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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
3.
Giovedì 28 gennaio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Frassinetti Paola, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROBLEMATICHE CONNESSE ALL'ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA NEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO

Audizioni di rappresentanti di Associna e AGe Extra di Fano:

Frassinetti Paola, Presidente ... 3 4 6 7
De Torre Maria Letizia (PD) ... 6
Guarneri Davide, Presidente nazionale di AGe ... 4
Laci Mirdash, Presidente di AGe Extra di Fano ... 4
Perini Emanuele, Fondatore di AGe Extra ... 6
Wong Marco, Presidente di Associna ... 3 6 7

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti di Associna e AGe Extra ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

[Avanti]
COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 28 gennaio 2010


Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAOLA FRASSINETTI

La seduta comincia alle 13,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizioni di rappresentanti di Associna e AGe Extra di Fano.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all'accoglienza degli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano, l'audizione di rappresentanti di Associna e AGe Extra di Fano.
Do loro la parola.

MARCO WONG, Presidente di Associna. Innanzitutto, ringrazio la Commissione per averci dato l'opportunità di illustrare la nostra esperienza.
Associna è un'associazione delle seconde generazioni cinesi, ossia non proprio degli immigrati, ma dei figli dell'immigrazione.
Per quanto riguarda le problematiche degli studenti di cittadinanza straniera nelle scuole italiane, il tema è in realtà molto vasto perché comprende situazioni come quelle delle seconde generazioni, fino ad arrivare a studenti che vengono in Italia già formati e che quindi hanno un handicap linguistico fortissimo.
Mi preme anche fare osservare che il tema comporta delle difficoltà notevoli nel rappresentare la realtà attuale. Riportiamo un esempio molto concreto e pratico. Nella realtà di Prato, un capoluogo di provincia, attualmente un terzo dei nuovi nati è di origine cinese. Quindi, se volessimo rispettare il famoso tetto del 30 per cento di stranieri nelle scuole italiane, probabilmente dovremmo negare l'accesso a una buona parte della popolazione scolastica di un'intera provincia; cosa che immagino non sia nell'intento del legislatore.
La realtà è dunque molto complessa e, come dicevo, comprende situazioni in cui i figli degli immigrati sono di origine straniera per l'attuale legge sulla cittadinanza, vengono considerati tali dal legislatore e spesso anche dai propri compagni di scuola. In questi casi, il problema maggiore è di carattere identitario. Il tipo di intervento che si consiglia di operare in circostanze simili è basato soprattutto sulla mediazione sociale e sulla risoluzione del problema identitario.
Accanto a queste situazioni, ci sono anche delle casistiche sicuramente più problematiche legate invece agli studenti che hanno avuto la propria formazione all'estero e che quindi arrivano in Italia con una carenza di conoscenza della lingua italiana.
Nel caso della comunità cinese, succede spesso che alcuni di questi ragazzi siano di nascita italiana. Per questi, al problema linguistico, si aggiunge anche una difficoltà di inserimento sociale, perché giungono in situazioni di ricongiungimento familiare.


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Alla difficoltà linguistica, quindi, si affianca il problema di ritrovarsi in un ambiente completamente estraneo a loro e di essere sradicati dagli affetti familiari che avevano ricostruito ad esempio con la famiglia in Cina.
Purtroppo, questa è la fascia di popolazione scolastica più a rischio. Infatti, sono studiati casi di giovani di questo genere che finiscono con il creare delle baby gang, delle gang giovanili.
Pertanto, è su queste fasce più problematiche che si suggerisce di operare un intervento, nonché un investimento per il futuro della nostra società. Sappiamo bene, infatti, quale sia l'alternativa tra investire nell'inclusione sociale di questi ragazzi e tralasciare invece gli investimenti in questo settore.
Concludo il mio intervento con la preghiera di considerare questo investimento nel futuro dei nostri figli e della società italiana.

DAVIDE GUARNERI, Presidente nazionale di AGe. Buongiorno a tutti. Sono il presidente nazionale dell'associazione italiana genitori.
Siamo di casa in questa Commissione. Come sapete, AGe è composta da circa 200 associazioni locali. Quest'oggi, sono venuto a presentare un nostro fiore all'occhiello, l'associazione AGe Extra di Fano, nelle Marche, costituita da circa 90 associati, tutti genitori extracomunitari. Specifico - mi pare importante - che, in quanto genitori, hanno scelto di mettersi insieme pensando chiaramente ai loro figli. Pertanto, questa è una caratteristica originale che vi portiamo come esperienza.
Mi accompagna Emanuele Perini, anch'egli di Fano, che è una sorta di animatore, coordinatore e mediatore dell'associazione ed è anche l'anima che ha collegato queste persone tra di loro.
Lascio la parola a Mirdash Laci, albanese, che svolgerà il suo intervento.

MIRDASH LACI, Presidente di AGe Extra di Fano. Ringraziando la presidente della Commissione e i signori onorevoli presenti, esprimo personale soddisfazione per questo incontro. Già l'essere presente in questa sede come presidente di AGe Extra e come albanese emigrato da tempo in Italia, è un segno di grande valore. Quanti albanesi hanno potuto finora prendere la parola all'interno di questa istituzione?
AGe Extra è una componente della più ampia associazione italiana genitori che, nei suoi già compiuti quarant'anni di vita, ha sempre favorito, sia nella scuola che nella società, i valori della solidarietà, dell'uguaglianza e dell'accoglienza ispirandosi ai principi della Costituzione italiana, della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del fanciullo e all'etica cristiana.
Forse proprio andando alla radice dei valori presenti in questi documenti solenni e nella cultura europea è possibile superare le diversità di provenienza e di religione, non per annullarle, ma per valorizzarle in quanto parti di un tesoro più ampio di tutti che si chiama umanità.
Anche per questa ragione alcuni sono emigrati non solo alla ricerca di maggiori opportunità, ma anche come portatori di bisogni, di inclusione sociale e di...

PRESIDENTE. Mi perdoni se la interrompo. Le chiedo di sintetizzare, perché i tempi sono stretti.

MIRDASH LACI, Presidente di AGe Extra di Fano. La prima fase dell'associazione è stata caratterizzata dall'accompagnamento nelle difficoltà di inserimento: pratiche per la casa, il lavoro, la salute e la scuola.
Tutti inizialmente hanno difficoltà nell'uso della lingua italiana e nella comprensione dei diritti, simboli, linguaggi, usi e costumi nazionali e locali. Ora l'associazione sta avviando anche incontri di formazione sull'essere genitori: un argomento educativo che accomuna tutti nel mondo.
L'associazione vive tutte le difficoltà e le fatiche del volontariato in Italia e non ha ancora una sede fissa, ma tiene un incontro al mese. L'animatore e mediatore visita tutti a casa. Ci sono forti collegamenti interni. Non ci sono risorse economiche, se non quelle che provengono da qualche piccola beneficenza.


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Che cosa ci ha spinto in Italia? È certamente la domanda che molti italiani hanno dentro di sé. Noi possiamo solo chiedere: chi si muoverebbe da casa propria, dai propri affetti senza un bisogno vero?
Veniamo da Paesi poveri, usciti da guerre o afflitti da carestie. Abbiamo avuto l'energia e la determinazione di uscire dai nostri Paesi di origine, per avere, oltre al benessere, più possibilità e libertà.
Dopo questa breve presentazione, offriamo il nostro punto di vista sulle questioni sottoposte alla vostra indagine conoscitiva sul sistema scolastico italiano e la presenza di alunni con cittadinanza non italiana.
La nostra esperienza è prevalentemente vissuta nella scuola dell'infanzia e dell'obbligo. Dobbiamo testimoniare che sostanzialmente l'accoglienza nella scuola è stata buona. Abbiamo trovato insegnanti disponibili anche se pochi sanno parlare più di una lingua straniera.
La questione della lingua, soprattutto per chi è di immigrazione più recente, è uno dei problemi più gravi, specialmente per gli adulti che faticano maggiormente ad imparare.
A proposito di adulti, sarebbe molto apprezzata l'organizzazione di percorsi, in orari e giornate compatibili con il lavoro, di apprendimento della lingua italiana per i genitori, magari anche con la diretta partecipazione dei figli.
A questi percorsi potrebbero seguire altri apprendimenti essenziali come la conoscenza di alcune regole proprie del Paese ospitante, della Costituzione, di alcune leggi fondamentali, con qualche nota di storia nazionale e locale. Dovendo e volendo apprendere gli elementi di una nuova cultura, non riteniamo però opportuno, né per noi, né per il popolo italiano, perdere i valori delle nostre origini.
Questi sono una ricchezza per noi, poiché costituiscono la nostra identità, ma sono anche un dono che offriamo all'Italia che ci accoglie in nome di quell'universale differenziato a cui apparteniamo, che è il mondo.
Tornando all'esperienza dei figli di stranieri nella scuola, sulla quale vediamo che in Italia il dibattito è molto acceso - ci riferiamo alle cosiddette «classi-ponte», al tetto del 30 per cento -, vorremmo che il tema si affrontasse senza pregiudizio e con serenità. Le classi-ponte potrebbero essere un elemento di ulteriore separazione, quindi non utili per l'integrazione. Molto più utili, invece, potrebbero essere esperienze di full immersion nella lingua italiana. Se si studiasse a tempo pieno la lingua per uno o due mesi, non sarebbe un problema se per quel periodo di tempo la storia dei romani o il teorema di Pitagora dovessero attendere. Finché non si comprende la lingua, le altre materie risultano spesso inutili o persino noiose. Magari, in seguito, anche gli alunni italiani potranno conoscere un po' delle nostre lingue e delle nostre storie.
Da genitori che ancora non conoscono bene la complessità delle leggi e della burocrazia delle scuole, vorremmo che la scuola fosse caratterizzata da maggiore flessibilità. Alcuni di noi, ad esempio, hanno scelto di fermare per un anno i propri figli. Potendo iscrivere a metà anno un figlio in seconda media, hanno preferito segnarlo in prima, così che avesse più tempo a disposizione. Forse, la full immersion linguistica avrebbe potuto evitare ciò.
La nostra partecipazione come genitori alle attività e alle riunioni della scuola è scarsa. Si svolge solo per i colloqui sull'andamento scolastico, sia a causa di una comprensione non sempre facile degli avvisi o del linguaggio usato nelle riunioni, ma soprattutto a causa del lavoro che occupa l'intera giornata, spesso fino a tardi. Forse in questo non siamo per nulla diversi dagli altri genitori.
A conclusione di questo breve intervento, che pensiamo sia l'avvio per un concreto dialogo, vogliamo evidenziare l'esperienza di AGe Extra che sta maturando e ci convince che una buona scuola sappia accogliere tutti. Quando accoglie lo straniero, accoglie meglio anche l'italiano.


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PRESIDENTE. È stato bravissimo a tenersi nei tempi. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Anche la lettura è di gran lunga migliore di quella di alcuni studenti italiani. Volevo ringraziare veramente i nostri ospiti per i loro interventi.
Come è stato detto in conclusione, credo che questo debba essere l'inizio di un dialogo che deve avvenire, perché le modalità con cui si accolgono gli alunni di lingua non italiana a scuola, con cui si insegna loro l'italiano e con cui ci si rapporta con i genitori debbono sicuramente essere capite meglio nel sistema italiano.
Proprio nella prospettiva di capire, volevo porre qualche domanda concreta. Per voi genitori immigrati, ad esempio, quale sarebbe la modalità migliore per tenere dei corsi intensivi di lingua italiana? Durante il pomeriggio se i bambini vanno a scuola? Solo al mattino? A giugno, quando le scuole sono chiuse? A inizio settembre? Quali sono le abitudini delle famiglie immigrate e dunque quali sarebbero i vostri desideri e i vostri suggerimenti in tal senso?
L'altra domanda è la seguente. Accade sicuramente a Prato, così come nelle zone in cui ci sono molti alunni immigrati, che siano i genitori italiani a trovarsi in difficoltà.
Dunque, qual è la vostra esperienza? Come si può trovare un rapporto tra genitori italiani e genitori immigrati, affinché si possano superare delle difficoltà e si possa acquistare fiducia gli uni negli altri? Vorrei sapere se avete già delle esperienze come associazioni o che cosa volete suggerire in tal senso.

PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

EMANUELE PERINI, Fondatore di AGe Extra. Per quello che riguarda i corsi di lingua italiana per i ragazzi, penso che il pomeriggio sia un momento opportuno. Del resto, la mattina vanno a scuola e nel pomeriggio possono trovare un ritaglio di tempo per fare una cosa così importante.
Per i genitori è un problema, perché in molti casi lavorano entrambi. I padri lavorano fino a tardi e le madri spesso hanno bambini molto piccoli. La nostra associazione, ad esempio, è formata da moltissime coppie con bambini appena nati o che vanno all'asilo. Quindi, non hanno molto tempo libero. Tuttavia, si può trovare la maniera, magari aiutandoli a fare dei turni, di far seguire loro i corsi nel pomeriggio.
Per quanto riguarda l'attività tra genitori extracomunitari e italiani, la questione non è difficile. Nella nostra realtà, ad esempio, avendo anche l'associazione genitori «normale» cioè formata da genitori italiani, di fianco a quella extra - quella extra, per noi, ha una valore aggiunto, vale di più -, è facile trovare dei momenti di incontro e di aiuto.

MARCO WONG, Presidente di Associna. Sulle classi aggiuntive, su come realizzarle, credo che il problema principale alle volte sia quello di fare un passo indietro e agire. Molto spesso, infatti, le scuole sono poco attrezzate per creare delle classi aggiuntive. A noi, come associazione, è capitato di essere contattati da scuole che avevano dei budget limitatissimi per queste attività e quindi le abbiamo fatte a titolo assolutamente gratuito.
Ci sono delle vere e proprie emergenze in questo senso che non trovano risposta. Alle volte, il problema non riguarda tanto il come operare, ma addirittura se sia possibile o meno farlo.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Cosa avete trattato in particolare?

MARCO WONG, Presidente di Associna. Ad esempio, si possono affiancare degli insegnanti di sostegno, perché molto spesso i ragazzi che arrivano non hanno solo il problema linguistico, che può essere appunto risolto con delle ore aggiuntive di italiano, ma hanno anche il problema di rapportarsi. Faccio un esempio relativo


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alla comunità cinese. Molto spesso, la modalità con cui si apprendono le lingue è diversa. C'è un rapporto più gerarchico con i professori e i genitori stessi spesso pensano che la scuola italiana sia «più facile», perché, mentre in Cina il focus educativo è sull'apprendimento delle nozioni, nella scuola italiana la difficoltà maggiore riguarda le modalità con cui si interagisce con il resto della classe.
Un'altra difficoltà che si incontra è legata al fatto che molto spesso i genitori cinesi, nell'intento di facilitare i ragazzi a conoscere meglio la lingua italiana, tendono a porli in classi di alunni molto più giovani rispetto ai loro. Pensano infatti di facilitarli facendo studiare loro l'italiano dalle basi; cosa che invece pone un handicap aggiuntivo, perché i ragazzi si ritrovano in classi con compagni molto più piccoli di loro e quindi perdono anche la volontà e il piacere di frequentare la scuola. Questo è un fattore assolutamente negativo perché così la scuola viene vista sempre di più come una costrizione.
Come logistica, penso sia importante che innanzitutto le classi siano tenute in prosecuzione del normale orario scolastico, in modo da evitare ai genitori che spesso lavorano e non riescono a seguire i propri figli, la difficoltà aggiuntiva di dover accompagnare nuovamente i ragazzi a scuola.
Inoltre, molto spesso, i figli per queste comunità sono i primi mediatori culturali della famiglia. Loro ricevono l'incarico da parte di questi «piccoli imprenditori» di diventare il mediatore culturale verso la realtà italiana, per cui i genitori che hanno difficoltà linguistiche fanno affidamento sui propri figli per essere aiutati nella propria attività. Nelle scuole, questo elemento viene spesso interpretato come uno sfruttamento...

PRESIDENTE. Mi scusi, la invito a concludere perché abbiamo dei tempi strettissimi.

MARCO WONG, Presidente di Associna. Concludo qui il mio intervento per quanto riguarda le classi aggiuntive.
Sui rapporti fra genitori, nella nostra esperienza, bisogna anche fare uno sforzo per far comprendere le realtà e la storia dell'immigrazione ai giovani italiani, ad esempio ricordando loro che anche l'Italia è stato un Paese generatore di immigrazione. Quindi, la storia di molti ragazzi stranieri è spesso quella dei loro genitori o dei loro nonni in altri Paesi del mondo.

PRESIDENTE. Nel ringraziare gli autorevoli ospiti che sono venuti a rappresentarci una situazione che per noi è molto importante conoscere, autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna delle relazioni presentate dagli auditi (vedi allegato).

Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,55.

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