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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VI
10.
Mercoledì 11 novembre 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Conte Gianfranco, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SUL CREDITO AL CONSUMO

Audizione del capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia:

Conte Gianfranco, Presidente ... 2 3 4 5 6 7 9 10 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 25 26
Barbato Francesco (IdV) ... 13
Ceccuzzi Franco (PD) ... 12
Cera Angelo (UdC) ... 6 9
Comaroli Silvana Andreina (LNP) ... 10 13
Fugatti Maurizio (LNP) ... 3 13 25 26
Pagano Alessandro (PdL) ... 11 13 19 22
Pepe Antonio (PdL) ... 10
Rinaldi Roberto, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia ... 2 3 4 5 6 7 10 11 12 13 14 15 16 18 19 20 21 22 23 24 25 26
Troiani Marco, Direttore - Capo divisione intermediari ex articolo 107 del TUB ... 17 18 19 20 26

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia ... 27
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

[Avanti]
COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 11 novembre 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO CONTE

La seduta comincia alle 15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul credito al consumo, l'audizione del capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia.
Sono presenti il dottor Rinaldi, condirettore centrale e capo del servizio supervisione intermediari specializzati, e il dottor Marco Troiani, capo divisione intermediari ex articolo 107 TUB.
Dottor Rinaldi, lei è a conoscenza del tema di questa audizione. Stamani abbiamo letto sul Corriere della sera un'anticipazione di quello che state facendo. Ci piacerebbe saperlo prima dei giornali.
Do la parola al dottor Rinaldi per lo svolgimento della relazione.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Innanzitutto, ringrazio il presidente e la Commissione dell'invito che è stato rivolto alla Banca d'Italia per discutere di un tema così rilevante.
La Banca d'Italia ha preparato un testo, il cui obiettivo è, essenzialmente, quello di rispondere a domande che erano emerse anche nel confronto con esponenti della Commissione. Ci è sembrato che la predisposizione di un documento potesse essere utile per rispondere a tematiche specifiche sollevate nel corso dei lavori della Commissione.
Toccherò aspetti normativi, affronterò il tema dell'indebitamento delle famiglie e farò brevi riferimenti alla questione delle cartolarizzazioni e al problema delle carte di credito; mi concentrerò quindi sull'azione di vigilanza che la Banca d'Italia ha portato avanti, con riferimento agli operatori che svolgono principalmente attività di credito al consumo.
Per quanto riguarda l'inquadramento normativo, il credito al consumo, come sappiamo, è oggetto di una specifica normativa, contenuta nel Testo unico bancario del 1993 e nei relativi provvedimenti attuativi. In particolare, l'articolo 121 definisce il credito al consumo come «concessione, nell'esercizio di un'attività commerciale o professionale, di credito sotto forma di dilazione di pagamento, di finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria a favore di una persona fisica che agisce per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta».
Questa disciplina cambierà a seguito dell'attuazione della direttiva comunitaria relativa al credito ai consumatori, sulla quale tornerò nella parte finale del mio intervento.


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La normativa attualmente in vigore si applica a importi inferiori a 31.000 euro, a prescindere dalla forma tecnica. Le forme tecniche che dobbiamo considerare sono: l'acquisto di specifici beni e servizi, che dà vita ai cosiddetti «crediti finalizzati»; i crediti volti ad aumentare la capacità generale di acquisto del consumatore, ossia i cosiddetti «crediti non finalizzati», tra i quali i prestiti personali; il credito tramite carte di credito, tecnicamente definite carte di credito revolving, categoria di credito che si sta sviluppando in maniera rilevante.
Sono esclusi dal credito al consumo i finanziamenti destinati all'acquisto e alla ristrutturazione di immobili, di norma erogati con la forma tecnica del mutuo.
Com'è noto, è prevista dalla legge una riserva di attività a favore dei soggetti che possono erogare finanziamenti oppure interporsi nel processo di commercializzazione. Tra i primi abbiamo le banche, gli intermediari finanziari ex articolo 107 del TUB e gli intermediari finanziari di cui all'articolo 106 del TUB. L'attività è consentita anche a venditori di beni e fornitori di servizi, ma solo nella forma della rateizzazione del prezzo.
Per quanto riguarda i soggetti che si interpongono nel processo di commercializzazione, mi riferisco in particolare agli agenti in attività finanziaria e ai mediatori creditizi, soggetti molto importanti soprattutto per quanto riguarda la concessione di credito contro cessione del quinto dello stipendio (altra componente del credito al consumo).
La Banca d'Italia, com'è noto, esercita poteri di vigilanza nei confronti delle banche e degli intermediari di cui all'articolo 107 del TUB. Dal 1o gennaio 2008, vale a dire da quando l'Ufficio italiano dei cambi è stato assorbito dalla Banca d'Italia, è compito di quest'ultima controllare gli intermediari di cui all'articolo 106 del TUB, nei confronti dei quali la Banca d'Italia ha poteri minori, essenzialmente legati alla verifica dei requisiti che consentono la permanenza nell'elenco.
Ho pensato che fosse utile fare riferimento a queste categorie di operatori, perché pensiamo, in particolare con riferimento agli agenti e ai mediatori, sebbene di dimensioni relativamente contenute, che essi svolgano un ruolo fondamentale nel rapporto tra intermediari e clientela finale.
Per quanto riguarda la struttura del mercato, cercherò di offrire molto rapidamente un quadro della situazione. Lo stock di crediti al 30 settembre 2009 ammonta a 110 miliardi di euro. Più del 50 per cento di questa somma è costituito da prestiti personali (circa 60 miliardi), che aumentano la capacità di acquisto delle persone ma non sono finalizzati all'acquisto di uno specifico bene. I crediti finalizzati ammontano a circa 30 miliardi di euro.

PRESIDENTE. Mi scusi, dottor Rinaldi, quando lei parla di prestiti personali intende quelli che fanno capo ai soggetti di cui agli articoli 106 e 107 del TUB? Dalla cifra indicata sono esclusi i prestiti personali concessi dal sistema bancario?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. No, sono inclusi. Quando parlo di credito al consumo mi riferisco sia alle banche sia alle finanziarie. La somma riguarda i crediti erogati attraverso i vari canali disponibili o anche, ad esempio, attraverso le carte di credito revolving. Si tratta dello stock complessivo in essere. Se si vuole, quello che ho indicato è l'ammontare dell'indebitamento delle famiglie nei confronti di tutti i soggetti: banche, intermediari ex articolo 107 e intermediari ex articolo 106.

MAURIZIO FUGATTI. Sotto i 31.000 euro.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Esatto: il credito al consumo si può avere per importi sotto i 31.000 euro.
L'aspetto che desidero mettere in luce è che, per la gran parte, il credito è


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erogato dal sistema bancario o direttamente, tramite le banche specializzate nel credito al consumo, o tramite le finanziarie (ad esempio, ex articolo 107) che fanno parte dei gruppi bancari. Questi sono i soggetti che operano dal lato dell'offerta.

PRESIDENTE. Siamo generalmente abituati a lasciar parlare gli auditi e a porre le domande soltanto al termine del loro intervento iniziale. Tuttavia, siccome sta riferendo dati di una certa rilevanza, ci permettiamo di interloquire con lei, dottor Rinaldi, anche in questa fase.
È anche in grado di specificare la quantità di stock che fa capo agli intermediari finanziari ex articoli 106 e 107 e agli istituti bancari?
Sono dati di cui, naturalmente, ci farebbe comodo disporre quando dovremo effettuare le nostre valutazioni.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Signor presidente, nella Figura 1, a pagina 27 del documento che abbiamo consegnato, riportiamo i dati suddivisi per le varie tipologie di operatori.
Se sommiamo le percentuali relative alle parti della torta colorate in viola e in marrone, ci accorgiamo che circa il 50 per cento dei 110 miliardi fa capo direttamente a banche di gruppo bancario italiano, più altre banche. Grosso modo, il mercato è diviso in due: tra gli intermediari ex articolo 107 e le banche, con una leggera prevalenza dei primi. È importante sottolineare che gli intermediari ex articolo 107 fanno parte di gruppi bancari e, quindi, non sono società finanziarie che hanno uno status giuridico autonomo. È degno di nota il ruolo dei gruppi bancari, che tramite le finanziarie hanno accresciuto le quote di mercato.
L'altro aspetto importante, per quanto riguarda la struttura del mercato, su cui probabilmente torneremo successivamente, è che il 25 per cento di quei 110 miliardi (circa 27 miliardi) è relativo a finanziarie che fanno capo a gruppi bancari esteri.

PRESIDENTE. Sostanzialmente, il 75 per cento del mercato è vigilato dalla Banca d'Italia in maniera diretta.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Esatto.
Un altro aspetto che vorrei mettere in luce, su cui tornerò eventualmente più avanti, è la concentrazione che caratterizza il mercato. Dei principali operatori, siano essi banche o intermediari ex articolo 107 facenti parte di gruppi bancari, i primi cinque detengono una fetta rilevante del mercato del credito al consumo. Questo della concorrenza è un tema che è stato affrontato in Commissione anche di recente. Secondo noi, si tratta di un tema molto importante.
Nel mio intervento - a questo punto, penso che proseguirò a braccio - mi soffermerò anche sui temi dell'indebitamento delle famiglie e del costo del credito.
Noi mettiamo in luce un aspetto che emerge dai dati e che è già noto alla Commissione, anche perché è stato evidenziato nel corso di precedenti audizioni: l'indebitamento delle famiglie - stavolta mi riferisco anche a quello a fronte dei mutui - in rapporto al reddito disponibile è cresciuto negli ultimi anni, ma rimane inferiore a quello che registriamo nell'area dell'euro. Questo è sicuramente un dato importante, un punto di forza del nostro sistema, legato alla capacità di risparmio delle nostre famiglie.
Vorremmo sottolineare, tuttavia, che l'indebitamento è cresciuto, e a ritmi elevati, fino a prima che scoppiasse la crisi finanziaria. Non soltanto i livelli di crescita, ma la crescita stessa è un elemento al quale bisogna guardare, oggi, con attenzione e preoccupazione. La Banca d'Italia si è interessata alla dinamica del rapporto tra indebitamento e reddito disponibile. Nelle nostre indagini sui bilanci delle famiglie, oltre ai dati complessivi a cui facevo riferimento, abbiamo analizzato, in particolare, il rapporto tra servizio del debito e reddito disponibile per le famiglie nel loro insieme, senza distinguere


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per classi di reddito, considerando anche le classi di reddito più basse. Ne abbiamo ricavato un'informazione che ci sembra importantissima.
L'indagine viene svolta ogni due anni. Adesso stiamo elaborando i dati relativi al 2008, che saranno pubblicati all'inizio del 2010. Devo dire, con un po' di rammarico, che per quanto riguarda le famiglie a basso reddito siamo fermi ai dati del 2006. A quel tempo, le famiglie che facevano parte del primo quartile, vale a dire quelle con reddito relativamente basso, avevano una rata di mutuo che corrispondeva a circa il 30 per cento del reddito disponibile. Il numero delle famiglie era di circa 230.000 e le percentuali sul totale delle famiglie erano relativamente contenute. Questo dato, che dal punto di vista aggregato deve confortare, non può esimere le autorità dal valutare e considerare la posizione di quelle famiglie che si trovano a dover pagare una rata di mutuo piuttosto elevata.
Penso - questa è una mia riflessione - che le condizioni del mercato del lavoro che si sono determinate...

PRESIDENTE. Sta parlando del mutuo casa?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Sto parlando, in particolare, del mutuo casa. Non mi sto riferendo alla spesa complessiva relativa ai mutui e alle spese per consumi, ma al mutuo casa in rapporto al reddito disponibile. Stiamo parlando - ripeto - di una percentuale limitata sul numero complessivo delle famiglie, ma comunque di situazioni delicate, che vanno valutate con estrema attenzione.
Per quanto riguarda il credito al consumo, il rapporto tra debito e reddito disponibile delle famiglie italiane è un po' più basso rispetto a quello dell'Europa continentale e molto più basso rispetto a quello dei Paesi anglosassoni.
Un punto sul quale richiamo l'attenzione è che, fino alla metà del 2007, avevamo tassi di crescita del credito al consumo dell'ordine del 15 per cento. Dalla metà del 2007 vi è stato un rallentamento e il tasso di crescita del credito al consumo è sceso fino al 4 per cento attuale. Ciò significa che il credito al consumo non sta scendendo in valore assoluto, ma sta crescendo, anche se del 4 per cento all'anno, mentre in passato cresceva del 15 per cento.
So che la Commissione si è chiesta se si tratti di un problema di domanda, di offerta o di entrambe. La nostra risposta è che sicuramente esiste un problema di domanda. In altre parole, la situazione economica non favorevole porta a una minore domanda di credito al consumo, soprattutto perché si riduce la domanda degli acquisti di beni durevoli. Pensiamo inoltre - con riferimento, però, al credito complessivo, non soltanto al credito al consumo - che incidano anche alcuni fattori relativi all'offerta: come ha recentemente osservato il Governatore in occasione della Giornata mondiale del risparmio, e come risulta, del resto, da survey di livello europeo, chi offre credito è più prudente.
Vorrei concludere questa parte economica del mio intervento facendo riferimento ai costi del credito al consumo. Come la Banca d'Italia ha affermato in occasione della Giornata del risparmio, il costo del credito al consumo in Italia è più alto che all'estero. Le cause di tale fenomeno possono essere svariate. Quello che noi osserviamo è che, sulla base di una metodologia standardizzata, c'è un divario di circa un punto percentuale: in Italia, il costo medio del credito è attorno al 10 per cento, nell'area dell'euro è di circa un punto più basso. Tanti, come ho detto, possono essere i motivi, ma io penso che, al di là dei confronti internazionali, sia importante aumentare il grado di concorrenza nel mercato. Pensiamo, infatti, che un elevato grado di concorrenza sia lo strumento fondamentale per ridurre il costo del credito.
Nel nostro documento riportiamo i dati relativi ai costi delle varie tipologie di credito. Sulla base delle informazioni raccolte


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ai sensi della legge del 1996 (recante disposizioni in materia di usura), alla metà del 2009 i tassi di interesse medi praticati dalle banche e dalle società dell'elenco speciale per le diverse forme tecniche di credito al consumo si posizionavano ancora su livelli elevati in tutte le categorie. In particolare, i tassi più alti si riscontrano nell'utilizzo di carte di credito revolving (oltre il 17 per cento); seguono il credito finalizzato (poco meno del 12 per cento), i prestiti personali (11 per cento) e la cessione del quinto (con un tasso del 9 per cento che, peraltro, non include le spese per le polizze assicurative, computate a partire dal terzo trimestre 2009).
L'altro punto che vorremmo sottolineare è che tali oneri mostrano una bassa reattività al movimento dei tassi della politica monetaria e del costo del funding interbancario. Il livello a cui si attestano oggi non è molto diverso da quello osservato prima che si manifestassero, nell'estate del 2007, le prime tensioni finanziarie, allorquando i tassi di policy erano decisamente più elevati. Osserviamo, dunque, a parte il livello, una rigidità nei tassi di interesse praticati. Noi riteniamo che uno degli strumenti per renderli più flessibili sia l'aumento della concorrenza.
Per quanto riguarda il costo dei mutui, abbiamo una situazione un po' variegata. Sempre utilizzando il confronto con i tassi standardizzati rilevati nell'area dell'euro (con i relativi pro e contro), osserviamo che i tassi sui mutui indicizzati sono allineati, anzi ultimamente sono un po' più bassi rispetto a quelli degli altri Paesi (sono scesi molto perché sono scesi molto i tassi interbancari). I tassi sui mutui a tasso fisso, invece, sono più alti rispetto a quelli che osserviamo negli altri Paesi.
Occorre sottolineare un aspetto particolarmente rilevante. Se oggi c'è un incentivo a ricorrere ai mutui a tasso variabile, perché i tassi sono bassi, bisogna che le famiglie siano informate del fatto che la rata del mutuo aumenterà quando i tassi ritorneranno a livelli più elevati. Siccome il mutuo è a lungo termine, bisogna che questa consapevolezza vi sia.
La Banca d'Italia sta stimolando gli intermediari affinché informino i richiedenti dei mutui a tasso variabile che il rischio è rilevante e che l'aumento dei tassi potrebbe avere un impatto notevole sul budget familiare.

PRESIDENTE. Inascoltati...

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Inascoltati? Non saprei. Noi, comunque, insistiamo.

ANGELO CERA. Bisogna insistere di più.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Sappiamo di dover insistere, e lo stiamo facendo. In seguito, terrò a sottolineare gli interventi della Banca d'Italia su diversi fronti. Noi pensiamo che gli interventi su questo fronte, soprattutto negli ultimi anni, siano stati molto rilevanti. Tuttavia, parlerò di ciò nella seconda parte della mia relazione.
Quello delle cartolarizzazioni è un tema sul quale la Commissione aveva manifestato un certo interesse, perché vi era il problema di capire come erano state fatte le cartolarizzazioni in Italia.
La Banca d'Italia è stata molto attenta a verificare che le cartolarizzazioni fossero condotte, nel nostro Paese, in modo trasparente, come preteso da una legge del Parlamento. Le cartolarizzazioni sono state realizzate da soggetti che erano noti e hanno avuto ad oggetto crediti classificati in bonis, non crediti in sofferenza. Inoltre, si ha traccia di chi detiene i titoli. È vero che il processo di cartolarizzazione è stato seguito dalla Banca d'Italia, ma il Parlamento italiano ha avuto il merito di imporre che si conservasse traccia dei vari passaggi, in modo da evitare le distorsioni e la mancanza di informazioni registratesi in altri Paesi. Per quanto riguarda i dati, rimando alla relazione.


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Un altro tema importante è quello delle carte di pagamento. Nel testo diamo conto di tutte le tipologie di carte di credito utilizzate. Ho già parlato dei costi, punto di vista dal quale l'area delle carte richiede attenzione. Riteniamo che lo schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva relativa ai servizi di pagamento, la Payment Services Directive, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 ottobre, offra la possibilità di fare progressi, soprattutto nell'ambito del credito revolving. A seguito del recepimento della direttiva, l'incremento del numero di soggetti che opereranno come istituti di pagamento, pur con alcuni limiti (potranno erogare credito fino a dodici mesi, in connessione con la prestazione di servizi di pagamento), farà aumentare il grado di concorrenza e determinerà, in generale, un miglioramento nel sistema dei pagamenti. Nella relazione sottolineiamo come l'ingresso nel mercato del credito al consumo di nuovi soggetti potrà determinare una maggiore concorrenza nel settore delle carte revolving, con una riduzione dei costi a beneficio dei consumatori.
È importante sottolineare che, a seguito della legge comunitaria, la vigilanza su questi intermediari, sulle payment institution, è attribuita alla Banca d'Italia, che avrà il suo albo e svolgerà, nei confronti di tali soggetti, un'attività di vigilanza basata sui princìpi della sana e prudente gestione.
Al di là degli aspetti normativi e di supervisione ora ricordati, vorrei segnalare un elemento che ritengo di particolare valore. Com'è scritto nella relazione, il potenziale ingresso nel mercato del credito al consumo di soggetti operanti nei comparti della grande distribuzione e della telefonia mobile potrà determinare, in prospettiva, una maggiore concorrenza nel settore revolving. L'aspettativa è che la spinta concorrenziale determini una riduzione dei costi a beneficio dell'utenza finale.
Nella seconda parte della relazione entro nel merito di ciò che ha fatto la Banca d'Italia sul fronte dei rapporti tra intermediari e clientela e sottolineo due aspetti: gli interventi sul piano normativo e gli interventi sul piano dei controlli.
Le iniziative regolamentari sono le seguenti: l'emanazione di nuove disposizioni in materia di trasparenza (luglio 2009); la revisione delle modalità con le quali gli operatori debbono procedere alla rilevazione e alla segnalazione dei tassi effettivi globali medi ai sensi della legge sull'usura; l'intervento molto importante che ha portato alla costituzione dell'Arbitro bancario finanziario. Noi pensiamo che questi tre interventi sul piano delle norme - non entro nel dettaglio; potremo farlo, semmai, ove vi fossero domande al riguardo - aiuteranno a migliorare i rapporti tra intermediari e clientela.
Poiché la Banca d'Italia, insieme al Parlamento e al Governo, esercita anche funzioni di vigilanza, vi illustro come sono stati svolti i controlli di vigilanza per quanto concerne il settore del credito al consumo.
Innanzitutto, abbiamo potenziato i controlli sugli intermediari operanti in tale ambito. La Banca d'Italia ha intensificato l'azione di vigilanza cartolare e ispettiva sugli operatori del settore; dal 2008 l'azione è diventata ancora più intensa. In aumento risultano sia gli interventi di vigilanza volti a richiamare gli intermediari al rispetto delle disposizioni di trasparenza sia i provvedimenti di rigore, tra cui il divieto di intraprendere nuove operazioni. In alcuni casi di gravi violazioni di legge è stato avviato il procedimento della cancellazione dagli elenchi speciale e generale, ai sensi dell'articolo 111, comma 1, lettera c) del TUB.

PRESIDENTE. Quanti ne avete cancellati?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Sono stati interventi molto rilevanti. Nel caso degli intermediari ex articolo 106 si dà conto del numero di quelli cancellati nella relazione al Parlamento e al Governo. Per quanto riguarda gli intermediari


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ex articolo 107, sono stati attuati interventi rilevanti, di cui ha dato notizia, in taluni casi, anche la stampa. Posso assicurare che gli interventi sono stati molto rilevanti e hanno riguardato percentuali notevoli di società finanziarie specializzate nel credito al consumo. Con riferimento al rispetto della normativa di trasparenza, sono ordinariamente condotti controlli sulle dipendenze di banche e intermediari finanziari, tenendo anche conto degli esposti pervenuti all'Istituto.
Considerata la sua importanza, vorrei tornare un attimo sulla questione della cancellazione dagli elenchi generale e speciale. Per quanto riguarda gli intermediari ex articolo 107, la cancellazione è disposta dalla Banca d'Italia; i provvedimenti di cancellazione relativi agli intermediari ex articolo 106 rientrano, invece, nella competenza del Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta della Banca d'Italia. Dal punto di vista istituzionale, questa è la distribuzione dei compiti in materia di cancellazioni.
Gli interventi che ho descritto hanno sugli operatori un effetto di disciplina, che contiamo di rilevare anche in futuro.
Nel corso degli ordinari controlli di vigilanza, ispettivi e cartolari, è emerso il ruolo cruciale svolto dalla commercializzazione del prodotto nel settore del credito al consumo. Tale porzione di attività risulta ampiamente affidata a reti esterne costituite da operatori fortemente orientati alla generazione di fatturato, a scapito, spesso, di una corretta relazione d'affari con il cliente. In tale contesto sono emerse diffuse anomalie nella catena distributiva, la cui lunghezza è spesso all'origine di una lievitazione dei costi di distribuzione, con aggravi di oneri a carico del consumatore; sono emersi, altresì, carenze nei controlli sulla rete e mancato rispetto formale e sostanziale della disciplina in materia di trasparenza, nonché delle normative di settore.
L'azione di vigilanza è stata svolta con specifico riferimento al segmento dei prestiti a fronte di cessione del quinto dello stipendio o della pensione, che, pur riguardando soltanto il 10 per cento dei 110 miliardi di euro di stock complessivo, ha per noi un enorme rilievo reputazionale. Nelle ispezioni e nei controlli cartolari prestiamo particolare attenzione a tutti gli aspetti rilevanti. Abbiamo istituito un gruppo di lavoro e abbiamo incontrato i principali operatori (se n'è occupato il servizio da me diretto). A seguito di ciò, il Governatore ha firmato una lettera roneata indirizzata a tutte le banche, a tutte le finanziarie ex articolo 107 e a tutte le finanziarie ex articolo 106, invitandole a rispettare le norme che disciplinano la cessione del quinto dello stipendio o della pensione (risalenti al 1950) e richiamando gli intermediari al rispetto di principi fondamentali per il corretto svolgimento della loro attività. Il Servizio supervisione intermediari specializzati e la Banca d'Italia, impegnati da tempo nel perseguimento di tali obiettivi, ultimamente hanno dedicato particolare attenzione alle problematiche relative ai prestiti contro cessione del quinto.
La predetta comunicazione del Governatore, destinata alla generalità degli operatori del settore, intende richiamare l'attenzione sui principali profili di anomalia che abbiamo riscontrato e incrementare la correttezza nelle relazioni tra intermediari e clienti. Prendendo spunto dalle irregolarità rilevate nell'azione di vigilanza, ispettiva e cartolare, la Banca d'Italia richiede agli operatori di astenersi dalle prassi anomale sinora adottate, evitando comportamenti fraudolenti o comunque lesivi dell'utente consumatore, e di rafforzare i presidi organizzativi in materia di controlli interni. Più in generale, gli intermediari vengono richiamati ad assicurare il pieno rispetto della disciplina sulla trasparenza delle condizioni contrattuali e sulla correttezza dei rapporti con la clientela.
La comunicazione ribadisce che, ai sensi delle disposizioni di vigilanza, è comunque il soggetto erogante a essere responsabile della complessiva attività di collocamento posta in essere dalla catena distributiva, fino all'ultimo elemento di contatto con la clientela. Secondo noi è cruciale, affinché il lavoro sia svolto in


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maniera corretta, che l'intermediario erogatore del credito si ponga il problema di chi è a contatto con il cliente. Ciò comporta, per tale soggetto, l'obbligo di presidiare i rischi operativi e reputazionali insiti in comportamenti difformi e anomali posti in essere dalla catena distributiva. In tal senso, sono da evitare forme di remunerazione e valutazione degli addetti alla propria rete di vendita che costituiscano un incentivo a commercializzare prodotti non adeguati rispetto alle esigenze finanziarie dei clienti.
Questo nostro intervento non ha il valore di un generico richiamo: noi pensiamo che produrrà risultati importanti, perché è il frutto di incontri con i principali operatori del settore e, inoltre, perché si affianca al lavoro finora svolto sia sul piano della vigilanza ispettiva e cartolare sulle finanziarie sia sotto il profilo regolamentare.
La nostra non è un'azione facile, per vari motivi. Innanzitutto, le norme possono essere migliorate. Da questo punto di vista, credo che un passo fondamentale per rafforzare i poteri e per rendere più efficace l'azione delle autorità di vigilanza sia stato compiuto dal Parlamento - al cui lavoro in qualche modo ci affidiamo -, che ha delegato il Governo a dare attuazione alla direttiva sul credito ai consumatori.
Avendo riguardo ancora alle iniziative normative, vorrei richiamare l'attenzione sulla riforma del titolo V del Testo unico bancario. Come dicevo all'inizio, avere poteri piuttosto limitati ci crea una serie di problemi e, talvolta, ci impedisce di svolgere bene il nostro lavoro. Ciò si verifica, ad esempio, con riferimento alla rete dei mediatori creditizi e degli agenti in attività finanziaria. Nella legge comunitaria 2008 c'è un riferimento esplicito a tali soggetti, che sono oltre 150.000. È fondamentale che questi importanti operatori agiscano correttamente nella distribuzione dei prodotti bancari. Quando sarà realizzata la riforma del titolo V del TUB avremo operatori finanziari in grado di corrispondere effettivamente alle attese della clientela.
L'attuazione della direttiva sul credito ai consumatori e la riforma del titolo V del TUB appaiono fondamentali per consentire alla Banca d'Italia di svolgere in maniera sempre più adeguata l'attività di vigilanza.

PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Rinaldi.
Purtroppo, al momento, disponiamo di tempi molto limitati per i nostri interventi, poiché in Aula sono previste votazioni al termine dello svolgimento del question time. Decideremo in base all'andamento dei lavori dell'Assemblea se proseguire oltre le 16. Naturalmente, invito i colleghi a porre domande brevi. Se non avremo tempo sufficiente, vedremo di concordare un'altra data per proseguire un'audizione che mi sembra avere una certa rilevanza. Mi riferisco, in particolare, al fatto che è stata sottolineata la necessità di un aggiornamento legislativo rispetto a temi che abbiamo affrontato e che - come mi è sembrato di capire, anche scorrendo velocemente la relazione scritta del direttore Rinaldi - sono ben noti alla Banca d'Italia.
Do ora la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ANGELO CERA. Vorrei innanzitutto ringraziare il dottor Rinaldi della relazione che ci ha illustrato.
Ritengo che nella fattispecie del credito al consumo potremmo anche inserire un tipo di prestito al quale l'utente molto spesso fa riferimento. Come lei sa, è scomparsa la commissione di massimo scoperto, ma le banche l'hanno sostituita con commissioni dovute per i più disparati titoli e variamente denominate: per la messa a disposizione di fondi eccedenti la disponibilità accordata; per istruttoria urgente; per sconfinamento; per l'utilizzo oltre la disponibilità; per mancanza di fondi; per la messa a disposizione di somme. Insomma, c'è sempre una commissione da pagare.
Ebbene, quali comportamenti sta assumendo la Banca d'Italia in relazione a


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questa azione usurante che le banche stanno conducendo nei confronti della clientela di qualsiasi tipo e dimensione? So che anche le famiglie povere si vedono addebitare, per sconfinamenti di 100 euro, commissioni fisse di 20, 30 o 40 euro. Come risponde la Banca d'Italia a questa squallida azione, quasi da bucanieri, che le banche italiane hanno messo in atto a fronte della scomparsa della commissione di massimo scoperto?

PRESIDENTE. Colleghi, poiché i lavori dell'Assemblea riprenderanno con l'esame di una mozione, sulla quale vi sono otto iscritti a parlare, abbiamo il tempo, se non vi sono obiezioni, per proseguire l'audizione oltre le 16.

ANTONIO PEPE. Nel ringraziare il dottor Rinaldi, appunto subito la mia attenzione sulla parte della relazione che interessa l'indebitamento delle famiglie.
Da sempre quello italiano è un popolo risparmiatore, probabilmente il più risparmiatore d'Europa. Tuttavia, leggo che in questi ultimi anni l'indebitamento delle famiglie italiane è cresciuto, anche se siamo ancora a una soglia più bassa rispetto al resto d'Europa, con un rapporto tra il complesso dei debiti finanziari e il reddito disponibile del 57 per cento (contro una media europea del 93 per cento). Nell'ambito di questo 57 per cento, circa il 37 per cento riguarda acquisti immobiliari o ristrutturazioni.
La crescita dell'indebitamento è dovuta alla crisi economica e alla riduzione dei tassi; inoltre, il sistema bancario ha proposto nuovi tipi di mutuo con durata trentennale, la cui rata, più contenuta, ha favorito l'accesso ai mutui di molte famiglie. Tale indebitamento interessa soprattutto i nuclei familiari appartenenti alla classe di reddito più bassa. Preferiscono il tasso fisso, in particolare, i soggetti a reddito fisso o che non prevedono di estinguere a breve il mutuo.
Vorrei quindi chiederle, dottor Rinaldi, in quali aree geografiche del Paese l'indebitamento sia cresciuto di più. Pongo questa domanda per capire anche se il sistema bancario preferisca investire nel Nord o sia attento anche al Sud d'Italia.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Anch'io ringrazio il nostro ospite, al quale porrò alcune domande riguardanti i tassi di interesse.
Dottor Rinaldi, lei ha dichiarato che in Italia i tassi sono più alti che negli altri Paesi europei, facendo riferimento proprio ai tassi di interesse delle carte di credito revolving, al credito finalizzato e alla cessione del quinto.
Nel corso di precedenti audizioni è stato evidenziato come, talvolta, si raggiungano tassi elevatissimi, in particolare per quanto riguarda le carte di credito revolving e la cessione del quinto: o perché le informazioni all'utente non sono complete o perché nel TAEG non sono comprese alcune voci di costo, alla fine l'utente si trova a pagare il doppio di quanto richiesto. Vorrei sapere, quindi, se la Banca d'Italia stia effettuando controlli a tale riguardo.
Nell'esercizio della funzione di vigilanza sugli intermediari, l'Istituto ha rilevato il mancato rispetto degli obblighi di comunicazione. Talvolta, però, il consumatore si vede consegnare informative di cinquanta pagine, In tal modo, chi concede il prestito è tutelato, ma sappiamo bene che le famiglie, le quali necessitano del finanziamento, solitamente non leggono le cinquanta pagine di documentazione contrattuale, nelle quali sono utilizzate diciture complesse, non chiare e a molti incomprensibili.
Lei, dottor Rinaldi, evidenziava come i tassi dei mutui siano molto bassi...

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Mi riferivo ai mutui a tasso variabile.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Sì, sono molto bassi perché l'Euribor è basso. Ho notato, tuttavia, che spesso le banche hanno aumentato lo spread, per lucrare maggiormente su questo. Grazie.


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ALESSANDRO PAGANO. Ringraziamo il dottor Rinaldi per la sua presenza.
Sarò veloce perché disponiamo di poco tempo, per cui mi attendo anche risposte telegrafiche. Desidero affrontare, in particolare, due argomenti.
Il primo è la quasi impossibilità di trasferire un conto corrente bancario da una banca a un'altra. Guai ai clienti (più o meno tutti...) trattati male dalle banche! Quasi nessuno se ne accorge e, quindi, le lamentele sono limitate. Per i pochi che se ne accorgono, e che quindi vorrebbero cambiare, è quasi impossibile farlo: gli ostacoli sono infiniti, specialmente se sul conto vi sono addebiti di utenze varie.
Vorrei sapere cosa stia facendo la Banca d'Italia in termini di vigilanza, perché i soprusi sono palesi.
Inoltre, poiché ci apprestiamo a intervenire in via legislativa, vorremmo sapere cosa sia possibile fare per rendere assolutamente più snello e trasparente il rapporto tra banche e clienti. In altri Paesi europei la situazione è molto diversa. Ci è stato infatti spiegato che non appena una banca tratta male i clienti, questi hanno l'effettiva possibilità di trasferire tutti i loro conti mediante una semplice comunicazione scritta. È quindi evidente che esistono soluzioni tecniche che dobbiamo emulare.
Passando al secondo argomento, devo riconoscere la chiarezza esemplare della Figura 3 a pagina 28 del documento che ci è stato distribuito (la potenza espressiva dei grafici è, a volte, davvero entusiasmante). La Banca d'Italia giustamente evidenzia come l'indebitamento delle famiglie si sia sviluppato nel contesto europeo, facendo anche un confronto con gli Stati Uniti. L'Italia si trova in una situazione molto peggiore rispetto al 2003. La percentuale di indebitamento delle famiglie italiane è la più bassa, ma i margini non sono più quelli di una volta. Ciò attiene a dinamiche di tipo sociologico, che non possiamo approfondire.
Siamo più competitivi per quanto riguarda il trend dell'indebitamento, ma i nostri problemi diventano evidenti osservando la Figura 4. Il dato relativo all'indebitamento dei nostri concittadini nei confronti delle banche è confortante. I guai arrivano dai prestiti erogati dalle società finanziarie, che sono, in generale, poco trasparenti (quelle aderenti ad associazioni lo sono di più). Sappiamo bene che i tassi praticati dalle finanziarie sono più alti, che nel rapporto con le stesse, come ho detto, c'è meno trasparenza e, inoltre, che i livelli di credito sono a volte sproporzionati rispetto alle garanzie fornite (è il caso dei mutui concessi ai novantenni). Vorrei evidenziare come l'incremento più rilevante, rispetto al 2003, riguardi proprio la quota di credito al consumo erogato dalle società finanziarie. Siamo consapevoli, comunque, dell'esistenza di una legislazione in materia di controlli probabilmente non adeguata.
La Figura a pagina 7 evidenzia un tema caro al presidente. I nostri tassi sono di 3,5 punti superiori alla media dell'area euro. Ritengo, però, che dal punto di vista bancario il sistema Paese non costi 3,5 punti in più rispetto a quelli di Francia, Germania e Inghilterra.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Si riferisce alla Figura 7, onorevole Pagano?

ALESSANDRO PAGANO. Sì, alla Figura 7. I tassi di interesse praticati dalle nostre banche per il credito al consumo sono più alti di 3,5 punti rispetto alla media degli altri Paesi dell'area euro.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Attualmente, c'è una differenza di 1,5 punti.

ALESSANDRO PAGANO. Mi correggo: si tratta di 1,5 punti in più. Tuttavia, tale differenziale è costante da anni, per cui abbiamo a che fare con una dinamica non occasionale, ma fisiologica. Il dato mi preoccupa: non tanto perché segnala che il nostro sistema bancario non è competitivo


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- non credo, infatti, che tale interpretazione sia corretta - quanto, piuttosto, perché evidenzia l'esistenza di una speculazione forte, cui la Banca d'Italia non è in grado di opporre una vigilanza adeguata.

FRANCO CECCUZZI. Desidero innanzitutto ringraziare il dottor Rinaldi, perché la relazione che ci ha illustrato conferma quanto fosse opportuna la nostra indagine conoscitiva, soprattutto nella parte finale, in cui segnala la necessità di interventi legislativi. Si tratta di una sollecitazione che dobbiamo valutare con grande attenzione, in considerazione del fatto che le anomalie riscontrate dalla Banca d'Italia, in particolare con riferimento ai finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio o della pensione, accrescono le preoccupazioni che già nutrivamo a tale riguardo.
Il grafico a torta di pagina 27 evidenzia che il 95 per cento del credito al consumo è erogato dalle banche e un 4 per cento più l'1 per cento da intermediari non bancari. È esatto?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. È esatto.

FRANCO CECCUZZI. I dati che ci ha fornito ieri l'ABI indicano, invece, che le banche gestiscono il 50 per cento del mercato, mentre le società finanziarie ex articolo 107 gestiscono il restante 50 per cento. Evidentemente, si è operata una cesura troppo netta, dimenticando che il 90 per cento del 50 per cento è costituito da società finanziarie partecipate dalle banche.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Controllate, ma sono parte di gruppi bancari.

FRANCO CECCUZZI. Perfetto. Desideravo porre in risalto, in modo che risultasse inequivocabilmente anche dal resoconto stenografico dell'audizione, come il dato fornitoci dall'ABI non sia corretto. Attenendosi a tale indicazione, sembrerebbe quasi che il 50 per cento del mercato, estraneo alle reti bancarie, sia gestito dai 103.000 mediatori creditizi. Non è così, perché l'extrabancario gestisce soltanto il 5 per cento del mercato, mentre banche nazionali o estere ne gestiscono il 95 per cento. Credo sia importante rilevarlo.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Se posso fare una considerazione a tale proposito, negli altri Paesi solo le banche svolgono l'attività di erogazione del credito al consumo. Ciò è la naturale conseguenza della struttura del mercato. In Italia, poiché gli intermediari ex articolo 107 del TUB non possono finanziarsi mediante la raccolta di risparmio, sono finanziati dalle banche.
I costi, che nel grafico sono chiari, dipendono da vari fattori, tra i quali il complessivo grado di concorrenza del mercato. Non nascondo l'esistenza anche di un problema di rapporti tra banche e finanziarie, ma se vogliamo avere costi più appropriati dobbiamo, da un lato, favorire la concorrenza per tutti e, dall'altro, intervenire sul piano normativo, perché altrimenti sarà difficile ottenere quei risultati sui quali credo vi sia condivisione.
La Banca d'Italia riserva molta attenzione ai rapporti tra banca e clientela, come sta dimostrando con la recente lettera roneata indirizzata alle banche e alle finanziarie. Riteniamo che un buon rapporto tra banche, finanziarie e clientela vada a vantaggio della stabilità complessiva del sistema finanziario, che il legislatore ci ha incaricato di preservare, ai sensi dell'articolo 5 del TUB. Per noi i buoni rapporti tra banche, finanziarie e clientela sono un elemento essenziale della stabilità; se non sono buoni, abbiamo problemi ad assolvere il nostro compito. Per migliorare tali rapporti abbiamo compiuto, ultimamente, sforzi rilevanti, e mi dispiacerebbe se questi non venissero percepiti.


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ALESSANDRO PAGANO. Non vorrei che il nostro sembrasse un atto d'accusa; oggi siamo qui anche per individuare soluzioni.
Poiché è un bene che esista la Banca d'Italia, così com'è stata strutturata, il problema risiede in una lacuna dal punto di vista legislativo - per colmare la quale chiediamo anche il vostro aiuto -, nonché in meccanismi di vigilanza che anche in base alla normativa vigente potrebbero essere diversi.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Nel mio intervento era centrale chiarire alla Commissione e al Parlamento quello che ha fatto la Banca d'Italia sul fronte dei controlli, in particolare nei confronti delle finanziarie ex articolo 107 italiane o estere.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Nel corso dell'audizione di ieri l'ABI ha dichiarato che, spesso, metà del tasso applicato alla clientela remunera l'attività dei mediatori creditizi e degli agenti in attività finanziaria.
Vorrei sapere se abbiate verificato anche questo aspetto e se i dati che ci avete fornito riguardo ai tassi medi applicati siano comprensivi anche del costo delle anzidette provvigioni.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Sì, certo.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Mi domando se non sia eccessivo che metà del tasso applicato vada a remunerare l'attività di mediatori e agenti.

FRANCESCO BARBATO. Nel ringraziare i rappresentanti della Banca d'Italia, desidero ribadire, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, che è nostro intendimento tutelare l'autonomia e l'indipendenza della Banca d'Italia. Noi rilanciamo e rafforziamo questo proposito, giacché vogliamo che essa funzioni come tutte le authority. Riteniamo infatti che l'indipendenza da qualsiasi tipo di condizionamento sia fondamentale per consentire all'Istituto di intervenire nella maniera più efficace, specialmente in presenza di inammissibili discrepanze rispetto agli altri Paesi della zona euro. Mi riferisco, nel caso di specie, ai tassi di interesse praticati per il credito al consumo, che in Italia sono più alti di circa 1,5 punti.
Da questo punto di vista, la Banca d'Italia deve essere molto più incisiva, perché a noi interessano i risultati finali: la qualità del rapporto tra le banche, le finanziarie e gli utenti si misura soprattutto in questo modo. L'Italia non può distinguersi sempre in negativo rispetto a tutti gli altri Paesi europei.
Ribadisco quindi la nostra posizione, sperando che continuiate a svolgere un buon lavoro.

PRESIDENTE. Credo che nessuno metta in dubbio che la Banca d'Italia svolga il suo lavoro.

MAURIZIO FUGATTI. Per quanto riguarda la tutela dei consumatori, che rappresenta uno dei temi affrontati nel corso dell'indagine, collegata al credito è la questione della segnalazione ai circuiti bancari dei soggetti che non sono in regola con i pagamenti rateali.
In questo momento di crisi economica, vengono registrati nelle banche dati dei SIC non soltanto i tradizionali «cattivi pagatori», ma anche le famiglie sane, prive però della liquidità necessaria per onorare il debito. Una volta inseriti in tali archivi è quasi impossibile uscirne; può succedere che un singolo insoluto comprometta anche dopo molti anni l'erogazione di credito al soggetto incorso nell'inadempimento.
Dottor Rinaldi, tenendo conto del fatto che la crisi economica ha determinato un aumento del numero delle persone registrate nelle banche dati dei SIC, ritiene che la legge attuale sia da rivedere oppure no? Inoltre, come potranno tirarsi fuori da tali banche dati, quando vi sarà la ripresa dell'economia, quei buoni pagatori


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che sono stati assimilati ai cattivi pagatori soltanto a causa di una temporanea mancanza di liquidità? Grazie.

PRESIDENTE. Non posso esimermi dal porre anch'io qualche domanda.
Vorrei sapere, direttore, quante risorse umane la Banca d'Italia impiega nel controllo degli intermediari ex articolo 107, e qual è la consistenza organica del suo ufficio. Nell'elenco speciale dovrebbero iscritti circa 150.000 soggetti, anche se il numero è variabile, perché qualcuno sostiene che sono 160.000, altri che sono 100.000.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Gli iscritti sono 150.000.

PRESIDENTE. Se si tiene conto dei soggetti non iscritti che fanno da procacciatori il numero di operatori diventa decisamente superiore.
Nel pieno della crisi ci siamo dovuti occupare del sistema bancario, ma l'argomento del credito al consumo era in cima ai nostri pensieri. È per questo che abbiamo deciso di approfondire il tema subito dopo aver licenziato i provvedimenti urgenti per fronteggiare la crisi finanziaria.
Dottor Rinaldi, lei ha fatto riferimento a rilevanti interventi sanzionatori, senza però precisare in cosa siano consistiti e quali e quante società abbiano riguardato. Se ci invita a leggere i giornali del passato, emerge un serio problema di reputazione della Banca d'Italia, che dovrebbe però riguardare tutti. Infatti, poiché i soggetti iscritti nell'elenco generale di cui all'articolo 106 rappresentano solo il 3 per cento del totale, quelli iscritti nell'elenco speciale ex articolo 107, controllati in maniera più diretta e stringente dalla Banca d'Italia, ammontano complessivamente, tenendo conto anche di quelli che fanno parte di gruppi bancari italiani o esteri, al 97 per cento degli intermediari finanziari non bancari.
A proposito di interventi sanzionatori, mi viene in mente la vicenda del gruppo Delta, che non sfugge alla Banca d'Italia. Nel caso di specie veniva in rilievo soprattutto il credito al consumo, tanto che nei contatti intercorsi con Intesa Sanpaolo per l'eventuale acquisizione della società (di cui la Banca d'Italia aveva disposto la gestione provvisoria, dopo avere accertato che sulla stessa esercitava un controllo non autorizzato la Cassa di risparmio di San Marino) proprio la parte di attività riguardante il credito al consumo ha creato enormi difficoltà.
Per quanto riguarda la direttiva PSD (e ci interessa anche quella relativa al credito ai consumatori), avrà notato, dottor Rinaldi, come essa, nel prevedere genericamente che le società autorizzate a svolgere l'attività di credito al consumo possano emettere carte revolving, non si esprima sulle modalità, sui tassi e su altri aspetti del sistema che dovranno essere regolamentati.
Negli allegati al documento che ci è stato consegnato emerge una differenza fra i tassi europei e quelli del nostro Paese. A mio avviso, bisogna tenere conto del fatto che vigono parametri diversi, ai fini dell'applicazione della legge in materia di usura, a seconda che le operazioni siano effettuate dalle banche ovvero dalle finanziarie. Ecco perché il nostro sistema, che è evoluto, ha cominciato a fare perno sugli intermediari ex articolo 107. Infatti, ciò che non è permesso alle banche, in quanto vietato dalla legge contro l'usura, è consentito alle finanziarie, sebbene queste siano sostanzialmente di proprietà delle banche. Dalla Figura 1 si evince che il 20 per cento del mercato è detenuto da «107 di gruppo bancario italiano» e il 25 per cento da «107 di gruppo bancario estero»...

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Mi scusi, signor presidente, c'è un grafico in cui riportiamo i tassi praticati dalle banche e dagli intermediari ex articolo 107 nelle varie tipologie...


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PRESIDENTE. Certo, ci sarei arrivato nella parte finale del mio intervento, partendo dalle osservazioni preliminari relative ai tassi usurari.
Proprio le ultime figure contenute negli allegati ci portano a esprimere un'ulteriore considerazione. Dalla Figura 10 si rileva, infatti, come le finanziarie ex articolo 107 specializzate, ovvero la metà del totale, abbiano sofferenze e incagli superiori a quelli delle banche specializzate. Ci chiediamo se ciò sia dovuto ai diversi tassi praticati. In altre parole, sembra che il mondo bancario, quando il cliente presenta un rischio di credito maggiore, lo induca a rivolgersi agli intermediari finanziari non bancari; questi ultimi, infatti, possono praticare tassi di interesse più alti, dal momento che è più alto, per loro, il limite dell'usura.
Dottor Rinaldi, lei ha trattato un altro argomento che mi interessa moltissimo. Io propugno un meccanismo che obblighi i soggetti con reddito non elevato a utilizzare lo schema del tasso fisso. Vorrei un suo parere al riguardo. Un operaio, che ragionevolmente potrà avere limitati incrementi di reddito legati alla contrattazione, non può essere spinto dal mercato finanziario ad accendere mutui a tasso variabile in base alla mera considerazione che le rate iniziali saranno molto basse. Se non lo si avverte che quelle rate potranno diventare insostenibili per il suo reddito familiare a causa dell'inflazione, che prevedibilmente crescerà nei prossimi anni, vuol dire che nel sistema c'è qualcosa che non funziona. Accendere oggi un mutuo a tasso variabile significa pagare una rata mensile di circa 600 euro su un prestito di 120.000 euro; tuttavia, se, com'è prevedibile, i tassi saliranno, nell'arco del prossimo anno, di 1, 2 o 3 punti, la rata mensile supererà gli 800 euro e potrà diventare insostenibile per il bilancio familiare.
Al di là della moral suasion che può esercitare la Banca d'Italia - nient'affatto seguita dalle banche, le quali propongono il sistema più allettante per persone prive delle necessarie conoscenze finanziarie - non crede, direttore, che si potrebbe prevedere un sistema per imporre il tasso fisso ai possessori di redditi non superiori a una certa soglia?
Vorrei sapere, inoltre, a quanto ammonti il totale dei prestiti delle prime dieci finanziarie ex articolo 107, perché Ducato, Neos ed altre fanno capo ai gruppi bancari più forti e, quindi, hanno più mercato.
Per quanto riguarda la cessione del quinto dello stipendio o della pensione, lei ha dichiarato, dottor Rinaldi, che sarebbe opportuno rivedere la normativa del 1950 e che sono state riscontrate anomalie presso gli operatori, con i quali ha avuto anche diversi incontri. Vorrei sapere se in tale settore siano presenti sindacati, o società collegate a sindacati, che riscuotono commissioni. Infatti, soprattutto nel settore pubblico, il dipendente che ha bisogno di un piccolo prestito si rivolge, spesso, al proprio rappresentante sindacale.
Per quanto riguarda i mediatori creditizi e la riforma del titolo V del TUB, quando, a pagina 23 della relazione scritta, sottolineate che è prevista l'istituzione di un organismo ad hoc presso il Ministero dell'economia e delle finanze, significa che intendete «sfilarvi» dal settore?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Non credo sia scritto «presso il Ministero dell'economia e delle finanze». Se è scritto, è sbagliato.

PRESIDENTE. Leggo: «(...) ridisegnare il sistema dei controlli facendo leva sull'istituzione di un nuovo organismo ad hoc, nominato dal Ministro dell'economia e delle finanze, espressione degli intermediari interessati e sottoposto alla vigilanza (...)».

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Il nuovo organismo ad hoc sarà sottoposto alla vigilanza della Banca d'Italia, signor presidente.


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PRESIDENTE. Bene. Do la parola al nostro ospite per la replica.
Tenga presente, dottor Rinaldi, che tra non molto saremo chiamati in Aula per le votazioni.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Ringrazio per le domande, numerose e molto complesse. Spero di non dimenticarne qualcuna.
Per quanto concerne la commissione di massimo scoperto, era stato preannunciato, in mancanza delle necessarie iniziative del sistema bancario, un intervento legislativo. In occasione della Giornata mondiale del risparmio 2009, il Governatore Draghi ha evidenziato come da una recente rilevazione della Banca d'Italia, che ha riguardato i comportamenti assunti dagli istituti bancari dopo gli interventi del legislatore, siano emerse alcune anomalie. Se vuole, signor presidente, posso dare lettura...

PRESIDENTE. Dottor Rinaldi, l'onorevole Fugatti è stato relatore sul provvedimento anticrisi e sul successivo provvedimento correttivo, nonché estensore dell'emendamento relativo alla commissione di massimo scoperto...

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Insomma, la Banca d'Italia ha segnalato alcune anomalie da correggere. Noi, ovviamente, diamo rilievo a questo aspetto; è necessario che le norme di trasparenza vengano rispettate, come verificheremo in sede ispettiva.
Per quanto riguarda l'indebitamento delle famiglie, non ho un'informazione precisa relativa alla sua consistenza per aree geografiche. Anche se devo effettuare una verifica, posso già dire che al Sud l'indebitamento è cresciuto molto e che in rapporto al reddito rimane un divario rispetto al Nord. Fino al 2007 abbiamo sperimentato una forte espansione, ma in termini di stock stiamo ancora a livelli inferiori rispetto agli altri Paesi europei: ciò vale per l'intero territorio nazionale e, quindi, anche per il Sud.
Per quanto concerne l'aspetto dei tassi, onorevole Comaroli, concordo con la sua visione. Nella relazione abbiamo appositamente presentato i risultati delle segnalazioni ai sensi della legge in materia di usura, distinguendo i tassi di interesse medi praticati dalle banche e dalle finanziarie per le varie tipologie di credito al consumo. Mi dispiace se non è stato percepito, ma su questo punto abbiamo voluto essere chiarissimi, indicando i dati del secondo trimestre del 2009.
A seguito delle modifiche che hanno riguardato l'applicazione della legge n. 108 del 1996, i tassi medi - in base ai quali è determinato il limite oltre il quale il tasso di interesse diventa usurario - dovranno comprendere tutte le commissioni, inclusa la componente di mediazione, che avrà un limite. Infatti, la finalità dell'intervento è anche quella di contenere costi che, essendo finora esclusi dalle rilevazioni periodiche, non avevano alcun limite. Per noi, questo è un aspetto molto importante.

PRESIDENTE. Di quale provvedimento si tratta?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Delle nuove istruzioni della Banca d'Italia sulle modalità di rilevazione dei tassi effettivi globali medi a fini di prevenzione dell'usura.
Al fine di analizzare in modo più esteso i compensi percepiti dai mediatori, è stata istituita una rilevazione parallela degli oneri complessivi sostenuti dal cliente e dagli intermediari.
Nell'ambito delle rilevazioni antiusura, quindi, che poi verranno...

PRESIDENTE. Rileva anche l'assicurazione richiesta in caso di cessione del quinto?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione


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intermediari specializzati della Banca d'Italia. Se permette, signor presidente, le risponderà il dottor Troiani.

PRESIDENTE. Prego, dottor Troiani.

MARCO TROIANI, Direttore - Capo divisione intermediari ex articolo 107 del TUB. Rileva anche l'assicurazione alla quale lei faceva riferimento, signor presidente.
Com'è specificato a pagina 17 della relazione, tra i costi che d'ora in avanti saranno considerati nel calcolo dei tassi effettivi globali medi vi sono proprio la commissione di massimo scoperto e le spese assicurative nella cessione del quinto dello stipendio. In passato tali costi non erano inclusi nel calcolo e, quindi, il tasso rilevato a fini antiusura era poco indicativo. Abbiamo modificato le procedure di rilevazione per inserire tutti i costi effettivamente sostenuti dal cliente.

PRESIDENTE. Vorrei sapere se la vicenda delle banche che chiedono di sottoscrivere un'assicurazione a garanzia dei mutui sia stata affrontata dalla Banca d'Italia. Da una precedente audizione si evinceva che le commissioni su tale tipo di assicurazione arrivavano, in qualche caso, anche all'80 per cento del costo, che ovviamente andava a scaricarsi sui mutui.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Dopo avere incontrato i maggiori intermediari e anche l'ISVAP, proprio ieri abbiamo emanato una comunicazione, indirizzata a tutti gli intermediari bancari e finanziari, nella quale vi è un esplicito riferimento alla questione delle assicurazioni nei finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio o della pensione.
In particolare, abbiamo chiesto all'ISVAP di prestare particolare attenzione ai costi delle polizze assicurative richieste per tale tipologia di finanziamenti.
A tale specifico riguardo la Banca d'Italia non ha poteri di verifica. Tuttavia, abbiamo coinvolto anche altre autorità e, in tutti i nostri interventi, abbiamo ricordato agli intermediari l'esigenza che l'assicurazione richiesta sia consona alle esigenze finanziarie del consumatore. Attenendo alla trasparenza, questo aspetto rientra nella sfera di vigilanza della Banca d'Italia, che effettuerà le opportune verifiche ispettive e cartolari.
Concordo con l'onorevole Comaroli anche in ordine all'eccessiva lunghezza e complessità delle informative contrattuali, tanto che nelle nostre disposizioni in tema di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari (come, del resto, nelle direttive relative ai servizi di pagamento e al credito ai consumatori) il problema è stato affrontato. In futuro, con il recepimento delle direttive, si stabilirà che ai clienti siano consegnati prospetti che li informino in modo semplice e comprensibile sulle condizioni contrattuali.
Mi riallaccio anche al problema dei mutui a tasso fisso. Bisogna dire alla gente che, in linea di principio, per programmare i futuri esborsi è preferibile il mutuo a tasso fisso. Nella fase delle trattative l'intermediario non deve limitarsi a informare il cliente che adesso i tassi variabili sono al 2,5 o al 3 per cento, ma deve anche delineare gli scenari futuri. La Banca d'Italia sta operando affinché questa diventi la prassi e per fare in modo che la normativa di trasparenza, alla quale tutti gli intermediari dovranno adeguarsi entro il 31 dicembre 2009, realizzi la finalità di informazione del cliente.

PRESIDENTE. Scusi, dottor Rinaldi, poi sentiremo anche l'Authority per la concorrenza. Intanto, cosa osta alla predisposizione, da parte della Banca d'Italia, di uno schema standard di informativa sul credito al consumo e sui mutui? Premesso che la concorrenza si attua mediante l'applicazione di tassi diversi, non sarebbe opportuno che le banche, in quanto soggette alla vostra vigilanza, fossero tenute a utilizzare uno schema base, che indicasse in modo chiaro al cliente con reddito fisso la scelta più conveniente per lui?


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ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Come risulta anche dal testo scritto, le disposizioni in materia di trasparenza, alle quali tutti gli intermediari dovranno adeguarsi entro il 31 dicembre 2009, forniscono indicazioni precise in ordine all'informazione che deve essere fornita al cliente.
Dal nostro sito Internet si può accedere a una sezione che abbiamo denominato «Educazione finanziaria. Conoscere per decidere», all'interno della quale si trovano molti documenti dedicati al tema cruciale della trasparenza delle condizioni contrattuali, nei suoi vari aspetti.
Le disposizioni in materia di trasparenza recentemente emanate fanno riferimento a un documento...

PRESIDENTE. Il direttore generale dell'ABI ha dichiarato in audizione, ieri, che le comunicazioni più rilevanti dell'Associazione, reperibili naturalmente nel sito Internet, sono pubblicate anche sul Sole 24 Ore. Io gli ho fatto notare che si tratta di strumenti non molto accessibili al contadino lucano che abbia interesse a conoscere le opportunità offerte dal sistema creditizio.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Ha ragione, signor presidente.
Nelle nostre disposizioni sulla trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari si fa riferimento al documento di sintesi: «Ai contratti è unito un documento di sintesi, che riporta, in maniera personalizzata, secondo quanto previsto dal contratto, le condizioni economiche pubblicizzate nel foglio informativo relativo allo specifico tipo di operazione o servizio. Il documento di sintesi dei servizi il cui il foglio informativo è redatto secondo i modelli allegati alle presenti disposizioni...» - quindi, ci sono dei modelli allegati, come proponeva lei, signor presidente - «...riporta le condizioni economiche secondo lo stesso ordine seguito nel foglio informativo. Il documento di sintesi relativo ai contratti di conto corrente offerti ai consumatori non riporta l'ISC. Il documento di sintesi costituisce il frontespizio del contratto; ne è parte integrante in presenza di un accordo delle parti in tal senso».
Queste sono le norme alle quali banche e finanziarie dovranno adeguarsi entro dicembre. Naturalmente, quando andremo a fare le ispezioni presso banche e finanziarie, verificheremo che ai loro contratti sia allegato il descritto documento di sintesi.

PRESIDENTE. L'ISC però non viene riportato.

MARCO TROIANI, Direttore - Capo divisione intermediari ex articolo 107 del TUB. No, perché l'ISC è un tasso generale, signor presidente, mentre nel caso di cui stiamo discorrendo l'esigenza è quella di personalizzare.
Il cliente ottiene un'informazione generale dai fogli informativi, i quali, anche se abbiamo cercato di semplificarne il contenuto, potrebbero comunque risultare troppo ponderosi e complessi. Proprio per evitare questo, ogni cliente trova indicato chiaramente, nel frontespizio del suo contratto, il tasso a lui applicato, non il tasso generale, l'ISC. Si tratta di un foglio di semplice fattura, che è obbligatorio consegnare insieme al contratto - anzi, è obbligatorio metterlo davanti al contratto -, in modo che il cliente trovi riassunte in una sola pagina tutte le condizioni personali e possa preliminarmente decidere se aderire, secondo uno schema predefinito da noi.

PRESIDENTE. Quindi, c'è anche una disclosure relativa ai costi delle intermediazioni.

MARCO TROIANI, Direttore - Capo divisione intermediari ex articolo 107 del TUB. Se sono previsti costi aggiuntivi per le intermediazioni, devono essere indicati. Questo è un altro principio generale espresso nelle norme sulla trasparenza:


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devono essere indicati separatamente i costi effettivi più i costi di intermediazione.

PRESIDENTE. La normativa dovrà essere applicata a partire da gennaio 2010?

MARCO TROIANI, Direttore - Capo divisione intermediari ex articolo 107 del TUB. Considerando che alcune di queste norme erano già in vigore, le banche e gli altri intermediari dovranno adeguarsi entro il 31 dicembre 2009 e dal successivo 1o gennaio 2010, quindi, dovranno essere compliant. A partire da quest'ultima data potremo verificare l'esistenza di eventuali problemi.

PRESIDENTE. Ci toccherà aspettare...

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. È richiesto l'adeguamento entro il 31 dicembre; dal 1o gennaio 2010 verificheremo con i nostri controlli.

MARCO TROIANI, Direttore - Capo divisione intermediari ex articolo 107 del TUB. Poiché abbiamo chiesto uno sforzo notevole al sistema bancario, anche dal punto di vista dell'adeguamento informatico, abbiamo concesso due o tre mesi di tempo per adeguarsi a tutte le richieste aggiuntive.

PRESIDENTE. C'era una domanda sulla CRIF...

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. La Banca d'Italia ha sempre sostenuto che la mobilità dei conti correnti è un elemento importante. Non soltanto abbiamo sollevato la questione, ma abbiamo anche prestato la dovuta attenzione a tale aspetto. Poiché non siamo ancora alla situazione ottimale, continueremo a verificare e a spingere nella direzione auspicata. Ritengo che in questo caso il Parlamento abbia avuto maggiore peso, giacché alcune norme sono state approvate. È compito degli intermediari e delle banche rispettarle, ed è nostro compito verificare, come ci sforziamo di fare nelle nostre attività ispettive.

PRESIDENTE. Una considerazione svolta dall'onorevole Pagano nel suo intervento mi ispira un'ulteriore domanda.
Oggi abbiamo un'effettiva concorrenza fra i fornitori di servizi di comunicazione. Con una propria delibera, che ha suscitato polemiche, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha stabilito che il trasferimento del numero da un gestore di telefonia mobile all'altro sia effettuato in tre giorni. Di conseguenza, il cliente che non è più soddisfatto di Vodafone passa a Tim o ad H3G e via dicendo. Vorrei sapere cosa impedisca che lo stesso criterio sia applicato ai conti correnti bancari.
Creando le condizioni per realizzare un'effettiva mobilità anche dei conti correnti, l'aumento della concorrenza inciderebbe sul fenomeno della differenza dei costi. Credo fosse questo il senso della domanda a lei rivolta dall'onorevole Pagano.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Ritengo che la mobilità dei conti sia un fattore di concorrenza e un elemento che deve andare a vantaggio del titolare del conto, che le cose possano essere migliorate e che, poiché una legge stabilisce dei criteri, l'istituzione dell'Arbitro bancario finanziario possa sicuramente aiutare.

ALESSANDRO PAGANO. Può spiegare meglio?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Nel caso di mancato rispetto delle norme che presiedono alla mobilità dei conti correnti, il cliente potrebbe rivolgersi all'Arbitro bancario finanziario.

PRESIDENTE. Questa, però, è un'altra cosa. A me sembra che l'onorevole Pagano


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- del cui pensiero, tuttavia, non voglio farmi interprete - chieda perché, qualora non gradisca il comportamento del direttore della sua banca, dal quale ritenga, ad esempio, di essere trattato male, non possa cambiare banca in tempi ragionevoli.
Se l'utente si rende conto che deve attendere troppo tempo per trasferire il conto, gli addebiti e le carte, rimane prigioniero di una situazione che, invece, vorrebbe evitare, esercitando un proprio diritto, come può fare con il negozio sotto casa, presso il quale può smettere di spendere se il commesso è scortese.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Concordo. Non voglio assolutamente dare l'impressione di nutrire perplessità a tale riguardo. Considero fondamentale, anche sotto il profilo della concorrenza, che il depositante abbia la facoltà di trasferire il conto, ma esistono leggi che regolano questo aspetto.
La Banca d'Italia e le altre autorità devono verificare che vi siano effettivamente le condizioni per garantire la mobilità e, ove queste manchino, devono intervenire perché vengano ripristinate. Il Governatore della Banca d'Italia ha più volte sollevato il problema della mobilità, nonché quello dei costi dei conti correnti, uno dei temi che ci ha visti maggiormente impegnati, tanto sul piano informativo quanto nello svolgimento dell'azione di vigilanza.
L'Arbitro bancario finanziario può aiutare da questo punto di vista, perché ad esso ci si può rivolgere (oltre che alla Banca d'Italia) per segnalare comportamenti anomali, qualora ci si avveda che la propria banca frappone al trasferimento del conto ostacoli non previsti dalla legislazione in materia.

MARCO TROIANI, Direttore - Capo divisione intermediari ex articolo 107 del TUB. Quello sottolineato dal dottor Rinaldi è un aspetto importante. Si tratta di norme di legge al cui rispetto siamo tutti interessati, che però le banche possono non rispettare, o rispettare parzialmente, aggravando la posizione del cliente. Il problema verte, quindi, su come tutelare il cliente. Questi può protestare e fare esposti alla Banca d'Italia (ne riceviamo molti). In tal caso, facciamo tutto quello che è in nostro potere, ma non possiamo intervenire nel rapporto contrattuale tra cliente e intermediario. Scriviamo all'intermediario e teniamo conto del suo comportamento anche in sede di valutazione.
La Banca d'Italia è intervenuta in maniera importante, ai sensi dell'articolo 128-bis del Testo unico bancario, affinché l'Arbitro bancario finanziario potesse finalmente cominciare a operare. Qual è l'importanza dell'Arbitro? Si tratta di un organismo veramente terzo, diverso quindi dall'Ombudsman bancario, nato su base volontaria e composto da rappresentanti delle banche. Il nuovo organo è stato istituito dalla legge ed è presieduto dal Governatore della Banca d'Italia. Ne fanno parte rappresentanti dei consumatori e dei soggetti bancari e finanziari.
Il cliente ha, dunque, un'ulteriore possibilità, molto più efficace del classico esposto alla banca stessa o alla Banca d'Italia: può rivolgersi a un organo terzo, appositamente creato per risolvere in via stragiudiziale le liti tra i clienti e le banche (nonché gli altri intermediari) riguardanti operazioni e servizi bancari e finanziari.
L'auspicio è che la presenza dell'Arbitro bancario finanziario possa determinare, nel medio termine, una riduzione della conflittualità, anche perché le banche dovrebbero sentirsi incentivate a rispettare maggiormente gli obblighi assunti nei confronti della propria clientela.

PRESIDENTE. Torniamo alla domanda di rito: quanto costa alla Banca d'Italia inviare una comunicazione ad hoc a tutti i cittadini che intrattengono rapporti con intermediari bancari e finanziari, per informarli che esistono disclosure, procedure garantistiche e l'Arbitro bancario finanziario? Se, infatti, si continua a ricorrere a una pubblicità vaga, affidata a Internet, ai giornali e ad altri strumenti similari, il consumatore non viene informato. Come


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ho ricordato ieri, durante l'audizione del direttore generale dell'ABI, dalla banca mi arriva solo la comunicazione di variazione del tasso di interesse. Anche la moratoria dei debiti diventa una sorta di cappio per chi la va a chiedere. Il ruolo della banca consiste anche nel fare comunicazione efficace.
Per quanto riguarda, in particolare, la figura dell'Arbitro bancario finanziario, comunicare a ciascun cittadino, singolarmente, che ha la possibilità di rivolgersi a un recapito telefonico sarebbe un fatto di una rilevanza straordinaria, perché la comunicazione finanziaria si fa raggiungendo tutti. Magari, non tutti leggeranno la lettera, ma almeno ci saremo tolti la preoccupazione che il cittadino possa non essere informato delle iniziative della Banca d'Italia.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Con i nostri mezzi, che sono rilevanti, abbiamo cercato di dare il massimo della pubblicità alle iniziative assunte in materia di finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio o della pensione e di trasparenza, nonché per garantire l'operatività dell'Arbitro bancario finanziario. Accogliamo l'invito a incrementare le iniziative pubblicitarie, se questa è la percezione della nostra azione.
Posso assicurare che riserveremo la massima attenzione al rapporto tra banche, finanziarie e clienti, che ci sforzeremo di migliorare sia per quanto riguarda la questione della mobilità dei conti sia per ciò che attiene alla trasparenza delle condizioni contrattuali.
Riteniamo che, in alcuni casi, le risorse di cui disponiamo non siano pienamente sufficienti. Mi consenta quindi, signor presidente, di non concordare sul fatto che, per quanto riguarda agenti e mediatori, il nostro obiettivo sia che se ne interessino altri. Noi continueremo a svolgere la vigilanza su tali soggetti perché riteniamo che la rete da essi costituita sia cruciale nel rapporto tra intermediari e clienti, anche sotto il profilo della fissazione dei tassi di interesse. Per farlo, però, abbiamo bisogno che l'accesso all'albo e all'elenco sia regolato da norme più restrittive.
La nostra attenzione e il nostro impegno sono massimi, come dimostra il testo presentato. Non abbiamo alcuna perplessità e sappiamo che è necessario proseguire nel percorso intrapreso per migliorare i rapporti tra soggetti vigilati e consumatori. Abbiamo ancora tanto da fare, anche se spero sia riconosciuto che abbiamo fatto molto per quanto riguarda usura, Arbitro bancario finanziario, trasparenza, fogli informativi, comunicazioni relative alla cessione del quinto dello stipendio, ispezioni sulle finanziarie mirate agli aspetti di trasparenza. Abbiamo bisogno di tempo per vedere i risultati di tanto lavoro, anche se qualcuno già si intravede.

PRESIDENTE. Sulle risorse, però, non ho avuto risposta.
In particolare, vorrei conoscere, dottor Rinaldi, l'organico del servizio da lei diretto. Ricordo che presso l'UIC lavoravano circa 650 dipendenti. So che si tratta di una sorta di segreto di Stato, perché degli 8.200 lavoratori della Banca d'Italia si sa poco e niente, ma ci tranquillizzerebbe apprendere che il Servizio Supervisione intermediari specializzati può contare su un numero di dipendenti sufficiente a garantire la vigilanza, almeno sotto il profilo della copertura del territorio.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. La parte dell'Ufficio italiano dei cambi che si occupava di antiriciclaggio, che è stata successivamente rafforzata, è confluita non nel mio servizio, ma nell'Unità di informazione finanziaria. Nel servizio di cui sono a capo sono confluite le strutture che curavano la gestione degli albi e degli elenchi degli agenti, dei mediatori e degli intermediari finanziari ex articolo 106, nonché una divisione che effettuava i controlli sui medesimi soggetti.
Quindi, dal punto di vista delle risorse...


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PRESIDENTE. Nell'Esercito si sa quanti uomini vi sono nel corpo d'armata, nella divisione, nella brigata, mentre da voi, francamente...

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Questo per segnalare che non vi è stata una dispersione; anzi, sono confluite nella Banca d'Italia - ripeto - le strutture che gestivano, tra l'altro, gli albi ed elenchi relativi agli agenti in attività finanziaria e ai mediatori creditizi.
Anche sul fronte dei controlli non c'è stata una dispersione di risorse; anzi, le abbiamo incrementate, con risultati significativi. Nella relazione della Banca d'Italia al Parlamento e al Governo molte pagine sono dedicate proprio ai controlli all'accesso e agli interventi di vigilanza condotti nel 2008 nei confronti dei suddetti operatori.
Da questo punto di vista, è motivo di orgoglio, per noi, essere riusciti a rafforzare la nostra azione, la quale potrà essere ulteriormente corroborata dagli interventi normativi di attuazione delle deleghe recate dalla legge comunitaria 2008.

ALESSANDRO PAGANO. Vi sono aspetti della vostra attività sui quali il Parlamento non potrà mai legiferare.
Lei, dottor Rinaldi, potrà rispondere ai nostri dubbi in mille modi diversi. Non possiamo verificare, ma ci fidiamo molto del suo giudizio e della sua professionalità. Quando la Banca d'Italia entra in un istituto di credito per effettuare un'ispezione, lo fa «nuovo», nel senso che il controllo è oggettivo, forte, reale. Il nostro dubbio - l'intervento del presidente è stato assolutamente chiaro - nasce dal fatto che non percepiamo la stessa severità nel caso dei controlli effettuati nei confronti delle finanziarie ex articolo 107 specializzate, soprattutto sotto il profilo dei rapporti che queste intrattengono con le aziende marginali, ovvero con quelle imprese che le banche spingono verso le «107» specializzate, controllate pur sempre da loro.
Nessuna norma potrà mai indicare come debba avvenire il controllo: ci vuole una posizione forte, una dichiarazione di intenti forte da parte del Governatore. Da questo punto di vista, credo che l'atteggiamento dei vertici della Banca d'Italia conti più del nostro.
Vorrei quindi sapere da lei, dottor Rinaldi, che è preposto al controllo cui facciamo riferimento, come operiate per evitare che le imprese «maltrattate» dalle banche, alle quali è precluso un dialogo finanziariamente conveniente, siano smistate, per così dire, agli intermediari ex articolo 107 specializzati, emanazione delle stesse banche.

PRESIDENTE Questo argomento costituirà oggetto di un nostro atto di indirizzo, ma ci aspetteremmo una presa di posizione della Banca d'Italia in relazione al caso, piuttosto frequente, di direttori di banca che consigliano a soggetti in sofferenza di rivolgersi a questa o quella finanziaria, nella quale, magari, hanno anche interessi personali. È inammissibile che simili comportamenti non vengano in alcun modo evitati o sanzionati.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Noi ci occupiamo dell'attività di vigilanza insieme al Servizio Supervisione gruppi bancari.
Negli ultimi due anni, in particolare a seguito della riorganizzazione della funzione di vigilanza - sarà mio impegno darne conto al Parlamento -, siamo intervenuti in misura rilevante soprattutto nei confronti degli intermediari ex articolo 107 operanti nel settore del credito al consumo (ma anche per quanto riguarda le società ex articolo 106 cancellate dal Ministro dell'economia e delle finanze).
La percezione di una scarsa attenzione nei confronti di tali operatori potrebbe essere il frutto di un'informazione non sufficientemente ampia. Personalmente, posso dichiarare che tale percezione non trova conferma nei dati relativi agli interventi di vigilanza effettuati. Credo che il


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70-80 per cento delle ispezioni eseguite negli ultimi due anni abbia riguardato società finanziarie ex articolo 107 attive nel credito al consumo.

PRESIDENTE. Scusi, dottor Rinaldi, poiché ormai abbiamo superato ogni remora, voglio porle domande più dirette, perché ho sempre un timore.
Mentre il Parlamento è alla portata di tutti, giacché è noto quanto guadagniamo, quanti siamo, quali sono le nostre attività, nel caso della Banca d'Italia un interrogativo rimane inevaso. Ricorrendo nuovamente alla metafora militare, andiamo alla guerra contro gli intermediari ex articoli 106 e 107 ignorando se disponiamo di una compagnia, di un reggimento, di una brigata o di una divisione. Insomma, siamo attrezzati per effettuare un'adeguata vigilanza? Se non lo fossimo, infatti, dovremmo rafforzare i presidi normativi.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. La valutazione è complessa, perché la vigilanza è un'area. Noi diamo conto dell'aspetto dimensionale, in relazione al quale l'informazione è completa: nella Relazione al Parlamento e al Governo è riportato il numero dei dipendenti e degli addetti delle varie aree. Eventualmente, mi riservo di farle avere separatamente, signor presidente, le informazioni che riportiamo nel predetto documento.
Se posso aprire una parentesi, la Banca d'Italia svolge un lavoro enorme per predisporre la Relazione da presentare al Parlamento e al Governo entro il mese di giugno di ogni anno. In particolare, sono circa cinquanta le pagine del documento presentato quest'anno riguardanti l'attività di vigilanza, il personale e l'attività. Per noi la Relazione è fondamentale per dare conto al Parlamento della nostra attività.
Con l'Ispettorato vigilanza e con le filiali riteniamo di svolgere bene e in maniera proporzionata il nostro compito. Non possiamo fare controlli generalizzati su 900 o 1.000 attività che fanno parte dell'elenco generale di cui all'articolo 106 del TUB, ma dobbiamo attenerci a un criterio; comunque, siamo coadiuvati dalla Guardia di finanza.
Alla domanda se l'attuale struttura sia sufficiente faccio fatica a rispondere. Con le risorse a disposizione compiamo lo sforzo massimo per riuscire a svolgere bene il nostro lavoro, secondo un criterio di proporzionalità, selezionando gli intermediari che presentano maggiori profili di rischio e aree particolarmente delicate (da tempo operiamo in questo modo per le questioni che riguardano il credito al consumo).

PRESIDENTE. Sì, però c'è un problema di fondo. Lei forse non lo ricorderà, dottor Rinaldi, ma all'epoca in cui ero relatore per la VI Commissione sui progetti di legge recanti disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari, molti erano distratti dall'idea che fosse più importante il mandato a termine del Governatore che il contenuto stesso del provvedimento.
C'è un problema di fondo che riguarda i controlli, i rapporti tra le varie authority, Antitrust, Consob e Banca d'Italia, e il concetto di vigilanza per finalità. Se voi vi occupate soltanto della stabilità del sistema, ma meno della sua trasparenza e funzionalità, anche in rapporto alle esigenze del consumatore, che dovrebbero costituire un elemento centrale, noi siamo qui per legiferare a tutela dei cittadini. Chiaramente, si dialoga con le associazioni di categoria, ma il primo criterio dovrebbe essere quello di tutelare il consumatore e l'utente.
Se, quindi, lei continua a parlare di stabilità, dottor Rinaldi, non ha senso tirare in ballo la Guardia di finanza: se i 70.000 appartenenti al Corpo della Guardia di finanza, che già devono occuparsi di 8 milioni di partite IVA, dovessero controllare, per conto della Banca d'Italia, anche le finanziarie e i mediatori creditizi, che sono 160.000, probabilmente non riusciremmo mai a vedere garantiti i controlli.
Il fenomeno riguarda soprattutto la mediazione, perché i tassi sono gonfiati


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dalle commissioni corrisposte ai mediatori e ai vari procacciatori, i quali danno vita a una catena distributiva la cui lunghezza mi ha indotto ad affermare, in una precedente audizione, che bisognerebbe adottare il modello dei farmers' markets, dove il consumatore va direttamente dall'agricoltore e salta tutta la catena. I mediatori creditizi hanno evidenziato che si perderebbero molti posti di lavoro e che gli iscritti all'albo svolgono un ruolo fondamentale; oggi, invece, lei ha dichiarato, dottor Rinaldi, di non considerare fondamentale l'apporto di tali soggetti e che anche la Banca d'Italia gradirebbe un accorciamento della catena, dal momento che le provvigioni incidono sui costi complessivi delle operazioni finanziarie.
Vorrei essere tranquillizzato anche su un aspetto di cui non ha ancora parlato, dottor Rinaldi (ne parlerà, evidentemente, più avanti). La vicenda Delta è significativa: era stata sottovalutata una situazione che era andata gradualmente peggiorando. Capisco che il direttore che aveva rilasciato l'autorizzazione ha perso il posto, ma è evidente che c'è stata una leggerezza nelle valutazioni che non mi sembra consona all'autorevolezza della Banca d'Italia. Sono preoccupato sul piano operativo. Sono molto contento dell'azione che la Banca d'Italia sta svolgendo, ma nel nostro Paese sembra sempre che si arrivi a cose già successe.
Naturalmente, domani leggeremo sui giornali che, secondo l'ABI, non esiste la differenza di oltre l'1 per cento tra i tassi italiani e quelli europei. Comunque, non ci sembra possibile che, con i tassi creditori molto al di sotto dell'1 per cento, praticamente siano i correntisti a pagare la banca per tenere i soldi a deposito, mentre per acquistare un televisore a rate si debba corrispondere il 18 per cento di interesse. C'è qualcosa che non funziona in questo nostro sistema: in dodici mesi ci potranno essere un paio di adeguamenti di mezzo punto del tasso di riferimento, ma di certo non si potrà mai arrivare al 16 o al 18 per cento.
Non ci si può lamentare del calo dei consumi se, anche in una situazione caratterizzata da un trend di crescita (in realtà, si ha una crescita-decrescita), il cittadino aspetta di avere certezze in ordine alla conservazione del posto di lavoro e, quindi, decide di rinviare l'acquisto di un nuovo televisore, che, peraltro, gli costerebbe cifre assolutamente inaccettabili, maggiorate di interessi del 16, del 18, del 20 o addirittura del 26 per cento in caso di utilizzo di una carta revolving.
Cosa suggerisce la Banca d'Italia al Parlamento per eliminare le attuali distorsioni e rendere più fruibile il credito al consumo? Alcuni suggerimenti sono stati dati, ma vorremmo anche avere la certezza che la Banca d'Italia è attrezzata, pronta, sveglia, con le sue brigate e divisioni pronte ad aggredire un mercato che è giunto a livelli scandalosi, talmente inaccettabili da esigere che qualcuno faccia qualcosa.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Nel partecipare a questa audizione, il mio obiettivo era quello di mostrare che vi è una condivisione sulla necessità di migliorare l'aspetto ora considerato. Come ho già posto in risalto, tanto le iniziative regolamentari quanto la nostra azione complessiva, con le risorse attualmente disponibili, muovono in tale direzione. Sarà il Parlamento a decidere se le risorse della Banca d'Italia siano complessivamente adeguate. Da questo punto di vista potrebbero anche essere richiesti sforzi ulteriori, ma non sta a me valutarlo.
La Banca d'Italia ha sicuramente tra i suoi obiettivi quello della tutela del consumatore. A tale riguardo mi permetta, signor presidente, di esprimere un punto di vista: non credo che la tutela del consumatore confligga con la salvaguardia della stabilità del sistema finanziario. Riteniamo, infatti, che un buon rapporto tra consumatori e intermediari renda più agevole garantire la stabilità. Oggi, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, la funzione di tutela del consumatore non ci è attribuita espressamente; tuttavia, l'articolo 33 delle legge comunitaria 2008, che


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ha delegato il Governo a dare attuazione alla direttiva 2008/48/CE, ha previsto l'introduzione di modifiche e integrazioni alla disciplina relativa agli operatori finanziari, sottolineando in più punti l'importanza della funzione di tutela dei consumatori.
Nell'attuale quadro normativo, abbiamo bisogno che i rapporti tra intermediari e consumatori siano buoni, altrimenti diventa più difficile, per noi, il compito di garantire la stabilità del sistema finanziario.

PRESIDENTE. Desidero esprimerle una mia sensazione, dottor Rinaldi.
Nel Mezzogiorno c'è il concetto della «libretta», il libriccino nel quale i commercianti, soprattutto quelli che vendono generi alimentari, segnano gli acquisti effettuati a debito dai clienti. Ciò ha prodotto, nel corso del tempo, comportamenti che connotano negativamente, proprio sul piano sociologico, il rapporto tra tali categorie di soggetti. Nel Nord, invece, l'atteggiamento dei commercianti nei confronti della clientela è generalmente improntato a cordialità, a simpatia, a senso del servizio. Insomma, il commerciante del Sud, abituato all'idea di fare credito al povero cliente, non si mette al suo servizio, non è cordiale e addirittura ritiene di poterlo maltrattare.
Ebbene, viviamo in un mondo in cui anche le banche hanno il concetto della «libretta»: poiché il cliente chiede soldi, deve essere trattato come un petulante, che si può anche maltrattare. Questa mentalità deve essere superata. Mi rendo conto che deve essere garantita la stabilità, ma è necessaria una maggiore attenzione al cliente-consumatore, altrimenti anche in Banca d'Italia avrà prevalso la mentalità della «libretta».

MAURIZIO FUGATTI. La CRIF?

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Mi riservo di approfondire questo aspetto. Se ricordo bene, vi sono iniziative che mirano ad affrontare il problema del sovraindebitamento.

PRESIDENTE. La proposta di legge alla quale ha fatto riferimento, dottor Rinaldi, prevede una sorta di procedura concorsuale finalizzata alla realizzazione di un concordato per i soggetti non imprenditori che si trovano in condizione di sovraindebitamento.
Le iniziative di Fugatti, che condivido pienamente, sono riferibili, invece, agli atteggiamenti della CRIF e delle banche conseguenti all'erogazione di credito alle persone.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. In una situazione difficile come quella che stiamo attraversando, lasciare che una difficoltà temporanea diventi permanente, producendo effetti che si rifletterebbero sulla successiva capacità di indebitamento della famiglia, causerebbe un costo economico molto elevato. Condivido, quindi, l'introduzione di meccanismi volti a scongiurare tale eventualità.
Ho letto che gli intermediari e le associazioni dei consumatori stanno lavorando a una serie di iniziative, ma mi riservo di approfondire questo aspetto.
Da un punto di vista strettamente economico - ripeto - è un danno lasciare che una difficoltà di breve periodo possa avere effetti permanenti; se le iniziative in essere tendono a impedire che ciò accada, credo che possano produrre un rilevante beneficio sociale.

PRESIDENTE. Dottor Rinaldi, ritiene che potrebbe bastare una sollecitazione della Banca d'Italia a non attribuire valore preclusivo, ai fini dell'erogazione di credito, alla segnalazione del mancato pagamento di una piccola somma? L'atteggiamento complessivo delle banche è quello di negare la concessione di ulteriori crediti se negli archivi della CRIF risulta il mancato pagamento di una rata. In simili casi, il soggetto rischia di essere danneggiato a vita da quel mancato pagamento, dal momento che gli archivi della predetta società conservano traccia degli insoluti per molti anni.


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ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. Chiedo a Marco Troiani di correggermi se sbaglio, ma la Banca d'Italia non ha il potere di modificare la disciplina di tali registrazioni. La legge non ci permette di intervenire.

MARCO TROIANI, Direttore - Capo divisione intermediari ex articolo 107 del TUB. La CRIF è un istituto del tutto autonomo, che agisce sul piano privatistico, al di fuori dell'ordinamento del credito.
La Banca d'Italia gestisce, invece, la Centrale dei rischi, un sistema informativo che consente a ciascun intermediario di avere un quadro complessivo (non necessariamente esaustivo) dell'indebitamento del singolo cliente nei confronti dell'intero sistema creditizio. Sta alle banche, poi, utilizzare le informazioni ottenute dalla Centrale dei rischi nel modo che più ritengono opportuno.
Comunque, essere nella Centrale dei rischi non significa fare parte in una lista nera: si tratta di uno strumento tecnico per segnalare, ai partecipanti che lo richiedano, in quale misura un soggetto è indebitato con il sistema bancario e finanziario. Il problema è, casomai, come le banche utilizzano le informazioni.

MAURIZIO FUGATTI. È un dato di fatto che la registrazione negli archivi di un sistema di informazione creditizia è un dato negativo. Chi ha vissuto questa esperienza sa che non se ne esce più.
Al di là dell'eventuale intervento del legislatore, come impostazione di massima, potrebbe essere opportuna, in questo momento, una sorta di moratoria, sia pure diversa da quella che è stata concordata per i mutui.
Vorremmo sapere, in particolare, se sia ipotizzabile una sospensione delle registrazioni, in questo momento di crisi, a favore dei soggetti che non sono mai incorsi in segnalazioni. Per le persone che fino al 30 giugno 2009 non hanno mai avuto segnalazioni, e sono sempre state in regola, si potrebbe prevedere una sospensione di un anno, nove mesi o un anno e mezzo, ovvero che le segnalazioni siano effettuate con metodologie diverse da quelle attuali. In questo modo si potrebbe anche evitare di disporre una sanatoria generalizzata.

ROBERTO RINALDI, Condirettore centrale - Capo del Servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia. L'aspetto di cui è importante tenere conto è che simili iniziative devono essere frutto delle scelte delle imprese, dei consumatori e degli intermediari, fermo restando, ovviamente, il potere di intervento del Parlamento.
Abbiamo una difficoltà oggettiva a intervenire in tale campo. Comunque, iniziative volte a non rendere permanente ciò che può essere temporaneo, nel senso che ho chiarito in precedenza, mi sembrano assolutamente condivisibili.
Ritengo che con il dialogo si possa individuare una soluzione (e mi pare che se ne stia già parlando).

PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal dottor Rinaldi (vedi allegato).
Nel ringraziare i nostri ospiti per la loro disponibilità, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 17,30.

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