SOMMARIO
Giovedì 15 settembre 2011
Nuove norme in materia di rappresentanza degli italiani all'estero C. 4398 , approvata dal Senato, e abb. C. 94 Tremaglia, C. 113 Angeli, C. 114 Angeli, C. 1883 Picchi, C. 2005 Zacchera, C. 2207 Porta, C. 2282 Gianni Farina, C. 2397 Razzi, C. 2410 Bucchino, C. 2562 Ricardo Antonio Merlo, C. 3065 Porta e C. 3574 Calearo (Seguito
dell'esame e rinvio) ... 24
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno hascemita di Giordania, dall'altro, con allegati, fatto a Bruxelles il 15 dicembre 2010. C. 4454 Governo (Seguito dell'esame e conclusione) ... 28
5-05270 Narducci: Sul conferimento degli incarichi al personale docente delle scuole italiane all'estero ... 29
ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 30
5-04989 Renato Farina: Sugli attacchi alla minoranza cristiana in Indonesia ... 29
ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 32
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Giovedì 15 settembre 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.
La seduta comincia alle 9.
Nuove norme in materia di rappresentanza degli italiani all'estero.
C. 4398, approvata dal Senato, e abb. C. 94 Tremaglia, C. 113 Angeli, C. 114 Angeli, C. 1883 Picchi, C. 2005 Zacchera, C. 2207 Porta, C. 2282 Gianni Farina, C. 2397 Razzi, C. 2410 Bucchino, C. 2562 Ricardo Antonio Merlo, C. 3065 Porta e C. 3574 Calearo.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 21 luglio scorso.
Stefano STEFANI, presidente e relatore, rammenta di aver svolto la relazione di sua competenza prima della pausa dei lavori parlamentari.
Franco NARDUCCI (PD), relatore, sottolinea la complessità del provvedimento in titolo, dando risalto al lavoro svolto presso l'altro ramo del Parlamento. Ritiene che tale complessità, evidenziata anche dal numero di proposte di legge, sia connaturata alle caratteristiche intrinseche delle collettività italiane residenti in tutto il mondo, derivanti da storie, culture e processi d'integrazione dissimili, in diretto
rapporto con il fenomeno migratorio del nostro Paese che si estende per oltre un secolo e mezzo. Ma se vi è un aspetto che rappresenta il denominatore comune delle comunità italiane all'estero, questo è senz'altro la richiesta di forme strutturate e regolamentate di rappresentanza, la cui rivendicazione risale addirittura all'inizio del secolo scorso.
Sottolinea che le nostre comunità, soprattutto in Europa, si erano date forme di rappresentanza di base, i cosiddetti Comitati consolari di coordinamento, anche in assenza di una legge, poiché erano in gioco aspetti fondamentali come la promozione della lingua e della cultura italiana, l'integrazione e il successo scolastico dei figli degli italiani emigrati nei sistemi d'istruzione locali, nonché la qualità dei servizi consolari. Lo ricorda perché vi è una scarsa conoscenza di tali realtà che spesso genera incomprensione e suscita in qualche caso diffidenza.
Richiama che durante l'esame delle varie proposte di legge discusse al Senato è stato fatto uno sforzo notevole per raccogliere il maggior consenso possibile sul testo poi approvato, sia da parte del relatore che dei rappresentanti dei gruppi parlamentari e del Governo. Di questo si è consci, anche se permangono svariate criticità, evidenziate anche dal presidente Stefani nella sua relazione. Ed è compito di questa Commissione esaminarle e possibilmente appianarle sapendo tuttavia che vi è l'urgenza di approvare il testo definitivo per consentire entro il 2012 di mettere fine alla proroga con cui operano COMITES e CGIE, e di andare alle elezioni per il loro rinnovo, poiché la situazione determinata da tale regime di proroga, per altro avversato dal gruppo del Partito Democratico, è oramai umanamente e politicamente insostenibile.
Ricorda, prima di entrare nel merito dell'articolato, che l'esperienza italiana in tema di rappresentanza dei propri cittadini emigrati è stata presa ad esempio da numerose nazioni, sia in sede d'introduzione della normativa sulla rappresentanza stessa sia in caso di riforma e ottimizzazione di quella esistente. Lo richiama non per una forma di pur legittimo orgoglio patriottico, bensì per rafforzare il senso dell'importanza che questo provvedimento riveste; esso, infatti, ha a che fare con regole e istituzioni importanti che si occupano della partecipazione democratica degli italiani all'estero ai fatti che li riguardano, ha a che fare con quella comunità italiana che non è in Italia e che è una delle ricchezze importanti del nostro Paese.
Nel testo licenziato dal Senato ci sono indubbiamente molti aspetti positivi ma anche problematicità irrisolte, come già accennato e come la relazione del presidente Stefani ha già messo in luce. Tra gli elementi positivi ricorda quelli relativi alla certezza del voto, allo sforzo di affrontare in termini innovativi la riforma del Consiglio generale degli italiani all'estero, al quale devono essere affidati nuovi ruoli e compiti sapendo che è profondamente mutato il quadro generale rispetto alla data della sua nascita e non solo per il fatto che da cinque anni esiste la rappresentanza parlamentare degli italiani residenti all'estero.
Si dichiara convinto che i COMITES debbano conservare quella caratteristica per cui sono nati, ovvero stare il più vicino possibile ai cittadini italiani all'estero, e proprio per questa ragione ritiene che la soglia per poterli costituire, così come stabilita nel testo di legge, sia troppo alta. Inoltre, è previsto un solo COMITES per circoscrizione consolare mentre era preferibile un'articolazione più ampia. La norma sulla partecipazione delle liste prevede invece una soglia troppo bassa, con il rischio accentuato di una forte frammentazione e anche di una politicizzazione esasperata della rappresentanza nei COMITES.
Nella relazione del presidente Stefani sono esemplificate, in breve sintesi, le numerose proposte di riforma della legge sulla rappresentanza degli italiani all'estero depositate alla Camera, ivi inclusa la proposta di legge dell'onorevole Mirko Tremaglia che punta all'istituzione di una commissione bicamerale per gli italiani all'estero, per cui non ripete quanto è
stato già delineato e che sicuramente sarà ripreso nel corso dell'esame in Commissione.
Intende invece entrare nel merito di alcune problematicità contenute nel testo approvato dal Senato. In esso vi è un passaggio significativo che trasforma i territori, così come sono ripartiti attualmente, in circoscrizioni elettorali. Inoltre, ogni territorio, pari al numero dei COMITES oggi esistenti, eleggerà propri rappresentanti in proporzione alla popolazione che li rappresenterà al COMITES di competenza. Ma alla luce anche della recente razionalizzazione delle rete diplomatico-consolare, che ha comportato la chiusura di numerosi uffici, ribadisce come debba essere possibile l'istituzione di più di un comitato per circoscrizione consolare, operando nei modi che già al Senato sono stati formulati (presenza di almeno cinquemila cittadini italiani). Ritiene pertanto che il requisito di 20.000 cittadini per l'istituzione di un COMITES sia troppo alta e che dovrebbe essere ridotta a 15.000 unità.
Le funzioni e i compiti dei COMITES, formulati all'articolo 4 comma 1, modificano significativamente le prerogative di questi organismi rispetto alla legge n. 286 del 2003 attualmente in vigore; compiti e funzioni esplicitati con chiarezza anche al comma 8 del succitato articolo. Occorrerebbe, tuttavia, integrare il comma 8 con la valutazione dei COMITES sul funzionamento degli uffici consolari in relazione ai servizi resi alla comunità italiana residente nella circoscrizione di competenza. La vigente legge n. 286 del 2003, all'articolo 1 comma 5, prevede, per esempio, che «La rappresentanza diplomatico - consolare rende partecipe il Comitato degli incontri ufficiali con le autorità locali sulle questioni di interesse della comunità rappresentata, con esclusione di quelle che attengono ai rapporti tra Stati». In effetti questa norma è stata completamente disattesa da parte dei consolati e si possono contare sulle dita della mano i casi
in cui è stato applicato il comma 4 dell'articolo 1 («La rappresentanza diplomatico - consolare italiana informa le autorità locali dell'istituzione del Comitato e del tipo di attività svolta»). Il termine di 180 giorni (sei mesi!) previsto all'articolo 4, comma 12, relativamente alle risposte che il Ministero degli affari esteri deve dare ai quesiti «formulati da ciascun comitato» è eccessivo per cui propone di ridurlo a 90 giorni.
Considera invece positivo aver mantenuto il Comitato dei Presidenti istituito poiché consente di affrontare i problemi su scala nazionale.
L'articolo 6 dovrebbe produrre un effetto positivo per i COMITES e per le attività che svolgono - fondate, giova sottolinearlo, sul volontariato -, spingendoli a ricercare con maggiore intensità finanziamenti alternativi per l'adempimento dei propri compiti; ma il comma 7 dell'articolo 6 «di cui alla lettera d)» dovrebbe essere modificato aggiungendo anche alle «lettere a) ed e)».
In relazione al tema del sistema elettorale e delle liste (articolo 12), il limite di incompatibilità pare eccessivo; ritiene, infatti, che si debba distinguere l'incompatibilità attribuibile ai «legali rappresentanti» degli enti presi in considerazione, rispetto ai semplici operatori per non restringere eccessivamente il campo democratico della partecipazione,
In relazione alle modalità con cui il COMITES esplica le proprie funzioni (articolo 22) manca, a suo avviso, la possibilità di istituire «Commissioni di lavoro e osservatori permanenti», a meno che tale possibilità non venga demandata ad un regolamento interno adottato dal Comitato per disciplinare la propria organizzazione e le modalità di funzionamento.
Circa il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, osserva che il testo introduce tre elementi sostanzialmente nuovi rispetto all'attuale legge: la composizione del Consiglio, che passa da 94 a 82 membri; per essere membro del CGIE bisogna essere membro di un COMITES; i 29 consiglieri del CGIE di nomina governativa sono sostituiti dai rappresentanti delle autonomie locali (assessori regionali all'emigrazione, presidenti dell'ANCI e dell'UPI). Una siffatta composizione punta
evidentemente a conferire caratura istituzionale al CGIE, oltre al fatto che i restanti componenti, diretti rappresentanti degli italiani all'estero, hanno l'investitura delle comunità italiane all'estero, essendo eletti a suffragio universale nei COMITES.
Inoltre, si crea un luogo di confronto e coordinamento in cui confluiscono le esperienze e la progettualità delle regioni italiane che, come noto, da alcuni decenni hanno sviluppato politiche molto attive nei confronti dei loro corregionali residenti all'estero, investendo risorse notevoli e creando, partendo da progetti ambiziosi, un collegamento sostanziale anche con le realtà produttive ed economiche attive nel proprio territorio.
Sottolinea che nel corso dell'esame alla Camera si potranno modificare o aggiungere elementi importanti ma, nell'ottica di una legge per il bene dell'Italia e per il rafforzamento dei legami con le comunità italiane all'estero, occorre prestare la massima attenzione a due elementi chiave di questo iter: il processo di riforma costituzionale delle autonomie locali che prevede l'abolizione delle Province e la riorganizzazione federalista del nostro ordinamento statale; il processo di riforma costituzionale del Parlamento italiano che, stante le intenzioni del Ministro Roberto Calderoli mai formalmente smentite, prevede il dimezzamento del numero dei parlamentari e l'abolizione della circoscrizione estero.
Soprattutto con riferimento al secondo punto, è evidente che la riforma del CGIE, così come approvata dal Senato, e l'ipotizzata abolizione della Circoscrizione estero sono due tessere dello stesso mosaico, due vasi comunicanti che reggono in maniera complementare la rappresentanza degli italiani all'estero per cui l'indebolimento dell'uno prefigura il rafforzamento dell'altro.
Per quanto concerne il testo in esame, invita a recepire, al comma 4 dell'articolo 25, l'esigenza di aggiungere alcuni rappresentanti (numero da definire nel corso dell'esame) designati dalla Consulta nazionale dell'emigrazione (associazioni nazionali), un rappresentante della Federazione nazionale della stampa, un rappresentante della Federazione unitaria della stampa italiana all'estero, un rappresentante dei sindacati più rappresentativi dei lavoratori frontalieri.
Sottolinea di avere illustrato alcuni aspetti problematici della legge al nostro esame e alcune idee personali che sicuramente saranno ampliate dal contributo che nel dibattito generale e in sede emendativa sarà dato dai colleghi deputati.
Conclude ringraziando per il conferimento dell'incarico di correlatore e sottolineando che occorre fissare un percorso che tenga conto dell'esigenza, già menzionata, di procedere all'approvazione della legge garantendo l'indizione delle elezioni per il rinnovo dei COMITES e del CGIE entro i termini stabiliti dal decreto di proroga. In questo processo segnala l'opportunità che l'esame in sede referente contempli, oltre ad una fase emendativa, un limitato ciclo di audizioni per consentire di svolgere i necessari approfondimenti istruttori.
Il sottosegretario Alfredo MANTICA, richiamando la scadenza del 31 dicembre 2012 per lo svolgimento delle elezioni dei COMITES, si rimette al Parlamento quanto alla valutazione sull'opportunità di arrivare a questo appuntamento a legislazione vigente o con le nuove norme.
Sottolinea quindi che il Governo ha aderito alla proposta legislativa parlamentare e mantiene la disponibilità a prendere in considerazioni eventuali nuove ipotesi, secondo quanto il dibattito in Commissione evidenzierà. A suo avviso, è essenziale affrontare il tema del rapporto tra parlamentari eletti nella Circoscrizione estero e attuale assetto degli organi di rappresentanza delle comunità dei connazionali nel mondo, per sanare i profili di incompatibilità connessi al ruolo svolto dai partiti.
Evidenzia, quale ulteriore profilo da affrontare, il rapporto tra le comunità degli italiani all'estero e le regioni italiane, al fine di evitare sprechi e sperequazioni derivanti dal sovrapporsi di iniziative statali e regionali. È essenziale individuare nuovi meccanismi di coordinamento alla
luce del carente ruolo finora svolto su questo piano dalla Conferenza Stato-regioni.
A conferma dell'inefficienza e dei complessi profili di competenza, richiama anche il lavoro meticoloso che il Dipartimento per l'informazione e l'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è chiamato a svolgere per la gestione dei fondi destinati alla stampa italiana all'estero.
Prospetta l'opportunità di considerare anche l'istituzione di una commissione bicamerale per gli italiani all'estero come luogo su cui fare convergere e valorizzare i temi della rappresentanza delle comunità italiane all'estero.
Rileva la necessità di intervenire anche nel campo scolastico per definire meglio il ruolo degli enti gestori.
In merito a quanto sottolineato dall'onorevole Narducci nella sua relazione sul numero dei COMITES, richiama il nesso di interlocuzione che ad oggi sussiste tra queste strutture e il console. Considerati tuttavia gli interventi già realizzati di chiusura e riorganizzazione di sedi consolari, l'apertura di nuove sedi in Paesi strategici ma in cui non è presente una consistente comunità di connazionali, e da ultimo la manovra testè approvata dal Parlamento, è essenziale affrontare il tema dell'accorpamento dei COMITES e la loro organizzazione quali collegi elettorali de facto. È infine necessario non trascurare la questione dell'apertura dei meccanismi della rappresentanza anche alle donne e ai giovani.
Alla luce di tutte le questioni urgenti richiamate, confida in un celere iter parlamentare e che si tenga in considerazione la necessità di provvedere a risparmi per circa 200 milioni di euro che per effetto della manovra citata sono stati ulteriormente sottratti al bilancio del Ministero degli affari esteri. È infatti impossibile pensare di mantenere l'attuale livello di spesa per gli organi di rappresentanza degli italiani all'estero e gli enti gestori, essendo necessario individuare nuovi equilibri tra le diverse priorità.
Stefano STEFANI, presidente e relatore, sottolinea la piena disponibilità a collaborare sulle questioni richiamate dal sottosegretario Mantica nel clima costruttivo che contraddistingue i lavori di questa Commissione.
Nessun altro chiedendo di intervenire rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno hascemita di Giordania, dall'altro, con allegati, fatto a Bruxelles il 15 dicembre 2010.
C. 4454 Governo.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 27 luglio scorso.
Stefano STEFANI, presidente, avverte che è pervenuto il parere favorevole delle Commissioni Affari Costituzionali, Bilancio, Finanze, Trasporti, Attività produttive e Politiche dell'Unione europea, assegnatarie del provvedimento in sede consultiva.
Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera quindi di conferire il mandato al relatore, onorevole Scandroglio, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Stefano STEFANI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
La seduta termina alle 9.35.
Giovedì 15 settembre 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.
La seduta comincia alle 9.35.
5-05270 Narducci: Sul conferimento degli incarichi al personale docente delle scuole italiane all'estero.
Il sottosegretario Alfredo MANTICA, nel rispondere all'interrogazione in titolo, fa presente di condividere l'impostazione dell'onorevole Narducci circa l'opportunità di approfondire che le posizioni di supplenza per le cattedre all'estero possano essere affidate a supplenti individuati in loco. A suo avviso, si tratta di una questione da valutare attentamente e da definire in modo strutturale. Nel quadro delle stringenti esigenze di risanamento di finanza pubblica, fa, infatti, presente che, rispetto ad un supplente individuato a livello locale, l'invio di un docente dall'Italia implica consistenti spese aggiuntive a titolo di indennità. Precisa che il Governo è impegnato a garantire il regolare avvio dell'anno scolastico e a perfezionare le procedure per il rinnovo delle graduatorie, per cui il personale locale sarà messo nelle condizioni di presentare le domande. Prosegue quindi a dare risposta alle questioni sollevate dall'interrogante nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).
Franco NARDUCCI (PD), replicando, si dichiara insoddisfatto dalla risposta fornita dal sottosegretario Mantica, che pure ringrazia per la competenza e la consueta disponibilità a fornire ogni elemento utile alla comprensione delle questioni. Sottolinea che l'insoddisfazione si deve al contesto generale, a fronte di quanto lo stesso ministro Frattini, in occasione di un'audizione davanti alle Commissioni esteri di Camera e Senato, aveva affermato quanto all'importanza di valorizzare l'eccellenza italiana. Fa presente che le scuole italiane all'estero rappresentano realtà competitive essenziali per promuovere il sistema-Paese. L'assetto attuale è eccessivamente oneroso e non rispondente a parametri di efficienza e qualità: i supplenti che hanno i requisiti per insegnare nelle scuole italiane all'estero vantano una specifica conoscenza del territorio e delle comunità italiane e godono del riconoscimento e fiducia delle istituzioni locali. Auspica che il Governo voglia provvedere il prima possibile con la predisposizione di una norma che dia soluzione ai diversi problemi. Richiama quindi la necessità di introdurre nelle scuole italiane all'estero il sistema di valutazione ISO per salvaguardare la qualità dell'insegnamento e il contatto con le comunità locali.
5-04989 Renato Farina: Sugli attacchi alla minoranza cristiana in Indonesia.
Il sottosegretario Alfredo MANTICA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).
Renato FARINA (PdL), replicando, si dichiara soddisfatto dalla risposta fornita dal sottosegretario che dà conto della gravità della situazione. Dà atto al Governo italiano dello sforzo in atto sul piano politico-diplomatico e preannuncia ulteriori iniziative di sindacato ispettivo qualora la situazione dovesse ulteriormente deteriorarsi. Riconosce al ministro Frattini un impegno specifico sul tema della lotta contro l'intolleranza religiosa e la cristianofobia. Quanto al contesto indonesiano, richiama le misure adottate in occasione dell'ultimo ramadan per imporre il digiuno ai dipendenti pubblici e l'obbligo di indossare il velo per tutte le donne anche se di fede non islamica. Ricorda, infine, la controversia sulla legge sulla blasfemia, cui la Corte costituzionale indonesiana ha dato un'interpretazione discutibile e negativa per la tutela dei diritti delle minoranze religiose.
Stefano STEFANI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
La seduta termina alle 9.55.
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 9.55 alle 10.
5-05270 Narducci: Sul conferimento degli incarichi al personale docente delle scuole italiane all'estero.
Vorrei innanzitutto fornire una rassicurazione in merito al rischio che, secondo l'Onorevole interrogante, non sia garantito il regolare avvio dell'anno scolastico nelle scuole italiane all'estero e nei corsi di lingua e cultura italiana, a seguito della disattivazione di una trentina di posti dell'organico del personale scolastico disposta dal MAE con i Decreti Dirigenziali 3365 del 30 maggio e 3933 del 1o agosto 2011.
Al riguardo, vorrei premettere che tale, contenuto, provvedimento di congelamento, che ha riguardato 29 posizioni su un organico complessivo di 1053, deriva dalla necessità di porre tempestivamente in essere iniziative volte a limitare gli impegni di spesa, a fronte della riduzione dei fondi disponibili per l'esercizio finanziario 2011 causata dalle note esigenze di contenimento della spesa pubblica.
In realtà è proprio grazie all'adozione di questo provvedimento che è stato possibile garantire l'avvio dell'anno scolastico, superando le riserve degli organi di controllo contabile e rendendo possibile la registrazione del Decreto Interministeriale relativo al contingente docenti.
Nel definire il piano di disattivazione, il Ministero degli Esteri ha toccato posizioni ricoperte da personale in rientro in Italia per scadenza del mandato, e ha considerato innanzitutto le sedi nelle quali si sono verificate contrazioni di ore di studio, ovvero scuole straniere che hanno optato per la concessione di contributi o ancora corsi di cui si è rilevata l'esiguità delle frequenze da parte degli alunni in età scolare. La disattivazione dei lettorati si è invece verificata in concomitanza con la chiusura delle Ambasciate d'Italia in Tripoli (ora come sapete riaperta) e Sana'a per le note vicende interne o per richiesta stessa delle Università locali.
Nessuna sede è stata lasciata in condizioni operative critiche, avendo il Ministero concertato tutte le decisioni assunte con i dirigenti scolastici, con le Rappresentanze Diplomatiche e con gli uffici Consolari competenti.
Per quanto riguarda il Decreto di sospensione delle nomine dei lettori in università straniere situate in area linguistica spagnola, si tratta di una misura emessa dalla Farnesina in ottemperanza al dispositivo della sentenza del giudizio di appello vinto da due lettori di area spagnola nei confronti dell'Amministrazione degli Esteri. Ciò in attesa di conoscerne le motivazioni per concordare con l'Avvocatura Generale dello Stato eventuali iniziative sul piano giurisdizionale.
Peraltro, va detto che tale Decreto è un provvedimento temporaneo a cui l'Amministrazione non ha potuto al momento sottrarsi e che ha riguardato solo tre università (Valencia, Saragozza e Arequipa in Perù, dove peraltro vi è un secondo lettore).
In merito al rinvio delle prove concorsuali, è opportuno sottolineare che la validità delle attuali graduatorie è stata prorogata dalla legge n. 10 del 2011 (articolo 2 comma 4-novies) fino al 31 agosto 2012, quindi le nomine per gli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013 sono in realtà assicurate dalle graduatorie in vigore. Le graduatorie esaurite interessano soprattutto l'area linguistica tedesca e in particolare i corsi di lingua e cultura italiana
(ex articolo 636 del decreto legislativo n. 297 del 1994). Le sedi non sono, tuttavia, rimaste vacanti, in quanto sono stati nominati i supplenti in grado di garantire un adeguato livello di insegnamento.
Si conferma inoltre che, relativamente alle prove di selezione per il rinnovo delle graduatorie, l'Amministrazione - nel quadro della situazione generale, anche sotto il profilo delle necessarie risorse finanziarie - si sta adoperando in vista della loro indizione. L'inizio dell'attività didattica potrà avvenire senza ritardi. Le procedure di nomina si stanno concludendo e l'anno scolastico si svolgerà quindi in modo regolare.
Per quanto attiene al ricorso, nei corsi di lingua e cultura italiana, a personale locale per supplire alla mancanza di personale di ruolo dall'Italia, si fa presente che il personale docente locale, se in possesso dei requisiti previsti per l'insegnamento della lingua italiana, può già fare richiesta ed essere utilmente inserito nelle graduatorie dei supplenti circoscrizionali.
Per quanto attiene infine alla scuola media paritaria «Fermi» di Zurigo, la Farnesina ha sempre sostenuto e continua a sostenere la scuola per garantire la continuità del servizio ed ha fornito, in accordo con il Consolato Generale d'Italia, un significativo sostegno anche finanziario. L'auspicio è che il progetto del polo scolastico dalla scuola dell'infanzia al liceo, che rappresenterebbe una soluzione ideale, possa realizzarsi compiutamente, grazie anche alle garanzie di professionalità e di sostenibilità economico-finanziaria nel medio periodo che potrà fornire il nuovo Ente, individuato localmente per la gestione amministrativa.
5-04989 Renato Farina: Sugli attacchi alla minoranza cristiana in Indonesia.
I gravi episodi d'intolleranza e di violenza che hanno colpito le comunità cristiane in varie zone del mondo sono fonte di preoccupazione ed apprensione per il Governo.
Come sottolineato dal Ministro Frattini lo scorso 12 settembre in occasione del 25esimo Incontro Internazionale per la Pace a Monaco di Baviera, a dieci anni dall'attacco alle Torri Gemelle, che rappresenta il simbolo forse più eclatante del tentativo di incrinare in modo irreparabile le ragioni del vivere insieme, questi attacchi sono, purtroppo, la conferma di una crescente cristianofobia: in Iraq, in Nigeria, in Pakistan, Paesi dove la voce dei cristiani rischia di spegnersi. Sarebbe un danno irreparabile, una catastrofe per la ricchezza di quei territori, per la causa della libertà e per le speranze di pace del mondo.
Di fronte a questo rischio, è essenziale porre in essere ogni sforzo per difendere e promuovere la libertà di religione, libertà che si colloca al centro dei diritti umani, e che costituisce la base fondamentale di ogni convivenza pacifica, tanto sul piano interno come su quello dei rapporti internazionali.
Venendo specificamente all'Indonesia, possiamo rilevare che la maggioranza delle comunità religiose opera generalmente in condizioni di libertà, sebbene si siano registrate delle violazioni episodiche, anche gravi, della libertà di culto, quali quelle ricordate dall'onorevole Farina.
Alcuni gruppi di matrice islamica, oppositori del pluralismo religioso, hanno infatti usato la violenza e l'intimidazione per provocare la chiusura, negli ultimi mesi, di almeno una trentina di chiese cristiane. I membri delle minoranze religiose hanno subito discriminazioni anche sotto forma di ostacoli amministrativi, nei casi di registrazione civile dei matrimoni e delle nascite o il rilascio di carte d'identità. Talvolta, appartenenti a minoranze cristiane hanno difficoltà a trovare ministri di culto che possano celebrare il matrimonio, vedendosi costretti, quindi, a sposarsi all'estero o ricorrere, quando possibile, al matrimonio consolare. Va ugualmente rilevato che i requisiti per i visti dei religiosi sono più onerosi rispetto a quelli previsti per altre categorie. Alcune comunità cristiane hanno anche riportato difficoltà in materia di costruzione di nuovi luoghi di culto nelle province di Giava Occidentale e Banten.
Il Governo indonesiano ha promosso diverse iniziative nella lotta alla violenza e all'intolleranza di matrice religiosa, soprattutto nelle aree più sensibili come le regioni di Ambon e nelle Sulawesi centrali. La sua azione resta tuttavia fortemente criticata, a livello interno nonché internazionale, per non aver reagito alle violenze in modo sufficientemente deciso, permettendo che esse continuassero nel tempo. L'atteggiamento del Paese asiatico appare, peraltro, in contraddizione con il suo noto impegno nella lotta al terrorismo religioso, che ha portato ad un effettivo indebolimento dei principali gruppi radicali operanti nel Paese. Va sottolineato che a tali critiche si sono associate anche le due principali organizzazioni musulmane del Paese.
Tale situazione rischia di gettare un'ombra sul Paese, principale comunità
musulmana al mondo ed al contempo quarta più grande democrazia del pianeta, tradizionalmente considerato un modello di Islam moderato nonché di società religiosa tollerante. La presenza dell'estremismo islamico in Indonesia - che ha come obiettivo indistintamente tutte le minoranze religiose presenti nel Paese, incluse talune sette musulmane - costituisce una minaccia ai princìpi di secolarizzazione, pluralismo ed uguaglianza sanciti nel fondamento filosofico di tale Stato, conosciuto come la dottrina della «Pancasilà». La Costituzione indonesiana contiene infatti una garanzia espressa della libertà di religione e quella cattolica è tra le sei confessioni che godono del riconoscimento statale.
L'attuale governo ha inserito il dialogo interreligioso tra le sei priorità della sua azione di politica estera e vengono tenuti regolari incontri bilaterali sul tema sia con Stati dell'Unione europea, sia con altri Paesi della regione.
In tale contesto, l'Italia contribuisce attivamente alle riunioni di coordinamento organizzate mensilmente dalla Delegazione dell'Unione Europea a Jakarta, unitamente alle ambasciate di tutti gli Stati membri, per discutere di temi politici e di diritti umani, incluso quello del trattamento delle minoranze religiose, e per promuovere costanti iniziative di sensibilizzazione e di dialogo con il governo. Nell'ottobre prossimo la Delegazione dell'Unione Europea, in collaborazione con il Governo indonesiano e l'organizzazione musulmana «più ortodossa» del Paese, Nahdlatul Ulama, organizzerà un seminario sui diritti umani e la tolleranza religiosa, con l'obiettivo di adottare raccomandazioni nell'ambito del dialogo in atto tra Unione Europea ed Indonesia su questo tema.
In considerazione delle peculiari caratteristiche prima descritte, che fanno dell'Indonesia un interlocutore-chiave in tema di dialogo inter-religioso, l'Italia ha anche avviato un dialogo bilaterale in materia. Questo ha preso l'avvio con la tenuta nel 2009, presso la Farnesina, della conferenza «Unità nella diversità - il modello indonesiano per una società del convivere», organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio, in occasione della visita del Ministro degli Esteri Indonesiano Waruda.
L'Indonesia, nell'apprezzare fortemente l'iniziativa italiana, ha proposto la tenuta di una seconda edizione a Jakarta, in concomitanza con la prossima visita del Ministro Frattini, le cui date devono essere ancora concordate. Il Governo italiano attribuisce grande rilievo a tale evento, e, a maggior ragione, alla luce delle spinte radicali islamiche in atto in Indonesia negli ultimi anni, intende ricorrere a tale importante foro bilaterale per continuare la sua azione di promozione dei diritti delle minoranze religiose nel Paese asiatico.
Sul piano più generale, come accennavo all'inizio, il Governo italiano sta proseguendo con determinazione la sua politica di sostegno alle iniziative internazionali di promozione della libertà di religione e di tutela delle minoranze confessionali. Questo avviene sul piano bilaterale, come nel caso appena descritto dell'Indonesia, ma anche sul piano multilaterale in tutti i fori internazionali di cooperazione. Nell'ambito multilaterale, per rafforzare la nostra azione, abbiamo in particolare promosso e sostenuto iniziative proprie dell'Unione Europea.
Grazie alla costante azione di stimolo esercitata dal Ministro Frattini, al Consiglio Affari Esteri del 21 febbraio scorso, dopo un dibattito non privo di difficoltà, l'Unione Europea ha infatti rinnovato la sua condanna per il crescente numero di atti di intolleranza compiuti ai danni di cristiani ed altre comunità religiose, e dei loro luoghi di culto. L'Unione Europea, con l'attivo concorso del nostro Paese, ha quindi avviato un esercizio di monitoraggio finalizzato all'elaborazione periodica di un rapporto sullo stato della libertà religiosa nel mondo. Questo risultato contempera le posizioni di tutti i Ventisette su una questione, per noi di massima priorità, che richiede equilibrio tra diverse sensibilità, senza però attenuare la gravità né la natura dei fatti che hanno colpito diverse minoranze religiose nel mondo, in modo particolare quelle cristiane. Si tratta
della base di partenza, e non certo di un punto d'arrivo, di un processo - al cui sviluppo l'Italia sta continuando a lavorare - che dovrà portare l'UE ad un ancor più efficace coinvolgimento in materia di protezione dei diritti delle minoranze religiose nel mondo.
Facendo quindi leva sull'Unione Europea, va sottolineata, tra le iniziative intraprese in ambito Nazioni Unite, la risoluzione contro ogni forma di intolleranza e discriminazione religiosa, promossa proprio dall'UE ed adottata dall'Assemblea Generale nel dicembre 2010. Grazie all'azione dell'Italia, essa contiene elementi specifici che richiamano l'aumento degli episodi di violenza contro gli appartenenti a minoranze religiose e il dovere ogni Stato di esercitare la massima vigilanza per prevenirli e punirne i responsabili. Analoga iniziativa è stata adottata dal Consiglio Diritti Umani, a seguito del rapporto del Relatore Speciale ONU sulla libertà di religione.
Vorrei concludere rassicurando quindi la Commissione circa l'assoluta determinazione del Governo a continuare a promuovere, con tutti i mezzi bilaterali e multilaterali di cui dispone, la tutela della libertà religiosa e delle comunità cristiane nel mondo, in conformità al forte mandato politico ricevuto dalla mozione unitaria approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 12 gennaio.