Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione XIII
13.
Martedì 6 marzo 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Russo Paolo, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SITUAZIONE DEI MERCATI DELLE SEMENTI E DEGLI AGROFARMACI

Audizione dei rappresentanti della BASF Italia Srl:

Russo Paolo, Presidente ... 3 6 7 12
Ancora Alberto, Responsabile della divisione Agro della BASF Italia Srl ... 3 8 9 11 12
Beccalossi Viviana (PdL) ... 10
Cenni Susanna (PD) ... 7
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 6
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 10
Manaresi Mario, Responsabile per l'agricoltura sostenibile per il Sud Europa della BASF Italia Srl ... 3 5 7 8 9 11 12
Rainieri Fabio (LNP) ... 6 12
Rosso Roberto (PdL) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE XIII
AGRICOLTURA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 6 marzo 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

La seduta comincia alle 14,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti della BASF Italia Srl.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione dei mercati delle sementi e degli agrofarmaci, l'audizione dei rappresentanti della BASF Italia Srl.
Sono presenti il dottor Mario Manaresi, responsabile per l'agricoltura sostenibile per il Sud Europa, il dottor Alberto Ancora, responsabile della divisione agricoltura per l'Italia, e il dottor Adriano Sabene, della FB & Associati, consulente della BASF.
Do la parola ai rappresentati di BASF Italia per la relazione.

MARIO MANARESI, Responsabile per l'agricoltura sostenibile per il Sud Europa della BASF Italia Srl. Buongiorno a tutti voi. Onorevole presidente e onorevoli deputati, vorrei ringraziarvi a nome dell'azienda che rappresento e a nome dei colleghi che sono con me oggi, dottor Alberto Ancora e dottor Adriano Sabene.
Suddivideremo il nostro intervento in due parti. Nella prima parte, il collega Ancora vi spiegherà che cosa è la BASF e cosa fa nel mondo e in Italia a livello di chimica e di agricoltura, scendendo nel dettaglio del sistema degli agrofarmaci e delle sementi. Successivamente, vi illustrerò quanto sta avvenendo in Europa per ciò che riguarda la registrazione degli agrofarmaci e vi spiegherò perché gli agrofarmaci comincino a scarseggiare alla luce delle nuove direttive europee. Da ultimo, descriveremo una tecnologia che abbiamo sviluppato e commercializziamo in Italia e cioè il Clearfield, utilizzato dai nostri risicoltori.
Passo, quindi, la parola al dottor Ancora.

ALBERTO ANCORA, Responsabile della divisione agro della BASF Italia Srl. Onorevole presidente, onorevoli deputati, grazie per questo invito che considero una grande opportunità di dialogo. Sebbene sia per me la prima esperienza di questo tipo, credo che sia davvero interessante poter dialogare su un tema, come quello degli agrofarmaci, sul quale non capita tutti i giorni di confrontarsi.
Mi chiamo Alberto Ancora e sono il responsabile della divisione agro della BASF Italia Srl. Ricopro questa funzione dal 1o febbraio, ma lavoro per questa azienda da più di dieci anni. Ho vissuto un'esperienza di circa cinque anni all'estero e desideravo cogliere questa opportunità per inserire il nostro dibattito in un contesto più ampio di confronto tra la situazione italiana e gli altri Paesi europei.
La BASF è l'azienda chimica leader a livello globale, con più di 110 mila dipendenti. È fortemente concentrata in Germania,


Pag. 4

ma è presente in vari Paesi del mondo. Il suo business si basa principalmente su prodotti chimici, materie plastiche, petrolio e gas, prodotti di nobilitazione, performance products, soluzioni funzionali, come per esempio i catalizzatori, e ovviamente l'agricoltura.
La BASF in Italia è una grande realtà perché vi lavorano più di 1.600 persone, distribuite tra i diversi business che ho citato. Ha un fatturato di 2,8 miliardi di euro e si estende in 20 siti sparsi in Italia, di cui 8 produttivi. Gli altri sono centri ricerca, stabilimenti o centri amministrativi. La divisione agro è una delle divisioni della BASF in Italia, che mi onoro di rappresentare in qualità di responsabile per l'Italia. Vorrei chiarire che noi vendiamo agrofarmaci, ma non sementi. La divisione agro è un gruppo di cento persone ed è organizzata con una rete di vendita sul territorio.
Come sapete, la nostra agricoltura è fortemente frammentata. In Italia abbiamo circa sessanta persone sul territorio che si relazionano direttamente o indirettamente con quasi quattromila distributori. È un parametro importante nel confronto con altri Paesi europei. Il livello di frammentazione del sistema agricolo italiano è notevolmente più alto rispetto a grandi mercati, come la Francia, la Germania o l'Inghilterra, in cui ci sono poche centinaia di distributori.
Per quanto riguarda le aziende, le dividerei in due categorie. Da una parte, ci sono le aziende più fortemente orientate alla ricerca. Normalmente si tratta delle cosiddette multinazionali, ma vi è anche qualche azienda locale. Dall'altra ci sono, invece, le aziende che hanno un ruolo più di carattere distributivo.
In precedenti audizioni si è parlato di consolidamento e del fatto che il numero di aziende è relativamente limitato. Se venti aziende rappresentano il 95 per cento del mercato e di queste probabilmente sette o otto sono orientate alla ricerca, il motivo è che i costi della ricerca e gli investimenti necessari non consentono a tutte di creare innovazione, ma richiedono sinergie. Portare sul mercato un principio attivo costa più di 250 milioni euro, talvolta 300 milioni di euro, e di norma è richiesto un tempo che va dai dieci ai quindici anni. Le sinergie sono, quindi, necessarie e per questo c'è un consolidamento in atto tra le aziende.
D'altra parte è vero anche che esiste un ampio numero di aziende che noi in gergo chiamiamo «generici» - per fare un paragone con il settore farmaceutico -, perché è in continuo aumento il numero dei principi attivi fuori brevetto. Così come c'è spazio per le aziende che fanno ricerca, c'è anche spazio per queste aziende che invece hanno un'impronta più di carattere distributivo e non si concentrano sulla ricerca.
Permettetemi di ricordare l'importanza della ricerca per la BASF. Il settore agricoltura nel gruppo chimico BASF rappresenta a livello globale circa il 5-6 per cento del fatturato, ma la BASF destina alla ricerca più del 25 per cento dei suoi investimenti nel settore agricoltura. Ciò dimostra che, nonostante le dimensioni del business siano relativamente modeste rispetto al fatturato totale, l'azienda è molto attenta all'investimento e all'innovazione in agricoltura. È una cosa di cui andiamo particolarmente fieri. Riteniamo di contribuire alla valorizzazione dell'agricoltura italiana e di svolgere un ruolo molto importante grazie al nostro forte impegno nella ricerca.
Un altro aspetto che è stato toccato nelle precedenti audizioni è quello dei prezzi. Qualche commento mi sembrava andare nella direzione di criticare i prezzi di questi prodotti in Italia rispetto a quelli praticati in altri Paesi. Secondo la mia esperienza, non ci sono sostanziali differenze di prezzo tra un Paese e l'altro. Quello che, invece, è importante notare è il costo degli investimenti dovuto al fatto che in Italia esistono colture ad alta intensità, quali le colture mediterranee. Il costo del trattamento che viene effettuato su colture come vite, frutta e orticole è certamente più alto di quello dei trattamenti sui cereali praticati in Francia, in Germania o in altri Paesi.


Pag. 5


L'incidenza del costo dei fattori produttivi, nel caso specifico gli agrofarmaci, rispetto al valore della produzione finale resta lo stesso ed è nell'ordine del 5 per cento. Certo, i trattamenti sulla frutta sono a maggiore intensità rispetto ai cereali, ma il valore della produzione della frutta è di gran lunga superiore al valore della produzione finale dei cereali. L'incidenza è quindi la stessa. Non c'è una differenza sostanziale, se non legata a specifiche situazioni di mercato. Ciò che varia è il costo dei trattamenti, ma non quello dei singoli prodotti. Siamo in un mercato trasparente e assolutamente collegato. Non ci sarebbe alcuna ragione logica perché la BASF ad esempio crei differenze di prezzo tra un mercato e l'altro.
Ho voluto toccare due argomenti e contestualizzarli all'audizione. Per non sottrarre tempo e per non divagare, mi fermo qui e resto a disposizione per ulteriori domande.

MARIO MANARESI, Responsabile per l'agricoltura sostenibile per il Sud Europa della BASF Italia Srl. Nel mio intervento vorrei portare alla vostra attenzione due punti fondamentali. Il primo è legato alla situazione attuale della registrazione degli agrofarmaci in Europa. Come sapete, negli anni Novanta erano registrati e commercializzati in Europa più di mille principi attivi. Nel 1990 la Comunità europea ha deciso di risottomettere a registrazione, alla luce delle nuove conoscenze scientifiche, tutti i principi attivi. Ne abbiamo perso quasi il 70 per cento perché l'Europa, che è sempre pioniera nella sicurezza alimentare, ha deciso di alzare l'asticella di entrata e di permanenza degli agrofarmaci sul mercato.
Un aspetto secondo me molto importante e che credo sia interessante conoscere è il fatto che si è compiuta una sorta di salto di paradigma, il che significa che l'Unione europea dal 2011 ha deciso di cambiare la filosofia di registrazione degli agrofarmaci. Fino all'11 giugno del 2011, infatti, un principio attivo poteva essere registrato anche se teoricamente pericoloso poiché poi venivano compiuti tutti gli studi per verificare in campo se i dosaggi utilizzati e il tipo di trattamenti potevano consentirne l'utilizzo senza problemi per la salute umana, per l'agricoltore, per l'agricoltura e per l'ambiente. Dall'anno scorso, invece, dall'entrata in vigore del nuovo regolamento Europeo 1107/09 che regola l'immissione in commercio degli agrofarmaci, è stato in pratica confutato il principio enunciato da Paracelso nel Cinquecento, e cioè che è la dose a fare il veleno. Da ora, un principio attivo pericoloso non può essere registrato a prescindere dal fatto che a bassi dosaggi potrebbe non creare pericolo alcuno.
La vitamina A o la vitamina B, per esempio, non potrebbero essere registrate come agrofarmaci perché a dosaggi troppo elevati, così come il caffè peraltro, sono tendenzialmente tossiche. Giusto o sbagliato che sia, le cose sono cambiate e questo è il motivo per il quale è sempre più costoso ricercare e trovare nuovi principi attivi. Oltre a dover essere sempre più mirati e sempre più sicuri i nuovi principi necessitano di molti più studi ed è più difficile identificarne dei nuovi.
Un'altra delle domande che sovente è stata posta nelle audizioni precedenti è perché in Italia utilizziamo molti più agrofarmaci rispetto al resto dell'Europa. Come ha già detto in parte il mio collega, la risposta è molto semplice. In media l'Italia ha una produzione lorda vendibile per ettaro dalle 2,5 alle 4 volte superiore a quella della Francia, del Regno Unito o della Germania. Questo significa che, mentre il frumento ha una produzione lorda vendibile di 3.000 euro, ci sono colture, in cui noi siamo i migliori, la cui produzione lorda vendibile va da 15.000 a 25.000 euro. Sono colture molto più delicate ed è quindi necessario effettuare una serie superiore di trattamenti.
Non si dimentichi oltretutto che non è possibile l'equazione meno principio attivo più sicurezza. I prodotti impiegati per la lotta biologica vengono utilizzati fino a venti chili per ettaro, mentre i nuovi principi attivi - e più sono nuovi, più vanno in questa direzione - vengono utilizzati a pochi grammi per ettaro. Non è


Pag. 6

vero, quindi, che meno prodotto voglia dire in pratica più sicurezza. È un'equazione che non si può fare.
Per quanto riguarda la nostra tecnologia Clearfield, ho letto che nelle audizioni precedenti sono state dette diverse cose e qui davanti a voi vorremmo fare chiarezza. Il primo punto importante è che la tecnologia Clearfield non è OGM. In secondo luogo, la tecnologia clearfield ha risolto uno dei problemi atavici della nostra agricoltura e in modo particolare della risicoltura.
Innanzitutto, non si tratta di un OGM perché è derivato da mutagenesi. Come sapete, il 70 per cento delle colture del mondo, Italia compresa, è derivato da mutagenesi. Mi riferisco a pere, mele, banane, piselli, frumento, riso e tante altre. Ribadiamo, quindi, che non è un organismo geneticamente modificato, e un esempio per tutti è quello della nostra pasta che è prodotta con il grano duro e i grani duri son tutti derivati da mutagenesi, il che vorrebbe dire che da sempre mangiamo organismi geneticamente modificati.
Quanto alla risicoltura, uno dei principali problemi irrisolti nella coltivazione del riso era un infestante definito riso crodo, che non è nient'altro che una variante delle varietà di riso normalmente coltivate. Il riso crodo ha la caratteristica di crodare, cioè inquinare, il riso normale e soprattutto di togliere al riso stesso linfa vitale per la crescita. Poiché il riso crodo è molto simile al riso normale, non si riusciva a combatterlo una volta emerso il riso da coltivare se non con l'utilizzo della monda manuale (strapparlo con le mani). Con questa nostra tecnica siamo stati i primi a sconfiggere il riso crodo e 30.000, 40.000 ettari di aree in Italia nelle quali il riso non veniva più prodotto sono tornate a produrre.
Da ultimo, vorrei ribadire che la BASF non è proprietaria del seme. Proprietarie delle sementi sono le società sementiere italiane che collaborano con noi. Una di queste è l'Ente nazionale risi, un'altra è la Sardo Piemontese Sementi (SAPISE). Noi non vendiamo il seme, ma siamo proprietari dell'erbicida che al seme viene collegato.
Mi fermo qui, onorevole presidente. Siamo a vostra disposizione per qualsiasi domanda.

PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentati di BASF Italia e do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

ANITA DI GIUSEPPE. Do il benvenuto agli auditi. È importante dialogare perché credo che la Commissione debba ancora entrare nel cuore della problematica degli agrofarmaci. Vorrei porvi tre domande e sicuramente saprete cosa dirci.
Qual è il contributo della BASF, per quanto riguarda gli agrofarmaci, alla sicurezza alimentare? Voi investite molto nella ricerca e lo avete anche sostenuto. Quali, secondo voi, dovrebbero essere gli indicatori chiari e quale il monitoraggio per l'uso sostenibile degli stessi agrofarmaci? Infine, esiste il problema della contraffazione degli agrofarmaci. Quali misure, secondo voi, bisognerebbe adottare per far fronte a questa problematica?

FABIO RAINIERI. Credo che vada dato atto ai rappresentanti della BASF di essere gli unici ad aver accettato il nostro invito, anche se questo vuol dire che saranno gli unici bersagli delle nostre critiche. Vi ringraziamo per essere venuti a darci un contributo su quanto analizzeremo nel prossimo futuro.
Vorrei sottoporvi un paio di questioni. Nell'utilizzo degli agrofarmaci in generale si nota sempre di più il rapporto diretto tra la quantità e il risultato finale. Purtroppo ho riscontrato che bisogna sempre aumentare la dose segnalata. Vorrei capire a cosa sia dovuto. Il principio attivo funziona sempre meno e va rinnovato perché gli elementi da contrastare si modificano oppure la qualità non è esattamente quella descritta nel protocollo stampato sulla confezione?
Su un altro versante, le aziende sono poche e quindi si potrebbe pensare all'esistenza


Pag. 7

di un cartello, ma quello che fa arrabbiare l'agricoltore oggi è il continuo aumento del prezzo del prodotto, soprattutto negli ultimi due o tre anni. L'aumento è stato esponenziale, ma rispetto alla qualità non è giustificato. Queste solo le questioni su cui mi preme conoscere il vostro punto di vista. Il fatto che le ditte che producono agrofarmaci siano poche non dovrebbe essere una giustificazione per il fatto che il prezzo continui ad aumentare.
Dovrebbe invece essere, e da agricoltore mi auguro che sia così, un motivo per ricercare un giusto rapporto tra agrofarmaci e sostenibilità ambientale.

ROBERTO ROSSO. A proposito del Clearfield, avete parlato di mutagenesi anziché di OGM. Può spiegarmi come funziona? Avete trovato una mutagenesi che impedisce al crodo di crescere a fianco del riso normale?

SUSANNA CENNI. Come il collega della Lega, vorrei ringraziare la BASF per la sua presenza. Colgo l'occasione per dire al presidente che trovo molto grave il fatto che le altre società abbiano deciso di non accogliere il nostro invito e di non confrontarsi con questa Commissione per via dei contenuti del lavoro che stiamo svolgendo su questo comparto così importante, qual è il mercato delle sementi e degli agrofarmaci.
Detto ciò, vorrei porre due brevissime domande. Tutti quanti abbiamo letto nei mesi scorsi della decisione della BASF di rinunciare alla sperimentazione degli OGM con riguardo al nostro Paese, attendendo evoluzioni normative, che io mi auguro non ci saranno mai, di apertura alle sementi OGM. Vorrei sapere cosa vi ha portato a maturare questa decisione.
Inoltre, poiché voi conducete molta ricerca e operate in buona parte del mondo, vorrei capire se avete pensato o state ragionando sull'ipotesi di dedicare una parte della vostra ricerca e delle vostre attività al supporto della selezione delle sementi autoctone. Mi riferisco a quei semi che molte comunità locali stanno cercando di recuperare affinché ritrovino un valore commerciale e la cui proprietà è prevalentemente in mano alle comunità stesse.

PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi. Prima di passare alla replica, vorrei ringraziare la BASF per la sensibilità ordinaria e non straordinaria manifestata, come è naturale che sia nel confronto dialogico e collaborativo con le istituzioni.
Il mio vuole anche essere un atto di severa reprimenda nei confronti di quelle aziende, Monsanto, Syngenta, Bayer, Dow, Dupont, che si sono sottratte a questo confronto e non lasciano senza ombre un aspetto che credo sia importante. Avrei piacere di sapere dai cortesi auditi se anche loro fanno parte di Agrofarma o Assosementi. Una delle motivazioni che è stata addotta dalle aziende testé richiamate è che si sentivano interamente rappresentate dalle associazioni e quindi non ritenevano utile un confronto diretto. È una valutazione di parte, unilaterale e largamente in contrasto con la storia di condivisione e collaborazione con il Parlamento e con questa Commissione.
Do la parola agli auditi per la replica.

MARIO MANARESI, Responsabile per l'agricoltura sostenibile per il Sud Europa della BASF Italia Srl. L'onorevole Di Giuseppe chiedeva cosa fa la BASF per la sostenibilità degli agrofarmaci. Rispetto al nostro turnover, dedichiamo quasi il 10 per cento di quanto guadagniamo ogni anno a ricerca e sviluppo per trovare nuovi principi attivi che rispondano sempre di più alle esigenze della sicurezza alimentare e ambientale e che offrano un valore aggiunto all'agricoltore.
Questo non è sufficiente. Per alcuni principi attivi, che noi riteniamo essere particolarmente sensibili se non utilizzati nel giusto modo, effettuiamo la cosiddetta product stewardship. Chiediamo cioè ai nostri agricoltori e ai nostri distributori di utilizzare tecniche che assicurino ancora meglio, oltre le regole che ci impongono il Ministro della salute e il Ministero delle politiche agricole, alimentari


Pag. 8

e forestali, un utilizzo ancora più sicuro dei nostri prodotti.
Essendo la BASF la più grande azienda chimica del mondo, per il futuro abbiamo deciso di trasferire una parte dell'innovazione della chimica in quanto tale all'agricoltura, dove questo ha un senso economico ed etico. Stiamo, per esempio, lavorando sulle plastiche biodegradabili, su sistemi in grado di ridurre l'apporto di acqua irrigua per le colture del sud del mondo o su membrane che siano in grado di ridurre l'inquinamento delle acque.
Stiamo quindi svolgendo tutta una serie di attività che vanno oltre l'agrofarmaco in quanto tale e che cercano di coniugare quello che noi definiamo il «triangolo della sostenibilità», cioè il miglior equilibrio possibile, a seconda delle diverse zone del mondo, tra economia - l'agricoltore deve guadagnare -, richieste della società - cibo in quantità e qualità sufficiente - e rispetto dell'ambiente. Questo è il nostro obiettivo primario e tutta la nostra ricerca è indirizzata a questo.
Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, noi siamo una multinazionale e la nostra mission è mettere a disposizione dell'agricoltura strumenti che siano in grado di vincere la grande sfida che abbiamo di fronte, cioè sfamare quindici miliardi di persone entro il 2100. Noi non produciamo solo agrofarmaci convenzionali, ma produciamo e sviluppiamo anche biopesticidi per la lotta biologica e altre tecnologie e mettiamo tutto a disposizione di chi li vuole utilizzare.
Questo però dipende dalle autorità, dalla politica e dagli interessi degli agricoltori stessi.

ALBERTO ANCORA, Responsabile della divisione Agro della BASF Italia Srl. Quello della contraffazione è un tema caldo perché ci perdiamo tutti. Non è solo un problema delle aziende come la nostra, ma anche dei distributori e degli agricoltori, che si ritrovano con prodotti contraffatti, simili agli originali ma qualitativamente inferiori.
A livello associativo esistono varie iniziative. Agrofarma ha lanciato, ad esempio, «Stop agli agrofarmaci illegali», una campagna alla quale partecipiamo anche noi e che punta ad aumentare in ogni modo il controllo, informando i distributori sui rischi e mettendo in atto una serie di azioni per tenere alta la guardia.
La BASF, inoltre, sta lavorando allo sviluppo di marcatori che aiutino chi è interessato a riconoscere i prodotti della BASF legali. Intendiamo facilitare il riconoscimento dei prodotti legali. La differenza può essere minima o ampia, ma l'importante è mettere in atto tutte le iniziative per identificare e riconoscere immediatamente i prodotti contraffatti da quelli originali.
Sia l'Agrofarma sia la BASF investono risorse in questa problematica.

MARIO MANARESI, Responsabile per l'agricoltura sostenibile per il Sud Europa della BASF Italia Srl. All'onorevole Rainieri che chiedeva perché gli agrofarmaci ultimamente sono sempre meno efficaci e più costosi, rispondo che di agrofarmaci ce ne sono sempre meno e che non sono nient'altro che medicine per le piante.
Così come avviene nella medicina umana quando si parla di antibiotici, è chiaro che più viene ridotta la possibilità di utilizzare famiglie chimiche diverse in modo da contrastare l'insorgenza di resistenze - gli organismi nocivi, così come facciamo anche noi, cercano ovviamente di sopravvivere - più l'efficacia col passar del tempo diminuisce perché viene a mancare la possibilità di far ruotare i meccanismi d'azione diversi. Gli ultimi principi attivi, inoltre, sono i più selettivi in assoluto e sono estremamente mirati, nel senso che colpiscono un solo sito. Gli agrofarmaci più vecchi hanno come caratteristica quella di essere più tossici, ma di agire su siti diversi contemporaneamente, come la respirazione cellulare, rendendo quasi impossibile l'insorgenza di resistenze.
Questo è il motivo fondamentale per il quale è possibile che in certi casi l'attività sia ridotta, ed è vero in modo particolare per l'Italia, che si trova nel sud dell'Europa e ha un numero incredibile di colture spesso definite minori, per le quali sono


Pag. 9

poche le famiglie chimiche da ruotare per evitare l'insorgenza di ceppi resistenti. Sono agricoltore anch'io e so a cosa si riferisce. È questo il problema che può determinare una riduzione di efficacia.
È una sorta di alter ego socio-scientifico. Volendo essere più sicuri, si crea qualche difficoltà in più per il controllo delle malattie delle piante.

ALBERTO ANCORA, Responsabile della divisione Agro della BASF Italia Srl. L'onorevole Rainieri parlava di «cartello» tra aziende. Come dicevo all'inizio, non c'è alcun disegno strategico o elemento di mercato che porti a una situazione del genere. È semplicemente il frutto del consolidamento di alcune aziende che cercano di realizzare sinergie in termini di investimenti per la ricerca.
Si deve scegliere tra non fare più ricerca in questo settore, con conseguenze per l'agricoltura facilmente immaginabili, o realizzare sinergie che favoriscano la ricerca. Nel campo della ricerca le barriere all'ingresso, in termini di costi e di attività regolatorie, rendono necessario creare sinergie fra le aziende. Questo è il motivo per cui si parla di consolidamento.
Tenete conto che, in questo segmento, l'azienda leader ha una quota di mercato attorno al 20 per cento. Questo vi dà l'idea di quanto esso sia frammentato, soprattutto se lo si confronta con altri mercati europei dove la quota è molto più alta in virtù di una diversa tipologia di colture. Un mercato in cui l'azienda leader detiene una quota del 20 per cento implica ancora frammentazione e grande varietà d'offerta. Inoltre, non annovererei gli agrofarmaci tra i fattori produttivi che negli ultimi anni hanno realizzato il maggiore incremento di prezzo. Se ben ricordo, negli ultimi dieci anni è stato realizzato un aumento del 15 per cento, con una media vicina al livello dell'inflazione. Un aumento del 15 per cento in dieci anni non mi sembra un effetto così grave e impattante. È semplicemente frutto dell'assorbimento di costi continui legati, come dicevo, alla ricerca e all'iter registrativo dei prodotti.
Mi permetto di dire che non ritengo si tratti di incrementi di prezzo ingiustificabili o anomali.

MARIO MANARESI, Responsabile per l'agricoltura sostenibile per il Sud Europa della BASF Italia Srl. Passando alla domanda dell'onorevole Rosso, il funzionamento del Clearfield è molto semplice.
Abbiamo scoperto quasi per caso che una nostra categoria di erbicidi, gli imidazolinoni, era in grado di uccidere tutte le piante sulle quale l'abbiamo testata tranne una varietà di riso, che riusciva quasi a sopravvivere. Abbiamo fatto ulteriori selezioni massali e fila per fila per trovare una varietà di riso che potesse essere in grado di resistere al trattamento. Questi erbicidi, quindi, sono attivi ed efficaci nei confronti del riso crodo, ma non toccano il riso normale sul quale è stato inserito, per mutazione genetica, il gene della resistenza agli imidazolinoni. Si tratta di un gene che consente al riso di resistere all'attacco dell'erbicida.
L'onorevole Cenni chiedeva perché la BASF ha deciso di bloccare la ricerca sugli OGM in Europa. Devo dire, da agricoltore italiano, che personalmente ritengo quello delle biotecnologie e degli OGM non l'unico, ma uno degli elementi fondamentali che nel futuro sarà sempre più utilizzato per riuscire a produrre di più con meno. Quest'anno, ad esempio, in Sudamerica e negli Stati Uniti abbiamo registrato un mais resistente alla siccità, in grado di produrre come i mais odierni, ma con molta meno acqua. Provate a immaginare cosa vorrebbe dire coltivare un mais come questo in Calabria: forse nessuno ci ha pensato, ma potrebbe essere interessante.
Non cambia, quindi, il nostro punto di vista sulle biotecnologie. È chiaro, però, che continuare a lavorare e ricercare per le colture in Europa, quando l'opinione pubblica e una parte della politica non credono in queste nuove tecnologie, è inutile. La nostra decisione è stata quella di rimandare a tempi migliori. Abbiamo mantenuto l'iter registrativo di alcuni prodotti laddove era già stato avviato, come


Pag. 10

nel caso delle patate per la produzione di carta e abbiamo spostato la ricerca in quelle parti del mondo dove le biotecnologie vengono considerate una fonte di innovazione e di reddito per gli agricoltori e al tempo stesso una possibilità per ridurre l'impatto sull'ambiente.
La patata Amflora, che ci ha resi famosi nel mondo delle biotecnologie, è una patata nella quale non è stato inserito, ma bloccato un gene. Come sapete, le patate sono fatte di amilosio e amilopectina, ma per la produzione di carta serve soltanto uno dei due componenti. Noi abbiamo bloccato un gene in modo che la patata producesse solamente la parte utile alla produzione di carta. Questo significa maggiore efficienza perché si produce più carta con meno acqua, meno CO2 e meno materiale vegetale.
Poiché una parte dell'opinione pubblica ci ha reso le cose molto difficili non a livello di dialogo, che non sarebbe un problema, ma in termini di campi sperimentali distrutti in quasi tutta Europa, abbiamo deciso, fermo restando il nostro convincimento, di tornare quando i tempi saranno migliori.

VIVIANA BECCALOSSI. Ringrazio i rappresentanti di questa società che ho avuto modo di conoscere in passato e la cui serietà credo si dimostri ancora oggi qui in Commissione alla luce della disponibilità a spiegare molte cose. Io faccio parte dell'altra metà del cielo non perché donna, ma perché credo nelle biotecnologie e nella non nocività a priori degli OGM. Credo fermamente nella ricerca che state continuando a fare e sono sicura che verranno tempi migliori. Sarà bene che questo oscurantismo finisca quanto prima.
Vorrei porle una domanda non tecnica: lei alimenterebbe i suoi figli con prodotti geneticamente modificati o frutto della biotecnologia? Inoltre, all'inizio della legislatura abbiamo affrontato un problema molto serio legato all'apicoltura e all'utilizzo di fitofarmaci in questo settore. A seguito della moria delle api fu approvato un decreto che vietava l'utilizzo dei neonicotinoidi.
Ci sono novità dal vostro punto di vista?

SEBASTIANO FOGLIATO. Mi scuso per non aver potuto seguire i lavori della Commissione dall'inizio, ma purtroppo una concomitante riunione non mi ha permesso di essere presente benché fortemente interessato all'argomento.
Questa indagine conoscitiva su sementi e agrofarmaci aveva come intento quello di raccogliere informazioni, come da più parti ci veniva richiesto, sui costi di produzione delle materie prime agricole perché la sensazione, pur riconoscendo alle aziende di investire sulla ricerca, è che esista una posizione dominante che determini il prezzo dei mezzi tecnici di produzione, quali sementi e agrofarmaci. L'obiettivo è capire come incidano sulla filiera questi costi che tutti gli anni aumentano.
Abbiamo svolto una serie di audizioni con gli attori principali della filiera per terminare con i produttori. Io ringrazio i rappresentanti della BASF per essere venuti, quando altri concorrenti hanno declinato l'invito. Questo vi fa onore perché il confronto è sempre costruttivo e utile. Dalle audizioni in questa Commissione, non ultima quella del presidente dell'Antitrust, è emerso che quello delle aziende che producono questi mezzi tecnici così determinanti per le coltivazioni è un oligopolio. Lavoreremo sui dati raccolti e vedremo quali conclusioni trarre.
Il gruppo della Lega è interessato al tema degli OGM e apprezziamo che la vostra azienda abbia abbandonato la ricerca in Europa. Non sosteniamo che le biotecnologie siano un male assoluto, ma crediamo che il nostro sistema agroalimentare, che ci è invidiato e ha un primato a livello mondiale, rischierebbe di essere intaccato se producessimo le nostre eccellenze con gli OGM. Il giudizio sul fatto che facciano bene o male lo lasciamo alla scienza. Noi temiamo che potrebbero intaccare l'appeal del nostro sistema agroalimentare nel mondo.
Se volete continuare la vostra ricerca in un altro Paese, sicuramente la Lega non si


Pag. 11

opporrà, ma apprezziamo la scelta di abbandonare il settore in Italia. Ho sentito le motivazioni che vi hanno portato a questo, ma da parte nostra c'è apprezzamento.

MARIO MANARESI, Responsabile per l'agricoltura sostenibile per il Sud Europa della BASF Italia Srl. Rispondo subito alla domanda dell'onorevole Beccalossi. Non solo alimenterei i miei figli con gli OGM, ma tutti quanti lo stiamo già facendo. Come sapete, in Italia e in Europa c'è scarsità di commodity e di materie prime in modo particolare per l'alimentazione delle mucche che ci danno il latte con cui si preparano prodotti di eccellenza, dal grana padano al parmigiano reggiano. È scritto nel protocollo d'intesa del parmigiano reggiano che si può utilizzare soia derivante da OGM.
A parte questo, uno dei problemi che dovremo affrontare in futuro non sarà avere soia OGM o soia non OGM, ma se ci sarà soia a sufficienza. La Cina, oltre ad acquistare milioni di ettari di terra in Africa, ha chiuso un contratto con il Brasile per la fornitura nei prossimi quindici anni di soia OGM pari a una superficie di 20 milioni di ettari. La superficie agricola utile in Italia è pari a 13 milioni di ettari. Per cui la domanda è se ci sarà soia a sufficienza per nutrire le nostre mucche. Quindi, la mia risposta è sì. Io darei da mangiare ai miei figli organismi OGM e lo sto già facendo senza problemi.
Per quanto riguarda i neonicotinoidi, stiamo ancora aspettando una soluzione definitiva. Come sempre - ritornerò sulla domanda del presidente Russo - siamo assolutamente in linea con Agrofarma e stiamo continuando a elaborare studi relativi al link tra neonicotinoidi e moria delle api. Sappiamo tutti che gli agrofarmaci sono una delle possibili cause, ma ce ne sono anche altre. Stiamo cercando di guardare il problema da altri punti di vista, ricercando nuovi agrofarmaci che siano più selettivi per le api, anche se è abbastanza difficile perché gli insetti reagiscono quasi tutti nella stessa maniera.
Stiamo anche tentando di risolvere i problemi connessi alla moria delle api, come per esempio la varroa. Abbiamo un progetto per la registrazione in Italia, probabilmente nel 2013, di un nuovo prodotto che affronta una delle concause della moria delle api. Per il momento siamo ancora in attesa perché è stato deciso di sospendere i neonicotinoidi anche per questa campagna. Noi siamo convinti che, utilizzati bene, non diano problemi alle api e all'agricoltura.
Dobbiamo continuare a fare ricerca e capire quale sarà il futuro.

ALBERTO ANCORA, Responsabile della divisione Agro della BASF Italia Srl. Permettetemi un breve commento in aggiunta a quello che ha detto il mio collega, dottor Manaresi. La BASF affronta il tema degli OGM in modo molto sereno e aperto. Non siamo l'azienda solo delle biotecnologie né solo del convenzionale. Operiamo e crediamo in tutti e due i rami e quindi la nostra è una posizione di dialogo estremamente aperta.
Vorrei precisare che la BASF non ha deciso di abbandonare la sperimentazione in Italia, ma ha deciso di spostare la ricerca dalla Germania, che era il centro europeo, al Nord America, al Sud America e all'Asia, dove l'attività di ricerca è stata ulteriormente rafforzata. Poiché l'Europa in questo momento non è pronta ad aprirsi a questa tecnologia, abbiamo scelto di concentrarci dove esiste un mercato per una questione pratica e di sinergie.
Secondo me, il problema delle biotecnologie non riguarda solo le aziende come la nostra fornitrici della tecnologia. In un contesto che, come diceva il dottor Manaresi, si muove verso un aumento delle esigenze alimentari, la scarsità di terreni e il raddoppio della popolazione, è l'agricoltura italiana o europea a doversi chiedere se non facendo entrare le biotecnologie perde un'opportunità oppure no. Questa è la domanda. Noi siamo semplicemente fornitori, all'occorrenza, di tecnologie.
A me piacerebbe che questo tema non fosse solo associato alle aziende che producono tecnologia, ma che fosse considerato


Pag. 12

nell'attuale contesto dell'agricoltura europea e italiana.

FABIO RAINIERI. Questa non è una giustificazione.

ALBERTO ANCORA, Responsabile della divisione Agro della BASF Italia Srl. Non voleva esserlo. Volevo ribadire il fatto che, con il nostro impegno sulle tecnologie, siamo aperti e presenti su tutti e due i fronti, pertanto non abbiamo nulla da giustificare.

MARIO MANARESI, Responsabile per il settore dell'agricoltura sostenibile per il Sud Europa della BASF Italia Srl. Vorrei rispondere alla sua domanda, presidente. Noi facciamo parte di Agrofarma, ma è chiaro che ogni azienda decide la propria strategia.
Abbiamo deciso di essere presenti perché crediamo molto nel dialogo, e perché abbiamo ritenuto opportuno fare chiarezza sul nostro sistema Clearfield più volte citato nelle precedenti audizioni.

PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,10.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive