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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione II
3.
Giovedì 19 luglio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Bongiorno Giulia, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DELLO SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE NUOVA ORGANIZZAZIONE DEI TRIBUNALI ORDINARI E DEGLI UFFICI DEL PUBBLICO MINISTERO (ATTO N. 494).

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno, Franco Roberti, e di rappresentanti dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA):

Bongiorno Giulia, Presidente ... 2 4 5 8 10 11 13 16
D'Ippolito Vitale Ida (UdCpTP) ... 5 10
Ferranti Donatella (PD) ... 4 11
Greco Dario, Presidente nazionale dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA) ... 13 16
Iannuzzi Tino (PD) ... 5
Lombardo Antonio Vincenzo, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro ... 8 11
Napoli Angela (FLpTP) ... 4 11
Pugliese Marco (Misto-G.Sud-PPA) ... 16
Roberti Franco, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno ... 2 6 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE II
GIUSTIZIA

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta pomeridiana di giovedì 19 luglio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIULIA BONGIORNO

La seduta comincia alle 15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, del Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno, Franco Roberti, e di rappresentanti dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo schema di decreto legislativo recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero (Atto n. 494), l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno, Franco Roberti, e di rappresentanti dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA).
Nel ringraziarlo a nome di tutta la Commissione di aver accettato il nostro invito, do la parola al dottor Franco Roberti, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno.

FRANCO ROBERTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno. Grazie, presidente. Ho l'esperienza dell'audizione che ho tenuto ieri davanti all'omologa Commissione giustizia del Senato, riportandone una parziale insoddisfazione perché, nei tempi contingentati che avevamo, non è stato possibile affrontare funditus le tematiche in oggetto. Forse noi magistrati abbiamo parlato troppo, togliendo spazio alle domande dei componenti della Commissione. Pertanto, sulla base dell'esperienza di ieri - se lei è d'accordo, presidente - vorrei fare una brevissima introduzione per poi rimettere alle domande dei presenti la possibilità di approfondire alcuni aspetti particolari che riguardano il distretto di Salerno, là dove sono procuratore della Repubblica.
Non vi è dubbio che vi fosse la necessità di una totale revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Del resto, mi permetto di ricordare che il precedente Consiglio superiore della magistratura, sul volgere della fine della consiliatura, adottò una risoluzione in tema di revisione delle circoscrizioni giudiziarie molto elaborata, i cui temi di fondo ritrovo nel progetto di decreto legislativo di cui ci sono stati comunicati i contenuti.
Va detto, però, che la revisione delle circoscrizioni giudiziarie è un passo necessario, ma assolutamente insufficiente ai fini del rilancio della funzionalità dell'amministrazione giudiziaria perché bisogna comunque investire in giustizia e in quei nuovi tribunali che verranno fuori dalla revisione delle circoscrizioni. È, però, un passo indispensabile.


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Per quanto riguarda il distretto di Salerno, forse loro sanno che coincide con la provincia. Vi sono quattro tribunali, uno dei quali, quello di Sala Consilina, secondo il progetto, dovrebbe essere accorpato a un tribunale che fa parte di un altro distretto e addirittura di un'altra regione, ovvero con il tribunale di Lagonegro.
Il Consiglio giudiziario di Salerno, che ha espresso un parere che vi sarà trasmesso, se non lo è stato ancora, si esprime nel senso di proporre un eventuale accorpamento di Sala Consilina con Vallo della Lucania, anziché con Lagonegro. Ciò consentirebbe, da un lato, di restare nell'ambito provinciale, come mi sembra dica la legge-delega, che parla, appunto, di accorpamento in ambito provinciale, e, dall'altro, di disegnare un tribunale che risponda ai parametri che ho ritrovato nella relazione che accompagna il progetto, là dove si fa riferimento a un tribunale con un minimo di 20 magistrati. Difatti, la somma dei magistrati di Sala Consilina con quelli di Vallo della Lucania sarebbe 23, quindi saremmo vicini all'optimum rispetto al requisito della dimensione minima. Questa è la proposta di cui sono latore; poi, ne leggerete il contenuto più articolatamente nel parere del Consiglio giudiziario di Salerno.
Inoltre, vi è il discorso delle sezioni distaccate, che, nella prospettiva del decreto legislativo, debbono essere tutte soppresse. D'altra parte, posso affermare, con riferimento alle sezioni distaccate di Salerno, che non funzionano. Tutti sappiamo benissimo che il mancato funzionamento degli uffici giudiziari è, da un lato, un fattore di inefficienza che scoraggia i cittadini dal credere nella giustizia, dal denunziare i reati e dal proporre domande di giustizia, anche in sede civile e, dall'altro, un fattore di forza per la criminalità. Anche se nelle sezioni distaccate non si celebrano processi di criminalità organizzata, vi è trattato comunque un mondo di reati che stanno intorno alle organizzazioni criminali.
Pensiamo, per esempio, ai reati ambientali, come gli scarichi abusivi. Dietro di essi, molto spesso, c'è la mano delle organizzazioni criminali, che sono presenti - com'è noto - nel salernitano. Un mancato funzionamento della giustizia in questi settori spesso incoraggia la scelta di delinquere, che è sempre più spesso il risultato di una valutazione del rapporto costi/benefici. Si valuta, insomma, il rischio, specialmente se si rischia poco o si ha la possibilità che tutto finisca in prescrizione. Ebbene, nelle sezioni distaccate di Salerno, il 50 per cento dei processi finisce in prescrizione in primo grado. Il restante 50 per cento finisce in prescrizione tra la corte d'appello e la Cassazione.
Faccio un solo esempio. La sezione distaccata di Eboli, che è la più grande e importante perché si trova nel cuore anche economico della provincia di Salerno, oggetto, come territorio e come attività produttive ed economiche, degli interessi della criminalità organizzata, soprattutto nel settore della filiera agroalimentare e dell'autotrasporto, impiega mediamente 3 anni, a volte addirittura 5, per far passare le sentenze in cui vi sia impugnazione di condanna di primo grado dal giudice a quo, sezione distaccata di Eboli, al giudice ad quem, corte di appello di Salerno. Ciò accade perché manca il personale, o meglio perché c'è - come dice il presidente del tribunale di Salerno - una frana progressiva nella carenza di personale giudiziario, che non consente di abbattere i tempi di trasferimento dei procedimenti dal primo al secondo grado.
Se tutto questo è vero, le sezioni distaccate, anche quelle più importanti quali certamente Eboli, o si fanno funzionare o è meglio sopprimerle. Se si dovesse arrivare alla soppressione, come previsto dal progetto di decreto legislativo, auspicherei - e con me il Consiglio giudiziario di Salerno - che le competenze per territorio, che attualmente ricadono nella sezione distaccata di Eboli, non facciano carico esclusivamente sul tribunale di Salerno, ma siano equamente distribuite tra Vallo della Lucania e Salerno.
D'altra parte, il progetto prevede - opportunamente e giustamente - il mantenimento del tribunale di Nocera Inferiore,


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che si trova nella zona di massima infiltrazione camorristica dalla provincia di Salerno. Tutto l'agro nocerino-sarnese, con Pagani, Angri, Sarno e così via, è praticamente la culla della camorra. Spesso, poi, queste organizzazioni criminali sono in contatti operativi con quelle napoletane, a sud della provincia di Napoli, e anche con il clan dei Casalesi, soprattutto nel settore del controllo degli appalti pubblici, come dimostrano numerose indagini che stiamo facendo.
È stato, dunque, pensato giustamente di mantenere in vita, e se possibile rinforzare, il tribunale di Nocera Inferiore. Ho qui una statistica che ho fatto realizzare appositamente. Oggi, pendono dinanzi al tribunale di Nocera Inferiore ben 21 processi di competenza della procura distrettuale antimafia di Salerno, spesso con decine di imputati, questo solo per la competenza territoriale di Nocera.
Tuttavia, se poi, come il progetto prevede, si vanno ad accorpare al tribunale di Nocera le sezioni distaccate di Cava de' Tirreni e di Mercato San Severino, lasciando a Salerno la competenza per le altre due (Amalfi e Montecorvino Rovella), si va a gravare troppo su Nocera, quindi si va a incidere sulla funzionalità di un tribunale che è già molto gravato dai processi di criminalità organizzata e da tutto ciò che gira attorno alle attività criminali, anche in termini di contenzioso non esplicitamente di mafia o addirittura di contenzioso civile. Andrebbe, pertanto, ripensata anche l'attribuzione delle soppresse sezioni distaccate e la distribuzione tra il tribunale di Salerno e quello di Nocera Inferiore.
Forse è il caso che, a questo punto, mi fermi e solleciti le domande degli onorevoli presenti, in modo da poter approfondire ciò che è di interesse della Commissione. Grazie.

PRESIDENTE. Faccio presente che il parere al quale faceva riferimento il procuratore di Salerno è giunto ed è in distribuzione per chi volesse approfondire.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

DONATELLA FERRANTI. Dovremmo cercare di sintetizzare le nostre proposte migliorative rispetto a uno schema di decreto che il ministro ha emanato sulla base di una prima rappresentazione di una problematica sicuramente molto complessa. Ricapitolando la parte propositiva del suo intervento, con riferimento ai tribunali che verranno soppressi stando al documento, mi sembra di capire che c'è stato un accorpamento disomogeneo e che non ci sono preclusioni, perlomeno nell'ottica della sua procura, riguardo alla soppressione delle sezioni distaccate.
Tuttavia, dal punto di vista delle infrastrutture, dei palazzi e della situazione logistica, anche informatica, qual è la posizione in cui si troverà chi dovrà attuare questo schema di decreto? Quali possono essere, poi, i suggerimenti operativi che possiamo proporre nel nostro parere? Siamo perfettamente d'accordo, infatti, che la riforma non si può fare soltanto tagliando e incollando, ma deve essere razionale e guardare in prospettiva, pensando soprattutto a come utilizzare le risorse al meglio, investendo magari in strumenti informatici, in progetti edilizi e soprattutto nel personale.

ANGELA NAPOLI. Grazie, procuratore, della sua relazione. Lei ha evidenziato in maniera chiara la bontà della decisione di sopprimere le sezioni distaccate. La proposta del Governo dovrebbe essere basata sui criteri contenuti nella legge-delega. Nella stessa relazione di accompagnamento della proposta, il Governo, però, fa riferimento all'uso di soli tre criteri: il numero di abitanti, le sopravvenienze e i carichi di lavoro. Le chiedo, quindi, se ritiene idonea l'applicazione di questi tre soli criteri o se, viceversa, crede che sia più importante il tasso di impatto della criminalità organizzata, al quale ha fatto riferimento. Insomma, dobbiamo insistere sul rispetto degli altri criteri?
Vorrei, inoltre, che dicesse qualche parola sulla situazione delle infrastrutture,


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come le ha chiesto la collega nell'intervento precedente.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Le colleghe hanno già posto alcune domande che avrei voluto rivolgerle. Apprezzo il senso di responsabilità, la disponibilità e l'apertura verso un provvedimento che, atteso da molto tempo, finalmente arriva all'esame del Parlamento, sia pure con tante difficoltà, ovvie ragioni di perplessità e necessità di approfondimento.
Nel riconoscere lo spirito felice dell'obiettivo finale, le chiedo qual è l'impatto del provvedimento adottato rispetto al territorio, cioè quali sono i fattori di criticità e le eventuali aspettative per far sì che questo impatto non sia di danno, ma di utilità per il territorio.

TINO IANNUZZI. Nel salutare il procuratore Roberti, vorrei rivolgergli una domanda. Non c'è dubbio che nel ridisegno della geografia delle circoscrizioni giudiziarie si sconti la genericità, l'approssimazione e la contraddittorietà dei criteri e dei princìpi direttivi posti nella delega, nonché l'assenza di un criterio gerarchico in relazione al quale la delega dovrebbe essere esercitata. Non c'è neppure dubbio che l'ipotesi di accorpamento di Sala Consilina a Lagonegro ha violato quello che pare essere il criterio direttivo sovraordinato, ovvero il riequilibrio delle competenze funzionali, organizzative e umane all'interno di tribunali della medesima area provinciale. Non è questa, però, la sede per svolgere considerazioni, che approfondiremo nel dibattito, sulle ragioni della salvaguardia del presidio di legalità del tribunale di Sala.
Tuttavia, vorrei chiedere al procuratore Roberti, anche nell'esercizio delle sue funzioni di procuratore distrettuale di massimo riferimento per tutte le attività investigative in relazione alle diverse gamme e tipologie della criminalità organizzata, se sia essenziale il mantenimento dell'ambito territoriale del Vallo di Diano e dell'alto Tanagro, quindi del tribunale di Sala Consilina, nel quadro territoriale della procura distrettuale e della corte d'appello di Salerno; ciò anche - ripeto - in ordine alla sua funzione investigativa, di coordinamento e di guida generale delle indagini, al fine di avere una visione più unitaria, forte, concreta e determinata sul fronte nevralgico della criminalità organizzata.
Credo, infatti, che il contrasto alla criminalità organizzata sarebbe indebolito con lo spostamento di Sala Consilina su Lagonegro, che creerebbe, peraltro, un'anomalia perché il Vallo di Diano farebbe riferimento sempre a Salerno per la giustizia amministrativa, per la Commissione tributaria e per la prefettura, senza contare il delicato nodo della verifica delle registrazioni delle imprese presso la Camera di commercio di Salerno e non di Potenza. Insomma, si creerebbe un ibrido di natura straordinaria.

PRESIDENTE. In base alla mia esperienza, noto alcune procure che sono particolarmente efficienti e altre che non lo sono. Tuttavia, questo è spesso sganciato dalle dimensioni delle procure. Credo che molto dipenda anche da uomini, risorse e organizzazione. Vorrei, però, comprendere se esiste, secondo lei, un tipo di indicazione o di parametro dimensionale che si possa offrire per una procura modello a livello di efficienza.
Dal momento che stiamo sentendo diversi procuratori della Repubblica, ognuno offre il proprio punto di vista, ma abbiamo anche sentito alcuni avvocati che ci parlano addirittura di un impatto assai negativo a livello economico, nel senso che questi trasferimenti, secondo degli studi dell'AIGA (Associazione italiana giovani avvocati), sarebbero disastrosi. Siccome la ratio di questo provvedimento è la razionalizzazione e soprattutto il risparmio, avendo visto che lei ha salutato positivamente il provvedimento, le chiedo di tranquillizzarci su questo aspetto, anche per la sua esperienza particolarmente significativa, in virtù della quale mi permetto di farle una domanda di carattere generale.
Do la parola al procuratore Roberti per la replica.


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FRANCO ROBERTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno. La domanda dell'onorevole presidente, alla quale rispondo subito, mi consente di approfondire una questione alla quale credo profondamente. In questo momento, in cui si aspettava una reazione campanilistica rispetto al provvedimento, c'è qualcuno che ha affermato - anche ieri in audizione al Senato - che la soppressione fa perdere il presidio dello Stato in determinati territori. Anche la sezione distaccata, per alcuni, è un simbolo della presenza statale.
Ecco, personalmente, non credo che sia così. Ritengo, invece, che nel campo della giustizia e degli uffici giudiziari non valga più, come si diceva una volta, «piccolo è bello»; piccolo non è bello, ma spesso disfunzionale e oggetto di attenzioni e di aggressioni da parte delle organizzazioni criminali, anche non mafiose, fondate sulla corruzione diffusa e sul malaffare. Per esempio, proprio con riferimento al mio territorio, negli anni Novanta, quando c'era la competenza incrociata dei procedimenti dei magistrati tra Napoli e Salerno, a Napoli fummo costretti a procedere, anche con misure di rigore, nei confronti di un procuratore e di un sostituto di una procura del distretto di Salerno, come l'onorevole Iannuzzi ricorderà certamente. Penso poi al controllo delle aste giudiziarie nei piccoli uffici, che sono spesso oggetto di intense attenzioni.
Insomma, piccolo non è bello, ma quasi sempre disfunzionale. La presenza essenziale dello Stato sul territorio - non mi stancherò mai di dirlo - dipende dagli uffici di polizia giudiziaria. E quella deve essere capillare, insieme all'attività info-investigativa, come si dice in gergo poliziesco, che spesso manca.
Ce ne siamo accorti drammaticamente - faccio riferimento a una vicenda nota a livello nazionale - due anni or sono, in occasione dell'omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. In quel caso, ci trovavamo di fronte al buio completo nelle indagini perché mancava qualsiasi apporto di conoscenze sulla situazione criminale nella zona del Cilento e di quella meravigliosa parte di territorio italiano. Poi, cominciando faticosamente le indagini, alla fine venne fuori una situazione gravissima di traffici e di commerci di sostanze stupefacenti e reati di pubblica amministrazione, anche se non proprio a Pollica, ma in comuni vicini. Insomma, è emerso un mondo di illecito di cui non si aveva notizia, cosa che pesa ancora sullo sviluppo delle indagini, nella cui conclusione positiva continuiamo a credere.
Ho fatto questo esempio per dire che è importante la presenza degli organi di polizia. Sono, invece, del parere che la centralizzazione degli uffici giudiziari serva, da un lato, a risparmiare risorse e, dall'altro, anche a favorire la specializzazione di magistrati.
Lei mi chiedeva, presidente, qual è la misura dell'ufficio modello. Se penso al tribunale di Salerno, mi sembra una dimensione modello. In procura, siamo tre procuratori aggiunti e 29 sostituti, quindi in tutto 32 magistrati. Ecco, questa è una dimensione modello, nella quale, con buona volontà, si può operare. Infatti, operando bene, come è nostro dovere, anche con il supporto informatico e delle buone prassi che il CSM ci richiede, abbiamo abbattuto le pendenze. Tuttavia, l'abbattimento delle pendenze ha creato una situazione drammatica in tribunale, soprattutto presso le sezioni distaccate.
Fra le mie carte - ma non lo leggo - ho il grido di dolore del giudice responsabile e coordinatore della sezione distaccata di Eboli, il quale dice che la procura, abbattendo le pendenze, li ha caricati di 1.000 processi in più rispetto all'anno scorso, creando un effetto imbuto ingestibile, che poi va a scaricarsi sulla corte d'appello, quindi si accumulano ritardi e inefficienze a danno dei cittadini.
Il sistema non funziona perché dovrebbe funzionare in tutti i suoi gangli. Non basta che la procura riduca le pendenze perché siamo in una situazione di generale inefficienza e di totale carenza di organici. Il punto è questo. Non si fanno riforme a costo zero. È indispensabile la revisione, ma poi bisogna spendere. I soldi che si recuperano degli accorpamenti e dalla revisione vanno investiti per far funzionare il


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sistema, quindi per assumere nuovo personale e per redistribuire le piante organiche dei magistrati. Insomma, occorre far funzionare la macchina giudiziaria, altrimenti continuiamo a fare un gran bel regalo alla criminalità organizzata, che si alimenta proprio della sua inefficienza.
Detto ciò, una dimensione modello potrebbe essere questa. Del resto, essa appare delineata anche nella relazione che accompagna lo schema di decreto legislativo, che, però, deve fare i conti con i limiti posti dalla insopprimibilità dei tribunali piccoli, ma provinciali e dalla «regola del tre», per cui ogni corte d'appello deve avere almeno tre tribunali. Non vorrei, per esempio, che la «regola del tre» penalizzi Sala Consilina, dirottandola verso l'accorpamento con Lagonegro per mantenere la corte d'appello di Potenza. Mi rimetto ai tecnici, ma credo che, visto che si vuole sopprimere Melfi, si potrebbe accorpare Lagonegro a Melfi, per poi accorpare Sala in ambito provinciale. Questa è la proposta del Consiglio giudiziario.
Rispetto alla questione logistica posta dall'onorevole Ferranti, la relazione ispettiva generale del 2010, nell'ambito della quale gli ispettori hanno fatto una ricognizione completa degli immobili, è molto allarmante. L'unica situazione ottimale è quella del tribunale di Vallo della Lucania, che è nuovo. Per il resto, a Salerno stiamo aspettando da anni la cittadella giudiziaria, che è completa nelle sue strutture. I primi due lotti sono completi e dovrebbero accogliere il tribunale civile e penale, ma non sono utilizzabili perché mancano gli arredi e non ci sono soldi per acquistarli. A questo proposito, due o tre mesi fa, vi è stata una riunione con tutti i capi degli uffici giudiziari di Salerno presso il consigliere Birritteri, capo dipartimento del ministero, con la presenza del sindaco di Salerno, per valutare la situazione. Sono state fatte delle proposte, ma, allo stato, non si sta facendo nulla perché non c'è la possibilità di acquistare gli arredi.
D'altra parte, la situazione diventerebbe ulteriormente drammatica se si accorpasse tutta la sezione di Eboli a Salerno. Dove li metteremmo i colleghi, gli arredi e i fascicoli che vengono da Eboli? È vero che lo schema di decreto legislativo prevede cinque anni per potere chiudere definitivamente le sezioni distaccate ed è altresì vero che questo potrebbe essere un incentivo a muoverci per far decollare la cittadella giudiziaria di Salerno, però è comunque un punto interrogativo, che dipende dalla crisi economica, ma forse anche dalla buona volontà di chi deve provvedere. Ecco, questa è la situazione logistica.
Riguardo ai criteri citati dall'onorevole Napoli a proposito della criminalità organizzata, questo criterio è importante per i motivi che ho enunciato poc'anzi. Non è che la sezione distaccata faccia processi di criminalità organizzata, ma vi è anche una criminalità organizzata non mafiosa - penso a quella dedita alle grandi truffe, che di mafioso ha poco e nulla, ma è organizzatissima - che conta sull'inefficienza e sui ritardi dell'amministrazione giudiziaria e sulle prescrizioni. È importante, quindi, tenere conto che nel distretto di Salerno, come in tanti altri distretti dell'Italia meridionale, c'è una situazione di criminalità organizzata mafiosa e non a cui prestare attenzione.
In merito ai carichi di lavoro, come dice il parere del Consiglio giudiziario di Salerno, la sola sezione distaccata di Eboli ha oltre 30.000 pendenze di cause civili, che sono un peso notevole, se si considera che ci sono solo due magistrati per il civile e due magistrati per il penale. Insomma, è un carico notevole per soli due magistrati.
L'onorevole D'Ippolito mi chiedeva dell'impatto del nuovo provvedimento rispetto al territorio. Le aspettative sono condensate nel parere del Consiglio giudiziario, che propone l'accorpamento di Sala Consilina a Vallo della Lucania e il mantenimento della sezione distaccata di Eboli. Sul principio del mantenimento delle sezioni distaccate, mi permetto di dissentire perché sono un fattore di disfunzionalità, quindi incoraggiano l'illecito. Per esempio, Eboli ha una popolazione molto numerosa; Eboli e Battipaglia, che sono le due città più importanti della Valle del Sele, insieme ai comuni limitrofi,


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contano oltre 200.000 abitanti, ai quali va data una risposta di giustizia in tempi ragionevoli. Per fare questo, o si crea un grande tribunale al centro della provincia di Salerno - cosa che si potrebbe fare, ma non credo con questo provvedimento - oppure occorre sopprimere Eboli e smembrare le competenze tra Salerno e Vallo.
Rispondendo all'onorevole Iannuzzi, in merito al rapporto tra le indagini della distrettuale e quelle delle procure ordinarie, come lei sa, abbiamo un protocollo d'intesa con le procure ordinarie del distretto che prevede uno scambio informativo reciproco biunivoco per tutte le fattispecie di reato che sono potenzialmente di interesse delle indagini distrettuali. Ora, questo rapporto informativo funziona perché è affidato alla buona volontà e alla diligenza dei procuratori, indipendentemente dalla funzionalità dell'ufficio periferico, per cui lo scambio c'è, anche perché a esso sovrintende il procuratore generale e c'è un delegato della procura nazionale che si occupa dei collegamenti all'interno del distretto.
Insomma, il sistema funziona. Quindi, questo è un motivo per accorpare. Se Sala Consilina - che, tra l'altro, è un tribunale di grandi tradizioni forensi; è il tribunale di De Marsico - deve essere soppresso, tanto vale accorparlo a Vallo della Lucania, mantenendo in ambito provinciale anche il rapporto e l'interscambio informativo con la procura distrettuale, anziché instaurare ex novo un rapporto con un altro distretto in un'altra regione, come avverrebbe nel caso di accorpamento con Lagonegro.
Ho concluso, ma forse ho risposto in modo frammentario e superficiale alle vostre domande.

PRESIDENTE. Ha risposto, invece, in modo completo e approfondito, quindi la ringrazio.
Da quanto capisco, abbiamo già a disposizione il documento del Consiglio giudiziario. Lei ci consegna una sua relazione autonoma o si rimette a quel documento?

FRANCO ROBERTI, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Salerno. Non ho una mia relazione. Ho, però, se può interessare, una scheda statistica dei processi di competenza distrettuale pendenti davanti al tribunale di Nocera Inferiore e una statistica dei procedimenti pendenti davanti al tribunale di Salerno, sempre di competenza distrettuale, che può essere utile con riferimento alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Acquisiamo, quindi, il materiale, consegnato dal Procuratore.
Nel ringraziare nuovamente, a nome della Commissione, il procuratore Roberti, sospendo la seduta per qualche minuto.

La seduta, sospesa alle 15,30, è ripresa alle 15,45.

PRESIDENTE. Nel riprendere la seduta, do la parola al procuratore della Repubblica di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, che ringrazio della presenza.

ANTONIO VINCENZO LOMBARDO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Grazie, onorevole presidente, dell'invito che ha voluto rivolgere al procuratore di Catanzaro, come agli altri procuratori dei distretti interessati da questa revisione. Ringrazio anche gli onorevoli deputati della pazienza di ascoltarmi.
Innanzitutto, vorrei fare una premessa. Ovviamente, ho letto il decreto, la relazione e la scheda tecnica di accompagnamento e credo che sarebbe stato meglio fare anche la revisione delle piante organiche dei tribunali del distretto. Questa è prevista nella relazione, ma dopo la soppressione.
Dico questo perché rappresento una procura distrettuale che ha giurisdizione su quattro province e, allo stato, otto tribunali. Nel futuro, sulla base dello schema di decreto, i tribunali sarebbero quattro. Ora, la procura distrettuale di Catanzaro ha un organico di 18 magistrati, peraltro mai coperto. Dal 2008, da quando ricopro la funzione di procuratore distrettuale, i magistrati sono stati 11-12, cosa


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che ha costretto ad organizzare il lavoro in modo che il numero dei magistrati della DDA (Direzione distrettuale antimafia), cioè quelli che conducono le indagini di criminalità organizzata e celebrano poi i processi nei tribunali, sono stati 5-6. Da ultimo, sono riuscito a portarli a 7, ma adesso non so che cosa succederà perché uno è andato in procura generale e un altro magistrato è in maternità.
In questa situazione, è difficile sia curare adeguatamente, come meriterebbe, il distretto di Catanzaro, che è pervaso in tutti i suoi circondari da un alto tasso di densità criminale, sia organizzare la celebrazione dei dibattimenti poiché alcune volte si accumulano dei ritardi dovuti anche a queste nostre insufficienze. Nella procura di Catanzaro, un magistrato che da Catanzaro deve raggiungere Rossano compie una fatica immensa. Credo che siano circa 220 chilometri, ma le difficoltà viarie sono tante, per chi conosce la Calabria. Questo crea senz'altro una difficoltà alla procura distrettuale, ma lo stesso accadrebbe se i tribunali fossero trasferiti, specialmente nei confronti dei cittadini che sono interessati alla domanda di giustizia.
Viceversa, la revisione delle piante organiche avrebbe consentito alle procure distrettuali e al tribunale distrettuale di operare con maggiore efficienza. Il tribunale di Catanzaro non ce la fa, anche per ragioni logistiche, ad accorpare altri uffici. Il problema fondamentale è, però che 40 magistrati devono occuparsi di civile, penale, ordinario e distrettuale, più tutti i giudizi abbreviati che riguardano le aree degli otto circondari del distretto. Qualche volta abbiamo qualche scarcerazione o qualche ritardo, per cui stiamo adoperando lo strumento del fermo - per esempio, con l'operazione «Showdown» a Soverato e anche in altri circondari - per incidere in maniera rapida perché la giustizia deve essere veloce, altrimenti non è giustizia, non è efficace e non raggiunge i risultati.
Procura e tribunali vanno, quindi, rafforzati. Come questo può essere fatto, non lo so. Abbiamo fatto una relazione al ministro e lo ripetiamo nella relazione alla DNA (Direzione nazionale antimafia), che, a sua volta, lo dice nelle sue relazioni semestrale e annuale, come pure la DIA (Direzione investigativa antimafia). Ho anche ribadito più volte questa situazione di difficoltà davanti alla Commissione parlamentare antimafia, di cui sono presenti insigni rappresentanti.
Va detto anche che negli anni il Parlamento ha caricato giustamente le direzioni distrettuali antimafia di incombenze nuove che prima non c'erano. Per esempio, lo ha fatto di recente con tutta la legislazione sulla prevenzione patrimoniale antimafia, che è importantissima perché consente di raggiungere dei risultati e con altri provvedimenti, come quello sulla frode informatica. A questo proposito, abbiamo un processo che è stato istituito a Cosenza, ma è arrivato poi a Catanzaro, che ha la competenza sulla materia informatica, perché si è scoperto che le truffe negli esami si facevano per via informatica. Lo stesso vale per la competenza sui rifiuti, che è distrettuale quando si tratta di traffico.
Pertanto, le competenze sono aumentate in questi anni, ma le piante organiche sono rimaste uguali. Credo che la direzione distrettuale di Catanzaro - quella di Reggio Calabria ha avuto qualche beneficio, cioè qualche unità in più, dopo gli attentati, anche se era già messa meglio - abbia lo stesso organico di 18 unità che aveva quando è stata istituita. Così, però, non va.
Il ministro dice che non può fare una nuova legge. La revisione delle piante non viene fatta, né sul piano nazionale né su quello distrettuale. Certo, se fosse realizzata questa revisione e si potessero dare alla procura distrettuale 6-7 magistrati in più, prendendone uno da ciascuno dei tribunali delle procure circondariali del distretto, si potrebbe realizzare il doppio beneficio di mantenere i tribunali dove stanno e di consentire una seria azione antimafia; questo andrebbe fatto, se vogliamo essere credibili, altrimenti non lo siamo,


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e la colpa è nostra e di tutte le istituzioni che lavorano insieme a noi sul territorio.
Ho visto che la relazione allegata al decreto ministeriale, qualche volta, andando anche al di là della delega o comunque interpretandola in un certo modo, indica - come ha fatto nel tempo anche l'Associazione magistrati - un più utile e più valido modello di ufficio, che non è né quello «mega», né quello minimo perché al di sotto delle 20 unità sembra (ma non so se è così) che gli indici di produttività diminuiscano, mentre al di sopra di un determinato numero di unità (100) crollano di nuovo. Hanno scelto perciò, tra gli altri, questo parametro che ha un suo significato. Il fatto, poi, che sia contenuto nella delega o meno è un problema che riguarda le Commissioni che devono esprimere il parere.
Dal canto mio, posso dire che certamente tutto il territorio calabrese e, in particolare quello dei tribunali di cui parliamo, è ad altissima densità criminale. Lo è, per esempio, Lamezia, che è la più vicina e si trova nella stessa provincia, là dove siamo intervenuti in questi giorni con alcuni provvedimenti decisivi. Come diciamo continuamente in conferenza stampa, abbiamo tanto materiale, ma non riusciamo a metterlo insieme contemporaneamente. Se le unità sono queste, c'è un limite alle possibilità umane di lavorare. Devo anche dire che con il mio procuratore aggiunto e gli altri sostituti che fanno il lavoro di direzione distrettuale antimafia lavoriamo in maniera molto intensa, ma sentiamo questo peso veramente grave.
Peraltro, è ad alta densità criminale anche il Paolano, con la cosca Muto; poi c'è Cetraro, Amantea, il vecchio clan Serpa. In tempi recenti - ma in ritardo, perché bisognava farlo prima - abbiamo ricostruito il reticolo associativo di quel territorio dal 2000 al 2010.
La Sibaritide, Rossano e Castrovillari sono due territori anch'essi a elevata densità criminale. Difatti, la DDA credo abbia fatto il maggior numero di arresti proprio nel territorio di Castrovillari, dove ci sono due gruppi criminali, quello dei Forastefano e quello degli Abruzzese, che è un gruppo di etnia rom diventato una vera associazione mafiosa, collegata anche, tra parenti, cugini e compari, con i rom di Cosenza. D'altro canto, nel caso dell'arresto dei medici per certificazioni compiacenti, che abbiamo svolto in questi giorni, il beneficiario era proprio Antonio Forastefano, capo della cosca omonima. Rossano è anch'essa un'area di interesse criminale elevato, con i Carrelli e gli Acri, che abbiamo arrestato a Bologna, perché esportano. Anche Corigliano è pervasa da cosche della criminalità.
Insomma, sotto questo profilo, sono tutti tribunali a elevata densità criminale. Spetta, poi, a voi Parlamento dare le dovute valutazioni e trovare la soluzione migliore. Quello che è certo è che bisogna fare qualcosa.
Resto a disposizione per rispondere a eventuali domande. Grazie.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Grazie, presidente. Rivolgo un saluto davvero non formale al procuratore Lombardo, che abbiamo già ascoltato in Commissione antimafia con la collega Napoli. Lei ha rappresentato in maniera sintetica ed efficace il quadro della Calabria, quindi credo che, paradossalmente, ogni domanda risulti superflua.
Comunque, in ordine ai criteri alla base dei tagli realizzati dal decreto legislativo in esame, ritiene che ci sia stato il pieno rispetto di tutti i criteri nella scelta del Governo? Inoltre, crede che qualcuno di questi criteri possa essere ripensato e riproposto sia in ordine al carico di lavoro e agli oneri sopravvenienti sia in ordine alla situazione infrastrutturale e in maniera particolare con riferimento proprio alla criminalità organizzata?
In merito alla sottolineatura che lei ha fatto, relativamente alla necessità di rivisitare le piante organiche, atteso che più volte dagli uffici giudiziari della circoscrizione


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di cui parliamo e dalla procura si è levata la richiesta ai vari ministri che si sono succeduti di un'implementazione delle piante organiche, ritiene che questa minore presenza e inadeguatezza dell'organico rispetto al lavoro e alle responsabilità abbia sacrificato la produttività o, tenuto conto dei numeri reali, la produttività rimane comunque tale da sottrarre i tribunali interessati al rischio del taglio? Insomma, si raggiunge quella redditività superiore al minimo grazie alla quale i tribunali possono essere mantenuti? Grazie.

ANGELA NAPOLI. Signor procuratore, ritiene che il Governo abbia tenuto in considerazione il contenuto della relazione da lei trasmessa riguardo alla proposta presentata?
Ritiene, poi, che la struttura del tribunale di Cosenza sia idonea a contenere il lavoro che si determinerà con la chiusura dei tre tribunali della provincia di Cosenza, così come previsto nella proposta? O ritiene, invece, che si renda necessario un aggravio per acquisire nuove strutture?
Infine, ritiene valida la soppressione di tutte le sezioni distaccate, come prevede la proposta e, purtroppo, la legge-delega?

DONATELLA FERRANTI. Abbiamo chiesto, anche da parte dei relatori, l'audizione dei procuratori distrettuali delle aree per le quali è stata prevista, dallo schema di decreto, la soppressione dei tribunali. Per esempio, nel suo caso la procura distrettuale opera sul territorio di Lamezia Terme, il cui tribunale è stato soppresso.
Ora, tenendo presente l'esperienza, l'impatto della criminalità organizzata e la situazione infrastrutturale, poiché è vero che la procura distrettuale è quella di Catanzaro, ma è pure vero che a Lamezia ci sono gli uffici, le udienze e il collegamento con la procura della Repubblica, questa soppressione potrebbe comportare un impatto negativo nella lotta alla criminalità organizzata in quanto in quel territorio, con quelle caratteristiche specifiche, viene meno quello che chiamiamo un presidio di legalità, che tale è, cioè un tribunale con una procura della Repubblica?
È vero che le indagini si focalizzano con riferimento alla procura distrettuale, ma è anche vero che ci sono i collegamenti con i procuratori del territorio e poi le udienze si fanno con riferimento al tribunale. Fermo restando che lei ha detto che bisognava pensare a una rimeditazione delle piante organiche e dei tribunali distrettuali, appunto che abbiamo fatto anche nelle prime battute di questa relazione, c'è uno specifico criterio della delega che fa riferimento alla verifica dell'impatto della criminalità organizzata e delle infrastrutture. Ecco, su questo punto, vorremmo capire se è opportuno procedere in questa direzione.
È vero che sono valutazioni politiche che farà il Parlamento, ma lei dovrebbe avere la conoscenza diretta di quel territorio, quindi sa quale impatto può avere eliminare, per esempio, Lamezia Terme, Castrovillari, Paola o Rossano. L'ottica del ministro, in questa bozza, è accorpare per rendere più valido lo strumento centrale, senza valutare gli effetti su alcuni territori. Personalmente, non conosco perfettamente la situazione logistica, ma so che ci sono anche difficoltà di collegamento e così via.

PRESIDENTE. Do la parola al procuratore Lombardo per una breve replica.

ANTONIO VINCENZO LOMBARDO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. L'onorevole D'Ippolito mi ha chiesto di valutare se il decreto rispetta tutti i criteri della legge-delega. La relazione dice che si è tenuto conto dei criteri, a loro giudizio, il più possibile omogenei ed oggettivi. Se lo abbia fatto o meno, spetta alle Commissioni che danno il parere di stabilirlo. Il Governo ha dato un'indicazione sostenendo che se il giudice di pace ha una popolazione di riferimento di 100.000 abitanti, un tribunale deve averne una di 200.000, ma è un apprezzamento del Governo sul quale credo che non sia corretto che il procuratore distrettuale interloquisca. Quella è, infatti, una


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responsabilità del Governo, mentre la vostra è la responsabilità del Parlamento.
Lamezia è un circondario a elevata densità criminale. Sul piano dell'immagine, secondo me, questa scelta incide in maniera forte. Tuttavia, ritengo che il Parlamento, e in particolare le Commissioni, abbiano la possibilità anche di rovesciare alcuni criteri in tutto o in parte, dando delle indicazioni.
Non conosco l'indice di produttività di Lamezia, nel senso che lo vedo perché me lo offrono in visione, ma ho l'indice di sopravvenienza e di produttività che il Ministero indica nella relazione. Posso parlare dei processi che noi, procura antimafia, istruiamo e facciamo a Lamezia, tenendo conto che poi l'accusa è rappresentata sempre dalla procura distrettuale e non da quella circondariale e che, per una serie di circostanze, in Calabria si sono verificate delle difficoltà che non consentono neppure di utilizzare - come si è fatto in passato e ciò soltanto ha reso in apparenza sufficiente l'organico della distrettuale, che non lo è - la collaborazione con le procure circondariali. Attualmente, questa possibilità è andata in crisi perché la Calabria è un territorio con un turnover, per quel che riguarda la stabilità dei magistrati, eccessivo ed elevato. Inoltre, i magistrati, per potere essere applicati a procedimenti della distrettuale, devono aver maturato la prima fascia di professionalità, cioè avere raggiunto l'anzianità di quattro anni, ragion per cui non possiamo utilizzare neppure queste energie. Quando il procuratore nazionale antimafia correttamente ci suggerisce, in materia di traffico di stupefacenti o di ambiente, di utilizzare tutte le esperienze precedenti, se non possiamo applicare alla DDA, per questo limite, se non normativo, quantomeno di normazione secondaria del Consiglio superiore della magistratura, ci troviamo in difficoltà.
Posso dire che un magistrato della DDA ordinaria ha mediamente 1.500 processi, come pendenza, invece, come flusso, ne ha circa 700 perché abbiamo un flusso di sopravvenienza di 7.500, quindi, rispetto ad altri uffici e ad altre procure, siamo chiaramente in difficoltà. Questa è la situazione.
L'interesse di tutti è di garantire l'efficienza delle strutture giudiziarie. Il tribunale di Lamezia, se dovesse essere soppresso, creerebbe problemi in termini di impatto. D'altra parte, vorrei evidenziare che contano anche i simboli nella nostra realtà calabrese. Sotto questo profilo, non c'è dubbio che questa decisione potrebbe apparire alla gente come un favore alla criminalità organizzata. Su questo non c'è alcun dubbio. Che, però, sia necessario rafforzare le procure distrettuali per tutti i compiti a esse affidati è altrettanto indispensabile, altrimenti veniamo meno anche noi ai nostri doveri.
Noi facciamo quello che possiamo, ma se non siamo stati più efficienti su Lamezia, ovvero se non mandiamo più processi è perché per mandare i processi bisogna prima fare le indagini. L'insufficienza, quindi, è nostra e a essa non si ripara in nessun modo, se non rivedendo le piante organiche.
Siccome, però, la revisione delle piante organiche implica il concerto tra Ministero della giustizia e Consiglio superiore della magistratura, da altre regioni - lo ripeto da anni - non sarà mai detto che può venire un magistrato in Calabria. Inoltre, la pianta organica è esaurita, per cui non ci sono più nuove unità. A Reggio Calabria sono state mandate due unità dopo le bombe perché residuava un'aliquota di magistrati dopo la soppressione dei tribunali militari. Da qualche parte i magistrati bisogna prenderli.
Peraltro, noi abbiamo chiesto cinque sostituti e un aggiunto in più. Non è corretto, per esempio, che non ci sia il terzo aggiunto che si interessi di pubblica amministrazione. La lotta al crimine non è costituita solo dalla lotta alla criminalità organizzata e alle associazioni, ma anche da quella alla bonifica sul terreno dei reati legati alla pubblica amministrazione, anzi l'intreccio tra i due ambiti è fortissimo.
A ogni modo, quello che non è esigibile, non è esigibile. Alla procura di Catanzaro ho trovato una situazione di disastro, con


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procedimenti che non venivano neppure iscritti nel registro. Abbiamo procedimenti che sono rimasti alcuni anni nelle annotazioni preliminari. Per questo dico che dovrebbe essere vagliata contestualmente anche l'ipotesi di revisione delle piante organiche. Bisognerebbe istituire il tribunale dell'impresa a Catanzaro, ma con quali magistrati, visto che nuovi non ce ne sono? Se si prendesse un magistrato per tribunale o un sostituto procuratore, potrebbe restare tutto così com'è perché tutti avremmo la possibilità di essere più efficienti, che è uno degli obiettivi della riforma.
Poi, se si raggiunge o meno il risparmio, non lo so e non è compito mio dirlo. Diciamo che ho serie perplessità. Certamente, i dirigenti inutili andrebbero eliminati. Per esempio, la procura distrettuale non ha un dirigente amministrativo, mentre ci sono dei piccoli tribunali e delle piccole procure che ce l'hanno. Ecco, nemmeno questo è giusto.
Rispondendo all'onorevole Napoli, devo dire che la relazione dà atto - che poi non ne tenga conto e li sopprime è un altro discorso - delle informazioni che la direzione distrettuale antimafia ha dato al ministero e al dipartimento interessato a predisporre la bozza circa il fatto che si tratta di tribunali ad alto tasso di densità criminale. Abbiamo anche mandato l'elenco dei procedimenti. Anzi, lo abbiamo anche aggiornato, quindi, se vi interessa, possiamo trasmettervelo.
Sotto questo profilo, non c'è alcun dubbio sul fatto che il criterio dell'impatto della criminalità organizzata non sia rispettato, ma questo lo dovete rilevare voi, non posso dirlo io.
Sulla logistica, posso dire che certamente Catanzaro non è in grado di ospitare il tribunale di Lamezia. Questo e chiaro ed è sicuro. Su Cosenza non so dire. Mi interesso di Catanzaro perché è il mio tribunale di corrispondenza. Non saprei, peraltro, se Cosenza sia in grado a sua volta di assorbire o meno, non so qual è la sua logistica. Certo due tribunali sono forti, si potrebbe crearne uno o adottare tante altre soluzioni. Poi, tocca anche all'amministrazione comunale dare una risposta su questo punto.
Anche sulle sezioni distaccate, non sono io, ma il Consiglio giudiziario o il presidente del tribunale che può dare risposte. Noi non abbiamo sezioni distaccate, ma un ufficio unico per tutto il distretto di Catanzaro, esclusa la provincia di Reggio Calabria.
In conclusione, ancora su Lamezia, posso dire che abbiamo aperto dei filoni investigativi, grazie al contributo degli arrivi che abbiamo avuto, e che abbiamo lavoro per anni. Dobbiamo, però, poterlo portare a termine e poter investire il tribunale di Lamezia, sperando che ci sia ancora, altrimenti ci rivolgeremo a chi sarà il nostro giudice naturale. Noi, del resto, facciamo i pubblici ministeri.
Ecco, questa è la situazione, peraltro ben nota al presidente che in passato ha fatto prevalentemente l'avvocato.

PRESIDENTE. La ringrazio, procuratore, a nome di tutta la Commissione, sia di aver accettato l'invito sia del prezioso contributo che ci ha voluto lasciare.
Per l'Associazione nazionale giovani avvocati (AIGA) sono presenti gli avvocati Dario Greco, presidente, Claudia Pizzurro, segretario nazionale, Valeria Pugliese, responsabile del gruppo di lavoro sulla revisione delle circoscrizioni, e Giulia Vigna.
Do la parola all'avvocato Dario Greco, presidente dell'Associazione italiana giovani avvocati.

DARIO GRECO, Presidente nazionale dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA). Grazie, presidente dell'invito rivolto alla giovane avvocatura. Mi fa piacere essere qui oggi nel ventesimo anniversario della strage di via D'Amelio, in cui dei servitori dello Stato hanno dato la vita per la giustizia e la legalità. Credo che quando si affrontano i problemi della giustizia e della legalità nel nostro Paese bisogna sempre ricordare chi ha dato la vita, quindi tenere, forse, in minor considerazione i risparmi di spesa e gli investimenti per la giustizia e la legalità.


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Affrontare i problemi soltanto in termini economici determina, infatti, un arretramento della democrazia e della legalità nel nostro Paese.
Per quanto riguarda il giudizio che la nostra associazione dà su questo schema di decreto legislativo, fermo restando che da anni affermiamo che la geografia giudiziaria italiana necessita di una completa rivisitazione perché è datata di 150 anni e avevamo auspicato un intervento di razionalizzazione sui giudici di pace e sulle sezioni distaccate, riteniamo che questo schema di decreto legislativo sia mal fatto ovvero non tenga conto di alcune criticità evidenti.
Il primo rilievo che mi sento di sollevare è una violazione palese della legge-delega. La lettera b), dell'articolo 1, comma 2, della legge-delega dice espressamente che nel ridefinire la geografia giudiziaria, oltre all'indice di sopravvenienza, bisogna tenere conto dei carichi di lavoro, quindi evidentemente dei carichi di lavoro dei tribunali che andiamo a sopprimere per vedere se possono essere assorbiti dai tribunali che vengono ad accorpare. Tuttavia, nella relazione ministeriale vi è un chiaro passaggio in cui viene affermato che non si è voluto tenere conto dei carichi di lavoro per una valutazione soggettiva del ministero, secondo la quale i carichi di lavoro sono relativi alla situazione attuale, per cui se si fa un provvedimento di lungo periodo non è corretto tenere conto del dato odierno. La legge-delega, però, diceva qualcosa di diverso, ovvero che si doveva tenere conto espressamente dei carichi di lavoro.
Inoltre, non vi è alcuna analisi - cito sempre la lettera b) dell'articolo 1 della legge-delega - sulla situazione infrastrutturale. A parte avere stampato alcune carte geografiche ricavate da Google map, che testimoniano la distanza tra un tribunale soppresso e un tribunale accorpante, non vi è alcuna valutazione sulla situazione infrastrutturale del tribunale che deve ricevere quello soppresso. Per esempio, come diceva il procuratore della Repubblica, Catanzaro non è grado di assorbire Lamezia Terme, ma potrei dire che Vicenza non è in grado di assorbire Bassano del Grappa o Alessandria non è in grado di assorbire i tribunali del suo circondario, che dovrebbero essere accorpati, divenendo essa tribunale provinciale, perché è un comune in dissesto finanziario, quindi come potrà garantire l'ospitalità di tribunali come Casale Monferrato e altri che dovrebbero essere accorpati?
Per quanto riguarda l'esame della situazione infrastrutturale, non vi è alcuna analisi sul territorio del circondario del tribunale che si va a sopprimere. Faccio l'esempio della sezione distaccata di Scalea, del tribunale di Paola, che dista, secondo Google map, ma non vi è alcuna analisi in tal senso nella relazione ministeriale, un'ora e 44 minuti di strade calabresi, quindi bisogna vedere se reali o teorici. Lo stesso vale per Rossano Calabro. Nella stessa relazione ministeriale si afferma, con assoluto candore, che, a parte dover impiegare 89 minuti per raggiungere da Rossano il tribunale di Cosenza, non vi sono autolinee e la frequenza dei treni viene definita scarsa, con un tempo di percorrenza di 120 minuti.
Non bisogna, quindi, considerare soltanto la sede in cui si trova un tribunale che si sopprime, ma tutto il territorio attorno. Quando faccio riferimento a queste difficoltà non mi riferisco agli avvocati che dovranno spostarsi da Rossano, da Paola, da Bassano o da Casale presso il tribunale accorpante. È vero che questo è un problema drammatico per la giovane avvocatura, che vive una crisi economica, culturale e sociale da decenni. La questione, peraltro, non determinerà uno sviluppo dell'economia del Paese, ma sicuramente provoca la frustrazione di una generazione di giovani avvocati.
Tuttavia, lasciando stare i giovani avvocati e non volendo fare il sindacalista della mia associazione, vi chiedo quale testimone si recherà a testimoniare in un processo civile, dovendo fare 2 ore di macchina da Rossano a Cosenza o da Scalea a Cosenza o da Bassano a Vicenza? Quale consulente tecnico, per una causa magari messa con il gratuito patrocino, accetterà di spostarsi per chilometri per


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potere prestare il suo ufficio in un processo civile o penale? Di questi problemi il ministero non ha minimamente tenuto conto.
Del resto, anche i risparmi di spesa evidenziati nella relazione sono irrisori. A parte il fatto che non riesco a comprendere come nel 2012, per un provvedimento che entra in vigore fra 18 mesi, si possano già risparmiare 2,8 milioni di euro, 17 nel 2013 e 31 nel 2014. Immaginavo risparmi di spesa per centinaia di milioni di euro. Se il risparmio di spesa è questo ed è determinato dai minori costi per gli affitti e per la gestione delle strutture, il ministero, per una clausola di invarianza del bilancio, dovrebbe dire anche quanto costerà traslocare i tribunali soppressi presso i tribunali accorpanti, dove andranno riposti i fascicoli e quali saranno i rinvii nelle cause pendenti presso i tribunali e le sezioni distaccate da sopprimere a causa di questo trasloco. Avremmo, poi, senz'altro un aumento della spesa pubblica a causa della legge Pinto perché avremmo inevitabilmente un allungamento dei processi di tutte le sezioni distaccate di tutti i tribunali che verranno soppressi.
Tornando al mio ragionamento iniziale, non siamo contro la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Abbiamo tantissime sezioni distaccate dei tribunali che vanno chiuse. Per esempio, si fa riferimento a 200.000 abitanti per tenere in piedi un tribunale e in Campania si chiudono sezioni staccate con una popolazione di 300.000 persone, con un intervento illogico. Con un tratto di penna, all'improvviso, nel nostro Paese, si cancella un tessuto economico e di legalità.
Sul problema dell'impatto della criminalità organizzata, tralasciando la richiesta che è stata fatta dal ministero alle procure distrettuali - giustamente, il procuratore dice di aver trasmesso i dati; si dice che ne hanno preso atto, ma non si dice come - gli studi sociologici ci insegnano che il contrasto alla criminalità organizzata, specie nel meridione d'Italia, non si ottiene semplicemente con le misure di ordine pubblico o con la lotta delle procure della Repubblica a cosa nostra, alla 'ndrangheta o la camorra, ma anche assicurando una legalità diffusa nel Paese.
Per esempio, quando un cittadino avrà uno sfratto per morosità e per chiedere un termine di grazia dovrà fare 200-300 chilometri per recarsi al tribunale, in un'attività senza ministero di difensore, forse non si rivolgerà al giudice o a un avvocato, ma a qualcun altro che potrà assicurare una pacificazione in termini più rapidi e forse più definitivi rispetto a un provvedimento giurisdizionale. Ecco, su questi aspetti, il decreto legislativo non è minimamente entrato nel dettaglio. Non sono state, come risulta dalla relazione ministeriale, prese in esame queste problematiche.
Vorrei fare un'ultima annotazione circa il fatto che non viene considerato neppure il problema di quei 37 enti pubblici oggi presenti presso i tribunali sopprimendi, ovvero i consigli dell'ordine, che hanno un patrimonio e dei dipendenti. La questione è completamente ignorata: si fa una procedura di liquidazione oppure verranno assorbiti o accorpati? Non si dice se verranno assorbiti dagli ordini accorpanti. Tuttavia, può darsi che gli ordini accorpanti non abbiano i soldi per assorbirli, tenuto conto che, pur essendo pubblici, si autofinanziano con le quote degli iscritti.
Per queste ragioni, riteniamo che questo schema di decreto legislativo debba essere completamente rivisto, analizzando innanzitutto il territorio e aprendo un dialogo con tutte le forze presenti e non chiudendosi nelle stanze di via Arenula per fare un provvedimento che non ha previsto alcun confronto con l'avvocatura, con le forze sociali, con le municipalità e con il Paese per ridisegnare l'organizzazione della giustizia in maniera più razionale.
Per esempio, non vi è alcuna valutazione riguardo all'impatto sull'efficienza della macchina giudiziaria. Non si dice in nessuna parte della relazione che questo provvedimento consentirà di accelerare i tempi della giustizia. Quando mi riferisco all'efficienza della macchina giudiziaria mi riferisco innanzitutto a decisioni più giuste,


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e magari anche più celeri, ma ciò che conta è che siano più giuste. Ecco, tutto questo non c'è nella relazione e nello schema di decreto. Ritengo, pertanto, che esso debba essere restituito al mittente, quindi al Governo, per far sì che si rivaluti tutto. Capisco che i tempi per l'esercizio della delega stanno scadendo, ma si possono anche rinnovare.

MARCO PUGLIESE. Vorrei fare una domanda, approfittando della vostra presenza, perché da sempre mi sono battuto contro questa legge-delega. La preoccupazione che arriva dai giovani avvocati è la medesima degli ingegneri, dei tecnici o dei geometri. Infatti, non si parla mai dell'indotto che gira intorno al tribunale. Vorrei sapere, quindi, dai rappresentanti dei giovani avvocati se le esigenze che hanno riscontrato sono valide su tutto il territorio nazionale.
Chiedo questo perché mi provengono richieste di audizione non solo dall'ordine degli avvocati, ma anche degli architetti, degli ingegneri e dei geometri che quotidianamente svolgono la loro attività di consulenza nei tribunali e che non riescono a capire che futuro avranno rispetto a una riorganizzazione, che personalmente considero sbagliatissima. Mi dovrà dire, infatti, il signor Birritteri come fa a sostenere che a Lamezia Terme c'è la criminalità, ma ad Afragola no. Comunque, la domanda è se ci sono pressioni anche da parte di altre organizzazioni di giovani categorie di professionisti rispetto a questa riorganizzazione. Grazie.

DARIO GRECO, Presidente nazionale dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA). Indubbiamente, la presenza di un tribunale o di un ufficio giudiziario sul territorio determina un indotto. Oltre al lavoro degli avvocati e dei consulenti tecnici, vi sono diverse realtà che vivono attorno a un plesso giudiziario, dal tabaccaio che vende la marca da bollo e il contributo unificato, al ristorante, al centro fotocopie e così via. Questo provvedimento determina, quindi, un impoverimento del territorio.
Inoltre, oggi, per accedere al gratuito patrocino in materia civile, si presenta un'istanza al consiglio dell'ordine, ma se questo è distante, sarà più difficile accedere alla giustizia. Questa è un'esigenza che è sicuramente avvertita.
Se posso ampliare la risposta alla domanda, vorrei dire che questa relazione ministeriale è un libro dei sogni. Per esempio, quando si parla del tribunale di Napoli nord, prima si dice che non si è riusciti a fare il tribunale a Giuliano in Campania perché mancava la sede, poi si costituisce il tribunale di Napoli nord e gli si accorpano alcune sezioni distaccate, credendo che cambiando nome da Giuliano in Campania a Napoli nord si abbia automaticamente una sede. Non è scritto, però, da nessuna parte dove questo tribunale dovrà avere sede. Se c'era il problema per Giugliano in Campania, come potrà non esserci per Napoli nord?
Insomma, è un libro dei sogni difficilmente realizzabile.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri auditi del contributo e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,30.

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