XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 590 di mercoledì 22 febbraio 2012
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI
La seduta comincia alle 9,25.
GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, D'Amico, Della Vedova, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Leo, Lucà, Mecacci, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Picchi e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,26).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 4865-B).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 4865-B)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Lega Nord Padania e Italia dei Valori ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la I Commissione (Affari costituzionali), onorevole Bressa, ha facoltà di svolgere la relazione.
GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, ricordo che il Senato ha approvato una serie di modifiche ed integrazioni al testo del Pag. 2provvedimento in esame dopo l'iter svolto presso la Camera. In particolare, il decreto-legge in esame si compone ora di 46 articoli. Nel corso dell'esame al Senato sono stati introdotti otto nuovi articoli e ne sono stati modificati sedici, prevedendo principalmente l'introduzione di ulteriori disposizioni. Inoltre, sempre al Senato, sono stati aggiunti due commi all'articolo 1 del disegno di legge di conversione che prorogano o differiscono i termini per l'esercizio di deleghe legislative. Nella relazione illustrativa mi soffermerò quindi sulle parti su cui è intervenuto il Senato rispetto al testo definito dalla Camera, seguendo la ripartizione di articoli con il relatore della V Commissione già definita in prima lettura.
L'articolo 1 reca disposizioni in materia di assunzioni e concorsi nella pubblica amministrazione. Il nuovo comma 4-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, ha prorogato al 31 dicembre 2012 l'efficacia delle graduatorie di merito per l'ammissione al tirocinio tecnico-pratico per uno specifico concorso presso l'Agenzia delle entrate. È stato poi soppresso il comma 6 in coordinamento con le modifiche apportate al comma 4.
Le disposizioni del comma 6-bis concernono l'applicazione di specifiche disposizioni a decorrere dal 2013 in materia di limite alle assunzioni per il personale educativo e scolastico degli enti locali, nonché norme in materia di assunzione di personale in materia di polizia locale, nonché - secondo le modifiche apportate al Senato - di lavori socialmente utili coinvolti in specifici percorsi di stabilizzazione già avviati.
Il comma 6-quater, introdotto nel corso dell'esame al Senato, consente al Dipartimento della funzione pubblica, per specifiche esigenze funzionali, di utilizzare temporaneamente i contingenti di personale in servizio alla data di entrata in vigore della legge di conversione del provvedimento in esame fino al 31 dicembre 2015, secondo specifiche modalità.
Il comma 6-quinquies, anch'esso introdotto nel corso dell'esame al Senato, aggiunge tra le finalità del fondo per le esigenze urgenti e indifferibili, interventi inerenti a rapporti convenzionali in essere attivati dagli uffici scolastici provinciali e prorogati ininterrottamente per l'espletamento delle funzioni corrispondenti ai collaboratori scolastici al fine della loro proroga.
L'articolo 2 non è stato modificato. Dopo l'articolo 2 è stato inserito il nuovo articolo 2-bis che prevede che dal 1o luglio 2012, con effetti a partire dalla stagione sportiva 2012-2013, la Fondazione per la mutualità generale negli sport professionistici a squadre svolge necessariamente le funzioni e i compiti ad essa assegnati dalla normativa vigente.
Gli articoli 3, 4, 4-bis e 5 non sono stati modificati nel corso dell'esame presso il Senato. Dell'articolo 6 parlerà il collega Gioacchino Alfano, relatore per la V Commissione (Bilancio).
All'articolo 7 è stato aggiunto un nuovo comma 1-bis che porta da sei a sette mesi il termine, decorrente dalla sua costituzione, entro il quale l'ICE, l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, deve provvedere a riorganizzare i propri uffici, a determinare le modalità di svolgimento dell'attività di promozione fieristica e a concentrare le attività di promozione sui settori strategici e sull'assistenza alle piccole e medie imprese.
Le modifiche apportate dal Senato al comma 1 dell'articolo 8 riguardano talune disposizioni concernenti le normative in materia di rappresentanza militare.
In primo luogo, con la finalità di rendere il sistema della rappresentanza militare più rispondente al principio della rappresentatività del personale militare, si prevede che nell'organismo centrale di rappresentanza militare (COCER) e in quelli intermedi sia assicurata anche la presenza di rappresentanti dei ruoli dei marescialli e degli ispettori, dei sergenti e dei sovrintendenti e del personale graduato e di truppa. La medesima disposizione, introdotta dal Senato, specifica che, nonostante l'allargamento della platea dell'elettorato passivo, resta fermo il numero complessivo dei rappresentanti. Pag. 3
Il testo interviene poi sul comma 3 dell'articolo 1477 del codice dell'ordinamento militare, in base al quale attualmente i militari di carriera eletti negli organi di rappresentanza militare durano in carica quattro anni e sono immediatamente rieleggibili una sola volta. La modifica, inserita dal Senato, è volta a prevedere che i citati militari possano essere rieletti nel limite complessivo di due volte. Ricordo che tale questione era stata richiamata da più parti anche nel corso della discussione alla Camera del provvedimento in prima lettura. Attraverso due modifiche all'articolo 2257 del codice dell'ordinamento militare, quindi, si prevede la proroga, fino al 30 maggio 2012, del mandato dei componenti in carica del Consiglio centrale interforze della rappresentanza militare, nonché dei consigli centrali intermedi e di base dell'Esercito italiano, della Marina militare, dell'Aeronautica militare, dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza, eletti nella categorie del personale militare in servizio permanente e volontario.
Si dispone, inoltre, la conclusione, entro il 15 luglio 2012, dei procedimenti elettorali per il rinnovo dei consigli di rappresentanza. All'articolo 9 sono stati aggiunti nuovi commi, 1-bis e 1-ter, che assegnano 6 milioni di euro nel 2012 per il completamento di talune iniziative previste nel programma triennale della pesca e dell'acquacoltura.
È stato inoltre inserito il nuovo articolo 9-bis che interviene sull'articolo 18 della legge n. 99 del 2009, che ha introdotto specifici interventi a tutela della qualità delle produzione agroalimentari, della pesca e dell'acquacoltura e per il contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari ed ittici.
All'articolo 10 sono stati inseriti nuovi commi che consentono, da una parte, all'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione, di bandire concorsi pubblici necessari per completare la copertura dalla sua pianta organica secondo le procedure già organizzate, e, dall'altra parte - con il nuovo comma 5-ter -, la prosecuzione delle attività di cura, formazione e ricerca sulle malattie ematiche, svolte dalla Fondazione istituto mediterraneo di ematologia (IME), mediante un'autorizzazione di spesa pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015. Il comma 5-quater reca la copertura finanziaria del suddetto finanziamento.
Sono state quindi apportate numerose modifiche all'articolo 11. Il comma 2 reca la proroga al 31 dicembre 2012 del termine per l'adozione del provvedimento relativo al rilascio di concessioni aeroportuali limitatamente alle società di gestione degli aeroporti che, pur avendo subito perdite di esercizio, presentino un piano da cui risultino il riequilibrio economico-finanziario della gestione e il raggiungimento di adeguati indici di solvibilità patrimoniale. Contestualmente, si prevede che entro il medesimo termine si provveda all'individuazione degli aeroporti e dei sistemi aeroportuali di interesse nazionale, di cui all'articolo 698 del codice della navigazione.
Il comma 6, modificato nel corso dell'esame al Senato, differisce al 31 luglio 2012 il termine entro il quale l'Agenzia per le infrastrutture stradali ed autostradali deve subentrare ad ANAS Spa nelle funzioni di concedente per le convenzioni in essere.
Il comma 6-quinquies, introdotto nel corso dell'esame del provvedimento al Senato, reca disposizioni in materia di ammortizzatori sociali. In particolare, si proroga per il 2012 l'agevolazione consistente nell'erogazione di un trattamento economico corrispondente all'80 per cento dell'importo massimo dell'indennità di mobilità a favore dei lavoratori licenziati da enti non commerciali operanti nelle aree individuate ai sensi degli obiettivi 1 e 2 del regolamento CE n. 1260/99 con un organico superiore alle 1.800 unità lavorative nel settore della sanità privata ed in situazione di crisi aziendale in seguito a processi di riconversione e ristrutturazione aziendale.
Allo stesso tempo si proroga ulteriormente al 31 dicembre 2012 il termine per Pag. 4la concessione di agevolazioni in materia di versamento delle somme dovute, a titolo di tributi fiscali e contributi previdenziali, in favore degli enti non commerciali operanti nel settore della sanità privata e in situazione di crisi aziendale aventi una sede operativa nei territori colpiti da calamità naturali situati in Molise, Sicilia e Puglia.
Il comma 6-sexies, introdotto nel corso dell'esame al Senato, dispone la non applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 16, comma 8, del decreto-legge n. 98 del 2011, concernente la nullità dei provvedimenti dichiarati incostituzionali, alle procedure già fatte salve dall'articolo 45, comma 12, del decreto legislativo n. 80 del 1998, in data precedente all'entrata in vigore del medesimo comma 8, successivamente definite con la sottoscrizione di contratti individuali di lavoro che hanno determinato e consolidato effetti giuridici decennali.
In proposito sarebbe opportuno disporre di ulteriori chiarimenti per poter adeguatamente valutare la disposizione introdotta dal Senato.
Il comma 6-septies differisce dal 31 marzo al 31 luglio 2012 il termine fissato dall'articolo 22, comma 9-bis, del decreto-legge n. 201 del 2011 entro il quale dovrà avvenire il trasferimento alla società Fintecna spa di tutte le partecipazioni detenute dall'ANAS spa in società coconcedenti.
Il comma 6-octies proroga al 31 dicembre 2012 il termine fissato al 31 dicembre 2010 dall'articolo 8-duodecies, comma 2-bis, del decreto-legge n. 59 del 2008 per la pubblicazione da parte dell'ANAS del bando di gara per l'affidamento della concessione di costruzione e gestione dell'autostrada del Brennero a condizione che intervenga entro venti giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione in esame un atto di intesa con i Ministeri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture che contenga l'impegno degli enti territoriali interessati a far fronte agli effetti sui saldi di finanza pubblica derivanti dalla proroga.
L'articolo 13 reca una serie di disposizioni volte a prorogare termini in materia ambientale. In particolare, il comma 1-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, proroga al 31 dicembre 2012 il termine per provvedere all'istituzione del Parco nazionale Costa teatina. Il comma 5, lettera d), modificato nel corso dell'esame al Senato, consente alle società provinciali di avvalersi fino al 31 dicembre 2012 di determinate tipologie di soggetti nell'esercizio delle funzioni di accertamento e riscossione della TARSU e della TIA nella regione Campania.
È stata quindi introdotta al Senato una precisazione riguardante la formulazione dell'articolo 13-bis introdotto dalla Camera, recante proroga delle concessioni sul demanio marittimo, lacuale e portuale. Alcune modifiche sono state apportate all'articolo 14, in particolare il comma 2-ter, fermo restando che le graduatorie ad esaurimento di cui all'articolo 1, commi 605, lettera c), e 607, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, restano chiuse, dispone l'inserimento nella graduatoria ad esaurimento di alcune categorie di docenti per i quali è istituita una fascia aggiuntiva. Con decreto ministeriale saranno definiti i termini per l'inserimento a decorrere dall'anno scolastico 2012-2013. In proposito sembra opportuno disporre anche in questo caso di ulteriori chiarimenti in merito agli effetti connessi all'istituzione di una fascia aggiuntiva.
Il nuovo comma 2-quater dell'articolo 14 dispone che i beneficiari delle disposizioni di cui alla legge n. 68 del 1999, disabili nonché orfani o coniugi superstiti dei deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio e categorie equiparate, e delle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 3-bis, del decreto-legge n. 4 del 2006, soggetti con patologie oncologiche, possono far valere annualmente il titolo di riserva nelle graduatorie ad esaurimento per l'insegnamento.
Il comma 2-quinquies dell'articolo 14 riguardante il piano straordinario di chiamata dei professori universitari associati di cui all'articolo 29, comma 9, della legge Pag. 5n. 240 del 2010 dispone in materia di ripartizione delle risorse per il 2012 e 2013, adottando criteri diversi da quelli relativi alla ripartizione delle risorse per il 2011.
Il nuovo comma 3-quinquies dell'articolo 15 proroga le autorizzazioni e l'esercizio di attività di formazione e concessione brevetti per lo svolgimento di attività di salvamento acquatico rilasciate entro il 31 dicembre 2011 fino all'emanazione, entro il 31 dicembre 2012, con decreto ministeriale, del regolamento recante la disciplina dei corsi di formazione per gli addetti al salvamento acquatico. Si prevede che fino allo stesso termine del 31 dicembre 2012 e, comunque, fino alla data di entrata in vigore del regolamento, non possano essere rilasciate nuove autorizzazioni e le relative attività possono essere svolte esclusivamente in base ad autorizzazioni prorogate ai sensi del comma in esame.
I commi 7 e 8 dell'articolo 15, modificati dal Senato, riguardano la materia della prevenzione incendi delle strutture ricettive turistico-alberghiere, prorogando di due anni il termine per la messa a norma da parte di tali strutture. Viene anche prorogato il termine decorso il quale si applicano determinate sanzioni.
Il comma 8-bis reca una proroga al 31 dicembre 2012 delle disposizioni riguardanti attività di infrastrutturazione informatica occorrenti per le connesse attività degli uffici giudiziari della sicurezza.
Gli articoli 17 e 18 non sono stati modificati.
Dopo l'articolo 18 è stato inserito il nuovo articolo 18-bis, volto a precisare che gli organi degli enti previdenziali soppressi possono compiere solo gli adempimenti connessi alla definizione dei bilanci di chiusura e cessano alla data di approvazione dei medesimi e comunque non oltre il 1o aprile 2012.
Degli articoli 19 e 20 parlerà il collega Gioacchino Alfano.
È stata aggiunta una precisazione sull'invarianza degli oneri all'articolo 21, comma 3.
Degli articoli 22, 23, 24, 25 e 26 e 27 parlerà il collega Gioacchino Alfano.
L'articolo 28 non è stato modificato. L'articolo 28-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente alla Camera e modificato successivamente dal Senato, stanzia per l'anno 2012 risorse pari a un milione di euro per l'efficientamento del parco di generatori di energia elettrica prodotta nei rifugi di montagna.
Ampie modifiche sono state apportate all'articolo 29, su cui si soffermerà il collega Gioacchino Alfano.
Per quanto riguarda il nuovo articolo 29-ter, esso proroga al 31 dicembre 2012 l'operatività del commissario straordinario che, avvalendosi degli uffici competenti di AGEA, ha la funzione di assegnare le quote latte di cui all'articolo 8-bis, comma 2, del decreto-legge n. 5 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 33 del 2009, e di definire le relative modalità di applicazione.
L'articolo 29-quater, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, autorizza l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) a prorogare non oltre il 31 dicembre 2012 gli incarichi dirigenziali in scadenza al 31 dicembre 2011, nel limite massimo di tre unità.
Infine, per quanto riguarda il disegno di legge di conversione, all'articolo 1 sono stati inseriti i nuovi commi 2 e 3, che intervengono su termini di deleghe legislative. Ricordo che, come noto, per prassi consolidata alla Camera non è consentito presentare emendamenti volti a prorogare termini di delega legislativa.
Per quanto riguarda le suddette disposizioni introdotte presso l'altro ramo del Parlamento, ricordo che il comma 2 differisce al 30 giugno 2012 il termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 2, comma 1, della legge n. 183 del 4 novembre 2010 in materia di riordino degli enti vigilati dal Ministero della salute, il cui termine è scaduto il 24 novembre 2011, precisando che è disposta limitatamente agli enti, istituti e società vigilati dal Ministero della salute. Si specifica inoltre che a tale fine sono compresi tra i principi e i criteri direttivi per l'esercizio della delega Pag. 6quelli di sussidiarietà e di valorizzazione dell'originaria volontà istitutiva, ove rinvenibile. In proposito va segnalato come si tratti di una proroga di termini di una delega già scaduta, su cui si erano anche già espresse le competenti Commissioni parlamentari nel cui ambito vengono inseriti nuovi criteri direttivi.
Il comma 3, a sua volta, differisce di tre anni, dal 16 settembre 2012 al 16 settembre 2015, e limitatamente ai tribunali aventi sede nelle province de L'Aquila e di Chieti, il termine per l'esercizio della delega e per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari.
PRESIDENTE. Ha facoltà di svolgere la relazione il relatore per la Commissione bilancio, onorevole Gioacchino Alfano.
GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente e colleghi, noi ci eravamo lasciati, nel voto finale in prima lettura, con una dichiarazione che le Commissioni riunite avevano fatto, letta in aula dal presidente Bruno, che oltre agli ordini del giorno indicava una serie di punti che già per noi erano considerati prioritari e che venivano «suggeriti», se può essere usato questo termine, al Governo e al Senato, perché ne venisse tenuto conto.
Quindi, se partiamo da quel documento, possiamo dire che il Senato ha fatto un buon lavoro, anche se è andato molto oltre le modifiche che sono state inserite. Quindi rimangono a me le parti più compatibili con le materie della Commissione bilancio.
In realtà noi, detto questo, potremmo valutare gli emendamenti che sono stati presentati come tentativo di modifica ulteriore del testo. In Commissione abbiamo esaminato questi emendamenti velocemente, rimandandoli tutti quanti all'Assemblea. Quindi mi resta soltanto di tornare alle modifiche del testo che sono state deliberate dal Senato.
L'articolo 6 interviene innanzitutto precisando meglio la data entro la quale doveva essere risolto il contratto di lavoro per beneficiare della disciplina derogatoria di cui al comma 2-ter. Queste modifiche sono invece volte a garantire anche nel 2012 un gettito pari a 7,5 milioni di euro derivante dall'aumento dell'accisa sui tabacchi, nella misura che sarà proposta dal direttore generale dell'amministrazione dei Monopoli di Stato, per la copertura degli oneri derivanti dall'introduzione nel testo del medesimo articolo 6 del comma 2-decies, non proprio coerente in termini di coordinamento del testo, volto a concedere alla Fondazione Verdi un contributo di 3 milioni di euro per il 2012, e del comma 8-bis dell'articolo 15, volto a concedere un ulteriore finanziamento per l'anno 2012 per l'infrastrutturazione informatica dell'Expo di Milano, pari a 4,5 milioni di euro.
Inoltre, sono stati inclusi nel novero dei soggetti per i quali si applicano le nuove regole di accesso al pensionamento anche i soggetti che, al 31 ottobre 2011, risultano essere in congedo per assistere i figli con disabilità grave, i quali maturino i requisiti per l'accesso al trattamento di quiescenza indipendentemente dall'età anagrafica, entro 24 mesi dalla data di inizio del congedo. Con riferimento ai 5 milioni di euro previsti, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto ai fini del bilancio triennale 2012-2014 nell'ambito del programma Fondi di riserva e speciali del Ministero dell'economia e delle finanze, allo scopo utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Vengono, poi, prorogati, fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, i benefici previdenziali per i lavoratori che sono stati esposti all'amianto.
Con riferimento all'articolo 20, le modifiche apportate dal Senato sono rivolte a consentire l'utilizzo delle somme stanziate nel 2011 per il pagamento dei canoni di locazione degli immobili in uso alle pubbliche amministrazioni, anche nel 2012 in conto residui. La relazione tecnica Pag. 7conferma che dalla disposizione non derivano effetti finanziari sui saldi di finanza pubblica.
Successivamente, è stato modificato il termine, di cui all'articolo 22-bis, oltre il quale i terzi non rispondono della violazione del diritto d'autore per la fabbricazione di prodotti concernenti opere del disegno industriale divenute di pubblico dominio a seguito della scadenza degli effetti della registrazione nei 12 mesi anteriori al 19 aprile 2001, che viene, quindi, fissato in 13 anni rispetto ai 15 previsti dalla Camera e ai 5 previsti dalla legislazione vigente.
All'articolo 23, è stata inserita una modifica concernente i compensi per gli amministratori di società non quotate direttamente controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze. In particolare, segnalo che si è ora precisato che il decreto con cui sarà effettuata la divisione per fasce delle società ai fini della determinazione del compenso potrà essere emanato entro il 31 maggio 2012, e vengono, quindi, precisate le modalità con le quali determinare la parte variabile della retribuzione. Ciò, senza effetti finanziari.
Inoltre, vi è la modifica dell'articolo 25-bis, volto a prorogare, per l'anno 2012, l'impegno di spesa relativo agli indennizzi per i soggetti titolari di beni, diritti e interessi sottoposti in Libia a misure limitative, stabilendo che la copertura dei relativi oneri sia effettuata modificando l'addizionale IRES di minimo prelievo, aumentando al 7,5 per mille tale aliquota per il periodo d'imposta 2012. Conseguentemente, si prevede per i contribuenti la necessità di calcolare l'acconto 2012 tenendo conto della nuova disposizione.
È stato introdotto l'articolo 26-bis, recante proroga di disposizioni in favore della Svimez, volto in particolare a prevedere, per l'anno 2012, la proroga dell'autorizzazione di spesa di 500 mila euro quale contributo all'Associazione medesima per la prosecuzione delle attività di studio e ricerca a cui è deputata. Alla relativa copertura si provvede mediante la corrispondente riduzione del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica.
L'articolo 27-bis sopprime, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, il Consorzio nazionale per i grandi laghi prealpini costituito ai sensi dell'articolo 21, comma 12, del decreto-legge n. 201 del 2011, disponendo che siano contestualmente ricostituiti i consorzio del Ticino, dell'Oglio e dell'Adda.
Il Senato, poi, ha modificato in più parti l'articolo 29; quindi, sinteticamente, passiamo a tali modifiche. In primo luogo, è stata inserita la proroga di 12 mesi, fino al 31 marzo 2013, del termine per l'applicazione dell'articolo 33, comma 3-bis, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, ai sensi del quale i comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti sono tenuti all'affidamento obbligatorio di un'unica centrale di committenza. Quindi, si risolve la questione dei comuni sotto i 5 mila abitanti.
Inoltre, è stata inserita una modifica, a decorrere dal 1o marzo 2012, concernente il termine di pagamento dell'imposta unica sulle scommesse ippiche e sulle scommesse su eventi diversi dalle corse dei cavalli che attualmente viene versata il mese successivo a quello di riferimento. Sulla base della nuova disciplina, solo l'imposta di competenza del mese di dicembre viene versata nell'esercizio successivo, analogamente a quanto avviene a legislazione vigente. Pertanto, l'effetto dell'innovazione consiste essenzialmente in un maggior differimento dei termini all'interno dell'anno di riferimento. Gli oneri derivanti dal comma sono, pertanto, quantificati in 4 milioni di euro per l'anno 2012 e ad essi si provvede a valere sulle risorse del Fondo per interventi strutturali di politica economica.
È stato, inoltre, previsto che la sospensione dei versamenti tributari e contributivi in relazione agli eventi calamitosi dell'ottobre 2011, si intenda applicabile a tutta la provincia di Matera.
È stato, altresì, soppresso il comma 16-quater, introdotto nel corso dell'esame in prima lettura alla Camera, che differiva il termine di applicazione delle disposizioni dell'articolo 34, comma 7, della legge Pag. 8di stabilità per il 2012, ai sensi delle quali le transazioni di importo inferiore ai 100 euro regolate con carte di pagamento presso gli impianti di distribuzione di carburanti sono gratuite sia per l'acquirente che per il venditore. Tale disposizione viene soppressa. Una disposizione analoga è, peraltro, contenuta nell'articolo 27 del decreto-legge n. 1 del 2012, in materia di liberalizzazioni.
Vi è, poi, la proroga di un anno, al 31 dicembre 2013, del termine per l'esaurimento dell'attività della Commissione tributaria centrale.
Si prevede, inoltre, che, a decorrere dal 1o gennaio 2012, non spetti al Ministero dell'economia e delle finanze, ma ai comuni, il compito di individuare la percentuale sulla base della quale calcolare il corrispettivo per la rimozione dei vincoli previsti nelle convenzioni di cui all'articolo 35 della legge n. 865 del 1971.
Si modifica, altresì, la disciplina in materia di fabbisogni standard di alcune delle funzioni fondamentali di comuni e province, individuando nel 2013 l'anno di avvio della fase transitoria per il superamento del criterio della spesa storica e nel 31 marzo 2013 il termine per la determinazione dei fabbisogni standard che entreranno in vigore nel 2013 con riguardo ad almeno due terzi delle suddette funzioni.
Infine, viene consentito alle imprese assicurative di poter valutare i titoli emessi da Stati dell'Unione europea al valore di iscrizione in bilancio, anche al fine della valutazione della solvibilità. Le modifiche normative introdotte, che si applicano fino all'entrata in vigore della disciplina attuativa della direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, la cosiddetta direttiva «solvibilità II», sono volte a tener conto dell'andamento della crisi e a non rendere problematica la detenzione di titoli di debito pubblico degli Stati membri da parte delle imprese assicurative.
Da ultimo, vi è la modifica dell'articolo 29-bis, relativo alla liquidazione dell'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia, prorogando dal 4 giugno 2012 al 30 settembre 2012 il termine entro il quale le funzioni dell'ente soppresso devono essere trasferite al soggetto costituito o individuato dalle regioni interessate.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Alfano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritta a parlare l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.
MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, mi viene da notare innanzitutto come questo decreto-legge, cosiddetto mille proroghe, contenga alcune disposizioni che nulla hanno a che vedere con la materia in oggetto, in quanto non prevedono proroghe di termini ma deroghe a norme vigenti, come ad esempio quelle in tema di durata delle graduatorie concorsuali, di prevenzione di incendi o in tema di tariffe postali agevolate.
Credo che abbiamo tutti abbastanza esperienza parlamentare in quest'Aula per non stupirci che ciò accada. Tale anomalia, che fa diventare questo esame di proroga termini un'occasione per discutere di una miriade di questioni che spesso hanno un interesse solo microsettoriale o localistico, è ormai diventata una prassi consolidata.
Quello che, però, mi stupisce e dovrebbe stupire tutti noi, è che quando a presentare il provvedimento era il Governo precedente, a cominciare dal Capo dello Stato, ma anche dall'allora opposizione, venivano avanzate molte obiezioni. Esattamente un anno fa - era il 22 febbraio 2011 - ricordo che il Presidente della Repubblica prese carta e penna per scrivere ai Presidenti di Camera e Senato e al Presidente del Consiglio Berlusconi, denunciando con severe annotazioni le norme estranee e incoerenti aggiunte al Pag. 9provvedimento; egli ribadiva che il frequente ricorso alla posizione della questione di fiducia - cosa che verrà fatta anche su questo decreto-legge tra poco - realizza un'ulteriore pesante compressione del ruolo del Parlamento e che, a suo avviso, non mancherebbero spazi, attraverso una leale collaborazione tra Governo e Parlamento, da un lato, e maggioranza e opposizione, dall'altro, per evitare che un decreto-legge concernente essenzialmente proroga di alcuni termini si trasformi sostanzialmente in una sorta di nuova legge dai contenuti più disparati.
Ebbene, noi, come Lega Nord Padania, siamo d'accordo. Non mi pare però che dal Colle siano arrivate, in questi giorni, critiche a questo tipo di comportamento che perdura. Come mai? Come mai, adesso, il Presidente Napolitano tace e si dimentica di esercitare le sue prerogative? Forse perché è stato proprio lui a mettere il professor Monti a Palazzo Chigi e allora non lo può criticare. Presidente Napolitano, dov'è finita la leale collaborazione fa Governo e Parlamento che lei invocava l'anno scorso? Qualcuno dei suoi numerosi e ben pagati collaboratori l'ha, per caso, informata che, sui tre decreti presentati dal Governo, è stata posta la questione di fiducia, svilendo le prerogative del Parlamento? Le hanno forse fatto notare la larghissima maggioranza che ha, oggi, questo nuovo Governo in quest'Aula, per cui ci si domanda come mai questo continuo ricorso alla fiducia; forse ha paura della propria stessa maggioranza? È stato informato, inoltre, che noi deputati della Lega Nord Padania siamo stati costretti, più volte, a parlare di notte, in un'Aula vuota, pur di esprimere le nostre opinioni sui provvedimenti del Governo perché di giorno ci è stato impedito?
Ci dispiace notare, signor Presidente, che lei, che dovrebbe rappresentare tutto il Paese, in realtà ne rappresenta solo una parte, e che il suo comportamento non è coerente con il ruolo che ricopre. Le regole, le leggi, le prassi, valgono sempre e comunque, non solo quando fanno comodo.
Per non parlare poi di chi, oggi, è passato alla maggioranza senza passare prima dagli elettori; quando era nei banchi dell'opposizione non perdeva l'occasione di puntare il dito contro l'operato del Governo e il suo modo di procedere. Molti deputati, oggi, sembrano affetti dalla sindrome di Stoccolma: sanno di essere ostaggio del Governo dei tecnici ma di questo, invece che ribellarsi, sembrano compiacersi.
Il Presidente del Consiglio, pur avendo evidenziato, nel suo discorso di insediamento, l'importanza della centralità del Parlamento, in realtà mostra scarsa attenzione; ciò è molto grave e vedo che anche i sottosegretari fanno altre cose mentre un parlamentare parla e avrebbero il dovere di ascoltare, anche se siamo noiosi. Questo, non solo lo diciamo noi, che ci opponiamo al Governo tecnico fin dalla sua nascita, ma lo pensano, anche, sempre più vasti settori della maggioranza; basta guardare i numeri. La maggioranza governativa perde pezzi ad ogni voto di fiducia: il 16 dicembre l'Esecutivo ottenne 495 sì, poi scesi a 469 il 26 gennaio; infine, il 9 febbraio, sul cosiddetto «svuota carceri», appena 420 voti. Siamo ben lontani rispetto alla quota record di ben 565 voti nella votazione con cui per la prima volta l'Aula di Montecitorio ha dato la fiducia al Governo tecnico. Più passa il tempo e più deputati capiscono che i decreti «rovina Italia» di Monti sono davvero indigeribili. D'altronde è normale che sia così; i deputati che sono attenti al territorio dove sono stati eletti non possono non riscontrare la contrarietà dei cittadini e delle imprese rispetto ad un Governo che si mostra sempre più lontano dalle loro esigenze. In relazione al cosiddetto «salva Italia» - che non credo ci abbia salvato però dal default, visto che lo spread con i Bund tedeschi è rimasto molto alto - ci saremmo aspettati, da parte dal Governo, dei segnali importanti per fare ripartire l'economia del nostro Paese; abbiamo visto però che gli ultimi provvedimenti adottati, invece di creare una condizione utile al Pag. 10rilancio del Paese, hanno creato confusione e tensione sociale per molte categorie produttive.
Una cosa, tuttavia, dobbiamo ammetterla: Monti e il suo Governo sono bravi a pubblicizzarsi, a propagandare ciò che fanno, o meglio, ciò che non fanno, mentre nel Paese reale sono sempre più numerose le imprese che chiudono, le famiglie che non arrivano alla fine del mese, i giovani che non trovano lavoro, i pensionati che sono in grave difficoltà. Di questo, tutti si rendono conto, tranne, forse, Monti, che non manca occasione per andare in televisione e decantare le lodi dell'Esecutivo.
Fra le proroghe inserite in questo provvedimento, che non possiamo accettare, c'è, ad esempio, quella riguardante le dismissioni militari il cui introito è a favore del ripiano del debito del comune di Roma.
Ci siamo opposti, ma certamente non ci siamo stupiti di questa proroga; del resto ricordiamo tutti che il primo Consiglio dei Ministri, convocato in tutta fretta dal neo Premier Monti, fu quello fatto per adottare il decreto attuativo di Roma Capitale.
Quando si tratta di ripianare le inefficienze del comune di Roma, non si esita a fare ricorso ai soldi dei cittadini, in primis ai soldi dei cittadini padani; quando però di mezzo ci sono le imprese e i cittadini del Nord, il Governo è sordo alle loro richieste. Voglio chiarirlo: il Nord non chiede soldi né assistenzialismo, ma chiede gli strumenti per poter continuare ad operare e produrre come sempre ha fatto. Se questo Paese non è ancora fallito, lo si deve alla laboriosità dei nostri piccoli e piccolissimi artigiani e imprenditori che portano sulle spalle i sacrifici maggiori della crisi; di certo non lo si deve a Roma Capitale, di certo non lo si deve alla maggioranza delle regioni del Sud Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Di certo, questo Governo non li sta aiutando anche se proposte serie in campo ne abbiamo presentate. Mi riferisco, ad esempio, alla soluzione del problema della mancanza di liquidità e di credito all'impresa. Come ha ricordato appena qualche giorno fa il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco - intanto lasciamo che il sottosegretario telefoni -, in dicembre i prezzi delle imprese si sono contratti di circa venti miliardi. L'entità della diminuzione è molto elevata, specie se confrontata con il passato. Per non parlare, poi, di un altro fenomeno assai dannoso per la nostra economia: mi riferisco ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, che rappresenta un vero ostacolo alla crescita delle imprese e colpisce, in modo particolare, le piccole imprese che sono già fortemente provate dalle difficoltà di accesso al credito bancario.
A fronte di 70-80 miliardi di euro di credito che le aziende italiane vantano nei confronti della pubblica amministrazione, il Governo Monti ne ha in teoria stanziati solo sei e ne ha disponibili solo tre: davvero briciole. D'altra parte invece abbiamo un Governo che incita fisco ed Equitalia ad andare a prelevare dai cittadini ciò che ritengono loro dovuto, però continuiamo ad avere un Governo che non paga il dovuto. Che Paese è, che democrazia è quella dove si vanno a prelevare continuamente soldi dalle tasche dei cittadini, ma lo Stato in primis, che dovrebbe insegnare ai cittadini a rispettare le regole, non le rispetta, non pagando i suoi debiti?
Che democrazia è questa? Che Governo rispettoso dei cittadini è questo? Che cosa pensate di rappresentare? Solo le banche? Solo i sistemi finanziari stranieri? O vogliamo finalmente rispondere ai cittadini?
Lo Stato deve impegnarsi a pagare tutto il dovuto, non è un'opzione, è un dovere che lo Stato ha. Il Governo deve prendersi questi impegni; le lunghe attese per incassare quanto fatturato riducono pericolosamente la liquidità delle aziende e nei casi più gravi le portano al fallimento.
Occorre individuare gli strumenti utili a contrastare il problema dei ritardi di pagamento che nel nostro Paese è allarmante e ben più consistente che negli altri Paesi europei.
Nell'Unione europea, che voi continuate ad elogiare e che tanto continuate a prendere come esempio da seguire, occorrono, Pag. 11in media, 63 giorni per il pagamento di una fattura da parte della pubblica amministrazione ed i giorni si riducono a 55 per il pagamento da parte di un'impresa privata.
In Italia, invece, i tempi medi di pagamento della pubblica amministrazione sono, quando va bene, 186 giorni, ma conosciamo casi, quali quelli delle Ferrovie dello Stato, di imprese artigiane che attendono due anni per essere pagate per i lavori che hanno svolto per l'impresa statale ferroviaria. È evidente che simili atteggiamenti rischiano di generare danni irreparabili al nostro tessuto, privandolo delle risorse necessarie per investire nella crescita e nello sviluppo.
Di questo, lo devo ribadire, il Governo sembra non farsene assolutamente carico. Credo che sia necessario, invece, garantire le imprese. Ad esempio, una soluzione senza oneri per lo Stato, ma efficace per le imprese, potrebbe essere l'obbligo per queste di dare notizia dell'avvenuta cessione di tali crediti pubblicandoli in Gazzetta Ufficiale e nel registro delle imprese.
Introducendo questa maggior trasparenza nelle operazioni relative alle cessioni del credito e fornendo più garanzie ai creditori, potrebbe risultare più facile per le imprese vedersi monetizzare i propri crediti.
Un altro problema che è stato affrontato, secondo me in maniera superficiale, riguarda i gravi oneri amministrativi che ricadono su cittadini e imprese.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MANUELA DAL LAGO. Ho quasi finito, signor Presidente.
Mi riferisco alla necessità di semplificare le procedure. Dico questo con cognizione di causa (ho fatto il presidente di provincia per dieci anni): non si possono dare risposte a imprese e cittadini dopo due, tre, quattro, cinque, sei, sette anni, se va bene. E poi vogliamo parlare di rilancio economico!
Un'ultima considerazione, signor Presidente - e ho terminato -, riguarda una cosa che mi fa vergognare. Il Presidente del Consiglio ha chiamato i suoi provvedimenti «salva Italia», «cresci Italia» e «semplifica Italia». Beh, ci saremmo aspettati un po' di attenzione per salvare l'Italia sul nostro made in Italy. Abbiamo visto, invece, che nel cosiddetto decreto milleproroghe, anziché dare attenzione al made in Italy, si è arrivati al paradosso di proteggere la contraffazione. Mi riferisco all'articolo 22-bis che aumenta da 5 a 13 anni la moratoria in materia di contraffazione nel design.
Credo che questo sia vergognoso. A me non interessa se chi fa contraffazione è italiano piuttosto che cinese. La contraffazione va combattuta perché è contro le leggi, è contro le regole e contro coloro che hanno dei diritti. A me non interessa se a contraffare siano i toscani contro i lombardi, contro i veneti e se allora forse devono essere difesi da una parte del Parlamento. Chi fa contraffazione deve risponderne penalmente.
A me interessa un Governo che risolva effettivamente i problemi del Paese, che non aumenti le disparità, che non accetti regole diverse e che non faccia peggiorare la situazione come state facendo voi.
Non si esce dalla crisi con le vostre manovre e tassando tutti. È ora che si torni a votare e che si torni al popolo, l'unico che può decidere chi deve governare. Voi non siete stati mandati qui dal popolo, non lo rappresentate e lo vediamo ogni giorno con le proposte che fate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, mi permetta solo di far osservare - non l'ho interrotta anche per l'alta stima che la Presidenza ha nei suoi riguardi - e di ribadire da parte della Presidenza, ma credo di interpretare il sentimento di tutta l'Assemblea, che il ruolo del Presidente della Repubblica è quello di garante del rispetto della Costituzione. Credo ovviamente che, ancora una volta, il Presidente della Repubblica abbia svolto questa funzione e abbia interpretato il suo alto compito proprio per permettere che nel nostro Paese la Costituzione costituisca il Pag. 12punto di riferimento cui tutti noi dobbiamo fare riferimento.
Constato l'assenza dell'onorevole Misiti, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori avevamo votato contro questo provvedimento nella prima lettura perché avevamo individuato una serie di misure in esso contenute che non avevano nulla a che fare né con le proroghe vere, né con un qualcosa che potesse aiutare i cittadini a migliorare la loro qualità di vita, ma aveva semplicemente lo scopo di lasciare a qualcuno dei privilegi, a qualcuno dei vantaggi e a qualcuno quelle che noi chiamiamo «marchette politiche». Per questo avevamo votato contro.
Le proroghe di per sé non dovrebbero esistere o non dovrebbero potersi giustificare se non per tempi brevissimi. Naturalmente chiederei che il sottosegretario potesse ascoltare, invece di discutere con altri illustri colleghi, pure ex ministri, ma comunque che dovrebbero anch'essi lasciare il sottosegretario...
PRESIDENTE. Sottosegretario Polillo... È stata una piccola distrazione, onorevole Borghesi.
ANTONIO BORGHESI. Stavo dicendo che il principio della proroga è qualcosa che non dovrebbe aver senso, se non di fronte a vere e proprie improvvise esigenze legate ad una mancata capacità di previsione sui tempi dei provvedimenti.
Ma ancor meno si giustifica - come dicevo - il fatto che in provvedimenti di questo tipo poi si scoprano proroghe che durano da vent'anni, da quindici anni, sempre per lasciare dei privilegi.
Il fatto è, signor sottosegretario, che il passaggio al Senato ha peggiorato radicalmente quel testo. Ognuno si prende poi le sue responsabilità, ma quello che è inaccettabile è che il Governo dica «sì». Il Governo deve presentarsi agli italiani e dire: quei partiti pretendono di inserire in questo testo determinate questioni, sulle quali noi siamo contrari. Invece non lo fa, e con questo diventa colluso con le questioni, con i vantaggi, con i regali e con le «marchette» - lo dico ancora - che sono contenuti e inseriti nel provvedimento.
Ne voglio ricordare qualcuna. C'è questa marcia indietro fantastica con riferimento all'abolizione di tre consorzi per farne uno solo. Improvvisamente si torna indietro e si dice: li abbiamo aboliti con decreto-legge (attenzione, non era una modifica intervenuta alla Camera), adesso facciamo marcia indietro e li ricostituiamo addirittura creando le premesse per contenziosi, per periodi transitori, per tutta una serie di problemi. Tutto ciò, quando era evidente che quell'intervento aveva un significato che era quello di tagliare un po' di costi della politica e di far sì che invece di tre presidenti, tre consigli di amministrazione, tre direttori generali e via dicendo, ci fosse una sola struttura di tipo politico a governare questo consorzio.
Quindi, ci si chiede: ma perché il Governo dice «sì» a interventi di questo genere?
C'è un intervento, a proposito delle proroghe, con riguardo al Parco teatino. Il Parco teatino è stato istituito con una legge del 2001 e doveva essere realizzato entro centottanta giorni. Sono passati dieci anni! Ma si chiuda la vicenda se le amministrazioni competenti, gli organismi che dovevano realizzarlo dopo dodici anni sono ancora lì a chiedersi come si fa a fare un parco. Scusatemi, credo che non meritino una proroga del genere. Eppure qui dentro c'è la proroga per il Parco teatino.
C'è un regalo alla sanità privata che è sconvolgente. È sconvolgente perché si va ad attribuire - ora le trovo i riferimenti - qualche cosa che era stata prevista in modo specifico in passato; la si va a riesumare per attribuirla apparentemente con l'idea di concedere dei benefici per i lavoratori, in realtà per mettere nelle mani di strutture private, a carico dei contribuenti, la possibilità di licenziare un po' di lavoratori, di chiudere delle attività che stanno svolgendo alla faccia degli impegni Pag. 13che hanno preso, e magari chissà quanti vantaggi economici e privilegi hanno ricevuto perché si tratta di attività localizzate in alcuni territori individuati dall'Unione europea.
A questi si fa un regalo, che costa parecchi milioni di euro agli italiani, perché sono previsti otto milioni di euro per il 2012 e due milioni di euro a decorrere dal 2013.
È evidente che anche questo è un regalo, che non ha una natura. Dobbiamo finirla, signor sottosegretario, signor rappresentante del Governo, se volete davvero fare il Governo tecnico ed essere rigorosi, con interventi di natura microsettoriale.
Vogliamo andare a parlare dell'orchestra Verdi o dell'istituto di ematologia di Napoli? Non credo che in Italia esistano solo l'orchestra Verdi e l'istituto di ematologia. Probabilmente esisteranno decine di orchestre e di istituti che svolgono delle attività scientifiche e che hanno tutti lo stesso diritto di essere eventualmente supportati. Ci sono gli strumenti della legge ordinaria, dei trasferimenti attraverso i fondi destinati alla ricerca scientifica e all'università. Queste sono «marchette politiche» alle quali il Governo ha detto «sì». Noi non ci stiamo e non lo accettiamo.
Per finire, ne volete un'altra che apparentemente sembra un qualche cosa di cui non si dovrebbe neanche parlare? All'articolo 1, si parla della riorganizzazione degli uffici giudiziari de L'Aquila. C'è una legge che stabilisce che si debbono rivedere gli uffici giudiziari e qui dentro si inserisce una norma che non c'entra niente. Ma che cosa c'entra il terremoto con la riorganizzazione degli uffici? È una vergogna: un rinvio di tre anni per poi continuare un rinvio per altri vent'anni e lasciarli lì! Ma come si può? Come può un Governo tecnico che vuole salvare il Paese accettare, senza dire nulla, interventi di questo tipo, signor sottosegretario?
Sono alcune delle perle che abbiamo trovato inserite al Senato. Il Governo non può cavarsela sottotraccia. Deve dirlo al Paese. Deve dire al Paese che c'è una classe politica che, almeno in parte, sta qui per fare «marchette politiche» a vantaggio di piccoli territori, di amici e di aziende. Questo non va.
Allora, o il Presidente del Consiglio Monti fa dichiarazioni di principio e dopo è conseguente (ma deve esserlo fino in fondo), oppure, fino a quel momento - capisco che magari interessi poco a qualcuno -, noi non potremo che dire «no» a provvedimenti di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, siamo arrivati alla terza lettura di questo provvedimento. Si tratta di una terza lettura rapida, dettata da un'agenda parlamentare nutrita di altre questioni importanti e anche dal rischio che lo sforamento dei tempi, ormai stretti, impedisca la conversione in legge del provvedimento. Quindi, mi rendo conto della necessità di fare presto, anche se, come abbiamo sentito dalle relazioni puntuali dei colleghi, onorevoli Bressa e Gioacchino Alfano, questa terza lettura ci viene consegnata con un testo molto modificato, che quindi avrebbe meritato e meriterebbe approfondimenti e anche qualche correzione.
Ci facciamo carico però di questa situazione, non perché siamo presi dalla sindrome di Stoccolma, ma perché abbiamo senso di responsabilità. Ci facciamo carico della situazione: non possiamo privare il Paese di un provvedimento che, anche nelle sue contraddittorietà, rappresenta una necessità e, quindi, noi voteremo a favore di questo provvedimento.
Ciò non toglie che, con lo spirito con il quale abbiamo affrontato e stiamo affrontando questo scorcio di legislatura (un leale sostegno al Governo, ma nessuna rinuncia al pensiero e alla parola), noi evidenziamo le problematicità di questa situazione.
Mi soffermerei innanzitutto, se vogliamo fare una discussione non polemica, ma produttiva, sulla natura stessa del provvedimento. Pag. 14
Questo è un tema che noi portiamo avanti non da questo mese, ma l'abbiamo fatto anche l'anno scorso. Noi sosteniamo che il provvedimento sulla proroga di termini, la sua dizione volgare «milleproroghe» ne è la testimonianza, è per sua natura anomalo e dovrebbe arrivare a una conclusione rapida dell'iter parlamentare. È stato rilevato nel dibattito in Commissione, dal collega Vannucci e da altri, che non vi è ragione per cui tutte le scadenze devono essere esattamente lo stesso giorno, il 31 dicembre, creando quindi un affastellamento. Non potrebbero, invece, seguire un iter più naturale e più distribuito nel tempo?
Come ci risulta ben evidente, se vi è l'affastellamento vi è anche lo spazio per le incursioni. È chiaro, quindi, che in un provvedimento, che ha queste caratteristiche, il rischio delle incursioni è evidente. Sono due i luoghi in cui può avvenire questo stravolgimento, questo carico eccessivo.
Il primo luogo è nello scarto oggettivo che vi è tra la decisione politica e la burocrazia. Questo avviene sempre, ma raccomando tantissimo al Governo Monti, che noi sosteniamo lealmente, di riflettere in maniera particolare su questo punto. È stato detto che questo è un Governo tecnico. È un'osservazione impropria. Questo è un Governo fortunatamente molto politico, che affronta le questioni con serietà e decisione. Tuttavia, non vi è dubbio che la totale novità e il totale essere nuovi di quasi tutti i componenti del Governo, sia a livello ministeriale sia a livello di sottosegretari, allarga lo spazio del rapporto tra la decisione politica e il potere delle burocrazie e di questo si vede la traccia nel testo del provvedimento.
Il secondo luogo nel quale può avvenire questo carico eccessivo è nel passaggio tra i due rami parlamentari. Anche questa volta è avvenuto.
Dunque, questo insieme di questioni pone quattro aspetti che meritano di essere presi in considerazione, anche perché abbiamo davanti un anno lungo che vogliamo fare tutti insieme. Il primo è di carattere strategico. Non è questa la sede per approfondirlo, ma il bicameralismo perfetto non esiste, anzi quando esistesse determina questa sommatoria totalmente ripetitiva tra Camera e Senato.
Si sta discutendo in questo periodo, opportunamente e giustamente, di riforme istituzionali (ed anche elettorali), tra le quali la riduzione del numero dei parlamentari. Ebbene, non perdiamo l'occasione, nel momento in cui affrontiamo la discussione sulla riduzione del numero dei parlamentari, di discutere anche dei ruoli e dei compiti dei due rami del Parlamento. Una semplice riduzione del numero dei parlamentari, senza una riorganizzazione del lavoro parlamentare, dalla competenza dei due rami ai Regolamenti, rischia di farci perdere un'occasione.
Il secondo è di tipo procedurale. La prima lettura presenta le fatiche, le forzature, i dinieghi, le resistenze, le ricerche faticosissime delle coperture. Il Governo è comprensibilmente chiuso nella difensiva e i parlamentari cercano, con senso di responsabilità, di trovare gli spazi e quasi sempre, in questo faticoso itinerario, si lasciano per strada tante cose. Poi, un po' come avviene per il secondo figlio dove i genitori sono più generosi e più rilassati, nella seconda lettura la diga non tiene più e non sempre in meglio. Ovviamente, la terza lettura ha esaurito la sua carica propulsiva.
Questo è il punto: possiamo noi permetterci una quarta lettura? No, non ce la possiamo permettere. Questa non è una riforma costituzionale.
Nel pareggio di bilancio, tra l'altro con molta celerità, siamo già arrivati alla terza lettura - faremo la terza noi tra poco - e mi sembra che siamo di fronte ad un importante passo in avanti, ma certamente non è la dimensione di questo provvedimento. Non possiamo permetterci la quarta lettura, per questo ci assumiamo la responsabilità, pur in questo quadro ed in questo contesto.
Ma vi è un terzo elemento tutto politico: penso che nel rapporto tra i due rami del Parlamento ci voglia una coerenza, innanzitutto da parte del Governo. So bene - come il sottosegretario Polillo nella Pag. 15discussione in Commissione ha giustamente sottolineato - che non basta la coerenza del Governo, ma ci vuole anche la coerenza dei gruppi parlamentari e credo che sia questo un tema da approfondire insieme.
Infine, ci sono le coerenze di merito: forse potevamo risolvere meglio la questione degli esodati ed altre questioni. Nella relazione dei colleghi relatori ci sono tuttavia anche tutte le cose positive di questo provvedimento. Perché ho fatto questo ragionamento? È quasi un avvertimento a noi stessi. Ho detto che sarà un anno lungo che vogliamo vivere insieme. Qual è l'itinerario che abbiamo di fronte? Qual è l'agenda di riforme che abbiamo in mente? Io non sono contrario alla tesi di un decreto al mese, non sullo stile del cosiddetto milleproroghe, ma concernente aspetti specifici, come le liberalizzazioni, le semplificazioni, il fisco, quindi argomenti di merito specifici. Tuttavia un decreto al mese implica un itinerario. Quale sarà il terzo, il quarto e il quinto? Abbiamo un'idea? Lo approveremo sempre con la questione di fiducia? Siamo nelle condizioni di sperimentare insieme anche in questa inedita maggioranza momenti nei quali il Parlamento passa ad un'analisi di legge di questa portata non necessariamente con la questione di fiducia?
Infine, anche se può sembrare apparentemente tecnico - come rappresentante della Commissione bilancio lo voglio sottolineare -, quali coperture se - come il Presidente Monti ha detto e noi condividiamo - pensiamo di non fare più delle manovre di carattere finanziario tipo quella che abbiamo fatto a dicembre? La discussione sulla copertura finanziaria - l'abbiamo affrontata proprio con riferimento al decreto-legge cosiddetto milleproroghe - è una discussione molto seria e molto complicata, che va affrontata non soltanto caso per caso: sarebbe arrivato il momento che Governo, Parlamento e Ragioneria generale dello Stato, convitato di pietra, che se fosse con noi a discutere sarebbe ben gradito in tutte le occasioni, affrontino questo argomento cercando di capire preventivamente quale sia l'iter che ci consente di trovare coperture di legge che non siano anomale, inventate o posticce, ma realizzate sulla base di un itinerario che corrisponda alle esigenze di riforma.
Il decreto-legge cosiddetto milleproroghe ci insegna e ci dà alcune di queste indicazioni. Quindi, nel confermare il voto favorevole del Partito Democratico, per le ragioni di emergenza politica e di merito che abbiamo di fronte, ci è parso - e mi è parso - giusto rendere evidenti quegli aspetti che possono rappresentare un interessante insegnamento per affrontare al meglio questo scorcio di legislatura che vogliamo sia produttivo, non soltanto per le decisioni che prenderemo, ma soprattutto per dare un segnale al Paese sul fatto che effettivamente questa politica, quella del Governo e del Parlamento sta producendo risultati positivi per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Meroni. Ne ha facoltà.
FABIO MERONI. Signor Presidente, signor sottosegretario, per entrare nel merito di questo provvedimento vorrei partire da un articolo del Corriere della Sera del 18 Febbraio, laddove si dice: «Le province devono essere chiuse, le lobby si stanno attrezzando». Sulla stessa pagina: «Il milleproroghe: con tre righe promossi 561 dipendenti pugliesi». Cosa c'entrano questi due fatti? Molto semplicemente: da una parte - come dice il collega Borghesi - si fa una marchetta, perdendola per la Puglia, inserendo, all'articolo 1, la possibilità che chi è già stato bocciato dalla Consulta sia riconfermato ancora dirigente.
Ma ciò non inserendo una proroga, bensì modificando una data, facendo riferimento al 2003 invece che al 2005. Che sia una marchetta si vede subito dal momento che il presentatore, un senatore del Popolo della Libertà, vede il plauso dell'intera giunta regionale. Ma mi chiedo: i 561 dipendenti sono forse differenti dai 61 mila dipendenti delle province, visto che da mesi continuate a dire che le province Pag. 16vanno chiuse per fare fuori la casta? Ma dei dipendenti che tutte le mattine si alzano e vanno a lavorare per fare il loro dovere nessuno si interessa? Avete permesso a un Governo, con un semplice decreto-legge, di cancellare l'istituzione provincia. Nello stesso tempo, con questo provvedimento però si è inserito qualcosa che riguarda le province, ma ci arriveremo subito. Si passa all'articolo 11, laddove si proroga il ragionamento fatto sulle liberalizzazioni, quindi dando la possibilità ancora all'authority di potere intervenire sui taxi. Oggi leggiamo invece sui giornali che sembra già raggiunto un accordo che prevede che questa authority deleghi invece ai sindaci e al territorio la possibilità o meno di modificare le licenze, gli orari e i permessi per i tassisti. Voi sapete, o meglio il Governo sa, che anche questa è una di quelle competenze che sono in capo alla provincia, però nonostante tutto questa maggioranza che sostiene questo Governo gli permette di chiudere le province, o meglio gli permette di fare un piccolo decreto per chiudere un'istituzione. Mi chiedo: è giusto, eliminiamo le province, sistemiamo ai tassisti, ma i tassisti dove vanno? Viaggiano sulle strade? Allora se 125 mila chilometri di strade sono di competenza delle province, chi si occuperà delle strade? Il Governo? La maggioranza che sostiene questo Governo? L'85 per cento delle strade nazionali sono in capo alle province e voi tagliate le province, non vi preoccupate di chi gestirà le province. Un commissario, un commissario prefettizio, o chi? Non vi siete posti il problema permettendo al Governo di fare un piccolo decreto. Poi arriviamo all'articolo 29, dove si dà più tempo ai comuni e alle province per calcolare i costi standard di alcune funzioni dei comuni e delle province. E delle province cosa si dice? Bisogna vedere quanto dovranno spendere per stabilire i costi dello Stato, per stabilire quanto dovranno spendere nell'ambito del lavoro. Allora, mi chiedo: ma questo Governo è a conoscenza che le province hanno 854 centri per l'impiego e la formazione? I membri del Governo, o meglio la maggioranza che sostiene questo Governo, sanno che da lì passano tre milioni di cittadini ogni anno per avere la loro formazione, per avere dei suggerimenti per rientrare nel mondo del lavoro? Però, questa maggioranza non vota un ordine del giorno del collega Simonetti della Lega Nord, che spostava a marzo del 2013 il termine per le province in scadenza. Non vi preoccupate del ruolo, del compito e delle funzioni che hanno le province. Tenete in piedi un Governo, tenete in piedi un Presidente del Consiglio che, sfido, non è mai entrato in un'istituzione provincia, non sa che cos'è il PTCP, non sa che cos'è un ambito territoriale, non sa quali sono le funzioni, e non tenete conto dei 61 mila dipendenti che lavorano in queste province.
Difendere le province non è facile però l'importante è questo: all'interno del provvedimento si prevede (all'articolo 15) che vengano prorogate le possibilità di spesa delle prefetture di Monza e Brianza, di Barletta e Andria, nonché di Fermo. In altre parole tagliamo alle province, non diamo la possibilità alle giunte provinciali e ai consigli provinciali di fare il loro bilancio e permettiamo alle prefetture di spendere sino a tutto l'anno prossimo i soldi, mentre noi amministratori provinciali non possiamo farlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo è quello che fa questo Governo, questo è quello che fa la maggioranza che sostiene questo Governo, ma c'è un dato politico sul quale penso che i colleghi che mi stanno ascoltando questa mattina dovrebbero riflettere. Il dato politico è questo. Con questo piccolo decreto, gli 878 mila abitanti della provincia di Genova, i 215 mila di La Spezia, i 537 mila di Como, i 448 mila di Ancona, i 794 mila di Vicenza, e i 209 mila di Belluno non potranno esercitare il loro diritto, non potranno andare a votare per amministrazioni provinciali che hanno fatto il loro dovere, che hanno portato avanti il loro programma, che sarebbero magari anche riconfermate dai loro concittadini. Voi con un piccolo decreto tagliate le province.
Questo è il vero problema politico, questo, caro Presidente Lupi, è un attentato Pag. 17 alla Costituzione perché le province sono all'interno della Costituzione e invece qualcuno si è permesso di dare l'OK a questo Governo, qualcuno che è succube: della casta dei giornali, faccio un nome a caso, Rizzo, che quotidianamente è contro le province; della casta dei giornalisti delle radio, faccio un nome a caso, Forbice, perché forse forte del suo cognome tutte le volte parla di tagliare le province. È gente che non conosce la funzionalità delle province. Ecco perché io chiedo un atto di coraggio a questo Parlamento, un atto di coraggio a questi deputati. La quarta lettura non si può fare, dice il collega del Partito Democratico. Va benissimo, non fate la quarta lettura. Nessuno vuole mettere in mora il Governo visto che è già in mora da solo, ma date la possibilità almeno ai cittadini di poter votare, perché se oggi questo Governo impedisce a tre milioni di cittadini di votare domani potrebbe impedirlo a 30 o 40 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo è il rischio che corre la democrazia, è questo che mi auguro che gli altri colleghi che non sono presenti questa mattina possano ascoltare, da parte di chi è appena arrivato in Parlamento e che comunque rappresenta i cittadini che non vogliono più conoscere la politica. Quello che state facendo in questa Aula è abdicare alla politica a favore dei tecnici, e se la politica deve vivere ha bisogno anche di chi fa politica con passione, non con marchette e questo provvedimento è pieno di marchette.
Concludo dicendo che il gruppo della Lega è l'unico gruppo che viene in questa Aula a fare politica, non lo facciamo né da «cerchio magico» né da « barbari sognanti», lo facciamo perché la gente ha votato la Lega per portare le istanze dei cittadini anche all'interno di questa Aula. Lo facciamo perché noi crediamo nella politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e forse siamo rimasti l'unica forza politica che crede che la politica abbia un ruolo. Se avete coraggio, cari colleghi, attenetevi non agli ordini di scuderia, attenetevi a quello che il Paese vi sta chiedendo. Perché la politica era quella cosa che realizzava i sogni. Voi abdicando al vostro ruolo a favore di un Governo tecnico avete abdicato alla politica e questo non è il compito di chi riceve i voti dei cittadini. Vorrei andare avanti perché ci sono tante cose - sottosegretario - però ne dico una.
L'ho detto in Commissione, per quanto riguarda i diritti di autore (mi scusi sottosegretario, non voglio trattenerla) il problema è molto semplice. Non è una lotta all'interno del nostro Paese, non è una lotta tra la Lombardia e la Toscana, ma quando ci sono aziende che copiano è inutile continuare a dargli la possibilità di copiare. Non cresce più un'azienda che fa della copia il suo principale atto di lavoro. Bisogna avere inventiva per andare avanti.
Ecco perché anche la modifica introdotta al Senato non è sufficiente per quella Brianza che lavora perché oggi può arrivare la Toscana, ma domani arriva la Cina, arriva la Polonia. Una legge bisogna trovarla, per mettere in condizione chi produce di essere tutelato, anche negli anni a venire. Concludo facendo un appello: la Brianza è in Lombardia, la Lombardia, come tanti dicono, è la locomotiva di questo Paese. Se la Lombardia è la locomotiva di questo Paese, la Brianza ne è il motore e, quindi, non intervenire in questo momento sui diritti d'autore vuol dire non capire e non comprendere che le aziende hanno bisogno di guardare con più fiducia al futuro. Non possono progettare e realizzare progetti per essere copiati immediatamente dopo da chiunque. Questo è quello che non è stato inserito nel cosiddetto milleproroghe, questo è quello che non è stato inserito a tutela delle aziende italiane (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Potrei andare avanti tanto, ma penso che un Governo non eletto, votato dalla maggioranza, ma non eletto, non capisce o fa finta di non capire qual è lo stato d'animo che abbiamo noi che crediamo nella politica, noi che siamo stati mandati dai cittadini del nord per tutelare i loro diritti e interessi. Ricordatevi: la Lega Nord Padania sarà sempre qui presente in Pag. 18Parlamento. Prima o poi si andrà a votare, prima o poi ci saranno le elezioni e allora capiremo se siamo stati più convincenti noi a non dare la fiducia a questo Governo o se sono stati più convincenti la sinistra, il PdL e chiunque sia che hanno permesso ad un Governo tecnico di fare marchette politiche, ma di non mettere a posto né i conti, né l'occupazione di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che questa discussione ci dà motivi di riflessione, certamente rispetto al testo che stiamo affrontando ed esaminando, ma anche rispetto a delle problematiche complessive e di ordine istituzionale e politico che sono state evidenziate e sono emerse, sia nel corso dei lavori delle Commissioni congiunte, I e V, sia in questa prima fase di dibattito. Abbiamo ascoltato le relazioni dei colleghi relatori, Bressa e Gioacchino Alfano, e abbiamo colto e capito qual è stato l'impegno emendativo da parte del Senato rispetto al testo licenziato dalla Camera. Si aprono una serie di questioni. Innanzitutto, una questione di ordine costituzionale per quanto riguarda il bicameralismo perfetto o meno. È stato più volte detto, anche da qualche collega prima di me, che bisogna procedere a delle riforme di ordine costituzionale, ma, soprattutto, superando questo tipo di bicameralismo che, poi, è perfetto fino ad un certo punto, visto e considerato - e questa è la materia che stiamo esaminando - che i Regolamenti parlamentari sono asimmetrici e, quindi, valutano diversamente quella che è l'ammissibilità degli emendamenti, così come è avvenuto anche su questo testo. L'ammissibilità degli emendamenti dovrebbe certamente rispettare il dettato costituzionale e i pronunciamenti della Corte costituzionale, per quanto riguarda l'assenza di interrelazione tra il decreto-legge e la legge di conversione e, quindi, la congruità e, soprattutto, l'attinenza alla materia del decreto-legge stesso.
Nella prima discussione sulle linee generali, ma anche nel dibattito seguente, abbiamo detto con estrema chiarezza che il tema della decretazione d'urgenza è sempre presente, ma lo è con grande attualità dopo che la Corte costituzionale ha evitato le reiterazioni di decreti-legge scaduti. Da allora c'è sempre la corsa ad elasticizzare, ad ampliare e ad espandere la materia del decreto-legge stesso su cui intervengono sia il Governo con la decretazione sia il legislatore nella fase di conversione.
Su questo provvedimento anche in prima lettura abbiamo detto che esso era contenuto rispetto all'enormità di articoli che abbiamo contato nei famosi «mille proroghe» del passato e certamente c'è stato un contenimento, ma il tentativo di fare di esso un provvedimento omnibus non è mai caduto e si fa strada, fa capolino e prende corpo e dimensione anche negli emendamenti e nelle disposizioni già approvate.
Signor Presidente, ritengo che il dibattito sia anche politico, come preannunciavo poc'anzi. Sono d'accordo con il collega Berretta quando dice che questo Governo è politico e non può essere catalogato come un Governo tecnico e non riesco a capire quando qualcuno dice che non è stato eletto dagli elettori. Qui si è fatta certamente, dal 1994 in poi, una grande confusione. Non è stata modificata la Carta costituzionale. È evidente che qualcuno pensava che la riforma del sistema elettorale potesse essere sostitutiva delle norme della Carta costituzionale, che invece sono rimaste in vigore. Oggi credo che questo Governo costituisca una cesura, il punto di approdo ad una nuova fase, anche sul piano politico, che bisogna vivere certamente anche attraverso le riforme costituzionali e la riforma del sistema elettorale. Il male è che abbiamo approvato le riforme elettorali senza prevedere una modifica della forma di Governo e della forma di Stato, perché la riforma elettorale e il sistema elettorale sono funzionali e trovano fondamento, giustificazione e legittimazione nel sostenere Pag. 19 il disegno e, quindi, la costruzione di una forma di Stato e di una forma di Governo.
Pertanto, non credo che si possa determinare una situazione di disagio oppure creare disagio, visto e considerato che questo Governo certamente ha avuto la forza e la capacità di affrontare problemi molto complessi sul piano economico e i problemi non vengono mai da soli, hanno una precedenza, hanno una conseguenzialità. Allora, ritengo che il dibattito tra di noi per dare credibilità all'istituzione parlamentare dovrebbe essere certamente appassionato e la passione non può non esserci, non può che costituire il momento fondamentale anche del nostro confronto, ma ci deve essere un minimo di onestà intellettuale per capire qual è stato il passato, quali sono state le fasi che hanno preceduto la determinazione e la formazione di questo Governo e gli impegni e i problemi che questo Governo si è trovato ad affrontare.
Detto questo, signor Presidente, l'ultima fase del mio intervento la dedico proprio al provvedimento di proroga di termini. L'ho detto intervenendo la volta scorsa in quest'aula: molte volte nelle proroghe si nascondono le incapacità di affrontare e di risolvere i problemi di alcuni settori particolari, importanti e significativi.
Inoltre vi è stata, come abbiamo evidenziato, una grande modifica da parte del Senato seguendo percorsi diversi, vie diverse, come ricordavamo, con inserimenti e provvedimenti non ammissibili, senza tenere conto del dibattito che c'è stato nelle Commissioni riunite e in Aula. Il Governo - lo debbo dire con estrema tranquillità e serenità - non ha avuto un comportamento univoco. Forse in alcune vicende e in alcune situazioni è mancata la chiarezza di una posizione politica, di una determinazione.
Quando le proroghe nascono così, tanto per dilazionare la soluzione dei problemi, i Governi si trovano nell'impossibilità di indicare qual è la strada, qual è il percorso, qual è il disegno, qual è la strategia e credo che si sia determinata proprio questa situazione, anche se alla Camera avevamo cercato di dare un'indicazione molto chiara e molto netta.
Abbiamo discusso in Commissione per quanto riguarda la proroga dell'organismo di rappresentanza militare. Allora, va fatto un discorso serio. Certamente qualche collega invocava delle certezze rispetto alla proroga, alla rinnovabilità dei consigli, degli organismi di rappresentanza militare, del COCER, ma qui c'è un problema che si evidenzia anche nel dibattito che abbiamo affrontato in questi giorni: vi è la necessità di riformare. Forse è il tempo di riformare complessivamente l'istituto della rappresentanza militare e di legarlo a tutta una problematica che emerge in questo momento nel Paese sul cambiamento del modello di difesa e sulla riduzione degli effettivi delle nostre Forze armate, su una dislocazione diversa, su un'articolazione diversa, su un diverso rapporto tra innovazione di sistema d'armi e uomini.
Ritengo che questa sia la problematica che emerge e certamente non si può esaurire e non si può circoscrivere semplicemente nel dibattito sulla rinnovabilità o meno degli organismi di rappresentanza militare, oppure facendovi rientrare dei gradi che erano esclusi anche nel passato. Credo che questo sia un dato e un aspetto che vogliamo affidare anche al Governo.
Allo stesso modo, vogliamo affidare al Governo tutta una problematica che, a dire la verità, è venuta fuori anche nel corso dei lavori delle Commissioni per quanto riguarda l'articolo 10 sull'AIFA. Anche questa è una proroga, ma ritengo che vi siano aspetti importanti e fondamentali che debbono essere espressi complessivamente. Forse, quel che è mancato - e lo devo dire con estrema onestà nei confronti anche del Governo - fra di noi e da parte del Governo è stata l'indicazione dei percorsi. Infatti, lo dico e lo ripeto: le proroghe valgono nel momento in cui sono funzionali per il raggiungimento di un obiettivo. Non possono avere una grande cittadinanza e una grande dignità quando si cerca di deviare o soprattutto di non affrontare in termini Pag. 20temporali certi i nodi da sciogliere in alcuni settori e gangli vitali della nostra vita civile.
Poi c'è un altro aspetto, signor Presidente, che è emerso in questo particolare momento, per quanto riguarda le concessioni aeroportuali. Vi sono proroghe per quanto riguarda anche le gestioni che non hanno raggiunto obiettivi sul piano economico: dobbiamo capire perché non è stato dato seguito ad una riforma della concessione aeroportuale, con divisioni e indicazioni tra gli aeroporti di interesse nazionale e regionale e quindi con un'articolazione diversa e con una politica diversa.
Ritengo che questa piega di tale problematica racchiuda uno dei temi non risolti, non dico da questo Governo, ma dopo tantissimi anni da parte di Governi che hanno preceduto questo Esecutivo. Un tema di questo genere nel Paese deve essere affrontato. Infatti, se non si risolve questo tema per quanto riguarda gli inadempienti e quindi concedendo la proroga, rimane in piedi un tema forte e incredibile sulle concessioni aeroportuali: 105 aeroporti, senza operare una distinzione tra aeroporti di interesse nazionale e quelli di interesse regionale, e quindi raccogliendo le perdite e soprattutto le disarmonie sul piano del servizio, che dovrebbe essere assicurato in termini di efficienza ai cittadini e, soprattutto, con un risparmio di risorse e con dei costi accettabili.
Ci sono, ovviamente, altri aspetti: vorrei ricordare la vicenda dell'ANAS che rimane in ombra, il problema del concessionario, il problema dell'Agenzia. Questo tema, ad esempio, non è stato risolto: andiamo verso la proroga, ma qual è la prospettiva di questa nuova Agenzia per le infrastrutture e i trasporti? Vi sono, inoltre, i problemi di Fintecna, dell'essere concessionario o meno. Sono diversi i temi e gli argomenti che sono affrontati in questo provvedimento, tuttavia, il tema principale è nascosto, non ha una sua centralità e una sua importanza.
Non è importante la proroga, voglio dirlo ed affermarlo fino alla noia: ciò che credo sia importante e fondamentale, a mio avviso, sono i progetti e i disegni, altrimenti, la proroga diventa semplicemente un momento di passaggio e di aggiustamento momentaneo. Come, ad esempio, per quanto concerne l'aspetto del rinvio di un mese della trasformazione e dell'inserimento nell'ICE - come diceva l'onorevole Bressa -, della nuova Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Anche in questo caso, un discorso serio poteva essere fatto, e potrà essere fatto, perché bisogna capire il motivo per il quale vi è stato bisogno di prevedere un mese in più, di questo tempo in più, se abbiamo una visione, cosa è mancato. Ritengo che questi dati e questi aspetti dovrebbero trovare un'allocazione anche nel nostro dibattito.
PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la invito a concludere.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che questi siano i temi e gli argomenti che vengono evidenziati; poi, gli aspetti particolari, come qualcuno ha ricordato - come la fondazione «Orchestra sinfonica Giuseppe Verdi» di Milano e la fondazione «Istituto mediterraneo di ematologia» - non credo che diano tono a questo provvedimento; non danno tono a questo provvedimento.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARIO TASSONE. Tuttavia, vi sono molte altre previsioni, come alcune proroghe per quanto concerne i dirigenti, e così via, che sono inserite e sono presenti in questo provvedimento. Ritengo che vi siano dei nodi da sciogliere anche per quanto riguarda il futuro. Concludo il mio intervento, signor Presidente, ho finito veramente.
PRESIDENTE. Onorevole Tassone, lei ha approfittato della mia distrazione. Ha già superato il tempo a sua disposizione.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, non ho mandato io il collega Vignali, che Pag. 21è accanto a lei. È un amico e ha fatto tutto da solo perché mi vuole bene, soltanto questo! Ho fatto una battuta, signor Presidente...
Io ho affrontato questo tema e questo argomento non per difendere una parte o un'altra parte del nostro Paese. Ho sentito qualche intervento fuori posto, veramente. Non ho parlato né del Mezzogiorno né del Nord: ho parlato del Paese. Proroghiamo alcune vicende e alcune situazioni particolari, diamo uno spazio al nostro impegno e alla nostra valutazione in termini molto più oggettivi e, soprattutto, molto più credibili nei confronti dell'opinione di tutti.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tassone, lei è un metronomo, ma questa volta ha sbagliato di un minuto in più, ringraziando l'onorevole Vignali...
È iscritta a parlare l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, anch'io intervengo sul decreto-legge 29 dicembre del 2011, n. 216, cosiddetto milleproroghe. È arrivato in Aula in terza lettura, con disposizioni inserite dal Senato che dimostrano, ancora una volta, il limite del provvedimento stesso. Mi sembra, anche dagli interventi di tutti i colleghi, che vi sia condivisione in questo senso: c'è qualcosa che non va in questo meccanismo. Vuol dire che non si riesce, che vi è un'incapacità di procedere nei tempi stabiliti a causa di disposizioni legislative contorte nell'applicazione, o perché vi è la resistenza o l'impossibilità al recepimento e all'attuazione da parte dei destinatari, oppure perché vi è la difficoltà da parte dei Ministeri a fare da catena di trasmissione in un modo efficiente.
Inoltre, la difficoltà di questa Camera è dovuta ad un Regolamento che, da anni, sento dire che va cambiato: lo dicono tutti, è un'affermazione che riceve trasversalmente una spinta.
Peccato che la Presidenza riguardo a questo tema non sia assolutamente sensibile. O meglio, il Presidente Fini non solo non si occupa, ma neanche si preoccupa di questo problema: questa, a mio avviso, è una cosa grave perché i nostri lavori, comunque, sono rallentati e l'impressione che si ha all'esterno è quella di un brontosauro lento, inefficiente e assolutamente rigido.
Ma veniamo al provvedimento cosiddetto milleproroghe. La Lega Nord ha dimostrato con determinazione e concretezza di fare un'opposizione, sia nelle Commissioni sia in Aula, per modificare un testo dove mancavano anche molte cose e dove, soprattutto, non vi era un'attenzione nei confronti dei cittadini, degli enti locali e degli imprenditori.
Alcuni colleghi hanno usato un termine volgare, affermando che sono state inserite delle «marchette». Effettivamente ciò è innegabile. Tuttavia, non si sono voluti recepire emendamenti importanti che sarebbero andati a favore della quotidianità degli enti locali e delle famiglie. Il Governo, in tal senso, è rimasto assolutamente sordo. La Lega ha cercato di porre rimedi, proponendo emendamenti anche rispetto agli effetti devastanti del decreto-legge «salva Italia»: lo abbiamo fatto in tema di pensioni e di enti locali.
E badi bene, signor Presidente, l'attenzione che la Lega esprime dichiaratamente dicendo che è dalla parte della gente del Nord vuole essere anche uno stimolo fortissimo verso la parte migliore della società meridionale, la quale deve soccombere rispetto ad una classe più ristretta - ora politica, ora imprenditoriale, ora legata ad un ambito di illegalità - che soffoca la parte migliore, ne soffoca la vita nella normalità e nella quotidianità.
Ma vediamo che cosa aveva proposto la Lega: cose molto semplici, anche banali, come ad esempio una proroga per la validità delle vecchie lire, perché è veramente importante la quantità del vecchio conio ancora in possesso dei cittadini. In tema di ambiente, per esempio, la Lega aveva chiesto di prorogare anche per il Veneto, e non solo per le popolazioni della Liguria e degli alluvionati dello scorso anno, gli effetti la presentazione degli adempimenti. Invece si vede l'attenzione del Governo sempre e comunque rivolta Pag. 22verso Roma: non a caso il primo decreto approvato da questo Governo è stato quello per Roma Capitale. Chissà come mai tutta l'attenzione è sempre ed esclusivamente su Roma: è una cosa che a noi della Lega dà veramente molto, molto fastidio. Non vediamo, infatti, il motivo per cui i cittadini della capitale e il mondo della capitale debbano avere una posizione privilegiata rispetto a tutto il resto d'Italia, dal nord al sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non è giusto, signor Presidente, assolutamente!
Ma veniamo poi al succo, alle questioni che stanno ancora più a cuore a noi leghisti, ossia le province, l'IMU, i comuni. A tale riguardo il Governo è stato totalmente sordo. I miei colleghi hanno già ricordato quale effetto avrà lo svuotamento dei poteri delle province. L'incertezza di questi giorni viene anche dalle persone, dagli amministratori, magari di altri partiti, i quali negli anni scorsi hanno detto: è vero, bisogna abolire le province, sarà un toccasana, l'economia dell'Italia ripartirà alla grande eliminando le province. Adesso, avvicinandosi il momento, effettivamente anche questi colleghi, sia parlamentari che amministratori locali, si rendono conto che probabilmente sarà un problema.
I risparmi, lo abbiamo detto tantissime volte, saranno minimi, perché, ovviamente, il personale non potrà essere eliminato ma dovrà essere assorbito da altri enti, ma, soprattutto, sarà veramente un problema in relazione all'attenzione, alla specificità dell'intervento sulle strade, sull'edilizia scolastica, sulla formazione professionale. Pare, tuttavia, che questo non interessi a nessuno, che interessi solo a noi della Lega Nord Padania. Mi chiedo, allora, cosa abbia in mente questo Governo, cosa pensi di riuscire ad ottenere con l'abolizione delle province.
Inoltre, a proposito dei comuni, dell'IMU, occorre sottolineare che, innanzitutto, è stata reinserita l'ICI e già questa è una cosa per la quale noi abbiamo espresso la nostra totale contrarietà perché la riteniamo un'imposta ingiusta; ma non solo, l'IMU sulla seconda casa diventerà, comunque, un'imposta statale e quindi, ancora una volta, i comuni verranno beffati da questo Stato che rimane sordo alle istanze della gente normale. È evidente, infatti, che i comuni, gli amministratori locali rappresentano la prima linea; sono lì a fare da argine verso tutti i bisogni dei cittadini. I servizi sociali, lo sviluppo del territorio, tutta la quotidianità degli enti locali, incredibilmente complessa, è sulle spalle di questi amministratori, di questi folli, da un certo punto di vista, che si sono presi la briga di fare gli amministratori e ai quali vengono tolti gli strumenti ma vengono dati ancora più carichi e più responsabilità. Questa è veramente una follia; l'unica cosa che abbiamo concesso, bontà nostra, con un emendamento della Lega Nord Padania che è stato approvato, è stata la proroga al 30 giugno per i bilanci dei comuni; un piccolo aiuto che quasi tutti gli anni viene concesso. Al contrario, non è stata assolutamente accolta la possibilità di una proroga per l'indebitamento dei comuni che hanno gli investimenti bloccati ma che hanno i mutui da pagare.
L'elasticità che il Governo chiede è solamente verso questi amministratori, ma il Governo dimostra la più totale rigidità; il rigore è totale, ma soprattutto è una rigidità mentale. Alla fine, infatti, in molti casi, il Governo tecnico che è anche politico, ma soprattutto tecnico, cosa fa? Dà retta alla struttura che dice: non bisogna cambiare, non bisogna dare elasticità. È questa la vera sfida: che lo Stato, l'apparato diventi elastico, che capisca quali sono le vere esigenze del territorio.
Veniamo ora ad altri temi che sono stati trattati: parliamo di Sistri, parliamo di servizi pubblici locali. Il Sistri è un sistema, quello della tracciabilità dei rifiuti, assolutamente condivisibile, giusto. Tuttavia, bisogna fare i conti con un Paese che è completamente diverso a seconda delle zone e quindi, ancora una volta, dobbiamo denunciare che è sempre il Nord a pagare, è sempre il Nord che cerca di mettersi in regola, e si vede beffato. Questo è il solito problema. Per tale ragione non è possibile che un sistema di Pag. 23principio giusto non si riesca a declinare nella realtà. Come è possibile? Bisogna che venga studiato un modo elastico per riuscire a rendere valido e soprattutto ad attuare questo sistema.
Una delle domande che mi faccio spesso, signor Presidente e cari colleghi, è la seguente: perché i comuni o le province, che ancora ci sono, dovrebbero essere virtuosi? Chiediamocene la ragione. Perché dovrebbero far fatica nel vedere i loro cittadini, i cittadini che loro rappresentano, massacrati e, per esempio, non pagati da loro stessi? Perché loro che sono in prima linea, devono, con le loro mani, compiere queste nefandezze? Questa cosa non è assolutamente giusta, eppure, questo Governo, sta chiedendo alle province ed ai comuni di fare questa cosa: è incredibile.
Ritorno al discorso dell'IMU per dimostrare, ancora una volta, come sia sempre il Nord ad essere penalizzato. Infatti, l'abbiamo già ripetuto molte volte in quest'aula, l'IMU si applica sugli immobili accatastati e ancora una volta dobbiamo dire che in una certa parte d'Italia il catasto funziona e quasi tutti gli immobili sono accatastati e invece in altre parti del Paese, come ad esempio al Sud, il catasto non funziona e ci sono intere città fantasma.
Allora, chiediamoci come mai i comuni che, invece, hanno tanto personale - in questi giorni si parla dello scandalo dei vigili a Napoli - soprattutto quelli del Sud, che, ripeto, hanno personale in abbondanza, non lo usano per fare gli accertamenti, per ristabilire la legalità nelle città per quanto di loro competenza. Non c'è la volontà politica perché in quelle regioni lo Stato, il concetto di Stato è veramente molto lontano. È questo che ci fa arrabbiare incredibilmente, perché troviamo questo sistema italiano estremamente ingiusto e sempre a carico del Nord.
Concludo, signor Presidente, facendo questa breve considerazione. A me sembra che questo Governo sia fatto da generali con tante medaglie appuntate sul petto, meritate, guadagnate negli ambiti dai quali provengono il Presidente del Consiglio e i suoi Ministri. Peccato che in questa battaglia che tutto il Paese sta vivendo, questi generali rimangano nel loro palazzo, adottando strategie, altissime strategie, impartendo ordini e mandando in prima linea, ma proprio nelle trincee quelle brutte, quelle della prima guerra mondiale, i cittadini e gli amministratori locali, le famiglie e gli imprenditori.
Abbiamo ricordato spesso in quest'Aula quanti imprenditori hanno agito in modo estremo suicidandosi per la vergogna e l'impossibilità di non andare avanti nell'impresa.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ERICA RIVOLTA. Queste persone in trincea vengono dotate solo di poche armi, ma soprattutto sono senza speranze, signor Presidente. Non è giusto perché in prima linea innanzitutto ci sono i cittadini del Nord che, dopo tanti anni di sacrificio e di traino del Paese, sono davvero vicini al momento della diserzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà per cinque minuti.
RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, visto il poco tempo a disposizione, rinvio a quanto detto proprio in quest'Aula in occasione della discussione sulle linee generali in prima lettura sulla validità che può ancora avere oggi lo strumento del cosiddetto «milleproroghe». Quest'ultimo, come è già stato detto e ripetuto più volte, altro non è che uno strumento che consente alla burocrazia, non molto attenta a quello che succede nel Paese, di rinviare sine die alcuni passaggi che probabilmente fanno anche comodo, ma che creano scompiglio tra i cittadini e soprattutto dimostrano che non riusciamo, come Paese, a rispettare le scadenze che ci siamo dati.
Siamo alla terza lettura e mi chiedo perché siamo arrivati a tanto. Due sono le motivazioni: la prima è che sono stati introdotti dal Senato della Repubblica nuovi articoli, nuovi commi, nonostante che da una attenta valutazione delle motivazioni Pag. 24 della sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012 di pochi giorni fa, la stessa Corte richiami il Parlamento ad attenersi, in sede di esame parlamentare dei decreti-legge, all'oggetto ed alla finalità dei decreti stessi individuati dal Governo in sede di adozione di tale provvedimento d'urgenza.
Ho voluto leggere questo passaggio perché credo sia determinante. Le motivazioni di questa sentenza della Corte costituzionale ci sollecitano, quindi, ad una riflessione approfondita sul limite che incontra l'attività emendativa soprattutto sui decreti-legge.
A giudizio della Corte l'esclusione della possibilità di inserire nella legge di conversione di un decreto-legge emendamenti del tutto estranei all'oggetto e alla finalità del testo originario è imposta dall'articolo 77 della Carta costituzionale.
Il Senato, invece, ha inserito nel decreto interventi senz'altro eterogenei (per non dire contrari) come per esempio - ne cito alcuni - i contributi alla fondazione Orchestra sinfonica Giuseppe Verdi di Milano e alla fondazione Istituto Mediterraneo di ematologia. Ma il problema vero è che era stato tentato anche in prima lettura di inserire nuovi emendamenti, come peraltro era successo un anno fa, quando il carrozzone si era molto allungato.
La seconda motivazione per la quale siamo arrivati alla terza lettura è che il Governo ha dimostrato un'attenzione diversa, un accoglimento di emendamenti e di nuovi articoli che non era stato consentito di inserire invece da questo ramo del Parlamento. Bene ha fatto il sottosegretario Polillo nella sua replica a richiamarci non solo alla coerenza come Governo, ma anche alla coerenza come Parlamento. Pertanto, credo sia doveroso che si proceda ad una riflessione attenta.
Passando velocemente al contenuto del provvedimento in esame, accolgo con piacere quanto previsto dall'articolo 2-bis e soprattutto dai commi 2-septies, 2-novies e 2-undecies, che sono quelli che allargano, diciamo così, le maglie, in quanto riaprono le cosiddette finestre da applicarsi anche ai lavoratori appartenenti a certe categorie. Si era provveduto con il decreto «salva Italia» in modo molto rigido. Giustamente il Governo ha ritenuto di accogliere le sollecitazioni che erano arrivate dal Parlamento. C'è stato un ulteriore passo avanti con la seconda lettura, da questo punto di vista, al Senato della Repubblica.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
RENATO CAMBURSANO. In particolare cito il comma 2-undecies perché perfeziona ancora meglio l'anticipazione del prepensionamento per i lavoratori esposti all'amianto. Sappiamo quanto ce ne sia bisogno. Come lei sa, signor Presidente, vengo da un territorio dove l'amianto ha colpito mortalmente, come sanno tutti i colleghi e i cittadini a fronte di una sentenza recente, quindi è bene che su questo meditiamo a lungo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, saluto il signor sottosegretario. Con questo intervento intendo svolgere alcune considerazioni tecnico-politiche su articoli di competenza della VII Commissione e, in modo particolare, sull'articolo 1 che proroga al 31 dicembre 2012 il termine per procedere all'assunzione di personale a tempo indeterminato già autorizzato o in corso di autorizzazione.
Al riguardo, si ricorda che le amministrazioni non sono state in grado di rispettare il termine del 31 dicembre 2011 a causa delle numerose disposizioni normative in materia di dotazioni organiche e di razionalizzazione degli assetti organizzativi che hanno determinato il blocco delle assunzioni e costretto a rivedere la programmazione del fabbisogno, rallentando il normale svolgimento delle attività e degli adempimenti in materia.
Le assunzioni che potranno quindi essere espletate entro il 31 dicembre 2012 sono quelle previste già dalla legge n. 296 del 2006 che per il 2008 aveva limitato al 20 per cento il turn over. Sempre tale legge ha previsto che, per indifferibili Pag. 25esigenze di servizio, erano consentite ulteriori assunzioni per il 2008 nel limite di un contingente complessivo corrispondente ad una spesa annua di 75 milioni di euro lordi e anche per gli enti di ricerca prevedeva la possibilità di assumere per il 2008-2009 personale a tempo indeterminato.
Mentre nel decreto-legge n. 112 del 2008 c'era la possibilità di ridurre dal 20 al 10 per cento la possibilità di coprire il turn over per il 2009. Ancora, si era confermato, per il quadriennio 2010-2013, il blocco del turn over al 20 per cento e, ancora, per il 2008 e per il triennio 2009-2011, era stato limitato al 50 per cento il turn over delle università statali. Nella relazione introduttiva al provvedimento in esame, il Governo chiarisce, peraltro, che tale proroga si rende necessaria in considerazione della preminente destinazione delle risorse all'assunzione di ricercatori, disposta dal decreto-legge n. 180 del 2008, nonché dei ritardi per lo svolgimento delle procedure concorsuali dovuti all'applicazione del decreto stesso. L'articolo 66 del decreto-legge n. 112 del 2008, che per gli enti di ricerca aveva confermato le disposizioni della legge del 2006 per il 2010 e per il successivo triennio 2011-2013, aveva confermato il limite dell'80 per cento delle entrate riducendo però al 20 per cento la copertura del turn over. Tale limite era tuttavia innalzato al 50 per cento per il 2014.
Con riferimento al comma 5, sempre dell'articolo 1, che proroga al 31 dicembre 2012, si manifesta apprezzamento per la proroga del termine. Al riguardo, si ricorda che entrambe le Commissioni parlamentari competenti in materia, il cui parere sul piano è vincolante per legge, avevano invitato il Governo a superare tale limite al fine di consentire a tutte le università di completare i bandi di concorso legittimamente indetti prima del 2008. Si dovrebbe, quindi, procedere alla modifica del decreto-legge n. 180 del 2008, consentendo espressamente alle università di completare le procedure concorsuali già indette ovvero di calcolare la soglia del 90 per cento al 31 dicembre 2008, altrimenti si rischia di penalizzare i candidati che hanno superato un regolare concorso per il solo fatto che l'università di riferimento ha nel frattempo perso i requisiti di virtuosità.
Passando all'articolo 8, il comma 2, che differisce all'anno accademico 2013-2014 l'avvio della valutazione dell'ultimo triennio scolastico e dell'esame di stato conclusivo della scuola secondaria superiore ai fini dell'ammissione ai corsi di laurea a numero programmato, è un po' controverso. Tale valutazione è stata disposta dal decreto legislativo n. 21 del 2008, ma da allora non è mai entrata in vigore perché ne è stato costantemente rinviato il debutto. Le motivazioni addotte nel corso di questi anni sono state molteplici. A sostegno della prima proroga è stata segnalata la mancata definizione di procedure uniformi per la certificazione dei percorsi scolastici, nonché le difficoltà in cui sarebbero potuti incorrere gli studenti stranieri ai quali non vengono rilasciate attestazioni relative al percorso scolastico.
L'anno successivo la proroga è stata motivata con esigenze del Ministero della difesa, che paventava effetti negativi sulle procedure di arruolamento degli ufficiali medici nelle accademie militari. La terza proroga è stata proposta ricorrendo alle prime motivazioni: assenza di uniformi procedure di certificazione della valutazione dei percorsi scolastici, criticità applicative della norma nei confronti degli studenti comunitari non italiani candidati alle prove di ammissione. A queste si aggiungeva l'esigenza di stabilire modalità di individuazione dei punteggi conseguiti nel percorso scolastico dalla generalità degli studenti, tenuto conto che le disposizioni recate dal decreto legislativo n. 21 trovano esclusivo riferimento nei confronti degli studenti che frequentano le scuole italiane. Ora la proroga viene ripresentata per la quarta volta, di nuovo adducendo le motivazioni del Ministero della difesa.
In ordine all'articolo 14, comma 2-ter, che consente l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti che hanno conseguito l'abilitazione a seguito della frequenza di determinati corsi attivati negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010 e 2010-2011, si osserva che sul punto Pag. 26confliggono diverse esigenze. Si deve precisare che, con riguardo all'articolo 8, l'emendamento a firma Russo è stato approvato, mentre l'emendamento presentato dalla Lega Nord è stato bocciato.
Si deve considerare che sono due emendamenti uguali, però - caso strano - quello della Lega Nord è stato respinto.
In ogni caso, stavo dicendo che in questo articolo si osserva che sul punto confliggono diverse esigenze. Da un lato, l'approvazione dell'articolo 5-bis del decreto-legge n. 137 del 2008 consente l'iscrizione nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti che avevano conseguito l'abilitazione attraverso la frequenza dei medesimi corsi attivati nell'anno accademico 2007-2008 oltre agli abilitati del nono ciclo SSIS.
Signor Presidente, qui non riesco ad andare avanti perché dietro di me continuano a parlare anche a voce alta. Mi scusi, ma non posso procedere se non chiede che facciano silenzio...
PRESIDENTE. Chiedo per cortesia ai colleghi dell'onorevole Goisis (e anche ai non colleghi) di abbassare il tono di voce o di andare a parlare fuori. Presidente Moffa...
PAOLA GOISIS. Io sento i loro discorsi e chiaramente perdo il filo!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, lei sa che la stiamo seguendo con grande attenzione ed è un piacere...
PAOLA GOISIS. La ringrazio, signor Presidente. Comunque non si poteva, a mio avviso, negare un atto di giustizia e di equità nei confronti dei docenti regolarmente abilitati.
Stavo osservando che, come Lega Nord, avevamo presentato un emendamento che poi è stato bocciato. Voglio sottolineare che l'emendamento della Lega Nord intendeva risolvere la questione dei mancati inserimenti dei docenti laureati. Preciso che sto parlando di docenti laureati abilitati o specializzati con i corsi universitari a numero chiuso organizzati su richiesta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca dalle facoltà di scienze della formazione primaria, dai conservatori di musica e dalle accademie nelle graduatorie ad esaurimento valide per il triennio 2011-2013.
Nell'attesa della nuova procedura per il reclutamento dei docenti, l'approvazione della presente proposta emendativa avrebbe consentito a circa 4 mila docenti di presentare, in occasione dell'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, domanda di inserimento a pieno titolo in III fascia.
La norma che è stata, invece, approvata all'articolo 14 alla Camera dei deputati era molto simile a quella della Lega Nord e disponeva che coloro che si sono iscritti negli stessi anni al medesimo corso di laurea in scienza della formazione primaria possono chiedere l'iscrizione con riserva. La riserva è sciolta all'atto del conseguimento dell'abilitazione. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge il Ministro dell'istruzione emana un decreto per la definizione dei termini per l'aggiornamento delle domande di inserimento e per lo scioglimento della riserva, ai fini della stipula dei contratti a tempo determinato e indeterminato per l'anno scolastico 2012-2013.
Tale norma, come evidenziato anche dai competenti servizi parlamentari, non si accorda però con la normativa vigente relativa all'aggiornamento delle graduatorie per gli anni scolastici 2011-2012, fino al 2014, soprattutto dal punto di vista delle opzioni esercitate entro il termine indicato dal secondo decreto ministeriale di aggiornamento da quanti sono già inseriti nelle stesse graduatorie. Inoltre, questa stessa norma avrebbe dovuto essere inserita all'articolo 1, perché riguardava la materia delle assunzioni.
Prima di chiudere, volevo svolgere anche un'altra considerazione in merito all'esigenza che le due Commissioni del Senato e della Camera avevano già rappresentato per poter risolvere definitivamente la questione delle famose graduatorie ad esaurimento che non si esauriscono mai. Ogni anno, infatti, abbiamo Pag. 27nuovi laureati e nuovi abilitati che comunque hanno il diritto a conseguire l'abilitazione e ad entrare nelle graduatorie per poter ottenere un posto di lavoro. Il Governo deve poter prevedere l'istituzione di concorsi per consentire a tutti costoro di poter svolgere questo loro diritto al lavoro.
Fino a che non verranno svolti questi concorsi che daranno, quindi, la cattedra a coloro che hanno il merito, il problema delle graduatorie sarà infinito. Non verrà mai risolto.
Purtroppo, ciò renderà la scuola e tutto il suo personale un campo di battaglia dove si svolge una guerra tra poveri, togliendo ed eliminando anche quel senso di dignità di cui la scuola ha bisogno, anche per quanto riguarda gli insegnanti che si vedono ogni anno «sballottati» tra normative che continuano ad aggiungersi e ad aggravare la loro situazione e la loro posizione e che vengono, appunto, ad ampliare questa situazione di conflittualità tra loro stessi.
Noi, della Lega Nord, che teniamo in modo particolare alla questione della formazione, dell'istruzione e, quindi, della scuola e dell'istruzione dei nostri ragazzi, chiediamo con forza al Governo che pensi, quanto prima, a preparare un concorso onde - lo ripeto - eliminare la questione dell'inserimento in graduatoria.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, non nascondo di affrontare questa discussione sulle linee generali con una certa difficoltà perché, con tutto il rispetto per le procedure, per i regolamenti e, soprattutto, per la Camera dei deputati, già sappiamo tutti che il Governo porrà la questione di fiducia. Chi, come me, prende la parola è consapevole di fare un atto di testimonianza.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)
SILVANA MURA. A questo si aggiunge che già sappiamo che non si consentirà neppure di chiudere la discussione sulle linee generali. Al contrario, dopo un certo numero di interventi qualche collega della maggioranza chiederà che la discussione venga interrotta, come è già accaduto per il decreto-legge «svuota carceri».
Spero di sbagliarmi ma temo che, con questo senso di frustrazione che nasce dalla consapevolezza di trovarsi davanti a provvedimenti immodificabili, sarà necessario imparare a convivere, considerato che il trend ci dice che tanti saranno i voti di fiducia nell'immediato futuro e in quello più lontano. Quello dell'eccessivo ricorso alla questione di fiducia è uno dei principali motivi di dissenso, almeno per quanto riguarda l'Italia dei Valori, nei confronti del metodo utilizzato dal Governo per il decreto-legge «milleproroghe».
Signor sottosegretario, invito lei e il Governo a riflettere su un dato abbastanza rilevante e, cioè, che per questo decreto-legge ricorrete, per ben tre volte, al voto di fiducia. Ammetterà che questa non è una cosa normale e, tanto meno, accettabile. Al contrario, è il segnale che qualcosa non va, sia nella maggioranza che sostiene il Governo sia, a questo punto, anche nel testo del decreto-legge.
Spiace dirlo ma il nostro giudizio, nei confronti del decreto-legge, è andato via via peggiorando. Abbiamo iniziato il primo esame in Commissione riconoscendo che, pur con tutti i rilievi del caso che si possono muovere alla natura stessa di un provvedimento di proroga termini, questo decreto-legge era finalmente un provvedimento che si limitava a quella che doveva essere la sua vera natura, ovvero rinnovare i termini di disposizioni normative che, per qualche motivo, non si è riusciti a rispettare nella loro realizzazione.
Il fatto che non fosse stato trasformato in una sorta di omnibus era già un merito che noi, per primi, abbiamo riconosciuto al Governo. Ma poi sono iniziati i problemi. Prima il Governo si è detto contrario ad ogni proposta di modifica, anche di quelle norme che apparivano oggettivamente pessime o irrazionali. Quindi, ha realizzato una sorta di «manuale Cencelli» degli emendamenti, concedendo Pag. 28delle quote di modifica tra i tre partiti che sostengono la maggioranza e respingendo, a priori, la poche proposte (tutte di merito) formulate da altri, come quelle dell'Italia dei Valori. A questo si è aggiunta la fiducia per blindare il testo dalle imboscate della stessa maggioranza e per troncare drasticamente i tempi dell'esame parlamentare.
Arrivati a quest'ultimo giro di giostra, si può affermare tranquillamente che le criticità che l'Italia dei Valori ha sollevato, sia alla Camera sia al Senato, non solo non sono state risolte ma nemmeno affrontate. A questa constatazione amara sono costretta ad aggiungerne un'altra non meno critica, ovvero che alcune delle modifiche apportate hanno peggiorato, invece di migliorare, il testo iniziale.
Il 15 febbraio è stata pubblicata, da diversi giornali, la notizia che per una serie di problemi la tassazione straordinaria dei capitali scudati, prevista dal decreto-legge «salva Italia», sarebbe stata fatta slittare. Era lo stesso Governo a dichiarare, con un comunicato, che il nuovo termine sarebbe stato individuato con il primo provvedimento legislativo utile.
Oltre al valore di principio che riveste la tassazione imposta sui capitali scudati, tutti sappiamo quanto ciò sia importante, dal punto di vista contabile, dal momento che il Governo ha messo a bilancio per il 2012 un gettito di 2 miliardi di euro.
Ad oggi, dunque ci troviamo nella seguente situazione: incertezza sui termini di applicazione della norma, che automaticamente si traduce in incertezza sulla possibilità di incassare quanto previsto dal Governo.
A fronte di questa situazione ci si domanda: perché il Governo non ha utilizzato il decreto cosiddetto proroga termini per individuare immediatamente e in maniera assolutamente certa la nuova data entro cui le banche dovranno effettuare il prelievo? Infatti, il decreto doveva essere comunque modificato al Senato. Il 15 febbraio è il giorno in cui il Governo ha presentato il maxiemendamento al Senato e vi ha posto la fiducia.
Ultimo, ma non ultimo, c'è da considerare il fatto che non ci si può essere resi conto il 15 febbraio - mi riferisco chiaramente al Governo - che la data del 16 febbraio 2012 non sarebbe stata rispettata per tassare i capitali scudati.
Dunque, il Governo ha avuto tutto il tempo necessario per inserire la proroga nel decreto, come è stato fatto, ad esempio, per rinviare la norma che obbligava i piccoli comuni ad affidarsi ad un'unica centrale di committenza per la fornitura dei servizi, anche questa varata con il decreto «salva Italia». Perché non è stato fatto? Dobbiamo forse pensare che sulla tassazione straordinaria dei capitali scudati ci siano problemi più grandi di applicazione e che non si tratti di una semplice proroga del termine attuativo?
Fatto un esempio in negativo di ciò che doveva esserci e che non è stato inserito nel decreto-legge, passo adesso ad indicare un articolo - e nella versione finale purtroppo sono diversi - che non avrebbe dovuto essere presente, non trattando una proroga.
Mi riferisco all'articolo 2-bis, che stabilisce l'entrata in funzione della Fondazione per la mutualità generale negli sport professionistici a squadre. La norma in sé non si discute perché è positiva, essendo volta a finanziare sport minori a livello giovanile. Il problema è che non si doveva trovare in questo decreto-legge e probabilmente alla Camera un emendamento in tal senso non sarebbe stato considerato ammissibile. Infatti, qui parliamo di una disposizione che avrebbe dovuto essere attuata entro l'agosto del 2008 e che, invece, è rimasta lettera morta. Qui non si tratta di un differimento di termini, ma siamo in presenza di qualcosa che torna in vita come Lazzaro, solo che in questo caso il miracolo non l'ha fatto Gesù, ma il Senato.
Entrando nel merito del provvedimento, le critiche che mi appresto ad avanzare sono quelle già espresse in prima lettura qui alla Camera, alle quali se ne aggiungono altre su norme inserite al Senato.
L'aspetto più negativo è che per una lunga schiera di lavoratori non è stato fatto quanto si poteva e si doveva fare. Pag. 29Infatti, sugli esodati purtroppo nulla o quasi è cambiato rispetto al testo licenziato dalla Camera, consentendo la salvezza solo a coloro che hanno lasciato il lavoro entro il 2011 e lasciando in un limbo doloroso tutti gli altri.
Il Governo ha detto che questo tema è rinviato ad un provvedimento specifico, ma quello che resta è il rifiuto a risolvere il problema immediatamente, lasciando molte famiglie in un'angoscia direi più che giustificata.
Ma oltre agli esodati e ai lavoratori precoci è stata sbattuta la porta in faccia a molte altre categorie: penso ai precari del mondo della scuola per i quali non è stato fatto nulla, ma penso anche ai vigili del fuoco, per i quali non c'è stata la tanto attesa - ed io aggiungerei doverosa - stabilizzazione.
In questi casi, si invoca sempre il problema della copertura finanziaria, quella copertura che invece non manca mai - guarda caso - quando si tratta di spendere milioni e milioni in armamenti, o per prorogare - come è stato fatto poco tempo fa - una missione di guerra come quella in Afghanistan, per la quale spenderemo, per il 2012, circa 800 milioni di euro.
Altro tema dolente è quello delle frequenze televisive. Gli emendamenti presentati in tal senso per scongiurare quello che sarebbe un inaccettabile regalo, in violazione delle norme della concorrenza e in danno delle finanze pubbliche sono stati tutti respinti. Intanto, però il Governo non interviene come dovrebbe e probabilmente il Ministro Passera sta ancora studiando, ormai da mesi, una soluzione. Va bene che questo è il Governo dei professori ed i professori studiano e riflettono, ma sarebbe il caso ogni tanto di alzare la testa dai libri e di prendere le decisioni.
Altra proroga introdotta al Senato, che suscita perplessità, riguarda il nuovo articolo 23 che fa slittare al mese di maggio il decreto con il quale il Ministro dell'economia dovrà fissare un tetto massimo per i compensi dei consigli di amministrazione delle società non quotate, ma controllate dallo stesso Ministero.
In questo caso la perplessità è doppia: in primo luogo, perché non è stato rispettato un termine importante ai fini del contenimento della spesa pubblica, per il semplice fatto che il Governo non è riuscito a contare tutte le società che controlla; in secondo luogo, perché un decreto simile, relativo al tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici, è passato all'esame delle Commissioni in questi giorni e purtroppo non ha fatto una bella fine, anche per colpa dello stesso Governo.
Gli elementi di critica sarebbero ancora tanti, ma mi avvio alla conclusione toccando alcuni punti altrettanto critici che purtroppo sono rimasti invariati nel testo licenziato dalla Camera e sui quali, a suo tempo, avevo presentato emendamenti a mia firma.
L'articolo 4-bis, che riapre il termine per la presentazione delle richieste dei rimborsi elettorali per le elezioni regionali in Molise, oggi rispetto ad un mese fa acquista un valore ancora più negativo, anzitutto perché non ha alcuna giustificazione valida se non quella che i partiti sono al di sopra delle leggi. Io da tanti anni sono il tesoriere di un partito e vi posso dire che le leggi in materia di rimborsi sono chiare, ma soprattutto sono le stesse da anni. Lo sbaglio o lo sforamento può capitare, ma non è una giustificazione valida per fare una deroga, dal momento che quando è il cittadino a bucare una scadenza, magari con Equitalia, è il primo a sopportarne le conseguenze.
Questa norma, però, dal mio punto di vista, acquista ancora più rilevanza, perché tra l'esame della Camera e quello del Senato è scoppiata la «bomba» del caso Lusi. È uno scandalo che ha costretto, e ha motivato molti, ad invocare riforme sul finanziamento ai partiti e in alcuni casi a proporle, come hanno fatto da ultimo gli onorevoli Bersani e Casini. Ma mentre si parlava giustamente di riforma dell'articolo 49 della Costituzione, mentre si proponevano bilanci controllati dalla Corte dei conti e tagli sui finanziamenti, a nessuno in Senato è caduto l'occhio sull'articolo Pag. 30 4-bis e neppure nessuno della Camera ha telefonato ai colleghi di Palazzo Madama.
Eppure, i senatori in un certo senso erano avvantaggiati, dal momento che Lusi è seduto tra di loro e poteva costituire una sorta di promemoria vivente. Purtroppo, così non è stato, e questa norma - che è giusto dire è a costo zero e per la quale non è giusto e non è certo mia intenzione criminalizzare i presentatori - è però il segnale che anche questa volta sulla questione finanziamenti ai partiti non si farà nulla, perché far passare l'articolo 4-bis significa voler costruire una casa partendo dal tetto, mancano le basi.
Altro aspetto critico, a mio avviso, è il regalo fatto ai presidenti degli enti parco, lasciando loro quello stipendio che la legge ha, invece, imposto di togliere ai membri dei consigli di amministrazione degli enti che usufruiscono di sovvenzioni pubbliche.
Chiudo, colleghi, con il regalo, perché di questo si tratta, dei 7 milioni, che si aggiungono ai 3 precedenti, elargiti a Radio radicale. I motivi del dissenso verso questa norma sono molteplici e riguardano sia la natura dell'articolo, che non è una proroga e, dunque, non doveva essere in questo decreto-legge, sia il merito di un servizio che non serve più e che comunque dovrebbe essere messo almeno a gara.
Infine, vi è la posizione critica di Italia dei Valori in merito al finanziamento all'editoria di partito. Per tutti questi aspetti rimando all'illustrazione di un ordine del giorno ad hoc che presenterò al Governo.
Mi soffermo però solo su un aspetto. In questi giorni c'è una testata storica come il Manifesto che sta tentando di non scomparire e lo sta facendo suo malgrado ricorrendo al mercato, ovvero chiedendo sottoscrizioni straordinarie. Radio radicale invece ha preso la scorciatoia, ha chiesto aiuto alla partitocrazia, per usare un termine caro a Pannella. Questa non solo ha fatto aprire la borsa allo Stato, ma gli ha blindato pure il regalino con la fiducia. È un tipico esempio che con le conoscenze giuste i regali vengono fatti anche ai radicali.
Concludendo, questa volta davvero, sono costretta a dirle, signor sottosegretario, che il Governo ci ha profondamente deluso e che, quindi, il nostro dissenso è scontato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di intervenire nel merito di questo decreto cosiddetto milleproroghe volevo fare una premessa. Volevo disegnare una cornice entro cui si muove il dissenso della Lega Nord nei confronti di questo Governo. Oggi sarebbe una giornata facile. Ieri il sito del Governo è stato intasato per alcune ore dalla curiosità dei cittadini per conoscere quelli che sono i redditi e i patrimoni dei nostri Ministri, e oggi sarebbe facile polemizzare e cercare di dare una categoria, cercare di inquadrare i nostri Ministri in una classe sociale. Lo potrei fare usando termini miei personali, descrivendo quello che penso. Sarebbe però il pensiero di un deputato della Lega Nord, il pensiero di una parte politica che si oppone a questo Governo, quindi sarebbe una cosa scontata. Allora siccome Internet è un grande mondo nel quale si trova molto, mi sono imbattuto in un articolo di Aldo Giannuli che è un grosso esperto di intelligence, una persona non banale. Così mi permetto di suggerirvi (vi do anche il sito: http://www.aldogiannuli.it/2012/02/frasi-infelici/) questo testo che vi leggerò anche perché ritengo che sia buona cosa che resti agli atti anche a futura memoria.
Cosa dice Aldo Giannuli: «Monti si è scusato della sua battuta sul "posto fisso che è monotono" dicendo che era stata una frase infelice ed altrettanto ha fatto la Cancellieri a proposito di quei bamboccioni che vogliono il lavoro "vicino a mamma e papà". Ma non si tratta di frasi infelici perché tradiscono qualcosa che conviene capire meglio. Aveva iniziato il Viceministro Michel Martone dicendo che "chi a 28 anni non è laureato è uno sfigato" (ricordate?). Se poi uno si laurea Pag. 31anche a 30 anni, perché nel frattempo deve fare mille mestieri per vivere, perché ha dovuto interrompere gli studi per qualche tempo perché non aveva i soldi per pagarsi le tasse universitarie o per altre ragioni di disagio sociale, questo a Martone non importa. Cosa volete che ne sappia uno che è figlio dell'Avvocato Generale presso la Corte di Cassazione (scusate se è poco), che si è laureato a 21 anni ed a 31 (con ben poche pubblicazioni) era addirittura professore ordinario? Potete leggerne la brillante carriera su il Fatto Quotidiano.
E, infatti, quello che contraddistingue questo Governo è il nobile lignaggio dei suoi componenti. Della Cancellieri si sa che è figlia di italiani emigrati in Libia, quel che può voler dire tutto e che iniziò a lavorare a 19 anni alla Presidenza del Consiglio (1962), quello che fa sospettare è una provenienza sociale non proprio popolare. Di Mario Monti non c'è nemmeno bisogno di dire: figlio di un direttore di banca ed, addirittura nipote del grande banchiere Raffaele Mattioli, che altro volete? Diceva il vecchio Marx che è l'essere sociale che determina la coscienza, e questi personaggi sono l'espressione di classi sociali molto elevate. Esprimono quel bel mondo di chi non ha mai dovuto dimostrare nulla perché bastava il cognome a dire tutto. Ceti sociali i cui individui non si sono mai guadagnati nulla che, se anche avevano dei meriti reali, non è per quello che sono stati scelti, ma che nutrono salda la convinzione di essere i migliori, che meritano senza ombra di dubbio le altissime retribuzioni che riscuotono, destinati naturalmente a dirigere, perché le gerarchie sociali non sono un dato storicamente determinato, ma un fatto del tutto naturale.
Conseguentemente, guardano tutti con una vena di disprezzo: i poveri? È giusto che esistano, non possiamo essere tutti ricchi. Le classi popolari sono così poco istruite, poco abili, poco intelligenti! Hanno condizioni di vita dure, con un carico di sofferenze spaventoso? È il prodotto delle loro scarse capacità e, poi, di che si lamentano? Appunto: sono sfigati! La povertà per questa gente non è un problema sociale da affrontare e la miseria non è qualcosa da vincere, ma un dato di fatto da accettare senza fare troppe storie. Le crisi, per questi signori, sono i periodi in cui «voi dovete tirare la cinghia» è l'unica ricetta che conoscono, è abbassare il costo del lavoro, liquidare le garanzie sociali, eccetera, perché «siamo tutti nella stessa barca». Cose dette intrepidamente, senza traccia di rossore sulle guance: la vergogna? Cosa è? Le frasi sul posto di lavoro e sugli sfigati non sono frasi infelici, ma l'espressione di un feroce classismo e di una istintiva avversione a qualsiasi forma di eguaglianza. Berlusconi, lo conosciamo, è stato un personaggio della cui indecenza non abbiamo bisogno di dire ancora una volta.
Ha mantenuto la goffaggine, l'ineleganza, la grettezza culturale, la sbruffoneria cafona, lo spaventoso egocentrismo tipico del parvenu, ma almeno è uno che si è fatto da sé. Lasciamo perdere come, lo sappiamo. Ha conosciuto disagi e privazioni, ha dovuto inventarsi di tutto per arrampicarsi. Tutto questo per guadagnargli un attimo di simpatia umana, un nanosecondo sia chiaro, per poi tornare all'inimicizia di sempre. Ma la gente di cui questo Governo è espressione, con la sua odiosa protervia, non merita neanche quel nanosecondo. Umanamente sono molto più spregevoli di Berlusconi». Queste sono le parole di Aldo Giannuli. Mi pare una collezione di riflessioni assolutamente condivisibili. Ma veniamo al provvedimento: è ovvio che mi soffermerò solo su alcuni punti di interesse; tanti li hanno già anche toccati i miei colleghi della Lega Nord Padania, tanti li hanno toccati pure altri membri di questo Parlamento. Vorrei richiamare l'attenzione intanto sul comma 15 dell'articolo 29 dove si fissa la proroga dei termini degli adempimenti tributari e contributivi per i soggetti interessati dagli eccezionali eventi atmosferici. Parliamo dei territori di La Spezia, Massa Carrara e Genova, ai quali, poi, al Senato, per un giusto riconoscimento dei danni avuti, sono stati aggiunti i territori di Ginosa e della provincia di Matera.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,55)
FRANCO GIDONI. Ma questa proroga dei termini contributivi e fiscali è unita alla proroga dell'impegno di spesa per gli indennizzi ai cittadini italiani espropriati dei loro beni in Libia negli anni Sessanta. Nel 2012 questa nazione sta ancora parlando di indennizzi per i cittadini italiani espropriati dei loro beni in Libia negli anni Sessanta. Credo che queste partite vadano chiuse e che una nazione civile questi impegni dovrebbe averli già ottemperati ben tanto tempo fa. Ma questo mi ha fatto venire in mente un'altra cosa: quello che il Governo sta facendo per quelle decine e decine di imprese italiane che operavano in Libia nel marzo del 2011 e che si sono viste costrette ad abbandonare cantieri ed attrezzature e a ritornare in Italia. Esse, oggi, sono sul piede del fallimento perché questo Governo non è ancora riuscito a concedere quanto meno una proroga dei termini per il pagamento degli adempimenti tributari e contributivi. Il collega Gottardo ha anche tentato recentemente, con un'interpellanza urgente, di sollevare questo argomento in Commissione. Il sottosegretario ha fornito delle risposte vaghe e qui, proprio agganciandoci a questa proroga termini, siamo a richiamare l'attenzione del Governo su tali argomenti. Chiaro che ci pare di avere a che fare con un muro di gomma. Queste imprese sono costantemente rimbalzate dal Ministero dello sviluppo economico al Ministero degli esteri, piuttosto che all'ambasciata in Libia, ma non si riesce a cavare un ragno dal buco. E il problema non è tanto quello di riscuotere dei crediti certificati e certi, ma di garantire il posto di lavoro a qualche migliaio di lavoratori che all'epoca erano impegnati in Libia e che oggi sono a casa e che le imprese non riescono più a pagare. Evidentemente ci sono altre cose. Ad esempio, guardiamo con preoccupazione il comma primo dell'articolo 29, dove si differiscono i termini per la determinazione dei fabbisogni standard per le funzioni fondamentali di comuni e province. È chiaro che la Lega Nord Padania aveva fatto del provvedimento sul federalismo fiscale un proprio cavallo di battaglia e aveva cercato di portarlo a conclusione. Ovviamente la caduta del Governo ha bloccato questo iter riformativo. Credo che il decreto sulla determinazione dei fabbisogni standard sia fondamentale per arrivare ad un riequilibrio della distribuzione delle risorse all'interno del territorio nazionale. Occorre evitare quegli sprechi che poi sono sotto gli occhi di tutti. Alcuni accadimenti, in questi giorni, li hanno fatti ritornare evidentemente agli occhi con grandissima evidenza. Sarebbe facile citare la sanità del Lazio dove le risorse impiegate poi trovano un'applicazione pratica che dei senatori hanno potuto toccare con mano in alcuni ospedali di Roma.
Ma anche gli sprechi emersi alla vigilia della decisione per candidare Roma a sede delle Olimpiadi, gli sprechi fatti e le opere mai concluse in previsione dei mondiali di nuoto dello scorso anno. Proprio in questa direzione va il decreto legislativo per stabilire i costi standard, costi uguali per tutti, servizi di qualità per tutti come riescono a farlo tranquillamente le regioni del Nord dove, tanto per citare la sanità, i costi sono molto inferiori e la qualità della sanità molto, molto superiore. Ma come Lega Nord ovviamente riconosciamo di aver fatto un lavoro e di essere riusciti ad introdurre alcune proposte emendative che riteniamo assolutamente migliorative. Cito, ad esempio, la proroga per l'approvazione dei bilanci di previsione degli enti locali. Vede, Ministro, voi avete fatto una manovra sull'IMU e l'avete spostata da quella che era una tassa assolutamente federalista, come dice il nome stesso, imposta municipale che doveva dare gettito diretto ai nostri comuni e ai nostri sindaci. Questi comuni, questi sindaci - oggi siamo a febbraio - hanno cercato di immaginare quale sarà il loro bilancio di previsione. È ovvio che, preso carta e penna e cominciato, come si diceva una volta, a far di conto si sono resi conto che le cose non quadravano. Di qui la nostra preoccupazione, come Lega, intanto di chiedere un Pag. 33posticipo dell'approvazione dei bilanci di previsione per dar tempo ai nostri sindaci di capire. Ma cosa succede? In questi giorni alcuni sindaci mi hanno chiamato. Signor Ministro, succede che i sindaci si sono resi conto che faranno gli esattori per conto dello Stato. Si sono resi conto, tabelline alla mano, fogli excel alla mano, che grandissime risorse dei loro territori, dei nostri territori, verranno trasferite allo Stato e lo Stato, è ovvio, le trasferirà a coprire spese che sicuramente virtuose non sono. Vede, riguardo alla revisione dell'IMU, abbiamo tentato anche di portare l'attenzione del Governo alcune questioni che rimangono scoperte e sulle quale invitiamo a pensare e riflettere. Ad esempio la questione degli ATER. Voi applicate l'IMU agli ATER, ex-case popolari per spiegarsi. Voi oggi portate la tassazione degli ATER a un livello tale per cui la conseguenza pratica sarà che gli ATER non avranno più risorse per investire nell'edilizia sociale. Ma è chiaro - ritorno all'articolo di Giannuli - per quello che dicevo che era la degna premessa. È chiaro che se pensate che tutti siamo ricchi e le case popolari non servono questa vostra manovra è del tutto legittima. Ma se voi credete che ci sia ancora spazio, che questo Paese abbia ancora bisogno delle case popolari e degli enti e delle aziende che li vanno a costruire, che le vanno a mantenere, certamente questo non traspare dalla manovra che avete fatto sull'IMU. Gli ATER, gli ALER - chiamateli come volete - tra qualche mese saranno destinati a non fare più nulla se non a pagare gli stipendi ai propri dipendenti sperando di riuscire a chiudere comunque i conti. Ma ci sono anche altri aspetti che non ci convincono. Qualcuno le ha definite prima marchette. Ma c'è un passaggio che è stato citato anche prima da un collega, che voglio riprendere, che è la soppressione del Consorzio nazionale per i grandi laghi prealpini. Questa è un'opera che come Lega avevamo visto anche favorevolmente se non che, poi, è divenuta un consorzio nazionale: magari lo immaginavamo e lo avevamo pensato e lo avremmo sostenuto se si fosse trattato ovviamente di un consorzio quanto meno a livello regionale. Ma tant'è una gestione unitaria dei grandi laghi prealpini poteva essere il presupposto per un miglioramento dei servizi offerti alle nostre aree, alle aree principalmente della Lombardia e del Veneto.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gidoni.
FRANCO GIDONI. Concludo. E invece che cosa fate, signor Presidente? Chiudete il consorzio nazionale, cioè non lo fate neanche nascere, e lasciate i consorzi, li ricostituite. È ovvio che viene da pensare, siccome le nomine saranno di carattere ministeriale e le farà il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che ci sia qualcuno da sistemare in questo consiglio di amministrazione.
Questa è una cosa che come Lega Nord non ci pare assolutamente condivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sul grave incidente occorso ai militari italiani impegnati in Afghanistan (ore 12).
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, prima di dare la parola all'onorevole Compagnon, che ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, ritengo doveroso, anche a vostro nome, ricordare i tre giovani militari italiani del nostro contingente in Afghanistan che lunedì scorso hanno perso la vita a seguito di un incidente stradale avvenuto nei pressi della località di Shindand. Si tratta del caporalmaggiore Francesco Currò, del primo caporalmaggiore Francesco Paolo Messineo e del primo caporalmaggiore Luca Valente. Un quarto militare, attualmente ricoverato in ospedale, è rimasto ferito ma fortunatamente non è in pericolo di vita. I militari italiani, tutti appartenenti al LXVI reggimento fanteria Trieste, con sede a Forlì, sono deceduti nel coraggioso adempimento del dovere. Pag. 34Erano infatti impegnati in una rischiosa attività di recupero di una pattuglia bloccata da condizioni meteorologiche particolarmente avverse. In questa triste circostanza sento il dovere di esprimere, a nome personale ma certamente a nome di tutta l'Assemblea, alla famiglia dei caduti e alle nostre Forze armate il senso del più profondo cordoglio e della più sincera partecipazione al loro dolore, unitamente ai più fervidi auguri di pronta guarigione al soldato rimasto ferito. Vi chiedo di osservare, in memoria dei caduti, un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
Si riprende la discussione (ore 12,05).
(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 4865-B)
ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori e ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento: noi siamo in discussione sul decreto-legge n. 216 del 2011 recante proroga di termini, che è già stato approvato dalla Camera e poi è stato modificato al Senato. Adesso è tornato alla Camera per l'approvazione. Questo decreto scade il 27, cioè lunedì, quindi ha urgenza di essere approvato. Se pensiamo che ancora in discussione generale vi sono 17 iscritti a parlare - e sappiamo i tempi previsti per i decreti in discussione generale - e che sono stati presentati 600 emendamenti, vien da sé che è difficile portare a termine un percorso nei tempi previsti. Pertanto, pur essendo consapevole che a nessuno piace interrompere il confronto e la discussione, ma altrettanto consapevoli del fatto che il nostro Paese ha tante urgenze e quindi ha bisogno di risposte immediate e tante di queste sono comprese - magari qualcuno è d'accordo e altri no - nel provvedimento in esame, chiedo, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, la chiusura della discussione sulle linee generali sul decreto-legge n. 216 del 2011 recante proroga di termini.
PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare contro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, naturalmente si cerca di svuotare ancora una volta l'attività parlamentare. In altre parole, il lavoro che devono fare i parlamentari si dice che non debbano più svolgerlo, scatta la tagliola, ma è una tagliola sulla democrazia ed è innanzitutto una tagliola sulla politica. Infatti, se vi sono partiti che sono falliti, allora loro forse hanno ragione a chiudere subito la baracca e ad affidarsi al Governo tecnico.
Invece, noi dell'Italia dei Valori, riteniamo che la sede naturale resti sempre il Parlamento della Repubblica: è qui che si fanno i provvedimenti, è qui che si discutono le leggi, è qui che ci deve essere il confronto democratico. Tuttavia, ho l'impressione che ciò non sia più possibile, perché vi è un Parlamento in liquidazione, perché vi sono dei partiti che ormai sono falliti e pretendono di archiviare e chiudere immediatamente. Questa è la ragione per la quale noi ci opponiamo alla tagliola, perché riteniamo che il Parlamento e i deputati debbano fare il loro lavoro.
PRESIDENTE. Prendo atto che nessuno chiede di parlare a favore.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo, dunque, ai voti. Pag. 35
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Scilipoti... onorevole Goisis... onorevole D'Antoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 440
Hanno votato no 66).
Prendo atto che gli onorevoli Realacci, Cosenza, Lucà, Nizzi, Gnecchi, Rossomando e Perina hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, e che i deputati Piffari e Cimadoro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento, ha facoltà di parlare un deputato, fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Consiglio, per il gruppo della Lega Nord Padania. Ne ha facoltà.
NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è chiaro che la votazione che ha appena preceduto il mio intervento non può far felice il nostro gruppo, anche perché concludere la votazione in questo modo, praticamente con quasi tutto il Parlamento a favore della chiusura della discussione sulle linee generali, non ci vede d'accordo. Infatti, leggendo l'elenco degli iscritti a parlare, si vedrà che sono quasi tutti del nostro gruppo, della Lega Nord: questa è la dimostrazione dell'interesse che abbiamo dimostrato in questi giorni, anche come lavoro nelle Commissioni, e dell'apporto che si è voluto dare ad un provvedimento con riferimento al quale vi è stato pochissimo tempo per discuterne, cosa che ha messo in difficoltà, probabilmente, chi ha lavorato per migliorarne il testo.
Direi semplicemente una cosa, signori del Governo: fiducia, fiducia e, oggi, ancora fiducia. Non è certo la fiducia che vi aspettavate e che gli italiani vi assegneranno, ma è la fiducia che avete piuttosto chiesto ai due rami del Parlamento per giungere alla conclusione di questo provvedimento, e che vi apprestate a riproporre, oggi, in quest'Aula.
Nonostante la larghissima maggioranza che contraddistingue questo Governo tecnico, il ricorso alla fiducia ha caratterizzato la vostra azione in questi pochi mesi. Non crediamo che questo sia da imputare esclusivamente all'azione della minoranza, di cui noi ci fregiamo di essere unici interpreti, ma, piuttosto, riteniamo che la stessa maggioranza politica che sostiene questo Governo nutra forti dubbi, motivazioni e perplessità sulle scelte operate.
La partecipazione alla fiducia diviene sempre più risicata: si è vista alla Camera, nell'ultima votazione, e si è vista al Senato. Di fatto, ciò costituisce un allontanamento, da parte di questo Governo, non solo nei confronti dei cittadini che chiaramente non lo hanno votato, ma anche nei confronti di chi ha un po', obtorto collo, sostenuto questo Governo.
Ciò appare, altresì, evidente soprattutto per il gran numero di emendamenti che gli stessi gruppi che sostengono questo Governo hanno presentato a questo provvedimento, rispetto, tra l'altro, a quanto abbiamo fatto, in proporzione, noi del gruppo Lega Nord, che ci siamo caratterizzati per un atteggiamento molto positivo e propositivo, tanto è vero che i nostri emendamenti erano rivolti esclusivamente ad interpretare in modo univoco le richieste e le esigenze del territorio e delle amministrazioni locali, contestualizzandole in un disegno più generale.
Abbiamo contrastato questo provvedimento sia nel metodo che nel merito, e Pag. 36continueremo probabilmente a farlo anche dopo il voto di fiducia, affinché siano estremamente chiari - ripeto, estremamente chiari - l'intento e le posizioni della Lega Nord in merito ai contenuti del provvedimento stesso, i quali hanno destato grandi e innumerevoli dubbi circa la loro validità ed efficacia.
Questo decreto-legge contiene molte disposizioni che non appaiono pertinenti rispetto all'ambito di intervento, essendo principalmente disposizioni che non contemplano proroghe di termini, ma deroghe a norme vigenti. Siamo consci, per averlo più volte denunciato, che il ricorso a questo strumento legislativo denominato milleproroghe costituisca di fatto il termometro del malessere della pubblica amministrazione, che si esplicita con un rinvio di adempimenti e compiti a lei stessa deputati.
È un decreto-legge che ha sostanzialmente trasformato la proroga di termini in una nuova legge finanziaria dal contenuto composito, diversificato e, a mio avviso, addirittura male assortito. Pensiamo veramente che il problema della crescita economica di questo Paese non debba necessariamente - direi, obbligatoriamente e forzatamente - passare attraverso il rigore e l'attenzione dei conti pubblici (se qualcuno va vedere i nostri programmi elettorali degli ultimi trent'anni, capirà che questa è una di quelle posizioni che abbiamo sempre sposato e portato avanti)? Certo che sì! Noi della Lega Nord sappiamo benissimo che dovrà passare attraverso questi atteggiamenti. Tuttavia, è anche necessario dire che la manovra Monti è decisamente inferiore rispetto a quella del Governo Bossi-Berlusconi, ma nonostante sia molto inferiore nell'entità economica, questo Governo ha palesato i propri limiti, «imbottendo» tutti semplicemente di tasse, tasse e ancora tasse, mettendo le mani nelle tasche dei cittadini in modo indifferenziato.
Se parliamo, poi, della questione energetica e dei carburanti, in alcune aree del Paese la benzina verde è già arrivata a 1,90 euro al litro. Imprenditori, sindacati e consumatori si sono rivolti a lei, signor Presidente del Consiglio - come direbbe il buon Di Pietro - che non c'è, affinché si occupi seriamente ed urgentemente di questo problema. La benzina aumenterà ancora un po', sull'onda dell'aumento dell'IVA e sulla spinta del caro petrolio. Abbiamo moltissimi lavoratori, soprattutto in Padania, i quali, per raggiungere il proprio posto di lavoro, necessitano di spostarsi in auto e si troveranno ulteriormente penalizzati a causa di questi rincari, anche per quanto riguarda il potere d'acquisto del loro stipendio.
È impossibile parlare di crescita imprenditoriale se ci troviamo nella morsa degli aumenti energetici. Questa situazione amplifica i costi legati alla produzione industriale, mortificando la potenzialità di sviluppo e di investimento. È impossibile parlare anche di aiuto alle famiglie quando il costo di un litro di benzina verde è composto al 60 per cento da accise e balzelli.
Vogliamo parlare delle province? Il vostro atteggiamento non ci ha sicuramente sorpreso, anzi crediamo che, con tutte le nostre osservazioni, si potesse ottenere un risultato migliore, ma mi risulta addirittura che al Senato, su questo provvedimento, le cose siano addirittura peggiorate.
La nostra idea, che peraltro ci trova ancora pienamente convinti di quanto sino ad ora sostenuto, è che prima di abolirle, probabilmente, ci sarebbe da fare un ragionamento su dove andranno a finire tutti dipendenti, su cosa è lo svuotamento delle competenze, a chi andranno, ai comuni? Tutto ciò creerà, sicuramente, non pochi problemi organizzativi senza generare, e di questo siamo sicuri, il risparmio preventivato. Sarebbe invece il caso che qualcuno potesse mettere mano a quelle province dove l'atteggiamento positivo sotto l'aspetto organizzativo, economico, della gestione non è proprio così brillante. Faccio, invece, l'esempio della provincia di Bergamo, la mia provincia, la cui classe politica, come costo, non è superiore a un euro, il costo praticamente di un caffè, all'anno per ogni cittadino.
Parliamo, ora, del Sistri; c'è stata un'ampia discussione anche su questo. Signor Presidente, non ci stancheremo mai di ribadire che se il concetto generale è Pag. 37condivisibile, chiaramente il campo d'azione va rivisto tenendo conto delle piccole imprese e delle piccole attività che hanno problemi molto diversi dalle problematiche che probabilmente ha la questione campana. Per tali imprese è necessario avere una particolare attenzione soprattutto in un momento particolarissimo come quello che stiamo vivendo adesso: un periodo economico molto negativo.
Parliamo, ancora, delle amministrazioni locali, dei comuni e del Patto di stabilità. Un movimento come il nostro, radicato sul territorio, a cui stanno a cuore, perché li ha nel cuore, i sindaci, le amministrazioni comunali, coloro che per primi masticano tutte le problematiche legate proprio alla gestione del territorio, non poteva certo tacere oppure non avere una attenzione particolare come quella che abbiamo avuto, nei confronti di un atteggiamento che porta a grandissimi sacrifici per queste amministrazioni, anche alla luce di servizi che non potranno più erogare e all'impossibilità di pagare i fornitori per non sforare il Patto di stabilità. Anche su questo ci siamo spesi molto, anche con il Governo precedente. Il principio degli enti virtuosi, su cui probabilmente si poteva fare un ragionamento di tipo economico, non ha certo scalfito l'animo arido di quelli che sono i legislatori attuali e non li ha condotti ad effettuare delle serie verifiche in tal senso.
Mi avvio a concludere, signor Presidente, ma vorrei ancora sottolineare come non sia stato ancora previsto, da questo Governo tecnico, nulla nei confronti della crescita, dell'attenzione alle problematiche legate all'accesso al credito di cui si ha necessità impellente, dei tempi della giustizia, su cui si potrebbero fare dei ragionamenti ampi anche per quanto riguarda gli investimenti stranieri nel nostro Paese, e delle carenze infrastrutturali.
Signor Presidente, qualcuno ha ben pensato di porre sul capo di questo Governo la corona di alloro, simbolo sin dall'antichità dell'illuminazione, della sapienza divina, senza immaginare chi ha messo lì questo Governo tecnico, che tale Governo tecnico avrebbe posto sul capo dei cittadini una corona di spine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 4865-B)
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori per la I Commissione e per la V Commissione e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 4865-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4865-B), nel testo modificato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4865-B).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo modificato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4865-B).
Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4865-B)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Ne ha facoltà.
Pag. 38DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano Aula per l'organizzazione del seguito del dibattito.
Sull'ordine dei lavori (ore 12,20).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,20)
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non dirò molto di più di quanto ho già avuto occasione di dire in merito a questa continua posizione della questione di fiducia. Non è il modo migliore per valorizzare l'Aula di Montecitorio o l'Aula di Palazzo Madama, non è il modo per valorizzare la possibilità di un arricchimento, di un contributo che viene dai gruppi parlamentari e dai singoli deputati, per questo motivo ancora una volta abbiamo votato «no» all'interruzione della discussione sulle linee generali.
Approfitto però dell'occasione, dell'opportunità che mi è data di intervenire sull'ordine dei lavori per richiamare l'attenzione della Presidenza su un fatto, a mio avviso, inusuale. Non ho memoria di uno sciopero che abbia interessato il palazzo di Montecitorio. Nei giorni scorsi ci sono state altre manifestazioni di lavoratori intorno al palazzo di Montecitorio, ma non qui dentro.
Ieri infatti hanno scioperato i camerieri del ristorante della Camera dei deputati - i dipendenti della Compass group, società appaltatrice della ristorazione dello stesso impianto - a seguito del taglio del monte ore lavorative. Sono infatti scesi in sciopero per manifestare il disagio derivante da una forte riduzione salariale e il peggioramento del servizio erogato.
Nonostante le proposte avanzate che avrebbero evitato il ricorso agli ammortizzatori sociali, la Compass ha addirittura avviato la procedura di cassa integrazione per diciannove di questi lavoratori.
Chiedo che ci sia un intervento della Presidenza, del Collegio dei questori perché nelle norme di ristrutturazione e di taglio dei costi della politica e anche di spese dei palazzi della politica, a pagarne le conseguenze non possono essere gli ultimi tra i lavoratori, in questo caso i dipendenti della Compass (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, siamo di fronte all'ennesima posizione della questione di fiducia e chiederei al Ministro Giarda di restare in Aula per rispetto del Parlamento perché ci stiamo riferendo anche al Ministro che ha appena posto la settima fiducia di questo Governo in questo Parlamento. Una maggioranza di oltre cinquecento parlamentari che non è in grado di portare a casa i provvedimenti se non ponendo la questione di fiducia.
Si diceva così del Governo Berlusconi che aveva pochissimi voti di maggioranza nel suo ultimo periodo, qui abbiamo un Governo che ha una maggioranza molto ampia, ma che è costretto a porre la questione di fiducia su tutti i provvedimenti.
Il Parlamento viene scippato di nuovo della possibilità di intervenire sui provvedimenti. Pag. 39 Questo provvedimento sarebbe scaduto lunedì e noi della Lega saremmo potuti restare a lavorare anche venerdì e nei giorni successivi, ma non c'è la volontà da parte di questo Governo.
Il Parlamento perde la sovranità nelle leggi che sta approvando e la perde anche per le scelte che vengono fatte in Europa. Si pone un problema di legittimità democratica per il nostro Parlamento, signor Presidente.
Qui non discutiamo neanche dei provvedimenti che riguardano solamente le parti non economiche e non fiscali - perché quelle economiche e fiscali ormai ci vengono imposte dalla Merkel - e, quindi, questo Parlamento è ormai completamente derubato della possibilità di legiferare.
Contestiamo questo aspetto e diciamo, concludendo, al Presidente Monti di non dire troppe parole al vento perché un giorno afferma che con la lotta all'evasione diminuirà le tasse sulla povera gente e il giorno dopo si smentisce e dice che ciò avverrà dal 2014.
Non creiamo facili illusioni inutili sulla pelle della povera gente. Sappiamo tutti che con la situazione di oggi è molto difficile riuscire ad intervenire sulla diminuzione delle tasse se non partirà il federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Devo precisare che questi interventi sono sull'ordine dei lavori, quindi rappresentano un atto interno della Camera. Il Ministro è stato gentile ed è comprensibile che, trattando alcuni di questi interventi sull'ordine dei lavori del tema della fiducia, si desideri essere ascoltati, ma il Ministro non è tenuto ad essere presente agli interventi sull'ordine dei lavori e comunque è presente anche un altro rappresentante del Governo. Dopo questa precisazione proseguiamo con gli interventi.
BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire oggi sull'ordine dei lavori perché credo sia opportuno che quest'Aula prenda atto di quanto è accaduto ad un giovane avvocato ed ex sindaco del comune di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta: Giorgio Magliocca. È opportuno che quest'Aula sappia che questo ragazzo di 38 anni ha dovuto scontare dieci mesi di carcere dopo i quali finalmente è stata resa giustizia. Infatti, questo ragazzo dopo dieci mesi di carcere è stato scarcerato, assolto con formula piena ed è potuto tornare in libertà.
È giusto che quest'Aula lo sappia, perché proprio in quest'Aula si sono sollevati tanti autorevoli esponenti, non del mio gruppo politico, ma del Partito Democratico, che hanno preso a pretesto delle accuse che erano state rivolte a questo sindaco per scatenare sui giornali un clamore mediatico mai visto prima, perché probabilmente volevano attaccare altri.
Probabilmente, sapevano che c'è una bella differenza tra un atto di accusa e una sentenza, ma volevano minare e screditare l'immagine di altri due esponenti politici che hanno avuto l'onore di poter lavorare con Giorgio Magliocca. Mi riferisco all'onorevole Mario Landolfi che, quando era Ministro, aveva con sé come collaboratore Magliocca, e al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che aveva anche lui scelto di collaborare con Magliocca.
Ebbene, ora mi chiedo: dopo che questa persona è stata inchiodata per quasi undici mesi all'infamante croce di sindaco amico dei boss e della camorra, dopo che è stato marchiato a fuoco dalle inventive giustizialiste, chi lo potrà ripagare di quello che ha dovuto subire in questi dieci lunghi mesi di detenzione in carcere?
Mi chiedo a questo punto, se anche addirittura Saviano, che all'inizio lo aveva messo sulla croce, ha riconosciuto il suo errore e gli ha chiesto scusa, perché in quest'Aula non vi è chi, presentando l'interrogazione parlamentare contro questa persona - mi riferisco all'onorevole Picierno - non ha il coraggio e la dignità di alzarsi e di chiedere scusa per quello che Pag. 40ha detto e per quello che ha fatto (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio)?
Credo che oggi si possa segnare in quest'Aula una bella pagina, quella di riconoscere che si può sbagliare, quella di riconoscere che la deriva giustizialista non serve a nessuno, se non forse a qualche titolo di giornale, e restituire dignità ad un uomo e un padre di famiglia che, tornando a casa, ha visto i suoi figli nascondersi perché non lo riconoscevano più.
Ebbene, quest'uomo ha il diritto di meritare una scusa da quest'Aula, ha il diritto di meritare le scuse da chi lo ha offeso, da chi gli ha rovinato una carriera politica, da chi ha pensato di poter distruggere una persona e, poiché combatte la camorra e la criminalità organizzata, visto che nessuna pallottola lo ha fermato, ha pensato di poterlo fermare con il fango, con il fango delle parole.
Quest'Aula non può permettere che ciò si ripeta, quindi mi auguro veramente che oggi vi sia la possibilità di sentire quelle scuse, le scuse che forse sarebbero potute arrivare anche ieri. Non è stato fatto, ma mi auguro che oggi qualcuno voglia accogliere il mio appello, alzarsi, guardarci negli occhi e chiedere scusa (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, mi dispiace che il Ministro non sia in Aula ma, prima di intervenire e svolgere la mia riflessione riguardo all'ordine dei lavori, vorrei associarmi a quanto detto dall'onorevole Saltamartini perché ha perfettamente ragione e le parole che lei ha pronunciato in Aula, oltre ad essere delle parole, sono come un grido forte che vuole essere lanciato non soltanto ai parlamentari, ma a coloro i quali stanno fuori e che molte volte utilizzano un sistema che non è ortodosso per discreditare parlamentari ed altri. È un comportamento di grande scorrettezza e molte volte addirittura utilizzano le leggi in modo particolare o a fini propri di utilità per creare dei danni e non rendersi conto che quei danni che si creano in quel determinato momento diventano poi irreversibili e delle cicatrici non sanabili.
Ma detto questo, signor Presidente, vorrei fare una riflessione ad alta voce. Lei, signor Presidente, ha la mia grande stima, ma avrei preferito che fosse anche presente qui in Aula il Presidente Fini perché, circa un anno fa, ha lasciato una traccia nel mio cuore e non mi ha fatto dormire per diversi giorni, quando in quest'Aula parlamentare pronunciava alcune parole in riferimento al voto di fiducia, dicendo che il voto di fiducia era qualcosa di deplorevole, che lui era quasi costretto da parte dell'ex maggioranza ad accettare il voto di fiducia, che prendeva le distanze e si sentiva mortificato per quello che stava facendo l'ex maggioranza, mortificato da una richiesta di voto di fiducia.
Oggi mi accorgo che il Presidente Fini non solo non si sente mortificato non dal voto di fiducia, ma dai tanti voti di fiducia, ma quasi legittima questo comportamento da parte del Governo che chiede il voto di fiducia e fa in modo di intrecciare un rapporto non capibile né democraticamente concepibile con alcune forze presenti all'interno di questo Parlamento che sono alcuni gruppi parlamentari.
Un'altra riflessione molto forte mi viene da svolgere, ricordandomi non i peones all'interno di questo Parlamento, ma i big, come Bersani, che intervenivano all'interno di quest'Aula parlamentare scandalizzati dal comportamento scorretto di quell'ex maggioranza che si permetteva di chiedere il voto di fiducia perché non lasciava spazio al dibattito politico all'interno di quest'Aula. Un coro di parlamentari si alzava, dicendo che si trattava di comportamenti deplorevoli, che era una vergogna. Oggi questi parlamentari, che si chiamano con diversi nomi - ma più che ai peones mi rivolgo ai big della politica nazionale -, non si scandalizzano più, ma Pag. 41dicono con grande forza che è giusto che ci sia un Governo, come loro lo chiamano, tecnico.
Ma è un Governo Bersani-Fini che è sotto traccia perché cerca di creare le condizioni di delegittimazione del Parlamento e le condizioni di confusione per ripristinare le regole del gioco che vengono dettate da vent'anni. Sono regole del gioco che ormai sono superate, regole del gioco che non sono sicuramente delle regole del gioco che potrebbero tutelare questo Paese e questo Parlamento.
Quindi, signor Presidente, mi accingo a chiudere ma con una grande riflessione che so perfettamente che molti parlamentari non ascolteranno. Qualcuno - mi permetta il vocabolo che non vuole essere offensivo - «viscido» anche all'interno di quest'Aula cerca di dire che quelle parole che afferma il sottoscritto non hanno senso perché i sapientoni siamo noi. Siete voi, sì, i sapientoni, ad aver distrutto la democrazia popolare e la democrazia parlamentare.
Siete voi che porterete sulle spalle e nel cuore (non oggi ma negli anni a seguire) il disastro che sta avvenendo all'interno di quest'Aula parlamentare e nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, la prego di concludere.
DOMENICO SCILIPOTI. Non siamo diventati zimbello degli altri paesi, ma delle «pantofole» degli altri paesi, perché gli altri pensano di poter dettare legge e regole all'interno del nostro Stato. Mi riferisco in modo particolare al cancelliere della Germania e anche alla Francia con il suo leader che presuppone di essere il primo della classe. All'interno di questo Paese ci sono soltanto delle persone che non riescono a difendere la propria Italia, il proprio Stato e la propria Nazione.
GIACOMO CHIAPPORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, devo dire che mi viene data la parola con notevole ritardo visto l'argomento. Questa mattina assieme, agli onorevoli Paglia e Garofani, vicepresidente della Commissione difesa...
PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, mi scuso per il ritardo. Con il cambio di Presidenza un foglietto è andato perso...
GIACOMO CHIAPPORI. Sì, c'è stato un qui pro quo. Con i colleghi abbiamo rappresentato il Parlamento in questa triste occasione. Questa mattina c'è stata una commozione vera soprattutto di fronte al dolore dei parenti. Debbo dire che a questa commozione si è aggiunta una grande amarezza, perché se fossero stati in carica il Ministro Martino, il Ministro Parisi e il Ministro La Russa forse questa mattina non ci sarebbe stata questa assenza del Governo. Infatti, a meno che non fossero ben mimetizzati, il Governo non era assolutamente rappresentato.
Capisco che il Governo tecnico forse non ha questi sentimenti, non percepisce il senso dello Stato, però almeno sottolineo il fatto che poi nelle sue azioni - visto che ci sono stati degli ordini del giorno nel passato - si ricordi almeno di questi caduti e soprattutto delle famiglie. Credo che sia una assenza veramente amareggiante. Non è possibile quello che è successo questa mattina.
Tuttavia, questa mattina abbiamo stabilito anche un grande concetto: i morti sono tutti uguali e non ci sono di «serie A» e di «serie B». Infatti, i caduti sono stati fatti atterrare all'aeroporto di Ciampino e non, come di solito, a Pratica di Mare. Infatti, nel passato c'era questo grande errore: chi era morto in combattimento arrivava a Ciampino e chi era morto per incidente arrivava a Pratica di Mare. Perlomeno questa cosa l'abbiamo messa nelle giuste rotaie e nel giusto cammino.
Ripeto: ci sono state una grande amarezza e una grande commozione. La Camera però è stata rappresentata. Il Governo credo di no, a meno che non fosse Pag. 42ben mimetizzato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta dell'onorevole Evangelisti in ordine allo sciopero che è in corso delle dipendenti e dei dipendenti del ristorante, che argomentano legittimamente, nell'esercizio del diritto di sciopero, il problema che riguarda la salvaguardia del reddito.
Vorrei essere fiducioso che l'intervento della Presidenza (per la competenza che si potrebbe definire di stazione appaltante) porti successo e serenità tra le lavoratrici e i lavoratori che sono titolari di un reddito estremamente differente rispetto a tutti coloro che frequentano il Parlamento e prestano lavoro in questo grande palazzo.
Soprattutto, signor Presidente, chiedo che sia assicurata la legittimità dell'esercizio del diritto di sciopero e non con i rimpiazzi che si sono verificati nella giornata di ieri. Penso che i parlamentari comprendano benissimo che cosa significhi esercizio del diritto di sciopero (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per segnalare al Governo le condizioni difficili che stanno vivendo in questo momento la Sicilia orientale e, in modo particolare, la province di Catania e di Messina, che sono pesantemente toccate dalle avversità atmosferiche. Vi sono piogge copiose che stanno cadendo in questo territorio e già vi sono rilievi di danni pesanti alle infrastrutture ma anche alle attività produttive.
Proprio ieri un treno è deragliato all'altezza di Taormina ma anche oggi vi sono notizie di gravi danni che si stanno determinando. Ad Acireale è caduto un costone nell'area della Timpa, mentre ci sono smottamenti notevoli a Catania, nella zona di Acquicella, con l'allagamento della zona di San Giovanni Galermo e della zona industriale. Fortunatamente, sotto sollecitazione della Protezione civile, sono state chiuse la scuole. Però, lo ripeto, le città e i territori della Sicilia orientale sono pesantemente colpiti e si trovano in grandi difficoltà.
Intervengo per chiedere al Governo di seguire attentamente ciò che sta accadendo, di monitorare la situazione ed eventualmente, tramite le prefetture, fare subito un monitoraggio, in modo particolare per le scuole, per poi definire anche per la Sicilia, visto che è una terra pesantemente toccata da questo fenomeno atmosferico, le procedure per dichiarare la calamità naturale e fare scattare quelle provvidenze necessarie per non penalizzare ulteriormente il territorio siciliano.
MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo anche io sull'ordine dei lavori, come gentilmente lei ha ricordato e parametrato, dopo l'intervento, il fair play, avrà notato, molto inglese della Lega, per chiederle, signor Presidente, un permesso su due punti. Vi sono delle società dove gli anziani si ritirano in buon ordine e addirittura gli animali, come i lemming, quando è giunto il momento, deviano e, in qualche modo, tolgono l'incommodo.
Signor Presidente, le chiedo se non sia il caso che si valuti, ogni tanto, di poter rinnovare le procedure. Perché recarsi in Aula in 500, dare fastidio, calpestare, consumare e quant'altro? Meglio sarebbe, per esempio, votare la fiducia di domani in qualche altro modo, o tramite una lettera o tramite un fax. Si potrebbe anche, magari, telefonare. Vi era un'intenzione, qualche tempo fa, del Presidente Berlusconi e mi sembra che sia portata avanti molto Pag. 43bene. Il Presidente Monti ha detto che vuole cambiare gli italiani. Bene, incominciamo a cambiare anche questo Parlamento. Mi sembra che sia evidente.
Inoltre, signor Presidente, se posso permettermi un suggerimento, prevediamo magari anche un'altra possibilità. È inutile che facciamo finta di fare le leggi a Palazzo Chigi, facendo lavorare i funzionari e i Ministeri. Prendiamo due o tre tedeschi, che naturalmente lavorano per una decina di persone, e direttamente dal Bundesrat, o quant'altro, facciamoci mandare, tramite fax, la legge approvata. Noi ci autoriduciamo, come i lemming e, magari, ogni tanto mandiamo un foglio per dire come la pensiamo. Però, consiglio, signor Presidente, di mandare anche un foglio molto leggero, che possa essere riciclato alla bisogna anche da parte del popolo italiano. Questo è un cambiamento. È un modesto suggerimento che potrebbe essere un'idea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Poliedri, purtroppo le modalità della fiducia sono rigidamente prescritte dalla Costituzione e non è possibile alterarle, almeno non in questo caso e non così rapidamente.
GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, è vero che tali modalità sono tutelate dalla Costituzione italiana, ma credo che dovremmo avere tutti quanti il senso del limite. Io ho votato la fiducia e l'ho votata anche sul cosiddetto decreto milleproroghe, ma ho molta paura della situazione che si sta determinando - la voglio solo verbalizzare - per la quale, di fronte al Governo Monti, c'è una sorta di disattenzione e di abbassamento della soglia critica. Non ho contestato i ripetuti voti di fiducia al Governo Berlusconi per un problema antropologico, di antipatia verso il soggetto, ma di antipatia verso un metodo. Lo dico ai colleghi che hanno taciuto allora perché cedere sul metodo - chiunque lo faccia e in ogni stagione - è sempre molto pericoloso.
Segnalo che, proprio perché c'è una larghissima maggioranza, bisogna stare molto attenti alla ripetizione dei voti di fiducia, molto, molto attenti perché si può poi sfiorare l'abuso e, quanto più c'è una cabina di regia che determina il provvedimento, quanto più ci sono rischi per il singolo parlamentare.
Questo è un tema che deve essere alla nostra attenzione, non per fare battute o propaganda, ma perché è un grande tema su cui i Parlamenti non possono mai abbassare la guardia: non ci può essere commissariamento temporaneo né qui, né in Grecia, né altrove; ci deve essere una soglia critica permanente che è una questione di carattere culturale, non di schieramenti.
Bisogna segnalare tale problema anche a se stessi e al Governo che si vota e non concedere sconti che potrebbero essere pericolosi un domani perché - ne approfitto, signor Presidente - ciò riduce il raggio d'azione anche dell'attività parlamentare delle Commissioni.
Le segnalo - e segnalo al sottosegretario D'Andrea - che in questi giorni si è molto dibattuto del rischio relativo ai giornali italiani legittimamente, si è quasi detto che Celentano voleva chiudere Famiglia Cristiana e L'Avvenire. Quella battuta non mi è piaciuta, ma guardi che noi stiamo per chiuderli per altre ragioni, ossia perché tutti i pronunciamenti di questo Parlamento, che richiamavano l'attenzione sul settore dell'editoria, dell'emittenza e delle libertà sono stati disattesi negli ultimi anni, perché non si sono rispettate le mozioni, non è stata data risposta alle interrogazioni, sono stati dichiarati inammissibili gli emendamenti, non se ne è discusso in queste Aule e forse neanche con riferimento al prossimo provvedimento, sul quale verrà posta l'ennesima fiducia.
Glielo segnalo, signor Presidente, perché in un Paese di pluralismo povero e alla vigilia di una riforma elettorale, continuare a non affrontare questo tema delle Pag. 44voci, delle parità d'accesso e delle risposte dovute può diventare rischioso e la scoperta magari sarà fatta da ciascuno di noi troppo tardi.
Per questo, signor Presidente, ho voluto sottolinearlo e chiedere anche al sottosegretario D'Andrea, proprio perché non se ne può discutere e proprio perché è inutile un altro ordine del giorno, di trovare il modo di prendere posizione su questi temi rapidamente perché ciò non è dovuto ai singoli parlamentari, ma ad un altro articolo della Costituzione, l'articolo 21, che è ancora in vigore anche se leggermente dimenticato.
JEAN LEONARD TOUADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, ho ascoltato con molto rispetto l'intervento dell'onorevole Saltamartini anche per la stima che nutro nei suoi confronti. Ho ascoltato un intervento appassionato anche perché riguardava il destino di una persona che ci interroga sull'uso della custodia cautelare, un tema molto ricorrente nei nostri dibattiti sulla giustizia.
Noi ci rallegriamo ogni volta che in questo Paese, di fronte ad un'accusa, il tribunale poi nel merito si pronuncia liberamente in nome del popolo italiano e, in questo caso, assolve con formula piena l'imputato.
Una cosa sulla quale vorrei riflettere, invece, è questa: noi non siamo un'aula di giustizia, non a caso nel nostro sistema vige la separazione dei poteri. Noi facciamo politica e, in quanto politici, abbiamo il diritto e il dovere di interrogarci quando l'attualità, la stampa e le indagini giudiziarie ci pongono davanti a fatti che potrebbero destare, e che di fatto destano, una grande preoccupazione nell'opinione pubblica.
Per quanto riguarda il comune di Roma, ci riferiamo al fatto che la persona inquisita avesse collaborato ad una funzione molto delicata, come quella dei beni confiscati.
Quindi, le nostre preoccupazioni erano soprattutto politiche.
Io aspetterei anche che la giustizia, che nel nostro ordinamento prevede tre gradi, compreso quello di Cassazione, possa fare tutto il suo corso. Ma la mia valutazione è politica e la sottopongo alla riflessione di tutta l'Aula, tramite lei, Presidente.
Gian Carlo Caselli, il noto magistrato, cui in questi giorni va tutta la nostra solidarietà per gli atti di intolleranza di cui è oggetto, ha scritto un libro intitolato Le due guerre. La prima è guerra contro il terrorismo, che lo Stato ha vinto, perché era unito e compatto. Egli dice che rischiamo di non vincere la guerra contro la criminalità organizzata, perché spesso la criminalità cerca alleanze nella politica.
È questo il punto: dobbiamo stare molto attenti, la lotta contro le mafie non può essere una lotta di parte, ma deve essere patrimonio di questo Parlamento, di destra e di sinistra, senza strumentalizzazioni, e su questo sono d'accordo con la collega Saltamartini. Però, dobbiamo stare molto attenti a questa area grigia, a volte di contiguità, dove noi politici rischiamo di non essere credibili nella lotta contro la criminalità organizzata. In fondo in materia di mafia e di corruzione, signor Presidente, i politici devono essere come la moglie di Cesare, non solo fedeli, ma anche essere percepiti come tali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, visto che questi finali di giornata sono gli unici momenti in cui davvero in questo Parlamento commissariato - pare da potenze straniere - si può dibattere, vorrei sposare ed associarmi alla tesi del collega Polledri, perché d'altra parte siamo nel solco di una tradizione romanistica. Infatti, quando i romani erano in difficoltà nominavano un dictator. Pag. 45
Quindi, diciamo che abbiamo ripreso una sana tradizione bimillenaria, per cui nei momenti di difficoltà non serve, non si può e non si deve discutere nel merito, ma bisogna accettare passivamente quello che dice il dictator.
Qui abbiamo una sorta di dittatura sostanziale, una dittatura democratica. Però, mi chiedo se questo fatto sia giusto, soprattutto perché quelli che, quando il precedente Governo poneva la fiducia, starnazzavano come le famose oche del Campidoglio contro il bypassamento del Parlamento, contro la strozzatura del dibattito, contro l'abuso della maggioranza e l'abuso della fiducia, oggi, che non ci sono neppure problemi di numero, stanno zitti, perché adesso fanno parte della maggioranza. Allora, si capisce che il loro problema non era di contestare una procedura nel merito, ma solo dire: siccome non facciamo parte di questa maggioranza, non ci va bene quello che fa la maggioranza. Maggioranza che almeno, però, ricordo che era stata eletta dal popolo italiano.
Quindi, rivolgo una battuta al collega Touadi, per riprendere anche l'intervento della collega Saltamartini. Il problema, cari amici, è che il politico vive di una qualità che è la verginità morale, o comunque la sua stima.
Mi riferisco a chi venga coinvolto ingiustamente in un processo, a qualunque cittadino, ma in particolare al politico, perché il cittadino che vende la verdura grosso modo non ha problemi; a chi la mattina va al suo banco, anche se ha avuto un processo, nessuno lo chiede; l'importante è che la verdura sia fresca e che costi poco.
Purtroppo, il politico gode e ha bisogno di quella credibilità che gli viene assolutamente distrutta da processi ingiusti. Questo è il punto e la cosa ancora più importante è che il danno non è risarcibile. Qui in Aula abbiamo casi di gente che è stata diciassette anni sotto processo. Poi è stata rieletta, però comunque ha perso diciassette anni di vita. Abbiamo un ex sindaco di Napoli, che ho scoperto che è stato processato ventisei volte. È stato assolto da tutto e ha rinunciato addirittura alla prescrizione, ma questo signore - l'ho scoperto così, non sapevo neanche chi fosse - era sindaco di una grandissima città, della più importante città del sud.
Quindi, questo è un problema sul quale bisogna riflettere anche in ordine alla solita questione della durata delle procedure, della fondatezza delle accuse, delle verifiche. Ricordo, infatti, che il compianto giudice Falcone le verifiche le faceva e appena scopriva un pentito che mentiva lo metteva sotto processo immediatamente per calunnia, cosa che non accade in molti casi, che abbiamo visto anche in questa Aula e soprattutto noi nella Giunta per le autorizzazioni. Bisogna cominciare da lì e chiedo a questo Governo di mettere anche lì qualche riflettore per evidenziare anche i casi in cui l'accusa sbaglia per superficialità.
Io potrei raccontare dei casi che conosco direttamente, incredibili, eclatanti, di gente che non ha letto le carte e ha mandato sotto processo dei semplici cittadini. Lì ci vuole qualche sanzione che sia seria, perché il politico - ragazzi - può non venire rieletto, e molti parlamentari della precedente legislatura non sono più qui, anche famosi, perché il popolo non li ha rieletti; purtroppo altre categorie, ma non solo i magistrati, anche i superburocrati, e anche gli alti dirigenti dei Ministeri che fanno danni incommensurabilmente più grandi, di fatto, non pagano mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
MARIO LANDOLFI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, mi riallaccio a quanto poco fa ha detto l'onorevole Saltamartini, e ricordo all'onorevole Touadi (che ha detto anche delle cose molto serie e molto sagge) che - è vero - si rischia di non vincere la guerra contro la criminalità organizzata e, quindi, contro la mafia, contro la camorra e contro la 'ndrangheta perché non si riesce a trovare tra le forze politiche quella Pag. 46stessa unità che nei decenni passati il sistema politico riuscì a trovare nella lotta contro il terrorismo; è un pericolo vero, serio, reale, che dobbiamo però riuscire a superare.
Allora, la vicenda che ha sollevato poco fa la collega Saltamartini è in questo senso esemplare, un paradigma di questa debolezza della politica nella lotta contro la criminalità organizzata. Infatti, noi parliamo di un sindaco che ha collaborato con il sottoscritto quando rivestivo la carica di Ministro delle comunicazioni e soprattutto è stato collaboratore del sindaco di Roma, dell'onorevole Gianni Alemanno, e forse per questo motivo la sua vicenda giudiziaria, che si è conclusa con un'assoluzione piena, ha ricevuto un clamore mediatico enorme.
Forse il boccone era appetitoso e, quindi, una parte del sistema politico (la sua parte, onorevole Touadi) ha tentato di strumentalizzare questa vicenda, e mi fa piacere che lei oggi venga a ricordarci che nel sistema giudiziario italiano esistono tre gradi di giudizio perché la sua parte politica non ha atteso neanche il primo; si è solamente fatta in qualche modo instradare dalla tesi della procura, che è una parte del processo, che esprime una tesi che deve essere poi verificata e sanzionata da un giudice terzo.
Qui siamo ad un caso giudiziario dove il giudice terzo che si è espresso ha definito carta straccia l'impalcatura accusatoria e ha assolto con formula piena il malcapitato Magliocca, che ha dovuto scontare 10 mesi di carcere per un fatto che non aveva mai commesso.
E la strumentalizzazione politica è ancor più grave - come ben può capire chi ha chiesto lo scioglimento dell'amministrazione comunale guidata da Giorgio Magliocca - perché il Magliocca non è che fosse uno che stava nella zona grigia, non era uno che rimaneva in qualche modo indifferente o silente, era uno che la sua battaglia la faceva. È stato lui a sottrarre l'osso ai clan della camorra nella sua città, è stato lui ad acquisire al patrimonio comunale quei beni che l'Agenzia del demanio tardava a confiscare, e il direttore di quell'Agenzia del demanio (come dice la Cassazione) stranamente è rimasto immune da qualsiasi conseguenza. È stato Magliocca a denunciare gli appalti che l'amministrazione provinciale di Caserta, non guidata dal Popolo della Libertà ma da altri, aveva dato ad aziende e a ditte riconducibili al camorrista Pasquale Setola.
È, allora, sulla scorta di questi elementi che diventa inescusabile la strumentalizzazione politica che è seguita all'arresto del malcapitato Magliocca.
Ecco perché l'onorevole Saltamartini, che non voleva strumentalizzare, ha chiesto una cosa molto semplice. C'è stato un arresto, c'è stata una sentenza di assoluzione e, allora, chi ha tentato di strumentalizzare chieda scusa. Ciò renderebbe più facile quella battaglia comune contro la mafia, contro la camorra, con la 'ndrangheta. Le scuse, infatti, non sono una sorta di Caienna personale, non è un giogo sotto il quale bisogna passare per umiliarsi, ma rappresentano un modo per ripristinare una condizione di dialogo politico, di confronto, che serva a noi, a voi e a tutto il sistema politico, per ritrovarsi a combattere insieme contro la camorra, contro la mafia, contro la 'ndrangheta, contro la criminalità organizzata. Questo è il senso dell'intervento dell'onorevole Saltamartini e siamo ancora in tempo, onorevole Picierno, visto che si accinge a replicare, per chiedere scusa. Non c'è nulla di male. Può chiedere scusa delle dichiarazioni che ha fatto, delle interrogazioni che ha presentato, della cantonata politica che ha preso. Non c'è nulla di male, può capitare a tutti. Se lo fa sarà molto bello da parte sua farlo e da parte nostra registrarlo (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PINA PICIERNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PINA PICIERNO. Signor Presidente, intervengo, non solo perché chiamata in causa e perché credo sia utile la discussione che si sta svolgendo in questi minuti in quest'Aula, ma anche perché sono figlia Pag. 47della provincia di Caserta, sono cresciuta in tale provincia, in una terra che, come lei sa, è una terra bellissima e maledetta. È una terra che per anni ed anni, per decenni, è stata violentata dalla ferocia criminale, perpetrata da criminali senza scrupoli, grazie al consenso e, in alcuni casi, soltanto anche al silenzio, di chi, in questi anni, ha rivestito e riveste incarichi di responsabilità nella gestione pubblica e nella politica. È di oggi l'ultima notizia relativa ad arresti. Sono stati arrestati stamattina l'ex sindaco di Casaluce e l'ex sindaco di Castel Volturno. Ogni settimana noi assistiamo ad arresti, a procedimenti che chiamano in causa la politica. E sa perché, signor Presidente, sapete perché, onorevoli colleghi? Se la camorra ha potuto realizzare lo sfacelo nella mia terra, tutto questo è avvenuto, come dicevo prima, perché la politica ha fatto finta di non sapere, si è girata dall'altro lato. Nella migliore delle ipotesi è accaduto questo. Ha ragione, però, chi mi ha preceduto, ha ragione l'onorevole Saltamartini a dire che non è vero che siamo tutti uguali. C'è una Campania che resiste, c'è una Campania che non si lascia intimidire, c'è una provincia di Caserta che combatte, che sa che è in corso una guerra, ma sa anche che questa guerra la vincerà lo Stato grazie al lavoro incredibile di ragazzi che si trovano nelle associazioni che combattono sui beni confiscati, grazie agli studenti che animano associazioni meravigliose, grazie a chi ci mette la faccia e combatte quotidianamente una guerra difficile e complicata, grazie ai commercianti che hanno il coraggio di denunciare, grazie ai politici perbene che evidentemente ci sono.
Signor Presidente, credo, però, che tutte queste persone, tutti questi ragazzi, tutte queste associazioni si aspettino di più da quest'Aula, si aspettino di più dalla politica. Si aspettano che la politica sia in grado di dare segnali inequivocabili di chiarezza. Non spetta a quest'Aula, onorevole Landolfi e onorevole Saltamartini, esprimersi nel merito di questioni giudiziarie, non è il nostro mestiere.
Rispetto profondamente l'azione della magistratura come ho sempre fatto. Voi un po' meno, perché ricordo e tutti ricordiamo gli insulti indirizzati ripetutamente nei confronti della magistratura. Rispetto profondamente, e voglio ripeterlo qua, l'azione della magistratura e la rispetterò sempre. Non spetta però a me esprimermi nel merito delle questioni giudiziarie. Spetta a me, spetta a noi, onorevoli colleghi, porre l'attenzione su un'altra questione che riguarda la qualità e la responsabilità della politica e della pubblica amministrazione. Questo è il punto su cui ci dobbiamo interrogare. Questo è il punto su cui noi dobbiamo - avete ragione - combattere insieme una battaglia trasversale. Infatti guardate - lo dico sempre, chi vi parla lo ripete sempre -: la legalità non è una battaglia di parte. La lotta alla camorra non è una battaglia di parte, è una battaglia che va fatta insieme e le infiltrazioni sono drammaticamente purtroppo trasversali, attraversano qualsiasi forza politica almeno nella nostra terra, nella mia terra. È una battaglia complicata che dobbiamo combattere insieme, insieme a tutte le persone perbene che hanno a cuore un futuro libero per la mia terra, che hanno a cuore queste battaglie.
Ecco perché, onorevole Saltamartini e onorevole Landolfi, non credo di dover chiedere scusa perché ho posto delle domande come credo sia giusto e utile fare. Dopo di che sono contenta che il cittadino Giorgio Magliocca abbia dimostrato la sua innocenza. Nessuno di noi ha nulla di personale contro il cittadino Giorgio Magliocca.
Ci fermiamo a valutazioni che sono di natura politica e credo che insieme, in maniera trasversale, dovremmo continuare a porre delle domande che vanno nel senso della chiarezza che tutti noi dobbiamo garantire al Paese, ai cittadini, alle persone perbene che tutte insieme combattono tutti i giorni una battaglia complicata che è quella per la legalità e per la lotta a tutte le mafie.
JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 48
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, mi ricollego a quanto ha detto prima l'onorevole Paolini. Tra qualche mese, il 23 maggio, ricorrerà il ventesimo anno dalla strage di Capaci e quindi dalla morte di colui che è considerato da tutti e più forse da altri che da noi italiani - in particolare dagli stessi americani - il più grande investigatore antimafia, Giovanni Falcone.
La collega Picierno è molto giovane e la gioventù offre molte positività, ma spesso sconta l'impossibilità di vivere in prima persona alcuni momenti. Se non l'ha fatto, le consiglierei di prendere in mano - è molto difficile trovarlo, ma cercherò anch'io di trovarne copia - un libro molto bello, scritto in memoria di Giovanni Falcone, che riporta il suo pensiero in relazione alla legislazione antimafia.
Tra questi scritti troverà pagine molto sofferte su quella che è la storia del pentitismo e sull'utilizzazione dei pentiti. C'è un sostantivo che continuamente viene utilizzato da Falcone ed è professionalità. Professionalità dei magistrati nell'utilizzare uno strumento pericolosissimo e - mi spiace, colleghe e colleghi tutti - professionalità di noi politici, quando facciamo politica, per capire di cosa stiamo parlando. Professionalità dei magistrati perché Giovanni Falcone sapeva che i pentiti potevano essere utili. Era uno strumento americano che aveva preso dall'America, ma che poteva diventare lo strumento tramite cui la mafia, utilizzando lo Stato, poteva vincere la sua battaglia proprio all'interno delle istituzioni dello Stato. Purtroppo il 23 maggio non è morto solo Giovanni Falcone e una lotta alla mafia, ma è nata anche un'antimafia militante che contro la mafia non ha proprio nulla a che fare. Lo dico a lei, collega Picierno, arriva da Caserta, molti arrivano dal Sud.
Io arrivo dalla Calabria, che certo purtroppo non è una delle regioni immuni al flagello della criminalità organizzata. Di peggio non c'è che uffici giudiziari che sognano le prime pagine dei giornali e utilizzano il pentito di turno e spesso non ne considerano bene quello che viene detto, tanto da esserne a loro volta utilizzati. Peggio non c'è che politici che sognano in qualche modo una sorta di rivincita, anche abbastanza per così dire ingenua, di piazza contro la mafia e spesso purtroppo a loro volta sono essi stessi utilizzati.
Io ho letto le parole di Saviano prima e abbiamo letto quelle di dopo. Ha scritto un bel libro. Forse tutti noi gli abbiamo dato un ruolo eccessivamente alto, perché poi qualsiasi parola che dica si traduce in una sentenza di morte, cosa che a nessuna persona può essere data, specialmente ad un giovane scrittore. Lui può dire il suo parere, ma il suo parere non è legge. Stiamo attenti a queste cose, stiamo attenti allo sviluppo della legalità. La legalità è utilizzazione degli strumenti della legge nel massimo rispetto di essa con professionalità, nel rispetto delle garanzie nei confronti dell'indagato. Noi abbiamo purtroppo la ventura di vivere un momento in cui esiste un codice di procedura penale che doveva essere il codice delle garanzie ed è diventato il codice delle manette e delle procure. Stiamo attenti, perché non basta dire: «Noi abbiamo confidenza e noi crediamo nella magistratura». Chi crede nella magistratura vuole che la magistratura sia veramente vergine nel momento in cui indaga, che la magistratura non sia passibile di discussione, mentre purtroppo oggi è molto discutibile. Chi crede nella legalità crede nella magistratura, crede nello Stato e anche nelle riforme che possano ridare alla giustizia un senso di serenità per tutti (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
VINCENZO D'ANNA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, io non mi attarderò molto sul versante delle disquisizioni di carattere giuridico, delle garanzie e di tutto quello che riguarda uno Stato liberale - in cui tutti gli uomini sono sottoposti alla legge, ma la legge è fatta per gli uomini e non contro gli uomini - per rivolgermi alla collega Picierno, di cui apprezzo il fervore Pag. 49nei confronti della legalità, in una terra che effettivamente è attraversata da troppo tempo da fenomeni che non appartengono alle tradizioni di quella che era chiamata la Terra di Lavoro e che probabilmente nell'immaginario collettivo è diventata altra cosa per la persistenza di gruppi malavitosi che risalgono all'Ottocento.
Ho letto un bellissimo libro dell'avvocato Garofalo, «La quarta guerra napoletana», nel quale si racconta che il capintesta della provincia di Caserta era l'unico a non sottomettersi al capintesta della provincia di Napoli. Pertanto eravamo ai tempi del processo Cuocolo e già questi fenomeni malavitosi albergavano in quelle terre e in quel contesto, perché erano frutto probabilmente di lotte tribali e ancestrali e soprattutto frutto dell'abbandono e del sottosviluppo culturale e materiale. Quindi non è un problema che riguarda i sindaci, la nostra generazione, e mi auguro che non riguarderà la generazione del onorevole Picierno. Però io voglio con grande serenità far notare all'onorevole Picierno - che più o meno ha l'età di mia figlia, ma non è che voglio fare pistolotti a nessuno - che deve stare solo più attenta, nel senso di non confondere mai chi invoca il rispetto della libertà dell'uomo come un potenziale connivente con la criminalità o come qualcuno che vuol trovare scusanti a quelli che con la criminalità convivono o peggio ancora piegano le istituzioni agli interessi di questa gente di malaffare ed evitare di trarre profitto momentaneo ed occasionale dallo strepito della stampa per poter criminalizzare un avversario politico e fare l'operazione manichea: «Di qua stanno i buoni, di là stanno i cattivi».
Sto dando dei consigli a futura memoria, onorevole Picierno. La terza cosa che non bisognerà mai fare è sentirsi depositaria del verbo. Quando Robespierre ordinava di ghigliottinare le persone, a chi gli rimproverava la ferocia, diceva: voi non sapete perché gli tagliamo la testa, noi sì, perché così edifichiamo una società più giusta. Era il tempo in cui lo Stato riteneva di poter dettare le regole morali per edificare la società, che era marcia, in quanto non si era assoggettata a quelle regole morali e a quelle regole civiche.
Vorrei concludere, ricordando all'onorevole Picierno una figura che fu molto nota all'Assemblea rivoluzionaria, quella di Madame de Condorcet, la quale, tra sparate a volte isteriche, a volte di carattere veemente, contestava a Robespierre una certa pacatezza dei toni e delle azioni, e chiedeva sempre di più: che la forza che doveva redimere la società attraverso lo Stato e la ghigliottina si applicasse con maggiore ferocia e con maggiore fermezza.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VINCENZO D'ANNA. Un giorno disse a Robespierre: se lei fosse mio marito, io le propinerei una tazza di tè avvelenata. E Robespierre dovette risponderle: se lei fosse mia moglie, io la berrei.
Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente articolazione dei lavori a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 4865-B - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato - scadenza: 27 febbraio 2012), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
La votazione per appello nominale avrà luogo a partire dalle ore 12,20 di domani, giovedì 23 febbraio.
Le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno luogo, dunque, a partire dalle ore 10,45 di domani.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 18,30 di oggi. Pag. 50
Dalle ore 14,45 di domani avrà luogo l'esame e la votazione degli ordini del giorno.
A partire dalle ore 17,30 avranno quindi luogo, con ripresa televisiva diretta, le dichiarazioni di voto finale dei rappresentati dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto e la votazione finale.
Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata previsto per oggi alle ore 15 non avrà luogo.
Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo venerdì 24 febbraio (antimeridiana).
L'esame delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781 e Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35, è rinviato alla prossima settimana, dopo gli altri argomenti già previsti.
Comunico inoltre che, con lettera dello scorso 20 febbraio, l'onorevole Luigi Nicolais ha rassegnato le proprie dimissioni a seguito della nomina a Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e ha chiesto alla Presidenza di iscrivere all'ordine del giorno dell'Assemblea l'accettazione delle sue dimissioni in tempi rapidi e, ove possibile, già entro la corrente settimana.
La votazione sulle dimissioni avrà luogo domani, dopo l'illustrazione e prima della votazione degli ordini del giorno.
Sempre nella giornata di domani, dopo la votazione delle dimissioni dell'onorevole Nicolais, avrà altresì luogo la commemorazione dell'onorevole Ugo Spagnoli, scomparso lo scorso 17 gennaio.
Poiché è stato chiesto il rinvio al mese di marzo dei seguenti progetti di legge già previsti in calendario a partire da:
Lunedì 27 febbraio
disegno di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato);
proposte di legge n. 1475 e n. 4294 - Modifiche alle disposizioni in materia di soggetti competenti all'autenticazione delle firme per la sottoscrizione di liste elettorali e in materia di presentazione delle liste delle candidature,
il calendario della prossima settimana sarà così articolato:
Lunedì 27 febbraio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Zamparutti ed altri n. 1-00760 concernente interventi per la difesa del suolo;
Forcolin ed altri n. 1-00873 concernente l'applicabilità degli studi di settore in relazione al nuovo regime dei contribuenti minimi.
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
n. 124 ed abbinate - Norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti;
n. 3391 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro.
Martedì 28, mercoledì 29 febbraio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 1o marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 2 marzo) (con votazioni)
Seguito dell'esame delle mozioni:
Zamparutti ed altri n. 1-00760 concernente interventi per la difesa del suolo;
Forcolin ed altri n. 1-00873 concernente l'applicabilità degli studi di settore in relazione al nuovo regime dei contribuenti minimi.
Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 124 ed abbinate - Norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti;
n. 3391 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro.
Esame delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781 e Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00408 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.
Martedì 28 febbraio, alle ore 10,30, avrà luogo l'informativa urgente del Governo sulle recenti vicende della compagnia di navigazione Tirrenia, con particolare riferimento alla questione dei collegamenti da e per la Sardegna.
L'organizzazione dei tempia
per l'esame della mozione n. 1-00873 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 23 febbraio 2012, alle 10,45:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 4865-B).
- Relatori: Bressa, per la I Commissione; Gioacchino Alfano, per la V Commissione.
2. - Dimissioni del deputato Luigi Nicolais (la votazione sulle dimissioni avrà luogo dopo l'illustrazione degli ordini del giorno riferiti al decreto-legge e prima di passare alle relative votazioni).
La seduta termina alle 13,25.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO GIOACCHINO ALFANO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 4865-B
GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, come concordato con il collega Bressa, tratterò solo le disposizioni, maggiormente riconducibili alla competenza della Commissione bilancio, che sono state modificate o introdotte dal Senato.
Con riferimento all'articolo 6, il Senato è intervenuto innanzitutto precisando meglio la data entro la quale doveva essere risolto il contratto di lavoro per beneficiare della disciplina derogatoria di cui al comma 2-ter.
Le modifiche al comma 2-quinquies sono invece volte a garantire, anche nel 2012, un gettito, pari a 7,5 milioni di euro, derivante dall'aumento dell'accisa sui tabacchi nella misura che sarà proposta dal direttore generale dell'Amministrazione dei monopoli di Stato, per la copertura degli oneri recati dall'introduzione nel testo del medesimo articolo 6 del comma 2-decies, volto a concedere alla Fondazione Verdi un contributo di 3 milioni di euro per il 2012 e del comma 8-bis all'articolo 15, volto a concedere un ulteriore finanziamento, per l'anno 2012, per l'infrastrutturazione informatica dell'Expo di Milano pari a 4,5 milioni di euro. Pag. 52
Le disposizioni di cui ai commi 2-septies, 2-octies e 2-novies sono volte ad includere nel novero dei soggetti per i quali si applicano le nuove regole di accesso al pensionamento anche i soggetti che, al 31 ottobre 2011, risultano essere in congedo per assistere figli con disabilità grave i quali maturino i requisiti per l'accesso al trattamento di quiescenza indipendentemente dall'età anagrafica entro ventiquattro mesi dalla data di inizio del congedo. Secondo la relazione tecnica tale disposizione è suscettibile di recare oneri pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013 e 2014, in termini di minori economie. Alla copertura di tali oneri si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto ai fini del bilancio triennale 2012-2014 nell'ambito del programma Fondi di riserva e speciali del Ministero dell'economia e delle finanze, allo scopo utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Del comma 2-decies ho già accennato, ma vorrei limitarmi ad osservare come, pur rispettando i criteri adottati dall'altro ramo del Parlamento, la collocazione di tale disposizione in questa sede appare non propriamente coerente.
Il comma 2-undecies è infine volto a prorogare, fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, i benefici previdenziali per i lavoratori che sono stati esposti all'amianto.
Con riferimento all'articolo 20, la modifica apportata dal Senato al comma 1-bis, è di carattere essenzialmente formale ed è volta a consentire l'utilizzo delle somme stanziate nel 2011 per il pagamento dei canoni di locazione degli immobili in uso alle pubbliche amministrazioni anche nel 2012 in conto residui. La relazione tecnica conferma che dalla disposizione non derivano effetti finanziari sui saldi di finanza pubblica.
Il Senato ha quindi modificato il termine, di cui all'articolo 22-bis, comma 1, oltre il quale i terzi non rispondono della violazione del diritto d'autore per la fabbricazione di prodotti concernenti opere del disegno industriale divenute di pubblico dominio a seguito della scadenza degli effetti della registrazione nei dodici mesi anteriori al 19 aprile 2001, che viene quindi fissato in 13 anni, rispetto ai 15 previsti dalla Camera e ai 5 previsti dalla legislazione vigente.
All'articolo 23, è stato inserito il comma 1-bis, volto a novellare l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 201 del 2011, in materia di compensi per gli amministratori di società non quotate direttamente controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze. In particolare segnalo che si è ora precisato che il decreto con cui sarà effettuata la divisione per fasce delle società ai fini della determinazione del compenso potrà essere emanato entro il 31 maggio 2012 e vengono quindi precisate le modalità con le quali determinare la parte variabile della retribuzione. Ad entrambe le richiamate modifiche non sono ascritti effetti finanziari dalla relazione tecnica.
Il Senato ha quindi modificato l'articolo 25-bis, volto a prorogare per l'anno 2012 l'impegno di spesa relativo agli indennizzi per i soggetti titolari di beni, diritti e interessi sottoposti in Libia a misure limitative, stabilendo che la copertura dei relativi oneri sia effettuata modificando l'addizionale IRES di minimo prelievo, aumentando al 7,5 per mille tale aliquota per il periodo di imposta 2012. Conseguentemente si prevede per i contribuenti la necessità di calcolare l'acconto 2012 tenendo conto della nuova disposizione.
È stato quindi introdotto l'articolo 26-bis, recante proroga di disposizioni in favore della Svimez, volto in particolare a prevedere per l'anno 2012 la proroga dell'autorizzazione di spesa di 500.000 euro quale contributo all'Associazione medesima per la prosecuzione delle attività di studio e ricerca cui è deputata. Alla relativa copertura si provvede mediante la corrispondente riduzione del fondo per gli interventi strutturali di politica economica.
L'articolo 27-bis sopprime, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, il Consorzio nazionale per i grandi laghi prealpini costituito ai sensi dell'articolo 21, Pag. 53comma 12, del decreto-legge n. 201 del 2011, disponendo che siano contestualmente ricostituiti i consorzi del Ticino, dell'Oglio e dell'Adda.
Il Senato ha, poi, modificato in più parti l'articolo 29 del decreto.
In primo luogo, è stato inserito il comma 11-bis, che proroga di dodici mesi, fino al 31 marzo 2013, il termine per l'applicazione dell'articolo 33, comma 3-bis, del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, ai sensi del quale i comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti sono tenuti all'affidamento obbligatorio ad un'unica centrale di committenza dell'acquisizione di lavori, servizi e forniture nell'ambito delle unioni dei comuni ovvero costituendo un apposito accordo consortile tra i comuni medesimi.
È stato, inoltre, inserito il comma 12-bis, che modifica, a decorrere dal 1o marzo 2012, il termine di pagamento dell'imposta unica sulle scommesse ippiche e sulle scommesse su eventi diversi dalle corse dei cavalli che attualmente viene versata il mese successivo a quello di riferimento. Sulla base della nuova disciplina, solo l'imposta di competenza del mese di dicembre viene versata nell'esercizio successivo, analogamente a quanto avviene a legislazione vigente, e pertanto l'effetto dell'innovazione consiste essenzialmente in un maggior differimento dei termini all'interno dell'anno di riferimento. Gli oneri derivanti dal comma sono pertanto quantificati in 4 milioni di euro per l'anno 2012 e ad essi si provvede a valere sulle risorse del Fondo per interventi strutturali di politica economica.
Al comma 15 si è precisato che la sospensione dei versamenti tributari e contributivi in relazione agli eventi calamitosi dell'ottobre 2011 non si applica alla sola frazione di Metaponto del comune di Bernalda, ma all'intera provincia di Matera.
È stato inoltre soppresso il comma 16-quater, introdotto nel corso dell'esame in prima lettura alla Camera, che differiva il termine di applicazione delle disposizioni dell'articolo 34, comma 7, della legge di stabilità per il 2012 ai sensi delle quali le transazioni di importo inferiore ai 100 euro regolate con carte di pagamento presso gli impianti di distribuzione di carburanti sono gratuite sia per l'acquirente che per il venditore. Una disposizione analoga è peraltro contenuta nell'articolo 27 del decreto- legge n. 1 del 2012, in materia di liberalizzazioni, all'esame del Senato.
Il comma 16-decies, introdotto dal Senato, proroga di un anno, al 31 dicembre 2013, il termine per l'esaurimento dell'attività della Commissione tributaria centrale, stabilendo con una disposizione di interpretazione autentica che in caso di soccombenza, anche parziale, dell'amministrazione finanziaria in primo grado, la mancata riforma della decisione nei gradi successici determini l'estinzione della controversia ed il passaggio in giudicato della decisione stessa.
Il successivo comma 16-undecies prevede che a decorrere dal 1o gennaio 2012 non spetti al Ministero dell'economia e delle finanze, ma ai comuni il compito di individuare la percentuale sulla base della quale calcolare il corrispettivo per la rimozione dei vincoli previsti nelle convenzioni di cui all'articolo 35 della legge n. 865 del 1971 in materia di edilizia residenziale pubblica.
Il comma 16-duodecies modifica la disciplina in materia di fabbisogni standard di alcune delle funzioni fondamentali di comuni e province, individuando nel 2013 l'anno di avvio della fase transitoria per il superamento del criterio della spesa storica e nel 31 marzo 2013 il termine per la determinazione dei fabbisogni standard che entreranno in vigore nel 2013 con riguardo ad almeno due terzi delle suddette funzioni. Viene, quindi, soppressa la disposizione che prevede la determinazione di almeno un terzo dei fabbisogni entro il 30 aprile 2012. In proposito, devo segnalare un evidente difetto di coordinamento nell'ambito dell'articolo in esame, in quanto da un lato il comma l modifica la lettera a) del comma 5 dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 216 del 2010, mentre il comma l 6-duodecies sopprime la medesima lettera. Pag. 54
Il comma 16-terdecies reca un'articolata disciplina volta a consentire alle imprese assicurative di poter valutare i titoli emessi da Stati dell'Unione europea al valore di iscrizione in bilancio, anche al fine della valutazione della solvibilità. Le modifiche normative introdotte, che si applicano fino all'entrata in vigore della disciplina attuativa della direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, la cosiddetta direttiva «solvibilità II», sono volte a tener conto dell'andamento della crisi e a non rendere problematica la detenzione di titoli di debito pubblico degli Stati membri da parte delle imprese assicurative.
Da ultimo, il Senato ha modificato l'articolo 29-bis del decreto, relativo alla liquidazione dell'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia, prorogando dal 4 giugno 2012 al 30 settembre 2012 il termine entro il quale le funzioni dell'Ente soppresso devono essere trasferite al soggetto costituito o individuato dalle Regioni interessate.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00873
Mozione n. 1-00873 - Applicabilità degli studi di settore in relazione al nuovo regime dei contribuenti minimi
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
---|---|
Richiami al Regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 21 minuti |
Popolo della Libertà | 59 minuti |
Partito Democratico | 58 minuti |
Lega Nord Padania | 29 minuti |
Unione di Centro per il Terzo Polo | 25 minuti |
Futuro e Libertà per il Terzo Polo | 22 minuti |
Popolo e Territorio | 22 minuti |
Italia dei Valori | 21 minuti |
Misto: | 25 minuti |
Grande Sud - PPA | 6 minuti |
Alleanza per l'Italia | 4 minuti |
Liberali per l'Italia - PLI | 3 minuti |
Fareitalia per la Costituente Popolare | 2 minuti |
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud | 2 minuti |
Liberal Democratici - MAIE | 2 minuti |
Minoranze linguistiche | 2 minuti |
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia | 2 minuti |
Repubblicani-Azionisti | 2 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 4865-B - Chiusura disc. gen. | 508 | 506 | 2 | 254 | 440 | 66 | 31 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.