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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto della VII Commissione permanente
(Cultura, scienza e istruzione)
VII Commissione

SOMMARIO

Mercoledì 9 luglio 2008


INTERROGAZIONI:

5-00141 Ghizzoni: Mancato inserimento nelle graduatorie permanenti dei docenti di strumento musicale (classe A077) ... 149
ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 159

5-00150 Siragusa: Corsi abilitanti riservati a varie categorie di docenti ... 149
ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 161

5-00151 Ghizzoni: Previsione di equipollenza tra diploma universitario e laurea triennale ... 149
ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 163

AUDIZIONI:

Audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport, Rocco Crimi, su questioni inerenti il settore dello sport (Seguito dello svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e rinvio) ... 149

ATTI DEL GOVERNO:

Proposta di nomina del dottor Giuseppe Ferrazza a presidente dell'Ente teatrale italiano (ETI). Nomina n. 3 (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole) ... 150

SEDE CONSULTIVA:

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria. C. 1386 Governo (Parere alle Commissioni riunite V e VI) (Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni) ... 151
ALLEGATO 4 (Parere approvato dalla Commissione) ... 165
ALLEGATO 5 (Proposta di parere alternativo presentato dai deputati Ghizzoni, Coscia, Levi, Giulietti, De Pasquale, Mazzarella, Bachelet, Ginefra) ... 169

SEDE REFERENTE:

Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti. C. 808 Angela Napoli, C. 953 Aprea, 1199 Frassinetti e C. 1262 De Torre (Seguito dell'esame e rinvio - Adozione del testo base - Nomina di un Comitato ristretto) ... 157

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

VII Commissione - Resoconto di mercoledì 9 luglio 2008


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INTERROGAZIONI

Mercoledì 9 luglio 2008. - Presidenza del vicepresidente Paola FRASSINETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 8.30.


Pag. 149

5-00141 Ghizzoni: Mancato inserimento nelle graduatorie permanenti dei docenti di strumento musicale (classe A077).

Il sottosegretario Giuseppe PIZZA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Manuela GHIZZONI (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta ricevuta. Osserva che si registra da parte del centrodestra un cambiamento netto nella gestione della vicenda, che prima era affrontata, invece, in piena sintonia con la minoranza. Si rende necessario sanare la situazione di iniquità in cui versano i docenti che non hanno potuto iscriversi alle graduatorie ad esaurimento, stante l'esistenza di un considerevole numero di posti vacanti. La risposta fornita risulta subordinata all'approvazione del decreto-legge n. 112 del 2008, che peraltro non appare coerente con l'esigenza di risolvere il problema.

5-00150 Siragusa: Corsi abilitanti riservati a varie categorie di docenti.

Il sottosegretario Giuseppe PIZZA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Alessandra SIRAGUSA (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta ricevuta, osservando che in essa manca qualsiasi riferimento all'anomalia delle procedure abilitanti attualmente in atto in base al decreto n. 85 del 2005. Ritiene, pertanto, necessario risolvere queste problematiche settoriali, prima di completare la manovra complessiva sul reclutamento dei docenti tramite il decreto-legge n. 112 del 2008, come invece rappresentato dal sottosegretario.

5-00151 Ghizzoni: Previsione di equipollenza tra diploma universitario e laurea triennale.

Il sottosegretario Giuseppe PIZZA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Manuela GHIZZONI (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta ricevuta. Ritiene infatti che, a fronte della situazione di iniquità prospettata dall'atto di sindacato ispettivo presentato, è necessario assumere delle iniziative idonee, come accaduto, ad esempio, nel campo delle professioni sanitarie, in cui sono state definite dalla legge forme di equipollenza tra i titoli di studio. Osserva quindi che i settori esclusi risultano penalizzati, in quanto raramente gli enti pubblici indicano come requisito di ammissione ai propri bandi concorsuali il diploma universitario. Ritiene opportuno, pertanto, prevedere forme di equipollenza anche per questi diplomati, onde evitare una situazione di incertezza del diritto che si protrae da tempo.

Paola FRASSINETTI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 9.

AUDIZIONI

Mercoledì 9 luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport, Rocco Crimi.

La seduta comincia alle 9.10.

Audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega per lo sport, Rocco Crimi, su questioni inerenti il settore dello sport.
(Seguito dello svolgimento, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e rinvio).

Valentina APREA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata,


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oltre che mediante impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Intervengono, per formulare domande e osservazioni, i deputati Paola GOISIS (LNP), Paola FRASSINETTI (PdL), Sabina ROSSA (PD), Emerenzio BARBIERI (PdL), Andrea SARUBBI (PD), Manuela DI CENTA (PDL) e Claudio BARBARO (PdL).

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.10.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 9 luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 14.10.

Proposta di nomina del dottor Giuseppe Ferrazza a presidente dell'Ente teatrale italiano (ETI).
Nomina n. 3.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame della proposta di nomina all'ordine del giorno, rinviato nella seduta dell'8 luglio 2008.

Gabriella CARLUCCI (PdL), relatore, ribadisce la proposta di parere favorevole sulla nomina in esame.

Emilia Grazia DE BIASI (PD), preannunciando anche a nome dei deputati del proprio gruppo, il voto favorevole sulla proposta di nomina del dottor Giuseppe Ferrazza a presidente dell'Ente teatrale italiano, sottolinea che l'attività e il curriculum del dottor Ferrazza sono di eccezionale valore e confermano quindi la bontà della scelta effettuata dal Governo. Per quel che riguarda invece le prospettive di riforma dell'ETI, ritiene che essa vada affrontata nell'ambito di una riflessione più complessiva della materia, da svolgere all'interno della Commissione, rilevando altresì che la scelta di privatizzare l'Ente in questione deve essere attentamente ponderata. Sottolinea, inoltre, che il dottor Ferrazza rappresenta una personalità in grado di garantire un'adeguata riflessione riguardo ai discorsi attinenti la riforma dell'ETI; l'ente costituisce d'altra parte una realtà fondamentale, in quanto i teatri che fanno riferimento ad esso, garantiscono lo svolgimento di gran parte dell'attività teatrale, in particolare modo a Roma. Specifica, infine, che la privatizzazione dei teatri facenti capo all'ETI potrebbe comportare seri problemi dal punto di vista del personale occupato presso i teatri in questione, auspicando inoltre l'intenzione di affrontare in tempi brevi i problemi connessi con i teatri comunali che non sono ammessi al riparto di fondi previsti dal Fondo unico per lo spettacolo.

Luciano CIOCCHETTI (UdC) preannuncia, anche a nome dei deputati del proprio gruppo, il voto favorevole sulla proposta di parere presentata, ricordando che il dottor Ferrazza vanta un curriculum importante ed è un profondo conoscitore del mondo del teatro. Egli rappresenta quindi una personalità in grado di accompagnare nel migliore modo possibile la riforma dello spettacolo dal vivo e del teatro. Si tratta di una riforma molto importante che finora non si è mai riuscita a portare a compimento. Auspica, inoltre, che la Commissione affronti a breve il tema della riforma dello spettacolo dal vivo. Per quel che riguarda, infine, l'ipotesi di privatizzare l'ETI, ritiene che tale questione sia molto delicata, anche alla luce del fatto che dovrebbero essere trovate delle soluzioni


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adeguate per il personale che lavora presso l'ente.

Emerenzio BARBIERI (PdL) esprime apprezzamento per la relazione della collega Carlucci, ricordando altresì che la scelta del dottor Ferrazza è una scelta saggia e che era stata avallata anche dal precedente Governo. Esprime infine compiacimento per il fatto che anche i rappresentanti del partito democratico concordano con la designazione del dottor Ferrazza a presidente dell'ETI.

Gabriella CARLUCCI (PdL), relatore, ricordando l'importanza di approvare al più presto una legge sullo spettacolo dal vivo, il cui avvio dell'esame è previsto in Commissione per la settimana prossima, puntualizza che le sue considerazioni in merito alla necessità di privatizzare l'ETI derivavano dalla constatazione che gran parte delle risorse a disposizione dell'ETI sono utilizzate soltanto per spese di gestione. Ritiene pertanto opportuno intervenire, anche attraverso la leva fiscale, in modo da garantire all'ETI risorse che possano essere impiegate per il rilancio dell'attività teatrale in Italia.

Il sottosegretario Giuseppe PIZZA prende atto con soddisfazione del fatto che vi sia un accordo bipartisan sulla designazione del dottor Ferrazza a presidente dell'ETI.

Giovanni Battista BACHELET (PD) rileva che sarebbe opportuno immettere in rete i dati relativi ai curricula dei candidati nelle proposte di nomina presentate dal Governo, in modo che i cittadini possano averne contezza.

Valentina APREA, presidente, segnala che la decisione al riguardo non dipende solo dalla Commissione cultura, ma coinvolge l'organizzazione dei lavori della Camera nel suo complesso.

La Commissione procede quindi alla votazione per scrutinio segreto sulla proposta di parere favorevole del relatore.

Valentina APREA, presidente, comunica il risultato della votazione:
Presenti: 33
Votanti: 33
Maggioranza: 17
Hanno votato : 33
(La Commissione approva).

Valentina APREA, presidente, avverte che comunicherà il parere favorevole testé espresso alla Presidenza della Camera, ai fini della trasmissione al Governo.

Hanno preso parte alla votazione i deputati: Aprea, Bachelet, Barbieri, Caldoro, Capitanio Santolini, Carlucci, Ceccacci Rubino, Ciocchetti, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Di Centa, Farina, Frassinetti, Garagnani, Ghizzoni, Ginefra, Goisis, Levi, Lolli, Maccanti, Mazzarella, Mazzuca, Murgia, Nicolais, Palmieri, Pes, Picierno, Rivolta, Rondini in sostituzione di Grimoldi, Rossa, Siragusa.

La seduta termina alle 14.40.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 9 luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 15.

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
C. 1386 Governo.
(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato, da ultimo, l'8 luglio 2008.


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Stefano CALDORO (PdL), relatore, illustra una proposta di parere favorevole con condizioni (vedi allegato 4), ricordando che nella proposta di parere sono state recepite una serie di indicazioni provenienti dai componenti della Commissione.

Manuela GHIZZONI (PD) ricordando che nella seduta di ieri aveva posto una serie di questioni, stigmatizza il fatto che il rappresentante del Governo non abbia fornito risposte a tali quesiti, sottolineando altresì che il ministro Gelmini nella seduta di ieri ha risposto solamente ad una parte di essi. Auspica pertanto che il rappresentante del Governo fornisca nella seduta odierna i chiarimenti richiesti.

Valentina APREA, presidente, ricorda che il rappresentante del Governo ha già fornito i chiarimenti che riteneva necessari nella passata seduta. Il rappresentante del Governo potrà in ogni caso intervenire se lo ritiene.

Il sottosegretario Giuseppe PIZZA esprime una posizione favorevole rispetto alla proposta di parere presentata dal relatore.

Fabio GARAGNANI (PdL), anche a nome dei deputati del proprio gruppo, preannuncia il voto favorevole sulla proposta di parere presentata, rilevando che la stessa contiene condizioni molto significative, che accolgono anche indicazioni provenienti dall'opposizione. Esprime in particolare apprezzamento per la condizione contenuta nel punto 4 lettera h). Per quanto riguarda invece il rapporto docenti/alunni e la necessità di diminuire il numero dei docenti, segnala che il rapporto docenti/alunni in Italia è tra i più elevati d'Europa e che appare quindi necessario ridurre il numero dei docenti, anche perché negli ultimi anni la scuola è stata concepita come una vera e propria «fabbrica» per occupare docenti. Sottolinea inoltre l'importanza della condizione contenuta nel punto 4 lettera k), rilevando che la parità scolastica è uno strumento essenziale per garantire il pluralismo educativo. Esprime in conclusione la propria convinta adesione rispetto alla condizione contenuta nel punto 8 della proposta di parere.

Paola GOISIS (LNP), preannunciando anche a nome dei deputati del proprio gruppo il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore, si associa alle considerazioni svolte dal collega Garagnani in materia di parità scolastica, esprimendo in particolare la convinzione che incentivare la parità scolastica comporta anche la possibilità di diffondere in modo più incisivo la religione cattolica e di tutelare allo stesso tempo le prerogative di chi si riconosce in uno Stato laico. Esprime inoltre condivisione per le condizioni della proposta di parere relative alla diffusione dei libri via internet per gli studenti, rilevando come sia opportuno in particolare sottolineare il ruolo che devono svolgere le scuole nel rapporto tra editori e utenti. Per quel che riguarda in particolare il personale ATA, ritiene che la riduzione di tale personale non debba riguardare le figure amministrative che sono fondamentali per lo svolgimento dell'attività scolastica. Sottolinea inoltre l'importanza di prevedere percorsi ad hoc per la scuola primaria e di garantire che l'istruzione e formazione professionale preveda sia una parte teorica che una parte pratica. Concorda con la necessità di escludere che il turnover si applichi ai ricercatori e manifesta infine la convinzione che occorra assolutamente ridurre i tagli alle dotazioni finanziarie delle missioni di competenza della VII Commissione.

Luciano CIOCCHETTI (UdC) rileva che attraverso il decreto-legge in esame, su cui pesano legittimi dubbi di necessità ed urgenza, si attua un processo di riorganizzazione del sistema pubblico statale d'istruzione e degli organici del personale docente ed ATA, allo scopo di conseguire economie di spesa pari a oltre 456 milioni di euro nel 2009, 1239 milioni nel 2010, 1.874 milioni di euro nel 2011 e 2.232 milioni di euro nel 2012. Ricorda che tali economie di spesa si aggiungono a quelle


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già derivanti dalle disposizioni delle Finanziarie 2007 e 2008 e che l'unica nota positiva di questi tagli è che il 30 per cento delle economie, a partire dal 2010, alimenteranno le risorse contrattuali. Sottolinea altresì che a seguito del taglio del personale ATA, pari al 17 per cento dell'attuale dotazione organica, vi è il rischio di una conseguente diminuzione drastica delle sedi scolastiche, con disagi facilmente prevedibili specie nei piccoli comuni. Segnala altresì che per il personale docente si prevede nell'arco di un triennio, un «taglio» all'organico di oltre 67.300 unità che comprenderà anche gli insegnanti di sostegno e che il piano di riorganizzazione suddetto verrà realizzato attraverso principi che attengono alla razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso, alla ridefinizione dei curricoli nei diversi ordini di scuola, dei piani di studio e dei «quadri-orari», alla revisione dei criteri vigenti in materia di formazione delle classi, alla rimodulazione dell'attuale organizzazione didattica della scuola primaria, alla revisione dei criteri per la determinazione della consistenza degli organici del personale docente ed ATA e alla ridefinizione dell'assetto dei centri di istruzione degli adulti, compresi i corsi serali. Esprime inoltre la convinzione che tali criteri producano surrettiziamente una vera e propria riforma della scuola che avrebbe necessitato un maggior approfondimento da parte del Parlamento. Ricorda inoltre che oltre ai tagli succitati il decreto-legge opera una riduzione lineare delle dotazioni del Ministero, intaccando le autorizzazioni di spesa del Ministero dell'università e della ricerca. Ricorda inoltre che il provvedimento, facendo salva l'autonomia didattica nell'adozione dei libri di testo delle scuole di ogni ordine e grado, prevede nuove modalità di fruizione dei libri scolastici, attraverso l'impiego di libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet. Ricorda che ciò ha sollevato alcune perplessità sia dal punto di vista applicativo (vedi possibili violazioni sul diritto d'autore) che dal punto di vista del reale impatto sulle famiglie italiane che attendono ben altre misure sul fronte del caro-libri. Ritiene inoltre riduttivo immaginare che basti trasferire le risorse della Fondazione IRI alla Fondazione ITT per rendere competitiva la ricerca italiana che lamenta, invece, la mancanza di un quadro strategico complessivo e che ciò aumenta il rischio che le risorse pubbliche italiane ed europee non possano esser utilizzate in maniera coordinata. Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del proprio gruppo, il voto contrario sulla proposta di parere presentata.

Valentina APREA (PdL) avverte che è stata presentata una proposta di parere alternativo da parte della deputata Ghizzoni e altri (vedi allegato 5).

Manuela GHIZZONI (PD) illustrando la proposta di parere alternativo di cui è prima firmataria, ricorda che la proposta di parere della maggioranza costituisce una grave anomalia, in quanto essa contiene un numero cospicuo di condizioni, pur essendo una proposta di parere favorevole. Segnala in particolare che le condizioni poste comportano oneri finanziari di un certo rilievo, e che quindi contrastano con il carattere non espansivo che complessivamente connota l'intera manovra. Sarebbe stato pertanto più coerente da parte della maggioranza presentare una proposta di parere contrario. Sottolinea altresì che il testo del provvedimento all'esame della Commissione sarà stravolto dall'approvazione del maxiemendamento sul quale il Governo porrà la questione di fiducia in Aula e che quindi il parere espresso nella seduta odierna dalla Commissione sembra inutile. Illustrando le proprie perplessità in ordine al provvedimento, ricorda che il decreto n. 112 si pone anche in antitesi rispetto alle previsioni del DPEF, non prendendo in considerazione la cornice economica descritta dal documento stesso. Sottolinea inoltre per quanto riguarda il piano casa, incluso nella manovra, che lo stesso beneficia delle risorse messe a disposizione dal Governo Prodi. Sottolinea altresì che la Robin tax si scaricherà sui costi dei prodotti energetici e quindi sulle famiglie, come testimoniato


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dall'evoluzione dei prezzi del mercato relativo negli ultimi giorni. Nel merito delle materie di competenza della Commissione, come ampiamente commentato nella proposta di parere alternativo, giudica inoltre assolutamente irrazionali gli interventi relativi all'università - in merito a riduzione di risorse e blocco turnover - e ribadisce in particolare le critiche alla trasformazione delle università in fondazioni. Contesta inoltre i tagli effettuati alla scuola e rileva in particolare che la soppressione delle cattedre influirà negativamente sull'apprendimento degli studenti. Sottolinea, infatti, che la buona capacità di lettura dei nostri «alunni di nove anni» è favorita anche dalle modalità didattiche della compresenza e del tempo pieno, che garantiscono tempi più distesi di apprendimento. Per quel che riguarda infine il piano programmatico previsto dall'articolo 64, rileva che i tempi per la sua adozione sono ridottissimi e che la possibilità dei regolamenti di modificare la legislazione vigente stravolge il sistema delle fonti del diritto. Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del proprio gruppo, parere contrario sulla proposta di parere del relatore auspicando che venga approvata la proposta di parere alternativo.

Stefano CALDORO (PdL), relatore, precisa che delle condizioni inserite nella proposta di parere da lui presentata ben tredici non necessitano di copertura; solo due determinano spese da finanziarie ma una addirittura risulta idonea a prevedere interventi in economia.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) esprime innanzitutto preoccupazione per quanto sta accadendo nelle ultime ore, rilevando come la modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea decisa dal Presidente della Camera oltre ad essere un'inaccettabile forzatura perché umilia il dibattito parlamentare, serve a creare una corsia preferenziale al lodo Alfano una legge che mina nelle fondamenta la democrazia nel Paese e l'assetto costituzionale. Ritiene che si soffochi il dibattito sui problemi del Paese per occuparsi di quelli del Premier.

Emerenzio BARBIERI (PdL) evidenzia vibratamente il proprio disappunto per le osservazioni volutamente tediose e noiose del collega Zazzera.

Caterina PES (PD) stigmatizza fermamente l'atteggiamento borioso e le dichiarazioni offensive del collega Barbieri che considera inqualificabili.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) nel merito del provvedimento, evidenzia che il decreto-legge n. 112 del 2008 reca una serie di interventi corposi relativi allo sviluppo economico a completamento del DPEF 2009-2013. Preannuncia peraltro, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene il voto contrario sulla proposta di parere del relatore. Si tratta di un giudizio critico che deriva sia dal metodo che dal merito seguito nella predisposizione del provvedimento da parte del Governo. Nel metodo ancora una volta si soffoca la voce del confronto, dell'approfondimento, della dialettica, delle istituzioni parlamentari presentando un decreto-legge, che auspica non sia approvato con un voto di fiducia. Con il decreto-legge si forzano poi le regole parlamentari.

Valentina APREA, presidente, evidenzia che i tempi di esame del provvedimento sono stati definiti dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Per quanto di competenza della Commissione, poi, l'ufficio di presidenza, intergrato dai rappresentanti dei gruppi, ha definito unanimemente l'organizzazione dei lavori del provvedimento in esame nella riunione del 3 luglio scorso.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) aggiunge in ogni caso che nel merito il decreto-legge determina un profondo cambiamento del Paese e del suo assetto, impedendo di fatto alle forze politiche di svolgere un compiuto dibattito su di esso. Attraverso il decreto-legge in esame si mettono infatti le basi per lo stravolgimento del mercato del lavoro, dello stato sociale, della scuola, della sanità, dell'università, della politica energetica. Eppure in questo modo si è rinunciato ad un confronto sui contenuti


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di un decreto-legge che in alcune parti vede persino favorevoli. Pensa alla banda larga, al controllo dei prezzi, alla sterilizzazione dell'IVA, al piano casa, alla riduzione del costo dei libri scolastici, alle semplificazione delle procedure per le imprese, ai controlli sull'invalidità e sull'evasione; infine all'accelerazione dei processi civili e amministrativi. Ritiene che sia un'occasione persa trasformare la parola dialogo da enunciazione di principio a sperimentazione empirica. Sarebbe stata l'occasione per discutere insieme e per provare a trovare soluzioni su temi che si sa destano la preoccupazione non solo della minoranza ma anche di colleghi del centrodestra. Pensa in particolare ai tagli agli enti territoriali, al mercato del lavoro che moltiplica le figura del precariato, alla soppressione di finanziamenti per la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione e nelle scuole, ancora ai tagli alle scuole e alla sanità, nonché alla scelta del nucleare di terza generazione. Sui temi di specifica competenza della Commissione rileva che l'articolo 15 appare nei principi assolutamente condivisibile e negli obiettivi da raggiungere in un processo che richiede tempo e qualche aggiustamento di rotta. Limitare la speculazione di chi sui libri specula e spesso determina aumenti di prezzo incontrollati, ritiene sia cosa buona e giusta. Come lo è investire sempre più sulle rette favorendone la diffusione e l'incremento di utilizzo. In ordine all'articolo 16 evidenzia che a possibilità di trasformare in fondazioni le università desti perplessità non tanto per il merito, quanto per il metodo. L'assenza di un approfondito dibattito rischia di trasformare infatti il provvedimento in strumento per abbattere le strutture pubbliche e proporre come unico modello la Bocconi appunto, che peraltro non risulta neppure essere il migliore. Sottolinea che l'articolo in esame inoltre presenta momenti poco chiari di commistione pubblico/privato senza l'opportuna distinzione dei ruoli, come appunto dimostra il controllo contabile della Corte dei conti. Esprime preoccupazione per il fatto che si mettono peraltro i pilastri per un'Italia a due velocità: quale impresa nel Mezzogiorno investirà su fondazioni universitarie, a meno magari della mafia dei colletti bianchi che potrà formare adepti sempre più preparati.
In ordine all'articolo 44 ritiene si tratti di un passo avanti, ma lontano dall'abolizione di finanziamenti erogati all'editoria di partito, giornali che trovano spazio solo nelle caselle postali. Sull'articolo 64 inoltre esprime poi forte preoccupazione, perché con il termine di riorganizzazione si sta attuando un licenziamento di massa di persone, alle quali in cambio non si offre alcuna altra prospettiva. Si tratta per la gran parte di precari ai quali viene detto «arrangiatevi», mettendo una pietra tombale sulla scuola pubblica. Ritiene che sia noto a tutti come la scuola pubblica abbia attinto a piene mani, se non sfruttato, i precari della scuola per tappare le fette organizzative di un sistema scuola inappropriato ai tempi. Si tratta però di passaggi che vanno governati nell'obiettivo di assicurare alla scuola un ricambio generazionale di insegnanti e un miglioramento delle professionalità, mettendo così le basi per un'autonomia di sostanza delle scuole e non solo formale. Si rammarica inoltre per il fatto che la ministra Gelmini, nonostante le sue acrobazie dialettiche, non abbia previsto alcuna reale forma di programmazione e pianificazione, se non la cesoia di 8 miliardi di euro tagliati in tre anni, incurante delle persone. Ribadisce che si tratta di persone e non di numeri di contabilità ragionieristica, visto che si dimostra una politica incurante persino dei soggetti diversamente abili, ai quali sono stati tolti gli insegnanti di sostegno. Si potrà ragionare poi del modello scuola, di come riformarlo, delle sanzioni e dei controlli non applicati dei modelli di autogoverno, di una scuola «pubblica» efficiente, efficace e competitiva per davvero.

Ricardo Franco LEVI (PD) richiama l'attenzione della presidente Aprea sull'episodio verbale disdicevole che ha coinvolto alcuni componenti della Commissione. Ritiene indispensabile assicurare un confronto non solo decoroso ma sereno,


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consentendo a tutti i deputati di esprimere liberamente il proprio pensiero.

Valentina APREA, presidente, condivide la preoccupazione espressa dal collega Levi richiamando tutti i componenti della Commissione a non interloquire fra loro in maniera non appropriata e rispettosa delle reciproche posizioni. Esprime quindi la propria solidarietà ai colleghi, come la deputata Pes, che si siano considerati offesi da espressioni certamente inopportune.

Giuseppe GIULIETTI (IdV) ritiene opportuno sottolineare l'esigenza che il Governo rappresenti la propria posizione in merito al reinserimento del tax credit. Risulta infatti che l'esecutivo abbia intenzione di reinserire la disposizione all'interno del maxiemendamento sul quale porrà la fiducia.

Valentina APREA, presidente, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere il parere di competenza alle Commissioni di merito. È in quella sede che il Governo valuterà la possibilità di inserire ulteriori modifiche al provvedimento in esame, compreso l'intervento indicato dal collega Giulietti. Ricorda peraltro che la situazione è di assoluta emergenza, visto che si è reso necessario anticipare la manovra finanziaria. Come ricordato dalla collega Ghizzoni, è comunque necessario acquisire tutte le informazioni in merito agli ulteriori sviluppi relativi al provvedimento in esame. Assicura quindi che personalmente prenderà i necessari contatti allo scopo di conoscere l'orientamento del Governo.

Emerenzio BARBIERI (PdL) premette innanzitutto di non aver inteso minimamente mancare di rispetto ad alcuno dei colleghi, ma se questa è la sensazione che si è avuta non esita a rappresentare ad essi formalmente le proprie scuse. Nel merito rileva che la Commissione non è competente in via primaria sul provvedimento, dovendo esprimere un parere di competenza alle Commissioni di merito. La proposta di parere presentata dal collega Caldoro appare senz'altro condivisibile, evidenziando le criticità del provvedimento in esame. Ritiene anzi che la difficoltà di dover presentare una proposta di parere alternativo sia tutta della minoranza che pur di opporsi acriticamente sul provvedimento in esame preferisce manifestare il proprio dissenso su modifiche che invece ha dimostrato di condividere nel merito nel corso della discussione. Preannuncia quindi, anche a nome dei deputati del gruppo cui appartiene, il voto favorevole sulla proposta di parere del relatore.

Valentina APREA, presidente, concorda con la proposta di parere presentata dal relatore che ringrazia per l'ottimo lavoro svolto. Si farà personalmente carico di verificare che le Commissioni di merito diano seguito ed attuazione ai rilievi espressi sul provvedimento in esame dalla Commissione Cultura.
Avverte quindi che porrà in votazione la proposta di parere del relatore; se questa risulterà approvata, sarà preclusa la proposta alternativa, mentre, se risulterà respinta, sarà messa in votazione la proposta alternativa.

La Commissione approva quindi la proposta di parere favorevole con condizioni e osservazioni presentata dal relatore.

La seduta termina alle 16.20.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 9 luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 16.20.


Pag. 157

Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti.
C. 808 Angela Napoli, C. 953 Aprea, 1199 Frassinetti e C. 1262 De Torre.
(Seguito dell'esame e rinvio - Adozione del testo base - Nomina di un Comitato ristretto).

La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti in oggetto, rinviato il 3 luglio 2008.

Maria Letizia DE TORRE (PD) illustrando la proposta di legge C. 1262, di cui è prima firmataria, ricorda che la stessa scaturisce dal confronto costruttivo tra tutte le forze politiche avviato nella passata legislatura, allorquando ricopriva l'incarico di sottosegretario, e dall'esito di un confronto anche all'interno degli operatori della scuola, in particolare della Conferenza nazionale della famiglia. Rileva che la proposta di legge mira a conferire dignità alle istituzioni scolastiche, attribuendo a ciascuna di esse la possibilità di adottare un proprio statuto. Ricorda altresì che la proposta di riforma degli organi collegiali fallì nel 1974 per problemi oggettivi; individua quindi nella facilitazione della partecipazione diretta all'attività scolastica il fine primario della proposta di legge. In attuazione di tali princìpi, la proposta di legge si prefigge di ridisegnare la disciplina del governo partecipato e a rete della scuola italiana, investendo innanzitutto nell'autonomia delle istituzioni, vale a dire nella possibilità di autodeterminarsi all'interno di un comune quadro di riferimento, perseguendo la propria peculiare identità. Alle istituzioni scolastiche è riconosciuta autonomia statutaria, nel rispetto delle norme generali dettate dalla legge, al fine di autodisciplinare l'istituzione e il funzionamento degli organi di partecipazione, di indirizzo, di programmazione, di gestione e di valutazione, per un governo partecipato dell'istituzione stessa. Sottolinea quindi che la nuova disciplina del governo della scuola dell'autonomia è organizzata sulla base del principio della distinzione tra funzioni di indirizzo e di programmazione, da un lato, e compiti di gestione e di coordinamento, dall'altro; questi ultimi fanno capo al dirigente scolastico, del quale è fatta salva la disciplina vigente in materia di funzioni.
Precisa inoltre che si affronta specificamente la questione del patto educativo, della sua promozione e del suo perseguimento, individuando i soggetti del medesimo patto nell'intero tessuto della comunità territoriale: scuola, studenti, famiglia e comunità locale, nella convinzione della profonda verità che spesso è citata sotto specie del proverbio africano «per educare un ragazzo occorre un intero villaggio». Aggiunge inoltre l'importanza della partecipazione agli organi collegiali da parte delle comunità e in particolare da parte delle comunità locali. In questo senso, si dettano le norme generali in materia di organi di programmazione dell'attività didattica, della quale il collegio dei docenti (composto dal dirigente scolastico e da tutti i docenti) è il titolare. Ugualmente, ai docenti di ogni classe compete l'attività didattica della classe stessa, così come la valutazione collegiale degli alunni. Agli alunni e ai genitori deve essere sempre data la possibilità di relazionarsi e di entrare in dialogo con il collegio dei docenti e con i docenti di classe. È disciplinato poi un organo collegiale, il consiglio dell'istituzione scolastica, previsto all'articolo 4, che è titolare dei compiti di indirizzo e di programmazione dell'organizzazione della gestione; la composizione del consiglio è aperta alla partecipazione, in modo paritario, di rappresentanti dei docenti, dei genitori e degli alunni.
Si sofferma inoltre sul sistema di valutazione scolastico, che costituisce un punto fondamentale della proposta di legge, sottolineando l'importanza dell'esistenza di un organo di valutazione dell'andamento didattico e organizzativo dell'istituzione scolastica. In particolare, spetta allo statuto individuare e disciplinare il funzionamento di organi di valutazione e di autovalutazione partecipata, stabilendo che i livelli di partecipazione


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costituiscono indicatori per la valutazione ai fini della certificazione di qualità. Passa quindi ad illustrare i consigli scolastici territoriali, organismi di rappresentanza provinciale o sub-provinciale, nei quali dovranno trovare voce le singole istituzioni scolastiche, costituite in rete, rappresentate ognuna dal presidente del consiglio dell'istituzione e dal dirigente scolastico. Illustra inoltre il patto di corresponsabilità educativo che è contemplato dalla proposta di legge di cui è prima firmataria, rilevando altresì come elemento fondamentale il ruolo assegnato alla collegialità nella progettazione dell'attività didattica. Tale progettazione prevede il coinvolgimento a livello territoriale di più enti, favorendo in particolar modo l'attuazione del Titolo V e la partecipazione delle regioni alle scelte educative delle scuole.

Rosa DE PASQUALE (PD) preannuncia la presentazione di una proposta di legge vertente sulla stessa materia di quelle in esame, che mira principalmente a disciplinare il governo partecipato della scuola dell'autonomia, nonché la formazione degli insegnati ed il loro reclutamento. Ritiene innanzitutto che il precariato nella scuola debba essere affrontato prevedendo il reclutamento dei docenti a livello nazionale. Ricorda infatti che il precariato ostacola di fatto la qualità dell'insegnamento, penalizzando la crescita degli alunni e lo sviluppo di una completa didattica. Rileva inoltre l'importanza di una formazione educativa che trasmetta la capacità di insegnare, ricordando a tal fine il ruolo fondamentale svolto dalle singola università in tal senso. Si tratta di una selezione dei docenti che passa dalla loro formazione completa e continua che contemperi la responsabilità del Ministero della istruzione della università e della ricerca nel reclutamento del personale docente; la responsabilità delle università nel formare gli insegnati in termini di contenuti e metodi disciplinari, con una collaborazione continua tra scuola e università.

Il sottosegretario Giuseppe PIZZA, intervenendo in sede di replica, esprime apprezzamento per il lavoro avviato dalla Commissione evidenziando la disponibilità del Governo a lavorare alla definizione di un testo condiviso da tutte le forze politiche anche in Comitato ristretto.

Valentina APREA, presidente e relatore, intervenendo in sede di replica, ricorda che l'esame delle proposte di legge in esame è particolarmente atteso dall'opinione pubblica, che si attende grandi risultati dal lavoro che la Commissione sta svolgendo. Ringrazia i rappresentanti di tutte le forze politiche intervenute per la disponibilità manifestata a lavorare in modo condiviso per far sì che si possa pervenire alla approvazione di una buona legge. Dichiara quindi concluso l'esame preliminare.
Propone quindi di adottare come testo base per il prosieguo dell'esame la proposta di legge C. 953, di cui è prima firmataria.

La Commissione concorda.

Valentina APREA, presidente e relatore, propone altresì la costituzione di un Comitato ristretto per la prosecuzione dell'esame della proposta di legge C. 953, adottata come testo base, e delle abbinate proposte di legge.

La Commissione delibera quindi di costituire un Comitato ristretto, riservandosi il presidente di nominarne i componenti sulla base della designazione dei gruppi.

La seduta termina alle 16.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.40 alle 17.

VII Commissione - Mercoledì 9 luglio 2008


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ALLEGATO 1

5-00141 Ghizzoni: Mancato inserimento nelle graduatorie permanenti dei docenti di strumento musicale (classe A077).

TESTO DELLA RISPOSTA

L'Onorevole interrogante invoca interventi a favore di alcuni docenti precari di strumento musicale della classe di concorso 77/A - strumento musicale nella scuola media - con 360 giorni di servizio prestato con il possesso del titolo di studio prescritto ma privi di abilitazione - che non sono stati presi in considerazione dall'articolo 1, comma 605, lettera c) della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007) ai fini dell'inserimento, con riserva di conseguimento dell'abilitazione, nelle ex graduatorie permanenti, trasformate dalla stessa legge in graduatorie ad esaurimento.
La legge n. 296 ha infatti preso in considerazione coloro che alla data della sua entrata in vigore frequentavano i corsi speciali abilitanti di didattica della musica presso i Conservatori di musica, indetti ai sensi del decreto-legge n. 97, del 7 aprile 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 4 giugno 2004, con la conseguenza che ne sono rimasti esclusi coloro che non hanno potuto partecipare ai predetti corsi poiché non erano, all'epoca, in possesso dei requisiti di accesso richiesti.
Il problema sollevato non può dunque trovare soluzione con un provvedimento di carattere amministrativo.
Quanto alla possibilità di riproporre, nei riguardi dei docenti di Strumento musicale col requisito di 360 giorni di servizio, una disposizione analoga a quella contenuta del precedente e decaduto disegno di legge cui fa cenno l'Onorevole interrogante, tale possibilità va attentamente valutata tenendo anche conto delle norme in materia di organizzazione scolastica contenute nell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008.
Infatti, il citato decreto-legge n. 112 contiene disposizioni per una revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico volta ad una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, in modo da conferire una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico.
In particolare, nel quadro degli interventi da effettuare è prevista la razionalizzazione delle classi di concorso, la ridefinizione dei curricoli vigenti, attraverso la revisione dei piani di studio e dei relativi quadri orari, la revisione dei criteri di formazione delle classi, la revisione dei criteri e dei parametri per la determinazione della consistenza del personale docente ed amministrativo, tecnico ed ausiliario.
L'articolo 2, comma 416, della legge finanziaria 2008 ha peraltro riaffidato al ministero della pubblica istruzione la complessa materia della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti, abrogando tra l'altro l'articolo 5 della legge 28 marzo 2003, n. 53, e il decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 227.
Come esposto dal ministro in occasione dell'illustrazione delle linee programmatiche di fronte a questa onorevole Commissione, è intenzione rivedere l'intera materia col triplice obiettivo di darle


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un quadro normativo chiaro e duraturo, valorizzare la professione docente ed eliminare la riproduzione di sacche di precariato.
In attesa della predetta rivisitazione delle norme relative alla formazione e al reclutamento, ogni provvedimento settoriale andrebbe adeguatamente e seriamente ponderato, anche per evitare l'ingenerarsi di aspettative che, stante la situazione attuale, non potrebbero trovare sbocco.


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ALLEGATO 2

5-00150 Siragusa: Corsi abilitanti riservati a varie categorie di docenti.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'Onorevole interrogante solleva la questione relativa ai docenti precari non abilitati che avevano maturato 360 giorni di servizio, con il possesso del prescritto titolo di studio, alla data di scadenza del termine di presentazione delle domande di partecipazione ai corsi abilitanti speciali indetti con decreto ministeriale n. 85 del 18 novembre 2005, in attuazione del decreto-legge n. 97 del 7 aprile 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 4 giugno 2004, anziché nel periodo, stabilito dalla legge stessa, compreso tra il 1o settembre 1999 e il 6 giugno 2004. La richiesta è diretta a far conseguire agli interessati l'abilitazione all'insegnamento per l'inserimento nelle ex graduatorie permanenti, trasformate in graduatorie ad esaurimento dall'articolo 1, comma 605, lettera c) della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007).
A tale proposito, l'Onorevole interrogante fa presente che a Palermo alcuni docenti hanno presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale avverso l'esclusione dai corsi in argomento, ottenendo l'ammissione con riserva ai corsi medesimi e il conseguente inserimento, sempre con riserva, nelle graduatorie ad esaurimento; di conseguenza invoca interventi a favore di quanti si trovano in situazione analoga ai ricorrenti di Palermo, per superare l'asserita disparità di trattamento venutasi a determinare per effetto del provvedimento cautelare del TAR.
Va al riguardo fatto presente quanto segue.
Circa il provvedimento cautelare ottenuto da alcuni ricorrenti di Palermo, va ricordato che i provvedimenti giurisdizionali hanno effetto inter partes. Vige inoltre il divieto di estensione del giudicato per effetto dell'articolo 25 della legge n. 31 del 2008, di conversione del decreto-legge n. 48 del 31 dicembre 2007, che ha prorogato al 31 dicembre 2008 la disposizione dell'articolo 1, comma 132 della legge n. 311 del 30 dicembre 2004 (legge finanziaria 2005), la quale fa divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di adottare provvedimenti per l'estensione di decisioni giurisdizionali aventi forza di giudicato, o comunque divenute esecutive, in materia di personale delle amministrazioni pubbliche.
Va pure ricordato che i ricorrenti destinatari della sospensiva concessa dal TAR possono permanere in graduatoria con riserva, fino alla decisione di merito.
Con riguardo poi all'asserita analogia tra la fattispecie oggetto dell'interrogazione e la questione esaminata dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 167 del 19 maggio 2008, va rilevato quanto segue.
Invero, con la sentenza n. 167 la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 7-bis, del decreto-legge n. 97 del 7 aprile 2004, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge n. 143 del 4 giugno 2004, che limitava il beneficio dell'ulteriore proroga del termine per la maturazione del requisito sulla durata del servizio prestato solo a favore degli ammessi con riserva alla sessione riservata di esami di abilitazione bandita con ordinanza ministeriale n. 1 del 2 gennaio 2001 e non anche a coloro i quali erano stati ammessi con riserva, superandone l'esame finale, alle sessioni riservate di esami di abilitazione


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bandite con le ordinanze ministeriali n. 153 del 15 giugno 1999 e n. 33 del 7 febbraio 2000, emanate in attuazione della legge n. 124 del 3 maggio 1999, al pari della successiva ordinanza n. 1 del 2 gennaio 2001 presa in considerazione dalla citata disposizione del comma 7-bis.
La Consulta ha infatti rilevato l'irragionevolezza della scelta del legislatore di assoggettare a trattamenti differenziati soggetti che, pur in possesso dei medesimi requisiti, si diversificherebbero esclusivamente per il dato formale di aver partecipato a procedure concorsuali attivate con ordinanze ministeriali differenti ma fondate su un unico contesto normativo.
Alla luce delle esposte considerazioni il problema sollevato non può trovare soluzione con un provvedimento di carattere amministrativo, posto che non è dato modificare con atto di natura amministrativa il periodo temporale stabilito dalla legge ai fini della maturazione del requisito di servizio richiesto dalla legge stessa.
Circa l'opportunità, o meno, di una eventuale iniziativa di carattere normativo nel senso auspicato dall'Onorevole interrogante, va evidenziato che la procedura è ormai conclusa e sono inoltre di prossima pubblicazione le graduatorie ad esaurimento.
La questione va d'altra parte valutata tenendo anche conto delle norme in materia di organizzazione scolastica contenute nell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, che contiene disposizioni per una revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico volta ad una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, in modo da conferire una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico.
In particolare, nel quadro degli interventi da effettuare, è prevista la razionalizzazione delle classi di concorso, la ridefinizione dei curricoli vigenti, attraverso la revisione dei piani di studio e dei relativi quadri orari, la revisione dei criteri di formazione delle classi, la revisione dei criteri e dei parametri per la determinazione della consistenza del personale docente ed amministrativo, tecnico ed ausiliario.
L'articolo 2, comma 416, della legge finanziaria 2008 ha peraltro riaffidato al ministero della pubblica istruzione la complessa materia della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti, abrogando tra l'altro l'articolo 5 della legge 28 marzo 2003, n. 53, e il decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 227.
Come esposto dal ministro in occasione dell'illustrazione delle linee programmatiche di fronte a questa onorevole Commissione, è intenzione rivedere l'intera materia col triplice obiettivo di darle un quadro normativo chiaro e duraturo, valorizzare la professione docente ed eliminare la riproduzione di sacche di precariato.
In attesa della predetta rivisitazione delle norme relative alla formazione e al reclutamento, ogni provvedimento settoriale andrebbe adeguatamente e seriamente ponderato, anche per evitare l'ingenerarsi di aspettative che, stante la situazione attuale, non potrebbero trovare sbocco.


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ALLEGATO 3

5-00151 Ghizzoni: Previsione di equipollenza tra diploma universitario e laurea triennale.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per meglio comprendere la questione posta dall'Onorevole interrogante e concernente la possibilità di equiparare il diploma universitario alla laurea, occorre fare una premessa che riguarda, più in generale, l'evoluzione del sistema universitario ed in particolare degli ordinamenti didattici.
La riforma degli ordinamenti didattici universitari attuata di recente, peraltro in più tappe (decreto ministeriale n. 509 del 1999 e decreto ministeriale n. 270 del 2004), ha disegnato un nuovo assetto dei corsi di studio e dei titoli accademici, che, per ovvie ragioni, non è sovrapponibile al precedente, dal quale si differenzia per contenuti, obiettivi e durata dei singoli percorsi.
Per tale motivo, non può esistere una corrispondenza completa fra i nuovi titoli di studio e quelli conseguiti ai sensi del previgente ordinamento.
Si pone, tuttavia, il problema della spendibilità dei titoli in questione, sia sotto il profilo della prosecuzione degli studi accademici sia sotto il profilo dell'esercizio della professione.
Ciò impone una valutazione più analitica del problema, che tenga conto di singoli aspetti e consenta di individuare singole corrispondenze.
Entrando nel merito della questione posta dall'interrogante, si rammenta che il diploma universitario, introdotto dalla legge n. 341 del 1990, aveva «il fine di fornire agli studenti adeguata conoscenza di metodi e contenuti culturali e scientifici, orientata al conseguimento del livello formativo richiesto da specifiche aree professionali». Si trattava, in sostanza, di un corso di studi universitario particolarmente rivolto all'inserimento nel mondo del lavoro e articolato su corsi di diversa durata, biennale o triennale.
Con la riforma degli ordinamenti didattici universitari, definita dal decreto ministeriale n. 509 del 1999, che ha articolato la laurea su due livelli, introducendo peraltro il concetto di credito come parametro di riferimento per la valutazione del percorso di studio, la questione del riconoscimento dei diplomi universitari è stata affrontata stabilendo che gli studi compiuti per il conseguimento del predetto titolo dovessero essere valutati in crediti e riconosciuti dalle università per il conseguimento della laurea di durata triennale (articolo 13, comma 39).
Il decreto-legge 12 novembre 2001, n. 402, convertito con modificazioni dalla legge n. 1 del 2002, ha riconosciuto la validità dei diplomi universitari dell'area sanitaria e dei diplomi di assistente sociale ai fini dell'accesso ai corsi di laurea specialistica, ai master ed agli altri corsi di formazione post-base previsti dalla normativa allora vigente (decreto ministeriale n. 509/1999).
Con l'ulteriore riforma degli ordinamenti didattici, introdotta dal decreto ministeriale n. 270 del 2004, è stata estesa a tutti i possessori di diploma universitario, purché di durata triennale, la possibilità di accedere alla laurea magistrale (articolo 6, comma 2).
Queste le vicende, del resto note all'Onorevole interrogante, che hanno assicurato il riconoscimento del diploma universitario al fine della prosecuzione degli studi.


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Per quanto concerne l'esercizio della professione, la disciplina dell'accesso agli esami di stato per l'esercizio delle professioni regolamentate (professione di architetto, biologo, chimico, dottore agronomo e dottore forestale, assistente sociale, attuario, geologo, ingegnere, psicologo eccetera), di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001, ha previsto norme di salvaguardia del valore dei titoli di studio e abilitativi conseguiti in conformità al precedente ordinamento (articolo 8, comma 3) ed ha puntualmente indicato (Tabella A) i singoli diplomi universitari che danno accesso ai singoli albi professionali, o sezioni di essi.
In merito alla validità del diploma universitario ai fini concorsuali, è stata lasciata discrezionalità alle Amministrazioni che bandiscono il concorso di valutare la rispondenza della formazione sottesa al titolo alle esigenze dei posti da ricoprire.
Esposto quanto sopra, non appare possibile una equiparazione tout court del diploma universitario con la laurea triennale. D'altra parte, la possibilità di accedere al livello superiore di studi accademici è consentita anche ai possessori dei diplomi universitari e l'accesso al mondo del lavoro, ad eccezione delle professioni che il legislatore ha ritenuto debbano essere regolamentate, richiede una valutazione più puntuale dei singoli contenuti che non può che essere rimessa all'Amministrazione che bandisce il concorso.


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ALLEGATO 4

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (C. 1386 Governo).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),
esaminato per le parti di competenza il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112,
rilevato che il provvedimento in esame reca una serie di interventi relativi allo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, che completano la manovra finanziaria anticipata dal Governo con la presentazione del DPEF 2009-2013 sul quale la Commissione ha già espresso il parere di competenza alla Commissione di merito;
sottolineato che l'articolo 15, che stabilisce nuove modalità di fruizione dei libri scolastici, dando preferenza, nelle scelte degli organi competenti, a libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet, non esplicita il coordinamento con la normativa vigente in materia di comodato e di noleggio dei libri stessi prevista dall'articolo 27, comma 1, legge n. 448 del 1998 e articolo 1, commi 628 ed 629, della legge n. 296 del 2006 e che l'applicazione di tale articolo potrebbe comportare violazioni del diritto d'autore;
rilevato, altresì, che la rubrica dell'articolo 15 non fa riferimento ai testi universitari, nonostante il comma 4 del medesimo articolo faccia esplicito riferimento a linee di indirizzo che le Università e le Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, nel rispetto della loro autonomia, devono adottare ispirandosi ai principi recati dai commi precedenti al comma 4;
tenuto conto che gli interventi previsti dall'articolo 44, con riferimento alla semplificazione e al riordino delle procedure di erogazione dei contributi all'editoria e alle riduzioni delle dotazioni finanziarie delle missioni di spesa previste per il settore, appaiono eccessivamente penalizzanti;
considerato altresì che il medesimo articolo 44, comma 1, prevede la realizzazione dell'intervento con regolamento di delegificazione adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, senza stabilire la preventiva espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti;
sottolineato altresì che il provvedimento prevede, all'articolo 60, comma 1, pesanti e consistenti riduzioni di dotazioni finanziarie delle missioni di spesa dei Ministeri di competenza della Commissione, rinviando all'apposito elenco n. 1 la relativa quantificazione per gli interventi nei settori quali giovani e sport e comunicazione nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze; ricerca e innovazione, istruzione scolastica e istruzione universitaria nell'ambito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; tutela e valorizzazione di beni e attività culturali e paesaggistici nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali;
considerato peraltro che l'articolo 60, comma 2, prevede che dalle riduzioni delle


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dotazioni finanziarie di cui al comma 1 dell'articolo 60 sono escluse le dotazioni di spesa di ciascuna missione connesse ad una serie di voci, tra le quali quella relativa ai trasferimenti a favore del Fondo ordinario delle università e quella relativa alle risorse destinate alla ricerca;
tenuto conto che in ordine al blocco del turn-over, previsto dall'articolo 66, comma 13, appare non coerente l'estensione dei limiti previsti anche al personale ricercatore, soprattutto nel quadro delle azioni tuttora in corso per il reclutamento dei giovani in attuazione del Piano straordinario, ai sensi dell'articolo 1, commi 648 e 650 della legge n. 296 del 2006, legge finanziaria 2007, considerato che le relative risorse consentono infatti di assumere nel triennio 2008-2010 circa 3000 unità di personale così invertendo il trend degli anni passati e allargando la base delle attuali dotazioni organiche;
considerato infine che la limitazione delle assunzioni per effetto del turn over previste dell'articolo 66, comma 13, nei confronti delle Università - a differenza delle altre categorie del pubblico impiego coinvolte nella riduzione - non assicura la copertura delle retribuzioni per quanti restano in servizio per i costi in crescita previsti da previsioni di legge;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
1) all'articolo 15, dopo aver integrato la rubrica dell'articolo con un riferimento anche ai testi universitari, occorre esplicitare il coordinamento con la normativa vigente in materia di comodato e di noleggio, ai sensi articolo 27, comma 1, legge n. 448 del 1998 e articolo 1, commi 628 e 629, legge n. 296 del 2006, e occorre inoltre prevedere meccanismi normativi idonei a garantire che venga tutelato il diritto d'autore; sempre all'articolo 15, nel favorire l'adozione di libri di testo in forma mista (a stampa e on-line) anche ai fini della fruizione da parte degli studenti di materiale didattico multimediale, appare necessario che non venga meno la qualità dei processi formativi e dei loro strumenti fondamentali, cioè i libri garantendo comunque, una piena utilizzabilità degli stessi da parte degli studenti; siano inoltre previsti investimenti dello Stato, degli editori e delle famiglie, per la diffusione delle nuove tecnologie - hardware, software, connessioni, piattaforme, consumi energetici, vettori - e per l'offerta sul mercato di nuovi prodotti editoriali, precisando in particolare il ruolo delle scuole nel rapporto tra editori ed utenti e con riferimento ai diritti d'autore;
2) in ordine alle disposizioni di cui all'articolo 16 , considerato che gli effetti della manovra sul sistema appaiono non sufficientemente definiti, atteso che il comma 14 non scioglie il nodo della applicazione - e in che misura - ai nuovi soggetti giuridici (Fondazioni) delle norme dell'ordinamento universitario, appare necessario, che la norma trovi attuazione mediante lo strumento regolamentare predisposto dal Ministero competente da adottarsi previa intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, sentiti la CRUI e il CUN;
3) si ritiene inoltre necessario, all'articolo 44, escludere qualsiasi riduzione delle risorse destinate ai contributi diretti per il settore dell'editoria, così come previsto alla missione 015 del Ministero dell'economia e delle finanze di cui all'elenco n. 1, nonché garantire il diritto soggettivo ai contributi attraverso coerenti disposizioni finanziarie che assicurino la copertura del relativo fabbisogno di spesa, stabilendo altresì l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti sul relativo regolamento di delegificazione; regolamento che deve assicurare il rispetto dei criteri di trasparenza e di certezza nella quantificazione ed erogazione dei contributi;
4) con riferimento all'articolo 64, appare necessario che:
a) la riduzione dell'organico del personale ATA non sia calcolata su tutti i


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profili del personale, escludendo le figure amministrative necessarie allo sviluppo dell'autonomia;
b) i tempi previsti per la predisposizione del «piano programmatico di interventi» di cui al comma 3 siano raddoppiati al fine di consentire anche un esame approfondito da parte del Parlamento;
c) nel Piano programmatico di cui al comma 3 sia previsto l'assolvimento dell'obbligo di istruzione anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al Capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005 e, in via transitoria, anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui al comma 624 della legge n. 296 del 2006;
d) la predisposizione dei regolamenti di cui al comma 4 preveda il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia;
e) con riferimento ai criteri indicati al comma 4, la razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso abbiano come obiettivi una maggiore flessibilità nell'utilizzo del personale e una consistente riduzione delle discipline, in modo da orientare il curricolo nazionale sulle otto competenze di base indicate dall'Europa;
f) i piani di studio e i relativi quadri orari comprensivi delle attività opzionali dei percorsi dell'istruzione secondaria superiore tengano conto dell'organizzazione prevista per il secondo ciclo dal decreto legislativo n. 226 del 2005;
g) la riforma degli istituti tecnici e professionali consenta di ridurre complessivamente il numero degli indirizzi, di eliminare le duplicazioni dei percorsi, di ridurre significativamente le ore di lezioni teoriche a favore di attività laboratoriali e di alternanza scuola-lavoro, armonizzando le disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 226 del 2005 con quelle contenute nel decreto legge n. 40 del 2007;
h) l'allocazione delle risorse umane alle scuole risponda al rapporto di flessibilità dei curricoli, limitando alla competenza dello Stato l'assegnazione del personale relativa all'80 per cento del curricolo nazionale e alla competenza delle scuole il restante 20 per cento di curricolo dell'autonomia;
i) la revisione dei criteri per la formazione delle classi consenta di assegnare le risorse umane alle scuole partendo dal numero degli alunni, dalla tipologia dell'offerta formativa e lasciando alle scuole la piena autonomia organizzativa delle classi medesime (per età e/o per livelli di competenza o secondo altre scelte dettate dai bisogni degli studenti);
j) nella rimodulazione dell'organizzazione didattica della scuola primaria siano valorizzati i principi di flessibilità e di personalizzazione dei piani di studio previsti dal decreto legislativo n. 59 del 2004;
k) al comma 9 sia prevista una ulteriore quota delle economie di spesa di cui al comma 6, pari ad almeno il 20 per cento delle medesime economie, destinata al miglioramento della qualità dei servizi scolastici ed al miglior funzionamento delle scuole e ai finanziamenti destinati alle scuole paritarie, incrementando sia le spese di parte corrente sia le spese in conto capitale;
7) in ordine al blocco del turn-over, previsto dall'articolo 66, comma 13, si rende necessario escludere totalmente dal blocco il reclutamento dei ricercatori almeno per quegli atenei il cui rapporto assegni fissi/FFO risulti inferiore all'80 per cento al 31 dicembre 2007, rapportando la limitazione delle altre assunzioni alla spesa complessiva e non al numero delle unità cessate.
8) appare necessario, inoltre, che le disposizioni dell'articolo 72 non si applichino al personale della scuola e, in particolare, quelle del comma 11 ai dirigenti scolastici.


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e con le seguenti osservazioni:
a) si valuti l'opportunità di ridurre i tagli alle dotazioni finanziarie delle missioni, previste dall'articolo 60 con particolare riferimento ai settori giovani e sport e comunicazione, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze; ricerca e innovazione, istruzione scolastica e istruzione universitaria nell'ambito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; tutela e valorizzazione di beni e attività culturali e paesaggistici nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali;
b) sarebbe opportuno prevedere anche per il comparto universitario la copertura annuale degli incrementi retributivi del personale docente e tecnico amministrativo.


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ALLEGATO 5

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (C. 1386 Governo)

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVO PRESENTATO DAI DEPUTATI GHIZZONI, COSCIA, LEVI, GIULIETTI, DE PASQUALE, MAZZARELLA, BACHELET, GINEFRA

La VII Commissione
esaminato per le parti di competenza il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112,
premesso che:
la scelta del Governo di utilizzare un decreto-legge per realizzare buona parte della manovra di finanza pubblica per il 2009-2011 è da stigmatizzare, poiché le dimensioni e la rilevanza sociale ed economica delle misure previste non possono essere affrontate nei tempi ristretti di conversione del decreto. Il Parlamento, ed in particolare l'opposizione, sono di fatto estromessi dalla possibilità di svolgere il proprio ruolo;
nel merito, la manovra di finanza pubblica proposta dal Governo è sbagliata e non affronta le reali emergenze del Paese, cioè il recupero del potere d'acquisto dei redditi fissi e la competitività delle imprese. Nel provvedimento non si evince una sola misura in favore di salari e pensioni. La carta prepagata per i pensionati, ad esempio, è demagogica e di scarso impatto redistributivo, mentre il Governo Prodi aveva stanziato oltre 1,1 miliardi di euro per concedere la cosiddetta «quattordicesima», ossia un beneficio compreso tra 336 e 504 euro annui in favore dei pensionati ultrasessantaquattrenni con redditi bassi (oltre 3 milioni), che proprio in questi giorni è percepita dai fruitori;
i vantaggi per i cittadini sono fittizi. Infatti la tanto reclamata Robin Tax avrebbe esiti negativi per le famiglie, come indirettamente confermano le modifiche annunciate oggi dal ministro Tremonti. L'aggravio fiscale sui petrolieri e l'ampliamento della base imponibile delle banche (interessi passivi deducibili al 95 per cento e stretta sulla svalutazione dei crediti), data la scarsa concorrenza di questi mercati, sarà in realtà scaricato - non si sa in quale misura - sul costo finale pagato dagli utenti dei prodotti energetici e dei servizi bancari. Inoltre si sottolinea che soltanto un quarto del maggior gettito finirà davvero a sostegno dei più bisognosi.
i veri vantaggi provengono dalle misure del Governo Prodi: oltre alla già richiamata quattordicesima per i pensionati, si ricorda che il «piano casa» è interamente finanziato con le risorse stanziate dal precedente Governo: 550 milioni per il programma straordinario triennale di edilizia residenziale pubblica e 100 milioni per valorizzare il patrimonio del demanio e mettere a disposizione alloggi derivano dal DL 159/2007 collegato alla finanziaria 2008, 60 milioni di euro per l'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata provengono dalla finanziaria 2007.
la manovra definita dal Governo Berlusconi non aiuta la crescita e viene pagata da consumi e servizi essenziali. Il risanamento della finanza pubblica, che va proseguito con rigore, è conseguito facendo leva solo sul mantenimento dell'attuale pressione tasse (al contrario di quanto annunciato in campagna elettorale)


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e sui tagli generalizzati di tutte le poste di bilancio e non, invece, dove esistono sprechi e inefficienza. L'azione di risanamento della spesa pubblica attuata del Governo Prodi ha consentito il ritiro della procedura di infrazione per deficit eccessivo da parte della Commissione Europea, aperta dopo al termine del quinquennio del precedente Governo Berlusconi. Ciononostante il Governo Prodi ha accompagnato tale azione con un piano di redistribuzione delle risorse e di sostegno alla crescita del Paese, mentre nel provvedimento in parola non è previsto alcun intervento allo sviluppo dell'economia. Puntare sulle riforme strutturali (dalle liberalizzazioni alla riforma delle pubbliche amministrazioni), sugli investimenti nelle infrastrutture, sull'incremento del potere d'acquisto delle famiglie e sulla riduzione di tasse per le imprese consentirebbe invece di innalzare la crescita potenziale dell'economia italiana e facilitare gli sforzi di aggiustamento della finanza pubblica;
l'intervento previsto sulla finanza degli enti territoriali colpisce, invece, alla cieca e pesantemente (18 miliardi di euro in 3 anni) Regioni, Province e Comuni e determina non le condizioni per eliminare gli sprechi, ma per tagliare diritti: dai posti negli asili nido, alle mense nelle scuole primarie ed elementari, dal trasporto pubblico locale, all'assistenza per gli anziani non autosufficienti. Il rischio è che per la scuola, la sanità e l'assistenza si impoverisca la qualità offerta e per i cittadini aumentino le rette;
gli interventi di riduzione della spesa sanitaria (9 miliardi in 3 anni includendo la mancata copertura del ticket abolito nel 2007), in realtà sono in larga misura aumenti di entrate. Le Regioni, infatti, per compensare almeno una parte dei tagli al Fondo Sanitario Nazionale saranno costrette a reintrodurre i ticket sulle prestazioni e/o sui farmaci. Si deve ricordare che il Patto per la Sanità del 2007 già prevedeva la stabilizzazione della spesa sanitaria in rapporto al Pil;
dalla manovra del Governo è pesantemente colpito il Mezzogiorno. Dopo il taglio di quasi 2 miliardi di euro dedicati alle infrastrutture stradali di Sicilia e Calabria, dopo il sostanziale svuotamento del credito d'imposta per gli investimenti delle imprese private delle Regioni Meridionali, ora si revoca la programmazione dei fondi per le aree sottoutilizzate, così passando da una quadro di certezza a uno di incertezza;
per quanto riguarda le entrate, la manovra del Governo demolisce l'impianto normativo di contrasto al riciclaggio di denaro sporco, all'evasione fiscale e al lavoro nero. L'allentamento del contrasto all'evasione e al lavoro nero sottrae al Bilancio dello Stato le risorse necessarie per finanziare la riduzione delle imposte sui redditi da lavoro e da pensione stabilite dalla finanziaria 2008;
il servizio Bilancio della Camera ha rilevato i «profili problematici» alle coperture e all'impalcatura contabile del decreto in parola ed ha segnalato come il livello di debito-Pil sia atteso a livelli inferiori rispetto all'obiettivo programmatico del DPEF, che peraltro non ascrive alla manovra «alcun effetto di incremento della crescita». I tecnici della Bilancio hanno anche evidenziato che nella manovra è presente solo l'indicazione degli effetti riguardanti il saldo netto da finanziare, mentre mancano i calcoli per il fabbisogno e l'indebitamento netto. La copertura inoltre viene calcolata soloper il triennio 2009-2011, «a fronte di oneri che hanno, per un verso la durata superiore al triennio e, per un altro verso, natura permanente»;
il provvedimento in esame, oltre a presentarsi estremamente disorganico, privo di qualsiasi omogeneità di materia è, per di più, in contrasto, in molte sue parti, con l'articolo 77 della Costituzione anche alla luce della più recente giurisprudenza della Corte costituzionale (sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008);
sempre in palese contrasto risultano le disposizioni con le quali il Governo si autoconferisce il potere di delegificazione, per il tramite delle previsioni di cui


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all'articolo 17, commi 2 e 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, come, ad esempio, nel caso degli articoli 44 e 64;
Considerato che, per le materie di propria competenza, il decreto legge in esame prevede:
all'articolo 15, per conseguire il condivisibile obiettivo di contenere il costo dei libri scolastici, si introduce uno strumento inadeguato e sbagliato in radice. Ci si riferisce alla disposizione che i libri di testo siano prodotti e adottati «in versione on-line scaricabile da internet». Tale previsione contrasta con alcuni elementi quali: i costi aggiuntivi per le famiglie (per la postazione PC e connessione internet, cartucce toner, carta, rilegatura; la natura specifica che debbono avere i libri destinati ad un uso multimediale; le ragioni delle imprese editoriali che non potrebbero mantenere inalterati i costi e i prezzi di vendita nel caso perdessero una quota rilevante delle loro vendite; la tutela dei diritti degli autori dei libri di testo;
all'artrticolo 44, attraverso il riferimento alle somme stanziate nel Bilancio dello Stato come limite massimo di spesa, la cancellazione della natura soggettiva dei diritti ai contributi diretti da parte delle imprese. Questo, sommato ai pesantissimi tagli previsti, comporta il sicuro fallimento di un numero estremamente ampio di imprese editrici di quotidiani e periodici, con un danno evidente al pluralismi dell'informazione e dunque della democrazia italiana;
all'articolo 16, la facoltà per le università pubbliche di trasformarsi in fondazioni di diritto privato. Si tratta di una scelta che corrisponde ad una radicale riforma di sistema che merita, per la sua complessità, una discussione adeguata, un confronto con l'esperienza delle fondazioni culturali, una approfondita fase di consultazione con i soggetti interessati e una chiarezza normativa, nell'ambito della copertura finanziaria e degli esiti scientifici e didattici nonché sui rischi di frammentazione del sistema universitario nazionale. Stigmatizziamo pertanto l'inserimento di tale norma in un vettore normativo d'urgenza, che rende impossibile il necessario approfondimento ed esautora la commissione di merito dall'esame del provvedimento. Le norme previste all'articolo 16 presentano gravi sviste, lacune e incongruenze tecniche, a testimonianza della ingiustificata fretta con cui sono state predisposte. Gli artt. 66 e 69 prevedono inoltre: un ingiustificato e irrazionale blocco del turn over; una iniqua rimodulazione degli scatti stipendiali che penalizza soprattutto coloro che assolvono al proprio dovere con professionalità e competenza, contraddicendo palesemente il principio tanto caro al ministro Gelmini di valorizzazione del merito; una insostenibile decurtazione del Fondo di funzionamento ordinario (superiore a 1,4 miliardi entro il 2013) che, unita alla possibile trasformazione in fondazioni avrà come effetto certo un insostenibile aumento delle tasse per gli studenti e un prevedibile dissesto delle finanze di quasi tutti gli Atenei, come peraltro paventato sia dagli organi di rappresentanza studenteschi che dagli organi di governo delle università.
Stigmatizziamo con forza l'approccio generale degli interventi finanziari sull'università sia ispirato - soprattutto in questo settore strategico di crescita per il Paese - ad una ideologica prevenzione verso il sistema pubblico dell'istruzione superiore percepita nel DPEF come mero elemento della manomorta pubblica da smantellare L'università italiana e il sistema della ricerca hanno piuttosto bisogno di cambiamenti che vadano nella direzione di dare risposte cogenti in merito: ad un nuovo sistema di governance, ad un'autonomia responsabile basata sulla valutazione e sulla valorizzazione del merito, a un piano di assunzioni che privilegi l'immissione in ruolo di giovani ricercatori, a risorse appropriate e programmate, ad un regime fiscale incentivante per le erogazioni liberali, al potenziamento delle eccellenze come volano per l'innalzamento qualitativo dell'intero sistema su tutto il territorio nazionale;


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all'articolo 64, relativo a disposizioni in materia di organizzazione scolastica, si prevede un piano di riduzione della spesa pari a 7 miliardi 832 milioni di euro entro il 2012, e di tagli indiscriminati agli organici del personale di ben 87.000 posti di docenti e di 43.000 posti di operatori ATA. Tale piano, per il quale non è prevista alcuna seria verifica di sostenibilità da parte delle istituzioni scolastiche, non solo compromette i livelli minimi di funzionalità delle scuole ma disattende il programma di assunzioni avviato dal precedente Governo, che aveva autorizzato l'immissione in ruolo di 150.000 docenti e di 30.000 unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliare (ATA) nel triennio 2007-2009. Il Governo, in modo irresponsabile, non affronta l'annoso problema del precariato e si limita a ridurre i posti in organico. Si ricorda inoltre che ai suddetti tagli si aggiungono quelli previsti per le Regioni e gli Enti locali, aggravando ulteriormente la situazione e mettendo in discussione servizi e interventi fondamentali per garantire il diritto allo studio e alle pari opportunità per i bambini e i ragazzi con disabilità e/o in una condizione di svantaggio economico e sociale. Si stigmatizzano inoltre le norme ai commi 3 e 4 dell'articolo 64, che esautorano il Parlamento dalle proprie funzioni legislative, poiché prevedono un piano programmatico del Governo per la revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico e successivi regolamenti di delegificazione, sui quali la Commissione non è chiamata ad esprimere alcun parere. Si sottolinea che tali regolamenti possono modificare le disposizioni legislative vigenti, sovvertendo la gerarchia delle fonti del diritto;
all'articolo 26 l'imprecisione della norma non consente di sapere se gli Istituti culturali pubblici saranno inclusi nella prevista soppressione degli enti pubblici non economici con una dotazione organica inferiore alle 50 unità. Tale incertezza impedisce ai suddetti istituti culturali di attendere alla propria attività con la dovuta serenità;
la totale assenza di interventi a favore dei beni culturali e in specifico del settore dello spettacolo e del cinema. Tale assenza si fa ancora più grave se comparata ai tagli prodotti con le misure di abolizione dell'ICI. Con il disegno di legge n. 1185 il Governo ha soppresso due importanti interventi previsti dalla finanziaria 2008, quali il credito d'imposta a favore degli investimenti nella filiera del cinema (-16,7 milioni per il 2008 e 66,8 per il 2009 e il 2010) e il contributo straordinario (di 2 milioni per il 2008, 8 milioni per il 2009 e 10 milioni per il 2010) alle sale cinematografiche;
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