi di decreti-legge interamente confluiti in altri decreti-legge solo alla Camera - perché al Senato, anche in ragione della differenza di Regolamenti, vi è una casistica ancora più ampia - soltanto recentemente si segnalano i decreti-legge del 29 dicembre 2007, n. 250 - credo che molti dei colleghi che hanno parlato usando parole certamente molto forti fossero già deputati all'epoca e quindi ricordano le decisioni adottate dall'allora Presidenza, Pag. 13che allora era espressione della parte politica e delle parti politiche che oggi sono, in ragione del gioco democratico, all'opposizione - recante disposizioni transitorie urgenti in materia di contrattazione collettiva, e 25 gennaio 2008, n. 3, recante misure urgenti in materia di reggenza di uffici giudiziari (quindi materie come vedete non perfettamente omologhe tra di loro), che confluirono nel decreto-legge del 31 dicembre 2007, n. 248, recante generica proroga di termini (proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria). Ancora: il decreto-legge 23 maggio del 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile, confluì nel decreto-legge 17 giugno 2008, n. 107, recante ulteriori norme per assicurare lo smaltimento dei rifiuti in Campania.
Ancora più numerosi, come dicevo, i casi registrati al Senato, che per non abusare del vostro tempo non leggo, ma consegno agli atti affinché chi vuole ne prenda conoscenza e lettura.
Ciò comunque non vuol dire che non si debba riflettere, come è stato detto da alcuni dei colleghi che hanno preso la parola, sulla natura dei decreti-legge, sulla loro frequenza, sull'iter che devono seguire nello stesso momento in cui vengono presentati alle Camere. È questione che va molto al di là della vicenda oggetto del nostro dibattito; è questione sulla quale in altre occasioni non ho mancato di intervenire, auspicando che se ne discuta già nella Giunta per il Regolamento. Certo è, comunque, che non si tratta - e concludo - di un evento nuovo e immotivato: si tratta unicamente del doveroso rispetto, da parte della Presidenza, del Regolamento e della prassi, con quel criterio finalistico e con quel criterio di rigorosa selezione delle proposte emendative ammissibili che ha guidato il mio comportamento.
Concludo - e questa so perfettamente che è valutazione esclusivamente politica - rilevando che considero un po' surreale il dibattito circa la natura del comparto lattiero-caseario e più in generale della filiera agroalimentare, vale a dire se debba intendersi settore industriale o settore in qualche modo non prettamente attinente all'attività industriale. È una valutazione, dicevo, di tipo politico, non è una valutazione di tipo regolamentare.
In ogni caso, poiché sono anch'io cosciente che la forma a volte è sostanza e quando si tratta di rispetto della Costituzione e dei Regolamenti non vi può essere distinzione fra forma e sostanza, lasciatemi esprimere l'auspicio che il Governo in ragione della scelta, che legittimamente ha fatto, di far confluire un decreto-legge nell'altro - scelta che, lo ripeto, è perfettamente in linea con i precedenti numerosi di questa Camera - valuti l'opportunità, in sede di coordinamento, di correggere il titolo del decreto-legge da «Misure urgenti a sostegno dei settori industriali» a «Misure urgenti a sostegno dei settori produttivi», perché credo che sarebbe sufficiente questa modifica per far venir meno molte delle politicamente legittime ma un po' surreali valutazioni ascoltate in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Avverto, quindi, che la seduta riprenderà alle ore 14.
Sull'ordine dei lavori (ore 12,45).
LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, già ieri i colleghi Zampa ed Evangelisti erano intervenuti con una richiesta precisa al Governo, affinché venisse in Aula, al più presto, a riferire sulla garanzia dei diritti umani. L'onorevole Zampa faceva riferimento ai bimbi e l'onorevole Evangelisti alla tragedia avvenuta.
Signor Presidente, le chiedo nuovamente che questa richiesta venga esaudita al più presto, affinché l'Assemblea possa conoscere veramente cosa sia successo con riferimento a questa nuova tragedia dai contorni poco chiari. Si parla del più grave Pag. 14naufragio dal dopoguerra in poi. L'Assemblea ha il diritto di conoscere la realtà e l'entità della tragedia. Apprendiamo, inoltre, che anche la portavoce dell'Alto Commissariato dell'ONU vorrebbe saperne di più.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,46).
LUCIA CODURELLI. Per questo, signor Presidente, mi appello nuovamente a lei, rinnovando la richiesta, affinché il Governo, il Ministro Maroni venga a riferire in Aula, perché, con riferimento al Trattato stipulato tra Italia e Libia, qualcosa che non funziona vi è ed è qualcosa di grosso. Non si può continuare a dire che, a partire dal mese di maggio, non avverranno più gli sbarchi. Siamo di fronte ad una tragedia che non ci può assolutamente lasciare indifferenti. Parliamo tanto di vita, ma queste non sono vite, non hanno di diritto di poter vivere? Scappano per vivere e invece muoiono. Questo è il motivo per il quale, oggi, possiamo affermare che le persone che si muovono hanno meno diritti rispetto alle merci.
Signor Presidente, le rivolgo un appello, affinché il Governo venga urgentemente a riferire all'Assemblea rispetto a questa tragedia e rispetto al Trattato Italia-Libia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Codurelli, la sua richiesta sarà portata all'attenzione del Governo.
GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola. In realtà, volevo intervenire sul punto precedente, ma, evidentemente, il Presidente Fini non mi ha visto.
In ogni caso, in pochi minuti, vorrei solo ricordare che...
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, non può farlo!
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, se non posso, non dico niente. Signor Presidente, posso continuare?
PRESIDENTE. No, onorevole Cazzola.
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, chiedo scusa, ma ero momentaneamente distratto: il Presidente Fini ha detto che la ripresa dei lavori è prevista alle ore 14 o alle ore 16?
PRESIDENTE. Alle 14.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, le chiedo formalmente di rivedere questo orario. Le modalità con cui le Commissioni sono chiamate a valutare un complesso di emendamenti così complicato, non possono sicuramente risolversi nello spazio di pochi minuti. Pertanto, chiediamo che la Camera venga riconvocata dopo lo svolgimento del question time.
ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo anch'io sull'ordine dei lavori, in quanto la convocazione dell'Assemblea per le ore 14 si scontra anche con la convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che è stata convocata per procedere alla propria costituzione. Per questo motivo, ritengo che debba essere sconvocata quella Commissione, altrimenti che debba essere modificato l'orario di ripresa dei lavori dell'Assemblea.
Pag. 15PRESIDENTE. Tornando alla richiesta del collega Bressa, l'orario di ripresa dei lavori dell'Assemblea è confermato per le ore 14; occorre, inoltre, anche valutare le esigenze della Commissione Bilancio. Nel caso in cui non sarà possibile riprendere i lavori per le 14, come è sempre avvenuto...
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il problema non è soltanto relativo alla Commissione bilancio, ma anche alle Commissioni di merito le quali devono valutare le proposte emendative.
Le faccio presente che, stante l'eterogeneità della materia, non si tratta di un emendamento che viene trapiantato, ma di un emendamento che viene «spalmato» su un provvedimento. Si tratta, quindi, di un'operazione legislativa piuttosto complessa e credo che non sia assolutamente plausibile immaginare che le Commissioni di merito e la Commissione bilancio possano occuparsi di tutto nello spazio di un'ora: credo che sia il buonsenso a consigliare di spostare alle ore 16 la ripresa dei lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento del question time, mentre l'esame del provvedimento riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della gioventù e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
(Iniziative per diffondere fra i giovani la cultura d'impresa e lo spirito d'iniziativa - n. 3-00462)
PRESIDENTE. L'onorevole Polidori ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00462, concernente iniziative per diffondere fra i giovani la cultura d'impresa e lo spirito d'iniziativa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
CATIA POLIDORI. Gentile Presidente, gentile Ministro, con l'attuale situazione economica diventa - lo sappiamo bene - molto difficile per un giovane, non solo trovare lavoro, ma al meglio delle proprie aspirazioni trovare un lavoro in linea con le proprie competenze e con la propria formazione.
Chiaramente è sotto gli occhi di tutti che sarebbe particolarmente utile, risulta quindi particolarmente utile, la condivisione e la diffusione della cultura d'impresa, ma soprattutto dello spirito di iniziativa imprenditoriale, che potrebbe servire al giovane per diventare imprenditore di se stesso, ma al meglio - voglio pensarla guardando avanti - di dare nuova linfa vitale ed un reale contributo alla risoluzione della crisi economica che stiamo vivendo.
Si chiede, quindi, al Governo quali siano le iniziative intraprese e quali intenda intraprendere su questo argomento.
PRESIDENTE. Il Ministro della gioventù, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.
GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Polidori per la questione che pone e che è di rilevante importanza, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando. Pag. 16
La questione che lei pone, onorevole Polidori, rientra in una serie di iniziative che come Ministero della gioventù abbiamo inserito in uno dei quattro ambiti di intervento dell'attività del Ministero. Lo abbiamo definito «diritto al futuro» inserendo al suo interno i temi legati all'accesso al mondo del lavoro, al sostegno alla cultura di impresa, all'accesso al credito, al sostegno delle giovani coppie e della natalità nonché alla questione abitativa. Si tratta cioè di una serie di iniziative che vogliono combattere la precarietà con la quale complessivamente questa generazione si confronta e si tratta chiaramente di iniziative che noi portiamo avanti prevalentemente di concerto con gli altri Ministeri competenti.
Sappiamo come, soprattutto tra i giovani, vi sia una crescente difficoltà, dopo il periodo di formazione, in tema di inserimento nel mercato del lavoro con tempestività e con contratti stabili e sappiamo come la disoccupazione giovanile in Italia sia tra le più alte d'Europa, a fronte degli impegni che anche la strategia di Lisbona ci impone di portare avanti.
Anche sulla base di queste premesse e di queste brevissime considerazioni, ci siamo posti il problema di come favorire, soprattutto tra le giovani generazioni, un modello di lavoro alternativo al lavoro dipendente, basato prevalentemente sul lavoro autonomo, soprattutto nella media e piccola impresa, che lei sa benissimo rappresentare circa il 95 per cento del tessuto produttivo italiano.
Tra l'altro, recenti indagini condotte nelle università hanno dimostrato che circa il 40 per cento dei laureati e laureandi aspirerebbe a poter avviare una propria attività imprenditoriale ed è un dato che colpisce, se teniamo in considerazione quanti di questi ragazzi effettivamente decidono di tentare questa strada. Chiaramente non credo che ciò dipenda da una mancanza di coraggio o da una mancanza di disponibilità, credo piuttosto che ci sia una consapevolezza circa i limiti che si incontrano nell'avviare una propria impresa. Si tratta di limiti di carattere burocratico, ai quali il Governo ha dato delle risposte semplificando l'iter burocratico necessario all'avvio di una nuova impresa, e di limiti legati alla possibilità per tutti di accedere ai fondi.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Penso alle iniziative di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000, di competenza del Ministro Scajola, ma soprattutto di formazione. Per tale motivo - e concludo - noi come Ministero della gioventù abbiamo stanziato 4 milioni 800 mila euro in un bando destinato ad associazioni no profit composte prevalentemente di studenti universitari che presentino progetti in collaborazione con università pubbliche per favorire la cultura di impresa all'interno dell'università tra i ragazzi di età compresa tra i diciotto e i trent'anni. Occorre cioè far capire e mettere in piedi degli strumenti che possano aiutare questi ragazzi nell'avvio di un'impresa, nella fase di start up ed in tutto ciò che concerne l'autoimpiego.
Pensiamo che questa possa essere una delle tante iniziative da portare avanti, perché chiaramente in un momento di crisi come questo il genio, l'energia e la capacità di questi ragazzi di spendersi può fare la differenza per portarci fuori dalle secche della crisi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. L'onorevole Polidori ha facoltà di replicare.
CATIA POLIDORI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatta della risposta del Ministro in quanto tutte le iniziative prese sono perfettamente in linea con le problematiche che stiamo vivendo in questo momento.
Condivido appieno l'idea che ci ha proposto il Ministro: in questo momento, più che mai, l'occupazione non può essere intesa solo come lavoro subordinato, ma si devono dare gli strumenti ad un giovane affinché possa promuoversi in prima persona per poi trovare eventualmente, anche Pag. 17nell'iniziativa privata o comunque in un'attività imprenditoriale, un'alternativa non solo al lavoro, ma anche ai propri desideri, come ha dimostrato l'indagine di cui ci ha già parlato il Ministro.
Ritengo che, qualunque sia la scelta, compito del Governo sarà proprio quello di liberare e sprigionare questi talenti e fare in modo che possano essere messi ad uso della società. Questo significa che solo i giovani in questo momento potrebbero dare nuove risposte a vecchi problemi; soprattutto teniamo sempre conto che, qualsiasi sia la scelta, la formula vincente sarà sempre quella delle tre «c»: competenze, conoscenze e creatività. Un plauso, quindi, al Governo che li sostiene e sostiene questa creatività anche economicamente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Misure per evitare la riduzione dei posti di docenti in Veneto e nelle altre regioni del Nord e iniziative per garantire il cosiddetto «tempo lungo» - n. 3-00463)
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00463, concernente misure per evitare la riduzione dei posti di docenti in Veneto e nelle altre regioni del nord e iniziative per garantire il cosiddetto «tempo lungo» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, il nuovo assetto organizzativo della scuola, così com'è stato disciplinato dalle leggi n. 133 e n. 169 del 2008, potrebbe determinare, purtroppo, una riduzione del personale docente. In Veneto, in modo particolare, esiste una specificità relativa all'assetto organizzativo, che esiste quasi solo in quella regione e forse anche nella fascia pedemontana della Lombardia, però è tipico appunto del Veneto. Si parla del cosiddetto tempo lungo, che prevede dalle 33 alle 37-38 ore.
Chiaramente, se ci fossero dei tagli dell'organico dei docenti, si arriverebbe ad una perdita di 5 mila docenti, scendendo quindi ad un organico di 47 mila unità; se così fosse, verrebbe azzerato questo sistema scolastico, che negli ultimi vent'anni ha fatto tanto bene alla realtà sociale del Veneto. Infatti, in questo modo si sono risolti i problemi relativi all'assistenza ai bambini, alla questione economica e così via.
Chiediamo, pertanto, che cosa il Governo intenda fare e quali misure intenda adottare per evitare la riduzione dei citati 5 mila posti - io non credo che sia così, però vorrei proprio la parola del Governo - e quali criteri correttivi intenda adottare per garantire il mantenimento del tempo lungo.
RENATO CAMBURSANO. È ridicola questa domanda!
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, occorre prima di tutto premettere, onorevole Goisis, che da alcuni anni tutte le leggi finanziarie varate da tutti i Governi nelle scorse legislature hanno sempre previsto la riduzione delle dotazioni organiche del personale della scuola. Questo Governo, invece, ha cercato di corrispondere con una politica diversa alla generalizzata riduzione degli organici disposta dai passati Governi.
In particolare, per quanto riguarda la regione Veneto, è stato sempre possibile assicurare in larga parte il cosiddetto tempo lungo, che, come lei ha ricordato, si distingue dal tempo pieno che, invece, è stato confermato nella stessa quantità assicurata per il corrente anno scolastico.
In ordine al personale docente per l'anno 2009-2010 e alla sua ripartizione a livello regionale, esso è determinato, come per gli anni passati, facendo riferimento a una serie di dati ed elementi quali la consistenza della popolazione scolastica, i tassi di ripetenza e di abbandono, la Pag. 18configurazione geografica dei territori interessati e le condizioni socio-economiche di disagio dei diversi contesti.
Detti criteri, naturalmente, valgono per tutte le regioni a livello nazionale, non solo per la regione Veneto.
Per l'anno scolastico 2009-2010, in particolare, la consistenza delle dotazioni organiche a livello nazionale è stata definita in attuazione della legge n. 133 del 2008 di conversione del decreto-legge n. 112, che ha previsto una serie organica di interventi volti ad assicurare un corretto punto di rapporto fra docenti ed alunni nell'arco di un triennio a partire da quest'anno.
I dati delle riduzioni apportate all'organico di diritto del personale docente della regione Veneto, alle quali lei ha fatto riferimento, non corrispondono comunque a quelli contenuti nello schema di decreto interministeriale predisposto. In particolare, per la regione Veneto la riduzione non è di 5 mila docenti, come lei richiama, ma complessivamente di poco più di 2 mila docenti e si è tenuto conto, inoltre, delle esigenze locali legate alla presenza del tempo lungo che, come dicevamo, è diverso dal tempo pieno.
Per quanto concerne la scuola primaria sono state confermate le quantità di posti e delle classi a tempo pieno funzionanti nell'anno precedente e per le classi primarie le risorse di organico sono assegnate in ragione delle 27 ore settimanali per classe, alle quali vanno poi aggiunte le ore destinate all'insegnamento della lingua inglese e della religione cattolica.
Per concludere, quindi, le classi con orario normale, successive alla prima, continuano a funzionare dall'anno scolastico 2009-2010 e fino alla conclusione del ciclo quinquennale secondo i modelli di orario già in atto. Sarà successivamente compito dell'istituzione scolastica, una volta ricevute le risorse in organico, articolare il tempo scuola secondo criteri e soluzioni più idonei al migliore impiego delle risorse, naturalmente in base alle diverse esigenze dei vari istituti.
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, signor Ministro, devo dire che anch'io avevo parlato in questi termini nei vari incontri che avevo svolto nelle diverse scuole e nei diversi paesi, perché in base alla lettura del decreto e alle rassicurazioni che avevo ottenuto da parte sia del Ministro sia del Ministero, mi era stato garantito che il tempo lungo, che è una caratteristica del Veneto, sarebbe stato conservato.
Ci siamo accinti a presentare questa interrogazione a risposta immediata perché, purtroppo, in Veneto, e in particolare in provincia di Padova (dove io abito e che rappresento), si era creata una rivoluzione dettata dal timore suscitato sia - vorrei dire quasi ad arte - dai sindacati, sia forse anche da tanti dirigenti scolastici che fomentavano queste paure. Mi fa piacere che lei mi abbia rassicurato sull'argomento, perché potrò tornare in Veneto a testa alta e senza il timore di dover scappare da questa regione, come sarebbe accaduto se non fosse stata assicurata la realtà del cosiddetto tempo lungo.
Il Veneto, infatti, già ha dato tanto: il cosiddetto Veneto virtuoso che noi rappresentiamo, virtuoso nel lavoro, nell'imprenditoria, nel pagamento delle tasse, nel rispetto del Patto di stabilità non avrebbe meritato una situazione di questo tipo, vale a dire il venir meno di questa organizzazione scolastica che, oltre allo sviluppo economico, fornisce anche una garanzia di carattere sociale, perché i nostri bambini possono frequentare a pieno diritto la scuola, possono rimanere custoditi, possono avere un insegnamento di qualità che il nostro Veneto merita. Quindi, mi dichiaro soddisfatta e rimango in attesa di vedere attuato quanto finora detto e assicurato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Iniziative per favorire il rilancio della produzione dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco e intendimenti del Governo circa l'ipotesi di raddoppiare il periodo di cassa integrazione guadagni - n. 3-00464)
PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di illustrare la sua Pag. 19interrogazione n. 3-00464, concernente iniziative per favorire il rilancio della produzione dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco e intendimenti del Governo circa l'ipotesi di raddoppiare il periodo di cassa integrazione guadagni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, come avrà notato, noi partiamo dallo stabilimento di Pomigliano d'Arco, ma intendiamo sottoporre al Governo una vicenda più complessiva che riguarda sicuramente la Fiat di Pomigliano d'Arco, ma altresì l'Atitech di Capodichino, l'IBM-Selfin di Marcianise, la Tirrenia, ossia le aziende in crisi che nel napoletano, permanendo questa situazione di grave difficoltà economica, finiscono con il diventare una polveriera.
Nell'interrogazione usiamo un termine pesante, infatti definiamo la situazione «esplosiva» sotto l'aspetto sociale. Non riusciamo a capire, infatti, i ritardi con cui il Governo interviene e soprattutto con cui il Governo prende coscienza di questa realtà. È soltanto di ieri l'affermazione del Presidente Berlusconi relativa ad una realtà che, invece, è sotto gli occhi di tutti gli italiani, ovvero le difficoltà in cui versa il nostro Paese.
Ci attendiamo, signor Ministro, risposte abbastanza chiare e puntuali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Aniello Formisano, partirò proprio, come lei ha detto, da alcune considerazioni di carattere generale sulle risposte che il Governo sta dando alla grave crisi economica del nostro Paese, che incide su diversi settori industriali, e poi verrò specificamente alla situazione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco, richiamato soprattutto nella sua interrogazione.
È all'attenzione della Camera, come è noto a lei e agli altri onorevoli presenti, il decreto-legge n. 5 varato ad inizio anno, che va proprio nel senso di rafforzare gli interventi e gli obiettivi del Governo per favorire la ripresa economica e per dare incentivi ad alcuni settori in crisi. Tra questi naturalmente vi è un settore che il Governo ritiene essere assolutamente strategico per la nostra economia, ovvero quello automobilistico che - lo ricordo - incide per oltre l'11 per cento del prodotto interno lordo con un fatturato pari a 165 miliardi di euro e con oltre 400 mila addetti. Con questo decreto-legge all'attenzione proprio della Camera in queste ore noi siamo convinti che con il contributo di tutte le forze politiche (che si è già registrato in Commissione) si possa iniziare a dare una risposta adeguata ed intelligente alla crisi in atto e aiutare i settori industriali strategici e coinvolti.
Per quanto riguarda, in particolare, lo stabilimento di Pomigliano d'Arco della FIAT è noto che esso rappresenta una rilevante realtà produttiva ed occupazionale. Esso occupa circa 5 mila persone, produce diversi modelli (tra cui l'Alfa 147, la 159, la GT) e da qualche mese peraltro è stata impostata anche la produzione della FIAT Bravo. L'impianto, i cui livelli di produzione e qualità risultavano essere inferiori alla media del gruppo FIAT, è stato oggetto anche per questo nel 2008 di un profondo piano di ristrutturazione e di rilancio al fine di poterne recuperare appieno la capacità competitiva.
Il gruppo FIAT ha comunicato che il citato piano ha previsto la sospensione dell'attività produttiva per circa due mesi proprio per procedere ad una completa riorganizzazione dei processi e di realizzare contestualmente un significativo progetto di formazione per tutti i dipendenti. L'intera operazione, condotta senza il ricorso alla cassa integrazione (e quindi non ha comportato oneri per lo Stato) risulta aver comportato per la società FIAT un impegno economico pari a 110 milioni di euro. L'attuale produzione però riguarda modelli che per il livello di allestimento e motorizzazione non rientrano tra le categorie Pag. 20di emissione che beneficiano o possono beneficiare degli incentivi governativi.
Per tale motivo, detto stabilimento è oggi costretto a ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria e la regione Campania ha previsto un'integrazione al reddito dei dipendenti in cassa integrazione a fronte dell'avvio dei corsi di formazione per i quali l'azienda ha dato la disponibilità ad un supporto di tipo logistico.
È ancora da precisare che secondo la FIAT il piano ipotizzabile per il futuro prevede, in luogo di tre diverse piattaforme, la locazione di un'unica piattaforma da cui deriveranno più modelli che potrebbero avere anche versioni ecologiche.
Il Ministero dello sviluppo economico e l'intero Governo stanno seguendo comunque la situazione dell'azienda FIAT e in particolare quella dello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Assicuro che sarà fatto tutto quanto di competenza del nostro Governo per evitare impatti sui livelli occupazionali in quella zona.
PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di replicare.
ANIELLO FORMISANO. Signor Ministro, non ci siamo. Mentre discutiamo di queste cose l'azienda comunica altre tre settimane di cassa integrazione inaudita altera parte e la comunicazione è di mezz'ora fa.
Su Pomigliano d'Arco deve intervenire direttamente la Presidenza del Consiglio dei ministri e non altri Ministri: questa è la soluzione. Questo significherebbe aver preso coscienza di una realtà sulla quale mi pare che la Chiesa sia più avanti del mondo politico. Ieri per la prima volta il nostro Presidente del Consiglio ha avuto il coraggio di dire quello che tutti sappiamo. Tuttavia, sempre ieri, probabilmente la conferenza episcopale, anticipando noi classe politica e quindi i gruppi dirigenti di questa nazione, ha messo in campo un piano contro le povertà, cosa che negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Francia i Ministri di quelle nazioni hanno già fatto.
Qui da noi occorre un piano contro la povertà. Soltanto in questo modo, con una presa di coscienza collettiva della nazione, probabilmente si potranno invocare anche provvedimenti assunti in consonanza. Infatti, le altre nazioni, su queste questioni, sono riuscite a determinare una situazione di comprensione delle ragioni reciproche.
Signor Ministro, credo che la povertà non abbia colore politico. Se ci intendiamo su questo, probabilmente, vi sarà qualche modifica di impostazione dell'azione di Governo dal punto di vista culturale, a cominciare - lo ribadiamo - proprio da Pomigliano d'Arco, dove, piuttosto che intavolare una miriade infinita di riunioni su tavoli tecnici di altri Ministri, il Presidente del Consiglio dei ministri dovrebbe assumere su di sé la direzione di quella vicenda e la volontà di formulare proposte alle aziende e alle maestranze. Credo che in questo modo, con questa presa di conoscenza, probabilmente riusciremo a creare un clima di coesione culturale rispetto ad un imprevisto (per la verità, non tanto imprevisto, ma che finisce per esser tale), nei confronti del quale altri Paesi, meglio e prima di noi, si sono attrezzati con un piano per la povertà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Sussistenza dei presupposti per lo svolgimento della manifestazione di Forza Nuova prevista per il 5 aprile 2009 a Milano - n. 3-00465)
PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fiano n. 3-00465, concernente sussistenza dei presupposti per lo svolgimento della manifestazione di Forza Nuova prevista per il 5 aprile 2009 a Milano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, onorevole Ministro, il partito di estrema destra Forza Nuova ha indetto per il 5 aprile a Milano una manifestazione, alla quale prenderanno parte esponenti dell'estremismo nazi-fascista Pag. 21e neofascista olandese, francese e inglese. Hanno scritto sui loro siti Internet: «le spranghe non ci fermeranno». Si preannunciano, dunque, violenze. Il presidente della provincia, Filippo Penati, ha chiesto la convocazione del comitato milanese per l'ordine e la sicurezza, per fermare probabili violenze e scontri di piazza. I partecipanti, infatti, sono adusi allo scontro di piazza, sono dichiarati razzisti, neonazisti, antisemiti e xenofobi. Pochi giorni prima del 25 aprile, Milano, città medaglia d'oro della Resistenza, non merita di essere trasformata nella capitale del neonazismo europeo. Chiediamo al Governo se intenda verificare se esistano i presupposti per impedire lo svolgimento di questo raduno.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Quartiani, l'interrogazione del suo gruppo, che ha come primo firmatario l'onorevole Fiano, riguarda appunto il convegno che si terrà il prossimo 5 aprile a Milano, organizzato dalla federazione provinciale del movimento politico Forza Nuova, che avrà come tema: «la nostra Europa, popoli e tradizioni contro banche ed usura». A questo convegno, è prevista la partecipazione del segretario nazionale del movimento, Roberto Fiore, e di esponenti internazionali di formazioni politiche similari, come richiamato dalla vostra interrogazione. La manifestazione, come è evidente, rientra nelle attività di propaganda, in vista delle prossime elezioni politiche europee. Pertanto, per la medesima non è previsto alcun tipo di preavviso alle autorità, ai sensi della vigente normativa del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Comunque, l'iniziativa, per la quale è previsto un afflusso di circa duecento persone, prevalentemente italiane, è stata programmata presso il palazzo delle Stelline a Milano, gestito dalla Fondazione Stelline, che peraltro - questa è una notizia che do - ha revocato la disponibilità all'uso dell'immobile. Al momento, quindi, non si conosce l'ubicazione della struttura che eventualmente potrebbe ospitare il convegno. In contrapposizione, però, alcuni esponenti dei movimenti di sinistra hanno richiesto di poter svolgere un concomitante presidio in piazza della Scala, richiesta formalizzata al comune di Milano, che deve esprimersi, trattandosi di luogo evidentemente pubblico. Sembra, comunque, che il comune di Milano abbia in programma una concomitante manifestazione culturale nella stessa piazza della Scala. Anche realtà anarchiche ed antagoniste della città, tramite la rete Internet e propri comunicati, hanno preannunciato iniziative di contestazione al raduno politico annunciato da Forza Nuova. In considerazione, quindi, del dibattito politico che si è creato in seguito all'annuncio dell'evento e delle ricadute che l'iniziativa potrebbe avere sull'ordine pubblico, si è tenuto questa mattina il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato, come lei ricordava, anche in seguito alla richiesta del presidente della provincia di Milano. Nel corso della riunione, si è provveduto a sensibilizzare l'attività delle forze di polizia per la tutela dell'ordine pubblico in occasione della manifestazione, che presumibilmente, a questo punto, si svolgerà in luogo privato e, comunque, non necessiterà di alcun preavviso.
Assicuro, comunque, che il Ministero dell'interno, e personalmente il Ministro Maroni, che ho contattato, segue con la dovuta attenzione la vicenda e, naturalmente, anche l'attività delle formazioni di natura più estrema, tutte, anche attraverso il controllo dei siti Internet e dei relativi blog.
PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani ha facoltà di replicare.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'evoluzione delle condizioni dell'ambiente dentro il quale si era preannunciata la manifestazione degli estremisti di destra di Forza Nuova e degli estremisti neonazisti europei è una condizione Pag. 22che sicuramente valuto con positività, così come il fatto che il Governo dimostri attenzione e monitorerà fino in fondo, anche attraverso le prefetture e la questura, l'evoluzione della situazione.
Signor Ministro, signor Presidente, è chiaro che, quando si annuncia violenza, la violenza rischia di chiamare violenza. Vorrei dire al Presidente e al signor Ministro che non bisogna dimenticare che già tre anni fa, a Milano, una manifestazione di Forza Nuova comportò e indusse scontri di piazza. È del tutto evidente che bisogna fare di tutto per impedire che, anche in modo privato, 200 estremisti europei trasformino la città di Milano in una capitale europea della violenza neonazista, che chiama violenze estremiste anche di altra natura.
Il Partito Democratico è contro ogni violenza; è la forza politica che indica la possibilità di impedire che nella città di Milano, nei prossimi giorni, accada quello che può essere paventato da ciò che viene annunciato. Quando, infatti, una forza estremista convoca 200 personaggi ben noti alle questure e alle polizie di tutta Europa, che non sono turisti o politici di passaggio, ma sono organizzatori delle violenze di piazza, è del tutto evidente che bisogna evitare e prevenire con tutti i mezzi che Milano si trasformi in una piazza dello scontro e della violenza e che diventi la capitale europea del neonazismo il 5 di aprile, a pochi giorni dai festeggiamenti dell'anniversario della Resistenza e della liberazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Dati relativi allo stanziamento di risorse alla voce «ordine pubblico e sicurezza» del bilancio del Ministero dell'interno - n. 3-00466)
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00466, concernente dati relativi allo stanziamento di risorse alla voce «ordine pubblico e sicurezza» del bilancio del Ministero dell'interno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che siamo tutti d'accordo nell'affermare che la sicurezza oggi sia il vero problema degli italiani. Avevamo già denunciato, nel luglio dell'anno scorso, che i tagli lineari al bilancio operati dal Ministro Tremonti avrebbero causato seri danni, in particolare al Ministero dell'interno, che deve assicurare la sicurezza dei nostri cittadini tramite le forze di polizia e i carabinieri. Purtroppo, quella nostra previsione si è avverata. Cito solo alcuni dati: nel 2009, 5 mila persone, fra carabinieri e forze di polizia, andranno in pensione e solo 2.500 di questi verranno sostituiti. Il taglio di risorse operato al Ministero dell'interno, proprio per le funzioni di ordine pubblico, comporta un decremento nell'anno di 200 milioni di euro.
Interroghiamo il Governo per fare chiarezza su questo aspetto, per sapere il vero stato dei conti del Ministero dell'interno e cosa si intenda fare per rafforzare la sicurezza nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, nell'interrogazione dell'onorevole Vietti si fa riferimento e anche cenni ad alcuni episodi specifici, ai quali l'onorevole Galletti non ha fatto riferimento nella sua illustrazione; per completezza, comunque, dopo li richiamerò brevemente.
Per quanto riguarda gli aspetti più generali, i contributi che il Governo ha dato e gli stanziamenti a favore delle forze dell'ordine, sono costretto, onorevole Galletti, in base alle cifre fatte, a doverla smentire da una parte e rassicurare dall'altra.
Il Governo, infatti, ha invertito un trend costante di questi ultimi anni che ha visto una progressiva contrazione delle risorse registrate a favore delle Forze dell'ordine e complessivamente del comparto sicurezza.
In particolare, nel 2009 non solo la dotazione finanziaria per le Forze dell'ordine Pag. 23non ha subito ulteriori tagli, ma rispetto al 2008 ha visto assicurare invece un significativo aumento. In particolare, la dotazione finanziaria iniziale del Dipartimento della pubblica sicurezza per il 2009 è pari a circa 7 miliardi 785 milioni di euro, superiore di circa 650 milioni a quella del 2008, con un incremento di quasi il 10 dieci per cento.
Se si fa riferimento invece alle spese correnti utilizzate ad esempio per la manutenzione degli automezzi o per l'acquisto del carburante, si è passati da una dotazione di 6,7 miliardi di euro del 2008 a 7,4 miliardi nel 2009, con un incremento anche in questo caso superiore al 10 per cento, di circa 730 milioni di euro. Inoltre, per potenziare il sistema della sicurezza sul territorio è stato costituito per il 2009 un Fondo speciale aggiuntivo di altri 100 milioni di euro per la sicurezza urbana. Infine, con il decreto-legge recentemente approvato e all'esame di questo ramo del Parlamento, il cosiddetto decreto-legge contro la violenza e in favore delle donne, abbiamo inserito altri 100 milioni di euro aggiuntivi alle spese correnti per le urgenti necessità di tutela e presidio della sicurezza e del soccorso pubblico prese dai proventi dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Tutto ciò, onorevole Galletti, non era mai accaduto in passato; i primi 100 milioni di euro ai quali ho fatto riferimento sono già stati messi immediatamente a disposizione delle Forze dell'ordine.
Per quanto riguarda poi gli episodi che sono stati richiamati, la questura di Firenze ha rappresentato che l'agente in missione in Sardegna per le attività connesse al prossimo G8 ha ricevuto un anticipo pari a circa 3 mila euro, anticipo che è stato reso possibile erogare tenuto conto delle risorse finanziarie allora disponibili presso il fondo scorta della citata struttura contabile. Per l'altro episodio, la questura di Palermo ha evidenziato che l'ammontare del fondo scorta assegnato all'ufficio amministrativo-contabile della questura stessa è determinato sulla base delle esigenze delle missioni ordinarie: può talvolta accadere che missioni straordinarie non trovino disponibilità in anticipo, ma vengano poi saldate in consuntivo.
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di replicare.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che su un tema di questo genere bisognerebbe fare davvero chiarezza. Chi ha un po' di dimestichezza contabile conosce bene la differenza fra inserire le somme nel bilancio o inserirle nelle note preliminari dello stato di previsione: le prime sono certe, le seconde sono del tutto incerte. Il Ministro nella sua relazione fa riferimento, ahimè, alle seconde, che sono più buone intenzioni rispetto invece a quelle davvero quantificate ed approvate dal Parlamento. D'altra parte, che questi dati siano veri lo dimostra lo stesso Ministro nelle sue relazioni conclusive, rispondendo ai due fatti che noi abbiamo citato nella nostra interrogazione (un rappresentante della polizia di Firenze che per partecipare al G8 ha dovuto anticipare i soldi di tasca propria perché non c'erano finanziamenti, e il caso dell'Antimafia di Palermo che deve anticipare i soldi non solo per le trasferte ma anche per le indagini): è chiaro che non c'è solo una mancanza di soldi di cassa, ma c'è una mancanza di soldi di competenza. Invito davvero il Ministero ed il Governo a fare chiarezza su questi dati, e nei prossimi mesi a tenere in considerazione la priorità di stanziare maggiori risorse per le Forze dell'ordine, perché è questo che chiedono i cittadini ed è questa l'emergenza del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
(Iniziative urgenti per la ripartizione dei fondi per le aree sottoutilizzate destinati alla regione Sicilia e alle altre regioni del Sud, con riferimento ai piani attuativi regionali - n. 3-00467)
PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lo Monte n. 3-00467, concernente iniziative urgenti per la ripartizione dei fondi per le Pag. 24aree sottoutilizzate destinati alla regione Sicilia e alle altre regioni del Sud, con riferimento ai piani attuativi regionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, signor Ministro, il CIPE avrebbe dovuto ripartire i Fondi per le aree sottoutilizzate relativi ai piani attuativi regionali per la Sicilia e le altre regioni del sud. Ad oggi sono stati approvati i piani attuativi di quasi tutte le regioni del nord, mentre il sud e la Sicilia in particolare non hanno visto ancora accolto dal Governo il piano di impiego delle risorse dei fondi FAS come determinato dalle regioni meridionali. La regione Sicilia attende dai fondi FAS una somma di oltre 4 miliardi di euro già programmati, e che sono indispensabili per procedere e sostenere lo sviluppo economico, ma questi devono riferirsi al piano attuativo regionale come definito dalla stessa regione Sicilia.
Quindi, signor Ministro, con questa interrogazione a risposta immediata chiediamo se il Governo non intenda procedere immediatamente alla ripartizione dei fondi per le aree sottoutilizzate relativi ai piani attuativi regionali destinati alla regione Sicilia e alle altre regioni del Mezzogiorno.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in merito alla questione sollevata dall'onorevole Lo Monte ed altri del Movimento per l'Autonomia ed illustrata dall'onorevole Commercio voglio innanzitutto chiarire - mi auguro in maniera convincente e definitiva per quanto riguarda il Governo e le aspettative che vi sono nelle regioni, in particolare quelle del Mezzogiorno - che i fondi assegnati alle regioni sono risorse certe e che tali fondi non saranno né potranno essere ridotti o distratti per altri obiettivi.
È vero quanto afferma l'onorevole interrogante, ossia che i programmi attuativi regionali per l'utilizzo dei fondi sbloccati dal CIPE sono stati presentati solo da nove regioni del centro-nord (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, provincia autonoma di Bolzano, Umbria e Valle d'Aosta), ma questo evidentemente non ricade nella responsabilità del Governo che, appena ricevuti questi programmi attuativi regionali, li ha immediatamente consegnati dal Ministro dello sviluppo economico nel corso della riunione del CIPE del 5 marzo 2009 e successivamente sono stati sottoposti, per la relativa e definitiva presa d'atto, nel corso della seduta dello stesso Comitato addirittura il giorno successivo, il 6 marzo.
Per quanto riguarda invece il programma attuativo regionale della regione Sicilia al quale ha fatto riferimento l'onorevole interrogante, esso è stato approvato in via definitiva solo il 24 febbraio dalla stessa regione, è stato consegnato nel corso della stessa riunione preparatoria del CIPE alla quale ho fatto riferimento e sarà oggetto di esame da parte del CIPE nel corso della prossima riunione, secondo quanto già annunciato dal Ministro Scajola nel corso della seduta del 6 marzo scorso.
Peraltro alla data odierna non risulta pervenuto invece, da parte di nessuna altra regione meridionale, altro programma attuativo regionale. Comunque, prima della data del 6 marzo, nello scorso 12 febbraio in particolare, il Governo e le regioni hanno siglato un accordo su tre punti che brevemente richiamo: interventi a sostegno del reddito e alle competenze mediante l'impiego del Fondo sociale europeo; utilizzo del fondo delle aree sottoutilizzate; esclusione dal Patto di stabilità delle spese per investimenti finanziati dall'Unione europea.
A ciò si è giunti a seguito della delibera del CIPE in materia di attuazione del Quadro strategico nazionale 2007-2013 che ha deliberato i criteri e le procedure di riparto del Fondo per le aree sottoutilizzate. Il CIPE, come è noto all'onorevole interrogante, ha provveduto già a ripartire Pag. 25in via definitiva le risorse FAS, e nell'ambito di tale riparto sono state attribuite - ripeto, in via definitiva - le risorse alla regione Sicilia ad essa spettanti in base alla tradizionale chiave di riparto tra le regioni del sud.
Mi sento quindi di poter confermare quanto già detto in questa sede lo scorso 18 febbraio rispondendo ad una interrogazione che prevedeva analoghe preoccupazioni, e cioè che saranno mantenute le disponibilità previste da destinare innanzitutto alle infrastrutture del Mezzogiorno. Mi auguro con questo di poterla avere davvero rassicurata.
PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di replicare.
ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Ministro, proprio in un momento di grave crisi economica è necessario che i piani attuativi regionali che intervengono sui programmi essenziali e strategici per lo sviluppo del Meridione siano velocemente istruiti dai Ministeri competenti e approvati dal CIPE che, una volta esaurito l'iter, dovrebbe solo prendere atto dei piani ricevuti e procedere alla ripartizione dei fondi.
Ma la nostra perplessità nasce dal fatto che, insomma, abbiamo l'impressione che esista una sorta di pretesa da parte del Governo ad occuparsi della programmazione dell'impiego dei fondi strutturali; e se questo è vero, ciò avviene in un momento particolare visto che ci avviamo - e ciò sarebbe anche paradossale - ad una fase politica e parlamentare che procede verso l'approvazione del federalismo fiscale e che ciò rientrerebbe nella competenza diretta ed esclusiva delle regioni. Sono, infatti, signor Ministro, le regioni che predispongono i piani attuativi regionali, che li rendono esecutivi, e che ne rispondono ai cittadini per il loro utilizzo.
Per quanto poi riguarda, nello specifico, la regione Sicilia, i ritardi derivanti dal CIPE non aiutano. Anzi, senza l'approvazione immediata - lo ribadiamo ancora una volta - da parte del CIPE del piano attuativo regionale, la regione Sicilia sarà costretta a prorogare di almeno un mese l'esercizio provvisorio, con tutto ciò che questo comporta; lo riteniamo inammissibile.
Ci dichiariamo, quindi, assolutamente insoddisfatti della sua risposta.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,10.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Galati e Rigoni sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il senatore Candido De Angelis, in sostituzione del senatore Egidio Digilio.
Costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sulle Pag. 26attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha proceduto in data odierna alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, il deputato Gaetano Pecorella; vicepresidenti, i senatori Vincenzo De Luca e Candido De Angelis; segretari, il senatore Gianpiero De Toni e il deputato Pietro Franzoso.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Dovremmo riprendere il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 2187-A, ma in assenza dei relatori delle Commissioni non posso che rammaricarmi per il loro ritardo e sospendere la seduta (Commenti). La prego onorevole...
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Ci vediamo martedì.
PRESIDENTE. Lasci per altri momenti queste facezie.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,20.
La seduta, sospesa alle 16,12, è ripresa alle 16,20.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Riprendiamo, quindi, il seguito della discussione del provvedimento all'ordine del giorno.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei sottoporle alcune questioni che, ovviamente, si riconducono ad una parte di quelle che abbiamo discusso questa mattina e nella precedente convocazione, riguardanti soprattutto problemi di ammissibilità che mi permetto di esporle, richiamando gli articoli 86, 89, e 96-bis, comma 7, del Regolamento.
Dunque non ripropongo la questione principale evidenziata in precedenza da altri colleghi, come il collega Bressa e il collega Giachetti, concernente soprattutto le modalità di procedura, che, in qualche modo, potremmo dire incostituzionali, e le questioni che, dal punto di vista della norma costituzionale, coinvolgono gli effetti del decreto-legge, della questione di fiducia posta sul decreto-legge e delle modalità con le quali il decreto-legge in esame si presenta oggi nella forma nuova di un decreto-legge che contiene un altro decreto-legge con scadenze differite. Su tali questioni abbiamo già avuto modo di intervenire. Le pongo un problema ulteriore, tenendo anche conto del lavoro svolto dalle Commissioni di merito e dalla Commissione bilancio e naturalmente facendo riferimento - ritengo di fare buon riferimento - alla precisa memoria e attenzione che gli uffici prestano sempre a questioni similari a quelle che le sto per porre.
Premetto che su una di tali questioni - in tutto cinque - sulle quali intendo richiamare la sua attenzione, in particolare su quella dell'introduzione del fondo obbligazionisti Alitalia in una parte del testo del maxiemendamento, si apre il problema della mancanza della relazione tecnica di accompagnamento da parte del Governo: ritengo che, da questo punto di vista, prima di procedere ulteriormente nei nostri lavori sia necessario chiarire se si debba o no disporre di tale relazione, dal momento che parliamo di qualcosa come 100 milioni di euro.
Sulle altre questioni, tuttavia, vorrei farle presente, signor Presidente, che esiste una prassi consolidata secondo la quale, quando si è di fronte ad un maxiemendamento e soprattutto quando, da parte del Governo, su di esso è posta la questione di fiducia, il testo è normalmente sottoposto alla preventiva valutazione delle Commissioni.
Sto parlando, quindi, non soltanto di una questione che riguarda la procedura Pag. 27di ammissibilità, ma sto riferendomi al fatto che, se il testo dovesse contenere parti che non sono state precedentemente esaminate e discusse e che, seppur possano non essere parti importanti, non siano state presentate attraverso la forma di emendamenti o subemendamenti nelle Commissioni di merito nel tempo precedente la presentazione del maxiemendamento, è del tutto evidente che le Commissioni hanno il dovere di riferire e di far sapere che trattasi di parti che preventivamente vanno espunte dal testo in quanto sono parti che innovano il testo medesimo, secondo una procedura, una prassi e una modalità non di interpretazione ma di applicazione del dettato regolamentare, in base al quale nuovi temi e nuove materie non possono essere parte integrante del nuovo testo contenuto nel maxiemendamento.
È quindi del tutto evidente che tali parti dovrebbero essere riconsiderate anche alla luce delle osservazioni delle Commissioni di merito e della Commissione bilancio in modo tale che vengano espunte dal testo prima che, eventualmente, il Governo formalizzi la posizione della questione di fiducia sul testo medesimo.
Per non essere generico, signor Presidente, vorrei riferirmi ai punti che rispondono a questi prerequisiti e alla necessità di ulteriore sottoposizione ad una valutazione di ammissibilità, in quanto credo di non essere lontano dal vero dicendo - e concludo - che non sono stati oggetto, precedentemente, di presentazione di alcun testo nelle Commissioni di merito, i seguenti punti: il fondo degli obbligazionisti, per quanto riguarda il fondo Alitalia, che è contenuto nell'articolo 7-octies; l'introduzione delle reti di impresa, contenuta nell'articolo 3, comma 4-quater, 4-quinquies e 4-sexies; l'introduzione di norme nuove sugli impianti di energia elettrica (articolo 5-bis); il finanziamento della Banca europea per gli investimenti (articolo 6, comma 1-ter); infine, il punto sui lavori socialmente utili (articolo 7-ter, comma 18-quater) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, in ragione delle sue obiezioni, che in qualche modo si riferiscono al fatto che nel maxiemendamento siano ricomprese parti asseritamente nuove e non presentate in Commissione o non strettamente attinenti all'oggetto del decreto-legge, è noto che per l'ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti-legge valgono sia il criterio della previa presentazione, di regola in Commissione, sia quello della stretta attinenza alla materia del decreto-legge. Ho già ricordato stamani criteri più flessibili adottati in Commissione, in considerazione del carattere evidentemente intersettoriale del provvedimento e della comune finalità del sostegno a settori produttivi in crisi, cui la Presidenza si è conformata in sede di valutazione di ammissibilità degli emendamenti in Assemblea.
Nel merito, osservo che le nuove disposizioni introdotte dall'emendamento governativo e dichiarate ammissibili dalla Presidenza, per un verso, sono accomunate dalla finalità di sostenere o tutelare alcuni settori produttivi e, per altro verso, intervengono su materie già disciplinate nel decreto-legge, a seguito dell'esame in sede referente.
In particolare, all'articolo 3, le disposizioni di cui ai commi 4-quater, 4-quinquies e 4-sexies, recanti disposizioni in materia di reti di impresa, appaiono funzionalmente connesse all'applicazione del regime fiscale per i distretti e le reti di impresa di cui al medesimo articolo 3 e, in ogni caso, le ricordo che tali disposizioni risultano sostanzialmente analoghe all'articolo aggiuntivo 3.015 dell'onorevole Froner, dichiarato ammissibile nel corso dell'esame in sede referente.
Quanto all'articolo 5-bis, che reca norme per la riconversione degli impianti di energia elettrica alimentati ad olio combustibile, aventi un diretto impatto positivo ai fini del potenziamento e dell'infrastrutturazione produttiva del Paese, tale disposizione risulta analoga a quella già prevista dall'articolo 7, comma 3-bis del testo del decreto-legge risultante al seguito dell'esame in sede referente. Pag. 28
Quanto poi al comma 1-quinquies dell'articolo 6, che interviene in materia di finanziamento da parte della Banca europea per gli investimenti di soggetti beneficiari di contributi pubblici pluriennali, esso appare pienamente congruo rispetto ad una delle principali finalità del provvedimento, consistenti nell'incrementare la disponibilità di credito a favore delle imprese.
Il comma 18-quater dell'articolo 7-ter, nel recare una norma di interpretazione autentica dell'articolo 41, comma 16-terdecies del decreto-legge 207, in materia di lavoratori socialmente utili, interviene su un istituto che appartiene a pieno titolo alla materia degli ammortizzatori sociali, ampiamente disciplinata dall'articolo 7-ter del testo del decreto-legge licenziato dalle Commissioni.
Infine, per quanto riguarda l'articolo 7-octies, recante l'istituzione di un fondo per tutelare i possessori di obbligazioni Alitalia e relative disposizioni attuative, osservo che il testo del decreto-legge, risultante a seguito dell'esame in sede referente, già contiene all'articolo 7-quinquies, comma 7, disposizioni inerenti il finanziamento del fondo in favore di risparmiatori vittime di frodi finanziarie.
Per quanto riguarda la relazione tecnica è stata presentata ed è stata valutata dalla Commissione bilancio, che ha espresso al riguardo le sue valutazioni nel parere (parere che è stato distribuito e che le è noto).
Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, nel testo dichiarato ammissibile (Vedi l'allegato A - A.C. 2187-A).
Tale parere, che è distribuzione, reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, con la quale si chiede di sopprimere il comma 4 dell'articolo 8-quater.
Chiedo al rappresentante del Governo come intenda dar seguito a tale parere.
(Posizione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2187-A)
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, con l'occasione, vorrei rispondere anche all'invito che lei aveva rivolto questa mattina al Governo, con riferimento al titolo del disegno di legge di conversione del decreto-legge in oggetto.
Il Governo ritiene di doversi adeguare alla condizione posta dalla Commissione bilancio, che ringrazio, signor Presidente, non formalmente, per l'attenzione che ha posto alla materia, durante tutto l'iter del complesso dei due provvedimenti, e per il contributo che ha dato.
Pertanto, la prima modificazione che inseriamo nel testo dell'emendamento, già presentato, è che all'articolo 8-quater sia soppresso il comma 4, come prevede la condizione posta dalla Commissione bilancio.
Inoltre, signor Presidente, ringraziando anche lei per il lavoro svolto, durante queste complesse vicende, con grande equilibrio, il titolo del disegno di legge è sostituito dal seguente: «Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, nonché disposizioni in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario» (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, approfittando della parola che mi ha dato, a nome del Governo, e a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 2187-A di conversione del decreto-legge 10 febbraio 2009 n. 5, che è in distribuzione.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
Pag. 29PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, esprimiamo grande soddisfazione per le parole del Ministro. Ieri avevamo immaginato che il Governo avesse un sussulto di legalità, sia nei confronti del Parlamento, che nei confronti dei temi che avevamo in trattazione, che immaginasse di riportare ad un diverso comportamento di legalità anche la questione delle cosiddette quote latte e che, quindi, predisponesse un disegno di legge per affrontare quel tema in modo diverso.
Ieri, avevamo fatto un riferimento preciso a Pietro Calamandrei, che, più volte, aveva ricordato - in particolare in un suo intervento del gennaio del 1940, che è stato pubblicato recentemente perché era inedito - che la legge non è mai fatta per un solo caso, ma per tutti i casi simili e che è dato a tutti noi di sentire, nella sorte altrui, la nostra stessa sorte, indipendentemente dalla bontà del suo contenuto, anche quando il contenuto della legge non ci piace.
Quindi, magari, la legge che era in vigore non piaceva, tuttavia vi era l'obbligo di rispettarla da parte di tutti. Certamente, non c'è niente di peggio che immaginare che coloro che non l'hanno rispettata, ottengano più vantaggi di coloro che, invece, si sono a quella legge adeguati.
Quindi, immaginavamo di tornare ad essere un Paese normale, nel quale la Costituzione fosse rispettata, ed invece - lo dico con soddisfazione per quanto ci riguarda - penso che, da domani, molti elettori in più rispetto a ieri comprenderanno cosa siano realmente questo Governo e questa maggioranza che lo appoggia. Un Governo ed un Presidente del Consiglio che, come hanno detto, vogliono un pochino «fascistizzare» questo nostro Paese - perché questo è ciò che sta avvenendo - con una progressiva eliminazione di tutto ciò che dà fastidio, a partire da questo Parlamento.
Per l'ennesima volta siamo di fronte ad una situazione che viene risolta impedendo al Parlamento di discutere di temi importanti semplicemente per far trionfare, ancora una volta, un principio che è quello della giungla, quello del far west dove il più forte vince e i più deboli devono sopportare tutto il possibile e devono pagare per i forti.
Questo è un principio al quale noi non ci adatteremo. Riprenderemo la nostra dura battaglia anche contro questo provvedimento - certamente posso dirlo per il mio gruppo, non so se valga anche per il resto dell'opposizione - affinché sia chiaro a tutto il Paese che di questo passo ci dirigiamo verso una dittatura che inizialmente chiamavamo «dolce» e che adesso non è più tale, ma è una vera e propria dittatura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, prendiamo atto - non dico con sorpresa, perché ormai il Governo non ci sorprende più, ma con un forte senso di ironia - delle argomentazioni utilizzate dal Ministro Vito.
Abbiamo apprezzato come egli abbia accolto le nostre osservazioni e i nostri rilievi sul piano costituzionale quando lamentavamo il fatto che stiamo passando da un abuso di decretazione ad una nuova dimensione paracostituzionale per la quale non avremo più troppi decreti-legge, ma da ora in poi avremo «convogli» di decreti-legge, «carovane» di decreti-legge che caricheranno progressivamente un provvedimento sull'altro.
La risposta che il Ministro ci ha fornito è sicuramente molto soddisfacente sul piano costituzionale, come lo è anche la risposta che egli ha fornito quando ha accolto un suo invito, signor Presidente, e ha modificato la titolazione del decreto-legge, provvedendo ad una sorta di omogeneizzazione della materia, anzi - trattandosi di latte - potremmo parlare di una «pastorizzazione» della materia.
Vedremo se la Corte costituzionale sarà d'accordo nel considerare rilevante questa Pag. 30operazione che il Governo ha compiuto. Sappia, infatti, il Governo che la Corte costituzionale verrà chiamata a pronunciarsi su questa «schifezza» e posso anche anticiparvi - non perché io abbia poteri divinatori, ma perché ho una conoscenza elementare di cosa sia la nostra Costituzione - che avrete delle sorprese amarissime, perché la Costituzione non può essere calpestata scientificamente come voi, da un certo periodo a questa parte, state facendo.
Il clima si è rotto, credo che questa volta si sia rotto definitivamente: in quest'Aula l'atteggiamento della nostra opposizione sarà molto più duro e non so nemmeno se riuscirete ad immaginare quanto duro potrà essere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, accanto alle considerazioni politiche che sono state svolte - che, al di là dell'enfasi che è stata usata, non abbiamo difficoltà a riconoscere anche come nostre in alcuni passaggi sostanziali - vorrei soffermarmi un momento sulle questioni di carattere tecnico circa l'ammissibilità del maxiemendamento.
Non discuto, signor Presidente, dei caratteri dell'omogeneità, della necessità ed urgenza e degli altri caratteri che conformano questo maxiemendamento alle esigenze dell'articolo 77 della Costituzione che lei questa mattina molto puntualmente ha ricordato, seguendo anche una prassi parlamentare. Non posso, però, non sottoporre alla sua attenzione uno degli elementi caratterizzanti questa materia così come disciplinata dall'articolo 77, specificatamente al terzo comma.
La questione è la seguente: il decreto-legge n. 4 scade il 6 aprile e il decreto legge n. 5 scade l'11 aprile. Molte norme del decreto-legge n. 4 sono state richiamate ed inglobate nel n. 5.
Le pongo una domanda: se le norme di un decreto-legge perdono efficacia sin dall'inizio se non sono convertite in legge alla scadenza del sessantesimo giorno, come prescrive l'articolo 77, terzo comma, della Costituzione, lei si rende ben conto come queste norme (che vengono riprese nel decreto-legge n. 5 e che pertanto, pur dovendo scadere il 6 aprile, in realtà scadono l'11 aprile perché inglobate nel decreto-legge n. 5) abbiano un'efficacia ultronea rispetto ai termini previsti dal comma summenzionato della Costituzione.
La prassi parlamentare non può eludere un dettato così specifico del testo costituzionale. Questa mattina la sua attenzione su questo punto specifico devo dire che è un po' sfumata e, ancorché nei precedenti da lei richiamati come prassi parlamentare fosse inclusa una fattispecie riguardante questo tema, comunque si tratterebbe di un aggiramento del dettato costituzionale e certamente, in sede di valutazione della materia da parte della Corte costituzionale che sicuramente avrà modo di discutere e valutare, sarà un elemento rilevante per quanto riguarda l'incostituzionalità di questo testo.
Mi permetta, per concludere, di soffermarmi su un altro concetto. Questa sera lei, richiamando il parere della Commissione bilancio e per quanto riguarda il comma 4 dell'articolo 8-quater soppresso (dal momento che si tratta di una soppressione che ha un contenuto virtuoso non abbiamo nulla da eccepire), ha detto anche che c'è stata una relazione tecnica sull'articolo 7-octies.
Le leggo, quindi, la parte premissiva del parere della Commissione che sostanzialmente elude questa relazione tecnica perché dice testualmente «nel presupposto che l'articolo 7-octies, pur in assenza di indicazioni specifiche nella relazione tecnica, consenta di soddisfare il diritto di cui al comma 3, lettera a) (...)». Se non ci sono relazioni specifiche nella relazione tecnica vuol dire che ciò non è stato proprio preso in considerazione.
Le dico di più: la normativa che lei ben conosce sull'ordinamento della contabilità pubblica della nostra Repubblica prevede Pag. 31che le somme, che le quantificazioni di spesa o di entrata, al fine di rispettare il quarto comma dell'articolo 81 della Costituzione...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
AMEDEO CICCANTI. Concludo Presidente. Tale norma prevede che queste somme debbano essere validate o comunque attestate da una relazione tecnica vidimata dalla Ragioneria generale dello Stato.
Su alcune questioni come quella relativa alle obbligazioni dell'Alitalia che vengono acquistate ...
PRESIDENTE. Onorevole la prego di concludere.
AMEDEO CICCANTI. Concludo Presidente. Dei cento milioni per le obbligazioni Alitalia che passano al Ministero e che vengono finanziate con i fondi FAS e con i fondi dormienti, non abbiamo nessuna relazione tecnica e quindi è un dogma, un atto di fede. Lei capisce bene come l'articolo 81, quarto comma, sia stato anche qui eluso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, relativamente alla prima parte del suo intervento mi permetto di far notare che nel maxiemendamento su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, l'articolo 1, comma 2, viene sostituito con il seguente: «Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati, sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del comma 3 dell'articolo 2, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, nonché del decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4». Si tratta della classica norma di salvaguardia.
Quanto alla seconda parte del suo intervento, pur apprezzando quando lei ha detto, nulla toglie a quel che avevo comunicato all'Assemblea, vale a dire che la relazione tecnica è stata consegnata alla Commissione bilancio ed in base a quella relazione tecnica la Commissione bilancio ha espresso il suo parere ai sensi del nostro Regolamento.
GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, lei questa mattina, replicando alle obiezioni dell'onorevole Bressa, ha chiarito come in realtà ci sia una lunga serie di casi da citare in cui un decreto-legge è finito nella pancia di un altro decreto-legge. Quindi, questa catena di decreti-legge in qualche modo non è un fatto eccezionale che il Governo ha voluto compiere in questa circostanza, ma ha dei precedenti anche autorevoli con molti padri e con molti Governi e maggioranze.
Molto brevemente, signor Presidente, vorrei anche rispondere all'altra obiezione che è stata avanzata questa mattina dall'onorevole Bressa e dall'opposizione per quanto riguarda la materia. Se ho ben compreso, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha già chiarito, come lei aveva suggerito questa mattina, che il titolo del disegno di legge subirà una modifica in quanto non si parlerà più di settori industriali in crisi.
Però, senza per questo cimentarmi in una avventurosa descrizione di un'assimilazione tra settori agricoli, settori lattiero-caseari e settori industriali, credo di poter far notare che già oggi nel decreto-legge, come uscito dalla Commissione e come è stato recepito, tra l'altro, dall'emendamento del Governo, vi sono materie che pacificamente sono state accettate come incluse nello stesso e nel maxiemendamento senza alcuna obiezione, ovviamente per la loro rilevanza.
Cito l'articolo 7-ter recante misure urgenti a tutela dell'occupazione. Ovviamente, nessuno può dire che questa sia una materia che riguarda la tutela dei settori in crisi. Voglio anche ricordare che, in prima battuta (in Commissione attività produttive), questo emendamento del Governo era stato addirittura ritenuto inammissibile Pag. 32e poi dopo ovviamente - perché il buonsenso credo non manchi in quest'Aula e nelle nostre Commissioni - si è trovato il modo per ammetterlo.
Voglio anche ricordare che, sempre nel maxiemendamento e nel decreto-legge, c'è un articolo 7-quater che riguarda il Patto di stabilità interno. Anche questo non si può dire che attenga ai settori industriali in crisi, ma tuttavia si tratta di un argomento importante su cui questa Camera ha avuto modo di pronunziarsi con mozioni largamente condivise alcune settimane or sono e che si è ritenuto di recuperare in questo vettore legislativo. Quindi, mi pare che anche questa seconda obiezione, venuta dalla sapienza giuridica dell'onorevole Bressa, possa in qualche modo essere ridimensionata.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ho ascoltato in quest'Aula, a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento, delle parole molto forti.
L'onorevole Borghesi ha parlato di sussulto di legalità e di fascistizzare il Paese, di principio della giunga o principio del far West (immagino volesse dire legge della giungla e legge del far West) e addirittura di dittatura.
L'onorevole Bressa ha parlato di schifezza e di Costituzione calpestata, mentre l'onorevole Ciccanti, in maniera molto più composta, si è espresso con dei rilievi di natura costituzionale ai quali la Presidenza ha avuto modo di rispondere in modo assolutamente esaustivo, e quindi su questo non mi soffermo.
Mi soffermo, invece, sui toni utilizzati e sul merito di questa vicenda.
Già da quasi un anno riflettiamo sulla questione di fiducia e sui rapporti tra Parlamento e Governo. In questo momento c'è un'alterazione dei toni a mio avviso fuori luogo, se non altro per la situazione di crisi economica in cui il Paese e l'Europa si trovano, per il merito delle vicende in questione e per il fatto che forzare la mano proprio su questi temi, sapendo che si tratta di aiuti ai settori produttivi in crisi e di una vicenda che riguarda le quote latte aperta da tempo e che finalmente si avvia a conclusione, a mio avviso è certamente poco opportuno.
Tuttavia, vorrei ricordare a questa Assemblea, come in parte già la Presidenza ha avuto modo di ricordare, i tempi in cui in questo Parlamento il Governo arrivava, poneva maxiemendamenti senza che vi fossero assolutamente relazioni tecniche, in cui si scriveva tutto e il contrario di tutto, in cui non avveniva, come è avvenuto molto spesso, anzi quasi sempre, in quest'Aula, che il Governo ponesse la fiducia sul testo elaborato dalle Commissioni o sul testo approvato dal Senato, come in questo caso per quanto attiene a una parte del decreto-legge che è stato corretto in base alle indicazioni della Commissione bilancio riferite all'articolo 81, comma 4 della Costituzione, ma dove si inserivano una quantità di norme che non avevano molto a che fare con i provvedimenti in esame. A tal proposito ringrazio ancora la Presidenza per aver citato un esempio non troppo lontano nel tempo, del 2007, in cui lo stesso Governo Prodi inseriva in un decreto-legge di proroga termini un altro decreto-legge sugli uffici giudiziari e un'altra norma sulla contrattazione collettiva, quindi chi si scandalizza lo fa sapendo che forse ha pochi elementi per scandalizzarsi. Forse dovremmo scrivere nel nostro Regolamento - mi permetta la battuta, Presidente - che chi è senza peccato scagli la prima pietra da questo punto di vista. Forse un po' più di onestà intellettuale aiuterebbe il dibattito.
Sono convinto che si debba continuare su questa strada, considerato che c'è un confronto in qualche modo già aperto su quali norme regolamentari possano fluidificare meglio il nostro lavoro. Ricordo che il Governo, nella prima parte dell'esame del decreto-legge sulle quote latte, non aveva assolutamente paventato la posizione di alcuna questione di fiducia, che si stava procedendo in una maniera tale Pag. 33per cui non si sarebbe fatto ricorso alla fiducia se non ci fosse stato un iter del provvedimento che metteva a rischio la conversione del decreto-legge stesso.
La Presidenza, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, ha spiegato sin troppo bene quali siano i doveri della Presidenza stessa e del Parlamento in ordine alla conversione dei decreti-legge, poi c'è il confronto politico, ma noi crediamo che, ancora una volta, si debba avere il coraggio di confrontarsi sulle regole. I toni usati in quest'Aula, a mio avviso a sproposito, sono forse anche il frutto di una campagna elettorale che si apre, però, dobbiamo sempre riflettere sul fatto che questi provvedimenti, che a torto o a ragione, nella loro impostazione possono essere condivisi o meno dall'opposizione, rispondono ad un mandato preciso della maggioranza e del Governo, a risposte precise che il Governo ha inteso dare in base alla propria impostazione politica, al proprio programma. Tali provvedimenti rispondono, altresì, all'impostazione concreta in ordine alle esigenze quotidiane che l'Esecutivo ha di fronte in questa crisi per fornire risposte ai cittadini italiani, a un'impresa che ha bisogno di essere rilanciata, a un Paese che chiede al Governo sostegno e che ha bisogno di rimettersi in cammino (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ho ascoltato in quest'Aula, a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Ministro per i rapporti con il Parlamento, delle parole molto forti.
L'onorevole Borghesi ha parlato di sussulto di legalità e di fascistizzare il Paese, di principio della giunga o principio del far West (immagino volesse dire legge della giungla e legge del far West) e addirittura di dittatura.
L'onorevole Bressa ha parlato di schifezza e di Costituzione calpestata, mentre l'onorevole Ciccanti, in maniera molto più composta, si è espresso con dei rilievi di natura costituzionale ai quali la Presidenza ha avuto modo di rispondere in modo assolutamente esaustivo, e quindi su questo non mi soffermo.
Mi soffermo, invece, sui toni utilizzati e sul merito di questa vicenda.
Già da quasi un anno riflettiamo sulla questione di fiducia e sui rapporti tra Parlamento e Governo. In questo momento c'è un'alterazione dei toni a mio avviso fuori luogo, se non altro per la situazione di crisi economica in cui il Paese e l'Europa si trovano, per il merito delle vicende in questione e per il fatto che forzare la mano proprio su questi temi, sapendo che si tratta di aiuti ai settori produttivi in crisi e di una vicenda che riguarda le quote latte aperta da tempo e che finalmente si avvia a conclusione, a mio avviso è certamente poco opportuno.
Tuttavia, vorrei ricordare a questa Assemblea, come in parte già la Presidenza ha avuto modo di ricordare, i tempi in cui in questo Parlamento il Governo arrivava, poneva maxiemendamenti senza che vi fossero assolutamente relazioni tecniche, in cui si scriveva tutto e il contrario di tutto, in cui non avveniva, come è avvenuto molto spesso, anzi quasi sempre, in quest'Aula, che il Governo ponesse la fiducia sul testo elaborato dalle Commissioni o sul testo approvato dal Senato, come in questo caso per quanto attiene a una parte del decreto-legge che è stato corretto in base alle indicazioni della Commissione bilancio riferite all'articolo 81, comma 4 della Costituzione, ma dove si inserivano una quantità di norme che non avevano molto a che fare con i provvedimenti in esame. A tal proposito ringrazio ancora la Presidenza per aver citato un esempio non troppo lontano nel tempo, del 2007, in cui lo stesso Governo Prodi inseriva in un decreto-legge di proroga termini un altro decreto-legge sugli uffici giudiziari e un'altra norma sulla contrattazione collettiva, quindi chi si scandalizza lo fa sapendo che forse ha pochi elementi per scandalizzarsi. Forse dovremmo scrivere nel nostro Regolamento - mi permetta la battuta, Presidente - che chi è senza peccato scagli la prima pietra. Da questo punto di vista, forse un po' più di onestà intellettuale aiuterebbe il dibattito.
Sono convinto che si debba continuare su questa strada, considerato che c'è un confronto in qualche modo già aperto su quali norme regolamentari possano fluidificare meglio il nostro lavoro. Ricordo che il Governo, nella prima parte dell'esame del decreto-legge sulle quote latte, non aveva assolutamente paventato la posizione di alcuna questione di fiducia, che si stava procedendo in una maniera tale Pag. 33per cui non si sarebbe fatto ricorso alla fiducia se non ci fosse stato un iter del provvedimento che metteva a rischio la conversione del decreto-legge stesso.
La Presidenza, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, ha spiegato sin troppo bene quali siano i doveri della Presidenza stessa e del Parlamento in ordine alla conversione dei decreti-legge, poi c'è il confronto politico, ma noi crediamo che, ancora una volta, si debba avere il coraggio di confrontarsi sulle regole. I toni usati in quest'Aula, a mio avviso a sproposito, sono forse anche il frutto di una campagna elettorale che si apre, però, dobbiamo sempre riflettere sul fatto che questi provvedimenti, che a torto o a ragione, nella loro impostazione possono essere condivisi o meno dall'opposizione, rispondono ad un mandato preciso della maggioranza e del Governo, a risposte precise che il Governo ha inteso dare in base alla propria impostazione politica, al proprio programma. Tali provvedimenti rispondono, altresì, all'impostazione concreta in ordine alle esigenze quotidiane che l'Esecutivo ha di fronte in questa crisi per fornire risposte ai cittadini italiani, a un'impresa che ha bisogno di essere rilanciata, a un Paese che chiede al Governo sostegno e che ha bisogno di rimettersi in cammino (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della riformulazione dell'emendamento del Governo, come affermato dal Ministro Vito, accogliendo la condizione che era contenuta nel parere della Commissione bilancio, nonché prende atto della proposta della volontà di modifica del titolo del decreto-legge, dovendo intendersi in tal senso integrato anche l'emendamento Dis. 1.1.
Sull'ordine dei lavori (ore 16,58).
PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta per dare modo alla Conferenza dei presidenti di gruppo di riunirsi immediatamente per organizzare il seguito del dibattito, do la parola all'onorevole Mecacci e prego i colleghi di fermarsi in Aula. Prego, onorevole Mecacci.
MATTEO MECACCI. Signor Presidente, tramite lei vorrei chiedere a quest'Aula di osservare un minuto di silenzio per commemorare le vittime dell'ennesima strage del mare che si è verificata nelle ore scorse al largo delle coste libiche, dove sappiamo che due barconi di profughi che erano diretti nel nostro Paese sono purtroppo affondati e vi sono al momento centinaia di persone disperse.
Si tratta di alcune delle decine di migliaia di persone che dall'Africa subsahariana, dal nord Africa, cercano la via della salvezza dalla miseria, dalla carestia e dalle guerre e tentano di arrivare nel nostro Paese e in Europa. È un fenomeno che purtroppo è in aumento e spero che con questo minuto di silenzio il Parlamento voglia anche riflettere non solo per ricordare queste vittime, ma anche per trovare le soluzioni per porre fine a questo tipo di tragedia.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mecacci. La Presidenza si associa ed invita i colleghi a raccogliersi in un minuto di silenzio (Si leva in piedi e con lui l'intera Assemblea e i membri del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).
Sospendo la seduta, che riprenderà subito dopo la conclusione della Conferenza dei Presidenti di gruppo.
La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 17,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI
PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è testé riunita per definire l'organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia relativa al disegno di legge n. 2187 - Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (da inviare al Senato - scadenza: 12 aprile 2009).
La votazione per appello nominale avrà luogo domani, giovedì 2 aprile, alle 16,35. La seduta, pertanto, inizierà alle 15,15 con Pag. 34le dichiarazioni di voto sulla fiducia. La seduta proseguirà domani ad oltranza, se necessario con prosecuzione notturna, fino ad esaurimento dell'illustrazione degli ordini del giorno presentati ed all'espressione del parere sugli stessi.
Venerdì 3 aprile la Camera non terrà seduta, in concomitanza con la manifestazione politica dell'UdC. I lavori riprenderanno lunedì 6 aprile, in un orario che la Presidenza si riserva di stabilire alla luce del numero degli ordini del giorno che verranno presentati (presumibilmente alle 14), per la votazione degli ordini del giorno e per la votazione finale del provvedimento.
Le dichiarazioni di voto finale inizieranno verosimilmente alle 18, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è stabilito alle ore 11 di domani.
Gli altri argomenti all'ordine del giorno di oggi e degli altri giorni della corrente settimana saranno ovviamente differiti alla prossima, a partire da martedì 7 aprile.
Mercoledì 8 aprile avrà luogo la votazione per l'elezione dei componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria.
Costituzione dell'ufficio di presidenza della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, istituita con deliberazione della Camera del 5 novembre 2008, ha proceduto in data odierna alla costituzione dell'ufficio di presidenza, ai sensi dell'articolo 2, comma 4, della citata deliberazione.
Sono risultati eletti: vicepresidenti, i deputati Giovanni Mario Salvino Burtone e Matteo Brigandì; segretari, i deputati Carmine Santo Patarino e Nunzio Francesco Testa.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 2 aprile 2009, alle 15,15:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (2187-A).
- Relatori: Milanese, per la VI Commissione; Raisi, per la X Commissione.
La seduta termina alle 17,40.